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Autore: Piccola1204    01/04/2009    1 recensioni
Noemi, ragazza dal corpo perfetto ma con la testa sulle spalle vive una vita tranquilla e spenzierata, quando l'ultimo anno di scuola superiore arrivano due ragazzi...i più belli che avesse mai visto che stravolgeranno completamente la sua vita di diciasettenne e quella della sua migliore amica Emily... °°Le ReCeNsIoNi SoNo GrAdItE =)=)°° ScUsAtE Ho ApPoRtAtO MolTe MoDiFiChE Al PrImO CapItOlo CoMe POi FaRò CoN tUtTi GlI AlTrI pERcHè NoN mI tOrNaVAnO alCuNe CoSe... ScUsAtEmI SpERo ChE vI PiACcIa UgUaLmEnTE... LaScIaTe MoLtE ReCeNsIOnI =)
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Era notte fonda, quando mi svegliai di colpo, avevo fatto un sogno stranissimo, ero tutta sudata e avevo il fiatone, la finestra era aperta e da li entrava un leggera brezza che mi faceva stare bene.
Guardai che ore fossero: le tre meno cinque del mattino. Mi sdraiai di colpo, quando mi accorsi che non avrei mai ripreso sonno se prima non andavo a bere un bicchiere d’acqua. Scesi le scale e andai in cucina.
La mia casa era abbastanza grande, era un villino in mattoni rossi a due piani : al piano superiore c’erano le camere da letto e un bagno. Al piano inferiore c’era il salotto, la cucina la sala da pranzo e infine lo studio di papà che però non usava mai perché era sempre in viaggio. Stavo bevendo, quando sentì dei rumori, provenivano dal piano superiore.
Spostai lentamente il bicchiere dalla bocca e lo appoggiai sul tavolo, sentì ancora quei rumori. Afferrai il corrimano e iniziai a salire gli scalini un passo alla volta senza fare rumore. Arrivai in cima alle scale. Tentai di capire da dove provenissero, restai ferma in ascolto.
Passò un minuto interminabile, quando risentì il rumore… proveniva da camera mia. Era un rumore strano, afferrai la maniglia e con uno scatto aprì la porta. Accesi la luce, ma rimasi sbalordita all’interno della camera non c’era nessuno. Camera mia era molto piccola nessuno poteva nascondersi. Sentì di nuovo il rumore, proveniva dalla finestra.
Lentamente mi avvicinai, quando calpestai qualcosa con il piede, guardai a terra… era un sassolino. Qualcuno stava tentando di attirare la mia attenzione tirandomi dei sassolini alla finestra e io che mi ero preoccupata per nulla.
Di sicuro dietro a tutto questo c’era Emily ci scommetto che voleva andare ora a visitare casa Pharrel. Mi affacciai nell’intento di dirgliene quattro ma, rimasi colpita, fuori dalla finestra non c’era nessuno.
Mi detti un pizzicotto, forse stavo ancora sognando ma, non era così, ero sveglia. Riguardai fuori dalla finestra. Questa cosa non mi quadrava scesi di corsa le scale e uscì a vedere se c’era qualcuno, ma come sospettavo non c’era nessuno. Qualcuno mi aveva fatto uno scherzo e io c’ero cascata come una stupida.
Prima di rientrare guardai di nuovo ne non ci fosse nessuno…era tutto come sempre il vialetto che portava all’entrata della casa, il garage, gli alberi… gli alberi? C’era qualcosa dietro un albero, era qualcosa di argentato…era… il mio motorino. Come c’era finito li? Io lo aveva lasciato a scuola. Lo guardai era intatto, anche la catena non era stata forzata ma allora come avevano fatto a trasportarlo fin li? Era un motorino mica un giocattolo.
Vidi che sul sedile c’era una busta bianca con sopra la scritta “Per Noemi”. Molto incuriosita presi la busta, e lessi il biglietto che mi avevano lasciato.
«La prossima volta non te lo dimenticare!»
Che bella calligrafia era molto delicata ma, chi lo aveva scritto? Un ammiratore molto forte mi aveva riportato il motorino a casa, ma chi poteva essere così tanto forte da trasportare un motorino.
Era notte fonda, Rientrai in casa, non era sicuro stare fuori. Andai verso la porta d’ingresso, mi girai verso il motorino, era ancora li, ma qualcosa era cambiato, qualcuno mi stava osservando n’ero sicura. Feci finta di niente e rientrai in casa.
Salì le scale molto lentamente non volevo svegliare mia madre. Mi infilai sotto le coperte ma, riuscì ad addormentarmi solo dopo un’ora, non riuscivo a levarmi dalla testa quella sensazione di essere osservata ormai era parecchio che la provavo, poi volevo sapere come aveva fatto il mio motorino ad arrivare fino a li.
Immersa nei miei pensieri mi addormentai in un sonno profondo senza sogni.

Il mattino seguente mi svegliai alle prime luci dell’alba, mi ero scordata di chiudere la finestra e le tende. Mi alzai e andai in bagno, feci una doccia e dopo scesi in cucina a preparare la colazione.
Sul tavolo vidi il bicchiere della sera prima, subito mi venne in mente quello che era successo, aprì la porta e guardai verso l’albero, era ancora li. Sentì una mano gelida afferrarmi il fianco, Subito mi girai, era mia madre.
«Cosa ci fai sveglia a quest’ora?»
«Mamma mi hai spaventata!»
«Scusa non era nelle mie intenzioni, ma cosa stai guardando?»
«Niente, volevo solo prendere una boccata d’aria»
«Ma, cosa ci fa il motorino fuori?Avrebbero potuto rubarlo perché non lo hai messo in garage?»
«Perché ero troppo stanca quando sono tornata da casa di Emily.”
“Va bene ma non te ne scordare più!»
«Va bene mamma!» le detti un bacio sulla guancia e andai a finire di preparare la colazione.
Mancava ancora un po’ al suono della campanella ma decisi ugualmente di andare a scuola. Nascosi il biglietto del mio “ammiratore” , lo sistemai in un posto dove la mamma non potesse trovarlo, se no quando fosse tornato papà chissà che interrogatorio mi avrebbero fatto.
Arrivai in pochi minuti, all’entrata della scuola c’era Emily ad aspettarmi. Non mi dette nemmeno il tempo di parcheggiare il motorino che mi corse incontro.
«Finalmente sei arrivata!»
«Perché cosa è successo?»
«La vice-preside vuole parlarti!» mi afferrò un braccio e mi trascinò davanti all’ufficio della preside.
La vice-preside era una signora abbastanza anziana con i capelli bianchi raccolti in uno chignon, un po’ grassa, ma molto rispettata da tutti, era molto genuina e simpatica.
«Ti ha detto cosa voleva da me?»
«No, ma mi ha detto che era una cosa molto importante».
Mi voltai verso la porta bussai e non appena la voce della vice-preside mi disse “avanti” entrai.
La presidenza era una stanza molto ampia e luminosa. Nel centro della stanza era posta una scrivania con davanti due sedie. Ad ogni angolo della stanza c’era una pianta e su ogni lato del muro c’era un quadro di qualche pittore non conosciuto. La vice-preside era seduta su una sedia posta dietro alla scrivania.
«Buon giorno signora Evans».
«Sono contenta che sia arrivata così preso!»
«Si, la signorina Parker mi ha detto che mi doveva parlare di una questione urgente».
«Quella ragazza sa sempre essere esagerata!».
«Vuole dire che non è una cosa di cui mi devo preoccupare?»
«Dipende da che punto di vista lo guardi, ma non voglio tenerti sulle spine e quindi ti spiegherò perché ti ho fatta venire qui - si alzò dalla sedia e si avvicinò alla finestra- tu sai che la nostra cara preside dopo quest’anno andrà in pensione e io vorrei che tu organizzassi una festa in suo onore».
«Mi sta nominando organizzatrice di una festa?»
«No, di tutte le feste, visto che nell’ultimo anno la signorina Mass non è stata esauriente in questo settore vorrei che se ne occupasse lei, ha tutto il mio appoggio».
Mi sedetti su una sedia.
«Mi prende alla sprovvista!»
«Non si sente all’altezza di questo incarico?»
«No, tutt’altro sono molto entusiasta dell’incarico che mi ha assegnato».
«Bene allora può subito iniziare…- mi porse un foglio- queste sono le date in cui sono state stabilite i giorni delle varie feste, poi c’è la catalogazione di tutti gli oggetti che potrai usare, e se ha qualche dubbio potrà rivolgersi a Rachel».
«Ma, non crede che si arrabbierà per questo?»
«Può darsi, ma, a me sembra lei la persona più adatta per questo lavoro!»
Presi il foglio e lo lessi, le feste che dovevo organizzare erano tre: La festa d’inverno programmata per il 21 dicembre, quella di primavera programmata per il 21 di Marzo e quella di fine anno programmata per l’ultimo giorno di scuola e dedicata alla preside.
La porta si aprì all’improvviso, Rachel Mass piombò nella stanza.
«Buon giorno signore Evans!»
«Buon giorno. Deve essere una cosa importante se è entrata nella stanza senza bussare, mentre parlavo con un'altra tua compagna».
Rachel era come sempre vestita con abiti firmati e anche in quella occasione non aveva cambiato. Era la solita se non era perfetta non poteva uscire di casa.
«Mi scusi, ma, mi è venuta in mente una nuova idea per la festa d’inverno!»
«Davvero, allora da oggi ne può parlare con la signorina McAdams!»
«E… perché?»
«Perché da oggi sarà lei la nuova coordinatrice di tutte le feste».
«Come? Non era soddisfatta del mio lavoro?»
«Non completamente!»
Rachel iniziò a surriscaldarsi.
«Bene allora che se n’occupi lei delle feste,da me non avrà nessun aiuto!» mi guardò male, subito dopo uscì dalla presidenza sbattendo la porta.
«Le passerà!» disse la signora Evans amichevolmente.
«Speriamo».
«Ora vada in classe se no farà tardi alla lezione!»
«Va bene, e ancora grazie della fiducia».
«Di nulla!»
Uscì dalla presidenza. Fuori ad aspettarmi c’era Emily che molto incuriosita guardò il foglio che avevo in mano.
«Ti ha nominata organizzatrice di una festa?»
«No, di tutte le feste!»
«Ho capito perché Rachel è uscita dalla stanza così arrabbiata».
Le scappò una risata, mentre continuavamo a parlare arrivammo in classe.
Le prime due ore passarono molto lentamente, una noia mortale. Arrivò l’ultima ora prima del pranzo, quella più noiosa quella di storia. Meno male che avevo trovato un posto lontana da Samuel e da Mark non potevo vedere nessuno dei due! Dopo un po’ passò anche quell’ora… mancavano solo quindici minuti.
Mi stavo annoiando a morte… mancava poco. Abbassai lo sguardo sul libro e vidi che sul suo banco c’era un biglietto.
«Di chi sarà?»pensai.
Lo aprì e lessi cosa c’era scritto sopra.
“È quasi ora di pranzo anche oggi hai intenzione di fare qualche danno? Perché se è così vado a mangiare fuori!»
Capì che si trattava di Mark. Presi la penna e scrissi:
«Se necessario si!»
Lo chiusi e non appena il professore guardò il libro glielo tirai preciso sul banco.
«Facciamo un ripasso della Seconda Guerra Mondiale… in che anno è iniziata? E quale fu la causa?» chiese il professore.
Alzai la mano.
«Si, signorina?»
«La guerra è iniziata nel...»
Non feci in tempo a finire la frase che Mark rispose al mio posto.
«Nel 1940 subito dopo che la Gemania invase la Polonia, la Francia e la Gran Bretagna dichiararono guerra alla Gemania».
Lo guardai male. Che sbruffone perché doveva sempre farmi arrabbiare.
«Bravo Mark! Un +! E… com’erano schierati gli stati?»
«Gli stati erano schierati…»
Risposi io.
«In due schieramenti: Il primo era Italia, Germania e Giappone. Il secondo era Gran Bretagna, Unione Sovietica, Stati Uniti e Cina».
Mark mi guardò male.
«Brava Noemi! Un +! E… quando è crollato il regime Fascista?»
«Nel…»
Rispose Mark.
«1943 il 28 luglio!»
«Bene Mark! E… in che anno furono istituite le leggi razziali e contro di chi?»
«Furono istituite…»
Fu interrotto da me.
«Nel 1938 ed erano contro gli ebrei!»
“Bene Noemi! E per finire perché perseguitavano gli ebrei?»
Rispondemmo insieme:
«Perché…»
Suonò la campanella, tutti si alzarono e andarono a pranzo.
Lo guardai un ultima volta, non mi avrebbe di sicuro peggiorato la media, no, non glielo avrei mai permesso.
Presi i libri e andai a pranzo, non avevo molta fame quel giorno. Poco dopo entrò nella mensa Mark che prese un vassoio e lo riempi d’ogni prelibatezza che la mensa offriva.
Prendemmo il cibo e arrivammo alle bevande, era rimasto solo un succo all’arancia e una bottiglietta d’acqua.
«Il succo di arancia!! Meno male è il mio preferito»
Con la mano lo afferrai, ma subito dopo qualcun altro mise la mano sopra alla mia impedendomi di prenderlo. Era una mano con un guanto… era sempre tra i piedi.
«Ancora tu Mark!” dissi scocciata.
«È il mio preferito!»
«Anche il mio!»
«Prendilo te!» disse Mark spostandosi
«No, non voglio fare la maleducata… prendilo te!»
«No, dai!»
«In realtà non mi andava nemmeno, io prendo l’acqua».
Presi l’acqua, tutto pur di finire li il discorso con lui.
Feci il giro della sala per vedere se c’era qualche cos’altro di buono. Mark fece lo stesso solo dall’altro lato.
«Mark, ti vuoi muovere ho fame!» disse Matthew
«Si, arrivo».
«Noemi ti vuoi muovere!» mi urlò Michael.
«Si, un attimo!»
"Ah...prendimi anche da bere a me!"urlò Matthew
"Va bene cosa?"
Entrambi continuammo a parlare con gli amici camminando. Quando ci girammo era troppo tardi, ci scontrammo, ma, Mark prontamente afferrò il suo vassoio ed il mio cadde a terra.
«La prossima volta guarda dove cammini ragazzina!»
«Ragazzina? Ma chi ti credi di essere? Solo perché sei bello agli occhi di tutte le ragazze e vai bene a scuola ti permetti di chiamarmi ragazzina?»
«Si!»
«Io, non ti sopporto più!»
«Perché credi che a me faccia piacere vederti tutti i giorni in classe?»
«Se mi rivolgerai un altra volta la parola non risponderò delle mie azioni!»
«Oh, ma che paura… Ragazzina!»
Digrignai i denti e ricominciarono a farmi male le gengive, come ieri fuori dalla scuola, non riuscivo a trattenermi, gli detti una spinta facendolo cadere a terra insieme al cibo.
Mi misi a sedere al mio tavolo insieme agli altri. Mark si pulì dal cibo che gli era caduto addosso e venne verso di me… era arrabbiatissimo.
Io mi alzai e uscì dalla mensa non volevo litigare davanti a tutti. Mi segui, cominciai a camminare più velocemente ma, non gli sfuggì… mi afferrò la mano e mi appoggiò al muro, mi stava fulminando.
Un po’ di paura ce l’avevo non volevo essere picchiata, ma rimasi impassibile e continuai a guardarlo quella volta non mi feci incantare dai suoi occhi. Eravamo tutti e due in silenzio, ma era come se ci fossimo detti mille parole.
Lentamente si avvicinò, mi mise i capelli dietro l’orecchio e mi sussurrò qualcosa ma, non capì.
“Come scusa?”
Il mio tono di voce era cambiato senza volerlo. “Rimani ferma qui!E non dire nulla!”
Anche il suo era calmo, tranquillo come sempre.
“Perché?”
In una frazione di secondo si spostò da davanti a me e afferrò un braccio che stava per colpirmi…
“Vedo che hai dei buoni riflessi Davis!”
“Tylor cosa vuoi?”
“Voglio sperare che non le hai fatto del male!”
“No non ti preoccupare… ho fatto una cosa che te non potrai mai fare!”
“E cosa?”
“Applicati… l’ho baciata!”
Samuel lo guardò malissimo.
Come? Baciata? Ma era impazzito? Volevo ribattere ma Mark alzò una mano verso di me… capì che dovevo stare al gioco anche se non sapevo il motivo.
“Come hai osato!”
“Che ci vuoi fare… è la vita!”
“Davis questa non te la perdono!!”
“E cosa vuoi fare? Picchiarmi?”
Lo guardò con sguardo di sfida.
“Accetto! Ti vuoi fare proprio male!”
“Io non ci conterei!”
“Guarda è il tuo giorno fortunato oggi non ho proprio nulla da fare.”
Incrociò le braccia e aspettò che Samuel facesse la prima mossa. Non volevo che si picchiassero poi per una cosa non vera!
Samuel afferrò Mark per la maglia e tentò di tirarlo verso di lui ma, non c’era niente da fare non si muoveva di un centimetro.
“Vuoi continuare ancora per molto?”
“ Non provocarmi!”
Passò qualche minuto ma la scena era sempre la solita.
“Basta mi sono annoiato!”
Mark stava per dare un pugno nello stomaco a Samuel quando Matthew lo fermò. Menomale in tempo avevo paura gli facesse male.
“Cosa fai Mark? Ti è dato di volta il cervello? Glia avresti potuto fare davvero male!”
“Carrol cosa vuoi so benissimo badare a me stesso!”
“Si certo!”
“E dai Matthew stavamo solo scherzando!” disse Mark dandogli una pacca sulla spalla.
“Forze te Davis ma io no! Ti odio non dovevi toccare Noemi!”
Intervenni io. Non credevo fosse così geloso.
“Fra me e Mark non è successo nulla!”
Lo sguardo di Samuel tornò normale.
“Davvero? Allora perché lui ha detto così?”
“Non lo so…”
“Io torno a mensa… questa storia non mi piace per niente…
"Noemi vieni con me?”
Anche se non volevo tornare a pranzo insieme a Mark accettai.
“Ah un ultima cosa – disse - lo hai trovato ma muoviti ad allenarlo perché così non vale nulla!” disse a Matthew.
Lui annuì.
Come mai tutte queste confidenze tra loro due erano diventati amici?
Insieme tornammo a mensa ma, prima di entrare feci andare avanti lui, non volevo che ci vedessero insieme.
Non appena entrammo tutti ci guardarono. Silenziosamente mi sedetti al tavolo con gli altri… Michael e Emily non mi chiesero niente sapevano che se non volevo dare spiegazioni io non parlavo.
Tutto tornò come prima, Emily mi dette un po’ del suo pranzo.
«Perché Matthew e Mark mangiano allo stesso tavolo?» chiese Emily
«L’ ho notato anche io!» disse Michael
«Non possono essere diventati amici?» dissi
«Si, ma allora perché stanno litigando?» ribatte Michael
Mi girai a guardarli, stavano davvero litigando… Matthew si era alzato in piedi e diceva qualcosa riguardo alla forza, Mark però non sembrava dispiaciuto anzi non lo ascoltava…
«Perché Mark porta sempre quei guanti?» chiese Michael
«Mi hanno detto alcune ragazze che glielo hanno chiesto che Mark porta sempre quei guanti, perché sulle mani ha una bruciatura orrenda e non vuole farla vedere». disse Emily
Interruppe i nostri discorsi il suono della campanella che ci diceva di recarci in classe.
Durante le ultime tre ore di scuola non feci altro che pensare alle feste che dovevo organizzare. La festa d’inverno era programmata per il 21 di dicembre mancavano più di due mesi a quella data, e, se avessi unito la festa di Halloween con quella d’inverno e l’avrei organizzata per il 31 ottobre? Nessuno si sarebbe opposto o almeno così spero l'importante era fare una festa no?
Ci pensai su e poi decisi che avrei fatto così, ora dovevo solo pensare a come e dove organizzarla. Non appena le lezioni finirono mi precipitai da Rachel nella classe accanto, per informarla della mia idea.
«Rachel senti, mi è venuta in mente una nuova idea per la festa d’inverno!»
Si girò a guardarmi, era arrabbiata.
«Potemmo unire la festa d’inverno con quella di Halloween e fare un'unica festa in maschera».
«Noi non abbiamo mai fatto una festa di Halloween in maschera per giunta…».
«Proprio per questo non sarebbe una bella idea?»
«A me delle tue idee non mi importa, fai come ti pare io non ho niente a che fare con te!» così dicendo prese la borsa e uscì dalla classe.
Delusa dal comportamento di Rachel uscì anche io, mentre camminavo sentì qualcuno che correva dietro di me e che urlava il mio nome, era Samuel l’unico che poteva urlare in quel modo.
«Ciao Emy!»
Mi voleva di sicuro dire qualcosa di quello che era successo prima…in una scala da uno a dieci di odio lui si meritava un undici, questo era uno dei motivi per il quale, quando vedevo Samuel mi innervosivo.
"Ciao Samuel» “Quello che ha detto Mark allora non era vero?”
“No… quante volte te lo devo dire?”
“Menomale… gli avrei fatto davvero tanto male se solo ti avesse toccata”
Toccata mi aveva… ma forse era meglio non dire nulla.
L’odio stava salendo a dodici non mi piacevano le persone violente.
«Prima ti ho sentita parlare con Rachel… e credo che quella idea che hai avuto fosse davvero bella!»
«Lo pensi davvero?» chiesi sorpresa
«Si, secondo me è un ottima idea tutti gli anni
organizzavano feste noiosissime, invece credo che questa verrà molto bella e divertente!»
«Grazie!» stranamente l’ odio per Samuel scese a nove. «Senti vorrei chiederti una cosa, anche se so già quale sarà la tua risposta».
«Prova non è detto che sarà la risposta che ti immagini!»
«Tanto oramai ci sono abituato ai tuoi rifiuti, comunque ci proverò. Senti ti va di venire al ballo che organizzerai con me?»
Fui colta di sorpresa non avrei mai pensato che me lo avrebbe chiesto. Ma al ballo dovevo pur andarci con qualcuno e… visto che di Mark non se ne parlava…
«Quello che organizzerò io?»
«Si».
Ci pensai su qualche secondo per farlo rimanere sulle spine.
«Ecco lo sapevo tanto che la risposta sarebbe stata questa»
Si girò e iniziò a camminare era triste. lo fermai.
«Non hai capito niente perché io vorrei venire al ballo con te!»
A Samuel apparve un sorriso sulle labbra, un sorriso davvero bello che esprimeva tanta felicità.
«Davvero? Non mi stai prendendo in giro?»
«No!»
«Va bene allora ti passo a prendere a casa tua e poi andiamo alla festa ti va bene?»
«Si, però sei un po’ troppo precipitoso manca ancora un po’ di tempo poi io devo essere già li quando inizia e la devo pure organizzare la sala con i festoni, il cibo».
Samuel mi mise una mano sulle labbra:
«Ti passo a prendere di pomeriggio e ti aiuterò ad allestire la sala, ti va bene?»
«Benissimo poi ti farò sapere tutto».
«Va bene!»
Ci salutammo e subito dopo corsi verso il motorino per arrivare il prima possibile a casa e organizzare la festa. Infilai il casco e accesi il motorino, stavo per partire quando Emily mi fermò.
«A che ore ci troviamo stasera per andare a casa Pharrel?»
«Mi dispiace Emily ma non posso devo organizzare la festa di Halloween dove saremo tutti in maschera!»
«Di Halloween?In maschera?»
«Si ho deciso di fare una nuova festa! Poi te ne parlerò ciao!»
Non detti nemmeno il tempo ad Emily di rispondermi che partì..
Arrivata corsi in camera mia, mi misi comoda e cominciai ad organizzare la festa. Cercai su internet tutti gli alberghi della città, ce ne erano pochi erano solo due. Stampai su un foglio i loro nomi con il numero di telefono accanto. Chiamai il primo della lista.
«Buon giorno è Washington Lake?»
«Si, desidera?»
«Vorrei sapere se il 31 Ottobre avreste una stanza libera per organizzare una festa scolastica?»
«No, noi non siamo attrezzati per feste scolastiche arrivederci!» mi riattaccò il telefono in faccia. Che caratterino…
Cancellai dalla lista il primo nome dell’albergo e chiamai il secondo.
«Speriamo questo vada bene!» pensai speranzosa.
«Buon giorno è questo l’albergo Orange Star?»
«Si, desidera?»
«Vorrei sapere se avete una stanza per il 31 Ottobre per organizzare una festa scolastica?»
«Certo! Se le serve una stanza molto ampia ha chiamato il posto giusto!»
«Davvero? Lei mi ha salvata!»
«Allora le devo prenotare la stanza per il 31 Ottobre e, a che ore?»
«Va bene alle nove?»
«Certamente!»
«Se vuole compreso nel prezzo c’è il buffet glielo metto?»
«Si molte grazie!»
«Allora se mi da il suo indirizzo le mando il conto a casa!»
«Lo mandi alla scuola Newport Hills High School».
«Ah, va bene arrivederci».
«Arrivederci».
Chiusa la conversazione con l’impiegato dell’albergo cominciai a preparare i volantini da appendere nella scuola per informare tutti della festa.
Passarono tre settimane…tutto ormai era pronto…era il trenta di Ottobre e l’indomani ci sarebbe stata la prima festa organizzata da me.
Era passata una altra giornata e ormai mancavano poche ore all’inizio della festa.
Samuel passò a prendermi come aveva detto. Mi aiutò a preparare la stanza i festoni, la musica e il cibo.
Mancava ancora un ora all’inizio della festa e Samuel decise di andarsi a preparare e tornare dopo alla festa.
Mancava ormai mezz’ora e la festa sarebbe incominciata. Vidi Emily che veniva verso di me con un vestito in mano. Lei era vestita con un abito rosa molto sfarzoso con uno scollo a V dietro la schiena era davvero molto elegante.
Mi guardò e scuotendo la testa mi disse:
«Sapevo che non ti saresti messa nulla per la festa, menomale che ti ho portato una cosa io».
Mi mostrò il vestito era meraviglioso.
«Allora lo vuoi indossare? Se no che figura ci farai quando diranno che sei stata te ad organizzare tutto questo!»
Insieme ridemmo. Mi cambiai. Erano le nove in punto e la festa poteva avere inizio.
  
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