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Autore: Miss Loki_Riddle Gold    04/04/2016    2 recensioni
Non sempre il cuore risponde agli ordini del cervello. A volte decide diversamente. Con Mycroft è successo.
E’ da anni che tenta di combattere il proprio cuore. Ma è inutile, perché basta guardarlo per ricaderci inevitabilmente.
Ogni cellula si ritrova attirata dal problema, per quanto la logica gli impedirebbe di accettarlo.
Nessuno deve venirlo a scoprire, nemmeno suo fratello per non permettere che l’Inghilterra vada in rovina. E’ una regola d’oro ben impressa nella mente del maggiore degli Holmes.
Ma il suo cuore non intende rimanersene buono, no. Vuole essere visto, mostrarsi al mondo, le conseguenze non lo spaventano.
E’ dura per Mycroft ricacciarlo indietro, rinchiuderlo in un angolo della propria mente. E’ dura non tentare di trattenerlo al proprio fianco. E’ dura scegliere di non essere felice e mandarlo via. E’ dura doverlo combattere ogni giorno.
Perché il suo peccato è il male e lui, Mycroft, è il bene. Non è come Sherrinford che se ne frega delle conseguenze. Perché lui è Mr. Governo Britannico e non può proprio lasciarsi andare alle proprie debolezze.
Genere: Angst, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jim Moriarty, Lestrade, Mycroft Holmes, Sherlock Holmes
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Triangolo, Violenza
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Sono passate due settimane da quando Moriarty ha fatto la sua entrata negli schermi di tutta la nazione. Due settimane di assoluto silenzio, almeno per Sherlock che inizia ad annoiarsi. Nessuno riesce a capire da dove sia provenuto il messaggio di Moriarty. Non ha lasciato indizi il che rende il caso anche più interessante. Sherlock però, non si è reso conto solo di questo particolare. No, c’è anche qualcosa che non va in suo fratello Mycroft.
Il modo in cui si guarda alle spalle, il modo in cui lo va a trovare sempre più spesso sono dettagli che attirano dei sospetti, soprattutto ad una mente abituata a ricercare anomalie come quella di Sherlock. Non possono sicuramente sfuggire.
Ha, inoltre, notato alcuni particolari sui vestiti di Mycroft che indicano una certa attività notturna non ben identificata. Un giorno gli ha trovato un bottone, mezzo sgualcito, della camicia del maggiore. Era mezzo stappato dal modo in cui si ritrovano i fili, cosa che, conoscendo il fratello, non sarebbe successo se non in casi particolari.
Un’altra volta ha notato una piccola macchiolina verde sulla giacca del fratello, che può indicare solamente l’essersela sfilata velocemente. Che diamine sta succedendo? Che diamine prende a Mycroft? Certo potrebbe chiederlo all’altro, ma così si perderebbe tutto l’interesse e Sherlock è davvero annoiato. E’ tanto annoiato che osservare gli abiti di suo fratello sembrano essere l’unica cosa interessante di quel periodo. Poi, diciamocelo, sicuramente Mycroft non rivelerebbe la verità, tutto il risultato che Sherlock otterrebbe è il premurarsi di far sparire altri possibili indizi da parte di suo fratello e Sherlock lo sa bene.
La cosa che stupisce maggiormente Sherlock, però, è che Lestrade non abbia mai niente di simile. Magari ha macchie di cibo sugli abiti, ma nulla che si possa ricondurre alle condizioni di Mycroft. Sherlock non è stupido, quindi ha ben capito che i due si vedono, non tentano nemmeno di nasconderlo, ma Mycroft è sempre più strano. C’è qualcosa che non va che Sherlock intende scoprire.
E’ questa la situazione solita ed è così che si trova oggi. E’ un ronzio a risvegliare Sherlock dal suo solito stato comatoso in cui finisce ogni volta che è annoiato e non può sparare alle pareti o fare esperimenti.
Un ronzio che si ripete un paio di volte.
Sherlock balza in piedi, prendendo il proprio cellulare.
 
Ti sono mancato? – J.M.
 
J.M. Sherlock sorride, deve averlo scritto con un numero privato, ma non importa, perché fa parte del gioco.
J.M. non ci vuole un genio per capire chi sia. James Moriarty. Ci pensa un po’ su, poi si mette a digitare una risposta.
 
Come mai solo ora? – S.H.
 
Davvero non riesce a comprendere perché solo dopo due settimane si faccia sentire. La risposta la ottenne qualche secondo dopo.
 
Noioso. Lo sai. – J.M.
 
No, non lo sa, ma a quanto pare è una domanda che l’altro reputa stupida o, più probabilmente, a cui non intende rispondere. Forse se si concentra di più giungerà alla risposta giusta. Ci prova, ma qualcosa non gli torna. Un altro ronzio pone termine ai suoi pensieri
 
Trovami. – J.M.
 
Solo quell’unica parola, nulla di più. Sherlock pensa che sicuramente lo cercherà ed appena lo avrà trovato lo farà smettere, quindi manda un messaggio al suo migliore amico e fidato blogger John Watson.
 
Baker Street. Ora. – S.H.
 
***
 
Mycroft ha preso una decisione o per meglio dire non ne ha presa alcuna.
Non è facile scegliere fra il cuore ed il cervello, in particolare se si sta parlando di un Criminale e di un Ispettore di Polizia. La cosa sarebbe piuttosto semplice messa in questo modo, ma non lo è. Non quando si tratta di Moriarty.
Ha attentato alla vita di suo fratello Sherlock -maledizione!- e attenta alla vita di migliaia di persone e ne uccide per semplice noia ogni giorno centinaia.
Ha fra le proprie mani la vita di tutte le organizzazioni criminali e riesce a svaligiare la banca d’Inghilterra ascoltando della musica e tutte le altre con un semplice gesto.
Mycroft sa che se quello lo ha fatto solo per noia, quando è davvero irritato può commettere anche crimini maggiori. Lo ha messo alla prova senza volere ed il risultato è stata la finta morte di suo fratello. Non può nemmeno immaginare cosa esattamente potrebbe commettere se lui scegliesse Lestrade.
Come minimo lo ucciderebbe, ma probabilmente prima lo torturerebbe fino a fargli chiedere di morire. Sa che la propria casa è piena di microchip e non sono state messe da lui o dai suoi uomini. Lo sa, ma non gli importa dato che l’unica persona che riceve quei video è anche l’unica che desidera lo veda.
Moriarty, il suo meraviglioso Moriarty è dall’altra parte, sa bene che non permette a nessun’altro di vedere cosa succede in casa sua. E’ geloso persino dei suoi uomini. Lo sa perché più volte glielo ha detto. Lo sa che Moriarty lo considera proprietà privata. E’ lui che lo osserva, solo ed unicamente lui.
Entra in casa e si comporta come se nulla fosse, ma ogni sera alla stessa ora si fa una lunga doccia. Se è fortunato Moriarty lo chiama subito dopo per parlargli, ma non viene più a trovarlo il che è assolutamente un bene perché non sa ancora come dirgli che ha scelto Lestrade, sa che lo capirà oggi, dato che ha invitato l’altro a pranzo al ristorante Criterio.
Niente di eccessivo, spera Mycroft, ma è la sua risposta. Non lascerà Greg per Jim, neanche per sogno. Moriarty si è finto morto per più di tre anni. Bene, ora ne paga le conseguenze.
Lestrade non ha capito il motivo dell’invito ad uscire ed è sicuramente meglio così.
Glielo ha chiesto solo all’ultimo, ma dato il luccichio negli occhi dell’altro è riuscito a capire che non ha altri impegni e la sua contentezza.
E’ bastato quello a spingerlo a scegliere il ristorante Criterio in Piccadilly Circut, lo stesso dove tanti anni prima, quando ancora nessuno dei due era conosciuto, si è scambiato il primo bacio con Moriarty. Lì, seduto al bancone del bar. Nessuno dei due conosceva l’identità di chi aveva davanti.
 
Non passa molto affinché ci arrivino e si siedano ad un tavolo non troppo in angolo, ma nemmeno troppo in vista, nel punto strategico per qualsiasi cosa. Quando sono arrivati Lestrade viene riconosciuto così vengono messi lì, ma non è ancora arrivato l’antipasto che entra Sherlock Holmes.
E’ trafelato e stranamente non viene seguito dal fido Watson.
Ha gli occhi sgranati, nota Mycroft, il che significa che ha scoperto che sta per succedere qualcosa lì dentro.
- Uscite, uscite, presto!- Dice, la voce quasi roca dal troppo tempo passato a non fare assolutamente nulla. Con tutta probabilità ha finito di annoiarsi da poco.
Lestrade e Mycroft balzano in piedi, spingendo gli altri ad eseguire il comando, poi Lestrade lo bacia, lasciandolo solo con suo fratello o, almeno è così che crede. Quando si volta si accorge della presenza di una terza persona. Ha un cappellino con una visiera schiacciato sulla fronte, dei jeans, degli occhiali da sole – per quale assurdo motivo porta degli occhiali da sole in un luogo chiuso?-, una felpa con la scritta “I love London”. Un vestito tipico di un turista, ma Mycroft sa chi ha di fronte con la stessa semplicità con cui l’altro sa chi sono loro due. James Moriarty lo ha seguito lì dentro e lo sa, non c’è bisogno di dirlo ad alta voce, sanno entrambi che se avesse deciso di scegliere Lestrade e fosse riuscito nel suo intento lui avrebbe fatto saltare in aria l’intero ristorante.
Mycroft odia quel genere di situazioni. Se fossero da soli lo sbatterebbe contro il muro dalla rabbia che sta provando in quel preciso momento, ma non può e la lucina rossa che vede addosso a Sherlock glielo conferma.
Sherlock fissa Moriarty, lui fissa Sherlock. Gli sembra di essere il terzo incomodo anche se sa che non è così. Si volge verso Sherlock, ma lui non ha ancora parlato. Non si sono detti assolutamente nulla. Può quasi leggerla la conversazione fra i due. Sherlock che chiede informazioni, Moriarty che non intende darle, Sherlock che si chiede a chi era rivolta quella minaccia e Moriarty che parla.
- Beh, che c’è? Stavo mangiando.- Una menzogna maggiore non potrebbe fuoriuscire dalle sue labbra e lo sanno tutti e tre. Il ghigno che si dipinge sul volto di Sherlock e su quello di Moriarty sono più simili di quanto ci si aspetterebbe. Poi Moriarty alza le mani in segno di resa.
La musichetta di un cellulare sembra rompere il silenzio che si è creato fra loro.
- Scusate.- Lo psicopatico sogghigna, mentre tira fuori dalla tasca del cappotto il proprio cellulare e risponde, si avvia alla porta e nel farlo sfiora leggermente la spalla di Mycroft con la propria. Appena il tempo per fargli capire che si vedranno, quella sera stessa a casa. Non c’è bisogno di parole o biglietti per capirsi.
Restano qualche secondo in silenzio mentre Moriarty sparisce dalla vista.
- Immagino ti avesse lasciato degli indizi.- Rompe il silenzio Mycroft volgendosi verso suo fratello.
- Molto nascosti.- Risponde Sherlock, poi lo guarda come ad invitarlo a raggiungere Lestrade. – Ho lasciato Watson a casa da sua moglie, è più sicuro per entrambi.- Dice, sicuro di sapere a cosa sta pensando Mycroft, il maggiore annuisce.
- Immaginavo.-  Poi si avvia verso la porta, il pericolo appena scampato. Parlerà con Moriarty quella sera stessa.
Solo quando fa per aprire la porta sente le parole di suo fratello:- Era una minaccia, ma non ho ancora capito rivolto a chi.-
Si ferma un attimo a quelle parole, poi continua a camminare come se niente fosse.
 
Mycroft non ha davvero intenzione di tornare a casa sapendo chi ci troverà ad attenderlo. Non ne ha intenzione, anche se ormai è sera. Ha lavorato fino all’ultimo minuto rimastogli, ma Anthea ha ragione. Si deve andare a riposare, non può permettersi errori.
E’ per questo che si fa accompagnare a casa nella stessa macchina in cui si trova la sua fidata segretaria. Più di una volta si è chiesto se fosse giusto non raccontarle nulla sulla sua situazione, ma poi si è ripreso ricordandosi in tempo che nessuno al mondo deve scoprire di Moriarty, mai. Da una conversazione simile potrebbero derivare disastri di dimensioni titaniche e lui non può di certo permetterselo.
E’ in macchina che succede qualcosa di imprevisto, qualcosa che non pensa neanche lui sarà tanto importante nella sua vita. E’ con un gemito di frustrazione da parte di Anthea che parte ogni cosa.
Si volta a guardarla nel sentirla emettere un suono del genere. Non è da lei, non lo è mai stato.
La osserva. Per lui Anthea è un’amica oltre che un’ottima segretaria, il loro lavoro li ha resi incredibilmente vicini, è colei con il quale si confida maggiormente e se gli piacessero le donne crede proprio che avrebbe messo gli occhi su di lei. Oh, Anthea, la dolce, cara Anthea. Anthea che non si dimentica mai un suo appuntamento, Anthea che gli è sempre al fianco, la stessa Anthea con  la quale passa buona parte delle sue giornate. Anthea che è sempre legata al suo smartphone e che potrebbe davvero avere chiunque al suo fianco, ma anche la stessa che non desidera chiunque. Oh, no. Quando l’aveva conosciuta era stato piuttosto sorpreso, in positivo si intende. In molti dicono che un gay ed una lesbica non possono andare d’accordo, beh, loro sono l’eccezione che conferma la regola, allora, perché Anthea gli risolleva sempre l’umore. Sa sempre di cosa abbia bisogno e cosa fare. Ecco perché quel suono, uscito dalle labbra dell’altra lo sorprende tanto da spingerlo a risponde.
- Che succede, Andrea?-
Non è sorpreso quando la ragazza si volta a guardarlo, quasi ricordandosi solo in quel momento della sua presenza in macchina e lo fissi per qualche secondo, prima di rispondere.
- La… la mia ragazza.. lei mi ha tradito…-
Lo sorprende sentirla in quel momento parlare con tanta rabbia, ma il suo pensiero non è già più lì con lei. Non sta più ascoltando le parole della sua segretaria. Quindi non sente la sua filippica o il suo modo improprio di usare le parole.
- Con un uomo… ci potresti credere? Con un fottutissimo uomo! Oh, ma io li ammazzo entrambi, devono solo sperare di non finirmi fra le mani! Come osa mettermi le corna??-
La osserva, ma in realtà non la vede, la mente è già giunta a casa sua, dall’uomo che lo sta aspettando probabilmente seduto a gambe aperte sul divano per non creare pieghe sui suoi vestiti.
Ripensa alla rabbia che persino una persona solitamente tranquilla come Anthea prova quando viene tradita. Certo, si è sentito in un qualche modo tradito quando ha scoperto che era tutta una montatura, si è sentito tradito quando l’altro ha attentato alla vita di suo fratello. Si è sentito tradito per tre anni a quella parte, ma cosa ha pensato lui? Come l’ha presa? Se l’è chiesto di sfuggita un paio di volte, ma non abbastanza seriamente affinché la propria mente si puntualizzasse su quell’obbiettivo. Non si erano lasciati quando Moriarty aveva fatto finta di morire. Aveva semplicemente dato per scontato che non stessero più insieme, ma non è possibile né lasciarsi né stare insieme quando le cose avvengono come sono avvenute fra loro. Non se lo sono chiesti. Nessuno ha mai chiarito la situazione che c’era fra loro. Non sono mai stati davvero insieme. Era solo una certezza. Una certezza che li aveva presi fin da quando avevano posato l’uno gli occhi sull’altro. Loro si appartenevano. Era una situazione assurda, ma con la stessa certezza con cui lui era entrato nel Governo e l’altro aveva preso in mano le redini dei crimini. Loro sapevano, non c’era mai stato bisogno di dirselo. Non servono parole quando si ha davanti ad un ovvietà. Pensò che se glielo avesse chiesto anni prima Moriarty gli avrebbe semplicemente risposto che si annoiava a parlare di cose così idiote. Era sempre andato bene così. Non c’era mai stato nessun’altro solo lui e Moriarty. Certo a volte si vedevano con altre persone, ma nulla di davvero serio. Ricordava ancora quando aveva scoperto che Moriarty si vedeva con Molly. Non era riuscito a parlare con la ragazza per molto tempo. La situazione lo aveva irritato fin troppo. Ricordava ancora la risata del suo psicopatico quando lo aveva sbattuto al muro e come quella stessa sera fossero finiti nuovamente a letto insieme. Si era chiesto più volte se Moriarty lo facesse irritare di proposito per vedere la sua reazione come un bambino con il proprio gioco preferito. Aveva rifiutato quell’opzione. Non poteva essere tanto infantile. Ora cos’era cambiato? Era bastata un’occhiata per fargli capire quanto in realtà fossero ancora legati. Sì, era arrabbiato perché erano passati tre anni, perché aveva attentato alla vita di suo fratello Sherlock e – dannazione!- se lo sarebbe potuto risparmiare, ma prova per lui ancora dei sentimenti profondi, sentimenti che nemmeno per tutto l’oro del mondo sarebbe riuscito a cambiare - dannazione! -. Maledetto Moriarty! Eppure in questo momento si chiede davvero se tutto quello che c’è stato fra loro possa essere messo in una scatola e buttato via, se esista una scatola tanto capiente, ma soprattutto se è davvero ciò che vuole. Si chiede quanto Moriarty sia arrabbiato per aver portato Lestrade nel loro ristorante, per averlo portato nel loro posto. Si chiede se Lestrade potrebbe essere mai la persona a cui pensa appena sveglio - subito dopo essersi domandato se suo fratello sta bene - o se continuerà ad essere un pensiero qualsiasi, una persona qualsiasi nella sua vita. Si chiede se riuscirebbe mai davvero a dare a Lestrade un decimo del valore di Moriarty e lo sa qual è la risposta o la conosce bene. Quel maledettissimo suono che gli rimbalza in mente gli fa comprendere che il Napoleone della criminalità ha ragione. Deve lasciare Lestrade.
   
 
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