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Autore: _Tiina    01/04/2016    0 recensioni
20 febbraio 2014
Forse quando non riesci più a mantenere il controllo di te stesso, l'unico modo per risolvere questo problema è affrontarlo con orgoglio. E l'orgoglio ti porta a commettere errori che non si cancelleranno nemmeno col tempo, non si cancelleranno nemmeno usando il correttore. Ti porta alla pazzia, alle azioni più pericolose di quanto tu non immagini. A rischiare la vita. Tutto questo perchè? Forse perchè non hai mai avuto qualcuno che veramente ti sia rimasto accanto, o meglio più per dire..amato davvero. Già, perchè forse è propio per questo motivo che la mente porta a fare cose che nemmeno vorresti fare. E invece di migliorarti,ti peggiora la vita, rendendotela ancora più problematica di quanto già non fosse. Ma all'improvviso arriva la persona che ti rende migliore, che non ti delude, che farebbe di tutto per averti vicino, che ti AMA. Già, propio così..A-M-A. E anche se non è la persona più bella del mondo, sai che per te è il gioiello più prezioso. Poi...
SisterFF ORIGINALE. Unica vera storia con questa trama, questi personaggi e questo stile di scrittura.
NON COPIARE.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Harry Styles
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Link Video- trailer: https://www.youtube.com/watch?v=LSJLjCFWE-8#SisterFF 

#SisterFF Chapter forty- six.

POV. BO

Sono passati due giorni da quel maledetto giorno.

Due giorni da quando ho spento il cellulare per non sentire nessuno, due giorni da quando non metto fuori piede se non per comprare souvenir da portare a New York.
Già.
Avevo deciso di andar via, avevo già parlato con Welly e lei ha accettato volentieri. Ha pur sempre 25 anni ed è sposata da qualche anno con un ragazzo dolcissimo e simpatico.

Ne avevo parlato anche con Jeff e Alicia. 
Alicia mi ha sorriso e mi ha augurato tanta felicità e un amore indimenticabile, ma il mio già lo avevo avuto anche se per poco.
Jeff, invece, non era molto d'accordo.

Beh, insomma, sua sorella minore sarebbe partita per New York e non l'avrebbe rivista mai più se non nei periodi festivi.

Io ero sicura della mia scelta, non avrei sopportato un'altra delusione simile.

Ero ferma sul divano a fissare il vuoto, non riuscivo a pensare a nulla se non alla nostra relazione, ai sorrisi, al primo sguardo, alla prima volta, a ciò che è stato e che avrebbe dovuto essere.
Pensavo a cosa avrei potuto fare per salvare la situazione, non avrei mai dovuto scendere da quella macchina quella maledetta sera dove lui mi lasciò. Avrei dovuto insistere e dimostrargli il mio amore, perché è così che si fa: bisogna dimostrare all'altra persona l'amore che provi standogli sempre accanto anche quando tutto va a puttane. Anche quando sembra che non siate fatti l'uno per l'altro, bisogna combattere e nello stesso tempo essere sicuri di sé stessi.

"Bo." mi richiamò Alicia.
"Hei." esclamai quasi fingendo un sorriso.
"Come stai?" si sedette accanto a me.

Annuii semplicemente e finsi un mezzo sorriso.

"Non mentire, so che ti fa male dentro." appoggiò la sua mano sul mio petto quando pronunciò quelle parole.
"Quant'è vero!" esclamai annunendo ancora mentre ritornai a fissare il vuoto.
"Lui non ti merita, piccola Bo. Perché se ti meritasse non avrebbe mai baciato un'altra, se ti meritava sul serio non avrebbe mai lasciato che tu andassi via." mi spiegò convinta di sé.
"Forse hai ragione, io non ho colpe se non il rimorso di non aver fatto le scelte giuste." iniziai a piangere in preda ad una crisi isterica, ma non urlavo.
"Bo, calmati." mi abbracciò.
"Ma come ho potuto pensare che la nostra relazione era così forte, come ho potuto pensare che la nostra storia avrebbe raggiunto il 'vissero felici e contenti' come nelle favole, come ho potuto credere nel nostro amore? Come ho fatto ad essere così ingenua." continuai battendo le mani sul petto.
"Bo. Bo, basta. Per favore non farti del male, tu non c'entri nulla, per favore." mi implorò di fermarmi mentre con le mani cercava di far smettere alle mie di battere sul petto.
"Ed ora come farò, Alicia. Come faremo ad andare avanti?" gli chiesi smettendo di battere le mani sul petto.

La guardai dritto negli occhi.

"Cosa? Bo riusciremo ad andare avanti, tu andrai a New York da tua cugina Welly e noi verremo a trovarti ogni volta che potremo." constatò sorridendomi per metà.

Scossi il capo.

"Tu non capisci." portai una ciocca di capelli dietro l'orecchio e respirai profondamente.
"Cosa dovrei capire, Bo?" mi chiese preoccupata per il mio curioso comportamento.
"Alicia, è difficile da spiegare, sarebbe impossibile da credere." continuai a parlare a vanvera.
"Bo, parla." esclamò in preda al panico.
"Aspetto un bambino." risposi subito dopo.

Silenzio assoluto.

"Non potevo saperlo, non potevo immaginare che sarebbe accaduto. Per quanto possibile abbiamo cercato di essere attenti ma alla fine non lo siamo stati così tanto, sono incinta da poco più di un mese. Harry non lo sa, non lo sa nessuno in realtà, oltre te." le spiegai abbassando lo sguardo.
"Bo ma perché?" mi abbracciò sconvolta e dispiaciuta allo stesso momento. "Sei ancora piccola, non sai cosa significa fare la mamma. E' complicato." si staccò tirando un sospiro.

Era vero.

Ero ancora piccola per prendere il ruolo da madre, da qui ad altri 8 mesi la mia vita sarebbe cambiata completamente. Avrei avuto il primo impegno della mattina e l'ultimo della sera, e si sarebbe ripetuto per il resto della vita. Sarei stata chiamata diversamente, avrei preso il nome di 'mamma', avrei avuto una creatura da stringere a me la sera, avrei avuto un bambino, un piccolo da allattare e da amare. 

A 18 anni avrei avuto un bambino, o magari una bambina a cui dare un nome.

"Bo, che succede?" la voce di mio fratello interruppe i miei pensieri.
"N-nulla, è che..." ma non continuai la frase che appoggiai una mano sulla fronte e iniziai a piangere in silenzio. Il mio respiro si fece irregolare. "Mi mancherete." conclusi.

Jeff corse ad abbracciarmi; ecco il mio vero fratellino.

"Piccolina, sai che non sei costretta a partire. Posso chiamare Welly e dirle che è saltato tutto, se vuoi tutto è possibile. Ma ti prego, non piangere." mi sussurrò abbracciandomi.

Dalla sua voce optavo che rischiasse seriamente di piangere. Tremava.

"N-No, andrà tutto bene." annuii asciugando le lacrime.
"Ok." sospirò respirando profondamente.

Si allontanò e prese la mano di Alicia, lei intanto mi sorrideva a metà come se fosse dispiaciuta per quanto riguardo all'argomento precedente.

"Fra quanto partirai?" mi chiese Jeff.
"Il più presto possibile, l'unico volo disponibile è fra 3 giorni quindi molto probabilmente alle 10.00 del mattino io sarò su quell'aereo e nel pomeriggio arriverò a New York dove Welly mi aspetterà con suo marito. Ne abbiamo già parlato, non nei minimi particolari ma per quanto possibile abbiamo parlato delle cose fondamentali che mi riguardano." spiegai loro mentre gesticolavo con le mani. "Il biglietto già è stato fatto, Welly ha insistito per pagarmelo nonostante io non volessi farle spendere un solo penny." continuai.

Io non volevo sul serio partire, dentro il mio cuore avevo come una roccia da chissà quante tonnellate che mi impediva di respirare. Avevo il cosiddetto rimorso, il rimorso di non poter avere l'amore della mia vita accanto a me, avevo paura, paura di non rivederlo mai più. Quando partirò, lui vivrà solo nei miei ricordi, come se lo avessi perso non sono sentimentalmente, ma anche fisicamente.

Si, proprio così, avevo perso. Non avevo perso una battaglia, ma una guerra mai iniziata.

Noi eravamo un misto fra una storia mai iniziata e una storia mai finita. 

Perché? Beh, il nostro amore era stato segnato per sempre, avrei ricordato anche da anziana il nostro amore, l'amore perduto, il rancore di aver lasciato che l'amore, il mio amore, andasse fra le braccia di un'altra. Ma nonostante questo, avrei ricordato di averlo amato più della mia stessa vita, di aver dato tutto ciò che potevo dargli, tutto ciò che avevo. Avrei ricordato che Harry era l'unico uomo della mia vita.

Magari, più in là, scoprendo di essere mamma e capendo la gravità della situazione, prometterò a me stessa di non innamorarmi mai più, forse prometterò a me stessa di non raccontare mai la verità al mio bambino, forse prometterò a me stessa di ricominciare a vivere una vita persa in gioventù per aver amato costantemente e indecifrabilmente un uomo che ha mandato tutto a puttane.

Forse avrei ricordato di quando ora sono stupida, io che piango per una cosa senza senso, per una relazione che prima o poi sarebbe andata a puttane. Per una relazione che, pur volendola portare avanti, sapevamo entrambi che sarebbe finita. 

"Le farò riavere i soldi appena possibile, tranquilla. Glie li passerò sul suo conto." disse Jeff.

Annuii semplicemente.

"Se non vi dispiace ora vorrei uscire, vorrei fare una passeggiata per dimenticare un pò di cose, spero non abbiate nulla in contrario." dissi prendendo la giacca e la borsa.
"Vai tranquilla, noi ti aspetteremo qui." mi sorrise Alicia.
"Va bene." annuii fingendo un sorriso.

Aprii la porta e presi le chiavi di casa, mentre stavo per chiuderla alle mie spalle sentii Alicia chiamarmi.

"Bo, aspetta." esclamò correndo verso la porta.
"Dimmi."
"Serve una mano per fare i bagagli? Insomma sono esperta in questo campo grazie a tuo fratello." cercò di farmi ridere, un pò ci riuscì.
"Magari! Potresti tirar fuori tutti i miei vestiti e appoggiarli sul letto, quando tornerò stasera inizierò a preparare le valigie." le chiesi con dolcezza.
"Tranquilla, me ne occuperò io." annuì, mi lasciò un bacio.
"A dopo." conclusi chiudendo la porta alle mie spalle.

Lasciai che il vento facesse volare i miei capelli, lasciai che l'aria fredda di fine inverno invadesse le mie narici, respirai profondamente.

Presi il cellulare, non lo prendevo da un bel pò, avevo perso la cognizione del tempo, decisi di accenderlo.

Improvvisamente iniziò a vibrare costantemente: 5, 6, 7, 10, 12, 17, 20, 26, 36, 41 chiamate perse in due giorni e all'incirca 20 messaggi.

Spalancai gli occhi, erano la maggior parte dei miei amici e compagni di scuola che mi auguravano buon viaggio e buona fortuna.
Fin quando non lessi sulle chiamate perse, ovvero 4, il suo nome. Poi vidi fra i messaggi anche il suo nome, aprii il messaggio e lo lessi:

'Mi dispiace, sul serio, ho saputo che parti. Dove vai? Bo, non andar via. Io ho bisogno di te, ho sbagliato, lo so, mi sono comportato da bambino credendo che fossimo diversi e che la nostra differenza d'età era fin troppo grande, ma poi pensandoci sù, che importa la differenza d'età? Io voglio viverti per quella che sei. Perché non mi rispondi? Perché hai il telefono staccato? Voglio sentire la tua voce, appena leggi questo messaggio chiamami per parlarne per favore.

xx, H.'

Come poteva chiedermi così tanto? Aveva baciato un'altra, mi sentivo presa in giro, non potevo.

Non lo chiamai; non volevo sentirlo, volevo solo stare tranquilla con la mia testa e con le mie decisioni ma soprattutto con il mio cuore e i miei sentimenti.

Passai davanti ad un negozio di tatuaggi e pircing, sobbalzai alla vista di quei disegni fatti a mano stupendi, ma non volevo esagerare. Esitai per qualche secondo, poi entrai.

"Salve." salutò il tatuatore mentre puliva i suoi attrezzi da lavoro.
"S-Salve, vorrei fare un tatuaggio sulla spalla." risposi con gentilezza.
"Certo, si accomodi." mi fece spazio sul lettino.

Seguii ciò che mi aveva detto, mi sedetti sul lettino.

"Allora, hai in mente cosa vorresti fare?" mi chiese mentre preparava il colore.
"Un nome." risposi.
"Ok." annuì avendo tutto pronto. "Nome?" mi guardò.
"Harry." risposi.

Mentre stava per iniziare dopo aver fatto uno schizzo di quello che sarebbe stato, si bloccò.

"Tu sei Bo, vero?" mi chiese.

Sobbalzai.

"Come fai a conoscermi?" lo guardai.

Esitò per un pò.

"M-Mia sorella veniva nella tua stessa scuola, mi parlava spesso di te." quasi balbettava.
"Tu menti." socchiusi quasi gli occhi.
"Scusami un secondo." si alzò prendendo il suo cellulare fra le mani.

Rimasi lì a pensare, come faceva a conoscermi sul serio? 

"Eccomi." ritornò dopo pochi minuti. "Iniziamo?" mi chiese.

Annuii respirando profondamente.

Iniziò.

* DOPO 20 MINUTI *

"Abbiamo finito, signorina." concluse tirando via l'ago dalla mia pelle.
"Oh, finalmente." quasi mi scappò un sospiro di sollievo.
"Metta questa crema per 3 giorni dopodiché si goda il suo nuovo tatuaggio." sorrise.
"Grazie." annuì prendendola. "Quanto le dev..." ma non finii la frase che qualcuno che urlava dall'ingresso mi interruppe.

"Dov'è?" urlò un uomo.

Quella voce era così familiare, mi affacciai e lo vidi.

"Dio no." imprecai.
"Harry, fratello." camminò il tatuatore verso di lui.

Cosa? Ma...

Mio Dio, ecco come faceva a conoscermi, lui è l'amico tatuatore di Harry, Dio come ho fatto a non pensarci: la chiamata, il nome.

"Dov'è?" gli chiese di nuovo.
"E' di la, si sta rivestendo." gli disse togliendo i guanti.

Rimisi subito la mia maglietta e misi la giacca, in quell'istante entrò lui.

I suoi occhi erano imprigionati nei miei, avevo il respiro pesante, le farfalle nello stomaco. Come la prima volta, forse anche qualcosa in più.

"Eccoti finalmente, piccola mia." con un movimento mi abbracciò forte, mi strinse a lui.

Mi sentivo bene, mi sentivo protetta, il mio cuore riprese il respiro regolare, mi mancava. E averlo fra le mie braccia non significava altro che questo, il suo abbraccio ci rendeva più forti, più uniti.

Quale coraggio avrei avuto a dirgli che aspettavo un figlio suo? Con quale coraggio avrei affrontato la situazione? Non ce l'avrei mai fatta.

"Cos'hai fatto? Che ci fai qui?" mi chiese guardandomi da capo a piedi.
"I-Io..." ma non continuai che mi grattai sul tatuaggio poiché pizzicava.

Lui se ne accorse e mi fece girare spostando i capelli di lato.

All'improvviso con un gesto alquanto brusco mi fece girare verso di lui, le nostre labbra erano a pochi centimetri di distanza.

"Tu sei pazza." affermò.
"Tu non sei da meno." lo guardai negli occhi.

Si avvicinò ma io scansai a malincuore le sue labbra.

"No, Harry." scossi il capo e abbassai lo sguardo. "Non posso." continuai.
"Bo mi dispiace, sono stato un coglione. Ok? Lo ammetto!" esclamò dispiaciuto.

Scossi ancora la testa, non sapevo se dar ascolto ancora al mio cuore e riprovare, anche per far sì che questo bambino avrebbe avuto una famiglia riunita, oppure dar ascolto alla testa e andare via per ricominciare.

"Harry io devo dirti una cosa molto importante." trovai il coraggio.
"Dimmi." sorrise per metà.
"Harry ultimamente sono successe cose troppo strane, parlo di me, fisicamente. Non so se capisci, ma io fra 3 giorni partirò per New York." gli ricordai.
"Lo so, quando tornerai?" mi chiese.
"Tornare? Io non tornerò, andrò via per sempre. Prenderò casa e lavoro a New York, non l'avevi capito?" bofonchiai.
"Non te lo permetterò, Bo. Tu non puoi lasciarmi qui da solo, senza di te." sospirò.
"Ah ecco, ma tu ci hai potuti lasciare da soli vero?" esclamai guardandolo negli occhi.
"Da soli? Ma che stai dicendo?" inarcò un sopracciglio.
"Nulla, come sempre prima ci divertiamo ad unirci e poi non ci prendiamo le nostre responsabilità, vero Harry?" constatai.

Ci furono un paio di secondi dove il silenzio regnò.

"Non dirmi che... O mio Dio Bo!" esclamò nascondendo la testa fra le mani.
"Grazie di tutto Harry." sospirsai prendendo la borsa e lasciandolo seduto sul letto.

Stavo per andare via quando mi fermai.

"Un'ultima cosa: auguri futuro papà, tra poco più di 8 mesi diventerai padre." conclusi scappando via.

CONTINUA...

Spazio Scrittrice: Stiamo per giungere al termine della storia, mancano poco più di 10/5 capitoli quindi attenzione. 
N/A: Molte di voi mi hanno scritto su vari social dove ho pubblicato la storia di scrivere un sequel, ci sto pensando su.

Baci baci,

-Bo.
  
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