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Autore: beagle26    01/04/2016    1 recensioni
Damon e Elena non potrebbero essere più diversi, e, soprattutto, hanno un pessimo tempismo.
Eppure non possono fare a meno l'uno dell'altra.
Eppure le loro vite correranno per anni su binari paralleli.
Riusciranno prima o poi ad incontrarsi?
AU - AH
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert, Un po' tutti | Coppie: Damon/Elena
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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3. Sad girl
 
 
“Wanna be something you would do”
- Sad Girl- Lana Del Rey
 
 
Elena disegna un cerchio nell’acqua con la punta delle dita mentre osserva distrattamente il maestoso giardino che la circonda. Certo, la parola giardino sarebbe più appropriata a descrivere il cortiletto davanti casa sua, non questa specie di parco con piscina annessa che assomiglia più ad un campo da golf, uno bello grande.
Per il resto, il party a casa Mikaelson si è rivelato essere non così tanto diverso dalla festicciola al lago.
Solo, i ragazzi sono vestiti meglio, i cocktail sembrano migliori e vengono serviti in bicchieri di cristallo.
Il suo lo ha assaggiato appena per poi lasciarlo praticamente intonso e tornare ad essere la ragazza triste della situazione.
 
 
Dopo il trionfale ingresso con Stefan e Care, preceduto da uno spassosissimo battibecco tra i due che discutevano animatamente sulla corretta pronuncia della parola doppelganger, la password scelta dal padrone di casa per accedere al suo party esclusivo, Elena aveva buttato giù il suo jelly shot di benvenuto e si era precipitata a ballare sotto il gazebo con la sua amica.
Prima di entrare Caroline aveva insistito per truccarla e lei l’aveva lasciata fare. Quando l’amica, tutta trionfante, le aveva messo in mano uno specchietto tascabile, aveva osservato il suo riflesso finendo per sentirsi bella, con le ciglia allungate dal mascara nero e quel lucidalabbra che le appiccicava la bocca e profumava di gomma alla fragola.
Elena ci aveva creduto davvero. Forse era possibile dare una svolta alla serata, a tutto quanto.
Sentirsi libera e leggera proprio come era Care. Uscirne.
Riuscirci… beh quello era un altro paio di maniche. Mentre tutti ballavano, ridevano e si divertivano, sentiva solo il rumore dei propri pensieri che, nonostante tutto, copriva e ovattava il resto.
 
 
Ben presto, il suo ultimo, disperato tentativo di svolta si è rivelato un fallimento e Elena ha finito per isolarsi. Del resto è difficile pensare di poter premere il tasto “pausa” ed evadere anche solo per un paio d’ore da quella devastante sensazione di solitudine e morte che il litigio con suo fratello non ha fatto che amplificare.
“Tu non sei mia madre”
Jeremy ha ragione e lei torto. Per quanto in modo discutibile, lui sta solo tentando di reagire e soffre almeno quanto lei. Elena sta cercando di fare i conti con sé stessa. Non avrebbe dovuto rimproverarlo, ma lui sembra rifiutare qualunque approccio da parte sua e lei è preoccupata.
La morte dei suoi genitori le ha gettato addosso un pesante fardello di responsabilità nei confronti del fratello minore. Così l’Elena luminosa e divertente con un brillante futuro da giornalista si è trasformata in un attimo in una mammina depressa e bacchettona.
Questi i pensieri che si accavallano nella sua mente confusa, annebbiata dalla stanchezza e dal troppo sragionare.
Nel frattempo se ne sta seduta a bordo piscina, indifferente agli sguardi della gente che la attraversano.
Stefan e Care devono essere da qualche parte lì intorno, lui a fingere di non provarci e lei a far finta di non accorgersene.
Elena si alza in piedi, divisa tra la voglia di andare a cercarli e quella di telefonare a Jeremy, scusarsi e soprattutto assicurarsi che non sia svenuto nel bosco.
Sotto al gazebo la gente balla, la musica è alta e la testa di Elena sembra voler scoppiare.
Mentre fruga con lo sguardo tra la calca alla ricerca dei suoi amici, sbatte inavvertitamente addosso al petto di un tizio, rovesciandogli addosso il suo cocktail e finendo per macchiargli la camicia.
“Dannazione!”.
“Scusa…non ti avevo visto”.
Elena lo sente mormorare parole rese confuse dalla musica e dalle voci, tra le quali le sembra di distinguere qualcosa tipo è di Prada e almeno un paio di cazzo.
Non sa perché, ma basta questo a farla sentire ancora una volta fuori posto.
Così decide di allontanarsi per fare due passi nel giardino, a prendere un po’ d’aria, come si suol dire, e magari  trovare un angolino nascosto in cui ripiombare nel suo rassicurante anonimato sperando che all’Elena triste venga voglia di riposare un po’.
La serata è tiepida, l’erba curata e verdissima stride appena sotto le suole delle sue vecchie scarpe consumate.
Si incammina verso la parte meno illuminata del giardino, dove alcuni alberi e una siepe alta e ben curata delimitano la proprietà dei Mikaelson dalla villa dei vicini.
Elena respira l’aria fresca della sera, si sfrega gli occhi.
Una folata di brezza più fresca la coglie di sorpresa. Un brivido la scuote, fin dentro le ossa.
Dopo una lunga giornata a far finta di stare bene è arrivato il momento di gettare la spugna, ammettere che ora ha una maledetta voglia di piangere.
“Ti sei persa?”.
Una voce alle spalle che la fa sobbalzare e poi voltare.
Steso sull’erba con un ghigno sbilenco, una mano dietro la testa e l’altra che regge una bottiglia mezza vuota di champagne trafugata da uno dei tanti secchielli del ghiaccio del buffet, ecco Damon comparire improvvisamente in mezzo all’oscurità.
Non avrebbero dovuto incontrarsi, non adesso - due vite agli antipodi - ma è capitato.
Elena rimane in silenzio per un istante, gli occhi fissi su quel sorriso scaltro, un po’sorpresa nel trovarsi di fronte quello sconosciuto dall’aria in qualche modo familiare, un po’ disorientata da quella domanda a bruciapelo.
Ti sei persa.
Il fatto che lei si senta esattamente così è solo una ridicola coincidenza.
“In un certo senso”. Solo lei conosce il vero significato di quella risposta.
Intanto osserva quegli occhi, freddi come due schegge di ghiaccio. La scrutano curiosi, divertiti, taglienti e colmi di quella vita e di quella voglia che fino a poco tempo fa appartenevano anche a lei.
Sono gli occhi più azzurri che abbia mai visto. Celesti come il cielo e profondi come il mare.
Hanno qualcosa di inquietante, e qualcos’altro che le fa rimpiangere quel lucidalabbra rimasto appiccicato al bicchiere del suo cocktail.
La luce ovattata illumina la pelle del viso del ragazzo, e lei non può fare a meno di notare che è perfetto, senza se e senza ma. In compenso i capelli, neri come la notte, quelli sono un vero casino.
 
Davanti a quell’espressione confusa, Damon aggrotta appena la fronte, piuttosto disorientato a sua volta.
Inizialmente era venuto alla festa per parlare di affari con Klaus, per proporgli la sua idea.
Sua non è la parola giusta, ma il fatto che sia stato lui ad individuarne il potenziale ne ha fatto automaticamente il proprietario morale del progetto di Ric.
Klaus era troppo ubriaco e strafatto per rendersi conto di trovarsi davanti al più grosso business della sua vita e sganciare un po’ di grana.
Damon l’aveva presa bene tutto sommato.
Ma quelle feste del cazzo non erano il suo genere, nemmeno se ad organizzarle erano Klaus e i suoi fratelli figli di papà. Così aveva deciso di appartarsi, non senza prima approfittare dell’open bar, per poi fumarsi una canna in santa pace prima di andare a dormire.
Aveva arrotolato con cura il filtro, un vecchio biglietto da visita del padre recuperato in un taschino del portafogli, e dopo aver rollato la sua sigaretta magica si era messo comodo e, una boccata dopo l’altra, si era finalmente goduto la sua creazione. Si stava proprio rilassando, quando dal nulla era spuntata quella ragazzina.
 
Una ciocca di capelli scuri e lisci le scivola davanti agli occhi e lei si affretta a rimetterla al suo posto.
Damon vede le sue guance colorarsi appena di imbarazzo quando i loro occhi si incontrano di nuovo.
Tutto normale, è abbastanza consapevole dell’effetto che può fare su una donna, anche se lei è ancora troppo bambina per attrarlo sul serio.
Quello a cui non è abituato sono quegli occhi enormi che sembrano allargarsi un po’di più e adombrarsi di un velo sottile di tristezza.
“Sembri spaventata” osserva lui, per rompere il ghiaccio con quella strana ragazza apparsa nel buio.
“Ti sembra normale sbucare così dal nulla?” sbotta lei, sulla difensiva.
“Anche tu sei qui tutta sola, ragazzina. Dì un po’, non ti stavi divertendo?”  le chiede, rivolgendo un cenno del mento al gazebo dal quale la musica arriva loro come un rimbombo ovattato.
“Ho avuto una lunga giornata” risponde lei in un sospiro.
Senza sapere bene quello che fa, nel dire quelle parole Elena si siede sul prato, accanto a Damon.
Forse alla ricerca di un conforto che nemmeno lei sa di desiderare.
Forse colta dall’istintivo bisogno di cercare e subito distinguere il suo odore, che si confonde con quello buono dell’erba umida.
Abbastanza vicina da lasciarsi penetrare di nuovo dal suo sguardo curioso, che la intimorisce quanto la attrae.
Elena si ritrova ad indugiare sui piccoli solchi che si formano sulle guance del ragazzo che le sorride ironico.
Per un momento teme che lui le chieda spiegazioni sul suo cattivo umore giuso per attaccare bottone. Allo stesso tempo, teme che lui non lo faccia che semplicemente si alzi e se ne vada via.
“Sono Damon” dice lui, sicuro di sé, allungando una mano e afferrando quella che la ragazza timidamente gli porge.
“Elena” risponde lei, automaticamente, senza smettere di fissare le loro mani unite.
“Piacere di conoscerti. Allora, a quanto intuisco, stasera sei qui per festeggiare, ragazzina”.
“Non sai quanto sei lontano dalla realtà” risponde lei, un po’ infastidita da quell’appellativo ricorrente.
“Sbaglio o ti sei diplomata, oggi?”.
“Come…”.
“Oh andiamo. È abbastanza ovvio. E per festeggiare hai deciso di imbucarti a questa festa”.
“Tecnicamente non mi sono imbucata. Avevamo la password, i miei amici e io”.
“Non me ne parlare” scherza lui, sventolando una mano davanti al viso con noncuranza. “Come diavolo si pronuncia quella dannata parola?”.
“La mia amica Care ti rimprovererebbe per la tua ignoranza sui telefilm che vanno in onda sulla tv via cavo”.
“Lo ammetto, non sono un patito di quella roba”.
“Nemmeno io”.
Elena accarezza l’erba del prato col palmo della mano. Poi solleva ancora una volta gli occhi sul volto di Damon, dove un nuovo sorriso sornione si sta facendo strada rendendola ancora una volta impacciata.
Sembra che nulla possa turbare la tranquillità di quel ragazzo, mentre lei è come un grumo di nervi.
“Allora, misteriosa ragazza sbucata dal nulla. Se oggi ti sei diplomata e sei qui con i tuoi amici, mi spieghi cosa te ne fai tutta sola qui con me invece di goderti la festa? Da domani per te si apre un nuovo capitolo. Il futuro è nelle tue mani, puoi avere tutto quello che vuoi”.
Suona così amara e così ironica quella frase alle orecchie di Elena, che sa fin troppo bene che quello che davvero vuole non lo avrà indietro mai ed ha paura di desiderare qualsiasi altra cosa.
“Io non lo so quello che voglio” gli risponde, seria.
“Oh andiamo, tu vuoi quello che vogliono tutti” fa lui, sicuro di sé. Le sue labbra si piegano in un sorriso sbilenco e ammiccante. Lei sgrana gli occhi, lui si concede un’occhiata furtiva alle lunghissime gambe di lei, fasciate strette nei jeans sbiaditi.
“Un amore che ti consumi. Passione, avventura e anche un po’ di pericolo”.
Amori che consumano, e si consumano in un attimo.
Damon ne sa qualcosa. Lui è un fan degli inizi, delle serate passate a rotolarsi sul pavimento di qualche compagna di corso con i vestiti che volano sopra gli appunti da studiare, a fare l’alba su letti troppo corti e troppo stretti tra sesso, sigarette e discorsi senza senso sul futuro.
È bravo in questo. Quello in cui è un po’ meno ferrato è il dopo.
I messaggi del giorno dopo, ad esempio, lunghi come un papiro e zeppi di discorsi sul futuro, dell’urgenza di definire.
Quelli proprio non fanno per lui.
Lo fanno sentire in trappola e gli rovinano tutto il divertimento.
Damon scruta i due occhi grandi incastonati in quel viso da bambina, per un attimo è geloso del ragazzo che farà l’alba con lei per la prima volta in uno di quei letti troppo stretti del campus universitario.
Elena arriccia le labbra. “Dì un po’ Damon. Si può sapere quanto hai bevuto?”.
Il ragazzo sbatte le ciglia. Non era la risposta che aspettava. È abituato a reazioni di altro tipo alle sue banali battute da rimorchio. Ma decide di abbozzare per non dare soddisfazione a quella ragazzina, che sembra godersi fin troppo quella piccola vittoria su di lui.
Così si mette in piedi, le tende una mano e fa alzare anche lei. Ora che sono lì, uno davanti all’altra, lei sembra ancor più piccola e minuta, specialmente adesso che si stringe i gomiti e si guarda con insistenza le punte delle scarpe.
“Non abbastanza, e nemmeno tu. Ma possiamo rimediare, se vuoi”.
Stavolta è Elena quella che si sente spiazzata.
Da quella frase che suona come un invito, una promessa.
Dal modo in cui Damon la guarda e da come questo la fa sentire.
Il suo corpo reagisce ancor prima della sua mente, facendo affluire il sangue alle guance.
Elena spera che lui non se ne accorga.
Non vuole essere una ragazzina che arrossisce. Vuole essere quella che lui desidera.
Ed è questa sensazione a spiazzarla più di tutto il resto.
È qualcosa di involontario e istintivo e imprevedibile, qualcosa che la fa sentire inaspettatamente viva, nonostante tutto.
Qualcosa che non dimenticherà mai.
 
“Elena, dove diavolo ti eri cacciata?”.
La voce squillante di Caroline è come il tasto play sulla piccola pausa di spensieratezza che Elena aveva inconsapevolmente deciso di concedersi.
La bionda si avvicina ai due ragazzi.
A Elena non sfugge la lunga occhiata che Damon le riserva. Dannazione, è davvero irritante.
 
“Che ci fai qui da sola con Damon?”.
“Ci conosciamo?”.
“Vi conoscete?”.
“Io conosco tutti qui a Mystic Falls. Ciao Damon, fratello di Stefan.”.
“Che cosa? Tu?”.
“Ciao, Barbie” sorride Damon, più divertito che mai da quel siparietto e dalla faccia sbigottita di Elena, che dal canto suo comincia a fare due più due e viene investita dalle reminiscenze del proprio passato, dalle quali fa capolino un bambino dai capelli neri che le tirava le treccine. Sono passati tanti, troppi anni.  
Damon fratello di Stefan, Damon che è andato a studiare a Stanford. Quel Damon.
Lo stesso che adesso sorride ironico a suo fratello, che spunta dall’ombra osservando la scena senza capirne un granché.
“Damon…”.
“Si, sono io” sbuffa, “Ciao anche a te, fratellino. Bene, ora che le presentazioni sono state fatte, direi che è arrivato il momento di uscire di scena. Elena, Barbie…”.
“Mi chiamo Caroline”.
“Come vuoi, biondina. È stato un piacere. Godetevi la festa.”.
 
E così se ne va nella notte, scomparendo così come è arrivato, non prima di aver lanciato uno sguardo ad Elena che la lascia un po’stordita, un po’ confusa e un po’ irritata, e una pacca sulla spalla al fratello che vuole essere un cenno d’intesa e un invito a darsi da fare al più presto con quella Caroline.
 
 
 
Più tardi, Damon parcheggia la sua Camaro nel vialetto di casa. Afferra il giubbotto di pelle dal sedile del passeggero, ma non scende subito dall’auto.
Si concede un attimo per pensare alle sue scelte, un attimo per averne un po’ paura.
Domani dovrà affrontare suo padre, dirgli nientemeno che ha lasciato il college.
Eppure in fondo sa che andrà bene, che la vita vale la pena di essere vissuta, nel senso più pieno del termine.
Per un istante gli ricompaiono davanti due occhi grandi, scuri e un po’ persi. Se non è un buon auspicio questo…
Ha già una mano sulla maniglia quando due fari gialli illuminano lo specchietto retrovisore per spegnersi subito dopo, attirando la sua attenzione.
Un’auto scura parcheggiata poco distante da casa sua.
Dentro, due ombre che si uniscono e poi, Lily che esce e corre sul vialetto, scomparendo un istante dopo dentro casa Salvatore.
 
 
*********
Chi non muore si rivede…
Ciao a chiunque passi di qui! Non so se qualcuno si ricorderà di me… un anno fa scrivevo assiduamente in questo sito, poi per una serie di motivi (anche un po’- un bel po’- di disaffezione alla serie tv) sono sparita… proprio dopo aver iniziato questa storia.
Comunque,  con un po’ di imbarazzo, rieccomi qui con il terzo capitolo. (In fondo non ci vuole molto a recuperare gli altri due, sempre se vi va :-) )
Spero di non essere tanto arrugginita… Nonostante TVD mi abbia delusa, non riesco proprio a smettere di amare i Delena. Per molto tempo ho avuto la voglia di tornare ma non sono mai riuscita a farlo e poi…
Mando un bacio a tutte le ragazze che seguivo, mi scuso davvero tanto per essere scomparsa e spero di riuscire a recuperare al più presto le vostre storie e, soprattutto, i contatti con voi…
Con affetto <3
Chiara
  
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