Libri > Percy Jackson
Segui la storia  |       
Autore: regarde_le_ciel    29/03/2016    3 recensioni
Eccomi qui con una nuova storia!
Ho l'intenzione di proporvi un'esperimento: avete sicuramente visto Sherlock Holmes in tutti i modi possibili, ma se il famoso detective in questa fanfiction non fosse un uomo ma una donna, e se si chiamasse Annabeth Chase?
Percy Jackson è un medico militare reduce della guerra in Afghanistan, la sua fidanzata lo ha tradito, la sua unica compagnia è la sua fidata stampella, ricordo della guerra.
La storia è un cross-over tra Percy Jackson e Sherlock (la serie tv), adatta anche a coloro che non seguono la serie, le battute prese dal telefilm verranno riportate in grassetto.
Fatemi sapere che cosa ne pensate :)
-Alexandra
Genere: Azione, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Annabeth Chase, Percy Jackson, Percy/Annabeth
Note: Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

UNO STUDIO IN ROSA parte 2

 

-Stai alla larga da Annabeth Chase!-

 

Iniziai a dirigermi verso la parte più frequentata della Fifth Avenue, le parole di Talia continuavano a rimbombare nella mia mente <<E' una psicopatica>>, <<Non ha mai avuto, non ha e non avrà mai degli amici!>>, <>, mi sentivo la testa pesante, per non parlare di quanto mi facesse male la gamba: in quel momento desideravo soltanto rientrare a “casa” farmi un doccia e dormire per scordarmi quella giornataccia, peccato che i miei desideri non furono realizzati.

Stavo cercando di attirare l'attenzione di un tassista quando il mio telefono suonò, non conoscevo quel numero, poteva essere di Annabeth come poteva essere il numero di uno sconosciuto, decisi di rispondere:-Pronto?-

-Alzi lo sguardo, dritto davanti a lei c'è una telecamera.- una voce femminile pacata e allo stesso tempo autoritaria uscì fuori dalla cornetta.

-Mi scusi, potrei sapere chi parla?-

-Ho detto che alzando lo sguardo davanti a lei c'è una videocamera di sicurezza. La vede?-

-Sì. Come fa a farla muovere?-

Una macchina nera si fermò vicino a me, la situazione era diventata inquietante.

-E' appena arrivata una macchina nera, alla sua destra. Ci salga, è un ordine, non ho voglia di minacciarla.- che stava succedendo?

-Va bene, ci salirò ma prima voglio sapere qual è la destinazione.-

-Ho detto che non ho voglia di minacciarla, sono una persona poco paziente, esegua gli ordini e andrà tutto bene.-

Per qualche motivo mi sentivo il protagonista di un film horror, ma non avevo paura, più che altro ansia, salii sull'automobile. Accanto a me c'era seduta una bella ragazza dai tratti esotici: i capelli erano lunghi e castano scuro, la pelle abbronzata e gli occhi verdi, aveva lo sguardo fisso sul telefono intenta e stava digitando qualcosa.

-Buonasera.-

-Ciao-

-Come si chiama?-

-Gea.-

-E' il suo nome vero?-

-No.-

-Il mio è Perseus ma tutti mi chiamano Percy.-

Stringevo forte la mia stampella, lo facevo sempre quando mi sentivo a disagio.

-Potrei sapere qual è la nostra meta?-

-Credo proprio di no.- disse sorridendo. Non mi era mai piaciuto andare da qualche parte senza sapere la mia destinazione e gli obiettivi da raggiungere, questa sfaccettatura del mio carattere si era andata ad intensificare soprattutto durante la guerra; tentai di guardare fuori dal finestrino ma non riuscii a vedere niente, il vetro era talmente tanto oscurato da non permettere ai passeggeri di osservare l'ambiente circostante. La macchina improvvisamente si fermò, e l'autista mi aprì la porta. Mi trovavo in un immenso garage che pareva abbandonato: era sporco e spoglio. Una figura slanciata e tutta vestita di nero mi attendeva al centro della stanza, avvicinandomi notai che era una donna: aveva i capelli castano chiaro e ricci, gli occhi color cioccolato e la pelle abbronzata.

-Buonasera, lei è il dottor Jackson?-

-Mh, sì, sono io.-

-Lei è il nuovo coinquilino di Annabeth Chase?-

-Ci siamo conosciuti solo ieri.- pare ignorare la mia risposta

-Molta gente gira per questa città e vede solo grattacieli, luci, strade, negozi, auto e chi più ne ha più ne metta, ma quando si sta con Annabeth Chase si vede il campo di battaglia, lei l'ha già visto, non è vero?-

-Lei chi è, che cosa vuole da me?-

-Io sono la nemica di Annabeth, anzi, se lo chiede a lei potrebbe definirmi la sua acerrima nemica e volevo proporle qualcosa di interessante: io le pagherò una somma consistente di denaro ad ogni ora e lei in cambio mi darà qualche informazione, che ne dice?- proprio in quel momento il mio telefono vibrò: era un messaggio di Annabeth <<Vieni subito a Baker St., non mi interessa se hai da fare, può essere pericoloso A.C.>>

-No, mi dispiace.-

-Non le ho ancora detto la cifra, se vuole possiamo anche gonfiarla un po'.-

-Sto bene così, non ho l'intenzione di fare la spia.-

-Ma io non voglio i dettagli della sua vita privata, sono semplicemente preoccupata.- disse con un sorriso delicato.

Mi girai per pronto ad andarmene ma la donna cominciò a parlare di nuovo.

-Interessante.-

-Che cosa?-

-La sua mano.-

-La mia cosa?-

-La mano, me la mostri.- con fatica mi avvicinai a lei e tesi la mano

-Ha un intermittente tremore alla mano, il suo analista pensa che sia dovuto ad uno stress post traumatico, ritiene che lei sia tormentato dai ricordi della guerra.-

-Come fa a saperlo?- la situazione se prima era inquietante adesso era snervante, sembravano tutti dei geni mentre io ero l'idiota del paese.

-Lo licenzi: ha torto su tutta la linea, lei in questo momento è sotto stress, eppure la sua mano è ferma. Lei non è tormentato dalla guerra Jackson: ne ha nostalgia, ben tornato sul campo di battaglia. Scelga da che parte stare dottor Jackson, alla prossima. Il mio autista l'accompagnerà a casa.-

Salito in macchina mi trovai vicino a Gea -221 b di Baker Street, ma prima devo fermarmi in un altro posto, Oxford Road 15.- giunto nella mia vecchia casa mi avviai verso la camera da letto e presi dal secondo ripiano del comodino un oggetto che conservavo da quando ero ritornato dall'Afghanistan: una pistola di piccole dimensioni, non so perché la presi, sentivo che qualcuno, nel giro di poche ore sarebbe stato in pericolo. Presa la pistola tornai a Baker Street, la mia coinquilina si trovava in mezzo alla stanza seduta per terra con gli occhi chiusi.

-Ciao, qual è il problema?- la bionda spalancò gli occhi mostrando la solita ma particolare sfumatura di grigio.

-Prestami il telefono-

-Sul serio? Non puoi usare il tuo?-

-Nope.-

-Perché?-

-Non ho voglia di alzarmi, ah, puoi farmi anche una tazza di the?- la sua non era una domanda, era un ordine, detto in modo carino ma nonostante ciò era un ordine, ero il suo coinquilino, non il suo maggiordomo.

-No, tieni il telefono.-

-signora Hudson!- Annabeth iniziò ad urlare il nome dell'anziana signora-

-Zeus, Annabeth, cara, che è successo?-

-Mi fa il the, senza zucchero, se contiene della caffeina ci metta del latte se no del limone. Tutto chiaro?- probabilmente spalancai gli occhi sorpreso, ma cosa pensava, non eravamo certo i suoi servi!

-Va bene Annie cara.-

-non mi chiami Annie!-

-Signora Hudson, vada pure a casa, la nostra dolce Annie oggi si farà il the da sola.- lo sguardo di Annabeth si incupì di colpo, richiuse gli occhi. La signora Hudson se ne andò. Ero indeciso se parlare con Annabeth dell'incontro che avevo avuto poco fa ma alla fine dopo una serie di ragionamenti constatai che era meglio parlarne.

-Ho conosciuto una sua amica.-

-Amica?!-pareva disgustata dalla mia affermazione

-Nemica.- il viso si rilassò

-Quale?- disse con un sorrisetto

-La sua acerrima nemica.-

-Le ha offerto dei soldi per spiarmi? Gli ha accettati?-

-Per la prima domanda la risposta è affermativa mentre per la seconda negativa.-

-Oh, che peccato, avremmo potuto condividere la cifra.- disse con un sorrisetto malizioso per poi tornare seria-Prenda il suo telefono, sul tavolo della cucina è segnato un numero telefonico, lo scriva e digiti questo messaggio, le stesse identiche cose che le detto io.- andai in cucina, presi il biglietto e tornai in soggiorno ove mi accomodai sulla poltrona in pelle.

-Cosa è successo al Empire State Building devo aver perso i sensi. Vediamoci a Times Square n° 22 alle 21.00. ha finito?-

Si alzò e trascinò una valigia rosa davanti a me -Quella non sarà mica la valigia della signora in rosa, vero?-

Si sedette davanti a me con aria contemplativa -secondo lei?-

-Dove l'ha trovata? Ci avrà impiegato un sacco di tempo.-

-circa una trentina di minuti: l'assassino deve averla portata all'Empire State Building e ha tenuto la valigia per sbaglio dato che era in macchina, non poteva passare inosservato con una valigia del genere specie se era un uomo, cosa statisticamente più probabile, quindi è stato costretto a sbarazzarsene nel momento in cui si è accorto di averla ancora con lui, ci avrà messo circa cinque minuti ad accorgersene. Ho controllato ogni stradina a cinque minuti dal grattacielo ovunque ci si possa liberare di un oggetto senza essere notati. Che ne dice di fare una passeggiata e fermarci in un locale a mangiare?-

-Mi sembra un'ottima idea.-

Neanche una decina di minuti dopo stavamo facendo una passeggiata nella famosa Times Square, avevo tentato più volte di conversare con la bionda che a sua volta mi ignorò.

-Adesso cambia tutto, sappiamo che rapisce le vittime da posti affollati e molto frequentati, senza che nessuno se ne accorga. Percy, chi passa inosservato tra la folla? Di chi ci fidiamo anche se è uno sconosciuto?-

-Non lo so. Perché pensa che l'assassino rispondi al messaggio'-

-Perché è un genio incompreso, adoro le persone intelligenti, bramano di essere catturate.-

-Perché vogliono farsi catturare?- non aveva un senso, io se avessi commesso un omicidio la prima cosa che avrei cercato di fare sarebbe stata nascondermi.

-Per la fama, per far sapere che loro hanno escogitato quel piano: questa è la debolezza dei serial killer! Mangiamo? Qui vicino c'è un ristorante italiano gestito dalla famiglia Di Angelo, sarà anche piccolo come locale, ma come si suol dire, il vino buono sta nella botte piccola.-

Times Square era tutta luci e suoni piena di locali raffinati, il ristorante Di Angelo era tutto il contrario: certo era raffinato ma aveva un qualche cosa di rustico, forse a causa delle mattonelle in pietra ricoperte d'edera o per i grandi tavoli fatti di un legno scuro consumato su cui vi era stesa una tovaglia biancha come le nuvole, nell'aria risuonava allegra la tarantella e vi era diffuso un odore frizzante di vino rosso.

Annabeth aveva già riservato un tavolo per due persone molto vicino alla finestra.

-Annabeth, accomodati pure, sei sempre la benvenuta, Nico, è arrivata la tua salvatrice!-

-Buonasera Bianca.-

-Buonasera Annabeth.-

-Buonasera Nico.- un ragazzo abbastanza esule con la pelle biancastra e pieno di tatuaggi ci porse due menù.

-Tutto quello che vuoi Annabeth, è gratis, anche per il tuo ragazzo.- ci disse Bianca.

-Non sono il suo fidanzato!-

-Vado a portarvi un candela, per rendere l'atmosfera più romantica.- il ragazzo sulla ventina non aveva ancora parlato, osservava silenziosamente la scena.

-Ti starai chiedendo perché il cibo per la tua ragazza è gratis.-Dei, ma quante dovevo ripetere che non era la mia ragazza?-Mi ha salvato da un'accusa di omicidio.-

-Tre anni fa riuscii a dimostrare a Grace che nel momento in cui avveniva un triplice omicidio Di Angelo era dall'altra parte della città che stava partecipando ad un furto con scasso.-

-A salvato la reputazione della nostra famiglia- aggiunse la ragazza che era tornata con una piccola candela- dai Nico, lasciamogli della privacy.-

-Lo sa che nella vita reale le persone non hanno nemici o acerrimi nemici?-

-Cosa hanno allora?-

-Amici o fidanzati.-

-Il tutto mi sembra abbastanza limitato.-

-Ha un fidanzato?-

-Non è proprio il mio genere- quell'affermazione mi colpì quasi come il proiettile che causò il mio dolore

-Una fidanzata?- la mia coinquilina mi guardò confusa

-Guardi che non c'è niente di male a essere...-

-Lo so, ma io non lo sono.- strabuzzò leggermente gli occhi per poi dire -Oh, capisco, senta Percy, deve sapere che io mi considero sposata con il mio lavoro...-

-No, ha inteso male, volevo fare solo un po' di conversazione.- cademmo in un silenzio imbarazzato per un paio di minuti.

-Guardi, fuori dalla finestra, lo vede?-

-Un taxi?-

-Molto intelligente, astuto, davvero astuto.-

-Chi?-

-L'assassino. Non lo fissi.-

-ma lei lo sta fissando.-

-Possiamo fissarlo uno alla volta. Su andiamo, non abbiamo tempo da perdere! Arrivederci!-

Quando uscimmo dal ristorante il taxi partì, Annabeth chiuse gli occhi e poi gli riaprì-Seguimi!-

Iniziammo a correre e ci infiltrammo in una stradina secondaria per raggiungere una lunga rampa di scale a chiocciola, poi prendemmo la destra e scendemmo giù dalle scale, dopo di che attraversammo e scavalcammo un automobile, per poi trovarci davanti al taxi ove era seduto il nostro assassino, Annabeth aprì la porta del passeggero -Su le mani, polizia!- disse mostrando un cartellino. -Non è l'uomo che cerchiamo: californiano, viene da Santa Monica, suppongo che sia per la prima volta a New York. Buon giro turistico, si diverta!- Annabeth si allontanò dal mezzo di trasporto.

-Mh, se ha qualche problema non esiti a farcelo sapere. Arrivederci!- mi avvicinai alla bionda e guardai il cartellino – ma quello non è di Jason?-

-Sì, gli rubo le cose quando mi annoio, se vuole può tenerlo, l'appartamento ne è pieno. Taxi!-

 

Tornati a Baker St. trovammo la signora Hudson che ci aspettava sull'uscio della porta, pareva parecchio preoccupata.

-Annabeth, dei, che hai combinato stavolta?- la mia coinquilina la ignorò.

-Alla fine non è servito a niente, voglio dire tutta quella corsa e quel moto.-

-Solo per passare il tempo e per dimostrarle una cosa.-

-Che cosa?-

-Lei, signora Hudson, il dottor Jackson prenderà la camera di sopra.-

-Prenderei volentieri la camera di sopra, peccato che una delle due gambe non funzioni molto bene.-

qualcuno bussò alla porta.

-Percy, è per lei.- ero abbastanza sorpreso :chi voleva cercarmi, a quest'ora per di più? aprii scettico la porta e trovai davanti a me il ragazzo del ristorante con il braccio teso verso di me.

-La signorina Chase ha detto che ha dimenticato questa.- la mia stampella, non era possibile, io la mia ce l'avevo proprio... o.k. Era la mia stampella.

-Mh, grazie.-

-Annabeth, che hai combinato stavolta?-

-Perché? Non mi dirà mica che...? Grace!.-

Iniziò a salire le scale velocemente, aprì la porta rumorosamente -Che cosa fate?-

-Sapevo che avresti trovato la valigia.-Jason era seduto sulla poltrona vicino al caminetto

-Non puoi fare irruzione nel mio appartamento!- sembrava una leonessa inferocita pronta a difendere il suo territorio.

-E tu non puoi nascondere una prova alla polizia, in più io non ho fatto irruzione.- disse l'ispettore tranquillo.

-Ah sì? E questa come la chiameresti?-

-Perquisizione per droga.- Annabeth si zittì subito.

-Sul serio? Questa donna una drogata? Potreste perquisire ogni angolo di questo appartamento, sono sicuro che non vi è la minima traccia di sostanze stupefacenti!- mi sentivo quasi in dovere di proteggerla da una simile accusa, era semplicemente assurdo: sapevo che Jason era molto abile a trovare il punto debole delle persone per riuscire a risolvere un caso, ma adesso era veramente esagerato!.

-Percy, per piacere, stia zitto.- l'immagine che aveva davanti a me della mia coinquilina era cambiata totalmente, se prima era pronta a lottare per i suoi “diritti” e aveva un'aria sicura e determinata adesso gli occhi tempestosi stavano lacrimando e le tremavano le mani -sono pulita, neanche fumo- disse alzando la manica della giacca. -Cerotti alla nicotina.- Jason alzò a sua volta la manica -ti capisco, ho lo stesso problema.- il biondo si riprese e parve sentirsi in colpa per averla ridotta in quello stato, infatti cambiò argomento -Abbiamo trovato Rachel.-

-Dov'è? Devo interrogarla, subito, non abbiamo tempo da perdere!-

-E' morta, voglio dire non è mai nata: è la figlia nata morta della signora in rosa.-

-Perché dovrebbe incidere per terra il nome della “figlia” in punto di morte? Non ha senso!-

-E' molto probabile che ne sia rimasta ancora scioccata- dissi sicuro di me, Annabeth mi guardò curiosa.

-Perché ne dovrebbe rimanere scioccata? Oh, forse ho capito...-

-Alla buon'ora Chase, ecco confermata la mia ipotesi. Sei una psicopatica.- Castellan si affacciò sullo stipite della cucina.

-Castellan stai zitto, non sono una psicopatica, mia madre mi ha fatto controllare*! Sono una sociopatica iperattiva. Quando non hai qualcosa di intelligente da dire, ovvero sempre, dovresti imparare a tacere.- il tono di voce era freddo e velenoso, gli occhi sembravano che contenessero un uragano capace di distruggere tutta la West Coast.

-Ora ragioniamo, era una donna scaltra, sapeva cosa stava per succedere, ci ha lasciato il telefono e ha inciso sul pavimento Rache, molto probabilmente non stava ricordando la figlia.- un brusio si era diffuso nel nostro salotto -Dei, STATE ZITTI, TUTTI QUANTI ZITTI, NON MUOVETEVI, NON PARLATE- la stanza piombò in un silenzio religioso, nessuno osava fiatare e muoversi, Jason trattene il respiro per una decina di secondi, l'uragano si stava scatenando.

-Adesso va molto meglio! Allora, lavorava nel mondo della televisione di conseguenza aveva un sacco di materiale da gestire...- Annabeth spalancò gli occhi -ma certo, avevamo fin dall'inizio tutto quello che ci serviva. Avete capito, non è vero?- la bionda guardò speranzosa me e l'ispettore.

-Grace, la valigetta! Guardi sull'etichetta.-

-C'è un indirizzo e-mail.- Annabeth accese il portatile e si collegò ad un sito e dopo di che chiese al biondo di dettarglielo.

-Il cellulare ce l'ha l'assassino, lei sapeva che stava per morire. È un telefono recente, di conseguenza contiene un dispositivo per rintracciarlo in caso di perdita: basta inserire l'indirizzo di posta elettronica e la password, Rachel. Et voilà, adesso bisogna solo aspettare che venga segnalata la posizione e il gioco è fatto!- Si girò verso di noi, un'espressione soddisfatta le colorò il volto, era senza parole per l'ennesima volta.

-Tu che ne sai? Magari voleva realmente ricordarsi della figlia!-

-Castellan, non parlare abbassi il quoziente intellettivo di tutto lo Stato di New York.-

-Annabeth, non è possibile.- Jason guardava lo schermo del computer basito – 221b Baker St. Proprio in quel momento il telefono della bionda vibrò, lesse il messaggio e annunciò che sarebbe uscita a prendere una boccata d'aria.

-Dove sta andando?-

-Non ne ho la più pallida idea Percy, lavoro con lei da circa due anni ma il bello è che so solo un paio di cose sul suo conto.- il biondo pareva dispiaciuto e giù di morale, a rattristirlo di più ci pensò Talia.

-Io non ho ancora capito perché ogni volta che non riusciamo a fare qualcosa dobbiamo venire da lei, Jason, io te lo ripeto: questa è Annabeth non la possiamo cambiare, rinunciaci.- poi si rivolse a me. -io se fossi al tuo posto fuggirei da qui immediatamente.- poi si girò e disse a suo fratello – Ti conviene parlare con Piper, sai, per quella cosa...- poi uscì dalla porta per poi essere seguita dal biondo.

Giunto all'uscio della porta si girò verso di me – Percy, non perdere le speranze, secondo me ce la possiamo fare: Annabeth Chase è una gran donna, e credo che un giorno, se saremmo fortunati, diventerà anche brava. Ci si vede in giro.- si girò e uscì fuori dall'appartamento.

Mi buttai pesantemente sulla poltrona, e iniziai a guardarmi intorno: la mia vita era cambiata in meno di un giorno, non capivo se in modo positivo o negativo, ma era certo che io non sarei mai ritornato un civile, ed era abbastanza chiaro che la bionda dagli occhi tempesta ne era stata la causa. Il mio flusso di pensieri fu fermato da un serie di squilli fastidiosi provenienti dal laptop rimasto acceso: mi avvicinai e notai che il punto non era più posizionato davanti a casa nostra, bensì si spostava velocemente verso la parte più settentrionale di New York, corsi in camera mia, presi la pistola che avevo nascosto nel comodino e il computer e mi avviai alla ricerca di un taxi.

 

-Su, più veloce! A destra, no, scusi, a sinistra! Adesso prenda la prima uscita.- Ero giunto a destinazione: era la scuola superiore J:F. Kennedy, a quell'ora della notte era il posto perfetto per nascondersi, si trovava in una zona malfamata ove le uniche persone che ci passavano davanti erano gli adolescenti che erano obbligati ad andare a scuola.

Dopo aver pagato il tassista osservai che davanti a me c'era un altro taxi, che cosa stava succedendo? Non capivo più niente, speravo solo che la mia coinquilina stesse bene.

Entrai dentro all'edificio e iniziai a correre nell'ala destra della scuola mentre urlavo a squarciagola il nome della bionda; correvo ormai da una decina di minuti quando vidi due sagome nell'altra ala della costruzione. Presi deciso la pistola che tenevo all'interno della giacca, Annabeth stava parlando con un uomo molto più basso di lei e con i capelli bianchi mentre guardavo attentamente la scena presi la mira ma non tirai, speravo che sarebbe riuscita a salvarsi da sola grazie alla sua intelligenza e io non avrei dovuto uccidere o ferire qualcuno.

La bionda stava tenendo in mano qualcosa di piccolo dalla forma cilindrica e la stava avvicinando lentamente alla bocca, subito dopo mi accorsi che si trattava di una pillola, Dei, non lo stava facendo sul serio, vero?

La distanza tra la sua bocca e la pillola era quasi inesistente, ripresi la mira e stavolta schiacciai il grilletto senza nessuna esitazione: un rumore secco uscì fuori dall'arma, il proiettile attraversò il vetro e colpì l'uomo nel petto. D'istinto mi abbassai subito e guardai la pistola, non riuscivo a credere a quello che avevo appena fatto; misi la pistola all'interno della tasca interna della giacca e tolsi la polvere da sparo dalle mani, dopo di che scesi.

La scuola era circondata di poliziotti e criminologi intenti a mettere le classiche bende gialle intorno alla zona interessata, Annabeth era seduta vicino ad un'ambulanza, teneva sulle spalle una coperta che pareva voler togliere e discuteva animatamente con Jason.

-Ma io non sono sotto shock!-

-Lo so, ma a Piper piace rendere le cose più drammatiche, già ti immagino sul New York Times in prima pagina con questo lenzuolo addosso- disse Jason sorridendo.

Mi tenevo a debita distanza da loro ma nonostante ciò riuscivo a sentire la loro conversazione.

-Allora, chi ha sparato?-

-Non lo so, chiunque ha sparato però deve però sapere sparare bene, di sicuro è un professionista, ma deve avere anche degli sani principi morali: ha sparato solo quando ero in reale pericolo e...- la bionda smise di parlare e mi guardò intensamente – niente, Jason, lascia perdere sono ancora sotto shock.-

-Ma se un attimo fa hai detto che...-

-Non vedi, osserva, ho pure la coperta, sono traumatizzata!-

La ragazza dagli occhi grigi si avvicinò a me e si tolse la coperta -Bel colpo, davvero un bel colpo!- il suo sguardo era indecifrabile, non riuscivo a capire se mi stesse facendo un complimento o se era pronta a testimoniare contro di me così feci finta di non saperne nulla.

-Già, un colpo preciso...-

-Guarda che non sono stupida, ti sarai anche tolto la polvere da sparo dalle mani ma ciò non toglie che sia stato tu. Che ne dici di tornare dai Di Angelo? Stavolta però mangiamo, ho una fame!- quella donna era un enigma: passava dalla serietà assoluta a momenti di follia e sguardi e sorrisi maliziosi, ero totalmente confuso.

-Annabeth!- io e la mia coinquilina ci girammo.

-Lei è la donna che mi ha offerto...- dissi a bassa voce.

-So benissimo chi è.- non pareva affatto sorpresa di vedere la sua acerrima nemica lì – Reyna che vuoi?-

-Come siamo sgarbate, ci siamo svegliate con la luna storta oggi, sorellina? - sorellina?

-Aspetta voi due siete...-

-Sì, io e questa specie di bradipo stalker siamo sorelle.- disse la bionda disgustata

-Suvvia, dolce Annie, smettila con questo comportamento puerile, non abbiamo più cinque anni.-

-Disse quella che offre grandi cifre di denaro per raccogliere notizie su di me.-

-Io ho un lavoro migliore del tuo.-

-Sì, quando non lavori per la C.I.A. e l'Interpol!- Annabeth si girò e se ne andò

-Allora era davvero preoccupata?-

-Sarà che siamo nemiche ma dopotutto siamo anche sorelle.- disse con un sorrise amaro -Se vuole riconsiderare ciò che le ho proposto...-

-No, sto benissimo così.-

-Percy muoviti, il ristorante sta per chiudere!-

 

Angolo dell'autrice:

Ciao a tutti!

Auguri di Buona Pasqua! (scusate per il ritardo però, meglio tardi che mai, no?)

Ecco la fine del primo capitolo, non so se inizierò subito a scrivere il capitolo del banchiere cieco o se farò un capitolo più corto che non descriverà un caso ma un evento sorpresa (?).

Allora ritornando al capitolo: Percy protegge Annabeth da varie accuse (tipo quella di Jason) e le rimane accanto nonostante sia stato messo in guardia da Talia e il fatto che la ragazza non abbia proprio un carattere facile, e le salva la vita. Dall'altro canto Annabeth ha capito che ci si può fidare del figlio di Poseidone. Detto ciò ci vediamo al prossimo capitolo.

Un bacio a tutti

-Alexandra

 

P.S.: Ho iniziato a scrivere una storia interattiva sulle storie originali nella sezione romantiche (che non so quanto sarà romantica perché odio le cose sdolcinate), se vi va di fare un salto a leggere l'introduzione e magari partecipare creando un personaggio mi fare piacere. Dimenticavo l'asterisco indica una citazione da the big bang theory

 

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3416267&i=1

   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Percy Jackson / Vai alla pagina dell'autore: regarde_le_ciel