Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: vereor cruz    08/04/2016    1 recensioni
Primo tentativo di Drarry su questo sito.
"Era pronto a dimostrare a chiunque che non aveva cattive intenzioni, che non intendeva comandare il mondo, che non intendeva assoggettare l'umanità come alcuni suoi predecessori avevano fatto, e che no, non gli interessava neppure essere adorato come nuova divinità new age.
Non che avesse niente in contrario all'adorazione."
Draco scopre di essere un 'tipo caliente'. Nel vero senso della parola.
Drarry, se continuo.
Genere: Angst, Comico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Ospedali

 

-Draco, dove vai?-

-E dove vuoi che vada, mamma?-

Non alzare gli occhi al cielo, non alzare gli occhi al cielo, non... Si fotta il galateo, alzali. Tanto sei di spalle e non ti vede.

Narcissa Malfoy scende le scale con il solito passo elegante.

Come una donna della sua età possa ancora dimostrare tanta grazia nei movimenti, quella linea impeccabile e un viso così perfetto, nonostante apparentemente pochissimo trucco, Draco proprio non sa spiegarselo. Se non si conta la magia, l'educazione ferrea a cui è stato sottoposto lui stesso per anni, e se si considera che anche lui è in grado di andare in giro con la schiena che, se gli avessero infilato un palo su per il culo, su su, lungo la spina dorsale, starebbe meno dritta, e dopo meno di vent'anni di 'Draco, cammina con la schiena diritta, la schiena diritta' da parte dei suoi genitori.

Considerato il terrorismo psicologico della famiglia di sua madre, oltre che la differenza di età fra loro, non c'è proprio nulla di strano che Narcissa, passati i cinquanta, se la regga con lo stesso portamento di una ragazzina che debutta in società. Anzi, meglio.

La gonna lunga striscia sul pavimento di marmo delle scale, la mano, sempre fredda, un tratto che Draco ha ereditato, maledizione, che accarezza il marmo del corrimano elegante, e il passo elegantemente tranquillo con cui sua madre scende le scale comunica tutta una serie di idee, tra cui: potenza, potere, importanza, superiorità. E se significano più o meno tutte la stessa cosa, non è sicuro che sia un caso.

Se solo non ci fosse quel lampo di terrore nei profondi e attentissimi occhi azzurro chiaro a rovinare l'atmosfera e a lasciare trapelare, soprattutto allo sguardo esperto del figlio, il nervosismo isterico della madre.

Oh, beh, pensa Draco, forse si è presa un po' male, dopotutto.

In effetti, dal giorno in cui Draco aveva quasi ucciso un uomo e il Ministero della magia aveva avviato la serie di pratiche che erano state ritenute necessarie al fine di appurarsi che no, Draco non era un maniaco che puntava a ucciderli tutti e no, non era necessario abbatterlo come un cane rabbioso prima che si rivoltasse loro contro, fino al momento in cui era stato ufficialmente dichiarato non pericoloso e dunque aprite le danze in suo onore, voilà Signore e Signori il nuovo VIP del mondo magico, ebbene, per tutto quel tempo sua madre aveva detto gran poco.

Di negativo, perché aveva iniziato a parlare a suo figlio il doppio del normale, per il resto.

Non che ci fosse nulla di strano: suo padre non c'era, era in galera, e dunque mancava l'usuale fonte di chiacchiere, ordini, giudizi e sentenze e tutta una serie di cose a cui Draco solo in parte era richiesto di prendere parte, chiaramente emulando ed assecondando. Narcissa, che, con Lucius in casa, più che sorridere e ascoltare non aveva molto da fare, si stava riprendendo bene dal silenzio imposto. La sua bella voce chiara e limpida, decisa ma per nulla autoritaria, al contrario di quella di suo padre, era un vero balsamo, in certe giornate dove Draco tornava a casa con l'espressione lugubre, infastidito dagli esami in ospedale.

Quindi, la bella donna che era sua madre aveva parlato eccome. Solo, non di quello che pensava. Non di quello che pensava del fuoco, e del fatto che un simile dono, o maledizione, insomma, tratto, lo avesse manifestato proprio il suo unico, adorato figlioletto appena diciannovenne.

Il fatto che negli ultimi giorni Draco stia finalmente riuscendo a superare il muro della maschera da nobildonna che sua madre porta con la facilità con cui respira non solo non gli da fastidio, nonostante quello che ci legga sia una paura folle non del tutto ragionevole.

Al contrario, è maledettamente sollevato di vedere emozioni sul volto di sua madre.

Anche se ciò significa vederla preoccupata oltre ogni livello mai raggiunto, persino più di quello che aveva toccato durante la guerra.

È con pazienza che, ogni santa, benedetta volta che si appresta a chiudere gli alamari del cappotto per uscire e presentarsi in ospedale a fare quegli stupidi, inutili esami, quando la sente chiamarlo con questa ansia nella voce (nella voce, perché non ne vede l'espressione, ma sa bene cosa ci leggerebbe, se la vedesse in viso), Draco sospira, si ferma, si volta, aspetta che sua madre abbia finito le scale, e sente cosa vuole.

Anche se non vuole niente, perché dirgli 'stai attento' la renderebbe ancora più nervosa.

Vorrebbe dire ammettere a voce alta che Draco è nei guai.

Che un potenziale pericolo aleggia nell'aria.

Non sia mai.

Sarebbe controproducente, oltretutto.

Draco le sorride, prendendo la mano che lei gli porge e lasciando che cammini sugli immancabili tacchi sotto alla gonna fino a mettersi esattamente davanti a lei.

I tempi in cui le arrivava alle ginocchia sono ben lontani, ed è da almeno tre anni che non è più Draco a dovere alzare la testa per guardare gli occhi di sua madre, ma il collo di Narcissa a doversi piegare all'insù.

Il sorriso tranquillo con cui l'ha accolta si stira da un lato a diventare un sogghigno appena accennato, ma si guarda bene dal fargli assumere una piega derisoria. Se c'è una cosa in cui sua madre è imbattibile, è il sarcasmo.

-Devi andare per forza?-

Qualche volta si chiede se queste scenette abbiano un che di edipico, viste da fuori.

Probabilmente è quello che succede a tutte le madri che hanno un figlio unico, avuto in giovane età e a cui sono parecchio attaccate.

Draco si trattiene dal sospirare: -Non piace a me più di quanto piaccia a te, mamma. Anzi, sai che detesto questi maledetti esami- le risponde.

Narcissa annuisce, la fronte appena aggrottata: -So che è sciocco da parte mia, Draco, ma sono vecchia, e tuo padre non è qui. Se cambiassero idea...-

Rieccoci con la solita tiritera.

Se cambiassero idea.

Se cambiassero idea, e decidessero che sei pericoloso.

Se cambiassero idea, e decidessero che stai meglio morto.

Se cambiassero idea, e decidessero che forse non è poi una cosa così bella, che uno così potente sia pure un Malfoy, e sia stato coinvolto così direttamente con la guerra, Voldemort e le arti oscure.

Di se e di ma, però, non si vive, e Draco ne ha, francamente, pieni i coglioni.

Sorride, un sorriso aperto questa volta, e prende le mani di sua madre nelle sue, in quella parvenza di abbraccio che è ancora concessa, nonostante abbia quasi vent'anni.

-Mamma, dai. Ne abbiamo già parlato- cerca di farla desistere: -Lascia perdere i 'se cambiassero idea'. Non la cambieranno. Gli fa molto più comodo tenermi buono-

Quello è poco ma sicuro.

Con tutti i soldi che la famiglia di Draco ha sempre messo a disposizione del Ministero prima della guerra, che sono quasi raddoppiati da quando Draco e Narcissa sono stati assolti, certo il Ministero non si sognerebbe mai di alzare un dito contro la loro famiglia.

Oltretutto, è vero, Draco non è proprio una personcina desiderabile secondo l'opinione di molti, ma il fatto che avesse potuto uccidere un uomo, per di più pure con la giustificazione di autodifesa (o difesa comunque di sua madre), e comunque si sia rifiutato di farlo, e controllato, gli ha fatto guadagnare parecchi punti stima.

Il fatto di essersi offerto di guarire l'attentatore, sedato (se il tizio l'avesse rivisto, Draco era pronto a scommettere avrebbe cercato di strangolarlo a mani nude, quindi meglio non correre rischi), dalle ferite che le fiamme avevano provocato, e l'avere mantenuto la parola facendolo effettivamente, gliene aveva fatti guadagnare molti altri.

Tra i soldi, e l'opinione popolare sempre più in suo favore, al Ministero proprio non conviene farsi invischiare nel suo omicidio. Non c'è motivo di farlo ammazzare, quando è così utile da vivo.

Certo, dovere di una madre pare essere preoccuparsi del figlio, e Narcissa ha preso a cuore il proprio compito, quindi, è ben lontana dallo smettere.

Annuisce e basta.

-Posso accompagnarti?-

Che è quello che a questo punto gli chiede una volta sì e una no.

In ospedale, Draco viene spogliato una volta sì e l'altra pure della maggior parte dei vestiti che indossa, e, anche se quella donna è sua madre, gli fa un certo effetto che lo veda nudo, o quasi. Nonostante sia sua madre e le voglia tutto il bene che è capace di provare, gli da un po' fastidio.

Ma non dice niente, e sospira di nuovo, annuendo.

Nemmeno a Narcissa da' particolarmente piacere, e lo sa.

Infatti, tutto quello che la donna fa, quando lo accompagna alle visite, è salutare freddamente i guaritori, e sedersi su una delle comode poltrone nella sala d'aspetto accanto, allestita più o meno appositamente per lei, da quando il caso di Draco ha reclamato per sé quasi mezzo reparto Casi Speciali dell'ospedale del San Mungo.

Un pannello di vetro la divide dal figlio, che rimane in piedi per almeno mezzora, con un numero variabile tra tre e dieci guaritori che gli si affaccendano attorno, con l'apparente intento di visitarlo, alla ricerca di non si sa bene cosa. Narcissa aspetta, seduta sulla poltrona, le dita morbidamente impegnate a reggere una rivista o un libro che sfoglia distrattamente, con quella che tutti scambiano per noia ma suo figlio sa bene nascondere un'ansia tremenda, e aspetta e aspetta e aspetta, finché i guaritori devono arrendersi all'espressione spazientita ed esausta di Draco e lo lasciano andare.

Sua madre, a quel punto, sempre lentamente, con calma e grazia signorili, si alza, lo raggiunge, dopo avere aspettato che si sia rivestito, e appoggia la mano sul braccio che le porge, seguendolo fino agli ascensori che li portano al primo piano, e poi al camino da cui possono finalmente tornare a casa.

L'abbraccio stritolante con cui si assicura che sia ancora vivo per i tre secondi successivi prima o poi gli romperà una costola, Draco ne è sicuro; poi, come niente fosse accaduto, la gran dama si alza, saluta il figlio, torna alla sua pittura o a qualsiasi altra cosa le passi per la testa di fare.

Draco sorride, prospettando la solita scena, il solito susseguirsi di eventi.

E come si fa a dire di no a Narcissa Malfoy, specie se sei suo figlio e una delle uniche due cose che guarda con quegli occhi pieni di emozione?

Non puoi, semplice.

-Sì, mamma- dice, e niente, ha vinto lei.

Tutto secondo lo schema.

Le pareti viola dell'ospedale nel reparto a cui l'ascensore, che si svuota come per magia appena Draco fa il gesto di mettersi in coda ad aspettarlo al primo piano.

La stanza dalle porte bianche senza maniglia, che conduce allo studio dei guaritori.

Il vetro della mezza parete che permette a Narcissa di tenere d'occhio guaritori e figlio.

L'espressione spazientita di Draco perché, diamine, va bene, è un piromane, ma ha comunque la temperatura corporea di un qualsiasi essere umano, possibile che tutti quei loro maledetti strumenti non possano scaldarli, prima di metterglieli addosso?

Gli occhiali spessi del buffo guaritore che quasi non si perde mai una visita dell'unico piromane al mondo, uno dei pochi che si è presentato, il Guaritore Puffin.

Il naso adunco del tizio con lo sguardo da folle, altro dei pochi che si è presentato, il Guaritore Beckett, che Draco ancora non ha capito cosa faccia qui, visto che è specializzato in ossa rotte.

La tipa dalle mani più gelide delle sue e di quelle di sua madre, vecchia e brutta come la morte (sempre che la morte non si riveli una figacciona ventenne), la Guaritrice Emerald, che di smeraldo non ha proprio un beneamato.

E qui finisce la lista di persone che ricorrono con abbastanza frequenza da essersi presentate, e, soprattutto, di cui Draco ricorda il nome. Per quanto riguarda la maggior parte delle altre persone in sala, o non glielo hanno detto, o se lo è scordato lui.

Mai che ci fosse una bella donna. È troppo, chiedere una bella strega apprendista guaritrice, anche di una qualsiasi ridicola specializzazione?

Giovane, ovviamente.

L'età media dei guaritori che bazzicano questo piano è talmente sopra gli anni di sua madre da rendere drastico un approccio anche se per miracolo, o, piuttosto, incantesimo, la vegliarda fosse ancora bella.

Oltre il vetro, Draco incrocia per caso lo sguardo di sua madre.

Raramente capita, e le sorride.

Lei ricambia, il sorriso piccolo che si concede quando è in pubblico e che lui sa cosa significhi.

Draco ritorna a guardare i guaritori in sala.

Oggi è solo a petto nudo e senza scarpe, e una tipa aggeggia con un affare che Draco proprio non vuole vicino ai suoi piedi, e che lei sembra intenzionata a puntare proprio lì.

-Signori, avrei da fare oggi- annuncia, alzandosi in piedi dalla sedia bianca su cui ogni tanto gli concedono di riposare: -quindi, vi sarei grato se concludessimo qui-

E tu stammi lontana, vecchia arpia.

Il Guaritore Puffin, capo reparto, mormora qualcosa, contrariato ma senza azzardarsi a mostrarlo, segno che l'anzianità gli ha insegnato qualcosa: -Oh. Oh, capisco. Certo, certo certo. Signori, colleghi... Il signor Malfoy ci lascia. Avete bisogno di finire le prese dati?- chiede, lanciando sguardi nervosi al resto della gente, il chiaro segnale per 'tagliate corto e lasciatelo andare' lampante nei suoi occhi quanto nelle parole.

In mezzora, Draco è di nuovo vestito, e varca la soglia di Villa Malfoy con sua madre al braccio.

Niente abbraccio spezza-costole, oggi.

Lui la guarda e le fa un sorrisetto ionico, facendoglielo notare.

Lei sorride e basta: -Taci, la lettura mi ha rasserenata- si limita a ribattere, e si allontana con l'aria tranquilla che tanto gli piace vederle in volto.

Oh beh, meglio così.

Anche perché sono quasi le due, deve ancora farsi una bella doccia e cambiarsi, per raggiungere Theodore e Blaise al bar dove hanno fissato di vedersi per una più che dovuta rimpatriata. Non sia mai che arriva in ritardo. Se fosse una cosa solo tra lui e Blaise, sarebbe uno sfigato ad arrivare persino puntuale, ma, se c'è anche Theo, un minuto oltre lo stabilito equivale alla morte. Ergo, via di corsa sotto la doccia.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Com'è?

VQA

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: vereor cruz