Non abbiamo parlato molto,
ma abbiamo parlato quel poco che basta
per farmi capire che sei una persona geniale.
Auguri zia Ele xD!
Givin’ you Hell
Faceva sempre impressione vedere il sangue schizzare
ovunque.
Macchiare il terriccio arido, i muri grigiastri, la sua
pelle di terracotta.
Aveva sperato per lunghissimi, lunghissimi istanti che
morire in quel modo potesse farla sentire meglio. Morire, che poi non si
trattava neanche di morire.
Troppo facile.
Le sue dita scricchiolavano in maniera sinistra mentre
impugnava la spada.
Il veleno gocciolava dalla lama, e cadeva inesorabilmente lento a terra, accanto a quel cadavere.
[Naruto
è andato ad allenarsi insieme a Jiraiya-sama.
Mi ha
lasciata sola, qui, sola.
Aveva
promesso che non lo avrebbe fatto mai.]
La mascella si serrò rapidamente, emettendo uno
scricchiolio inquietante.
La spada ritornò nel fodero ed il veleno smise di
gocciolare.
Gli occhi verdi, vivi e scattanti, dietro a quel muro di
plastica, ceravano aiuto, disperati.
Eppure erano disperati, ma pur sempre rassegnati.
Non si può tornare indietro, Sakura.
[Sasuke
non mi ha mai promesso nulla.
E mi ha
lasciata sola, è colpa mia.
Sasuke-kun
non ha colpa. Lui no, non ha mai avuto colpa.]
I fili di chakra le facevano male, le tiravano le braccia,
le gambe, ogni cosa.
I capelli secchi si mossero in una perfetta imitazione di
un ballo fantasma, sfiorando la plastica che le ricopriva gli occhi.
Sasori muoveva le dita, e lei obbediva come era solita
fare da un po’ di tempo a quella parte.
Non si sarebbe mai permessa di rimpiangere nulla, non in
quel momento.
Ormai non ne valeva più la pena.
[Ino era
mia amica, passava tutto il tempo con me.
Si è
sposata con Shikamaru, non mi guarda più.
Guarda
lui, sempre lui. Io non esisto più.]
Sasori passò la mano liscia sul suo viso, accarezzando
quella pelle inconfondibilmente dura.
La scrutava, osservando come quelle iridi di foglie si
muovessero – disperati, e rassegnati, e tristi, e incapaci di piangere anche se
avrebbero voluto farlo.
Si morse quelle sue labbra perfette, i capelli di rame che
gli solleticavano la fronte alta.
«sei stata bravissima oggi.»
Sakura chiuse gli occhi, le palpebre tintinnarono appena
sulle guance di legno.
Non possedeva più una vita, ma un cuore pulsante senza la
capacità di vivere.
Solo in un breve incontro, aveva potuto notare come Sasori
amasse le sue marionette; più di ogni altra cosa realmente vivente.
Non aveva esitato ad abbandonare tutto per un po’ di
attenzione, compagnia, amore.
[“Se solo
fossi mia, Sakura Haruno…”]
Si accasciò malamente sulla spalla di Sasori, ispirando il
suo profumo di uomo.
Non si trattava di Naruto, né di Sasuke o di Ino.
Era un estraneo, eppure sembrava conoscerla meglio di
qualsiasi altra persona lei amasse.
La sua vita non le piaceva – ma era peggio prima.
Non era Sasuke-kun che la stringeva teneramente, sapendo di avere tra le braccia una Kunoichi potente – era un assassino che l’amava per la sua forza, e basta.
Gli occhi scattavano allarmati da una parte all’altra,
come se cercassero una via di fuga, ma Sakura sapeva che non ce n’erano.
Quegli occhi avrebbero voluto piangere, ma non lo
avrebbero fatto – né potuto fare.
[Sono
tua, Sasori.]
Non si può [più] tornare indietro, Sakura.
Buon Compleanno, zia Ele <3.
Meriteresti di meglio, ma purtroppo il blocco autore non
vuole andarsene.
(e mi sono presa la libertà *smile* di chiamarti ‘zia’.
Sognavo da una vita farlo *__*)
Beh.
La mia precedente SasoSaku prendeva in considerazione
l’idea di far divenire una marionetta Sakura, ma poi Sasori ha deciso di
lasciarla andare e non se n’è fatto nulla.
Se invece Sakura si fosse fatta avanti di sua volontà –
chiaramente pensando di non aver nulla da perdere – e spostando tutto in un
altro contesto invece che quello creato da Kishimoto?
Ho pensato a questo, e ciò che mi veniva in mente ho
scritto.
Non credo sia una di quelle fic che mi inorgogliscono
maggiormente, anzi.
Però, infondo, mi piace così com’è.
Grazie per aver letto.
Rory.