XXV Capitolo
Amore
e morte … Eros e
Tanatos
Due cuori ed una
capanna …
Si
può nascere in un castello, in una reggia meravigliosa e
vivere in una fortezza, ma ci si può accorgere che anche una
capanna, se dentro
ci sono due cuori che si amano, si può trasformare in un
magnifico palazzo.
Emma Swan
Charming era una principessa, nata e cresciuta in
palazzi nobiliari, servita e riverita da cameriere, dame di compagnia,
inservienti, un vero e proprio stuolo di persone al suo servizio.
Eppure era
stata una principessa fuori dai canoni: un maschiaccio ribelle, pronta
alla
lotta. Viziata? Forse si, dall’affetto dei genitori e di sua
nonna Regina, ma
non nel senso che le veniva data ogni cosa che chiedeva. Era sempre
stata una
ragazza tendenzialmente autonoma, si mescolava tra la
servitù del castello,
osservava ed imparava. Aveva uno spirito democratico che nulla aveva a
che fare
con l’essenza del monarca. Principessa per blasone ma, umana
e interessata agli
altri, come ben pochi.
Vedere la casa
di Killian ed essere lì con lui,
tra la vegetazione lussureggiante di un’isola
misteriosa e sconosciuta, sentirsi la regina di quella pur piccola
dimora,
miniatura di un castello delle favole, tra le braccia di un
“principe” pirata
che l’amava e che lei amava, era tutto ciò che
aveva scoperto di desiderare.
Il luogo era
incantevole e l’uomo che aveva accanto le aveva
detto che voleva venerarla come una dea. Quel primo pomeriggio,
l’aveva amata
intensamente e lei aveva ricambiato con ardore. Anche se fossero stati
in una
grotta, la luce che il loro amore emanava, l’ avrebbe
trasformata in una
reggia.
Non era un
problema per la “Principessa” Emma, prendere una
ramazza e spazzare la cucina, la sala da pranzo e le stanze tutte che
componevano la grande e bella casa in legno che Killian aveva
progettato e
fatto costruire a Neverland.
Dopo essersi
amati ed essere rimasti a coccolarsi per
un’altra oretta, Emma si era alzata di scatto dal letto,
annunciando a Killian
che avevano le pulizie da fare, specialmente in cucina o altrimenti non
avrebbero potuto cucinare! Emma non era una schizzinosa, semplicemente
amava
l’ordine e la pulizia e l’ambiente in cui
pretendeva la massima igiene, era proprio
la cucina.
Sapeva cucinare
e spesso, nel suo palazzo, lo faceva per suo
figlio. Anche sulla Jolly Roger aveva cucinato, per Killian, anche se
si era
trattato solo di una torta al cioccolato.
Killian,
innamorato ogni momento di più, l’aveva
assecondata
e mentre la sua donna spazzava i pavimenti, lui, con uno straccio umido
in
mano, igienizzava le superfici. In fin dei conti lo stavano facendo per
garantire ad ambedue il miglior confort possibile! Emma lo osservava
con la
coda dell’occhio e vedeva la sua euforia in quello che stava
facendo. Killian
era veramente felice di averla lì, tutta per lui,
fischiettava allegro mentre
puliva e lustrava i fornelli e il mobilio. Emma era felice quanto lui,
aveva
realizzato che, in fin dei conti, per essere felici bastava poco,
già essere
insieme era una grande ricchezza, avere l’indispensabile era
abbastanza. Se
fosse stato con loro anche il piccolo Henry sarebbero stati completi e
veramente avrebbero avuto tutto ciò di cui avevano bisogno.
Stanchi, qualche
ora dopo che avevano pulito tutta la casa,
cenarono con le pietanze portate da Jambon, usando i piatti in stile
inglese
che facevano bella mostra di sé nella vetrina della
credenza. Ad Emma
piacevano molto quelle ceramiche che
riproducevano paesaggi e scene di caccia, in colore prevalentemente
blu.
Killian le spiegò che ciò che vedeva
dell’arredamento del suo rifugio, veniva
in buona parte dalla sua casa paterna di Drogheda. Era stato un modo
per
portare un pezzo della sua Irlanda con sé e ricordi dei suoi
genitori. Anche
sua madre Helen amava quelle stoviglie inglesi e le piaceva utilizzarle
come
ornamento della vetrina della credenza.
Come una normale
coppia di sposi, dopo cena, si sedettero
sulla veranda. Era caldo, il cielo terso e le stelle brillavano
silenziose,
mentre la luna di luglio, quasi piena, si rifletteva nelle limpide
acque del
laghetto sottostante. Killian amava guardare il cielo stellato e
descrivere le
costellazioni ad Emma, le conosceva molto bene, era una conoscenza
fondamentale
per un Capitano di marina.
– Swan
se sei stanca ti porto subito a letto! L’ultima volta
che ti ho parlato di stelle, mi hai mostrato il tuo “grande
romanticismo”
addormentandoti sul ponte della Jolly Roger!
–
Esagerato! Quello
che dicevi era interessante, ma la tua voce così suadente mi
ha talmente
tranquillizzata e rilassata che mi sono addormentata!
– Dici
che la mia voce ha questo effetto?
– Hai
una bella voce Killian, se avessimo un bambino lo rassereneresti
leggendogli favole la sera e lui si addormenterebbe!
– Un
bambino … Emma … ti piacerebbe …
- Cosa Killian?
– Be
… ecco … tu … ti piacerebbe se
avessimo dei bambini …
nostri?
–
A te Killian
piacerebbe?
– Non
mi rispondere con una domanda … l’ho chiesto prima
io …
- Si Killian
… sarei felice di avere un figlio tuo! Tu lo
vorresti?
– Ho
sempre sognato di avere una mia famiglia, il modello dei
miei genitori mi è rimasto dentro. Sarei felice di avere
figli e la felicità
più grande sarebbe che tu … ne fossi la madre
Emma. Riesci a darmi il senso
della famiglia, nonostante a volte ti comporti come un maschio, ma sei
contemporaneamente così femminile, sensuale e materna che
… mi sconvolgi
completamente …
- Sai Killian,
quando ti ho visto con il piccolo Jim Sidney,
come lo hai difeso, coccolato, tenuto in braccio … ho
pensato che saresti stato
un ottimo padre …
-
Emma … questa cosa
del matrimonio decretato da Aquila Bianca …
-
Si?
– Ho
pensato che anche se non è un matrimonio cattolico
è
sempre una cerimonia davanti a Dio, che si chiami “Dio
Padre” o Manitù, si
riferisce sempre ad un unico Dio!
– Si,
quindi che vuoi dire Killian?
–
Tu ti sei sposata
solo legalmente e ora hai un annullamento da ratificare, se
… ci sposassimo
veramente in questo modo … su quest’isola che
sembra il Paradiso Terrestre … ti
dispiacerebbe proprio?
–
Ho sempre immaginato
una chiesa piccolina ed un altare, ma … qui … se
mi guardo intorno, mi sembra
tutto così mistico e intimo … no … non
credo che mi dispiacerebbe! In fine ciò
che conta siamo noi due e i nostri sentimenti. Io in realtà
mi sento come se
fossi già la tua sposa … ci comportiamo
già da un po’ come una coppia sposata e
anche se non lo siamo io … so che dovrei vergognarmi a dirlo
ma … non mi sento
in colpa per il fatto che siamo … amanti …
-
Già, questa è la
definizione per chi si ama come noi e non ha un vincolo riconosciuto!
Emma io
vorrei gridare a tutto il mondo che tu sei mia e io sono tuo, quindi
... ora ti
rivolgo un’ultima domanda …
Si
alzò per mettersi in ginocchio davanti a lei, le prese la
mano sinistra, dove brillò alla luna l’anello
nuziale con diamante, appartenuto
a sua madre, le depose un bacio sulle nocche bianche.
– Emma
Swan Charming Pendràgon, hai già il mio anello al
dito
e non ne ho altri da presentarti, ma ti chiedo, con il mio cuore in
mano da
offrirti … mi faresti l’onore di diventare la mia
sposa davanti a Dio, tra tre
giorni, come ci ha detto Aquila Bianca?
Emma non
immaginava che quel discorso, iniziato quasi
casualmente, quella sera, sarebbe finito in quel modo. Sapeva che
Killian
desiderava molto sposarla, lo aveva già detto in diverse
occasioni, ma quella
proposta, fatta in quella cornice esotica, sotto una luna luminosa,
sulle acque
del lago che, poco prima, li aveva visti bagnarsi come Adamo ed Eva nel
Paradiso Terrestre, la commosse profondamente e con gli occhi che
brillavano di
lacrime di felicità, gli rispose in un sospiro
ciò che lui bramava di sentire.
–
Si!
Scese in
ginocchio davanti a lui, gli sussurrò un altro
“si”
sulle labbra, guardandolo negli occhi. Non sapeva Emma se in quel
momento
fossero più luminose le stelle o i meravigliosi occhi di
Killian, ma la
felicità, che si rifletteva in loro, si rifletteva anche sul
suo sorriso e i
suoi denti regolari le sembrarono perle preziose. Gli
accarezzò la guancia, la
sua barba le
solleticò il palmo della
mano, era soffice, gli portò anche l’altra al viso
e lo guardò intensamente.
Ringraziò mentalmente il Signore per il dono che per lei
rappresentava
quell’uomo straordinario, di una bellezza rara e per bellezza
non intendeva
quella esteriore, per quanto si potesse definire veramente un
bell’uomo. Sentì
il cuore nel petto come se fosse pronto a scoppiare, quanto lo amava!
Non
avrebbe mai saputo quantificare il sentimento che provava per lui!
Voleva
continuare a vederlo così: felice, spensierato …
lui e lei … loro due e la
natura che qualcuno, più in alto di loro, aveva posto a
cornice di tanto
splendore!
Non aveva altro
da aggiungere, tutti i suoi pensieri, che
probabilmente a Killian avrebbe fatto piacere ascoltare, non riuscivano
facilmente a diventare parole e dopo quel “Si”,
inclinò la testa offrendogli le
labbra. Killian abbassò le palpebre sugli occhi luminosi,
per ricevere quel
dolce regalo e assaporare al meglio il contatto delle loro labbra.
Un bacio
potrebbe sembrare qualcosa di semplice e sbrigativo,
ma un bacio dato in quel modo, offerto con il cuore e vissuto con il
pensiero,
profondo, lungo e appassionato, è un bacio d’amore
puro e vero, di un’intimità
struggente, non dissimile da un amplesso. Il bacio d’amore
unisce, da
consapevolezza, da calore, da felicità e benessere. Ogni
reazione psicofisica
che un bacio passionale scatena, crea una chimica che si riflette su
tutto il
corpo, può non aver necessità di andare infondo
con un completo atto sessuale
perché lo comprende, ne è pregno.
Risollevarono
ambedue le palpebre, verde e
azzurro si mescolarono nella bramosia della
passione, si sorrisero e carezzarono reciprocamente il viso, sembravano
non
credere a sé stessi e ai loro occhi, per quanto si erano
detto a parole e per
quanto si erano detti in più con quell’umido,
sensualissimo bacio. Non bastava
ancora, la notte era lunga, la stanchezza era scomparsa, amore e
desiderio
diventarono la stessa cosa.
Killian si
rimise in piedi tirando su Emma. Altri piccoli
baci si depositarono sulla loro pelle. La tenne avvinta a
sé, mentre lei con le
braccia intorno al suo collo non smetteva di posare le sue labbra sul
suo viso.
La prese in braccio e mentre la mano di Emma, posata sul suo torace,
poteva
sentire quanto velocemente il cuore del suo amore corresse, velocemente
allo
stesso modo, si diresse in casa, raggiungendo quella che era diventata
la loro
stanza. Nessun’altra donna aveva mai varcato quella soglia.
Killian voleva che
lei fosse l’unica. La pose sul letto e lentamente, per godere
di quel momento,
attimo per attimo, si tolsero reciprocamente gli indumenti che
vestivano. Il
contatto dei loro corpi era così piacevole, ogni senso
all’erta, dal tatto,
alla vista, all’udito come all’olfatto e infine al
gusto. Si assaporarono
ancora con i loro baci profondi, le lingue che danzavano e le labbra
che si
succhiavano a vicenda, mentre le mani scorrevano, esplorandosi su tutto
il
corpo. Emma amava seguire la forma dei muscoli potenti di Killian, lo
paragonava al Davide di Michelangelo, con la sua pelle giovane, liscia,
perfetta e maschia. Non di meno Killian vedeva in Emma la perfezione di
una
Venere di Botticelli.
In
quell’isola lo
scenario sarebbe stato perfetto per il grande pittore, ma Killian era
sicuro
che mai la sua opera sarebbe stata migliore dell’originale.
L’originale era lì
al suo fianco, così candida, calda, morbida e ospitale,
profumava di fiori di
campo, Zefiro le soffiava quel profumo tra i capelli, Aurora ne
illuminava il
viso e Primavera la venerava gettando fiori ai suoi piedi nudi.
Continuava a
baciarla, nutrendosi del calore delle sue labbra, mentre desiderava
farle
sentire ancora più piacere di quello che i loro baci
potevano regalare.
Percorse la linea dei suoi seni, scese lento verso il triangolo dorato
tra le
sue gambe, cercandola, chiamandola con i movimenti dolci e suadenti
delle sue
dita, schiudendo il suo prezioso scrigno, che si apri, desideroso, a
lui, per
mostrargli quell’unica perla, rara, in esso racchiusa. Quelle
dita,
delicatamente carezzevoli, si soffermarono per avvertire il calore di
quel
gioiello naturale, lo stimolarono e vi provocarono un turgore che,
unito
all’aumento del flusso di umori dell’eccitazione,
permise lentamene alle dita
di scivolare in quel mare tumultuoso. Il piacere che Emma provava,
aumentava
ogni volta in modo proporzionale all’aumento della loro
intimità e alla fiducia
che si creava ogni giorno di più tra lei e Killian. Lui
aveva imparato cosa lei
preferisse, conosceva quali movimenti la facevano gemere e sciogliere
al suo
contatto. Continuò, seguendo il ritmo che lei stessa stava
stabilendo
muovendosi contro la sua mano, soffocò i suoi gemiti
continuando a baciarla,
mente lei gli circondava il torace con le braccia e risaliva poi per
accarezzargli i capelli scompigliati e la soffice barba delle guance.
Ad un
tratto Emma lo fermò, stupendolo, le chiese un muto
“perché?” con il movimento
del sopracciglio.
–
Mi dai sempre così
tanto di te Killian! Voglio farti sentire anche io quanto ti amo,
desidero
farti sentire la stessa gioia che tu mi sai regalare, anche se non
sarò brava
abbastanza come vorrei.
Era sempre una
sorpresa per lui, imprevedibile donna! Non attese
molto poiché Emma scivolò via dal suo fianco e lo
buttò giù sul letto. Killian
rise, immaginando cosa aspettarsi dalla sua irruenta Emma.
– Vuoi
la guerra Swan?!
Per
tutta risposta lei
si chinò su di lui, lo carezzo sul torace, si
avvicinò con le labbra ai
capezzoli del suo uomo e li mordicchiò provocandogli un
gemito di intenso
piacere, li lenì avvolgendoli con la lingua e gli
scatenò un ennesimo sussulto.
Anche lei aveva imparato cosa piacesse al suo amore.
Continuò così e come aveva
fatto lui con lei, cercò la sua intimità,
navigando sul suo addome con la mano
aperta, chiudendola infine sul suo caldo turgore. Emma amava il tessuto
di
quella pelle sottile ed estremamente delicata, così tenero e
potente
contemporaneamente, simbolo della sua mascolinità e fonte di
piacere per
entrambe. Desiderò tanto baciare anche quella parte di lui e
lo fece,
provocando nel suo uomo un gemito profondo. Piccoli baci lungo la sua
estensione, poi schiuse le labbra su di lui e seppe come muoversi,
seppe quale
ritmo usare e come carezzarlo nella parte più sensibile,
usando la morbidezza
della sua lingua.
–
Amore mio se eri
preoccupata per la tua capacità, ti assicuro che hai un
talento naturale, se
continui così mi abbatterai in un momento, ti avverto che
voglio averti tutta
la notte …
- Non voglio che
sia breve, dimmi quando vuoi che io smetta …
- Non vorrei che
tu smettessi mai Emma … ma non voglio essere
egoista …
Lei sorrise con
sguardo furbo e lo atterrò nuovamente,
ricominciando da dove aveva interrotto. Non ebbe bisogno che lui
parlasse, si
accorse dei suoi palpiti e del suo sforzo di trattenersi per lei.
Interruppe
quel gioco d’amore e Killian veloce, veramente come un
lottatore, in un attimo
la ruotò sulla schiena invertendo le loro posizioni e
trovandosi su di lei.
–
Swan! Non pensare di
sfuggire ai miei baci, amo il tuo sapore, non ne posso fare
più a meno, ora
stai ferma e lasciati andare …
Questa volta la
preziosa perla, custodita nello scrigno
dischiuso, fu catturata dalle labbra di un avido pescatore che
giocherellò con
essa, succhiandola e solleticandola con la punta della lingua,
regalandole un
piacere più intenso di prima, mentre dita avide di tesori
nascosti si
insinuavano scivolando profondamente, per regalarle sensazioni
più forti. Fu un
crescendo di onde che si susseguivano, piccole contrazioni percorsero i
visceri
di Emma e finalmente lui fu dentro di lei. Le catturò di
nuovo le labbra,
restando immobile dentro
di lei, godendo
delle sue contrazioni intorno alla sua virilità e
ricambiandola, dandole
quel senso di pienezza che lei amava,
poi, reciprocamente, iniziarono a darsi l’un
l’altro, muovendosi come il loro
corpo desiderava, in una sincronia perfetta, sempre più
veloce, mentre la
ragione veniva prevaricata dall’istinto e dal desiderio
reciproco. Due cuori e
una capanna…
Il sole entrava
dalla finestra e colpiva il viso di Emma. Si
svegliò allungando il braccio verso Killian.
–
Killian?!
Non era al suo
fianco, si era alzato presto e un profumo
aleggiava nell’aria. Emma si rese conto in quel preciso
momento, in cui le sue
papille olfattive sentirono l’odore di cibo, che era
affamata. Si alzò, vide la
camicia nera di Killian sulla sedia. Prese l’indumento e lo
strinse al petto,
sapeva di lui …
Scese scalza le
scali, senza far rumore. Killian fischiettava
la ballata della principessa addormentata, lo sentiva dalla cucina.
Aveva
acceso il fuoco nelle fornaci sotto i fornelli e, in una delle padelle
di rame,
appese sulla parete, aveva cucinato uova e pancetta. Emma lo vide a
dorso nudo,
con i pantaloni di pelle e i piedi nudi, che mescolava il contenuto
della
padella, si appoggiò allo stipite della porta e
continuò a guardarlo in
silenzio, ammirando la sua schiena atletica. Fischiettando lui si
voltò ed
incontrò il suo sguardo. Il fischio diventò di
apprezzamento, restando momentaneamente
senza parole e senza fiato. Lei indossava la sua camicia nera. Lo
scollo
lasciava intravedere l’incavo dei seni e la lunghezza appena
le copriva la
sommità delle gambe, snelle e tornite. L’aveva
vista nuda diverse volte e
stranamente, semivestita la trovava ancora più sensuale.
Lasciò stare le uova, spostandole
dal fornello per non bruciarle e le si avvicinò con un
sorriso ammaliante.
-
Buon giorno mio
raggio di sole!
Emma
pensò che il vero raggio di sole fosse il sorriso di
Killian.
–
Non immaginavo che
la mia camicia ti donasse così tanto tesoro, ma temo che
dovrai restituirmela,
la tua credo che mi andrebbe stretta.
Continuò
ad avvicinarsi a lei con sguardo ammiccante, la
prese per i fianchi, strinse i suoi glutei nudi, avvicinandola al
proprio
inguine reattivo, poi la scorse con le mani su verso la vita,
sollevandole la
camicia fino sopra al seno. Appoggiata alla parete, lei lo
lasciò fare. Chiuse
gli occhi e inarcò la schiena, protendendosi verso di lui,
che baciava il suo
seno appassionatamente. Brividi intensi le corsero per la schiena e
tornò a
desiderarlo ancora.
– Emma
… Emma … sei bellissima … e io non
riesco a starti
lontano un minuto …
Dovette fare
forza su sé stesso per smettere di baciarla, si
guardarono ancora negli occhi, avrebbero continuato e ricominciato, ma
non si
potevano nutrire di solo amore. Erano affamati anche di cibo e la
colazione
preparata da Killian fu deliziosa.
Quella mattina
dovevano iniziare le ricerche del Rubeus
Noctis, sarebbero andati al villaggio, Emma doveva visitare Bardo e
dargli i
medicinali necessari,
poi si sarebbero
incontrati con Giglio Tigrato e Jefferson e avrebbero iniziato
l’escursione
verso la fonte del fiume.
Bardo era
sveglio, bloccato sul suo giaciglio, il dolore era
ancora piuttosto forte ed Emma diete indicazioni, alla paffuta moglie
dell’uomo,
su come fargli prendere l’antidolorifico durante la giornata.
Killian intanto
era uscito per andare a cercare Jefferson. Lo trovò che
cullava tra le braccia
sua figlia, anche quel giorno sarebbe stata accudita da Luna Calante,
non
potevano portarla con loro, era tropo pericoloso. Giglio Tigrato aveva
preparato una gerla, con provviste ed acqua, da portare ed era pronta
per
partire. Erano quasi le otto di mattina e per ora di pranzo sarebbero
arrivati
alla sorgente. Insieme, andarono verso il tepee di Bardo per recuperare
Emma ed
avviarsi verso la montagna Calva.
L’idea
migliore fu di risalire lungo il corso del fiume.
L’acqua scorreva con il suo suono argentino, tra le siepi e
sulle rocce. La
vegetazione era bellissima. Tra le piante di palma di cocco e banano,
spesso si
trovavano grappoli di fiori variopinti che Emma non aveva mai visto,
alcune
erano piante di orchidea, Killian le conosceva fin da bambino, suo
padre ne era
un appassionato coltivatore, gli esemplari che ne custodiva gelosamente
nella
sua serra a Drogheda venivano da terre lontane, tropicali. A Neverland
il clima
era tendenzialmente tropicale.
Giglio Tigrato
aveva fatto spalmare a tutti un unguento
contro gli insetti, quella parte di isola ne era piena, il clima e
l’umidità ne
rendevano l’habitat adatto alla loro riproduzione. Killian
raccolse un
bellissimo fiore arancione, simile ad un lilium, con macule bluette che
partivano dal suo interno e lo mise tra i capelli di Emma, che
apprezzò molto
il dono. Le sfiorò la guancia con una carezza e, con il
movimento delle labbra,
le mimò la frase “Ti Amo”. Emma
portò l’indice alle labbra e gli inviò
un
bacio. Lui, con un gioco del sopracciglio, fece uno sguardo furbo,
d’intesa,
era un messaggio per “dopo”, quando sarebbero stati
di nuovo soli. Emma sorrise
scuotendo la testa.
–
Emma, Killian! Tra
poco saremo arrivati! State attenti e guardate bene dove mettete i
piedi! Potrebbero
esserci piante piccole, velenose, nascoste tra altre innocue, da qui
è
possibile! In questo periodo la Sogna Ombra riproduce i semi. Anche
loro hanno
delle proprietà. Se vengono fatti in polvere o comunque
macinati, possono
fungere da sonnifero, una dose troppo alta diventa un veleno mortale.
Ti farò
vedere le quantità utili per l’uno o
l’altro uso Emma!
– Ma
toccarli a mano nuda sono pericolosi?
– No
Occhio di Cielo, toccare i semi, o bacche, non è
pericoloso, ma la loro polvere è bene che non venga a
contatto con gli occhi o
con la bocca in quantità eccessiva, come ho detto prima.
Killian temeva
quell’arbusto, la sua esperienza era stata
tremenda e non sarebbe mai riuscito a dimenticare la sofferenza atroce
di suo
fratello, nell’agonia procurata da quel veleno. Lungo quel
percorso ancora
c’era la testimonianza di quella sofferenza, poco dopo,
infatti, giunsero
davanti ad una croce di legno piantata nel terreno, era la tomba di
Liam. Sulla
croce, fatta di due tavole, ormai consunte dal tempo e dalle
intemperie, era
stato inciso: “ Captain Liam Jones dear brother”.
Una serie di pietre erano
poste a rettangolo, partendo dalla croce e la vegetazione si era
impadronita di
quel rettangolo, lasciando che una pianta arrampicante, con fiori a
campanula,
si impossessasse della croce. Killian si avvicinò e
piegò un ginocchio a terra,
tentando di estirpare qualche erbaccia. Emma gli si avvicinò
e posò la mano
leggera sulla sua spalla sinistra. Lui voltò il viso,
deponendole un bacio sul
dorso della mano, la sentiva emotivamente molto vicina. Nessuno dei
quattro
presenti parlò. Giglio Tigrato portò la mano
destra al cuore e poi la stese
verso la tomba, in segno di saluto, mentre gli altri, si fecero
semplicemente
il segno della croce.
Ripresero il
cammino lungo il torrente, ma l’atmosfera si era
intristita. Emma aveva preso per mano Killian che camminava un passo
davanti a
lei. Giglio Tigrato le si affiancò e un po’ per
spezzare quella tristezza, un
po’ per conversare, le rivolse la parola:
-
Posso chiedervi come
mai ancora non vi siete sposati voi due?
Emma e Killian
sbarrarono gli occhi, non si aspettavano una
domanda così diretta, ma Giglio era fatta così,
non era tipo da menar il can
per l’aia. Jefferson alzò gli occhi al cielo e,
stando dietro la moglie, questa
non vide che scuoteva la testa rassegnato. Emma e Killian si guardarono
negli
occhi, si sorrisero e di rimando sorrisero anche alla donna.
Parlò Killian per
entrambe.
–
Giglio Tigrato, le
nostre usanze non sono semplici e dirette come le vostre, io ed Emma ci
conosciamo da meno di tre lune e lei è sposata. Anche se non
lo fosse,
probabilmente aspetteremo qualche altro mese, un periodo di
fidanzamento per
conoscerci meglio e poi il matrimonio …
-
Mi stai prendendo in
giro Occhio di Cielo?! Le stelle dicono che voi due vi conoscete da
infinite lune
e una promessa vi farà ritrovare sempre, nel tempo e nello
spazio!
Emma e Killian
si guardarono esterrefatti, quella promessa se
l’erano scambiata veramente, ma un paio di settimane prima.
La Pellerossa ora
era accigliata, quasi arrabbiata con loro, strinse le labbra
imbronciata e si
allontanò. I due innamorati non sapevano in cosa
l’avessero offesa, se era
offesa! Jefferson corse dietro la moglie chiamandola. Parlarono nella
lingua di
Giglio Tigrato, Emma non capiva una parola, vide la donna battere il
piede per
terra e indicare prima loro due poi il cielo, unire le mani a gancio e
portarle
al petto. Killian intanto era riuscito a forare una noce di cocco, fece
sedere
Emma su una pietra, accanto a lui e le porse la noce per farle bere il
succo.
Lui aveva capito le parole che i due si stavano scambiando. Jefferson
aveva
rimproverato la moglie per il suo comportamento, a suo dire indiscreto
e lei si
era fatta le sue ragioni, parlando di una profezia.
–
Killian, tu capisci cosa stanno dicendo? Giglio mi sembra
che si stia arrabbiando ancora di più!
–
Si Tesoro capisco,
ma se te lo dico io, non ci crederesti, meglio che te lo dica lei
stessa o se
vuoi Fox!
Jefferson
portò delicatamente le mani alle spalle della
moglie, abbassò la voce, modulandola in modo suadente, poi
la prese per la vita
e la baciò, lei ricambiò e quando si sciolsero
dall’abbraccio sorridevano, la
donna si era calmata e mano nella mano tornarono da Emma e Killian.
– Vi
chiedo scusa, Jeff mi ha fatto capire quanto sono
diverse le nostre usanze, noi siamo meno complicati nei sentimenti e
nel nostro
modo di accettarli, siamo molto più liberi di voi. Se due
giovani si amano, non
ci sono troppe regole …
-
Tranne se il
pretendente è di un altro popolo, perché allora
deve passare per le forche
Caudine, come è successo a me per averti, mia amata!
Giglio Tigrato
sorrise ricordando le prove che suo marito
aveva dovuto sostenere davanti a tutto il villaggio, per dimostrare di
essere
degno di sposare la figlia del Grande Capo.
– Non
hai di che scusarti amica mia, ma vorrei chiederti cosa
volevi dire pocanzi e se puoi spiegarci per quale motivo lo sciamano ha
decretato che ci unirà in matrimonio tra due giorni, Killian
mi ha detto che
non è mai capitato un decreto simile da che vi conosce!
–
E’ vero, Occhio di Cielo dice il giusto e io ti ho appena
detto che noi siamo molto liberi. Tu non sai Emma, ma mio zio legge le
stelle!
Da tanto ha letto che quando il cigno tornava in questa luna, si
sarebbero
ritrovati il cigno e l’uncino per avere la
possibilità che centinaia di lune fa
gli è stata negata. Dice che secoli fa una donna ed un uomo
si promisero che si
sarebbero ritrovati sempre, nel tempo e nello spazio. Solo stando
insieme la
loro forza avrebbe portato il cambiamento nella terra in cui si
trovavano,
grazie al loro amore e a ciò che avrebbero fatto per amore.
Ora il cigno vola
alto nel cielo …
- Non capisco
questo cigno …
- Emma, il cigno
che dice lo sciamano è la costellazione
Cignus, te ne avevo parlato, noi europei la chiamiamo solitamente Croce
del
Nord ed indica la rotta per le Americhe.
–
Continuo a non capire cosa ha a che fare con noi e con il
matrimonio …
- Capelli di
sole, tu sei testa dura ... il Cigno ha due
stelle gemelle, una blu e una gialla; per mio zio, quando ha visto che
tu hai
il potere della guarigione e i capelli di sole, Killian
l’azzurro negli occhi e
l’uncino, anche se ora non più, ha collegato voi
due alle due stelle. Ora da
poco il Cigno è sorto e prima che tramonti, se vengono uniti
l’uomo con la donna,
simbolo delle due stelle, la sorte diventerà propizia per
quest’isola. Il
cambiamento dipenderà da voi. Sono passati dodici anni, da
quando lo sciamano
ha letto questo e non era mai capitato di avere sull’isola
due persone come
voi, per questo lui ha fatto decreto, è giusto
così e tu Capelli di Sole lo
sai, anche con tutte le vostre usanze, tu già appartieni a
Occhio di Cielo, sei
nel suo tepee e giaci con lui, anche se da poco vi conoscete, lui ti ha
fatta
sua da prima che venissi sull’ isola, siete già
uniti di vostra volontà.
Ciò
che aveva detto Giglio Tigrato era vero, ma essendo cose
intime e personali, Emma diventò di tutte le sfumature del
rosso, Killian era
imbarazzato più per lei che per sé stesso, Jeff
non sapeva dove guardare mentre
Giglio Tigrato era tranquilla e serafica. In ogni caso, Emma rimase
molto
turbata da tutto lo strano discorso, che avrebbe avuto una storia ed un
inizio
antichissimo e avrebbe visto due giovani, come lei e Killian, perdere
la loro
possibilità di amarsi, tanto che la loro promessa
riecheggiava ancora nel tempo
e nello spazio, fino a loro. Era tutto così assurdo, ma
anche così simile al
loro vissuto … credette di essere pazza e di aver sognato
tutto il discorso, se
pensava poi ai sogni che faceva da quando Killian aveva preso in mano
la spada dalla
lama ondulata, si poteva convincere ulteriormente che stava perdendo il
senno!
– Ci possiamo
rifiutare di celebrare questa cerimonia?
– Si
potete, ma visto che vi amate e che state bene insieme,
perché dovreste rifiutare di essere uniti davanti a
Manitù e propiziarvi salute
e discendenza?
– No,
volevo solo sapere se possiamo decidere liberamente, io
e Killian desideriamo essere uniti e ci piacerebbe celebrare questa
cerimonia.
Killian
tirò un sospiro di sollievo, aveva creduto che Emma
avesse avuto un ripensamento. Chiusero lì quel discorso che
li aveva
imbarazzati abbastanza. Giglio Tigrato aprì la gerla e,
visto che era ora di
pranzo, si rifocillarono e riposarono un’oretta, prima di
ripartire verso la
sorgente del torrente.
Dopo il pasto,
in un’altra ora di cammino, giunsero alla
sorgente. Era completamente coperta dal Rubeus Noctis, o, come diceva
Giglio
Tigrato, “Sogna Ombra” . Gli arbusti crescevano
rigogliosi, grazie al terreno
umido e fertile. Si vedevano le spine acuminate della pianta e
moltissime
bacche mature. Facendo la massima attenzione alle spine, raccolsero
tante di
quelle bacche che Emma avrebbe potuto riempirne un contenitore di una
decina di
chili, le deposero nella gerla di Giglio Tigrato. Tra gli utensili
portati
dalla pellerossa, c’era anche una stola di pelle. Jefferson,
aiutandosi con la
spada, cavò dal terreno una piantina di Rubeus Noctis, tolse
le spine con un
coltellino a serramanico, rendendola innocua e la invasò in
una ciotola di
coccio. Con la stola di pelle, aiutato dalla moglie, la avvolsero per
poterla
trasportare senza rischi. Killian non era d’accordo, ma aveva
deciso di
accontentare Emma, le spine sarebbero rinate, era la natura di quella
pianta,
l’avrebbe custodita lontano da lei per il resto del viaggio,
era più forte di
lui proteggerla.
All’imbrunire
arrivarono al villaggio. Luna Calante e Paul
Jambon li attendevano, la piccola Grace corse incontro alla madre e lei
la
prese in braccio, poi fu il turno del padre. Nonostante fossero due
anni che la
piccola non vedeva il padre, il legame ottenuto nei suoi primi due anni
di vita
era molto forte. La piccina si raggomitolò tra le forti
braccia di Jefferson ed
Emma non poté che intenerirsi a vedere lo sguardo dolce e
innamorato della
figlia, dipinto sul volto di Fox. Killian osservava quel quadretto
familiare con
un lieve sorriso sulle labbra, senza dir nulla, ma Emma gli lesse nel
cuore,
sapeva che era ciò che anche lui desiderava.
Paul aveva
cucinato per tutti. Un maialino selvatico finiva
di rosolare allo spiedo, posto su due bastoni con in alto un incavo. Il
profumo
aveva attirato anche gli altri membri del villaggio, che si
avvicinarono,
ognuno portando una pietanza da condividere. Emma fu accerchiata dalle
bambine
che volevano toccarla, osservare da vicino i suoi lunghi capelli
biondi, rari
per loro e, come tutte le cose rare, preziosi. Giglio Tigrato rideva
del suo
imbarazzo e del suo rossore e le suggerì di lasciar fare,
per le piccole lei rappresentava
una specie di divinità.
I
maschietti
trattavano similmente Killian, erano sorpresi che non avesse
più l’uncino e
quando lui si tolse la mano, fecero all’unisono un salto
indietro,
riaccostandosi poi come se fosse un atto di magia. Amavano Killian,
erano
abituati a sentirlo narrare storie affascinanti, li incantava. Emma
aveva visto
giusto sulle capacità di narratore del suo amato. I ragazzi
più grandi ne
ammiravano l’ abilità con la spada, aveva
insegnato ad un gruppo di adolescenti
a combattere ed ora i ragazzi si allenavano tra loro, con spade di
legno.
Probabilmente, con il permesso di Grande Aquila, prima o poi, avrebbero
forgiato spade di metallo.
Poco distante
dal villaggio, con la direzione di Nicodemo O’
Malley, Killian aveva voluto creare un laboratorio di falegnameria,
dove, i
giovani adulti imparavano a lavorare il legno, con la tecnica degli
europei ed
erano riusciti a costruire delle barche, che usavano per la pesca
intorno alla
costa dell’isola, mezzi sicuramente migliori delle loro canoe
da fiume.
La
pesca era una delle
risorse alimentari principali dell’isola. Non mancavano
uccelli, capre e
qualche maiale selvatico. Non essendo più una popolazione
nomade, poiché
stanziati sull’isola da tempo, coltivavano mais e grano. Le
scorte che portava
Killian servivano a rimpinguare i magazzini e a dare la
possibilità di avere
altra sementa da piantare.
Da ragazzo
Killian aveva sognato di tornare con Liam a
Drogheda e realizzare per la sua gente qualcosa di simile a
ciò che stava
sperimentando a Neverland, mai più avrebbe voluto vedere
bambini soffrire la
fame. La sua gente l’aveva aiutata con la pirateria, ora
avrebbe dovuto
inventare altro per la sua Irlanda, Captain Hook non esisteva
più, lo doveva a
Jamie, non poteva tradirlo e mettere a repentaglio la sua vita,
ricomparendo in
quelle acque. Meditava su come fare e pensava che Emma sarebbe stata la
compagna perfetta per realizzare i suoi sogni umanitari, era come lui
in quello
e lo aveva dimostrato ampiamente con la missione nel Maine. Mentre la
osservava,
tra quelle piccole pellerossa, ridere serena, accarezzare quei visini
ammirati
e abbracciare le più piccoline, pensò che se
fossero restati a Neverland,
portando anche Henry, Emma avrebbe potuto fare molto per le donne del
villaggio
e per i bambini in generale. Quel popolo non sapeva ne leggere ne
scrivere,
avrebbero potuto aprire una scuola per loro, anche sua madre Helen, con
l’aiuto
gratuito del professor Hope, insegnante suo e di Jefferson, era
riuscita, a
Drogheda, a togliere dall’ignoranza tanti bambini, senza far
distinzione di
sesso. Emma somigliava, per molte caratteristiche, a Helen, Killian ne
era
completamente consapevole. Come suo padre, anche lui aveva trovato la
“principessa”
della sua vita. In quel momento sentì di amarla come non
mai. Insieme potevano
cambiare in meglio la sorte di quella umile e dignitosa gente,
già il
cambiamento era in atto.
Ripensò
alla profezia di Aquila Bianca … forse qualcosa di
vero o più di qualcosa c’era, Swan e Hook si erano
incontrati veramente sotto
il segno di Cignus. Il suo pensiero diventò ancora
più determinato. Si alzò,
andò da Emma, la prese per mano e la fece alzare. Lei era
sorpresa e
incuriosita.
–
Vieni con me Emma! Dobbiamo parlare con una persona …
Lo
seguì senza replicare. Killian la condusse fuori dal
villaggio. Dove nessuno poteva vederli, si appoggiò con la
schiena ad un
albero. Il cielo era rischiarato dalla luna, ora completamente piena,
le loro
ombre si proiettavano lunghe sul prato, insieme a quelle degli alberi.
La
strinse a sé, possessivo e bramoso delle sue labbra.
L’avvolse con tutta la
passione del cuore e dell’anima e la baciò
intensamente.
Poi controvoglia
si sciolsero da quell’abbraccio.
–
Killian perché mi
hai portato qui? Potevamo andare a casa!
–
Perché sono
completamente pazzo di te Emma … ti amo mio cigno, ti amo da
impazzire e non
voglio più aspettare … la profezia …
Emma … più ci penso e più mi convinco
che
ci riguarda. Il mio soprannome è stato Hook fino a poche
settimane fa e tu sei
Swan, uncino e cigno, ci siamo rincontrati sotto il segno della
costellazione Cignus
… non ho mai creduto al destino … ora non so
… sento una forza che mi porta a
stare con te, a proteggerti, ad amarti, ti ho già detto che
la tua immagine è
dentro di me da sempre … Ti ho portata qui,
perché dietro a quelle siepi si
trova il tepee di Aquila Bianca, vorrei che tu venissi con me a
chiedergli
volontariamente di unirci come aveva già decretato e come
ieri sera abbiamo
riflettuto io e te, dimmi che sei d’accordo ti prego
…
Emma sorrise,
per risposta gli depose un bacio sulla guancia,
gli prese la mano e sussurrò:
- Andiamo
Killian … andiamo!
Mentre si
avviavano verso le siepi, Ala Grigia li osservava.
Non si era fatta vedere per la cena ma, nascosta, li aveva spiati e poi
li
aveva seguiti. Aveva sentito il loro dialogo e sapeva ora quando
avrebbe avuto
la possibilità di agire. Presto … molto presto!
***
La notte
sembrava impregnata di magia. La luna piena, di fine
Luglio, sembrava più grande delle sere precedenti e
illuminava a giorno il
villaggio in festa. Nell’aria risuonavano i tamburi percossi
al ritmo, festoso,
tipico delle celebrazioni. Litanie, nella lingua dei pellerossa,
accompagnavano
quei suoni. Era un antico canto nuziale,
che narrava del
matrimonio tra il cielo e la terra. Killian camminava avanti e
indietro, nel
grande tepee adibito a sede delle riunioni del villaggio e delle
cerimonie
religiose. Il Capo, Grande Aquila e lo sciamano, Aquila Bianca,
sedevano con le
gambe e le braccia incrociate e i volti con la loro tipica espressione
impassibile.
–
Killy smettila! Che faremo quando Emma partorirà un vostro
figlio, ti attaccheremo ad un albero per non farti fare un sentiero per
terra?!
Jefferson gli si
era accostato per portarlo a
tranquillizzarsi. Erano presenti tutti gli uomini della ciurma quella
sera e
ridevano sotto i baffi del nervosismo del loro
“coraggioso” Capitano.
Oddio! Un
figlio! Si, ci aveva pensato, ne avevano parlato
lui ed Emma. Si rese conto di dar spettacolo. Si sentì in
imbarazzo, si sfiorò
la guancia e l’orecchio con l’indice. Fece due
lunghi respiri, doveva calmarsi.
In fin dei conti era una cerimonia nuziale, mica il plotone
d’esecuzione! Non
vedeva l’ora di vederla, di stringerla a sé. Dal
momento che avevano parlato
con Aquila Bianca, questi aveva allontanato da lui la sua amata ed era
stata
ospitata nel tepee della purificazione. Lui aveva dovuto fare lo stesso
e da
quel momento non si erano più visti. Si chiese se anche Emma
fosse nelle sue
condizioni pietose. Un giorno di lontananza e gli sembrava una vita
intera,
come aveva potuto vivere per dodici anni senza poterla incontrare come
avrebbe
voluto? Be, ora quella parte della sua vita era finita, stavano per
iniziarne
un’altra.
Emma si sentiva
come paralizzata, incapace di proferir
parola. Era in piedi, dentro un grande catino di coccio, pieno di acqua
calda e
profumata, tanti piccoli fiori di lavanda galleggiavano
sull’acqua e due donne
anziane la lavavano. Quando lei e Killian erano arrivati al tepee di
Aquila
Bianca, questi gli aveva detto che li stava aspettando da dodici anni,
erano
rimasti stupiti, ma alla fine gli sembrò normale, sapevano
cosa avevano vissuto
dodici anni prima. Allora era novembre “la luna della
morte”, come spiegò lo
sciamano e il cigno era tramontato, le stelle non erano state
favorevoli al
loro incontro. Emma si chiese se la loro vita avesse dovuto dipendere
dalle
stelle o dal loro volere, ma non seppe rispondersi. Da donna volitiva
quale
era, non sopportava l’idea che altri prendessero decisioni al
suo posto.
Killian la pensava allo stesso modo, erano lì per loro
decisione, non per il
mero decreto dello sciamano. Aquila Bianca sorrise alle loro
rimostranze e alla
loro richiesta, sapeva in sé di non aver decretato nulla,
sapeva semplicemente
che aveva previsto la loro richiesta.
Dopo la visita
allo sciamano era iniziato il rito di
purificazione, separati e relegati in due diversi tepee, erano stati
fatti
denudare e con l’uso di pietre caldissime e acqua versata su
di esse, i tepee
si erano riempiti di vapore e avevano sudato a lungo,
finché, alcune donne per
Emma e uomini per Killian, non gli avevano preparato il bagno.
I lunghi capelli
di Emma erano stati profumati e pettinati in
due trecce. Le anziane donne unsero il suo corpo di oli profumati, le
misero ai
piedi un paio di mocassini di morbida pelle di capra e le fecero
indossare il
vestito nuziale. Due donne giovani la condussero verso il grande tepee
delle
cerimonie e due donne anziane entrarono con lei, come per presentarla.
A Killian era
stato posto un manto sulle spalle nude,
egualmente di pelle di capretto, con un grande sole dipinto sulla
schiena. Vide
entrare la sua sposa e l’agitazione che lo aveva pervaso fino
a quel momento
sparì, lasciando lo stupore al suo posto, per la bellezza
che trovò in lei.
Indossava un abito di pelle scamosciata bianca, con lunghe frange che
scendevano dalle spalle, sul petto l’abito era ricamato con
tante perline di
legno colorate. Era incantevole ai suoi occhi e, quando la vide
arrossire per
l’emozione, avrebbe voluto correre ad abbracciarla, ma doveva
aspettare.
Giunsero davanti
allo sciamano, porsero la mano destra al suo
cospetto, questi incise ad ambedue il polpastrello del pollice e li
fece unire
nel sangue. Con un nastro di pelle legò le loro mani
insieme, poi prese il
manto dello sposo e lo passò sulle spalle di ambedue a
significare che l’uomo
prendeva per sempre, nella sua casa e sotto la sua protezione, la
donna.
Insieme avrebbero vissuto e condiviso i loro giorni fino alla morte.
Mentalmente sia Killian che Emma recitarono la formula Cattolica del
matrimonio, ignorando, l’uno dell’altra, che
stavano pensando la stessa cosa.
Ultimo passaggio
del rito fu la condivisione del cibo e della
bevanda. Nessuno si accorse che una mano sottile stava versando della
polvere
in una delle ciotole di coccio. Una squaw alta e flessuosa
portò agli sposi le
due ciotole, Killian non la vide in volto, era troppo preso dalla sua
sposa.
Bevvero la tisana ed Emma ebbe una smorfia appena percettibile, il
sapore di
quella bevanda aveva un retrogusto insolito e sgradevole, ma forse
doveva
essere così!
I tamburi
rullarono con un ritmo più veloce e poi si aprirono
danze tribali a cui i due neo sposi dovettero partecipare.
L’ultima danza venne
svolta solo dalle donne sposate, di fronte ai mariti, seduti a gambe
incrociate.
La danza aveva richiami di chiara offerta sessuale e
fertilità, Emma lo aveva capito
e fu coinvolta, suo malgrado, a danzare in mezzo alle altre donne, da
protagonista, rivolgendosi a Killian, che rideva divertito del suo
evidente
imbarazzo, in quei movimenti di offerta del proprio corpo. Ogni uomo
poi prese
la sua donna e si allontanò verso il proprio tepee. Gli
ultimi rimasti furono
gli sposi. Killian si alzò con movenze feline, guardandola
intensamente negli
occhi, Emma sentì brividi correrle per la schiena, sapevano
che era il momento
dell’unione sessuale, fase finale della cerimonia. Lui la
prese in braccio e la
rapì, come avevano fatto gli altri uomini con le proprie
compagne, per portarla
al suo “tepee” sul laghetto.
Killian
camminava velocemente tra la vegetazione, non
avvertiva minimamente il peso di Emma tra le braccia, non vedeva
l’ora di arrivare
alla loro casa. Emma era felice come non mai e pensò che il
sudore freddo che
iniziava a scenderle per la schiena, fosse dovuto
all’eccitazione per ciò che
li attendeva nella loro camera. Stranamente iniziò a sentire
un peso sul petto
che saliva piano verso il collo. Un dolore, a ondate, iniziò
a farsi sentire
alla bocca dello stomaco, il respiro iniziò ad aumentare ed
il cuore ad
accelerare i battiti.
Killian stava
attraversando ormai il pontile per entrare in
casa, ancora la teneva in braccio, stretta al petto e ogni tanto le
baciava la
fronte. Si accorse che qualcosa non andava, Emma stava gelando e la sua
fronte
era imperlata di sudore. Attraversò la soglia di casa, la
depose in piedi e la
guardò negli occhi.
–
Amore che succede? Stai
tremando e sudando freddo … non è il tuo solito
modo di essere emozionata, ti
conosco …
- Non so Killian
… non mi sento molto bene, ho
dei dolori allo stomaco, quella bevanda aveva un sapore che mi ha
disgustato,
era amara …
- Amara? La mia non
aveva nulla di amaro! È
strano quello
che dici! Hai qualche tisana da prendere che ti posso preparare, mentre
ti
distendi un po’ sul letto?
–
Forse della
camomilla …
- Bene, lasciami
chiudere la porta e poi vado a preparare
dell’acqua calda!
Killian si
voltò verso la porta e sentì un improvviso tonfo
alle sue spalle. Si voltò allarmato, Emma era a terra, gli
occhi sbarrati e un
liquido verdognola le usciva dalle labbra.
–
Emmaaa?!!!
Cercò
di sollevarla prendendola tra le braccia. Nonostante
gli occhi aperti, lo sguardo di Emma era completamente assente e
spento. Non
rispondeva e ogni attimo che passava sembrava più fredda.
Killian ebbe la
tristissima percezione che la sua sposa stesse morendo.
–
No! No! No! Emma!
Emma! Rispondimi amore … ti prego Emma rispondimi, non
lasciarmi … ti prego non
lasciarmi!
La stringeva al
petto cullandola, il terrore era dipinto sul
suo viso e gli occhi si stavano riempiendo di lacrime. Non poteva
essere così,
non poteva assolutamente perdere la ”Sua
Principessa”, l’aveva attesa per tutta
la vita, non poteva essere, non doveva capitare di nuovo …
***
Drogheda,
Irlanda, 17 anni prima …
L’acqua
del fiume Boyne scorreva lentamente, cristallina. L’
enorme trota salmonata, che Killy aveva puntato, era ferma nella buca
scavata
in una rientranza del fiume, poco distante dalla riva.
Eseguì silenziosamente
un perfetto lancio dell’esca, con la sua canna da pesca.
Sicuramente sarebbe
stato un bel bottino. Aveva pescato già due lucci, ma una
trota di quelle
dimensioni era un bel trofeo, avrebbe battuto di sicuro Jefferson che
si era
pavoneggiato tutta la mattina per aver pescato due lucci e una carpa.
Erano
partiti all’alba per quella battuta di pesca e avevano
intenzione di offrire il
pranzo ai genitori. Il Conte Colin Flinth Jones, padre di Killy, era
tornato da
tre giorni e si sarebbe trattenuto per un paio di settimane, stava
ultimando il
progetto per una splendida nave da guerra commissionata dal Re
Guglielmo e
visto che amava molto il pesce, i due ragazzi avevano pensato di darsi
alla
pesca e fargli una sorpresa. Anche per Jeff, Colin era come un padre e
Lady
Helen era una seconda madre, di sicuro più affabile e meno
punitiva di sua
madre Olivia.
Anche Jefferson
vide lo splendido esemplare di trota
salmonata. Per il quindicenne, scommettere e sfidare il coetaneo Killy
era una tentazione
formidabile. Da quando erano usciti di casa, gli aveva lanciato la
sfida a chi
sarebbe riuscito a prendere il pesce più grosso. Per il
momento era in
vantaggio sulla quantità, ma quella trota gli avrebbe dato
la vittoria. Killy
portava dell’ottima esca, lo sapeva bene, uno preciso come
lui, figuriamoci se
non aveva preparato le esche giuste per ogni tipo di pesce! Doveva
giocare d’
astuzia. L’intelligenza truffaldina di Jeff lo aiutava
sempre. Prese dell’esca
dal contenitore di Killy e la inserì all’amo. Si
guardò addosso … aveva bisogno
di qualcosa che poteva attirare l’attenzione visiva
dell’animale. Trovato!
Sfibrò l’orlo della camicia e ottenne i filamenti
che voleva, li legò all’amo
ed eseguì anche lui un bel lancio, mandando l’amo
non distante da quello
dell’amico. I due ragazzi si guardarono, Killy
sollevò un sopracciglio
infastidito e Jeff distese le labbra in un sorriso furbetto. Abilmente
fece
muovere l’amo in modo tale che le fibre di cotone
ondeggiassero invitanti. La
trota si era avvicinata interessata all’esca di Killian, ma
il movimento delle
fibre stimolò la sua attenzione e con un guizzo si
gettò sulla seducente esca
di Jeff. Il ragazzo colse l’attimo in un baleno. Con un colpo
secco strattonò
l’amo, che si infilò in profondità nel
palato del pesce. Lo portò sul prato
bloccandolo con il piede, mentre l’animale si dimenava
furiosamente, fino a
fermarsi ormai esanime.
–
Sei una maledetta
volpe Jeff, riesci sempre a barare in qualche modo!
Killy non era
veramente arrabbiato, ma infastidito.
Considerava Jeff come un fratello, più che come un amico e
finiva per
perdonargliele tutte.
– No,
no Killy! Trattasi solo di abilità e fantasia,
fratello! Tu sei troppo canonico, non ti dai la possibilità
di pensare in modo
alternativo!
Killian doveva
riconoscere che in parte Jeff aveva ragione,
la rettitudine di suo padre era sempre stata un insegnamento ed un
esempio per
lui e lo aveva irrigidito nell’idea di onestà e
onore.
–
Mettila come vuoi,
ma resti comunque un volpone! Anzi da oggi ti chiamerò
Jefferson Fox!
Tornarono
ridendo verso casa, costeggiando il fiume che
attraversava Drogheda dividendola a metà. La cittadina
appariva quasi come un
ponte posto sul fiume Boyne, non per niente il suo nome, Droichead
Atha, significava
“ponte del guado”.
Due giovani
quindicenni, dalle lunghe gambe magre, vestite da
pantaloni fino al ginocchio e camicie bianche di leggero cotone, aperte
sul
petto ancora implume, saltellanti allegri tra l’erba e i
sassi, a piedi scalzi.
Ambedue con gli occhi chiari, aperti fiduciosi sul mondo e i capelli
bruni
svolazzanti, ribelli, al vento. Sembravano fratelli, così
somiglianti!
–
Killy, scommetti che arrivo prima di te se andiamo di
corsa?
–
Provaci pure Fox, ti faccio vedere chi dei due è
più
veloce, ricordati che l’hai voluto tu!
Correvano con il
vento tra i capelli e avvistarono presto la
grande casa del Conte Flinth Jones.
Killian era in
netto vantaggio, ma si arrestò
improvvisamente. Jeff sorpreso fece lo stesso. Videro davanti la casa
il
calesse del medico di Drogheda, il Dottor Payton. In quel momento il
Conte e il
medico uscirono dalla porta di casa, si scambiarono qualche parola, si
strinsero
la mano in segno di saluto. Il Medico salì sul suo calesse,
posando la borsa e
indossando il tricorno. Un ultimo saluto al Conte e partì al
trotto.
Un’ombra
scurì gli occhi di Killy … sua madre …
il Dottor
Payton era lì per sua madre.
Da qualche mese
Lady Helen era afflitta da una leggera tosse,
nulla di preoccupante, come diceva lei. Di recente Killy
l’aveva vista
osservare il fazzoletto bianco che si era portato alla bocca e
nasconderlo
nella manica del vestito. Non ci aveva fatto molta attenzione, ma la
settimana
prima, durante l’assenza del padre, nottetempo,
l’aveva sentita tossire come
non mai, si era alzato e aveva bussato timidamente alla sua camera da
letto.
Olivia aveva aperto dicendogli di andare a dormire, stava lei con sua
madre,
non c’era bisogno di preoccuparsi, le avrebbe preparato una
tisana contro la
tosse. La sentì ancora tossire e poi si
riaddormentò. La mattina del ritorno di
suo padre la mamma era pallidissima. Colin lo aveva notato subito, come
aveva
notato che in due settimane di sua assenza era dimagrita troppo. A
pranzo si
era dovuta alzare perché la tosse le impediva di respirare e
mangiare, si era
portata il fazzoletto alla bocca ma si vide chiaramente che si era
macchiato di
sangue, anche se lei velocemente si allontanò dalla sala da
pranzo, seguita dal
marito preoccupato. Killian cercò di seguirli, ma suo padre
gli fece cenno con
la mano di restare a tavola.
Vedendo
l’espressione di suo padre, mentre parlava con il
medico, Killian si rese conto che la salute di sua madre stava
peggiorando
repentinamente. Una morsa di terrore gli attanagliò il
cuore, prese fiato e con
Jeff alle calcagna, che aveva capito a sua volta cosa stava accadendo,
corse
verso casa. Il tempo di lasciare la canna da pesca e il pesce
all’amico e fece
le scale quattro a quattro, ritrovandosi davanti alla porta della
camera dei
suoi genitori. La porta, per dimenticanza di suo padre, non era
completamente
chiusa e, abbastanza aperta da passar l’occhio, il ragazzo
osservò verso il
letto dove giaceva sua madre. Colin le teneva la mano e le bagnava la
fronte
con un panno di lino bianco.
–
Ti prego Colin non
lasciare che Killy mi veda in questo stato, portami la mia spazzola e
lo
specchio, voglio mettermi in ordine, non voglio che si preoccupi,
è troppo
giovane per perdere sua madre …
Colin
fece come “la
sua Principessa” gli aveva chiesto, ma fu lui a pettinarle i
capelli biondi,
poiché la moglie non aveva la forza di alzare le braccia. La
pettinò
amorevolmente e le fece una treccia. Continuò ad
accarezzarla mentre, seduto al
suo fianco, la teneva abbracciata e la cullava come una bambina, la
guancia
poggiata alla fronte di lei.
Killian sapeva
quanto si amassero i suoi genitori e in quel
momento il loro amore gli apparve ancora più fulgido. Si
staccò dalla porta per
scendere in cucina, Jeff aveva portato il pesce a Olivia, voleva dare
una mano alla
madre di Jeff per cucinare, gli piaceva cucinare ed era un modo per
fare
qualcosa per sua madre, che stava mangiando molto poco da settimane.
Non fece
in tempo a scendere le scale, sentì Helen tossire
più violentemente del solito,
respirava malissimo. Sentì suo padre chiamarla per nome
disperato, con la voce
spezzata. Tornò a guardare dallo spiraglio, sua madre si
aggrappava alla
camicia di suo marito, bluastra in viso, stava soffocando. Colin
cercava di
tirarla su. Helen emise un grido strozzato. Killian si
appoggiò alla parete,
con gli occhi sbarrati dal terrore e privo del coraggio di guardare
ancora, sentì
il “No!” urlato da suo padre e il pianto nella voce
mentre implorava:
– Dio
mio non portarmela via! Ti prego Signore … ti prego non
portarmela via!
Il ragazzo
trattenne il respiro, poggiò la testa bruna alla
parete, alzò gli occhi al cielo e chiuse le palpebre, mentre
una lacrima scese
incontrollata lungo la linea del suo zigomo destro. Pregava Dio che non
fosse
vero quello che stava succedendo, pregò che sua madre
smettesse di tossire e
stesse bene, pregò di farla vivere, di farla tornare la
meravigliosa donna che
era sempre stata.
Helen
non tossiva più,
Killian sperò che la sua preghiera fosse stata esaudita, ma
un altro suono
usciva da quella stanza, era il singhiozzo di un uomo innamorato che
aveva
perso l’amore della sua vita. Colin ancora cullava la sua
amata moglie tra le
braccia, le mani di Helen non erano più aggrappate alla
camicia di suo marito,
erano abbandonate sul letto, come era abbandonata ormai la sua testa
bionda
esanime. Killian non sopportò quell’immagine e
fuggì correndo per le scale.
Olivia lo vide uscire dalla porta e capì, a sua volta corse
verso la stanza di
Lady Helen.
Corse a
perdifiato Killian, voleva fuggire dal dolore, ma il
dolore lo inseguiva. Perse la cognizione del tempo e dello spazio, si
ritrovò
al tumulo di New Grance. Da quanti secoli quel tumulo funerario era
lì, non ci
aveva mai pensato! Era forse eterno? Come eterna era la morte? Ma anche
l’anima
era eterna, glielo aveva insegnato proprio la sua cattolicissima madre.
Cadde
in ginocchio davanti a quel tumulo e pianse, pianse per il suo primo
dolorosissimo lutto. Non avrebbe più avuto la carezza di sua
madre, la sua
benedizione e il rimboccargli le coperte la sera. Avrebbe dovuto
abituarsi alla
sua assenza. Si abbandonò sull’erba disperato.
Pensò, pensò tanto il giovane
Killian. L’anima era immortale, sua madre sarebbe sempre
stata vicino a lui, lo
sentiva! Non avrebbe visto i suoi occhi celesti guardarlo
amorevolmente, ma lei
sarebbe stata il suo angelo. Pensò a suo padre, doveva
tornare da lui, quanto
stava soffrendo quell’uomo? Aveva sentito il suo pianto, non
soffriva meno di lui.
Si alzò, doveva tornare da lui, doveva essergli vicino,
insieme sarebbero
andati avanti! Corse di nuovo a perdifiato, corse alla ricerca della
vita, lo
doveva a sua madre, lei avrebbe voluto così!
Arrivò a casa trafelato, suo padre
lo accolse tra le braccia, si era preoccupato per lui, Olivia gli aveva
detto
che era fuggito come una furia. Strinse suo figlio al petto, era il
tesoro che
Helen gli aveva lasciato. Gli posò le mani sulle spalle
mentre si distaccavano.
Si guardarono negli occhi, specchio gli uni degli altri, uguali nella
loro
incredibile somiglianza.
Il
figlio ritratto del
padre, lo stesso dolore nel petto.
Killian si
accorse che la camicia bianca di Colin era
macchiata del sangue tossito da sua madre, proprio nel mezzo del suo
petto,
ebbe l’impressione che quel sangue stesse sgorgando dal cuore
trafitto di suo
padre, lo assalì l’affetto e la tenerezza per lui.
Il
ragazzo trovò
parole da uomo per consolare il bambino che ora si celava in suo padre.
–
Padre, l’amore non
ha spazio e non ha tempo, se abbiamo amato la mamma e lei di certo ci
ha amato,
questo amore non ci lascerà mai!
Colin era
sbigottito e commosso, dove il suo ragazzo aveva
trovato quella saggezza? Ebbe l’impressione che Helen
parlasse attraverso la
bocca di suo figlio. Aveva ragione, il vero amore non muore mai!
***
Correva, correva
anche adesso Killian. Non era il ragazzo a
correre, ma l’uomo innamorato che, contro il tempo, voleva
sfidare la morte che
gli stava portando via la donna della sua vita.
Aveva
portato Emma nel
bagno, aveva cercato di farla vomitare, se aveva ingerito qualcosa che
le aveva
fato male, l’avrebbe aiutata. Liquido verdastro era
fuoriuscito dal suo
stomaco. Le aveva sciolto le trecce, l’aveva avvolta nel
mantello di pelle di
capretto per tenerla al caldo, aveva acceso il camino nella sala e
aveva
disteso la sua sposa sul sofà. Aveva acceso le lampade ad
olio, non voleva
farla stare al buio, Emma doveva stare nella luce, non doveva essere
preda
della notte. Era caldissimo in quella stanza, la notte stessa lo era,
in pieno
luglio e su un’isola tropicale, eppure Emma stava gelando!
Doveva cercare
Giglio Tigrato e suo zio Aquila Bianca. La baciò sulla
fronte, doveva lasciarla
sola e all’idea il cuore gli si spezzava.
–
Resisti Swan! Non te
ne andare, abbiamo una vita da vivere, voglio maledettamente un futuro
con te!
Per questo stava
correndo, stava correndo per lei, per
riportarla a vivere. Correndo finì contro qualcosa o meglio
… qualcuno. Se la
ritrovò tra le braccia, lunghi capelli neri, un corpo
sensuale e due occhi di
ossidiana che lo guardavano con affetto. Vedendo quegli occhi, alla
luce della
luna piena, la riconobbe …
-
Mia piccola Ala
Grigia, sei tu?! Tesoro non so come sei qui, ma ti manda
Manitù! Ti prego …
corri da Aquila Bianca e da tua sorella … la mia sposa sta
male, sta morendo …
vomita liquido verde e non è più in
sé, digli di correre al mio tepee … io
torno da lei … non posso lasciarla sola, ti prego amica mia,
è tutta la mia
vita, è la mia sola gioia … non posso perderla!
Ala Grigia
assentì con la testa e Killian tornò indietro di
corsa come era arrivato. Capelli di sole era il suo unico bene? La sua
sola
gioia? Con quelle parole le aveva dato due pugnalate al cuore! Doveva
morire
Capelli di sole! Perché non poteva essere lei la sua gioia?
Non sarebbe andata
ad avvisare nessuno! Era riuscita a farle bere la polvere delle bacche
di Sogna
Ombra e ora la salvava? Non ci pensava proprio! Si incamminò
con calma verso il
villaggio.
Mentre
camminava, il
bel volto dell’uomo che amava le tornava davanti agli occhi,
i suoi capelli
erano scompigliati, i suoi occhi azzurri pieni di lacrime, la sua bella
voce
era incrinata dalla disperazione. Sentì un forte bruciore
alla base dei
deltoidi, i tatuaggi che circondavano le braccia, lì dove
Occhio di Cielo aveva
posato le mani, quando le aveva chiesto aiuto, sembravano essere
diventati
incandescenti. Era un fastidio più forte di quello provato
quando suo zio
l’aveva tatuata.
–
Con questi segni il
buio si allontanerà dal tuo cuore nipote mia!
Le parole di suo
zio le risuonarono improvvisamente nelle
orecchie, mentre nel cuore sentì nuovamente una delle frasi
di Occhio di Cielo
“E’ tutta la mia vita!”. Sentimenti
contrastanti si agitarono nel suo petto
come serpenti in lotta tra loro. Capelli di sole era la vita per Occhio
di
Cielo? Lei stava uccidendo con il veleno la vita dell’uomo
che amava? Se erano
così legati … Aquila Bianca era convinto che lo
fossero! Grande Manitù! Cosa
aveva fatto?! Si rese conto che facendo del male a quella donna lo
stava
facendo all’uomo che amava. Lui stava soffrendo, i suoi occhi
lo dicevano … le
sue labbra lo avevano detto! Non poteva fare del male a Occhio di
Cielo, lo
amava più di sé stessa … no! Noooo!
Non poteva!
Cadde in
ginocchio portandosi le mani ai tatuaggi, gridò per
il dolore! E il dolore che aveva inflitto a due innocenti? Colpevoli
solo di
amarsi sinceramente l’un l’altra?! Anche se il
bruciore la stava facendo
gridare, doveva rimediare, a Capelli di sole restavano poche ore di
vita, non
sarebbe arrivata all’alba. Si rialzò barcollando.
Doveva sbrigarsi! Lui non
l’avrebbe mai amata e meno ancora se avesse scoperto chi
aveva ucciso il suo
vero amore! Iniziò a correre e più correva verso
il villaggio e più il bruciore
alle braccia diminuiva, il cuore non sentiva l’affanno della
corsa e sembrava
diventare più leggero, come le sue snelle gambe da gazzella.
Arrivò
al tepee di sua sorella, la trovò tra le braccia di
Jeff, nudi sulla loro stuoia nuziale, non ci fece caso più
di tanto, ovviamente
era la conseguenza della danza cerimoniale, si scusò
frettolosamente e disse a
Giglio Tigrato di Capelli di sole. Alla sorella non ci volle molto per
capire
la verità, era Ala Grigia che aveva concelebrato con lo
sciamano e intuì che
aveva maneggiato la polvere di Sogna Ombra, sicuramente
l’aveva versata nella
tisana!
–
Quanta ne hai usato? Dimmi solo questo! Non voglio sapere i
motivi!
Ala Grigia non
era stupita dall’intuito di sua sorella, si
conoscevano bene e lei sapeva che era innamorata di Occhio di Cielo da
quando
aveva dieci anni. Abbassò lo sguardo mentre i suoi occhi si
riempivano di
sincero pianto.
– Ne
ho usato tre pizzichi!
Jeff non aveva
capito di che parlassero, ma imitò la moglie
che si stava rivestendo e fece lo stesso.
–
Jeff prendi due
recipienti di latte di capra e portameli da Occhio di Cielo, io corro
subito da
loro, non c’è tempo da perdere! Tu Ala Grigia
corri immediatamente da nostro
zio, lui saprà che altro fare.
Le due donne
sparirono in direzioni opposte e Jeff andò a
procurare il latte di capra.
Dalle finestre
della casa trapelava la debole luce delle
lampade ad olio. Giglio Tigrato trovò Killian che, sul
sofà, teneva in braccio
Emma, avvolta nel manto di pelle. Non si respirava per il caldo.
–
Killian bisogna far
vomitare Emma!
–
E’ la prima cosa che
ho fatto un’ora fa!
–
Bisogna farlo
ancora! Prendi un catino, a lei penso io!
Killian
lasciò Emma e andò velocemente a prendere una
bacinella nel bagno. La tenne davanti ad Emma, mentre Giglio Tigrato,
inserendole due dita in gola, le provocò conati di vomito.
Altro liquido verde
cadde nella bacinella.
– Sei
stato molto bravo Killy a tenerla al caldo,
a farla rigettare subito, hai rallentato
l’effetto del veleno!
– Ho
seguito il mio istinto, non sapevo se era giusto o meno!
–
Be il tuo istinto ti
ha fato vedere giusto! Appena arriverà Jeff inizieremo con
il latte ..
– Con
il latte?
–
Si è un buon
disintossicante! Lo faremo bere ad Emma e dopo un po’ la
faremo nuovamente
rigettare, finché il vomito non sarà bianco come
il latte all’inizio,
significherà che il veleno è andato quasi tutto
via …
- Ma che veleno
ha preso Emma e soprattutto come è potuto
succedere?
–
Occhio di Cielo,
sono sicura che il veleno è polvere di bacche di
“Sogna Ombra”, i sintomi sono
quelli … Come lo ha ingerito non so dirtelo, probabilmente
è stato un
incidente. Mio zio usa la polvere a scopo medicinale, non vorrei che
nella
ciotola della tisana, che ha bevuto Emma, ce ne fosse un residuo e mio
zio non
se né accorto. Non aveva nessun motivo di far del male alla
tua sposa,
aspettava la vostra unione da anni, lo sai e sai la profezia, credo sia
stato
un infausto incidente …
-
Be, per un incidente
la mia Emma è in queste condizioni, non risponde
più, sembra addormentata …
-
Il veleno fa questo
effetto ci si addormenta e poi …
-
No! Non dirmelo
nemmeno! Non deve succedere! Emma deve vivere, io non potrei
più vivere senza
di lei, non mi perdonerei mai il fatto di averla portata qui a morire,
nonostante temessi proprio quello che sta accadendo.
Si
sentì uno scalpiccio, era arrivato Jeff con due orci di
latte di capra appena munto e dietro di lui apparve anche Aquila Bianca.
Iniziarono la
pratica di disintossicazione, era come
provocare dei lavaggi nello stomaco della povera principessa, la quale,
nonostante fosse incosciente, ancora aveva brividi di freddo e
sudorazione
fredda. Passarono quasi tutta la notte a far bere latte ad Emma e poi a
farglielo
rigettare, finché, finalmente, il latte uscì
bianco come quando lo aveva
ingerito. Era poco prima dell’alba, Aquila Bianca disse che
Capelli di sole era
fuori pericolo, ma le avrebbe dato ora una sorta di antidoto che
sarebbe
passato attraverso l’intestino e l’ avrebbe tenuta
in semiveglia, avrebbe
potuto sentire, ma non avrebbe potuto ne muoversi ne parlare.
–
Mentre sarà in
questo stato, tu Occhio di Cielo parlale, falle sentire quanto la ami.
Ora sta
solo a te farla svegliare, lo deve volere, altrimenti potrebbe restare
così per
tante lune e morire di fame, perché non potrà
mangiare.
Killian
sentì il cuore sprofondare ancora una volta, “era
fuori pericolo ma non lo era del tutto”.
Non potendo fare
altro, Giglio Tigrato, suo zio e suo marito
andarono via. Giglio Tigrato sarebbe tornata per pranzo, per portare da
mangiare, in modo che Killian non si sarebbe dovuto staccare da Emma
per
cucinare lui.
Rimasto solo con
la sua sposa, Killian se la pose nuovamente
sulle ginocchia, avvolta nel manto di pelle, la cullava e accarezzava,
cercando
di darle il calore del suo corpo. Iniziò a parlarle, se era
come diceva Aquila
Bianca, l’avrebbe sentito.
–
Amore, ti ricordi
quando sei venuta la prima volta sulla Jolly Roger? Non sapevo che eri
tu, ma
mi hai trafitto il cuore … eri così familiare e
il primo pensiero è stato di
doverti proteggere, poi quando siamo entrati nel mio ufficio, mentre
parlavi …
be! … Di pure che sono un maniaco sessuale … ma
ti ho immaginata su di me … io
che ti aprivo il corsetto e ti baciavo il seno … poi mi hai
guardato in un modo
che ho avuto la sensazione che mi leggessi nell’anima e
leggessi il mio sogno
ad occhi aperti. Mi sono vergognato amore mio, ma ti desideravo come
non avevo
desiderato mai nessuna. Non vedevo l’ora di rivederti, di
averti con me sulla
mia nave. La sera prima che arrivassi ero venuto alla taverna di Angus,
speravo
di vederti, avevo voglia di salire su nella tua stanza, ma ho creduto
che mi
avresti preso a schiaffi. Sono andato via e ho rubato delle rose per te
nel
giardino di Mary. Te le ho messe nella stanza che avresti occupato
… ci avrebbe
separato solo quella parete di legno. Ricordi? Ho dato un bacio alla
rosa che
ti ho offerto quando ti ho accompagnato nella tua stanza. In
verità avevo
voglia di baciare le tue labbra amore … erano
così invitanti e tu così seria …
volevo farti sorridere … sei così bella quando
sorridi! Anche la tua risata mi
da gioia … la tua risata mi ha fatto iniziare a ricordare
qualcosa della “mia
Principessa Swan” oltre ai tuoi occhi verdi, uguali a quelli
di tua madre!
Emma non
rispondeva, ma i suoi occhi avevano un fremito, come
se avessero intenzione di aprirsi ma non ne trovavano la forza. Nel
caminetto
il fuoco era ancora acceso. Killian ebbe un’idea. Emma amava
molto fare il
bagno, tra gli accordi presi per il viaggio, lei aveva chiesto una
tinozza per
fare il bagno almeno una volta a settimana. Francamente ora aveva
veramente
bisogno di lavarsi. Tutto quel sudore freddo, il vomito anche tra i
capelli …
appiccicosi e maleodoranti … Killian pensò che se
avesse potuto parlare e
muoversi, sarebbe andata a fare un bagno al laghetto e lui
l’avrebbe seguita di
sicuro. La depose sul sofà, ancora parlandole, le descrisse
cosa stava facendo.
Riempì un calderone di acqua e la mise a bollire sul fuoco
del camino. Ne versò
una serie di secchi fredda nella vasca da bagno, vi mise le essenze che
Emma
usava per lavarsi, le teneva nel baulotto con i medicinali.
Aspettò che l’acqua
fosse bollente per miscelarla e lasciarne una quantità per
risciacquare.
–
Tesoro ora ti tolgo
il vestito nuziale e i mocassini, faremo un bagno caldo, oltre che
pulirti ti
riscalderà di più le membra. Vedrai che starai
meglio!
Denudò
la sua sposa e
la coprì con il manto nuziale, si procurò un
lenzuolo di lino per poterla poi
asciugare e si tolse a sua volta i vestiti.
Entrò
nella vasca con Emma in braccio. La fece poggiare al
suo petto, seduta tra le sue gambe, l’avrebbe sostenuta e
lavata. Iniziò a
bagnarle i capelli e a passarvi il detergente ai fiori di campo, li
risciacquò
e iniziò a massaggiare e frizionare il suo corpo,
raccontandole dei loro
momenti più piacevoli sulla nave
–
Ricordi quando avevi
appena fatto il bagno e non avevi chiuso a chiave? Sono entrato
pensando che
quel tuo ”Si” fosse una sorta di
”Avanti!”, mi hai lasciato di sasso per quanto
eri bella, eri nuda .. ti stavi asciugando, se avessi avuto qualcosa da
lanciarmi addosso credo che lo avresti fatto. Io sono andato via, ma ti
avrei
presa in quel momento, ti desideravo da impazzire, mi sono dovuto fare
un tuffo
in mare per calmarmi e sono riuscito a trovare quella meravigliosa
aragosta che
Paul ci ha cucinato a cena … avevo già capito chi
eri e quella mattina quando
mi ero svegliato e tu dormivi, con me, per tenermi caldo durante la
febbre,
avevo avuto la conferma dai capelli biondi che uscivano dalla parrucca.
Ti ho
stretta a me, non volevo lasciarti andare nemmeno quando ti sei
svegliata e ho
finto di dormire. Quando sei tornata ti ho chiamato Emma per due volte,
invece
di Barbra e tu non ci hai fatto caso. Poi mi hai chiesto da quando lo
sapevo …
effettivamente nel profondo di me stesso credo di averlo saputo fin da
subito …
Emma … sento che sei più calda …
quest’acqua calda ti sta aiutando … questo tuo
bellissimo collo da cigno … mi viene voglia di deporvi un
bacio ogni volta che
inclini la testa … sei così aggraziata e poi
quando facciamo l’amore sai essere
irruenta, diventi di fuoco e fai bruciare anche me … ti amo
tanto mio dolce
cigno … mia principessa addormentata …
Iniziò
a canticchiarle la ballata della bella principessa
addormentata, non si accorse che Emma iniziava a sorridere, mentre i
suoi occhi
iniziavano a schiudersi. Si alzò con lei in braccio e
l’avvolse nel lenzuolo.
La massaggiò ancora per asciugarla e continuò a
canticchiare.
–
Tesoro ora ti porto
sul letto, saremo più comodi, ti terrò al caldo
come tu hai fatto con me quando
ero malato e ti torturerò di baci finché non mi
dirai tu di smettere!
Fu quello che
fece. La tempestò di baci su tutto il corpo,
che ora profumava di fiori. Tornò sulle sue labbra e
cercò di farle schiudere
con lenti movimenti guizzanti della lingua. Non si rese conto di quando
Emma
iniziò a rispondere, si era perso nella passione per lei ed
era così normale
che lei ricambiasse che non fece caso a quanto era insolito per una
donna
esanime. Lo realizzò quando se la ritrovò
sull’inguine a cavalcioni, che si
muoveva languida impossessandosi della sua erezione
–
Sei tornata da me
tesoro mio … sei tornata da me …
-
Non me ne voglio
andare Killian, abbiamo appena iniziato a vivere, abbiamo tanto da
recuperare …
I capelli di
Emma ricaddero sul petto villoso di Killian,
mentre si guardavano negli occhi e lei si muoveva su di lui
regalandogli il
piacere e la gioia del loro amore. Emma era ormai del tutto fuori
pericolo.
Eros e tanatos,
le due energie che portano una a costruire e
l’altra a distruggere. Amore e morte, che nella loro azione
sono agli opposti,
ma che possono essere le due facce della stessa medaglia. Quanto
l’amore di
Killian per Emma era riuscito a strapparla dalla morte? Quanto
l’amore per un
uomo aveva fatto meditare la morte per una rivale, in Ala Grigia? E
quanto
quello stesso amore le aveva fatto dire “No, non voglio che
lui soffra”?
Ala Grigia
guardava il mare. Quante volte in quei dieci anni
era salita su quel dirupo a guardare l’orizzonte? Solo per
aspettare di vedere
spuntare la nave con a bordo l’uomo che amava. Era sempre
tornato ed era sempre
ripartito, il suo desiderio di amarlo ed essere riamata, non si era
avverato e
mai sarebbe successo. Poteva vivere senza il suo amore, lo aveva fatto
fino
alla sera prima, quando aveva versato la polvere di veleno nella
ciotola di
Capelli di sole. Lui avrebbe saputo cosa aveva fatto,
l’avrebbe odiata. No, non
poteva sopravvivere al suo odio.
Guardò
ancora il mare,
le sembrò di guardare negli occhi azzurri del suo amore. Si
gettò in quell’azzurro,
vide ancora il suo volto. Non sarebbe mai appartenuta a Occhio di Cielo
ne lui a lei,
non avrebbe avuto l’azzurro dei suoi occhi a guardarla
amorevolmente come
faceva con Capelli di sole. L’unico azzurro, a cui sarebbe
appartenuta per
sempre, era quello di quelle onde, che afferrarono il suo corpo e lo
portarono
negli abissi.
Tanatos inizia
quando Eros finisce ... per Ala Grigia era
stato così.
Angolo
dell’autrice
Buona
Domenica a
tutti coloro che vorranno leggere e avranno la voglia di dire la loro.
So che è
stato un capitolo intenso, gli argomenti e le vicende lo erano. Ho
amato molto
scriverlo e spero di avervi trasmesso delle emozioni, fatemi sapere
… Amare ed
essere amati è quanto di più bello possa
capitarci nella vita. La prima persona
che ci ama e ci insegna ad amare è nostra
madre. Il tema della perdita della
madre è molto triste e spero di aver reso realistiche le
reazioni del
protagonista. Le parole di Killian a suo padre e i suoi pensieri, li
voglio
regalare a coloro che hanno vissuto questo grave lutto. Chi ci ha amato
desidererebbe per noi solo che andassimo avanti e di vivere anche per
loro. I
genitori del mio Killian si chiamano come l’attore che lo
interpreta e la
moglie, è un omaggio a questa bella coppia, purtroppo nella
storia Lady Helen è
morta, ovviamente alla vera Helen auguro tutta la salute del mondo, ha
un
piccolino da crescere e un bel marito che la ama e che lei ama. Pare
che sia
una donna di spirito, oltre che molto carina e prende in giro il marito
per la
passione che scatena nelle fans. Riguardo a lui, oltre
all’aspetto molto
gradevole, dalle foto sul set e con amici e colleghi, lo trovo
professionalmente
capace e molto simpatico.
Temo che per
la
prossima settimana non riuscirò a postare, causa impegni di
lavoro. Chi attende
il seguito non si preoccupi!
Per chi vede
le
puntate americane … buon divertimento, mi sembra che stiano
diventando sempre
più intriganti, che ne pensate?
A presto Lara