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Autore: John Spangler    06/04/2016    1 recensioni
Dopo aver lasciato la piccola città di Cocoyashi, Nami Watanabe e sua madre si trasferiscono nella metropoli di Loguetown, una delle perle della California meridionale, per iniziare una nuova vita. Tra amori, drammi e problemi vari, le loro vicende si intrecceranno con quelle degli altri abitanti di Loguetown, mentre intanto il boss mafioso Crocodile conduce nell'ombra i suoi loschi affari, con la collaborazione del Joker. Come andrà a finire? Lo scoprirete solo leggendo questa storia.
Genere: Angst, Commedia, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Yuri | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'A Thousand Pieces'
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Interludio 2: I ricordi di Benn

 

10 Aprile 1980

Enies Lobby, Irlanda del Nord, Regno Unito

Per le vie della città

 

Enies Lobby era una delle più antiche città irlandesi, meta ogni anno di migliaia e migliaia di turisti. Alcuni venivano per visitare i luoghi di interesse storico, altri per gustare la celebre birra Baskerville (Riconosciuta ufficialmente come una delle migliori birre del mondo), e altri per ammirare il paesaggio. Tra i turisti si potevano trovare persone di tutti i tipi: ragazzi in gita scolastica, uomini di mezza età in cerca di un pò di solitudine, e anche numerose coppie innamorate. Ed è proprio su una di queste coppie che ora dobbiamo concentrare la nostra attenzione. Due cittadini americani, che si trovavano lì per festeggiare il loro secondo anniversario di matrimonio. Benjamin Beckman, detto Benn, e sua moglie Julienne, che preferiva essere chiamata Juls.

 

La differenza d'età tra i due era relativamente poca (Lui aveva appena undici anni più di lei), ma quella fisica era impressionante: Benn era un omone muscoloso e coi capelli neri, Juls invece aveva i capelli biondi e una corporatura molto esile (E quando camminava accanto a suo marito, sembrava ancora più piccola), tanto che spesso la gente si chiedeva come facesse Benn a non schiacciarla, quando la abbracciava. A volte se lo chiedeva anche Juls, anche se sapeva già la risposta: per quanto Benn avesse l'aria di un energumeno capace di sfondare una parete con un semplice pugno, sapeva essere molto delicato quando la toccava. E, cosa ancora più importante, la amava alla follia, e non si sarebbe mai sognato di farle del male.

 

Anche i loro mestieri erano diversi: Benn era un giovane ufficiale della Guardia Nazionale della California (Tra l'altro, con ottime prospettive di carriera), mentre Juls faceva la giornalista freelance (Non uno dei lavori più remunerativi del mondo, ma a lei piaceva).

 

Si erano incontrati quattro anni prima, a San Francisco, in circostanze un pò insolite: Benn aveva salvato Juls da un tentativo di stupro. Dopo quell'episodio i due erano rimasti in contatto, e, una cosa tira l'altra, alla fine si erano innamorati. Si erano poi sposati a San Francisco col rito civile, in una suggestiva cerimonia sulla spiaggia che entrambi consideravano il momento più bello della loro vita.

 

Un bel quadretto, ma naturalmente non era tutto rose e fiori: circa diciotto mesi dopo il matrimonio, i due avevano affrontato un brutto periodo pieno di litigi e incomprensioni varie, il cui vero responsabile era però soltanto Benn. La differenza di età e la pericolosità del suo lavoro lo avevano spinto ad avere dei ripensamenti e a temere di lasciare sua moglie troppo presto, e perciò aveva cominciato a comportarsi malissimo nei confronti della povera Juls. Ma poi, era successo l'inaspettato: Juls aveva avuto un aborto spontaneo (Una cosa di cui Benn, nonostante ciò che gli avevano detto i medici, continuava a ritenersi colpevole). Era stato in quel momento che Benn si era reso conto di quanto era stato stupido, ed era ritornato sui suoi passi. Non era stato facile, ma fortunatamente i due erano riusciti a superare quella terribile crisi. Perciò, il viaggio in Irlanda del Nord rappresentava anche una sorta di augurio a che da ora in poi le cose andassero bene.

 

In quel momento, i due passeggiavano mano nella mano davanti ad alcuni negozi di souvenir. Juls si avvicinò a una vetrina, trascinandosi dietro il marito, e indicò uno degli oggetti esposti.

 

- Amore, guarda che bello!-

 

Benn guardò scettico l'oggetto. Era una statuetta che raffigurava il famigerato Giudice Con Tre Teste, personaggio mitologico al centro di svariate leggende locali. Queste leggende differivano tutte per uno o più particolari, ma concordavano su due cose: il Giudice aveva tre teste, e nessuna di queste aveva un bell'aspetto.

 

E, pensò Benn aggrottando la fronte, questa statuetta tiene fede alla leggenda.

 

- Mah.-

 

- Che dici, lo compriamo?-

 

- E poi dove lo mettiamo? Nell'ingresso, per spaventare i ladri?-

 

Juls rise, e Benn rimase un attimo a godersi la sua risata cristallina. Era felice di rivederla così, dopo quello che avevano passato. Soprattutto dopo l'aborto, aveva temuto che sprofondasse in una spirale di depressione da cui poi non sarebbe più uscita. Aveva gridato al miracolo la prima volta che l'aveva vista sorridere di nuovo, piangendo come un vitello e abbracciandola. Ancora adesso, quasi non riusciva a crederci.

 

- Dico sul serio, l'unica cosa per cui potrebbe essere utile è fare da antifurto. Cioè...perchè vuoi comprarlo?-

 

- Mi sembra carino...- disse la bionda sfiorandosi una ciocca di capelli.- E poi non costa neanche tanto. Guarda.- indicò il cartellino del prezzo.

 

Benn si avvicinò alla vetrina per vedere meglio. In effetti, quell'obbrobrio non costava poi tanto. Se proprio Juls lo voleva, avrebbe anche potuto comprarlo. Si accarezzò il mento.- In effetti...-

 

Ma non terminò mai la frase, perchè in quel momento accadde qualcosa.

 

- AAAAHHHH!-

 

Era l'urlo di Juls. Benn girò di scatto la testa, scoprendone il motivo: un ragazzino coi capelli rossi aveva afferrato la borsa di sua moglie e stava cercando di portargliela via. Juls stava resistendo con tutte le sue forze, ma era in evidente difficoltà.

 

- Ehi, tu, moccioso...- Prima ancora che Benn potesse afferrare il ragazzino e suonargliele di santa ragione, questo riuscì a strappare la borsa dalle mani di Juls, facendola barcollare all'indietro. Benn si affrettò ad afferrarla prima che cadesse, e il piccolo ladro ne approfittò per dileguarsi in un vicolo.

 

- Juls, stai bene?- gridò Benn allarmato.

 

- Sì, sto bene...- Nonostante la rassicurazione, dalla voce si capiva che era parecchio scossa.- La borsa...-

 

Benn annuì. Aveva visto in quale vicolo si era intrufolato il ragazzino, e se si fosse messo a correre più veloce che poteva, sarebbe riuscito a raggiungerlo.

 

Nel frattempo, altre persone si erano avvicinate ai due americani, tra cui un poliziotto.- Cos'è successo?-

 

- Un ragazzino ha rubato la borsa di mia moglie. Stia qui con lei, io cerco di acchiapparlo.- Al che si staccò da Juls e partì all'inseguimento del ladro, ignorando le intimazioni del poliziotto di tornare indietro.

 

Benn strinse i denti e corse più forte che poteva, senza riuscire a pensare ad altro che non fosse la sua preda. Era furibondo. Non tanto per il furto in sè, ma per il fatto che quel ragazzino aveva rischiato di far cadere Juls. Appena lo avesse trovato, gliela avrebbe fatta pagare.

 

Si guardò attorno, in cerca del moccioso dai capelli rossi, e finalmente lo scorse in un vicoletto alla sua destra. Anche l'altro si accorse di lui, perchè emise un grido di allarme e si bloccò, rimanendo immobile come un animale davanti ai fari di un'auto. Benn si accorse che teneva la borsa di Juls davanti a sè a mò di scudo, e che tremava come una foglia. Bene, pensò l'uomo. Diamogli un buon motivo per avere paura.

 

- Non muovere un muscolo, moccioso!- disse, col tono più minaccioso che gli riusciva. Il ladruncolo si limitò a singhiozzare.

 

In un lampo, gli arrivò davanti e lo afferrò per il braccio libero, sollevandolo come se fosse stato una piuma (E in effetti, avrebbe anche potuto esserlo, visto quanto poco pesava). Si riprese la borsa di sua moglie e guardò il marmocchio, notando solo in quel momento la sua spaventosa magrezza e la giovanissima età. Benn non era un esperto di bambini, ma ipotizzò che quello lì non dovesse avere più di dieci anni.

 

Il piccoletto tirò su col naso e lo guardò con occhi impauriti.- P-per favore, signore, n-non...non mi faccia del male...-

 

Benn sentì i propri violenti propositi svanire. Aveva pensato di dare una bella ripassata al ragazzino, ma vedendolo gli era venuta una fitta al cuore. Era così magro e impaurito...e ora che ci faceva caso, era un pò sporco e i suoi vestiti erano in cattive condizioni. Era forse un orfanello che viveva per strada? Non lo sapeva. Per un attimo provò compassione per lui. Ma fu solo un attimo. Poi si ricordò che aveva rischiato di far cadere Juls, e prese una decisione.- Non ti farò del male, moccioso. Ma ti porterò dalla polizia. Si occuperanno loro di te.-

 

Il ragazzino sembrò trasalire sentendo menzionare la polizia.- No...la polizia no! Non mi porti da loro, la scongiuro!- Cercò di divincolarsi e iniziò a singhiozzare.

 

Benn fece per chiedergli il motivo di quel comportamento, ma all'improvviso un grido alle sue spalle catturò la sua attenzione.

 

- LASCIA STARE MIO FRATELLO!-

 

Si girò appena in tempo per vedere un altro ragazzino coi capelli rossi, all'apparenza un pò più grande dell'altro ma altrettanto malandato, correre verso di lui con una spranga di ferro in mano. Senza scomporsi, Benn aspettò che gli arrivasse a portata di tiro e gli sferrò un calcio dritto nella pancia, facendolo cadere a terra con un grido di dolore. La spranga rotolò via di qualche metro.

 

- FRATELLONE!- gridò l'altro rosso.

 

Benn spostò lo sguardo da un ragazzino all'altro.- Fratello...cos'è, lavorate in coppia?-

 

Senza attendere una risposta, Benn si avvicinò al ragazzino a terra, che si stava ancora contorcendo per il dolore. Prima che potesse rialzarsi, si mise in bocca la tracolla della borsa, e usò la mano ora libera per afferrare il fratello del ladro e metterselo sotto braccio. Stringendo la presa su entrambi i ragazzini in modo che non

potessero sgusciare via, si incamminò fuori dal vicolo.

 

Qualche metro dopo, quando stava per ritornare nel punto da cui era partito, vide Juls venirgli incontro assieme al poliziotto di prima.

 

- Benn!-

 

I due ragazzini volsero lo sguardo in direzione del poliziotto e sbiancarono.- Oh no, è l'agente Creek!- disse quello che Benn teneva per un braccio.

 

Il suddetto poliziotto li riconobbe entrambi e digrignò i denti.- Ancora voi due! E' la terza volta, questa settimana.-

 

- Li conosce, agente?- disse Benn dopo aver ridato la borsa a Juls.

 

- Purtroppo sì, sono dei piccoli mostri che si divertono a rapinare i turisti. Prima d'ora non ero mai riuscito a beccarli. Ma adesso...oh, adesso avranno quello che si meritano!-

 

Il rosso che Benn portava sottobraccio iniziò ad agitarsi.- No! Per favore...ci lasci andare...-

 

- Un attimo!- intervenne Juls. Scrutò con attenzione i due ragazzini e si soffermò su quello che le aveva rubato la borsa.- Perchè lo hai fatto?-

 

L'interpellato singhiozzò.- M-mi dispiace, signora...non volevo farle del male. Ma...ecco, io e mio fratello abbiamo fame. Non abbiamo nessuno che si occupi di noi...-

 

- Non gli dia retta, signora! Sta sicuramente mentendo per farsi compatire.- ruggì l'agente Creek.

 

- Uhm...- La bionda guardò negli occhi il rosso.- E' la verità, piccolo?-

 

- S-sì, signora! Glielo giuro su San Patrizio!-

 

- Oh, ma per...- iniziò Benn.

 

- Mettili giù, Benn.-

 

- Cosa?-

 

- Mettili giù, ho detto!-

 

Benn posò a terra i due fratelli senza tante cerimonie. L'agente Creek si mosse verso di loro, ma Juls lo bloccò con un cenno della mano.

 

- Juls, che diavolo fai?- le chiese stupito Benn.

 

Sua moglie lo ignorò.- Avete davvero fame, bambini?-

 

I due fratelli annuirono.

 

L'americana rimase un attimo in silenzio, pensierosa. Poi parlò di nuovo.- E' tutto a posto, agente. Penseremo noi a loro.-

 

Sia Benn che il poliziotto rimasero di sasso.- Ma...signora, che diavolo dice?-

 

- Non vede che questi poveretti sono disperati? Mi creda, io so leggere bene le persone. Non sono delinquenti. Hanno solo fame.-

 

- Sarà anche vero, signora, ma sono comunque dei ladri. Si è già dimenticata che quel piccoletto ha cercato di rubarle la borsa?-

 

- No, ma comunque l'ho recuperata e nessuno si è fatto male. E poi, chi ruba per fame non è un ladro.- Accarezzò la testa ai due bambini e accennò un sorriso.- Può anche andare. Ci occuperemo noi di loro.-

 

Il poliziotto scrollò le spalle.- Come preferisce, signora. Ma poi non dica che non l'avevo avvertita.- Al che se ne andò, borbottando qualcosa a proposito della stranezza degli americani.

 

Benn rivolse a sua moglie uno sguardo interrogativo.- Juls, che intenzioni hai?-

 

- Per prima cosa, voglio offrire a questi bambini un pranzo come si deve.-

 

- Che? Ma...-

 

- Fidati, so quello che faccio. Bambini, c'è un ristorante o qualcosa del genere qua vicino?-

 

- Ehm...sì, ci sarebbe il pub Rain Dinners...- iniziò il più grande.

 

- Non ci siamo mai stati, ma abbiamo sentito che si mangia bene.- continuò l'altro.

 

- Ottimo, allora andremo al Rain Dinners.- Prese per mano i bambini.- Fatemi strada. Benn, vieni.-

 

Benn esitò un attimo, poi seguì sua moglie e i due mocciosi. Accidenti a lei e il suo spirito compassionevole, pensò. Che diavolo avrà in mente?

 

***

 

Poco dopo

Nel pub Rain Dinners

 

Porca puttana, ma da quanto tempo non mangiavano questi due?, pensò Benn guardando i due bambini con occhi sgranati. Accanto a lui, Juls sorrideva benevola.

 

Da quando il cameriere del Rain Dinners aveva portato le ordinazioni, i due non avevano alzato la testa dal piatto neanche una volta. Stavano divorando le bistecche con patate con una voracità impressionante, tanto che per un attimo Benn pensò che sarebbero soffocati. Alla fine, quando ormai non erano rimaste neanche più le briciole, i due si fermarono per riprendere fiato.

 

- Allora, Shanks, come ti senti adesso?- chiese Juls al più grande dei due. Shanks era solo un soprannome, il suo vero nome era Proinsias Cassidy O'Malley, mentre suo fratello si chiamava Eustass Patrick O'Malley. Il primo aveva dodici anni, il secondo solo cinque.

 

- Molto meglio signora, grazie. Io...mi ero quasi dimenticato come si sta a pancia piena.-

 

Il piccolo Eustass espresse la sua opinione con un rutto.

 

- Eustass! Non si fanno queste cose a tavola!- lo rimproverò Shanks.

 

- Lascia stare, non è nulla.- gli disse Juls.- Comunque, puoi anche darmi del tu e chiamarmi Juls. Non credo di essere così vecchia da poter essere chiamata signora.-

 

- Grazie per il pranzo, Juls.- pigolò Eustass.

 

L'americana esibì un sorriso che avrebbe sciolto il ghiaccio.- Di niente, piccolo.-

 

Benn decise di intervenire.- Se non ricordo male, prima avevate detto di non avere nessuno che si occupi di voi. Siete orfani?-

 

Shanks annuì.- Sì. I nostri genitori sono morti l'anno scorso in un attentato dell'Ira.-

 

- Oh mio...e non avete altri parenti?- chiese Juls.

 

- Solo una zia, ma qualche mese fa è morta anche lei. Per un pò siamo stati da un poliziotto che conosceva nostro padre, ma poi...- Per un attimo Shanks sembrò riluttante a continuare. Poi deglutì, mise un braccio attorno alle spalle di suo fratello come per proteggerlo e riprese a parlare.- Ma poi a un certo punto ha cercato...ha cercato di farci delle...delle cose. Così siamo scappati, e da allora viviamo per strada.-

 

Benn e Juls erano sbiancati. Anche se Shanks non aveva specificato, avevano capito subito che cosa aveva cercato di fargli quel poliziotto.- E' stato quel tipo di prima? Quel Creek?- chiese Benn.

 

- No, Creek non ci ha mai nemmeno catturati.- disse Shanks.- Ed è successo altrove. Noi prima stavamo a Foosha, un villaggio sulla costa. Siamo qui a Enies Lobby da poco più di un mese.-

 

Benn era rimasto senza parole. Non si sarebbe mai immaginato che quei due avessero un passato così tragico. La rabbia che aveva provato prima era sparita, e stava iniziando a provare un pò di compassione.

 

- E non avete provato a rivolgervi a qualcun altro? Che so, un prete, magari?-

 

Shanks aggrottò la fronte.- E poi dove ci avrebbero messo, in un orfanotrofio? Dove forse saremmo rimasti per anni, senza che nessuno venisse ad adottarci? No, grazie!-

 

Eustass annuì in segno di assenso.

 

- Mmh...- Juls aveva assunto un'espressione meditabonda.- Aspettate qui.- Si alzò dal tavolo e fece cenno a suo marito di seguirla. si allontanò di qualche metro, fermandosi davanti a una delle finestre del locale.

 

- Juls, che hai in mente?-

 

La bionda sospirò.- Voglio fare qualcosa per quei due poveretti.-

 

- E cosa?-

 

- Pensavo...di portarli con noi in America.-

 

Benn guardò sua moglie come se le fosse spuntata un'altra testa.- Che...vuoi dire adottarli?-

 

- Sì, oppure chiederne la tutela legale.-

 

- Ma...- L'uomo non sapeva cosa dire.- Ascolta, passi offrirgli il pranzo, ma prenderli con noi...-

 

- Benn, capisco le tue obiezioni...- Allungò una mano per accarezzargli una guancia.- Ma hai sentito quello che ha detto Shanks? Sono soli al mondo. Se continuano a vivere per strada potrebbero fare una brutta fine.-

 

- E' vero, ma ci sono sempre gli orfanotrofi.-

 

- Tu sei mai stato in un orfanotrofio? Io sì, qualche anno fa. Mi stavo documentando per un articolo che dovevo scrivere. E posso assicurarti che non sono bei posti, per quanto chi ci lavora cerchi di far star bene i bambini.-

 

- Va bene, ma non possiamo metterci a fare i buoni samaritani con tutti i marmocchi che incrociamo! Abbiamo a malapena i soldi per tirare avanti in due.-

 

- Lo so, ma stringendo un pò la cinghia penso che potremmo farcela. E poi...- Gli prese una mano e se la sistemò sulla pancia.- Benn, voglio provare ad essere una madre per quei due bambini, visto che non potrò esserlo di mio.-

 

Benn guardò sua moglie, ricordando le parole del medico che l'aveva operata quando aveva perso il bambino.

 

"...purtroppo, è peggio di quanto pensassimo, signor Beckman. Sua moglie non potrà più avere figli..."

 

Gli occhi verdi di Juls incontrarono quelli neri di Benn.- Fallo per me, Benn.-

 

Benn sospirò, sconfitto. Per quanto coriaceo fosse, a sua moglie non riusciva mai a dire di no, specie se lo guardava in quel modo.- Va bene.-

 

Juls sorrise, gli diede un leggero bacio sulle labbra, e, tenendolo per mano, tornò al tavolo. I due fratelli le rivolsero uno sguardo interrogativo.

 

- Bambini...vi piacerebbe venire con noi in America?-

 

***

 

Qualche tempo dopo

Cocoyashi, California, USA

Casa della famiglia Beckman

 

Seduto su un divano accanto al tavolo della cucina, Benn riassumeva la sua giornata di lavoro.

 

-...lui mi dice "Lei non sa chi sono io!", e io gli rispondo: "Certo che lo so. Lei è un imbecille".-

 

Un coro di risate seguì quelle parole. Shanks ed Eustass si battevano i pugni sulle ginocchia, mentre Juls, molto più composta, ridacchiava con una mano davanti alla bocca.

 

Subito dopo, nella stanza echeggiò un piccolo suono metallico.

 

- E' pronta la torta di mele.- disse Juls, alzandosi per poi dirigersi verso il forno.

 

Benn seguì con lo sguardo sua moglie, per poi soffermarsi sui due fratelli. Chi lo avrebbe mai detto, pensò. E' andata meglio di quanto mi aspettassi.

 

Dopo una lunga odissea burocratica, lui e Juls erano riusciti ad ottenere la tutela legale dei due fratelli O'Malley. Non era stato facile, ma alla fine l'avevano spuntata. Inoltre, era stato stabilito che, una volta raggiunto la maggiore età, Shanks ed Eustass avrebbero deciso se prendere la cittadinanza americana e rimanere lì con Benn e Juls oppure ritornare in patria. Quest'ultima ipotesi era però abbastanza improbabile, visto ciò che avevano passato i due.

 

Una volta tornati a casa, Benn e Juls avevano per prima cosa preparato una stanza per i due bambini. Poi avevano acquistato tutta una serie di cose che gli sarebbero servite (Vestiti, libri, qualche giocattolo per il piccolo Eustass), e li avevano iscritti a scuola. Si erano ambientati benissimo, anche se gli altri bambini a volte li prendevano in giro per il loro strano accento.

 

I timori iniziali di Benn riguardo i soldi si erano un pò attenuati: poco dopo il rientro in patria, aveva ricevuto una promozione con un conseguente aumento di stipendio, e Juls era riuscita a vendere un suo articolo ad un importante giornale di San Diego. Per un pò non avrebbero dovuto preoccuparsi.

 

E poi c'era anche un'altra cosa, di cui Benn si stava rendendo conto solo in quel momento: nonostante il primo incontro tutt'altro che piacevole, nonostante le migliaia di dubbi che aveva avuto, alla fine si era affezionato anche lui ai due ragazzi irlandesi. Cominciava quasi a considerarli come dei figli.

 

Davvero strana la vita, riflettè guardando Juls tornare indietro con un vassoio con sopra una bella torta appena sfornata. Un giorno ti dicono che tua moglie non potrà più avere figli, e poi ecco che succede questo.

 

Il corso dei suoi pensieri si interruppe quando notò le labbra di Shanks che tremolavano.- Che c'è, Shanks?-

 

- Qualcosa non va, piccolo?- aggiunse Juls posando il vassoio sul tavolo. Eustass non disse niente, ma era rivolto anche lui verso il fratello maggiore.

 

- Niente, è solo che...- Delle lacrime iniziarono a scendergli dagli occhi.-...io...non pensavo che sarei stato di nuovo così...così felice.- Tirò su con il naso.- Non mi sentivo così da prima che mamma e papà morissero.- Fece una piccola pausa, poi prese per mano suo fratello.- Benn, Juls, non ve l'ho mai detto prima, ma...grazie. Grazie per tutto quello che avete fatto per noi.-

 

I due americani rimasero un attimo in silenzio, poi Juls si sedette accanto ai due irlandesi e li abbracciò.

 

- Non dirlo neanche, piccolo. Non dirlo neanche.- disse la bionda, accarezzando i capelli rossi di Shanks.

 

Benn sorrise e si unì all'abbraccio.

 

***

 

11 Ottobre 1986

Cocoyashi, California, USA

Casa della famiglia Beckman

 

Erano passati sei anni dall'incontro tra i coniugi Beckman e i fratelli O'Malley. Shanks, ormai maggiorenne, aveva chiesto e ottenuto la cittadinanza americana. Dopo aver finito il liceo, aveva iniziato a lavorare come barista in un locale. Il ragazzo aveva le idee molto chiare sul suo futuro: era infatti deciso ad aprire un pub tutto suo, appena ne avesse avuto la possibilità ("Sarà un pub irlandese", aveva detto a Benn e Juls una sera a cena, "In onore della mia terra d'origine. E lo chiamerò Red Force")

 

Il piccolo Eustass, invece, andava ancora a scuola, e se la cavava benino. Non era uno dei peggiori della classe, quanto piuttosto il classico ragazzo intelligente ma svogliato. Aveva voti appena al di sopra della sufficienza, ed era sempre pronto ad azzuffarsi con gli altri ragazzini. Inoltre, da un pò di tempo aveva iniziato a farsi chiamare "Kidd", in onore di Billy the Kid, personaggio dell'epopea western americana di cui si era letteralmente innamorato.

 

Benn e Juls non si erano mai pentiti della decisione di prendere con loro i due ragazzi (Anche se qualche volta Kidd faceva perdere la pazienza alla povera Juls). La loro vita era cambiata in meglio, e tra i quattro si era venuto a creare un legame molto solido, tanto che ormai i due americani consideravano Kidd e Shanks un pò come se fossero stati i loro veri figli. E la cosa era reciproca (Un paio di volte era anche capitato che Shanks chiamasse Juls "mamma").

 

Al momento, Benn sedeva in una stanza della casa che aveva battezzato "la fortezza della solitudine", un angolino tranquillo in cui si ritirava quando voleva rilassarsi. Era una stanza arredata in maniera abbastanza semplice, con un tavolino al centro, un divano e un paio di poltrone, e scaffali pieni di libri e oggetti vari che adornavano buona parte delle pareti. Juls aveva accompagnato Kidd dal dentista, mentre Shanks era al lavoro. E Benn aveva deciso di approfittare del tempo libero a disposizione per leggere qualche libro di Stephen King, il suo autore preferito.

 

Ma proprio quando stava per girare una pagina di "Le notti di Salem", accadde qualcosa di imprevisto.

 

- Ehi, Benn?-

 

Il militare si girò e vide Shanks fermo sulla soglia.

 

- Shanks...non ti avevo sentito. Come mai già a casa?-

 

- Oggi abbiamo chiuso prima, e...- Si fermò un attimo.- Senti, Benn, posso chiederti una cosa?-

 

- Certo. Di che si tratta?-

 

Il ragazzo si grattò la nuca.- Ecco...è una cosa un pò imbarazzante. Volevo chiedere a Juls, ma non c'è, quindi...-

 

- Non preoccuparti, ti aiuterò io. Siediti qui.- Indicò il posto sul divano accanto a sè e posò il libro sul tavolino. Aspettò che Shanks si sedette e accavallò le gambe.- Allora, cos'è che volevi chiedermi?-

 

Shanks deglutì e si morse un labbro.- Dunque...ho conosciuto una ragazza. Si chiama Makino. Si è trasferita da poco in città con la sua famiglia.-

 

Benn annuì e sorrise.- Fammi indovinare. Ti sei innamorato appena l'hai vista.-

 

Il rosso sgranò gli occhi.- Come...come hai fatto?-

 

- Non era tanto difficile da capire. E poi, l'espressione che hai fatto quando l'hai nominata era abbastanza eloquente.-

 

Il giovane irlandese abbassò lo sguardo per l'imbarazzo.

 

- Ehi, non fare così. Non c'è niente di cui vergognarsi.- Gli mise una mano sulla spalla.- Piuttosto, lei lo sa?-

 

- N-no, non gliel'ho ancora detto, però...credo di esserle simpatico.-

 

- Capisco...quindi, quello che volevi chiedermi ha a che fare con lei?-

 

- Esatto, vorrei...vorrei chiederle di uscire, ma...ecco, non so come fare.-

 

- Che vuoi dire? Sei vergine?-

 

- N-no! E' che...non so come fare per conquistarla.-

 

- Ah.- Si grattò il mento.- E avevi pensato di chiedere a Juls perchè...-

 

- E' una donna, e pensavo che avrebbe potuto...non so, darmi qualche dritta, dirmi come pensano le ragazze...- Il ragazzo si interruppe notando l'espressione divertita di Benn.- Cosa c'è?-

 

- Ragazzo mio, se c'è una cosa che un uomo non dovrebbe fare mai, è cercare di capire come ragionano le donne. Credimi, si rischia la pazzia.- Si schiarì la voce.- Comunque, cercherò lo stesso di darti qualche consiglio. Va bene?-

 

Il rosso annuì.

 

- Allora, la prima cosa che devi sapere delle donne, è che sono degli esseri completamente diversi da noi. Per quanto un uomo si sforzi, non riuscirà mai a capirle davvero. Del resto, la cosa è reciproca. Le donne non capiranno mai gli uomini...

 

- Ma sto divagando, scusami. Dicevo, noi uomini non capiamo le donne. Ma qualche cosa la sappiamo lo stesso. Ad esempio, sappiamo che apprezzano quelli che le fanno ridere. Quindi il mio primo consiglio è questo: falla ridere, e sarai sulla buona strada. Con questo però non voglio dire che devi comportarti come un clown del circo. Devi essere simpatico, non un buffone. Capisci cosa voglio dire?-

 

- Credo di sì.-

 

- Molto bene. Un'altra cosa molto importante da tener presente è la sincerità. Se vuoi impressionare favorevolmente una donna, devi essere te stesso. Non cercare di sembrare un "figo" solo perchè vedi altri comportarsi in quel modo. E anche quando hai a che fare con lei, devi essere onesto. Se ad esempio lei ti chiede la tua opinione su una determinata cosa, tu devi dire quello che pensi. Ma devi anche saperlo dire in modo da non urtare i suoi sentimenti.

 

- E a proposito di sentimenti. Quando sei con lei, devi cercare di creare un'atmosfera romantica, ma senza essere troppo smielato. Finchè si tratta ad esempio di una cenetta a lume di candela va benissimo, ma se incominci ad esagerare lei scapperà a gambe levate.-

 

- Un pò come quella cosa della simpatia?-

 

- Esatto. E un'altra cosa. Cerca anche di capire cosa le piace, di condividere qualcuno dei suoi interessi. Così facendo getterai le basi per un buon rapporto.

 

- E direi che così basta. Al resto ci dovrai arrivare da solo.-

 

Shanks prese un respiro profondo e annuì.- Va bene. La prossima volta che vedo Makino, le chiederò di uscire. Grazie, Benn.-

 

- Di niente, Shanks.- 

 

Benn attese che il ragazzo uscisse dalla stanza, poi appoggiò i piedi sul tavolino e riprese a leggere.

 

***

 

15 Gennaio 1995

Loguetown, California, USA

Aeroporto Brandnew

 

L'unico aeroporto di Loguetown era sempre gremito di persone, tutte provenienti o dirette verso i luoghi più disparati. Alcune di queste persone si stavano imbarcando sul volo 3D2Y della American Airlines, diretto a New York. E tra di loro, c'era anche una coppia di nostra conoscenza.

 

- Devi proprio andare?- chiese Benn Beckman a sua moglie.

 

Juls annuì.- Non fare così, Benn. Te l'ho detto, sarà solo per qualche giorno. Appena avrò finito, tornerò a casa.-

 

Alcuni giorni prima Juls aveva fissato un appuntamento con un suo amico e collega giornalista, che lavorava per uno dei più importanti quotidiani newyorkesi. I due stavano lavorando da tempo a un'inchiesta sulla criminalità organizzata della West Coast, ed erano vicinissimi a scoprire la vera identità di un potente boss mafioso noto come Sir Crocodile. Perciò, avevano stabilito di incontrarsi a New York e rielaborare insieme i dati che avevano raccolto.

 

Benn non era molto contento della cosa. Non perchè fosse geloso (Anche perchè sapeva che l'amico di Juls era gay), ma semplicemente perchè, a causa del suo lavoro (Era appena stato promosso colonnello, e gli impegni erano aumentati) non avrebbe potuto accompagnarla.

 

- Vorrei poter venire con te...-

 

- Stai tranquillo, me la caverò benissimo anche da sola. Non so se te ne sei accorto, ma non sono più la ragazzina spaventata e indifesa che hai conosciuto tanti anni fa.-

 

Benn annuì. Juls era cambiata molto dalla prima volta che l'aveva incontrata. Lui però non poteva fare a meno di preoccuparsi. Era sempre stato molto protettivo nei suoi confronti.

 

Juls guardò l'aereo con la coda dell'occhio.- Adesso però sarà meglio che vada, altrimenti rimango a terra.-

 

- Chiamami appena puoi.-

 

La bionda sorrise, abbracciò suo marito e gli diede un bacio breve ma intenso.- Ti amo, Benn.- Si allontanò da lui e si diresse verso l'aereo, ultima di una lunga fila di passeggeri. Appena prima di entrare, si girò un attimo e gli fece un cenno di saluto con la mano, che Benn ricambiò. Rimase a guardarla quando si girò e sparì all'interno dell'aereo, il portello alle sue spalle chiuso da una hostess.

 

Non l'avrebbe rivista mai più.

 

***

 

Qualche ora dopo

Casa della famiglia O'Malley

 

-...ripetiamo la notizia per chi avesse appena acceso il televisore: il volo 3D2Y della American Airlines è esploso mezz'ora fa nei cieli del Texas, nei pressi della città di Amarillo. Le forze dell'ordine, accorse sul luogo dell'incidente, non hanno ancora rilasciato dichiarazioni sulle cause dell'incidente. Data la natura dell'esplosione, si esclude per ora la presenza di sopravvissuti...- Sullo schermo, una giovane Paula Rockbell leggeva la notizia con occhi sbarrati, le mani che tremavano. Le persone raccolte davanti al televisore erano in condizioni simili.

 

Shanks e Kidd erano in silenzio, la bocca spalancata e lo sguardo fisso sul televisore. La piccola Nojiko, seduta sulle ginocchia della madre, guardava tutti con aria confusa.

 

- Mamma, che succede? Perchè hanno tutti una faccia strana?-

 

- Zitta, Nojiko.-

 

Benn Beckman, bianco come un cencio, aveva lo sguardo fisso nel vuoto. Non sapeva cosa pensare. Il mondo gli era crollato addosso.- Juls...- fu tutto quello che riuscì a dire.

 

All'improvviso, la giornalista si interruppe e fissò un punto al di fuori dello schermo. Dopo pochi secondi riprese a parlare.- Mi comunicano che è appena arrivato in redazione un video proveniente, a quanto pare, dai responsabili dell'attentato. Si tratterebbe di un gruppo chiamato "Baroque Works", di cui nessuno ha mai sentito parlare prima. Ve lo mostriamo.-

 

L'immagine della giornalista fu sostituita da quella di un uomo in divisa militare col volto coperto da un passamontagna. Impugnava un M-16 ed era seduto su una cassa di legno, in una stanza illuminata solo da una lampadina appesa al soffitto, senza altri segni identificativi.

 

- Salve, America. Il mio nome è Hody Jones, e sono il leader della Baroque Works.- La voce dell'uomo, già camuffata dal passamontagna, era priva di accento o di inflessioni particolari. Avrebbe potuto essere chiunque.

 

- Il nome della mia organizzazione vi giungerà nuovo. In effetti, noi esistiamo da poco, e finora non abbiamo mai avuto occasione di farci conoscere. Ma c'è una prima volta per tutto. L'esplosione di cui vi hanno dato notizia i media è opera nostra.

 

- Abbiamo deciso di iniziare in questo modo la nostra crociata. Contro cosa?, starete pensando. E' presto detto. Contro l'America e il sistema corrotto e imbastardito che la governa.

 

- Un sistema in mano ai plutocrati ebrei, che privilegia i negri a discapito dei bianchi. Un sistema che si è arreso al nemico comunista, e che anzi traffica con esso. Un sistema che sta facendo rivoltare i nostri Padri Fondatori nella tomba!-

 

Benn iniziò a tremare.

 

- E' arrivato il momento di porre fine a questo sistema! Il momento che i veri patrioti si sollevino e si riprendano quello che gli appartiene di diritto! E noi della Baroque Works saremo gli artefici di questa rivoluzione!

 

- Quella di oggi è solo la prima delle nostre azioni dimostrative. Molte altre la seguiranno, e non ci fermeremo finchè il governo di Washington non sarà capitolato...-

 

In quel momento, fu come se il mondo attorno a Benn fosse svanito. Non sentiva più le parole dell'uomo sullo schermo, o il respiro delle altre persone che gli erano accanto. In quel momento, l'unica cosa che occupava la sua mente era Juls.

 

Juls, coi suoi lunghi capelli biondi e gli occhi verdi. Juls, col suo sorriso contagioso che rallegrava sempre tutti. Juls, la donna più dolce e gentile che avesse mai conosciuto. La donna che amava, e che ora non c'era più.

 

Gli passarono davanti agli occhi le immagini della loro vita insieme. Gli tornarono in mente le prime parole che le aveva rivolto tanti anni prima, a San Francisco...

 

"Calmati, sei al sicuro adesso."

 

...le ultime parole che lei gli aveva detto poche ore prima, all'aeroporto.

 

"Ti amo, Benn."

 

Aveva sempre saputo che prima o poi la morte sarebbe arrivata a separarli, ma non così. Aveva sperato di poter invecchiare accanto a lei, di dividere con lei tutte le gioie e i dolori della vita. Purtroppo, ora tutto ciò non sarebbe più accaduto. Juls era morta.

 

Juls era morta.

 

Una parte di lui sperava che in qualche modo Juls fosse ancora viva. Tuttavia, la sua parte razionale sapeva che ciò era impossibile. Anche se per miracolo sua moglie fosse sopravvissuta all'esplosione, si sarebbe sicuramente sfracellata al suolo. In ogni caso, la verità era innegabile.

 

Juls era morta.

 

Mentre l'uomo di nome Hody Jones finiva il suo discorso delirante e Paula Rockbell riprendeva il suo posto sullo schermo, Benn Beckman abbandonò per un attimo l'immagine di uomo duro che lo aveva sempre caratterizzato.

 

Seppellì il viso tra le mani e scoppiò a piangere.

 

***

 

26 Novembre 2015

Loguetown, California, USA

Nel pub Red Force

 

Benn concluse il viaggio nei propri ricordi e ritornò al presente, accorgendosi solo in quel momento di una sensazione che pensava di aver dimenticato.

 

Lì, seduto a un tavolo con Shanks e gli altri, con il suono di risate allegre, una delle quali era proprio la sua, che gli riempiva le orecchie, si sentiva come se il sole fosse tornato a splendere dopo una giornata di pioggia.

 

Per la prima volta dopo tanti anni, si sentiva felice.

 

 

NOTA DELL'AUTORE: Ed ecco qui finalmente l'OC di cui avevo parlato. Dunque, Juls fu creata da Yellow Canadair (che non smetterò mai di ringraziare per avermela prestata) nel lontano 2014, con la storia "Le schiave". La nostra era una schiava dei Draghi Celesti che veniva soccorsa dalla ciurma di Shanks il Rosso. Nella successiva "L'uomo che veniva dal mare", veniva illustrato lo sviluppo del rapporto tra Benn e Juls. Inoltre, di recente Juls ha fatto una piccola apparizione ne "I razziatori dell'isola di Skye". Vi consiglio vivamente di dare un'occhiata a quelle storie, non solo perchè così vedrete com'era la Juls originale, ma soprattutto perchè si tratta di ottime storie e vale la pena leggerle, fidatevi.

 

E per oggi è tutto. Ci rivediamo, come sempre, tra due settimane. A presto! E se ne avete voglia, lasciate un commento)

  
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