Tainted Love
Capitolo sesto - Sentimenti
- Ma insomma! Ron!- sbottò per l’ennesima volta
Hermione.
Non ce la faceva più. Quel ragazzo era
irrecuperabile.
- Siamo prefetti! Dobbiamo evitare le baruffe, non
farle!-
Sbatté i libri sul tavolino e con un incantesimo divise Ron e
Harry, che si stavano azzuffando come dei bambini.
- Harry! Se ti ci metti pure tu, come faccio a farlo
crescere?-
Il bruno si aggiustò gli occhiali, che erano caduti e si erano
rotti, mentre il rosso si massaggiava il braccio, dove aveva la camicia
strappata.
- Guardateli!- quasi urlò arrabbiata, mentre portava i pugni sui
fianchi – Non ci bastano i Serpeverde che vi stuzzicano, dovete per forza
stuzzicarvi tra di voi?-
- Hermione, però…- iniziò Ron.
- No!- gridò lei, allungandosi in
avanti.
I due ragazzi tremarono e non
replicarono.
- Non mi interessano i vostri motivi! Io devo studiare. Se voi
dovete picchiarvi, fatelo o in silenzio, in modo che non vi sento, oppure uscite
fuori! Non voglio rumore alcuno in questa sala comune. Mi sono spiegata bene?-
Si voltò verso gli altri Grifondoro che li guardavano stupiti e intimoriti. –
Sono stata chiara? Avete capito?- urlò anche contro di
loro.
Tutti, in silenzio, annuirono, per poi chinarsi sui libri, oppure
uscire in modo rapido.
I due Grifondoro si scambiarono un’occhiata fugace, mentre la bruna
si portava con passi pesanti e lunghi al suo piccolo tavolo da studio, colmo di
libri e pergamene.
Hermione aveva i nervi a fior di pelle. Non riusciva a non pensare
alla figura che aveva fatto davanti a tutta la scuola. Loro che avevano visto?
Il suo cavaliere che, con un sorriso compiaciuto, aveva girato i tacchi ed era
quasi scappato via, mentre la lasciava sola, con la bocca semiaperta, con la
possibilità che qualche mosca ci entrasse dentro, in mezzo alla pista da ballo.
Neanche nei suoi pensieri aveva pensato potesse succedere una cosa
del genere. Non l’aveva preso neanche in considerazione come possibilità. No,
lei non avrebbe aspettato che potesse udire tutta la scuola per dire a una
persona “non mi interessi”.
Maledisse coloritamente Piton e i suoi stupidi super compiti solo
perché era del Grifondoro, chiudendo tutto e strappando l’ennesima pergamena,
che buttò con tutto lo sdegno del camino.
Avrebbe potuto sopportare tutto, ma non un’umiliazione pubblica.
Cosa pensano ora tutti di lei? Che non è capace neanche a tenersi il
ragazzo?
Bella prova. Sarebbe dovuta restare in camera a studiare, di certo
avrebbe imparato davvero qualcosa, e non avrebbe permesso alla scuola di poter
cogliere un qualche minimo smarrimento nella sua
persona.
Vincendo la voglia di far esplodere la sala comune di Grifondoro
solo per il semplice motivo che era grande, spaziosa e soleggiata, uscì e si
diresse da qualche parte.
Non
importava davvero dove andasse, tanto un luogo valeva l’altro, tanto comunque
tutti l’avrebbero additata come quella povera stupida che è stata presa in giro
senza che se ne accorgesse. E
poi che mai voleva quel ragazzo da lei, se prima faceva tanto quello che le
voleva bene, che la voleva veder sorridere, e poi le lanciava una bomba di
quelle dimensioni. E
che aveva voluto dire? Come aveva detto? Qualcosa tipo “non ci possiamo più
vedere”. Ma perché non si uccide? Lui e quel fottuto Serpeverde che le ha
permesso di incontrarlo per la prima volta.
Era
completamente racchiusa nei suoi pensieri quando, distrattamente, si rese conto
di essersi persa. Quel
corridoio non era esattamente molto illuminato, e non era esattamente uno che
percorreva tutti i giorni. Prese un respiro e si guardò attentamente attorno.
Non sembrava ci fosse nessuno, a parte un’ombra che pareva venire verso di lei.
Trattenne il respiro e la fissò, sperando di metterla in soggezione e che
andasse via. A volte funzionava quando non era nei suoi migliori stati d’animo.
Eppure quell’ombra non accennava a tornare indietro, anzi, pareva più che
intenzionata a proseguire. Quando fu entrata nel cono di luce, Hermione arrossì
e distolse lo sguardo.
L’avrebbe riconosciuto in mezzo anche a tanta gente. Capelli
biondi, atteggiamento sicuro di sé, ghigno stampato sul viso. Era lui, senza
dubbio: un ragazzo stampato Malfoy.
La ragazza tornò sui suoi passi, sperando che lui non avesse notato
che l’aveva fissato fino a quel momento. C’era stato, di certo, l’equivoco dal
momento che Hermione non sapesse che fosse proprio lui, proprio Draco, ma con
l’ego che si ritrovava quel ragazzo, avrebbe fatto di tutto per avere
ragione.
-
Piccola e dolce Granger. Buon pomeriggio- la salutò, avvicinandosi
a lei.
Hermione si voltò e gli sorrise
imbarazzata.
-
Salve, Malfoy- rispose gelida, e guardando
altrove.
-
Che c’è?- chiese il biondino, cercando di guardarla in viso – oggi
sono così bello che ti abbaglio?-
-
Smettila, Malfoy. Non sono in vena- bruscamente, si voltò ancor di
più, sentendo una fitta nel collo. Era mai possibile che s’era fatta male pur di
non guardare quel ragazzo? Oh, ma dove stava arrivando? Cosa avrebbe potuto fare
con quel suo atteggiamento? In barba a quello che avrebbe pensato lui, lo guardò
dritto negli occhi azzurro ghiaccio e sorrise. – Anzi- disse ancora, - quando ti
va di portarmi a letto, dopo quello che hai sicuramente saputo, dimmelo, che
così vediamo di apparare-.
Draco la guardò perplesso e le mise una mano sulla fronte, che
Hermione tolse bruscamente.
-
Che credi di fare?- chiese, irritata.
Il ragazzo rise, e le cinse il fianco con un
braccio.
-
Mia cara, dopo questa provocazione, ti tiri indietro?- sussurrò,
avvicinando arditamente, di nuovo, i loro volti.
Perché, si chiese Hermione, doveva sempre sparare cavolate quando
c’era lui? Deglutì e tentò di allontanarlo.
-
Ma smettila!- sbottò, voltando il viso, completamente arrossito. Lo
sentì ridere e la sua stretta sul suo fianco si
allentò.
-
Nonostante tutto-, disse lui, - non hai il coraggio di mantenere la
tua parola.-
Detto ciò, il ragazzo si voltò per andarsene, ma poi ci ripensò e
tornò a guardarla. Ghignò.
-
Se non posso portarti a letto, almeno questo me lo devi- disse, per
poi avvicinare i loro volti.
Con un’arditezza di cui neanche lei pareva essere consapevole di
avere, sorrise beffardamente. Alzò le sopracciglia, e sfidò col solo sguardo il
ragazzo. Ma, si poteva fare? E che credeva di fare con ciò? Non voleva essere
come tutte le altre, non voleva cedere al fascino ostentato dal ragazzo. Eppure
eccola lì, che si offriva chiaramente a quel ragazzo. In un attimo, il suo
cervello aveva elaborato una sfida, che potesse nascondere il veloce ritmo del
battito del suo cuore, e il freddo che sentiva in una parte imprecisata della
sua schiena, mentre sentiva i peli dietro la nuca
drizzarsi.
In un attimo, in ragazzo fu sulle sue labbra dolce come il mare
che, calmo, si sdraia sulla sabbia, per poi ritirarsi troppo in fretta, così in
fretta che Hermione avrebbe voluto che il mare tornasse sulla spiaggia. Sorrise,
chiudendo gli occhi, e fu lei ad avvicinarsi al mare. Sentì le braccia di lui
stringersi intorno al suo corpo dalle forme minute, e abbattersi su di lei con
la forza di un maremoto. In un attimo le loro lingue si cercavano, si volevano,
e si rincorrevano. Spostò la testa di lato, portando le mani sulla pelle liscia
del ragazzo, e gli morse dolcemente il labbro inferiore. Aveva sempre creduto
che Malfoy avesse delle labbra troppo sottili, e invece erano perfette. Certo,
non come le sue, che stavano subendo dal ragazzo ogni tipo di massaggio o dolce
tortura. Arrossì, mentre sentì il calore aumentare per la vicinanza dei loro
corpi.
D’un tratto, tutto finì.
Lui era di fronte a lei, con gli occhi sbarrati e il suo solito
ghigno scomparso. E lei era lì, con i capelli ricci ancora più sconvolti, e il
fiato corto.
-
Non pensavo che fossi così- esordì il ragazzo, chiudendo gli occhi
e aggiustandosi i capelli.
Hermione si abbassò la camicia, che era uscita dalla gonna. Lo
ignorò completamente, cercando di trattenere la dolce voglia che aveva di
leccarsi le labbra. Ricordò che quando lui l’aveva sfiorata, aveva sentito il
calore delle sue labbra, e la dolcezza di qualcosa che non pensava che il
ragazzo fosse capace di avere. Aveva sbagliato, allora, a pensare che tutte
quante avevano voglia di darla al primo che incontravano. Oh, no. Draco Malfoy
se l’era guadagnate tutte con gran classe. Arrossì per quei pensieri e si morse
il labbro inferiore.
-
Anche se non sembra, sono una ragazza anche io- ribatté,
guardandolo negli occhi, – e appunto per questo ti dico che tra noi questo bacio
non significa niente per me. Niente-
Lui rise di gusto, guardandola come se avesse detto la più grande
idiozia di questo mondo… non a torto!
-
D’accordo, Granger. Raccontati anche quello che vuoi, ma quello che
racconterò agli altri sarà la verità. E saranno loro a dedurne che la gelida
Granger non vede l’ora d’essere sciolta dalle magiche mani dorate
dell’affascinante Draco-
Hermione lo schernì ridendo.
-
Per carità! Allora se pensano così, sono davvero senza cervello!-
rispose.
In realtà, non sapeva che pensare. E non ci voleva pensare. Lui
rise a sua volta e se ne andò, oltrepassandola. Hermione sospirò e si toccò le
labbra. Ne avrebbe voluto ancora, ma non le avrebbe fatto bene al cervello.
Quello che di sicuro l’avrebbe fatta tornare in sé sarebbero stati i libri e lo
studio. Così tornò sui suoi passi e si rinchiuse nella sala comune, trovandola
improvvisamente troppo stretta e calda per i suoi
gusti.