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Autore: Barbara Baumgarten    30/03/2016    1 recensioni
Secondo capitolo della saga vampiresca rivisitato con gli occhi di Edward. Rispetto a Twilight è stato ed è decisamente più difficile scriverlo perché per gran parte del libro originale Edward non compare.
Ho cercato di creare una trama che descrivesse gli spostamenti di Edward dopo l'addio a Bella, pendendomi qualche libertà e inserendo nuovi personaggi. Spero che il risultato sia piacevole e coerente.
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Bella/Edward
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: New Moon
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Alle luci delle stelle Rio conservava sempre un fascino romantico, soprattutto quando le strade si facevano silenziose, fatta eccezione per alcuni gruppi sparuti di festaioli. Edward amava quella città: ne adorava il profumo, la musicalità e le persone. Era una città allegra, lo era sempre stata, e lui l’amava per la sua capacità di coinvolgerlo anche nei momenti più tristi. L’albergo dove aveva la camera non era stellato né godeva di particolari confort ma conservava tutta la genuinità del Brasile e tanto bastava per strappargli un sorriso ogni volta che vi faceva ritorno. I proprietari lo conoscevano ormai bene e non gli rivolgevano mai domande troppo personali sicché era un ottimo luogo dove rifugiarsi. Aprì la porta in legno bianco e la stanza buia lo accolse come una vecchia amica. Aveva lasciato alcuni effetti personali così da ritrovare un po’ di casa quando ritornava anche se, ogni volta, qualcosa mancava all’appello. Sapeva che i proprietari avevano il vizietto di fare un giro in sua assenza e rivendere gli oggetti ma a lui non importava: i soldi non erano mai stati un problema per la famiglia Cullen e se i suoi averi potevano far felice una coppia non se ne disturbava. Erano le tre del mattino, ovvero troppo tardi per mettersi in viaggio verso Forks a meno di non voler essere in piena luce del sole da lì a un paio d’ore, così decise di fermarsi per l’intera giornata. Dopotutto si era preso già abbastanza tempo per decidersi a tornare a Forks e qualche ora in più non avrebbero certo fatto la differenza. Era felice perché finalmente era riuscito a fare un po’ di chiarezza in se stesso e l’idea di poter rivedere Bella lo aiutava a mantenere un’espressione ebete davvero buffa. Nel viaggio di ritorno dall’Italia aveva fatto un paio di tappe, la prima delle quali era stata Londra dove aveva incontrato Carlisle ed Esme. Stavano bene, anzi alla grande, e si erano mostrati entrambi contenti di vederlo e, soprattutto, di sapere che il lungo esilio da Bella fosse in fase conclusiva. In un certo senso Edward avvertì come la sensazione che i due genitori avessero sempre saputo che si sarebbe trattato di un momento passeggero. Quando, infatti, ne diede notizia la reazione fu piuttosto poco sorpresa.

“Finalmente, Edward!”, disse Esme abbracciandolo. “Speravo tanto che tu potessi ripensarci”. Esame aveva sempre adorato Bella fin dal primo giorno. Non che la ragazza non sapesse farsi apprezzare ma sapere che Esme l’accettava per quel che era rappresentava un vero sollievo per lui. Anche Carlisle non aveva mai celato il suo affetto per Bella ma lui era molto più pragmatico e si preoccupava soprattutto degli aspetti quotidiani. Bella era un’umana e questa era una cosa che nessuno poteva ignorare. Tuttavia, il grandissimo autocontrollo che Edward aveva dimostrato più volte a Carlisle, rincuorarono il patrigno sulle sorti della loro relazione. Ovviamente, nessuno si sarebbe mai aspettato la reazione violenta di Jasper e il dramma che ne era conseguito, ma l’ottimismo era sempre di casa fra i Cullen.

“Quando torni a Forks?”, gli aveva chiesto Carlisle.

“Appena possibile. Ho voluto farvi visita per sapere come stavate e credo che mi fermerò anche da Alice e Jasper. Ho saputo che si trovano a Isola Esme”, rispose Edward, ricordandosi della conversazione avuta con Alice la notte di San Silvestro.

“Credevo che, una volta presa la decisione, ti saresti fiondato da Bella. Come mai aspetti?”. La domanda di Carlisle era quanto di più sensato vi fosse ed Edward si prese qualche secondo per rispondere.

“Da una parte vorrei già essere lì, Carlisle, credimi. Eppure sento di dover fare le cose con calma, senza fretta. Se mi presentassi in queste condizioni passerei per un matto e non credo che sarebbe una buona idea”. Per quanto quelle motivazioni reggessero, Esme lo guardava dubbiosa.

“Che c’è? Ho detto qualcosa che non va?”, domandò Edward notando lo sguardo della vampira.

“Credo… sono convinta che ci sia dell’altro, Edward. Tu hai paura di qualcosa, vero?”. Era incredibile quanto la sua famiglia lo conoscesse bene, a tal punto da saper leggere fra le righe e scovarne i punti deboli. In effetti sì, Edward aveva paura.

“Ho saputo che Jacob ha preso una cotta per lei”, cominciò cercando di rimanere neutrale nei toni. “E so che si sta trasformando, anzi credo che sia già diventato un lupo. In realtà non so perché io sia così spaventato… insomma, voglio dire, per quale motivo dovrei temere Jacob, giusto?”

“Edward?”, cercò di intromettersi Esme.

“Lei ha sempre detto di amarmi e io beh… sì, vero che l’ho abbandonata ma, diamine, avrà pure voluto dire qualcosa il tempo che abbiamo passato insieme, no? ”

Se c’era una cosa che tutta la sua famiglia conosceva fin troppo bene era il modo di parlare frettoloso e senza pausa che aveva Edward quando provava paura e imbarazzo.

“Edward?”

“Sì?”, disse finalmente il vampiro interrompendo il fiume di considerazioni.

“Calmati, per favore. E ricominciamo da capo. Hai paura che Bella si sia rifatta una vita con Jacob?”

Quella domanda bruciava come il sale sulle ferite.

“Sì”, ammise infine.

“Ascoltami, se fosse vero significherebbe che lei non era quella giusta per te, Edward. A volte può capitare che incontriamo qualcuno che ci fa innamorare e che, purtroppo, non si rivela la persona adatta a noi. Però, non credo che sia questo il caso”, gli disse sorridendo Esme.

“Perché ne sei così convinta?”, domandò Edward.

“Per via di ciò che mi ha detto Bella l’estate scorsa”. Lo sguardo di Edward si fece interrogativo e lei capì di dover spiegare. La vampira si sedette sul comodo divano che troneggiava al centro della sala del grazioso appartamento londinese dei Cullen e gli fece cenno di accomodarsi al suo fianco.

“Un pomeriggio Bella venne a farci visita ma tu, assieme a Emmett, Jasper e Alice, eri andato a caccia. Così ho fatto gli onori di casa e siamo rimaste io e lei sulla grande terrazza a chiacchierare. Ho domandato della sua famiglia e lei mi ha raccontato della storia fra i suoi genitori. La conosci?”. Edward fece cenno di sì con la testa.

“Credo di conoscerla, sì. Ogni tanto Bella ne parla”

“Bene, allora. Sai che Reneè ha lasciato Charlie perché sentiva Forks stretta, perché non era in grado di poter vivere lì. Sai cosa mi disse Bella? Che per lei Forks o qualsiasi altra città al mondo sarebbe stata ugualmente fantastica purché avesse avuto te al suo fianco. Ricordo che lì per lì credetti di sentire la classica frase esagerata di un adolescente innamorato, ma dovetti ricredermi.

Le dissi che ti amava davvero tanto e che eri fortunato. Bella si fece seria e con una determinazione che mai ho visto in tutta la mia esistenza mi disse “Sono io ad essere fortunata, Esme. Spero solo di poter avere a disposizione anche solo l’eternità per dirglielo ogni giorno””. Esme smise di raccontare, lasciando che quella frase acquisisse tutto il senso e l’importanza che meritava nella mente di Edward.

Spero solo di poter avere a disposizione anche solo l’eternità per dirglielo ogni giorno. Era una dichiarazione di amore sconfinato, di assoluta devozione. La sua matrigna aveva ragione: non ci sarebbe stato nessun Jacob nella sua vita capace di portagliela via e dopo quella epifania si sentì stupido. Aveva messo in discussione Bella troppe volte e aveva creduto possibile che lei potesse innamorarsi di qualcun altro. Stupido, stupido, stupido!

Fu con quella frase in testa che Edward si sedette davanti alla finestra della sua stanza Rio, quella stessa frase che l’aveva accompagnato anche a isola Esme. Era rimasto a Londra qualche settimana e altrettanti giorni li aveva trascorsi assieme ad Alice e Jasper. Ora, dopo poco più di un mese trascorso in giro a chiarirsi sempre di più le idee, aveva finalmente deciso di tornare a Forks.

Prese dall’armadio piccolo e sgangherato la sua valigia e cominciò a riempirla con le sue cose. Non sarebbe più tornato a Rio o, almeno, non in quell’albergo. Aveva il suo sorriso stampato in volto e canticchiava le note di una vecchia canzone. Fu ballando le note di una ballata degli anni Trenta che rispose al telefono. Dall’altro lato c’era Rosalie.

Solo una frase, ma tanto bastò per fargli cadere lo stereo che stava riponendo nella valigia.

“Bella si è tolta la vita”

Il mondo prese a vorticare mentre Edward cadeva nel baratro della disperazione.

   
 
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