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Autore: lickmelyca    09/04/2016    2 recensioni
[Ex "Copypasted Nightmare"]
[Storia ad OC]
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Un hobby alternativo? Sakuma rideva alla sola idea. Uscire la sera per intrattenimento non portava soldi, creava fatica e non gioviava al futuro. Eppure c'erano esseri umani che ancora professavano la loro arte senza ricorrere alle apposite macchine, lottando contro il sistema. Volendo, anche loro avrebbero potuto trovarsi un vero lavoro e contribuire a perfezionare il mondo tutti insieme. Non sarebbe stata una gioia maggiore? L'arte era per bambini, dopotutto. Bambini molto sciocchi.
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Un mondo in cui il lavoro diventa divertimento e il divertimento soccombe al lavoro. Ma l'arte può veramente morire?
Genere: Drammatico, Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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#two.

(l'arte più antica del mondo)

 

 

Hardwork City, Gioielleria Crowley

 

 

Il pavimento del negozio era splendente, le pareti immacolate, gli scaffali in perfetto ordine. Eppure, come ogni sera, Mavis non era tornata a casa subito dopo il lavoro, ma era rimasta a pulire. Per lei quella brillantezza non era mai abbastanza, c'era sempre un granello di polvere che aveva saltato, qualcosa che non era perfetto. Ma secondo il suo regime, doveva essere per forza a casa prima della mezzanotte per poter dormire otto ore precise prima di riprendere la sua attività, perciò, nonostante non fosse ancora del tutto soddisfatta, a quel punto dovette combattere la sua nevrosi e cominciare a dirigersi verso la sua dimora. Ma fu proprio allora che i suoi occhi videro i quattro ragazzi rimasti a terra e, prestando un orecchio a ciò che si dicevano, capì che si trattava di fuorilegge. Subito la ventenne cominciò a tremare, in preda a panico e terrore: quei disgraziati erano degli Artisti, individui sporchi, pericolosi e contro il sistema che avevano rovinato la sua famiglia, la sua vita, la sua stabilità. Sapere che quei barbari erano lì fuori la terrorizzava, vederli la distruggeva nel profondo. A dire il vero, con il carattere instabile che si ritrovava, aveva l'impressione che ogni persona che incontrava fosse in realtà uno di quei vili, che ai suoi occhi spaventati erano mostri luridi e deformati pronti ad aggredirla e a strapparle gli organi. Riusciva a calmarsi e a convincersi che fosse tutto normale solo pulendo, togliendo di torno ogni granello di polvere, quasi minaccioso quanto un Artista.

Quella volta, però, era certa che fossero loro, li aveva visti, li aveva sentiti, li aveva percepiti. Non poteva starsene con le mani in mano, ma neanche poteva uscire dal negozio con una situazione del genere in corso; occorreva assolutamente chiedere aiuto. Mavis corse fino al telefono a muro, alzando di scatto la cornetta e girando la rotella ansiosa per comporre il numero che ormai sapeva a memoria. Attendeva con ansia la risposta, ma le sembrava che stessero passando anni, millenni, e che gli Artisti fossero già dietro di lei, nella loro oscura forma mostruosa che aveva dipinto loro con la sua mente fin troppo immaginativa. In realtà, fu una questione di pochissimi secondi prima che una voce maschile, giovane ma professionale, rispose con un secco:

“Sede centrale Nevros.”

La ragazza sobbalzò, riprendendosi dal suo stato ansioso. Riconoscendo subito la voce, provò a ricomporsi in modo molto maldestro.

“Signor Sakuma? Qui Mavis Crowley. Qui… Qui fuori… Lei non crederà mai, mai a cosa ho visto!”

“Un altro gruppo di Artisti inesistenti avrebbe presumibilmente cercato di aggredirla dal nulla con un pennello?”

“È una situazione seria, signor Sakuma, serissima! Io li ho visti, ho visto quei vili Artisti con i miei stessi occhi, e li ho sentiti, oh se li ho sentiti! Si nascondono per la nostra città, non possiamo sapere cosa succederà nelle prossime ore, o nei prossimi minuti, o...”

“Signorina Crowley, lei è al corrente di detenere il record di maggior falsi allarmi segnalati sia alla sede centrale, sia in tutta Hardwork City, sia probabilmente in tutta la nazione?”

“Mi… Mi sta forse dando della bugiarda?! Mi faccia parlare con il signor Kidou!”

“Signorina...” Il giovane sospirò, guardando distrattamente le sue scartoffie “Il signor Kidou si già è ritirato nelle sue stanze per la notte e consiglio che lo faccia anche lei. Ma, visto che sembra così spaventata, terrò conto della sua richiesta, anzi, le dirò di più: non è la prima segnalazione che riceviamo stasera e il nostro esecutore sta già setacciando attentamente ogni angolo della città. Domattina, se necessario, estenderemo le ricerche ulteriormente e le chiederemo di fornirci ulteriori dettagli. Per il momento le posso garantire che non si deve preoccupare, può dormire sogni tranquilli stanotte.”

“Sogni tranquilli? Sogni… tranquilli?!” La ragazza si appoggiò al muro, lasciandosi quasi cadere dolcemente ma con fare drammatico “Signor Sakuma, io sono ancora in negozio, come pretende che riesca a tornare a casa da sola con ciò che è in corso per le strade e addirittura infilarmi a letto e dormire sogni tranquilli?! Non sarebbe meglio mandarmi una scorta per portarmi fino alla mia dimora? Magari potrebbe addirittura accompagnarmi lei, signor Sakuma...”

“Signorina… Signorina Crowley, c'è un'improvvisa… interferenza… ecco, un problema… con la linea telefonica… manderò subito un collega a controllare, è un'urgenza… estremamente urgente, la saluto!”

Jirou rimise giù con forza la cornetta, ansimando come se avesse corso per chilometri e chilometri. Dalla soglia della porta, un collega lo osservava alquanto confuso.

“Signor Sakuma, cosa è appena-”

“Mavis Crowley.”

“...oh. Ora capisco.”

E mentre Sakuma si lasciò scappare un ultimo sospiro esasperato, la povera ragazza spaventata, ancora alla sua gioielleria, aveva già rimesso mano al telefono, stavolta con un piano diverso che le frullava per la testa.

“Pronto, Belle? Ho bisogno di un consulto.”

 

 

Sauvestay Town, Piazza dell'Orologio

 

 

Sauvestay Town era una ridente cittadina di transito, di quelle in cui ci si fermava principalmente per cambiare treno. Un tempo, quando la Nevros aveva meno potere, era una meta prediletta dai turisti di passaggio, a causa della quantità di negozi ben forniti, la sua maestosa cattedrale e la sua atmosfera accogliente. La caratteristica principale della città era la sua Piazza dell'Orologio, storico punto di incontro conosciuto in tutta la nazione, una semplice piazzetta caratterizzata da una specie di grosso gazebo in pietra con, appunto, uno splendido orologio antico che segnava sempre l'ora esatta, in quel caso mezzanotte meno dieci.

Proprio lì si trovavano i quattro fuggitivi, ancora leggermente spaesati dal trambusto di poco prima. Touya si sentiva il cuore in gola, oltre che una spiacevole sensazione nello stomaco che rappresentava il suo senso di colpa per aver lasciato indietro dei compagni, anzi, degli amici. Rivolse nuovamente il suo sguardo alla luna e si accorse all'improvviso di avere sonno. Non era insolito per lui, in realtà: fin da piccolo Touya aveva sofferto di narcolessia, gli era capitato di addormentarsi più o meno ovunque, una volta perfino durante un funerale. Questa situazione imbarazzante gli aveva generato un odio per il suo disturbo, ma quando gli veniva la stanchezza con fatica riusciva a controllarla per più di cinque minuti. Inoltre, non era l'unico: appena preso posto sul treno, le quattordici ore consecutive di lavoro di Cassandra si erano fatte sentire, trascinandola in un sonno profondo dal quale ancora non si era svegliata, tanto che Pyotr la doveva tenere in braccio. Era chiaro a tutti, quindi, che la priorità assoluta fosse il riposo.

“Ci dovrebbe essere un albergo non troppo caro a metà della Strada Ovest” Proclamò proprio il signor Volcov, già dirigendosi con lo sguardo al luogo indicato “Possiamo fare un tentativo lì, ho abbastanza soldi con me. Dopo una buona dormita ragioneremo meglio.”

Accordando che si trattava dell'idea migliore, il gruppo si incamminò verso la loro meta. Il giovane mago tentò di focalizzare la sua attenzione su ogni singolo dettaglio della cittadina, destreggiandosi nella furiosa battaglia contro il sonno. Ma quest'ultimo stava avendo la meglio e ciò che vedeva diventava confuso, quasi insensato. Spesso la sua narcolessia gli procurava allucinazioni e, sebbene il più delle volte era in grado di distignuerle dalla realtà, la sensazione gli risultava quasi piacevole ed era difficile combatterla. Il suo corpo stava quindi cedendo, quando due braccia robuste più che familiari lo afferrarono con sicurezza.

“Vedi di resistere un altro po', dormiglione.”

Touya si scosse un po' dal suo stato assonnato, rimettendosi in piedi il più in fretta possibile. La voce rassicurante e decisa di Midori era un toccasana per lui. In realtà, era proprio Midori ad esserlo. Il ragazzo le voleva un gran bene che non avrebbe mai potuto confessarle, poiché non sapeva bene di cosa si trattasse. Ogni volta che la vedeva e ci parlava era come se la conoscesse dall'inizio dei tempi e fossero uniti dal più indissolubile dei legami. Ma non poteva parlargliene, temeva di ricevere una sonora risata in faccia. Così si limitò a ringraziarla con un sorriso, raggiungendo poi Pyotr e Cassandra, già giunti all'albergo dove avevano chiesto un pernottamento alla signorina al bancone. L'anziano, però, aveva un'espressione preoccupata stampata in volto. Si chinò all'altezza dei ragazzi, sussurrando cauto.

“Questo albergo è un'istituzione affiliata alla Nevros. Non possiamo passare.”

Quando i Nevros si erano imposti nella società, cinque anni prima, avevano portato dalla loro parte il maggior numero di persone possibile finanziando e ampliando le loro attività in cambio della loro affiliazione. Alcune istituzioni ancora riuscivano a mantenersi neutrali, ma negli ultimi tempi erano diventate sempre meno. Per entrare in un luogo sotto il comando della Nevros bastava che una persona mostrasse il proprio documento autorizzato e garantisse per le persone che ne erano ancora sprovviste. E gli Artisti, in quanto nemici del governo, non ne erano in possesso.

“E che problema c'é?” Midori alzò le spalle “Cassandra lavora per la Nevros, lei il documento ce l'ha e dovrebbe garantire per tutti noi! Basterà svegliarla!”

Ma l'impresa era decisamente più facile a dirsi che a farsi. La ragazza era ancora profondamente addormentarla e non sembrava intenzionata ad aprire gli occhi. Anzi, più la rossa tentava di svegliarla scuotendole il braccio, più lei mugolava nel sonno, rigirandosi agitata finché, stufa di essere toccata mentre schiacciava il suo pisolino, terminò tirando all'altra una incosapevole gomitata sul naso, cosa che fece arrabbiare non poco la povera malcapitata.

“Ora ti…”

“Aspetta, Midori.” L'anziano le toccò la spalla per frenarla “Sembra che il nostro Touya abbia già capito cosa fare.”

Infatti il diciottenne, con la poca lucidità rimastagli, si era già diretto al bancone, dove la signorina cercava di nascondere la sua impazienza. Lo scrutò, giudiziosa e sospettosa. L'abbigliamento da prestigiatore di Touya giustamente non la convinceva, era soprattutto quel suo grosso cilindro bianco che teneva in testa a riempirla di dubbi, ma decise di svolgere il suo lavoro come sempre, senza giungere a conclusioni affrettate. Poteva sempre trattarsi di un esibizionista, dopotutto.

“Allora, avete trovato i vostri documenti?”

“Il mio dovrebbe andare bene.”

Dopo aver tirato un respiro profondo, il ragazzo esaminò attentamente le sue tasche per qualche secondo prima di tirare fuori un foglietto estremamente ben rilegato che porse alla signorina. Non era certo che il suo piano sarebbe andato a buon fine, ma non gli restava che provare.

“Touya… Davis?”

La donna aveva l'espressione meravigliata che sperava. Ottimo, pensò lui, era fatta.

“Sì? Qualcosa non va?”

“Davis, come Klaïr Davis, il secondo in comando subito dopo il signor Kidou? Lo stemma sulla sua carta è uguale al suo, non può essere una semplice omonimia…”

“Sì, lui è… Mio fratello maggiore…”

L'impiegata spalancò occhi e bocca. Si ritrovava davanti al fratello di uno dei pezzi grossi della Nevros e lei lo aveva giudicato male, si sentiva decisamente a disagio per ciò. Dal canto suo, neanche Touya ne era felicissimo: usare il nome del fratello come raccomandazione era quasi meschino… soprattutto quando quel fratello gli aveva voltato le spalle, diventando uno dei suoi maggiori nemici.

“S-Signor Davis, è un piacere averla come nostro ospite! Lo sa, non si nota molto la somiglianza con suo fratello, ma del resto io neanche sapevo che avesse dei parenti, sa com'è, è una persona talmente misteriosa…”

“Può ben dirlo. Potrei gentilmente prenotare delle stanze?”

“Certamente, le illustro subito le nostre offerte!”

Mentre il giovane esultava dentro di sé per la missione appena compiuta, incrociò gli occhi di Midori e vide in lei un'espressione contrariata. Forse era semplicemente il dolore della gomitata ricevuta poco prima, ma forse c'era dell'altro; gli era sempre parso che, ogni volta che faceva parola della sua stretta parentela con Klaïr, la ragazza si facesse improvvisamente cupa. Forse il motivo avrebbe potuto chiederglielo senza problemi… ma il sonno stava tornando a farsi sentire, tant'è che Pyotr lo sostituì nelle ultime trattative prima che i quattro, ormai ben più che esausti, si sistemassero nelle loro stanze godendosi finalmente il meritato riposo.

 

 

 

Hardwork City, quartiere dei piaceri

 

 

“Zack?”

“Sì, Fey?”

“Non avevi detto che conoscevi un nascondiglio adatto a noi?”

“Sì, è così infatti.”

“Allora che ci facciamo… beh, qui?”

I ragazzi rimasti a terra, guidati dal calmo Zack, si aggiravano per le zone più periferiche della metropoli, nelle strade larghe contornate da un odore misto di alchool e incenso, da cui ogni tanto si udiva qualche grido di piacere ben poco controllato. Inutile dire che un gruppo che includeva due minorenni e una neo-diciottenne risultavano poco consoni a quel tipo di ambiente, tant'è che ricevettero numerose occhiate di scherno da quasi tutte le persone sobrie che incrociavano, mentre altre, ben poco lucide, ridevano a crepapelle e offrivano loro caramelline insolite o bicchieri dai liquidi colorati, che Zack declinava gentilmente ma allo stesso tempo in maniera impassibile, quasi fosse abituato a situazioni del genere. Anja lo guardava preoccupata: possibile che il suo migliore amico avesse un trascorso oscuro di cui lei non sapeva niente?

I suoi dubbi aumentarono quando l'attore svoltò in un vicoletto e si fermò davanti a un locale dai colori sgargianti, proclamando di essere arrivato a destinazione. Il locale in questione si chiamava “Il Licaone” e appariva particolarmente moderno rispetto agli altri della zona, trascurati e sporchi, più simili a delle bettole che ad altro. Dall'interno proveniva il brano numero quindici della selezione della Nevros, quello più sensuale, che fece capire subito ai tre ragazzini il tipo di posto nel quale erano capitati. Anja trasilì, ancora più insicura di prima, mentre Fey balbettava in modo confuso e Atsushi si irrigidì, impallidendo. Eppure, senza alcun segno di esitazione, Zack entrò nel locale come se fosse a casa sua. Addirittura, vedendolo, una donna giovane dai capelli azzurri e un abito corto da cameriera lo invitò dentro con un gesto arreso e sbrigativo, urlando in direzione di uno stanzino:

“Gammaaaa, è tornato il tuo amichetto!”

La bionda non sopportava più tutti quei misteri. Prese il suo amico per la manica, guardandolo con decisione.

“Allora… sei di casa qui, pare.”

“Eh? Oh, no, ti posso assicurare che è la prima volta che metto piede qui dentro.”

“Non ci crede nessuno” Atsushi intervenì, rompendo il suo solito silenzio tant'era il suo imbarazzo “Questo non è il momento di divertirsi… senza contare che, per carità, Fey ha quattordici anni, non ha neanche l'età per bere! Ma non è questo il punto, con la scusa del nascondiglio ci hai trascinati nientemeno che in un bordello!”

“Locale per adulti, prego.”

A tagliar corto era stato un uomo sui venticinque, dai capelli bianchi rivolti all'insù e gli occhi di un azzurro limpido che sembravano danzare mentre si muoveva verso i suoi insoliti ospiti. Si fermò davanti al maggiore con un sorrisetto, ma dopo averlo scrutato per bene inclinò la testa confuso.

“Tu non sei Zanark.”

“No” Sorrise l'altro, cercando anche di rassicurare i suoi compagni “Sono Zack Avalon, suo cugino. Ci somigliamo, vero?”

“Aaah, sei il famoso cugino sobrio che lo viene a riprendere! Siete due gocce d'acqua, perbacco! Sei uno Zanark elegante e non drogato, cosa potrei chiedere di meglio? Ma sì, direi che posso farti un piccolo sconto. Che tipo di trattamento scegliete? Vedo che abbiamo degli ospiti molto giovani… Beta, preparami tre pacchetti “prima volta”!”

“No, no, no!” L'attore si affrettò a interrompere il proprietario “Senti… Gamma, giusto? Abbiamo un'emergenza.”

Sotto agli occhi attoniti degli altri tre, si mise a spiegare la loro situazione a Gamma, un perfetto sconosciuto nonché, a giudicare dalla musica del locale, un affiliato dei Nevros. La pittrice era nervosa, non riusciva a capacitarsi del fatto che il suo caro amico in quel momento fosse in un locale del genere, a pochi passi da delle coppie che ci stavano a dir poco dando dentro. Non poteva fare a meno di immaginarsi al loro posto, insieme per l'appunto a Zack, senza sapere da dove provenisse quel pensiero, finendo per arrossire in modo fin troppo evidente. Il pasticcere invece se ne restava in disparte come sempre, contrariato come non mai. Non aveva mai riposto tanta fiducia nel gruppo di Artisti che lo aveva accolto, non era il tipo che si fidava facilmente… per non parlare di quanta poca fiducia gli ispirasse Touya, considerato spesso il leader, ma rispetto a un ragazzino con un gigantesco cilindro bianco che rifiutava di togliersi e l'abitudine di addormentarsi ogni cinque minuti Atsushi certe volte avrebbe preferito Robin come capo della sua fazione. Era quasi contento di non doverlo più vedere per chissà quanto, ma ecco che si ritrovava a dover porre la sua fiducia in Zack Avalon, un attoruncolo che sembrava saperla lunga sulle cose sbagliate, in Anja Tsuchiya, colei che con le sue distrazioni aveva rischiato di condannarli e addirittura in questo Gamma, il proprietario del posto più discutibile che potesse esistere che con tutta probabilità li avrebbe fatti sbattere in galera. E Fey? Chi ci pensava a Fey? Il suo amico ascoltava attentamente la conversazione in corso, ancora in imbarazzo ma molto più calmo rispetto a prima. Costui incontrò il suo sguardò e gli rispose con un sorriso. Era incredibile, quel ragazzino.

“Ho capito.” Concluse l'albino “Siete stati scoperti e separati. Tra l'altro, ho sentito che Lancer è sulle vostre tracce…”

“È grave, Zack!” Anja tornò lucida “Ci consegnerà all'esecutore se resteremo nel bordello!”

“Locale per adulti.” Puntualizzò Gamma “E non ho mai detto niente del genere, signorina. Anzi, ho proprio intenzione di aiutarvi!”

“Non capisco come.” Borbottò il diciassettenne “E non voglio capire. Non so voi, ma io non intendo passare un minuto di più in questo bordello.”

“Locale per adulti.”

“Come le pare. Fatto sta che più respiro quest'aria contaminata da profumi artificiali, più mi chiedo come ci siamo finiti in una situazione del genere e se non sarebbe stato meglio seguire Shindou, piuttosto che Touya il maghetto sognatore o… o qualsiasi sia la vera natura di Zack. Non fraintendetemi, per ora continuo a sostenere la mia arte, ma davvero ne vale la pena? I Nevros sono ovunque, perfino nei bordelli!”

“Locale per adulti!”

“Mi lasci finire, per cortesia. Non siamo più al sicuro. L'arte potrebbe morire da un giorno all'altro…”

“Ragazzino, ragazzino” Il propretario de “Il Licaone” gli mise una mano tra i suoi capelli color carota, irritandolo ma senza darci peso “Perché pensi che esista questo posto? È vero, siamo affiliati di Kidou, non lo nego. Ma se siamo tutti qui, è per il bene dell'intrattenimento, per la più antica delle arti. Nessuno di noi si è arreso, io sono Artista quanto lo siete voi.”

“Ma se gestisce un bordello…”

“Locale per adulti! Ecco, la differenza tra un volgare bordello e il nostro locale per adulti è che a noi sta a cuore l'arte dello star bene. Son tempi difficili i nostri, in questo luogo si radunano le persone stanche di tutto, coloro che hanno ancora bisogno di arte e colore nella loro vita. C'è chi offre spettacoli teatrali, chi dipinge, chi canta e chi balla… Noi possiamo offrire dell'alchool, una chiacchierata, un massaggio e volendo una bella stanzetta comoda e profumata in cui farsi una sana sc-”

“Basta così, Gamma” Interruppe il maggiore, ridendo imbarazzato “Comunque, posso assicurarvi che questo è il posto più sicuro del mondo e che mio cugino, per quanto la sua mente sia spesso ofuscata dalla droga, riesce a riconquistare un po' di umanità qui dentro. Ma a noi serve giusto un nascondiglio, nient'altro, e Gamma è in grado di offrircelo ben volentieri. Cercate di dimenticarvi di essere in un bord- locale per adulti e riposiamoci un po', domani si riparte.”

“Io provo a fidarmi, Atsushi.” Fey toccò la spalla al suo amico, vedendolo ancora poco convinto. Prese dalla sua borsetta Robin, che carezzò la guancia al giovane pasticcere, per poi parlare “E tu?”

Takahashi si guardò attorno, sospirando. Anja si era messa a suo agio e trattava la sua ferita con l'aiuto di Zack, Gamma discuteva con la sua cameriera e attorno a lui poteva sentire le voci di molte persone tranquille, ipnotizzate dall'arte nascosta di quello strano locale.

“No Robin, io non mi fido. Però mi fido di Fey.”

 

 

 

Hardwork City, quartiere residenziale

 

 

“Vi ho detto che non siamo più loro compagni!”

Shindou Takuto era a qualche centimetro da terra, ma cercava disperatamente di non scomporsi. L'esecutore Lancer lo aveva sollevato per il colletto con una mano, mentre con l'altra appoggiava l'affilata lama un coltello sulla tempia destra dell'ex-pianista, dalla quale usciva un rivoletto di sangue. Dietro di loro, il luogotenente Electra Asprea teneva indietro i sostenitori di Shindou scrocchiando le nocche ogni volta che uno di loro osava muoversi.

“Ah sì? Bene, allora non avrete problemi a dirci dove sono andati gli altri.”

“Non lo fare, Shindou!” Una voce maschile urlò dalla folla dietro di lui “Sono comunque nostri amici, hanno diritto a vivere come preferiscono, noi non c'entriamo più nulla con loro!”

Il ragazzo si morse il labbro, guardandosi i piedi e desiderando stabilità. Una lacrima scese dall'occhio destro, mischiandosi al sangue e dandogli una sensazione di bruciore. Non ne poteva più.

“No, Sangoku. Ho deciso di abbandonare il pianoforte e l'arte in generale. Hai ragione, non c'entriamo più nulla con Geist e gli altri. Per questo da oggi volto pagina. Mi dispiace, sul serio…” Guardò Bash, con la resa negli occhi “Si sono diretti alla stazione, hanno preso l'ultimo treno della sera, quello che termina a Sauvestay Town.”

“Shindou, no!”

Electra fulminò Sangoku all'istante, forzandolo a tacere. L'esecutore fece cadere rovinosamente il suo ostaggio, strofinandosi le mani ma senza cambiare espressione. Nonostante avessero finito, non sembravano avere intenzione di spostarsi.

“Ci… Ci lascerete andare adesso?”

“Oh, aspetta solo un attimo.” Asprea prese il comando, chinandosi verso Takuto e prendendogli un braccio “Hai detto di non essere più un pianista, ho capito bene? Allora direi che queste non ti serviranno più…”

Con grande orrore di tutti, la ragazza prese tra le mani le dita dell'altro, piegandole una ad una fino a sentire il crack che indicava le ossa rotte. Shindou urlava e piangeva, sotto gli occhi attoniti dei suoi amici che non riuscivano a far nulla per aiutarlo. Sangoku avrebbe voluto intervenire, proteggere il poco che gli era rimasto, ma come poteva fare? Non avrebbero mai dovuto separarsi dagli altri. Non appena il ferito riuscì ad alzarsi, i due Nevros erano già spariti sui loro veicoli, lasciando l'ex-pianista in preda alla disperazione, ai dubbi e a un grande vuoto che non riusciva ad identificare.

 

 

AAAAAAAAAAAAAAH RITARDO.

Allora, salve a tutti. Questa è sempre “Copypasted Nightmare” ma con un titolo nuovo, così come io sono sempre Zodycaon ma con il nickname che tentavo di cambiare da mesi. Chiedo perdono, non mi piace dover cambiare titolo così dal nulla, ma quello iniziale rispecchiava la trama iniziale, che è cambiata moltissimo man mano che ideavo, quindi non c'entrava assolutamente più nulla.

Insomma, ci ho messo tantissimo ad aggiornare. C'è stata di mezzo la scuola e anche un calo di ispirazione micidiale, ma finalmente ho completato il capitolo nuovo e risposto alle recensioni. Che ne pensate? È stato molto divertente da scrivere!

Devono ancora comparire un paio di OC tra quelli che ho ricevuto, dovrebbero esserci tutti entro il prossimo. In realtà, ci sarà anche un piccolo extra, vi spiego: in totale, i Nevros che ho ricevuto sono 11, mentre gli Artisti solo 8 (non contando personaggi come Sakuma, Gamma o Shindou, che avranno un ruolo secondario) e per far tornare alcune cose me ne servivano almeno altri due. Non mi sembrava il caso di riaprire le iscrizioni per una cosa del genere, né tantomeno inventarne altri due miei (ho già Touya e Klaïr, non credo sia giusto se li invento tutti io-), perciò ho chiesto ad una ragazza che non ha un account su EFP ma che era molto interessata alla storia se volesse provare ad inviarmene uno. L'ho ricevuto stamattina, l'ho analizzato come tutti gli altri e l'ho trovato molto adatto, perciò comprarirà anche lui (sì, avevo decisamente bisogno di OC maschi) nei prossimi capitoli. Chiedo scusa per questa decisione improvvisa, ma sono certa che è un personaggio che apprezzerete come lo apprezzo io… per ora posso solo dirvi che si chiama Natsu!

Che altro dire, grazie per la pazienza, spero che il capitolo vi piaccia! Ah, giusto una cosa… non credo di riuscire ad aggiornare tanto presto, poiché subito dopo la fine del trimestre devo organizzare la mia tesina d'esame che mi terrà occupata fino alla prima metà di giugno. Cercherò comunque di fare del mio meglio!

Adesso vi saluto, grazie ancora a chi legge, apprezza e recensisce!

Bis Bald!

Ursy

   
 
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