Il quadro
Non ricorda esattamente
quale sia stata la causa scatenate. Probabilmente uno dei suoi soliti
scatti d'ira, che le mandano in tilt il cervello e la fanno uscire di
senno.
Quando è in quello stato
i suoi compagni di Casa hanno imparato ad ignorarla e evitarla; non
va altrettanto bene con gli altri ragazzi. C'è chi si diverte
appositamente a prenderla in giro, forse per la rivalità fra Case, e
ridacchia di fronte alle sue guance arrossate e ai suoi pugni
stretti, mentre dalle sue labbra escono le peggio contumelie.
E, se c'è una cosa che
la manda in bestia più di ogni altra, è quella di sentirsi derisa
mentre si crogiola nel giusto orgoglio ferito.
Quindi, in qualche modo,
è finita dalla preside, poiché aveva già ottenuto troppi richiami.
Ed è solo il suo primo
anno scolastico.
Un arrabbiatissimo
professor Vitious la sta scortando davati ai gargoyle di pietra,
mentre lei, ancora piccata, ha incrociato le braccia al petto e si è
fatta letteralmente trascinare a peso morto (mi lascerà un
livido, posso denunciarlo, posso distruggerlo...).
"La parola d'ordine
è Felix. Sali e aspetta, io ho lezione ma farò in modo di avvertire
la preside se non è già nel suo ufficio." ha sputacchiato il
professore (fottuto nano da giardino mascherato da insegnante,
emerita cacca di troll che ha una patata al posto del naso, forse per
non sentire la puzza che emana, lurido vecchio bavoso che se non la
smette di sputarmi addosso sbriciolerò fra le mie mani...).
Lei, contraritata, ha
strattonato il braccio per liberarsi dalla sua presa ed è salita.
Il suo malumore si è
spento solo quando ha visto il quadro.
Severus Piton è proprio
dietro la scrivania della preside, fortunatamente vuota, accanto al
ritratto di Albus Silente. Ha osservato il suo ingresso con sguardo
annoiato – come se lei fosse niente, solo uno spostamento d'aria
mentre la porta si apre – e ora la sta ignorando platealmente.
Lily ha avvertito un
brivido.
Si è avvicinata,
meravigliata e stregata da quel viso, da quegli occhi impassibili, e
si è seduta sulla sedia posta davanti al suo ritratto, dall'altro
lato della scrivania.
L'ha guardato per bene,
bevendosi il suo viso, ogni minima imperfezione. E lui,
sentendosi osservato, dopo i primi istanti di indifferenza, ha
ricambiato con uno sguardo sprezzante e un ghigno che promette
guerra.
Brividi, brividi lungo
la schiena, in una lunga onda colma d'eccitazione.
"Severus." ha
iniziato lei, sussurrando, senza quasi rendersi conto di aver
pronunciato davvero il suo nome.
"No." l'ha
stroncata subito lui "Sono il professor Piton per te, bambina."
La sua voce è annoiata,
quasi strascicata. Il ghigno si è spento e lui si limita a fissarla
come se si sentisse superiore.
Lily ha avuto un
rigurgito d'odio.
(E' mio, lui è mio,
come si permette? E' mio, è assoluto nel suo amore e quindi è ciò
che voglio).
"Professor Piton."
ha risposto freddamente lei, sibilando fra i denti "Forse non sa
chi sono io."
"Capelli arancioni e
lentiggini, direi che non serve altro per identificarti come Weasley.
Non che mi interessi."
Questo distaccamento,
questa... Derisione... La stanno mandando su tutte le furie.
(Sono io, nipote di
mia nonna, oggetto della tua ossessione; sono io e mi devi rispetto).
"No." continua
lei "Sono una Potter."
Mai, come in quel
momento, avrebbe voluto strappare a quell'indegno di Al le sue iridi
verdi.
Severus alza un
sopracciglio.
"E quindi?"
chiede, tranquillo, leggero, come se davvero non importasse.
(E quindi devi essere
mio, mio mio mio...)
La preside spalanca la
porta in quel momento, interrompendo la sua replica piccata.
"Signorina Potter!"
esclama, distogliendo la sua attenzione dal quadro "Le sembra
questo un comportamento adeguato alla scuola? Il professor Vitious mi
ha detto che si è messa a lanciare incantesimi per il corridoio
inseguedo un'altra studentessa."
Lily chiude gli occhi.
Minerva McGranitt non è
solo la preside di Hogwarts, ma un'amica di famiglia. In passato
aveva assistito anche lei ai suoi scatti d'ira e sicuramete sapeva di
che pasta era fatta, ma era pur sempre un'autorità e aveva il potere
di espellerla da Hogwarts.
Con uno sforzo titanico
rinchiude ogni emozione negativa (orgoglio ferito, ingiustizia)
nei profondi recessi di sé e inizia a blaterare scuse, incolpando
quell'idiota di averla insultata.
La preside sospira e si
chiude la porta alle spalle; aggira la scrivania e si siede,
osservandola con fermezza.
"Lily, io ti
conosco." (un guizzo verso di lui, che ha mantenuto un
cipiglio indifferente nel sentire il mio nome. Rabbia. Rabbia a fiumi
e voglia di spezzare quel volto, di renderlo burro sotto le mie dita
ferme) "So bene che hai un carattere... Difficile. Ma questa
è una scuola e non posso tollerare questi scatti d'ira. Siamo
intese? Se capiterà ancora, sarò costretta ad avvertire Harry e
Ginny." (Quell'immagine fissa sulla retina, quei capelli neri
e quegli occhi neri, il buio delle ombre e della perdizione. Come
poterlo distorcere? Come farsi amare?)
Dopo un tempo fin troppo
lungo, Lily riporta la propria attenzione sulla preside.
"Va bene. Mi scusi
se le ho dato delle preoccupazioni."
Contrita al punto giusto
ma non preda di rimorsi. Non sta dicendo una bugia, quindi va davvero
bene.
Ha una missione, ora,
che la terrà impegnata per il resto dell'anno scolastico e forse
anche durante i prossimi.
(Come prendere ciò
che è mio di diritto?)
***
L'ha cercato nel volto di
mille studenti.
Giorno per giorno, così
calma e attenta che i suoi compagni credono che la preside l'abbia
torturata per farla scendere a più miti consigli.
Lei non ascolta nessuno.
(Cerco un volto da
corrompere, la stessa espressione...)
L'ha trovato, alla fine
dell'anno.
Scorpius Malfoy, due anni
più grande di lei, sorprendentemente Corvonero e ancor più
sorprendentemente amico di quell'ameba di Albus, osserva il mondo a
testa alta, distribuendo superiorità e disprezzo verso chi non
considera alla sua altezza.
Anche a lei.
E' biondo e ha gli occhi
azzurri.
(E' luce, la luce da
incrinare; non so ancora come ma so che lo farò mio.)