Serie TV > Squadra Speciale Cobra 11
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Autore: ChiaraBJ    09/04/2016    2 recensioni
“Sono qui su incarico del capo della polizia. E’ venuto a conoscenza dell’incidente autostradale, tra l’altro mortale di cui lei è stato la causa. A suo carico verrà avviato un procedimento da parte del comando generale di polizia, questo significa che lei è stato sospeso dal servizio, appena potrà consegnerà al suo superiore, il commissario Kruger, il tesserino, l’arma d’ordinanza e la patente di guida” (…) Ben restò per un attimo come paralizzato. Non credeva alle sue orecchie. La Schrankmann lo aveva sospeso dal servizio…e per quanto tempo? E perché? Allibito cercò con lo sguardo il suo capo, come in cerca di un aiuto che però non arrivò.
Consigliata, ma non indispensabile la lettura de ‘il poliziotto e la bambina’.
Genere: Angst, Azione, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ben Jager, Nuovo personaggio, Semir Gerkan, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Legami speciali ed indissolubili'
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Svanito nel nulla

Mentre Semir si stava avviando verso la clinica Raven, Ben e Samantha erano ancora nella sala da pranzo.
La ragazza aveva finito di pranzare mentre il ragazzo stava finendo.Nel refettorio erano restati solo loro due ed Hermann che, seduto su una sedia, li sorvegliava.
Improvvisamente Ben si sentì la testa girare, la vista gli si annebbiò per qualche istante.Si voltò in preda al panico verso Samantha che si spaventò alla vista del ragazzo.
Il giovane si alzò si scatto dalla sedia facendola cadere a terra e il suo sguardo incrociò quello del fisioterapista.
Il dottore notò subito lo sguardo perso e allucinato del giovane, quindi gli si avvicinò.
“Ben ti senti bene?” chiese con fare preoccupato il medico appoggiandogli una mano sulla spalla.
Ben percepiva la voce del dottore a malapena.
“Ben” riprese il medico “Che hai, sembri sconvolto…”
Samantha assisteva alla scena seduta sulla sedia, le mani sul petto, gli occhi lucidi.
“Ho…ho…come la sensazione…tutto gira…” balbettò confuso il giovane.
“Vieni con me…ti porto nella tua stanza” disse affabile Hermann prendendolo per un braccio.
Il ragazzo cercò di conservare un minimo di lucidità, poi ebbe una rivelazione, e puntò il dito contro il dottore.
“No!” urlò il ragazzo divincolandosi dalla presa “Tu…tu…volevi drogare Samantha, invece lei…ha dato a me il succo…che stupido, come ho fatto a non arrivarci prima…Samantha … l’ha vista uccidere l’uomo nella piscina, sicuramente anche portare via Charlotte, la sua amica non è più tornata, lei sì…adesso capisco perché nel corridoio Samantha tentava di urlare di divincolarsi da lei…aveva paura…paura che la facesse sparire come ha fatto con Charlotte, con gli altri”
Hermann lo guardò perplesso, ma Ben continuò a parlargli cercando di allontanarsi sempre più dal dottore che stava in mezzo al refettorio.
“Lei ora vuole uccidere anche Samantha, ha visto che si sta aprendo al mondo, ha paura che parli…che parli con me…lei sa chi sono…non so come, ma lei sa…”
“E’ meglio che vieni con me Ben” disse sempre con tono tranquillo il dottore mentre cercava di avvicinarsi e prendere Ben per un braccio.
“Stia lontano da me, mi tolga le mani di dosso…sicuramente adesso vuole uccidere anche me…” poi con gli ultimi barlumi di lucidità si rivolse alla ragazza “ Ascoltami, Samantha …scappa, vattene…fuggi…”
La ragazza fece per alzarsi, ma fu bloccata dal dottor Hermann che con una spinta la fece ricadere sulla sedia.
“Stai seduta lì e guai se ti muovi, hai capito?” gli intimò con tono quasi inferocito il fisioterapista.
La ragazza restò seduta, pietrificata dalla paura.
“Coraggio Ben, calmati, io voglio aiutarti…dammi la mano” il tono del dottore si fece di nuovo accomodante tentando di avvicinarsi ancora una volta al giovane.
Ma Ben lo prese in contropiede, lanciandogli contro una sedia.
Il dottore cadde per terra, questo consentì a Ben di uscire dalla sala, non prima di urlare a Samantha di fare altrettanto.
Confuso e stordito dalla bevanda ingerita, il giovane si addentrò nei corridoi della clinica, in cerca d’aiuto, non redendosi conto che la ragazza non aveva fatto in tempo ad uscire dalla stanza da pranzo.
La droga assunta stava cominciando ad avere strani effetti, stava perdendo lucidità, si muoveva barcollando, gli sembrava di avere le vertigini e la vista ogni tanto si annebbiava.
 
Intanto Semir arrivò alla clinica, immediatamente si fece portare dal dottor Raven e senza bussare entrò nello studio del dottore.
Alla vista del piccolo ispettore il dottore si infuriò.
“Come si permette di entrare nel mio studio senza permesso? E mi dica chi è lei? E chi è veramente Benjamin Beck?” sbottò alzandosi dalla scrivania.
“Sono l’ispettore Semir Gerkhan, polizia autostradale” si qualificò Semir esibendo il tesserino.
“Polizia autostradale? Ma che storia è questa?” balbettò il dottor Raven.
“Penso che ci dobbiate una spiegazione e subito ispettore” disse severa la dottoressa Zeller comparendo alle sue spalle.
“Certo, ma prima vorrei sapere dov’è Ben” replicò secco il piccolo ispettore.
“Sta arrivando, l’ho fatto chiamare per dei chiarimenti, ma lei come mai è qui?” chiese sempre più sospettoso il dottore.
“Il dottor Hermann…sono qui per arrestarlo e se non mi dice subito dov’è farò arrestare anche lei per complicità”
“Arrestarlo? Arrestarmi?” replicò sempre più sbigottito il medico “E per cosa? Con che accusa?”
“Per omicidio” ribatté duro Semir.
“Ma…”
Per un secondo a Semir parve che il tempo si  fermasse.
Il volto del dottor Raven era decisamente incredulo, come quello della dottoressa Zeller.
Possibile che Hermann avesse agito da solo?
“Senta le spiegherò tutto dopo, prima mi dica dov’è Hermann e Ben, il mio collega”
“Ben? Il suo collega è il signor Beck?” il dottore aveva l’espressione come se stesse vivendo un incubo, rispondeva alle domande di Semir, ma di fatto non capiva la presenza del piccolo ispettore che aveva conosciuto con un altro nome e ruolo.
“Sì e non penso sia al corrente che Hermann…” spiegò Semir, ma fu interrotto dal dottore.
“Ho mandato il dottor Hermann a cercarlo…”
“Dov’è” chiese preoccupatissimo Semir. E per lui quella risposta fu una sorta di conferma che sia il dottor Raven e forse anche la moglie erano all’oscuro di tutto ciò che stava accadendo ed era accaduto nella clinica.
“Nel refettorio…” farfugliò il dottore.
“Mi accompagni, presto…” Semir sentì una fitta allo stomaco, presagio che niente di buono stava accadendo.
 
I due  uomini e la dottoressa Zeller arrivarono di corsa davanti alla porta della sala da pranzo, trovandola chiusa.
Semir provò più volte a spingerla per aprirla, in cuor suo sentiva che sicuramente dentro al refettorio stava succedendo qualcosa di terribile.
Senza aspettare consensi o altro estrasse la pistola e mirando verso il basso fece saltare la serratura.
Quello che si presentò davanti lo fece rabbrividire.
Il dottor Hermann aveva le mani alla gola di Samantha e stava cercando di strangolarla.
“Fermo polizia…” urlò Semir, ma il dottore nella sua follia continuò a premere alla gola della donna che cercava disperatamente di liberarsi da quella morsa.
Il dottor Raven e Semir si avventarono sul dottore riuscendo a liberare Samantha che cominciò a tossire e a respirare affannosamente.
Si avvicinò anche la dottoressa Zeller che le cinse delicatamente le spalle,  sussurrandole qualcosa all’orecchio per cercare di tranquillizzarla , mentre Semir ammanettò il dottor Hermann.
“Dov’è Ben?” chiese quasi furioso Semir vedendo che nella stanza del suo collega non c’era traccia, ma il fisioterapista non dava segno di voler rispondere.
“Dov’è maledizione” ripeté scrollandolo in maniera quasi rabbiosa, ma Hermann sembrava come in trance.
Il dottor Raven si avvicinò quindi al suo ormai ex collega.
“Ingo, ti accusano di omicidio…e Samantha, la stavi…come hai potuto” il medico era così sconvolto che dalla sua bocca uscirono solo frasi dette a metà.
Tutt’ad un tratto un lampo di follia fece la comparsa nello volto del dottor Hermann.
“Io…ecco…io volevo aiutare tutti…lei…quelle persone ormai…morte…i familiari…volevo liberarli da un peso…” farfugliò il fisioterapista.
“Ma tu hai ucciso delle persone, Ingo…” replicò Raven.
“Ma non capisce dottore? Io volevo aiutarla. Volevo che lei continuasse il suo lavoro…io credo in lei, nel suo lavoro, ma aveva bisogno di soldi…di molti soldi…”
Semir ascoltava in silenzio, allucinato da quella confessione momentaneamente si scordò di Ben.
“Alcuni famigliari mi hanno pagato profumatamente per eliminare i parenti, per incassare l’eredità…”
“Ma ti rendi conto di cosa stai dicendo? Di cosa hai fatto?” Raven era sempre più sconvolto da quelle rivelazioni.
“Ma io non ho mai intascato un soldo! “ si giustificò Hermann ora nei suoi occhi c’era solo follia pura.
 “I soldi erano per la clinica…tutte quelle donazioni…erano i miei compensi, ma io li ho dati a lei, facevo scrivere delle lettere ai parenti in modo che sembrassero donazioni per il suo lavoro, per le sue amorevoli cure , nessuno avrebbe avuto sospetti e poi quei pazienti erano già morti…”
Tutt’ad un tratto anche a Raven venne in mente Ben.
“Dimmi dov’è Ben…” domandò calmo il dottore.
“Ben!” pensò di colpo Semir, il suo socio!
“E’ scappato…” rispose con noncuranza il fisioterapista.
“Come scappato?” chiese spaventato Semir.
Hermann si stampò un sorriso folle sul volto.
“Samantha per colpa di quel maledetto ragazzo …si stava svegliando dal suo torpore…ha visto che ho ucciso il vecchio e mentre portavo fuori dalla clinica la Wolfgang dopo averla drogata…lo avrebbe detto al suo nuovo amichetto…volevo avvelenare anche lei, buttarla giù dal cavalcavia come ho fatto con la Wolfgang, ma lei ha dato la bevanda al suo amico…”
“Bastardo” disse rabbioso Semir prendendolo per il bavero “Dimmi dov’è ora Ben”
“Non lo so…è…fuggito…” e una risata quasi diabolica risuonò nella stanza.

Semir si catapultò fuori dalla sala e cominciò a cercare Ben per tutto l’edificio, ad aiutarlo il personale medico e la sorveglianza, ma del suo socio purtroppo nessuna traccia.
Con il cuore in gola salì anche sul tetto dell’edificio, ma neppure lì c’era traccia di Ben.
Da una parte ne fu sollevato, ma dall’altra si chiedeva dove potesse essere il suo amico e se era ancora in tempo per trovarlo sano e salvo.
Semir diede un’ultima occhiata al tetto, col cuore in gola si avvicinò alla balaustra della terrazza per guardare giù, e per fortuna non vide niente che potesse ricondurlo a Ben.
“Almeno non ti hanno o ti sei buttato di sotto…” pensò ad alta voce.
Sempre con il cuore in gola e con quella brutta sensazione che nulla di buono stesse accadendo, scese le scale.
A tutte le persone che incrociava, fossero pazienti, personale medico o la vigilanza chiedeva di Ben, ma la risposta era sempre la solita: di lui nessuna traccia, sembrava che il ragazzo si fosse come volatilizzato.

Angolino musicale: Semir adesso ‘sfaserà’ di brutto, usando un termine non proprio mio, ma che rende molto l’idea, Ben svanito nel nulla e non lucido...e a Colonia passa il Reno…
Lenny Kravitz 'stillness of Heart' (tranquillità nel cuore)
Per ascoltarla https://www.youtube.com/watch?v=SP6HACvtPUw
Sono qui fuori sulla strada Non é rimasto nessuno da incontrare Le cose che erano così dolci Non muoveranno ancora a lungo I miei piedi Ma ci sto provando continuerò a provare Tutto quello che voglio è tranquillità nel cuore così posso iniziare a trovare la mia strada fuori nell’oscurità e nel tuo cuore…Ancora sento questa sfida Mi sento incompleto Cosa sto pagando? La mia anima sta piangendo…

 

 


 
 
  
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