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Autore: MadAka    08/04/2016    1 recensioni
Logan Jackson Miller – a tutti noto come Jack – è un personaggio tormentato. Dipendente da droghe, omosessuale, con una vita sentimentale complicata e con un progetto che desidera portare a termine fin troppo ardentemente. Un ragazzo destinato all’autodistruzione.
A impedire che ciò accada – facendolo a sua stessa insaputa – c’è Riley, la ragazza della porta accanto.
Un’amicizia forte la loro, un legame saldo, che in un momento di duplice debolezza si incrina profondamente.
Genere: Angst, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Non appena a Jack fu tornato alla mente ciò che era accaduto la sera precedente si sentì orribile. Avrebbe potuto giurare di provare un senso di nausea alla bocca dello stomaco. Come aveva potuto andare a letto con Riley, la sua più cara amica e ancora di salvezza nei momenti peggiori? Aveva rovinato tutto, ne era certo e lì, in camera della ragazza, con la testa che vorticava e un senso di impotenza dentro, non sapeva come fare per sperare di risolvere il guaio che aveva combinato.

Si sedette sul bordo del letto, dando per la prima volta le spalle a Riley. Si accorse che, ai suoi piedi, si trovavano i suoi jeans e i boxer. Tutto era cominciato sul divano di ecopelle nera del soggiorno, ma era in quella camera che le cose erano proseguite fino a concludersi, dove i loro corpi si erano cercati fino a trovarsi più volte.

Si mise in piedi per potersi rivestire in fretta, tentando di fare meno rumore possibile.

Scappare. Non era così che avrebbe risolto le cose, lo sapeva. Ma in quel momento non fu in grado di ragionare con lucidità. Forse un goccetto, una veloce sniffata di coca avrebbero potuto essergli di aiuto ad affrontare la situazione.

La fibbia della cintura tintinnò un paio di volte mentre la chiudeva.

«Jack.»

Si voltò di scatto. Riley era sveglia, seduta sul letto e avvolta dalle coperte di cotone. I capelli erano scarmigliati sulle sue spalle, gli occhi, nonostante fossero ancora assonnati, vigili. Jack non seppe cosa dire. Il senso di colpa lo aggredì alle spalle, costringendolo alla resa dei conti prima ancora che lui fosse pronto.

Sospirò: «Mi dispiace, Riley. Questa notte non…»

Non sapeva come proseguire, che altro poter dire. Si sentiva responsabile ed era perfettamente a conoscenza che niente sarebbe potuto tornare come prima. Tuttavia una parte di lui ci sperava, nonostante fosse, al tempo stesso, consapevole di illudersi e basta. Era stato lui a baciare Riley. La ragazza si era lasciata andare e di certo una parte della colpa era anche sua, ma tutto era partito da lui e lo sapeva. Perfino il vino non ne aveva colpa.

Lei non disse nulla. La sera precedente sapeva già perfettamente che, una volta sorto il sole, una volta che Jack si fosse accorto di quello che era successo fra di loro, tutto sarebbe svanito. Sapeva che il loro legame si sarebbe incrinato, forse spezzato. Eppure non aveva compiuto la minima azione per evitare la cosa. Desiderava da così tanto tempo sentire il sapore di Jack e inebriarsi del suo odore, che era disposta a mettere a rischio ogni cosa. Si era lanciata fra le fiamme con la consapevolezza che si sarebbe scottata, ma lo aveva fatto ugualmente.

Non riuscì a biasimare il ragazzo quando lo vide piegarsi sotto il suo stesso peso, avvilito. Gli occhi grigio-azzurri di Jack, ancora più chiari nella luce mattutina, erano mortificati. Le si chiuse lo stomaco a quella vista. Distolse lo sguardo, non riuscendo a reggere oltre. Lo fece vagare per la stanza con insicurezza sempre maggiore. Quando tornò a puntare gli occhi su Jack fu perché lo sentì prendere fiato. Era fermo nella posizione di prima, la stessa espressione dipinta in volto. Per Riley fu un attimo ripensare a quella notte. Le sembrò di ricordare ogni gesto, ogni tocco, ogni sospiro. Si rivedeva accoccolata accanto a Jack mentre il suo petto si alzava e abbassava seguendo il suo lento respiro addormentato. Quei ricordi si erano già trasformati in dolorosi errori, sbagli che lei stessa aveva volontariamente commesso. Jack aveva cominciato tutto, senz’altro, ma lei aveva impedito a quel tutto di arrestarsi.

«Non avrei dovuto.»

La voce di Jack suonava atterrata, una vittima della realtà dei fatti. Riley si sistemò meglio sul letto, tirò maggiormente a sé le coperte, fasciandosi il corpo. Quella di Jack era un’assunzione di colpa e non seppe come replicare. Il loro legame si era appena, ufficialmente, incrinato e se lei non avesse trovato le parole giuste da pronunciare si sarebbe spezzato. Tuttavia dentro di sé sentì solo un orrendo nodo alla gola formarsi. Continuava a guardare il ragazzo senza dire niente. La perfezione del suo corpo, quella del suo viso, della sua anima tormentata, niente di tutto quello era suo e aver ricevuto la conferma di ciò, in una soleggiata mattina autunnale, la faceva stare male.

Jack si accorse che Riley lo stava guardando, ma non vedendo. «Riley» la chiamò.

Un lampo di verde liquido si posò nei suoi occhi. La ragazza schiuse le labbra ma non disse nulla. Toccava a lui fare qualcosa e, in preda a un vortice di sensazioni avvilenti, Jack fece il possibile per elaborare le proprie scuse: «Mi dispiace così tanto.»

Prese a tormentarsi i capelli corvini con la mano destra. Le corte ciocche scure si sottomettevano al passaggio delle sue dita. «Non so che mi è preso. Non volevo arrivare a questo.»

Portò entrambe le mani sul viso. Riley lo vide mordersi il labbro inferiore con rabbia prima di nascondersi il volto fra le mani. Rimase in quella posizione svariati secondi, il respiro si fece più intenso. Buttò fuori tutta l’aria che aveva in corpo prima di parlare, tornando ad abbandonare le braccia lungo i fianchi: «Non capisco cosa c’è che non va in me. Sono completamente sbagliato.»

A quella esclamazione Riley riconobbe il tono nervoso e frustrato che Jack aveva la sera prima, mentre parlava della sua storia male assortita con Louis. Il ragazzo era adirato con se stesso ed era evidente che si considerasse l’unico e solo responsabile di quello che era avvenuto fra loro. Riley odiava vedere Jack in quello stato; lui non si meritava di sentirsi in colpa, affranto e avvilito solo perché si imbatteva di continuo nelle persone errate, persone di cui, in quel momento, lei sentiva di fare parte.

Con un improvviso impeto di odio verso se stessa la ragazza costrinse il nodo che aveva in gola a sciogliersi, permettendo alla sua voce di irrompere nella stanza: «Per quale motivo credi di essere l’unico responsabile di quello che è successo fra noi?» domandò. Nel sul tono c’era una forte nota di sfida; una provocazione rivolta a Jack affinché smettesse di sentirsi il solo colpevole.

Tuttavia il ragazzo parve non afferrare la provocazione. Guardò Riley enigmatico, senza replicare. La ragazza si morse il labbro inferiore, distogliendo lo sguardo prima di riprendere parola: «Anche se ieri sera sei stato tu a baciarmi non significa che tutto quello che è avvenuto dopo sia solo colpa tua. Io avrei dovuto fermarti, farti notare cosa stava succedendo, chiederti se era quello che volevi davvero. Ma non l’ho fatto.»

I brevi istanti di silenzio, necessari a Riley per riprendere fiato, sembrarono durare un’eternità. «Non ho voluto farlo» concluse.

A Jack parve che il mondo si fosse ribaltato a quelle parole. La ragazza non lo stava guardando, ma lui riuscì a notare ugualmente che i suoi occhi erano diventati lucidi. Le parole di Riley risuonarono come un’ammissione, una dichiarazione, come un segreto tenuto nascosto troppo a lungo.

La ragazza si rifiutava di guardarlo, soprattutto quando si rese conto di non riuscire a reggere oltre. Le lacrime le pungevano gli occhi e la gola le si chiuse di nuovo, facendole quasi male.

«Non sei tu, Jack » riprese d’un tratto, sentendo il bisogno di sfogarsi. La voce le si era spezzata e lei si era raggomitolata stretta, stringendo con rabbia il cotone che le ricopriva il corpo. «È più facile che sia io il problema. Non sei il primo con cui mi succede una cosa del genere. Ogni volta che mi innamoro di qualcuno finisce in questo modo.»

Sorrise amaramente. «Mi accantonano. Mi dicono che sono una bella persona, un’ottima ragazza. Niente di più.»

Si strinse nelle spalle. Alcune lacrime cominciarono a scendere, rigandole le guance. «È in me che qualcosa non va. In me. Non c’è niente di sbagliato in te, Jack.»

Smise di parlare, passandosi una mano sugli occhi per poterli asciugare. Jack rimase sorpreso da quelle parole e vi ripensò mentre guardava la ragazza, che si era fatta improvvisamente fragile. Vedere Riley in quello stato lo faceva star male. Non se la sentiva più di scappare, di abbandonarsi ai suoi vizi e cercò dentro di sé le parole migliori per aiutarla a sentirsi meglio. Tuttavia non riuscì a trovarle. Si avvicinò al letto, sistemandosi accanto alla ragazza, prestando particolare attenzione a non far scivolare le lenzuola che ancora coprivano il corpo spoglio di lei. Jack si comportò nel modo che più gli venne naturale e abbracciò Riley. Sentì la sua pelle fresca attraversata da leggeri brividi sotto le sue mani, la consapevolezza della nudità di lei non gli trasmise nulla. Dopo un primo momento di incertezza la ragazza si lasciò stringere fra le braccia di Jack, scoppiando in un pianto avvilito.

Le ci volle un po’ per placarsi. Il ragazzo non sapeva quanto tempo era trascorso, ma aspettò ogni minuto, finché non sentì Riley allontanarsi da lui. I loro volti erano nuovamente troppo vicini, ma questa volta nessun fremito percosse Jack.

«Tu sei meravigliosa, Riley. Troverai l’uomo giusto molto presto, vedrai» Jack ruppe il silenzio. Trovò le sue stesse parole banali, prevedibili, ma sentiva il bisogno di dirle ugualmente.

Riley abbassò lo sguardo. «Sai, io non ho mai pensato che la persona giusta sia costretta a ricambiarci. Alle volte può darsi che colui con cui vogliamo condividere la vita non pensi la stessa cosa. Dove sta scritto che quella persona debba ricambiare il modo in cui la si ama?»

Jack allontanò lo sguardo convinto che non sarebbe riuscito a reggere agli occhi di Riley se lei lo avesse guardato. La situazione che stava vivendo si era fatta complicata e difficile da gestire. Per Riley lui rappresentava più di un amico, molto di più e finalmente lo aveva capito. Tuttavia Jack non avrebbe mai potuto ricambiarla. Non ci sarebbe riuscito. Nonostante ciò che era accaduto quella notte e la sera precedente, Jack non riusciva a togliersi dalla testa Louis. Inoltre non era in grado di vedere Riley in modo diverso da quello che era: un’amica e una donna. Una donna, ovvero un corpo, un odore e un sapore che non bramava di conoscere ancora e il cui primo, profondo, incontro era avvenuto in un momento in cui rabbia e frustrazione gli avevano completamente annebbiato la mente.

«Pensi…» esordì lui dopo troppo silenzio. Gli occhi grigio-azzurri tornarono a posarsi sulla ragazza, che già stava rispondendo a quello sguardo. «Pensi che fra noi le cose potranno tornare quelle di prima?»

Sapeva la risposta, ma una parte di lui sperava in maniera ottusa di essere a conoscenza della risposta sbagliata. Il sorriso che si dipinse sulle labbra di Riley, però, era così amaro da far capire a Jack che non si stava sbagliando. «Non lo so. Non penso.»

Dopo un momento di indecisione tornò a guardare il ragazzo. « Jack hai appena scoperto che sono innamorata di te… Per quanto si possa fingere di ignorare la cosa è impossibile che non influisca fra noi.»

Detto ciò si alzò dal letto, trascinando dietro di sé le lenzuola che Jack era stato ben attento a non calpestare. Il ragazzo rimase a guardarla finché non si chiuse la porta del bagno alle spalle, dopodiché non seppe più cosa poter fare.

Il legame con Riley, quell’amicizia perfetta che più e più volte gli aveva impedito di compiere i gesti più insani, si era appena spezzato.

 

 

 

  
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