L’universo in una Stella.
Alla fine, il momento era giunto.
«Chiederò a Silente di cambiare stanza» disse, la voce rasposa e stentata, gli occhi improvvisamente arsi dalle
lacrime che premevano per fuggire via.
Era stato tutto un sogno.
Un bellissimo sogno.
Cinque anni, un tempo fin troppo lungo se si consideravano
le sue aspettative. Credeva che non avrebbe retto sei mesi, in quell’ambiente
di menzogne. Credeva di non riuscire a vivere nulla che non fosse solitudine.
Sarebbe stato meglio?
Un volontario esilio l’avrebbe tenuto lontano dai guai,
forse sarebbe riuscito a finire gli studi senza troppe difficoltà. Nessuna
bugia sarebbe stata raccontata, se nessuno si fosse preoccupato per lui.
«Adesso non esagerare, Remus» il tono di James era
tranquillo, forse divertito. Naturalmente, lui era il figlio perfetto di una
famiglia purosangue che tanto l’aveva aspettato. Lasciare la scuola, dal suo
punto di vista, sarebbe stato solamente un piacevole diversivo. «Capisco che
Peter sia un disordinato cronico e che Sirius russi più di Hagrid
dopo lo stufato di fagioli, ma addirittura andartene…».
Occhi d’ambra si allargarono, sentendo quelle parole. Si
fissarono prima sul suo interlocutore, tranquillamente poggiato al baldacchino
del suo letto, le mani in tasca ed i capelli arruffati.
Non sembrava spaventato.
Si voltò verso l’altro occupante della camerata, curvato
sul suo baule come se non fosse successo assolutamente nulla degno di nota. Come se la vita di Remus non fosse stata
appesa ad un filo. Stava cercando qualcosa, lamentandosi del disordine che
era stato effettivamente chiamato in causa.
Neppure lui era spaventato.
Finalmente, spostò lo sguardo sull’ultimo compagno, quello
che, più di tutti, avrebbe potuto e dovuto far valere contro di lui quella
natura che non aveva scelto. Era placidamente sdraiato sul suo letto, tutto
preso da un giornaletto babbano dall’aria tutt’altro
che pura e casta. Lo abbassò, guardandolo in viso e mostrandogli il suo solito
ghigno divertito. Si azzardò addirittura a fargli l’occhiolino, sfacciato
com’era sempre.
Decisamente non aveva paura.
Ma i dubbi erano troppi, i pregiudizi che per anni aveva
mosso contro se stesso troppo forti per poter cedere a quell’accenno di
rassicurazione.
«Volete farmi cacciare dalla scuola?» chiese allora,
arretrando di un passo. Gli tremavano le mani, ma riuscì a risolvere il
problema nascondendole in tasca. Gli occhi lucidi, invece, erano impossibili da
gestire. Se non si era ancora sciolto in lacrime era stato soltanto grazie a
quella piccola parte di lui che ancora sentiva di provare una briciola di
orgoglio.
La sorpresa negli occhi degli altri tre ragazzi era così
sincera da fargli dubitare, per un momento, di aver davvero tirato fuori le
stesse parole che aveva pensato. Forse se ne era uscito con una qualche
confessione del tutto sconnessa alla questione della luna.
L’aveva visto accadere, una volta. Lysa
Burke* aveva rivelato a suo fratello maggiore di aver dato fuoco al loro gatto,
nonostante lui le avesse chiesto una cosa totalmente diversa.
Aveva forse ammesso la natura dei
suoi sentimenti?
Un’occhiata a Sirius bastò a rassicurarlo. Era accigliato,
forse confuso, ma non nauseato. Non si era esposto più di quanto potesse esser
considerato lecito, per fortuna. Oltre a terrorizzarli, non avrebbe fatto anche
schifo.
«Remus, ma cosa cazzo stai
dicendo?» sbottò James, piegando la testa di lato nell’osservarlo. Quella sua
aria spavalda lo irritò, oltre a preoccuparlo. Pensavano di potersi prendere
gioco di lui, probabilmente. Farlo rilassare e poi pugnalarlo alle spalle non
era qualcosa di cui li avrebbe mai ritenuti capaci, ma anche i migliori
potevano cedere dietro ai pregiudizi.
«Ho trovato…» sbottò, irritandosi con se stesso per la
voce flebile e delicata che riuscì a tirar fuori. Sembrava un bambino sul punto
di mettersi a piangere, non un feroce lupo mannaro. Non era decente neppure come bestia selvaggia. «Non prendetemi in
giro, so che avete… avete scoperto il mio segreto».
Peter si strinse nelle spalle. «Sappiamo che ti piacciono
anche i ragazzi da mesi, ormai» gli disse, tranquillo, dandogli nuovamente le
spalle per concentrarsi sul contenuto del suo baule. «Parli un sacco mentre
dormi. Nessuno è stato più contento di me, quando ti è passata la cotta per Fabian Prewett. Non ne potevo più
di sentirti decantare la bellezza del suo fondoschiena».
Silenzio.
Anche i pensieri di Remus decisero di mantenere un
religioso silenzio, in quel momento. Soltanto i suoi occhi si muovevano, scorrendo
velocemente fra coloro che erano stati i suoi tre migliori amici.
Facevano sul serio?
«Fabian Prewett,
almeno, ha un fondoschiena che vale la pena» si lamentò James, rialzandosi gli
occhiali che erano scesi sul naso. «Vi ricordate quando non ha fatto altro che
parlare degli occhi di Marlene McKinnon? In quel
periodo ho temuto per la tua salute mentale, Remus. Marlene ha degli occhi da
triglia».
Non potevano fare sul serio.
«Ed il sorriso della Burke? Lo sanno tutti che lei non sorride. Secondo me è figlia di un
dissennatore e di un molliccio. Le risate potrebbero ucciderla» si intromise
Sirius, con una risata.
Peter si accigliò, risollevandosi dal suo baule. «Ma
Sirius… non siete cugini?».
Il rampollo Black si strinse nelle spalle. «Non ho detto
che è brutta, soltanto che è demoniaca. Quasi tutta la mia famiglia lo è».
Era troppo.
«Io sono un licantropo!» sbottò quindi Remus, alzando la
voce per la prima volta da quando, al secondo anno, Peter aveva fatto cadere
del veleno di Doxy sulla sua relazione di
Trasfigurazione, rendendola inutilizzabile. «Smettetela di fingere di non
saperlo! Ho visto…» prese un respiro tremulo, imponendo a se stesso di
mantenere il controllo per qualche altro minuto. Poi sarebbe finita.
Poi sarebbe potuto crollare.
«Hai visto i nostri appunti?» chiese James, accigliato,
indicando i blocchi di appunti ancora in bella mostra sulla sua scrivania.
«Credevo li avessi notati da un pezzo… devo dire che sei tardo, quando vuoi»
aggiunse, passandosi una mano fra i capelli. «Ormai lo sappiamo da tre anni,
Remus».
Tre anni.
Lo sapevano dal secondo anno.
L’improvviso ricordo dei suoi amici in infermeria, al suo
fianco, che gli promettevano che sarebbe andato tutto bene, che lo avrebbero
aiutato, lo fulminò.
Credeva fossero semplici parole di conforto.
Erano davvero una promessa?
Li guardò tutti, cercò i loro occhi sentendo le sue gambe
tremare.
«Non volete cacciarmi?» chiese, con un filo di voce,
provando l’impulso di poggiarsi a qualcosa – qualunque cosa – pur di mantenere
insieme anima e corpo. Sentiva di essere sul punto di crollare, collassando su se stesso, implodendo come una stella alla
fine della sua vita.
Sirius lo guardò, scandalizzato come se qualcuno lo avesse
appena accusato d’essere il cocco di mamma. «Certo che non vogliamo cacciarti!
Perché diavolo dovremmo fare una cosa simile?» gli chiese, tirandosi a sedere,
con una mano sul petto a sottolineare l’aria sconvolta.
«Perché… perché sono un mostro!» cavarsi quelle parole di
bocca era stato più difficile di quanto non avesse mai immaginato. Pronunciarle
ad alta voce era stato come lanciare un incantesimo capace di rendere tutto più
reale, più orribile di quanto non fosse mai stato in vita sua.
L’espressione scettica di James – sopracciglia inarcate e
mani in tasca, l’aria del principe viziato stampata in viso – anticipò di pochi
istanti la risatina degli altri due compagni, incuranti della condizione
psicofisica del giovane Lupin.
«Adesso stai facendo il drammatico» gli disse Potter,
trattenendosi a stento dallo scoppiare a ridere. «Tu pieghi i tuoi calzini,
Remus. Perdonami se non sto tremando alla tua sola vista».
Gli altri due ragazzi scoppiarono del tutto. Peter si
accasciò contro il suo baule, scomparendovi per metà all’interno. Sirius,
invece, rise così forte da rotolare giù dal letto e cadere con un tonfo secco
che non riuscì comunque a coprire i suoi latrati.
Remus restò a fissarli in silenzio, cercando di mettere
ordine all’ammasso disordinato dei suoi pensieri.
Non avevano paura.
Non provavano ribrezzo.
Lo stavano prendendo in giro.
«Dovresti aver paura di me» esalò alla fine, guardando
James con l’aria più fredda e pericolosa di cui fosse in possesso. Si rese
conto della scintilla di ribellione nei suoi occhi scuri, seppe immediatamente che
l’amico sarebbe stato pronto a tutto pur di fargli cambiare idea.
Ma non ce n’era bisogno.
«Remus, davvero…».
«Non lo sai che i maniaci dell’ordine sono i più propensi
a diventare assassini? Disturbo ossessivo compulsivo,
non si scherza su certe cose…» continuò lui, raddrizzando le spalle e
nascondendo malamente un sorriso dietro uno sguardo di sfida.
Ci fu un momento di silenzio, nella stanza. Poi James
sorrise.
«Un lupo psicopatico! Cos’è, Silente non ne ha trovato uno
normale?» gli chiese, alzando gli occhi al cielo.
«Psicopatico e con un gusto terrificante per le sciarpe!
Vi ricordate quell’orrore a strisce verdi e arancioni?»
si intromise Peter, con una risata, chiudendo il suo baule con un calcio ed
evidentemente rinunciando a cercare qualsiasi fosse la cosa persa in quel caos.
«Almeno sappiamo che ha buongusto per quanto riguarda gli
uomini» aggiunse Sirius, alzandosi in piedi e stiracchiandosi, mentre gli altri
concordavano con dei borbottii partecipi.
James, in particolare, si era lanciato in un apprezzamento
accorato delle natiche irlandesi di Fabian Prewett, sostenendo che, se non fosse stato tanto
innamorato della Evans, forse avrebbe fatto un pensierino sul cambiare sponda.
Una risata generale sembrò sciogliere del tutto la
tensione accumulatasi nella stanza e, soprattutto, nel petto di Remus.
«Andiamo a cena, ragazzi» annunciò James, allungando le
braccia per stiracchiarsi. «Dopo quest’altalena di emozioni e dopo la scena
madre della nostra Primadonna preferita, credo proprio di aver bisogno di una
buona porzione di patate arrosto» disse, allegro, scansando appena in tempo un
cuscino lanciato da Remus stesso.
«Non era Sirius la primadonna?» chiese Peter, confuso,
senza tuttavia contestare l’invito a recarsi a cena. Non si lamentava mai, se
c’era del cibo coinvolto, tutt’altro. Fu proprio lui
a spalancare la porta ed avviarsi per primo.
Remus si ritrovò a sorridere, osservando James dare un
colpo alla nuca di Peter e Sirius alzare gli occhi al cielo.
Come se non fosse cambiato nulla.
Dopotutto, non era cambiato
nulla. Loro sapevano da anni, l’unica differenza era che anche lui, da quel
momento in poi, si sarebbe sentito libero, finalmente svincolato da tutti i
suoi segreti.
O quasi, pensò, avviandosi alla porta
senza avere il coraggio di lanciare un’occhiata all’ultimo ragazzo rimasto in
camera. C’era ancora un segreto, l’ultimo,
che non sarebbe mai stato rivelato.
Ma Sirius non la pensava come lui.
Prima che potesse uscire, il rampollo Black lo afferrò per
un braccio, chiudendo la porta con un colpo di bacchetta. Senza rendersene
conto, si ritrovò spinto con la schiena contro la porta stessa, gli occhi di
diamante del migliore amico puntati nei suoi ed illuminati da una strana
determinazione.
«Sirius, che diavolo…?».
Lo stava baciando.
Lentamente, con una delicatezza ed una dovizia
d’attenzioni che nessuno si sarebbe aspettato da lui, Sirius Black stava
baciando Remus Lupin, bloccandogli le mani contro il pannello di legno ed
accostandosi teneramente al suo corpo, fin quasi a combaciare perfettamente.
Lo stava baciando.
Le labbra di Sirius erano morbide, leggermente salate. La
presa sui suoi polsi era ferrea, eppure non dolorosa. Lo voleva tenere lì, ma
non si sarebbe opposto se avesse deciso di scappare via.
Non che uno di loro avesse messo in conto quella
possibilità. Sirius era troppo sicuro di sé per ammettere un rifiuto. Remus,
semplicemente, si sentiva benedetto da una magia incomprensibile, capace di
realizzare il suo sogno più segreto.
Quando si separò da lui, Sirius sorrise in quel modo
malandrino che tanto aveva fatto rabbrividire Remus, nei mesi passati. «È stato
migliore?» gli chiese, senza tuttavia allontanarsi troppo. I loro corpi
restarono vicini, come fossero uno solo.
«Migliore di cosa?» domandò quindi lui, il fiato corto e
le guance in fiamme. Sentiva un gran caldo, in quel momento, come se qualcuno
avesse lasciato cadere del piombo appena fuso giù per la sua gola, lasciando
sciogliere le sue interiora.
«Migliore dei tuoi sogni» rispose l’altro, lasciando
allargare ancora di più il ghigno sulle sue bellissime labbra da purosangue.
«Ultimamente sei stato parecchio… specifico,
nel descrivere quello che avresti volentieri fatto con le mie labbra peccaminose».
Il piombo fuso nelle viscere di Remus si solidificò di colpo,
prendendo la forma di un centinaio di palle di cannone pronte ad esplodere e
spargere pezzi di budella per le pareti della stanza.
Parli un sacco mentre dormi.
Oh, no.
«Ehi» con una dolcezza che non gli apparteneva ed una
sensualità che, invece, era fin troppo famosa fra i ragazzi e le ragazze di
Hogwarts, Sirius richiamò la sua attenzione e gli posò un bacio delicato
all’angolo delle labbra. «Non farti venire una sincope adesso, Lupin».
«Cos’ho detto?» la voce del licantropo era ridotta ad uno
squittio imbarazzante. Le mani, ancora bloccate contro il pannello della porta,
erano strette a pugno. Probabilmente il corpo di Sirius era tutto ciò che gli
impediva di cadere al suolo come un idiota. «Cosa sanno gli altri?».
Sirius rise, alzando gli occhi al cielo. «È davvero
importante? Invece di pensare a loro, non potremmo…» la sua voce si abbassò,
mentre liberava una delle mani dell’altro e portava la sua fra i suoi capelli
color miele. «Non so… usare questi minuti di solitudine per qualcosa di più… interessante?» detto questo, si
riavvicinò per mordicchiargli le labbra.
Il piombo si fuse nuovamente, un
ammasso nero nello stomaco del licantropo.
«I tuoi genitori sarebbero disgustati se sapessero che
stai baciando un licantropo» mormorò Remus, deglutendo quella che doveva essere
una palla di cannone sfuggita alla fusione generale. Il sangue, defluito
totalmente dal suo cervello, sembrò raccogliersi da tutt’altra
parte.
Come aveva detto Lysa? I maschi non avevano abbastanza sangue per far
funzionare cervello e mutande insieme.
Aveva ragione.
Aveva pienamente ragione.
Sirius rise, sensuale, stringendosi di più contro di lui e
bloccandolo totalmente contro la porta. «Oh, Moony… stai forse cercando di eccitarmi di più? Ti assicuro che non
sarebbe un bene, per te».
Seppur sotto shock e sottoposto ad uno stress ormonale
senza precedenti, Remus riuscì ad accigliarsi. «Moony?» chiese, in un sospiro, poggiando la mano libera sulla
spalla di Sirius, convincendo se stesso che chiedersi dove diavolo tenerla avrebbe potuto rovinare l’atmosfera.
«Sei un po’ lunatico
stasera, non credi anche tu?» fu la pronta risposta di Sirius, prima che si
riavvicinasse per parlargli direttamente in un orecchio. «Un po’ lunastorta, no? Dovresti davvero darti una
calmata…».
Remus Lupin era un ragazzo tranquillo, di solito. Un
ragazzo capace di controllare i suoi impulsi più bassi.
Ma Remus Lupin aveva quindici anni, il sangue nei
pantaloni e l’oggetto delle sue fantasie più oscure premuto contro ed intento a
sussurrargli all’orecchio con voce sensuale.
Remus era tranquillo, ma era anche un licantropo.
E non era un Santo.
Per la prima volta in vita sua, la forza innaturale del
lupo trovò un impiego molto più che soddisfacente nello spingere Sirius Black
contro una porta ed aiutare il suo proprietario a realizzare i suoi sogni.
Tutti i suoi sogni.
Perché Remus era nato con la luna storta, ma, finalmente,
aveva trovato la sua buona stella.
Una stella così luminosa da racchiudere un intero
universo.
Una stella che, da quel momento in poi, avrebbe brillato
solo per lui.
»Marnie’s Corner
Bentrovati e bentornati, cari amici di EFP!
Prima di tutto, un’avvertenza: la OS è
basata su un post tumblr che io non riesco più a
trovare. Fortunatamente ho, quantomeno, un’immagine di pinterest
dello stesso, che allegherò qui (x).
Quel dialogo era troppo bello e troppo ispirante.
Wolfstar è vita, sì, ma non sono la mia otp esclusiva. Solitamente mi piace sviluppare le mie OS in
uno stesso universo, ma temo che il primo
universo cui ho fatto riferimento non sarà quello ufficiale. Mi dispiace mettere da parte la mia Ophelia (presente
nella mia “Fleamont è un nome bellissimo”), ma
l’ispirazione è stata troppo grande e, dopotutto, chi non pensa che questi due
signorini abbiano avuto una bella storia durante la scuola non ha letto davvero
i libri.
No, dai, sto scherzando, è solo che sono
così teneri.
Potrebbero arrivare nuove OS collegate a
questa, una serie, diciamo. Che ne dite? Ne vale la pena o non è proprio
qualcosa adatto a me? Fatemi sapere! Sirius e Remus ispirano tantissimo, mi
dispiacerebbe non essere riuscita a renderli al meglio.
Punti importanti:
» In questo mondo, i Malandrini hanno
scoperto il segreto peloso di Remus al secondo anno, ma hanno fatto in modo che
lui lo sapesse solo al quinto. Perché? Sono un gruppo di drammatiche prime
donne, sapere senza poter far nulla li avrebbe fatti sentire inutili. Durante
il quinto anno, invece, stavano per diventare Animagi.
» Ci troviamo nello stesso
universo di altre tre OS: “The serpent underneath”, “Danse Macabre” e
“Come il sole dopo la luna”. Le storie, quindi, coesistono seppur in tempi
diversi, con collegamenti diversi, soprattutto (neanche a dirlo), con prima e
ultima.
» *Lysa Burke è collegata
a “The serpent underneath”. Lei,
infatti, è la sorella minore di Isaac Burke, la vittima di Regulus. Entrambi i
suoi fratelli moriranno a causa di Voldemort: il minore per servirlo, il
maggiore per ribellarsi a lui. In questo universo, Lysandra
è una buona amica di Remus, decisamente
lontana dagli ideali della famiglia ma abbastanza intelligente da non farlo
notare. I Burke sono parenti di Sirius poiché la sua prozia ha sposato un
Burke. Cugini alla lontana, sì, ma i purosangue sono tutti imparentati ed
ossessionati dal loro sangue.
» Remus, come viene
specificato da Peter (anche i ragazzi)
è bisessuale, non omosessuale. Perché? Non perché io abbia problemi con gli
omosessuali (mi sembra anche abbastanza ovvio), ma per giustificare la sua
futura storia con Ninfadora. Qui il collegamento con
“Come il sole dopo la luna”. Sirius era la sua stella, Dora il sole. Li ha
amati tutti e due, seppur in modo diverso. Remus
ha un debole per i Black, diciamocelo.
Forse mi sono lasciata prendere la mano con
i collegamenti, ma mi è venuto naturale costruire un intero universo. L’ho
fatto con le prime tre OS e credo che continuerò, se mi sarà possibile.
Che dite, una serie starebbe bene?
Domanda 2.0: avrebbe senso creare una
pagina facebook per le anticipazioni/comunicazioni e
così via? Molti autori l’hanno fatto e, non posso negarlo, credo abbia reso la
vita molto più facile a tutti. Considerando i periodi di sparizione per motivi
di salute, mi è dispiaciuto tantissimo non avere un modo per comunicare con
tutti. Non lo so, forse è solo presuntuoso da parte mia (probabilmente è così, hybris, mio vecchio amico…).
Fatemi sapere!
Grazie infinite a tutti
coloro che hanno commentato, i vostri pareri sono il cibo della mia
ispirazione, senza di voi non so neppure se avrei avuto il coraggio di pubblicare
ancora. Grazie, davvero.
Grazie ancora a chiunque leggerà,
-Marnie