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Autore: Ceccaaa    07/04/2016    1 recensioni
~DALL'ULTIMO CAPITOLO~
E poi quella parola, che aveva cominciato ad odiare. Corpuscontroller. Aveva un suono aspro sulla sua lingua e un profilo oscuro nella sua mente. Era l’insieme di amicizia e terrore. Una paura troppo terribile per essere vera, ma che esisteva senza il minimo dubbio. E poi, come colpita da un attimo di lucidità, un colpo al cuore: casa mia. Sono andati a casa mia. Lo sapevano. Sapevano chi era.
Genere: Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Famiglia Dursley, Famiglia Potter, Famiglia Weasley, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
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Innamorati non autorizzati

Corsero fino al dormitorio e si fiondarono dentro. Leòn era sfinito e si accasciò ansimante nella poltrona. Jo corse a cercare qualcosa da mangiare dei resti della festa per aver vinto la partita a Quidditch di quel giorno. Non l’avevano vista, ma forse Jo l’avrebbe preferito. Tornò e trovò Mila intenta a scrivere su un libretto simile al suo diario. La ragazza arrossì subito e lo ripose nella veste.
 
● DAL DIARIO DI MILA ●
 
2 Dicembre 2023
Caro diario, che nottata! Davvero: non credevo che sarebbe stato così spaventoso. Sento che dovrei prendere appunti, quindi ecco qui quello che è successo: Abbiamo seguito senza intoppi il percorso che Claire e Jo avevano preparato secondo i turni dei Prefetti e siamo arrivati alla botola. Meno male che dentro non c’era nessuno: solo il bulldog gigante di nome Knife che Jo aveva sentito ringhiare. Siamo entrati e abbiamo controllato che il cane dormisse. E poi… che colpo! Qualcuno è passato dal terzo piano e Claire ha fatto appena in tempo a chiudere la botola. Quando si è fatto del tutto buio abbiamo visto che c’era una porta. Abbiamo usato le Orecchie Oblunghe per origliare: abbiamo scoperto un sacco di cose e spero che ne parleremo, perché non ci ho capito niente. Jo di sicuro ha capito qualcosa, e anche Claire, ma mi spaventa un po’ come hanno parlato di lui. Hanno parlato di una profezia, di un codice e di un posto chiamato Bantdracal in cui sono finiti tutti tranne i Corpuscontroller. Finito con questo argomento, uno dei due interlocutori si è avvicinato alla porta, è passato a mezzo metro da noi e poi è entrato in un’altra stanza. Noi siamo scappati, ovviamente. Comunque ora sono un po’ stanca, penso che andrò a dormire.
Mila
P.S. Jo ha un appuntamento con Skai Thomas, è pazzo.
 
Jo si avvicinò e fece cadere diverse Cioccorane e Tutti i Gusti+1 sul pavimento. Ne prese diverse e le mandò giù senza sentirne il sapore (il che fu un bene, visto che le Tutti i Gusti avevano colori sinistri).
Mila non sembrava affamata. Al contrario, sembrava stesse per rigettare la cena. Leòn dormiva beato su una poltrona, russando un poco. Jo si gettò all’indietro sullo schienale morbido della sua e ragionò un secondo. Gli uomini, chiunque fossero, dovevano essere Corpuscontroller. Parlavano di sé come una specie distinta, come se fossero una razza a sé. Lui era sicuro di essere un uomo. Suo padre non era nemmeno un mago: come poteva essere di razza diversa? No, lui non era una razza distinta. Aveva solo un dono, che se usato bene avrebbe potuto giovargli molti benefici. Ma non per se stesso: per gli altri, per chi gli stava intorno e soprattutto per chi era in pericolo. Poi pensò alla profezia di cui avevano parlato. Era più che probabile che fosse lui il soggetto. ‘Una persona gentile e sincera, non assassina.’ Sentiva di avere tutte le qualità. Che poi si considerassero qualità: non pensava ci volesse un genio a capire che uccidere era sbagliato. Si voltò verso Mila e noto che anche lei dormiva. Pensò che il giorno dopo avrebbero dovuto alzarsi presto e li svegliò guidandoli l’una verso la porta del suo dormitorio e l’altro direttamente a letto. Si cambiò e infilò il pigiama. Si sdraiò a letto e si addormentò all’istante.
Il giorno dopo dovettero trovare il modo di restare svegli, almeno per le lezioni normali. Quelle di Rüf erano più difficili e Jo non prese appunti. Poi a mezzanotte avrebbero avuto lezione di Astronomia su alla Torre e avrebbero passato un’altra notte in bianco. Jo in genere era molto felice di fare Astronomia: poteva vedere le stelle e stare sveglio un po’ di più. Ma quel giorno non riuscì a pensare ad altro che a un buon letto caldo. “Jo, devo studiare. Mi daresti gli appunti di oggi?” chiese Leòn entrando nella Sala Comune di ritorno dal pranzo. “Non li ho presi. Mi sono addormentato.” Rispose il ragazzo in una sorta di dormi-veglia, sdraiato su una panca dall’aria scomoda. “Cosa?! E io ora come faccio? Era su Silente!” esclamò il brunetto sedendosi sulle gambe dell’amico. Jo non si mosse: ormai i suoi amici lo sapevano che quando saltava anche un’ora di sonno non riusciva più a interagire fino a sera.
“Dovresti saltare Astronomia.” Disse Leòn serio. “No. Se mi riposo un po’ forse riesco a non addormentarmi sul telescopio.” Rispose il biondo strofinandosi gli occhi. “Sì, e dopo non dormirai per due giorni.” “Esagerato! Al massimo domani.” Jo si voltò sul lato facendo cadere l’amico che alzò gli occhi al cielo. Suonò la campanella delle lezioni pomeridiane e raggiunsero Mila nel sotterraneo di Pozioni dove Lumacorno spiegò la pozione più difficile dall’inizio dell’anno fino a quel momento. Jo dormì con la testa sul calderone rovesciato e solo fuori dall’aula si rese conto di essersi appena procurato una T (Troll) nella sua materia preferita.
Si avviarono con gli altri Serpeverde verso l’aula di Difesa Contro le Arti Oscure, tenuta dal professor Stuart Matthews. Jo si chiedeva come mai quel vecchietto curvo dall’aria simpatica odiasse tanto gli studenti. Molti sostenevano fosse imparentato con Argus Gazza (e la sua gatta).
A lezione c’erano anche i Corvonero e Claire si sedette con loro. “Ha seguito qualche lezione?” chiese avvicinandosi. Mila e Leòn scossero la testa. Jo si era sdraiato sul banco più nascosto che era riuscito a trovare. Sonnecchiava con la testa sui dorsi delle mani e sorrideva. Ad un certo punto Matthews si avvicinò al suo banco e chiese: “Bene, signor Dursley. Magari può darci una dimostrazione?” Jo alzò la testa e rispose: “C… certo.” Seguì il professore nel corridoio centrale e si fronteggiarono. Jo esclamò: “Expelliarmus!” la bacchetta del professore si alzò in volo e ricadde sulla testa del proprietario. “Bene… esercitatevi a coppie, ora.” Tornò alla cattedra massaggiandosi la testa mentre Jo tornava baldanzoso al suo banco. Mila, Leòn e Claire – e non solo loro, a dir la verità – lo fissavano a bocca aperta mentre chiedeva al suo migliore amico di essere in coppia con lui. “Ma piantatela. Sapete che non dormo mai quando c’è in giro Matthews.” Disse con voce ovvia. Si esercitarono per il resto della lezione. Leòn non disarmò Jo neanche una volta, mentre quest’ultimo sembrava stesse bevendo un bicchier d’acqua.
A pranzo Mila scomparve e la videro ricomparire verso il secondo con un sorriso che faceva vedere tutti i denti che aveva. “Ho già visto questa faccia.” Sussurrò Leòn guardando a occhi stretti il viso della ragazza che entrava dal portone. “Certo: è Mila.” Osservò Jo servendosi il pollo. “Intendo dire l’espressione. È la stessa che avevi tu quando ci hai detto che uscivi con la Thomas.” Rispose Leòn.
“C’entra quel Morf?” chiese appena Mila si sedette di fronte a lui. “Eh?” fece lei disorientata. “Hai un appuntamento con Morf, vero?” ripeté lui. “Nooooo…” rispose la ragazza, tradita dall’improvviso arrossamento del volto. Jo guardò entrambi allarmato. No, non di nuovo, per favore, non di nuovo. “Invece sì. Ma cosa ci vedi in lui?” chiese il suo amico. “Beh, è simpatico, romantico…” non notò il temperamento improvviso segnato nell’espressione di Leòn. “E ha cercato di baciarti.” Esclamò quest’ultimo. “E quindi? Cos’è, un reato?” chiese lei. “Bah, ho perso l’appetito.” Il ragazzo si alzò e fece rovesciare la sedia. Senza degnarsi di raccoglierla se ne andò impacciato. “Ma che gli è preso?” chiese Mila. Jo alzò le spalle concentrato sulla sua cotoletta. “Tu ne sai qualcosa?” chiese di nuovo lei sospettosa. “Mah, stiamo parlando di Leòn.” “E quindi? Perché proprio non sopporta che io esca con Eddie?” “Non lo so.” “Certo che lo sai!” “No.” “Allora perché non mi guardi in faccia?” chiese la Serpeverde provocatoria. Lui guardò dritto negli occhi a scaglie argentate. “Non posso dirtelo.” Rispose con sincerità. “Deve farlo Leòn, se vuole.” Tornò a guardare la cotoletta e sentì Mila spostare la sedia e allontanarsi. Non voleva farla arrabbiare. In quel momento aveva solo una cosa per la testa: evitare un litigio. Come? Non ne aveva idea. Ma doveva convincere Leòn che Mila doveva essere libera di scegliere con chi uscire.
Tornò nel sotterraneo di Serpeverde e cercò l’amico. Si trovava in stanza, sdraiato sul letto con le tende del baldacchino chiuse come dopo il primo appuntamento di Eddie e Mila.
“Vuoi parlarne?” chiese Jo osservando la sagoma dell’amico distesa sul letto. “No.” Rispose lui con la voce di qualcuno che ha pianto a lungo. “Devi. Leòn io capisco che ti piaccia Mila ma ci sono cose che…” “Cose che il suo migliore amico a cui non piace dovrebbe sapere.” Si scocciò il moro. “O, ma piantala! Chi piangerebbe per qualcuno che non gli piace?” chiese Jo. “NON STAVO PIANGENDO!” Gridò Leòn. I vetri tremarono: Leòn era sconvolto tanto da non controllare il suo potere. “Leòn… sono tuo amico e, malgrado a volte vada un po’ oltre con le prese in giro, sono qui per sostenerti. So benissimo che stavi piangendo e non ho intenzione di dirlo a nessuno.” Lo rassicurò il piccolo Serpeverde sempre in piedi a osservare la sagoma scura al centro del materasso. “E so anche perché.” Concluse in un sussurro. Cadde il silenzio. Leòn non si muoveva e neanche Jo. Ad un certo punto, quanto la luna aveva quasi raggiunto il centro del cielo, Leòn cominciò a russare lievemente: si era addormentato. Jo si mosse, dopo quasi un’ora d’immobilità, e si mise in pigiama. Si voltò e scese nella Sala Comune che sospettava essere vuota. Si sbagliava: nel divano centrale era seduta Mila a leggere un libro e anche lei in pigiama. Si voltò quando sentì la porta sbattere. “Scusa. Pensavo non ci fosse nessuno.” Disse voltandosi per tornare indietro. “Non andartene. Ho bisogno di un po’ di compagnia.” Jo cambiò strada e si sedette di fianco a lei. “Non so proprio cosa fare, Jo.” disse lei fissando il camino spento. “Leòn sembra così… affranto dalla mia cotta per Eddie.” “Affranto è dire poco.” Si fece scappare il ragazzo. “Che intendi dire?” chiese lei guardandolo. “Ehm… oggi ha pianto come una fontana. Sai, quando sono andato a parlargli era decisamente scosso.” Mila lo guardò interrogativa, poi capì. “Non lo sapevo. Proprio non me n’ero accorta. Incredibile.” “Davvero non l’avevi capito? È un gelosone senza pari.” Commentò Jo. “Beh… non lo sapevo. Ti sembra normale?” chiese lei guardandolo negli occhi. Quegli splendidi occhi verde acceso, con scaglie giallo chiaro e verde acqua. “Sì. Tu eri tutta presa da Eddie.” Eddie? Ah, già. Sì, Eddie. Ma le piaceva davvero? Credeva di no. A lei piaceva un altro. “Ehm… si è fatto tardi. Credo sia meglio che io vada a letto.” Disse. Si alzò e Jo l’accompagnò alla porta del dormitorio femminile. “Grazie della chiacchierata, mi è servita.” Poi si alzò sulle punte fino a raggiungere il suo viso e lo baciò. Un bacio caldo, umido, passionale. Le loro labbra incastrate una tra l’altra, a bearsi quel momento senza pari. Jo rispose al bacio con naturalezza, come se il ricordo del suo migliore amico, innamorato folle della ragazza che stava baciando non fosse mai esistito. Non esisteva nessun Leòn, in quel momento. Nessuna Claire. Nessuno. Solo loro due, padroni del bacio in cui erano coinvolti. Padroni dei pensieri e del tempo, l’attimo che speravano non finisse mai. E poi quel bacio magnifico finì. Quel momento in cui Jo aveva cinto la stretta vita di lei con le sue braccia, in cui tutto ciò che sentiva era il suo respiro emozionato: tutto finì. Rimasero abbracciati, così. Come se niente e nessuno avesse mai potuto interrompere quel momento in cui solo loro abitavano il mondo, in cui i loro muscoli si rilassavano l’una nelle braccia dell’altro ed entrambi realizzavano ciò che era appena successo. Poi dei passi rimbombarono dai dormitori dei ragazzi e Mila si liberò da quell’abbraccio.
Jo la lasciò andare, come se non potesse più decidere cosa il suo corpo doveva fare. La porta della scala si aprì e Leòn entrò nella stanza. “Jo. Cosa fai qui come un pesce lesso? E perché sei proprio davanti al dormitorio delle ragazze?” chiese. Il ragazzo dagli occhi dei Potter non rispose. Non poteva essere finito tutto così. Non poteva neanche essere iniziato. Quel bacio era stato proibito da quando Leòn aveva visto Mila per la prima volta. E quel bacio proibito era avvenuto, senza precedenti, senza che si fossero mai neanche guardati in quel modo, senza che avessero mai immaginato che sarebbe potuto accadere davvero. Era avvenuto e basta. Ma era proibito. Assolutamente proibito da un’amicizia cui lui teneva fin troppo.
“Allora ti muovi o ti ci devo far levitare, a letto? Lo sai, non credo sarebbe una buona idea.” Jo si mosse verso di lui. “S-sì. Meglio andare, sono esausto.” Rispose Jo. Non era per niente esausto. Se prima era stanco ora era più sveglio che mai.
A letto ragionò. Cercò di capire quello che ormai sembrava un ricordo troppo lontano, di un paio d’anni, forse più. Non capiva. Cercava la logica, ma sapeva che non sarebbe servita. Lui non era fatto per i sentimenti. Lui era bravo nella logia, a mentire, a perdonare, ad aiutare. I sentimenti erano così complessi che neanche la sua mente li capiva a fondo. Anzi: non li capiva per niente.
Ricordò di quando Albus e il suo migliore amico, Scorpius Malfoy, avevano avuto una cotta per la stessa ragazza. Suo cugino l’aveva definito un triangolo amoroso quando gliene aveva parlato. Anche lui ora era coinvolto in una cosa del genere. Quello era un triangolo amoroso. Un triangolo amoroso dove Leòn era il terzo incomodo.
 
Il giorno dopo Jo venne svegliato dalle cuscinate di Leòn. “SVEGLIAAAAA!!” gli strillò nelle orecchie. “Jo, abbiamo dimenticato una cosa importante.” Disse serio il moro quando il suo amico si fu messo a sedere. “Cosa?” “Astronomia.” Jo si sentì mancare. Era così concentrato su quello che era successo che se ne era scordato. ‘Però, in fondo è stato un bene.’ Pensò tra sé. Non si era ripreso ancora dallo shock del b… non poteva neanche pensarci senza sentirsi in colpa.
Scesero in Sala Comune a cercare Mila, ma non la trovarono. Era invece in Sala Grande, seduta pensierosa al tavolo di Serpeverde. Sussultò quando la salutarono e lei indicò i due posti davanti a lei. “Leòn” disse una volta aver preso un respiro. Jo supplicò che non stesse per dire quello che credeva. “devo dirti una cosa.” Era fatta: era morto. Faceva prima a scavare una buca e buttarcisi dentro. “Ho disdetto l’appuntamento con Eddie.” Jo alzò lo sguardo dal bacon che stava contemplando. “Perché?” chiese il suo amico senza accorgersi della sua reazione. “Non… non credo sia il ragazzo giusto per me.” Rispose lei. “Mila posso parlarti un secondo?” intervenne Jo. “Ma sto facendo colazione!” protestò lei. “È urgente.” Tagliò corto lui. La trascinò via sotto gli occhi incuriositi di Leòn.
“Devo parlarti.” Disse Jo una volta fuori dalla vista dell’amico. “Ma davvero?” chiese lei retorica. “Voglio sapere se tra noi c’è qualcosa. Insomma, tutto questo per cosa?” chiese.
“Jo… non lo so cosa mi è preso ieri sera. Non lo so, OK?” “Quindi per te non significa nulla? Quel…” abbassò la voce “quel bacio non ha alcun significato? Perché per me vuol dire molto.” Mila sospirò. “Non possiamo.” Sussurrò. “Io voglio stare con te. Non con la Thomas: con te.” L’aveva detto: non poteva più rimangiarselo. Mila non rispose. Gli scoccò un breve bacio sulla guancia e corse via. La risposta era sì.
   
 
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