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Autore: Supreme Yameta    12/04/2016    1 recensioni
Il mondo è in subbuglio dopo avere appreso della distruzione del villaggio della Foglia e di quello della Pioggia. Akatsuki è diventata una seria minaccia per tutti ed è giunto il momento che i leader delle cinque grandi potenze militari ninja si riuniscano per decidere le nuove mosse.
Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha, Kakashi Hatake e Madara Uchiha saranno i principali attori degli stravolgimenti che passeranno alla storia. Il mondo ninja sarà pronto per loro?
Genere: Azione, Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akatsuki, Kakashi Hatake, Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha, Un po' tutti | Coppie: Asuma/Kurenai, Gaara/Matsuri, Hinata/Naruto, Jiraya/Tsunade, Sasuke/Sakura
Note: Lime, Missing Moments, OOC | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Naruto Shippuuden
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Salve a tutti, cari lettori.

Siamo giunti al capitolo conclusivo di questa parte così criptica e confusionaria della mia storia. Come avete notato, ho cambiato il titolo della storia e fra non molto capirete perché, non voglio anticipare nulla.

Adesso, con questo capitolo metterò in luce la fine di questa parte e l’inizio di alcune parti inedite che ho da tempo elaborato. Spero che esse saranno di vostro gradimento. Vi ringrazio per l’attenzione e vi auguro una buona lettura del capitolo.



 

Il gruppo dei ninja della Foglia avanzava a tutta velocità, con il solo obiettivo di arrivare il prima possibile sul campo di battaglia, prima che accadesse l’irriparabile fra i combattenti al suo interno.

Nel cuore di ognuno dei presenti, rimaneva attiva la preoccupazione che Naruto non fosse giunto in tempo e che Sakura avesse commesso qualche pazzia dalle conseguenze disastrose.

Shikamaru era in testa al gruppo. Neji era al suo fianco e continuava a tenere d’occhio il campo di battaglia servendosi della sua arte oculare.

«Novità?» chiese.

Era la terza volta che Shikamaru faceva questa domanda.

Neji non si lamentò per il continuo stress, dato che anche lui preoccupato per l’incontro fra Naruto e Sasuke e, dato che le conseguenze non sarebbero potute essere prevedibili, aveva proibito a sua cugina di usare il suo byakugan per inquadrare la situazione; si doveva  assolutamente evitare che vedesse ipotetiche scene che comprendevano una brutta fine per il suo amato.

«Ancora stabile. Si è aggiunto l’uomo mascherato di Akatsuki, ma per il momento stanno solo parlando.»

Un sospiro di sollievo generale che però non garantiva nulla sui possibili sviluppi, per tanto era importante che tutti loro si recassero sul campo di battaglia per dare man forte ai membri della squadra 7. Proseguirono ancora per un breve tratto di foresta, quando vennero assaltati da una luce accecante che dava il segnale che la foresta stava per concludersi.

Il gruppo rallentò il passo e così fu capace di accogliere la nuova visuale del grande ponte al confine della terra dei samurai, una costruzione ridotta a brandelli per colpa degli ultimi scontri avvenuti su di esso.

«Sono laggiù!» annunciò Ten Ten.

L’attenzione generale si spostò sulle piccole figure che si trovavano sopra lo specchio acquatico che scorreva sotto il ponte; due di loro erano il nemico, mentre gli altri erano i loro alleati, ovvero Naruto, Sakura e il maestro Kakashi.

«Avviciniamoci.» ordinò Shikamaru.

I ragazzi eseguirono dei rapidi balzi fra le montagne, così da avvicinarsi il più possibile ai loro compagni, in maniera tale da rendere loro nota la presenza di alleati e di mantenere un discreto livello di sicurezza.

Una volta giunti abbastanza vicini, Kiba decise di chiamare a sé l’attenzione dei propri compagni, alzando di molto la sua voce.

«Hey, ragazzi! Siamo qui!»

Il richiamo fatto venne udito chiaramente dai membri principali di quel conflitto, facendo attirare la loro attenzione verso quel manipolo di ninja che raggiungeva il lato nel quale si trovavano i loro amici.

«Rinforzi?» commentò Madara a tal proposito.

Kakashi si voltò verso il vasto gruppo e li maledisse per essere arrivati in un momento così delicato per tutti.

«Perché siete qui?!!»

Fu Shikamaru a fungere da portavoce per l’intero gruppo.

«Posso parlare per me, ma sono certo che più o meno anche gli altri siano d’accordo. Noi non siamo certamente a livello di gente che ha sconfitto Pain, ma non per questo saremo da meno e vogliamo vedere con i nostri occhi il mostro che Sasuke è diventato.»

Madara sghignazzò da sotto la maschera, dopodiché si voltò verso il suo discendente.

«Altri tuoi amichetti? Ti fai proprio volere bene.»

«Loro non hanno alcun significato per me. - replicò Sasuke. Ma li ucciderò ugualmente, dato che anche loro vivono della finta pace creata dalla Foglia.»

«Tu non ucciderai proprio nessuno!» ribatté Naruto con forza.

«Loro sono quanto c’è di più prezioso al mondo per me! Non ti permetterò di fare loro del male. Ti ho già detto prima che sarò solo io il tuo avversario!»

In quel momento, i ragazzi si erano resi conto che erano appena entrati in una discussione molto più complessa di quello che immaginavano e non ne comprendevano i nessi che spingevano a Sasuke verso una rabbia così focosa diretta nei loro confronti, in quanto abitanti del villaggio della Foglia..

Shikamaru si rivolse direttamente a Naruto.

«Che cosa sta succedendo qui?»

Naruto si voltò verso i suoi amici e lentamente estese un sorriso nella loro direzione, dopodiché si voltò rapidamente verso Sasuke.

«Scusatemi. Anche questa volta sarò certo che potreste dire che sono il solito egoista, ma ormai ho deciso che mi occuperò personalmente di Sasuke, da solo.»

Nessuno rispose all’istante, proprio perché ognuno voleva studiare la situazione con i propri occhi, constatando il fatto che Sasuke fosse in condizioni molto drastiche e, sebbene fosse affiancato dall’uomo mascherato, se Naruto avesse voluto, avrebbe potuto batterlo senza la benché minima fatica, avvalendosi del loro aiuto; per qualche strana ragione, Naruto invece non aveva fatto ancora nulla.

«Non dirmi che stai pensando di lasciarlo andare?! Saresti un folle a non approfittare di questa occasione d’oro! Non con Sasuke in queste condizioni!» tuonò Neji.

«Non sarebbe giusto. Io voglio sconfiggere Sasuke solo quando saremo ad armi pari e, ora come ora, non posso nemmeno sperare di battere Madara.» si giustificò Naruto.

Kiba si fece largo fra la folla a inveire contro l’amico.

«Che cazzo di spiegazione è questa?! Sei impazzito?!»

«Kiba ha ragione! Questa è una faccenda dell’intero villaggio! Non potete giocare con le vite di così tante persone!» aggiunse Ten Ten.

«Io non sto giocando!» ribatté Naruto.

Fu il turno di tutta la risolutezza di Shikamaru.

«Allora dovrai darci una giustificazione veramente valida per quello che stai facendo, perché non esiste assolutamente che io permetta che il nemico si ritiri, quando abbiamo un’occasione del genere per concludere questo problema.»

Naruto sospirò; era certo che sarebbe stato difficile per lui cercare di convincere tutti a lasciare Sasuke a lui, questo perché lui era sicuro che se il suo migliore amico ne avesse avuto la possibilità, avrebbe ucciso ognuno di loro, senza battere il minimo ciglio.

«Non posso. Dovete fidarvi di me.»

La sua ultima frase, quella che ritenne la più efficace per avvalorare il suo pensiero, nella vana speranza che i suoi amici gli dessero retta, anche per una questione assai delicata come la sicurezza del villaggio della Foglia. Naruto sperava in cuor suo che i suoi amici fossero a conoscenza del suo profondo amore per la loro casa e che non avrebbe mai giocato su di esso, solo per difendere Sasuke e impedire che venisse ucciso per via della sua follia.

Purtroppo però, nonostante avesse già chiarito con Kakashi e Sakura e godesse della piena comprensione di Hinata, Naruto non era riuscito a essere abbastanza convincente per il resto dei suoi amici, i quali si erano per l’appunto armati di utensili ninja e delle loro tecniche migliori e si stavano lentamente avvicinando a Sasuke.

Shikamaru era in testa al gruppo, seguito da Rock Lee, Neji, Ten Ten, Kiba, Akamaru e Shino.

Quest’ultimo fu il primo a esternare il suo pensiero, come se fosse un rimprovero diretto all’Uzumaki, ma indirettamente anche a Kakashi che non stava facendo nulla per fermare quella follia.

«Ti stai lasciando prendere dai sentimentalismi e questo non può permetterselo nemmeno uno come te, non con la forza di cui disponi. Perché se è vero che hai sempre tenuto al villaggio, è tua responsabilità fermare Sasuke adesso.»

Dopo Shino, fu il turno di Neji.

«Sasuke va fermato adesso! Non possiamo permettere che riprenda le forze e attacchi direttamente la Foglia!»

«E se tu, che sei così forte non vuoi farlo. - continuò Shikamaru. Allora ci penseremo noi a finire questa storia, adesso!»

Naruto non voleva proprio che i suoi amici si gettassero a capofitto su Sasuke, anche perché aveva intravisto con la coda dell’occhio, che Madara si era fatto avanti in difesa del suo protetto; significava morte certa per tutti loro.

«Vi ho detto di no! Lasciate fare a me!» insistette poi.

Nessuna risposta da parte dei suoi amici, determinati ormai a volere attaccare Sasuke, anche a costo di rischiare la loro vita durante l’impatto contro i due Uchiha.

Anche Kakashi provò a instillare una pillola di ragione nei ragazzi.

«Fate come dice Naruto, ragazzi. Anche io ho deciso di lasciare Sasuke a lui.»

Ancora esito negativo.

«Mi sorprende che proprio lei si è lasciato trasportare da questa storia, maestro. - ribatté Neji. In fondo, lei sta per diventare il nuovo Hokage e dovrebbe pensare a che cosa sia meglio per il villaggio.»

«Infatti! - controbatté Kakashi. Per questo ero d’accordo nel dare a Sasuke la morte che gli spettava proprio adesso, ma ora sono convinto che Naruto sia l’unica persona che possa farcela e voglio rispettare la sua scelta. Inoltre, con Sasuke c’è niente poco di meno che Madara Uchiha e nessuno di noi lo può battere.»

L’uso eccessivo del Mangekyo sharingan aveva enormemente afflitto le sue condizioni fisiche, per questa ragione non era certo che sarebbe stato in grado di fermare quei ragazzi dal compiere qualche pazzia nell’ingaggiare uno scontro con un avversario pericoloso come Madara; anche in quel momento, Kakashi non poté fare a meno di affidarsi a Naruto per potere garantire il mantenimento della sua volontà.

Non appena venne udito il nome del leggendario capostipite del clan Uchiha, persino quei giovani shinobi si erano bloccati per qualche attimo a osservare quell’uomo mascherato che avevano in precedenza affrontato e che non erano riusciti a soggiogare.

«Quindi lui sarebbe proprio quel Madara?» domandò Shikamaru impensierito.

«Oh sì, sono proprio io.»

L’uomo mascherato aveva appena confermato la sua identità e si era mosso di fronte a Sasuke, pronto a difenderlo da quel nuovo assalto.

«Se proprio ci tenete a combattere, sarò io il vostro avversario. Come potete vedere, Sasuke non è nelle condizioni di combattere, perciò fatevi sotto.»

Accadde che con molta sorpresa, nonostante l’enorme potere emanato dal vecchio Uchiha, i ragazzi che erano partiti alla carica contro Sasuke non si fermarono, ma anzi mostrarono una determinazione degna di nota per essere ancora lì con l’intenzione di volere combattere, anche a costo di rimettere la vita.

Shikamaru si voltò verso i membri della squadra che non avevano ancora preso una posizione per esortarli a prendere parte allo scontro, allo stesso tempo si era rivolto anche ai membri della squadra 7, fatta eccezione per Naruto che era ancora davanti a loro.

«Forza! Questo non è il momento per lasciarsi prendere dalla paura! Che senso ha avuto tutta la strada che abbiamo fatto, se adesso ci manteniamo sempre dietro e non affrontiamo il nemico! Avanziamo tutti assieme!»

Con quelle parole, il risoluto Shikamaru voleva smuovere la volontà dei suoi compagni al fine di potere condurre un attacco tutti assieme. Egli era convinto che il divario di forza con il nemico poteva essere colmato dall’apporto di tutti quanti al combattimento. In quella occasione, aveva appunto dato prova di essere un ottimo leader e l’uomo che Asuma avrebbe tanto voluto che diventasse, qualora avesse smesso di essere un tale lazzarone.

Purtroppo però, per quanto fossero determinati, i ragazzi della Foglia non poterono fare nulla nel momento in cui si confrontarono con un potere incomparabile che venne scatenato in maniera indiretta sugli elementi naturali più vicini alla figura di Naruto Uzumaki.

«HO DETTO BASTA!»

In un istante, la potenza del suo chakra da eremita si espanse in tutta la zona circostante, partendo dalle acque in cui tutti poggiavano i piedi per sfiorare le rocce circostanti con potentissime folate di vento, generante dalla sua profonda affinità con quell’elemento naturale; una esplosione di chakra violentissima che si abbatté sugli animi dei presenti, provocando un enorme senso di impotenza, di fronte a un potere così inatteso ed esplosivo come poteva essere quello appena sfoderato dall’eremita.

A quel punto, tutti coloro che erano determinati alla lotta, rimasero immobili e terrorizzati dal fatto che il loro amico potesse risultare così potente da metterli a cuccia, senza nemmeno muoversi. Egli infatti aveva sfoderato quella immensa quantità di chakra, limitandosi a fissarli con una espressione che non ammetteva replica alcuna ed era finalmente riuscito a imporre la sua volontà che si fermassero.

Lentamente, i ragazzi iniziarono a indietreggiare mentre l’enorme potere emanato da Naruto iniziava a scemare e quest’ultimo riacquistava un’aria più pacifica nei loro confronti.

Molti di loro continuavano a tremare per quella bruttissima esperienza e ringraziarono il cielo che ormai Naruto fosse dalla loro parte.

Persino Kakashi e Madara, che erano forse quelli più forti in quel momento oltre ai due rivali, erano rimasti molto impressionati dall’enorme potenza emanata dalla forza portante della volpe a nove code.

«Non avevo idea che fosse così potente e non ha nemmeno usato il chakra della volpe questa volta.»

Questo fu il pensiero di Kakashi, il quale giudicò che però quell’azione era stata commessa da Naruto in maniera inconscia, lo dimostrava il fatto che egli fosse completamente ignaro di quello che fosse successo, tanto che un certo punto egli era scoppiato in una grassa risata verso i suoi amici.

«Scusatemi! Penso proprio che di avere esagerato!»

Quella risata fu proprio un toccasana per i ragazzi della Foglia, perché per un attimo avevano pensato di considerare nuovamente Naruto un loro nemico; invece, con quel gesto egli era riuscito a rassicurare tutti loro delle sue effettive intenzioni.

«Porca misera, per un attimo ho avuto paura di morire!» sbottò Rock Lee.

«Maledizione! Sei proprio un mostro!» aggiunse Ten Ten.

Il momento per sciogliere la tensione non era ancora raggiunto, perché nessuno si era ancora reso conto che con l’azione precedente, Naruto non aveva fatto altro che aumentare il profondo desiderio di confronto covato nell’animo di Sasuke, il quale, incurante del fatto che il suo potere oculare sarebbe scemato con quell’ultima mossa, aveva all’improvviso evocato l’enorme Susano, proprio nella forma che prima avrebbe dovuto scagliarsi contro Kakashi.

L’attenzione si focalizzò immediatamente su quell’enorme mostro spirituale dall’aura oscura e sul suo utilizzatore dagli occhi vitrei e da un sorriso raccapricciante che esprimeva tutta quella follia presente nel suo cuore, un sentimento ereditato da lungo tempo dal suo antenato Madara.

«E’ proprio questo quello che cercavo! Combattiamo adesso, Naruto!» urlò Sasuke.

Il terrore si era impossessato dell’interno campo di battaglia.

«Che diavolo è quella cosa?!» sbottò Chouji.

Un mostruoso potere che poteva essere paragonato perfettamente a quello in precedenza emanato dal loro amico Naruto, tuttavia, quella volta ognuno di loro poteva conservare la certezza che sarebbero morti contro una cosa del genere.

I continui guaiti di terrore emessi da Akamaru erano il perfetto sentore che l’intero gruppo era spacciato e che il proposito di uccidere Sasuke era completamente annullato, ora che tutti si erano resi conto che non avrebbero potuto batterlo in nessun caso, non al loro livello attuale.

Il Susano tirò fuori la sua spada di fiamme nere e la alzò in cielo mentre tutti attendevano l’occasione giusta per scappare ed evitare una morte certa per colpa di quel poderoso colpo.

A un certo punto, tutti udirono chiaramente Madara urlare qualcosa a Sasuke.

«Basta! Sei già cieco, non annientarti ulteriolmente, altrimenti non ci sarà nessun modo per ripristinare il tuo potere, sciocco ragazzino!»

La vista di Sasuke era in condizioni molto drastiche e ormai era capace di captare le esclusive sagome delle persone accanto a lui e stava rapidamente raggiungendo la totale oscurità; tale prospettiva non aveva alcun effetto sul suo animo, perché l’oscurità era la cosa più allettante che gli fosse mai stata offerta.

«Non m’importa! E’ questo quello che voglio e lo voglio fare adesso!»

Sasuke era ormai giunto alla considerazione finale di giocarsi ognuna delle sue carte per annientare tutto ciò che disprezzava e che, secondo lui, Naruto incarnava perfettamente; il suo desiderio di volere distruggere lui e i suoi valori superava persino la sua stessa considerazione della vita.

La spada nera del Susano vibrò intensamente verso il basso, proprio in direzione del suo obiettivo principale, ma non raggiunse mai la meta prefissata, poiché a essa si erano contrapposte le nove code della forza portante che aveva evocato il manto di bolle di chakra rosso; l’impatto fra i due poteri aveva generato una violentissima onda d’urto che aveva destabilizzato persino l’equilibrio di coloro che non erano ancora degni di prendere parte a uno scontro del genere.

Naruto, avvolto dal manto della volpe, sapeva che ricorrere a quel potere era ancora rischioso per lui, dato che il chakra a sua disposizione era limitato e poteva perdere il controllo, nonostante gli accordi con la volpe. Tuttavia, sapeva benissimo che se non avesse fatto affidamento a quel potere, non sarebbe mai riuscito a bloccare la spada del suo avversario.

«Non è ancora il momento, Sasuke.» disse lui in seguito.

Le code di chakra erano ancora bloccate nella morsa creata con la spada del cavaliere spirituale e nonostante le fiamme di Amaterasu impregnassero quell’arma, non costituivano un pericolo rilevante per un chakra così affine all’elemento naturale del fuoco.

Naruto alzò lo sguardo verso il cavaliere spirituale e per un attimo ebbe qualche un piccolo sentore di nostalgia, perché quando era in Akatsuki e aveva partecipato ad alcune battaglie per conto di questa, il suo compagno d’armi,  Itachi, aveva usato quel medesimo potere.

«Sembra proprio che hai preso da Itachi in tutto e per tutto.» aggiunse poi.

La forza del Susano aumentò considerevolmente, tanto che Naruto fu costretto a modificare la forma delle code di chakra in artigli per agguantare meglio la spada.

«Non nominare il suo nome! - ruggì Sasuke. Non sai nulla di Itachi!»

Naruto era in procinto di controbattere, ma l’improvvisa sparizione del cavaliere spirituale lo invitò a desistere, poiché la sua attenzione fu catturata dalla penosa visione del suo migliore amico che ci contorceva dal dolore e ti sfregava in maniera compulsiva gli occhi.

«I miei occhi!» urlava nervosamente Sasuke.

«Sasuke...» sospirò Naruto affranto.

L’attenzione di quest’ultimo era spostata rapidamente verso Sakura, che era stata appena fermata dal maestro Kakashi per le sue intenzioni di volersi avvicinare a Sasuke nonostante tutto quello che fosse accaduto. In quel frangente, egli incrociò lo sguardo del suo maestro.

«Non esagerare nemmeno tu, Naruto. Sai bene quale sia il tuo limite con quel chakra.» si raccomandò successivamente Kakashi.

Naruto lo sapeva benissimo, per questo ritirò tutto quel chakra dentro di sé, mentre lo sguardo si spostava lentamente verso Madara che aveva ormai preso per le spalle Sasuke e si preparava ad andarsene via.

«Sasuke! Sei ancora cosciente?!» urlò.

Lo era.

«Quando sarai pronto, io ti aspetterò al solito posto e lì concluderemo tutto una volta per tutte. Non farmi aspettare troppo!»

Non ci fu risposta, ma Naruto sapeva benissimo che l’amico aveva capito perfettamente, per questo era così tranquillo.

«Bene, dato che sembra che abbiate finito, direi che è finalmente giunto il momento di levare le tende.» sbottò Madara a quel punto.

Non fu necessario nessun altro commento, così Madara attivò la sua tecnica spazio-temporale per venire risucchiato in un punto sconosciuto ai suoi nemici, così fu finalmente possibile concludere che per quel giorno le battaglie erano concluse.

Danzo era morto.

C’era una guerra alle porte e la Foglia aveva bisogno del suo leader per prepararsi a dovere.

Quella giornata non era altro che la prefazione alla furiosa tempesta che si sarebbe abbattuta in futuro nel mondo dei ninja e solo i più determinati avrebbero visto che cosa sarebbe fuoriuscito dopo quel furioso evento naturale.

«E adesso che cosa facciamo?» fu la domanda di Chouji.

Persino Shikamaru non era in grado di dare una risposta, ma di una cosa era certo, ovvero che da quel momento in poi era necessario restare uniti e appoggiarsi alle poche certezze di cui potevano disporre.

«Per il momento torneremo al villaggio. Ci sono molte cose di cui occuparsi e da discutere, per tanto avremmo un gran bel da fare nei prossimi mesi.» disse il seguito il genio della Foglia.

Dopodiché, questi si rivolse verso Kakashi.

«Non ho forse ragione, Hokage?»

Kakashi dovette ammettere che gli dava ancora una strana sensazione farsi chiamare in questa maniera, ma ormai era entrato nell’ottica che, se Tsunade non avesse ripreso conoscenza, sarebbe stato suo il compito di guidare il villaggio verso la dura guerra che era alle porte e doveva fare il modo che Naruto rimanesse il più lontano possibile da quel conflitto.

«Esattamente. - confermò lui. Per prima cosa c’è da risolvere la questione della re-integrazione di Naruto come ninja della Foglia. Sarà una questione spinosa, ma è da risolvere il prima possibile.»

I presenti volsero i loro sguardi verso il loro compagno che continuava a dare le spalle e con il viso rivolto verso il cielo; tutti si chiesero a che cosa l’amico stesse pensando in quel momento, subito dopo, videro che questi era crollato come un sacco di patate senza nessuna spiegazione comprensibile; i presenti si prodigarono a soccorrerlo.

La prima persona che giunse al capezzale di Naruto fu Hinata.

«Naruto!»

La ragazza lo sorreggeva con tutte le sue forze, impedendo che venisse avvolto dalle acque sotto i loro piedi.

A quel punto molti rallentarono la loro corsa per fare largo a Sakure e Ino, in quanto ninja medici che avevano più competenze di tutti loro per quanto concerne tali questioni di pronto soccorso.

«Beh, non c’è che dire. Quando si tratta di Naruto, la nostra amica diventa la più pericolosa fra tutti.» commentò a freddo Shino.

Ed era proprio così, ma anche se questo commento corrispondeva al vero, non era stato possibile non prendere tale considerazione in maniera da smorzare la tensione e lasciare che gli animi di tutti i presenti potessero sciogliersi.

Nel frattempo, Sakura si avvicinò al compagno per capire per quale motivo il colorito della sua pelle fosse così pallido e che continuasse a emettere della bava dalla bocca.

«Che cos’ha, Sakura? Ti prego, dimmi che non tratta di qualcosa di serio!» domandò Hinata affranta.

All’inizio Sakura non afferrò immediatamente le cause che potevano portare l’amico a soffrire di quei sintomi, ma grazie a una considerazione di Kakashi le fu tutto chiaro.

«Magari si tratta di quella ferita che Naruto si è fatto sulla guancia, quando ha cercato di salvare Sakura da Sasuke. Se non sbaglio, avevi avvelenato il kunai che ti aveva sottratto nello scontro, vero Sakura?»

Grazie a quella puntualizzazione, Sakura si rese conto che era andata proprio così e non poté fare a meno di sentirsi in colpa se l’amico si trovava in quella sofferente situazione per colpa sua.

«Oh, cavolo!» sbottò lei.

Istintivamente, Sakura spostò la sua attenzione sugli utensili medici all’interno della sua sacca, alla ricerca dell’antidoto del potentissimo veleno con il quale aveva imbevuto quel kunai, ma per colpa della fretta, perché sapeva che quel veleno andava trattato rapidamente, si era dimenticata di non avere portato alcun antidoto.

Solo quando Sakura realizzò di tale prospetto, ella si pose le mani in testa per la disperazioni; bella cazzata che aveva fatto.

«Che succede?» domandò Hinata al suo fianco.

Sakura ebbe timore a dire ad alta voce che aveva dimenticato l’antidoto, dato che era sua intenzione usare quel veleno per uccidere Sasuke e se stessa, per tanto non serviva una misura di sicurezza come quella; che cosa fare adesso?

Per sua fortuna, esisteva sempre una soluzione a portata di mano.

Uno degli allievi di Naruto si era fatto avanti e si era proposto con animo come volontario per potere risolvere la situazione; in questo caso di trattava del silenzioso Koichi.

«Se si tratta di veleno, lasciate che ci pensi io. Sono molto più rapido di qualunque antidoto.»

«E come faresti?» domandò Ino dubbiosa.

Non era tempo per interrogarsi su tali minuziosità e questo lo sapevano benissimo tutti, dato che la situazione poteva essere più seria di quella che non poteva risultare essere.

«Forza, diamoci una mossa. Portiamo Naruto sopra quel ponte e lasciamo che ci pensi Koichi.» intervenne il maestro Kakashi.

L’ordine dato dall’uomo venne eseguito senza alcuna replica, così Neji e Shikamaru aveva preso in braccio il loro compagno avvelenato e avevano seguito il resto del gruppo sul ponte, proprio nel punto vicino a dove Karin stava riposando; una volta giunti in quel punto, fu il turno di Koichi di intervenire, così aprì la maglia del suo maestro e vi poggiò sopra la mano imbevuta di chakra; le cure iniziarono.

«Sta funzionando?» domandò Shikamaru preoccupato.

Hinata aveva poggiato il capo del suo amato sulle sue gambe e osservava la procedura medica con il suo byakugan; in un altro frangente, avrebbe certamente perso i sensi alla sola vista del petto nudo e allenato del suo amato, ma questa non era certo la situazione adatta per lasciarsi prendere da tali minuzie.

Grazie alla visione a raggi x della sua arte oculare, Hinata fu in grado di vedere i grossi ammassi scusi sparsi per tutti gli organi del suo amato attirati dal chakra del ragazzino, il quale era in grado di assorbire dentro di sé quelle macchie oscure e dannose.

Hinata sorrise, contenta che la gravissima situazione si stava risolvendo.

«Sì, il veleno sta’ sparendo via!»

La rinnovata tensione nel gruppo scemò all’instante, tutti erano immensamente grati al quel ragazzino del villaggio della Pioggia che stava salvando la vita del loro amico.

«In gamba il quattrocchi!» sbottò Kiba.

«Già, verissimo! Mi chiedo come faccia a fare una cosa del genere!» aggiunse Chouji allegro.

Era proprio una domanda spinosa quella appena fatta così a freddo, dopotutto Koichi non faceva altro che rimuovere a mano nuda quel letale veleno con il rischio di venire infettato.

Sakura volle investigare, rivolgendosi direttamente al ragazzino.

«Come fai a toccare quel veleno e non sentirti male?»

Koichi non risposte, era troppo concentrato sul suo compito per potere rispondere.

Fu Kakashi a dare una spiegazione in merito.

«Koichi possiede un’abilità maggiore, chiamata arte del veleno. Può assorbire qualunque sostanza velenosa sul suo corpo.»

«Fico!» si complimentò Ino.

Un attimo di silenzio totale, la maggior parte di loro non sapeva proprio che cosa fosse un’abilità maggiore, ma non voleva ammetterlo per non farsi prendere in giro dai ragazzini del villaggio della Pioggia.

Kakashi lo aveva intuito e con molta non curanza, tirò un profondo respiro e lo disse ugualmente.

«Per chi non lo sapesse, un’abilità maggiore è una particolare mutazione delle abilità innate, quando si è in grado di usare ben tre elementi base per creare un nuovo elemento. Nel caso di Koichi, lui fonde il chakra della terra, dell’acqua e del fuoco per creare l’elemento del veleno. Al mondo esiste solo un’altra persona in possesso di un’abilità maggiore.»

«Quindi è roba molto rara, giusto?» domandò Ten Ten.

«Esattamente.» confermò Kakashi.

Se non fosse stato per lui, Koichi stesso non avrebbe mai capito quale immenso potere possedesse, dato che lo stesso Naruto ignorava la questione dell’abilità maggiore e non era stato in grado di indirizzarlo al migliore utilizzo di quella complessa abilità.

«Il nostro Koichi è il migliore!» squittì Rina a quel punto.

La ragazza scoppiò in una fragorosa risata, ma subito si interruppe quando notò Karin a qualche metro di distanza da dove si trovava l’intero gruppo.

«E quella ragazza laggiù chi è? Una vostra amica?» domandò Rina.

A quel punto, l’attenzione del gruppo si spostò immediatamente sulla povera Karin, la quale era ancora rimasta appoggiata al muro del grande ponte, dolorante e indifesa per le profonde ferite nel suo corpo che non si erano ancora risanate. Purtroppo, quando si trattava di se stessa, Karin dimostrava una certa riluttanza a mordere il suo stesso corpo per guarire; era una cosa che aveva sempre odiato.

«Lei faceva parte della squadra di Sasuke. - spiegò Kakashi tempestivamente. A quanto pare, anche lei è stata tradita dal suo capo e adesso è sotto la nostra custodia. La porteremo con noi al villaggio e cercheremo di scoprire qualcosa in più sulle intenzione di Akatsuki.»

«Poverina, sembra proprio afflitta.» commentò Ten Ten.

«E’ normale. Ha scoperto che il suo capo l’ha appena tradita e lasciata qui. Sfido chiunque a non sentirsi male dopo questo.» precisò Neji.

Il punto in questione era stato per l’appunto azzeccato. Karin era rimasta infatti stravolta per il modo in cui Sasuke l’aveva trattata per tutto il corso della missione nella nazione del ferro, ma nonostante tutto, non avrebbe mai immaginato che il suo amato sarebbe stato persino spinto a ucciderla, pur di portare a termine i propri obiettivi. Era stata usata, nient’altro. Sasuke era uno dei tanti che nel corso della sua vita l’avevano illusa e usata per le sue doti taumaturgiche; non era altri che un oggetto per tutti loro. Per tanto, da quel momento in poi, Karin aveva promesso a sé stessa di chiudere con Sasuke e di non averci più nulla a che fare; era finita.

Karin alzò il viso verso il cielo e si soffermò a pensare per l’ultima volta a tutti gli eventi e alle persone incontrate nel corso di quei mesi, maledicendo il momento in cui Sasuke le aveva chiesto di seguirla.

«Vaffanculo, Sasuke.»

Quella parte della sua vita si era appena conclusa nel peggiore dei modi, adesso non le rimaneva altro che sperare che i ninja del villaggio della Foglia non le avrebbero fatto fare una brutta fine, ma anche in tale caso, la cosa non le importava più di tanto; per lei, la vita non aveva alcun senso oramai.

In quel momento, Koichi aveva terminato le procedure di rimozione del veleno dal corpo del suo maestro. Una volta conclusa la procedura, il ragazzo appariva estremamente provato e per tale ragione, si era alzato di scatto e si era precipitato dietro un albero a fare qualcosa di assolutamente strano.

«Ma che sta facendo?» domandò Shikamaru incuriosito.

Qualcuno del gruppo provò ad avvicinarsi, preoccupato che il ragazzino potesse sentirsi male, ma Kakashi bloccò ogni futile tentativo di soccorso che, evidentemente, era natura di tremendo imbarazzo per Koichi.

«Sono le conseguenze di chi possiede l’arte del veleno. Nonostante abbia così tanto potere, Koichi ha sempre avuto una salute cagionevole e sforzi del genere lo portano spesso a scene di vomito e di espulsione improvvisa.»

«In poche parole, fa la cacca liquida!» precisò Rina senza il minimo tatto.

Kakashi sospirò amareggiato.

«Per favore, Rina. Ormai sei una signorina, cerca di non essere scurrile come uno scaricatore di porto!»

La ragazza ci rise su, dopodiché il resto del gruppo aveva deciso di lasciare Koichi alla sua stramba sofferenza e di riproporre la propria attenzione al malato e alle persone che gli stavano prestando soccorso.

L’espressione di Hinata dava per l’appunto sentore a tutti quanti che il pericolo non era cessato.

«Che problema c’è adesso?» chiese Kiba esasperato.

Sakura aveva appena iniziato le cure di ripristino degli organi del malato, ma stava riscontrando numerose difficoltà per una limpida procedura di cura.

«Anche se nel corpo non c’è più la minima traccia di veleno, gli organi sono rimasti danneggiati e quindi bisogna procedere con cura alla loro ricostruzione, solo che credo di non avere sufficientemente tempo per riuscire a farlo.» spiegò Sakura.

«E quindi che cosa possiamo fare?» chiese Kakashi.

«Non lo so proprio. - replicò Sakura. In realtà, sarebbe da operare immediatamente, ma in assenza di un ambiente sterile, non me la sento proprio di rischiare qui e il villaggio è troppo lontano, non arriveremo in tempo.»

Hinata era in lacrime; non poteva credere che il suo Naruto rischiasse di morire, non dopo averlo ritrovato, ritenendolo morto per così tanto tempo: non poteva perderlo di nuovo, ma che cosa poteva fare?

La ragazza accarezzò con dolcezza il viso pallido del suo amato e tenne il volto basso verso di lui.

«No, Naruto. Non mi lasciare adesso, ti prego.»

A Sakura le si stringeva il cuore vedere l’amica in quello stato e sapeva benissimo che la colpa di tutto questo era solamente sua. Naruto si era beccato quel colpo al posto suo che invece, se fosse andata diversamente, sarebbe morta; in quel momento, maledisse con forza la sua bravura con le sostanze tossiche.

«Mi dispiace. - mugugnò subito dopo. E’ tutta colpa mia.»

Nessuno era in grado di proporre una soluzione adeguata per risolvere quella gravissima situazione. Ognuno di loro percepiva che l’amico stava svanendo del nulla fra le loro braccia, senza che loro fossero in grado di afferrarlo, poiché intangibile.

Ino si aggregò a Sakura e si prodigò ad aiutarla, determinata più che mai.

«Forza! Non possiamo arrenderci così! Ce la possiamo fare, se collaboriamo tutti assieme.» proruppe la bionda.

Non potevano arrendersi proprio ora; se la problematica era solo la questione di un tempo che non avevano, allora avrebbero fatto di tutto per distanziare quel divario con tutte le loro energie e così avrebbero dato il tutto e per tutto per salvare la vita del loro caro amico.

Entrambe le kunoichi erano fermamente concentrate nelle cure e sapevano benissimo che non potevano commettere il minimo errore.

A un certo punto, Ino si rivolse alla collega con una considerazione.

«Mi sa che serve un po’ di sangue extra, la milza stava collassando.»

Sakura annuì, tirando fuori una strana sacca trasparente e un kunai, dopodiché lanciò quegli utensili al maestro Kakashi.

«Naruto è di tipo B, qualcuno che sia della stessa tipologia, o AB o del gruppo 0, metta un poco del suo sangue qui, per favore.»

Non fu necessario ripetersi. Immediatamente i polsi di Shikamaru, Ten Ten, Chouji, Kiba e Kakashi si erano fatti avanti ed erano stati incisi dalla lama del kunai, lasciando scorrere il loro sangue all’interno della sacca. Normalmente, una procedura del genere era folle per la normale medicina, ma per i ninja era perfettamente normale mescolare il sangue di differenti individui per creare composti anticoagulanti e di ripristino dei vasi sanguini, perciò non c’era alcun pericolo.

Una volta che Sakura ottenne la sacca di sangue piena all’orlo, riprese a lavorare con passione e tenacia per ripristinare gli organi del malato.

«Il fegato è apposto!» annunciò con gioia la ragazza.

«Bene! Allora prima di quello aiutami con il cuore. Da sola non ce la faccio!» sbottò Ino.

Entrambe le ragazze erano in lago di sudore, ma nonostante questo non demordevano nei loro propositi e continuavano nel loro lavoro, aiutate da Hinata che continuava a osservare le condizioni del corpo di Naruto con i suoi occhi; anche quest’ultima era fermamente mossa a salvare la vita del suo amato.

Agli altri non restava che guardare.

«Mi sento così inutile.» commentò Chouji affranto.

«A chi lo dici! Quanto vorrei fare qualcosa per dare una mano.» sbottò Kiba.

Come sempre, Shikamaru fu l’unico ad apparire il più risoluto.

«Per il momento staremo qui a guardare e avere fiducia nelle ragazze, è questo il nostro compito.»

Il genio della Foglia aveva espresso un pensiero molto bello e a cui tutti si sentirono vicini, così decisero di rimanere in silenzio a guardare le loro amiche dare tutte loro stesse in quelle complesse procedure mediche.

Nel frattempo, Kakashi aveva raggiunto Karin per constatarne le condizioni fisiche.

«Puoi camminare?»

La ragazza spostò lo sguardo verso quell’uomo mascherato e scosse lentamente il capo.

«Va bene, non è un problema. - rispose l’uomo sorridendo. L’importante è che stai bene, ma volevo solo rassicurarti che al villaggio della Foglia non ti verrà fatto alcun male, hai la mia parola.»

A Karin venne da sorridere; ormai non aveva alcun dubbio che sarebbe stata sfruttata anche da loro.

«Come vi pare. - rispose con voce flebile. Ormai non mi importa più di niente.»

«Oh, non dire così. Nella vita non si sa mai quello che capita. Abbi fede.» replicò Kakashi ottimista.

Che strano tipo, pensò Karin a tal proposito. Lei non lo aveva mai visto, ma sapeva benissimo che quell’uomo fosse un ninja molto famoso e che era stato l’insegnante di Sasuke. Karin immaginò che per lui sia stato molto difficile affrontare il suo allievo, ma nonostante ciò sembrava proprio non darlo a vedere; si chiese il motivo, ma per il momento non volle investigare.

Successivamente, lo sguardo della ragazza si spostò verso il gruppetto della Foglia, tutto circondato su quel ragazzo dal chakra così differente a quello di Sasuke. Lei aveva percepito benissimo che la sua aura stava lentamente svanendo, ma non riusciva a capire perché quei due medici non stavano ottenendo alcun risultato; la situazione doveva essere più grave del previsto. All’improvviso, a Karin venne un’idea per riuscire a conservare qualche garanzia che sarebbe stata trattata bene dalla Foglia; magari quello strambo uomo mascherato aveva ragione che nella vita si poteva sempre cambiare e trovare un poco di felicità.

«Il tuo amico sta morendo...» disse lei.

Il viso di Kakashi tornò a farsi serio.

«Lo so, ma faremo di tutto per impedirlo. Lui non può morire, deve ancora realizzare il suo sogno.»

Era il momento perfetto per proporre la sua idea al suo carceriere.

«Allora ti propongo un patto.»

«E quale sarebbe?» chiese l’uomo.

«Voi mi trattate bene e in cambio salverò la vita di quel ragazzo.» concluse Karin.

Non appena sentita quella proposta, Kakashi apparve alquanto interessato e non diede nemmeno segno di volerlo nascondere. Per questa ragione, egli iniziò a strattonare la ragazza con insistenza, desideroso di conoscere i dettagli di quella proposta.

«Lo puoi fare veramente?»

Karin annuì; non c’era malattia che riusciva a battere la sua abilità innata.

«Portami da quel tizio. Dovete solo fargli mordere il mio corpo e lui si riprenderà.»

Purtroppo, Karin era ancora troppo debole per reggersi in piedi e inoltre sapeva benissimo che qualora avesse salvato la vita a Naruto, avrebbe perso nuovamente i sensi, per questo aveva voluto prima fare quel patto con il nemico; voleva un’assicurazione per se stessa.

Kakashi non ebbe alcun tentennamento e credette immediatamente alla ragazza, dato che la situazione era disperata, bisognava tentare di tutto per salvare Naruto. Così, l’uomo prese la ragazza fra le sue braccia e corse verso Naruto per proporre quella assoluta novità per potere salvare l’allievo.

Una volta ascoltata la proposta, Sakura non poté fare a meno di esternare le sue perplessità.

«E crede che una cosa del genere funzionerà?»

«Non vedo il motivo per cui non dovremmo provare. - suggerì Kakashi. Questa ragazza mi è apparsa sincera.»

Non avevano altra scelta se non fidarsi, poiché le cure non stavano andando bene e il cuore era sul punto di collassare.

«Va bene!» sentenziò alla fine Sakura.

Non c’era altra scelta.

Allora Kakashi depositò Karin al fianco di Hinata e la affidò alle consulenze delle tre ragazze li presenti.

Arrivò il momento dei quesiti da porgere alla ragazza dai capelli rossi.

«Allora, come lo guarirai?» domandò Ino.

«Dovete riuscire a svegliarlo per prima cosa. Non può mordermi, se è privo di sensi.» spiegò Karin.

«Morderti?» sbottò Hinata sospettosa.

Non sapeva per quale motivo, ma la prospettiva di vedere Naruto in un così stretto contatto con una sconosciuta non la rendeva per nulla felice, sebbene sapesse che in quella situazione non era per nulla il momento di lasciarsi trasportare da futili gelosie.

Inoltre, ad aumentare le preoccupazioni di Hinata, fu il fatto che Karin aveva abbassato la cerniera della propria maglia proprio allo stesso livello del suo seno e si stava lentamente abbassando verso Naruto in una maniera così sospettosa che ella trovò molto difficile rimanere a guardare senza dare di matto.

L’unica magra consolazione consisteva sul fatto che le numerose ferite presenti sul fisico di Karin, davano la prova evidente che ciò che quest’ultima affermava era vero.

A quel punto, Karin si rivolse alle due kunoichi.

«Svegliatelo adesso, prima che sia troppo tardi.»

Un colpo netto di una tecnica elettrica per dare uno scossone al fisico e il malato era tornato attivo e con un respiro affannoso che continuava ad aumentare gli sforzi al suo cuore che i medici temevano che questo sarebbe collassato in decine di secondi.

Karin scostò i capelli da un lato e porse il suo collo verso la bocca di Naruto.

«Mordimi.» ordinò lei al malato.

Naruto non lo fece.

Karin si avvicinò ancora di più, ormai sentiva il respiro affannoso di quel povero ragazzo; allora ripeté la sua esortazione.

«Mordimi adesso!»

Questa volta Naruto ascoltò e lentamente affondò i propri denti sulla carne di Karin, fino al punto che i due sembravano impegnati in un lungo rapporto amoroso di fronte allo sguardo affranto di Hinata, la quale continuava a tenere gli occhi chiusi per non soffrire ulteriolmente per quella scena così toccante, continuando tuttavia ad accarezzare con cura la nuca del suo amato.

Gli effetti di quel morso non tardarono a manifestarsi nei due.

Per quanto riguardava Karin, ella stava subendo lo stesso effetto provato ogni volta che qualcuno si serviva del suo corpo per ripristinare le sue condizioni fisiche, ovvero una piccola estasi sessuale. Invece, su Naruto l’effetto taumaturgico fu abbastanza evidente e sorprendente allo stesso tempo per i due medici che stentavano a credere a come tutti gli organi del malato si fossero ripristinati in pochi istanti.

Quando Karin si scostò da Naruto, si accasciò al suolo per l’enorme sforzo subito ed era immediatamente caduta in un sonno profondo; un riposo più che meritato e che poteva permettersi, grazie alla promessa fatta da Kakashi.

Naruto invece si riprese immediatamente e non impiegò molto a sollevare il capo dal suolo per osservare meravigliato tutti i presenti che esultavano per la sua miracolosa guarigione.

Sakura e Hinata gli balzarono al collo per abbracciarlo per la gioia, mentre gli altri lo accerchiarono rapidamente per accertarsi se il problema fosse stato finalmente aggirato.

Naruto rimase molto sorpreso da quel gesto e per qualche secondo assaporò quel dolce abbraccio, poi però iniziò a sentirsi a disagio per via degli sguardi di tutti gli altri posati su di lui, quindi scostò le due ragazze con tatto e le sorrise.

«Ma che diavolo mi è successo?» domandò subito dopo.

Ino gli spiegò tutto quanto gli era successo nel momento in cui aveva perso conoscenza e che se non fosse stato per l’aiuto di Koichi e di Karin, lui a quest’ora sarebbe morto.

Una volta appreso quello a cui era appena scampato, Naruto scoppiò in una sonora risata colma di allegria per non avere lasciato le penne per colpa di quel letale veleno.

«Cavoli, me la sono proprio vista brutta! Devo ricordarmi di non fare arrabbiare più Sakura o la prossima volta me la vedrò molto brutta.»

A tutti venne da ridere da quella considerazione, ma Sakura non lo fece; lei era veramente dispiaciuta per quello che fosse capitato all’amico, perché se aveva corso il rischio di morire, era stato solo per colpa sua che non era riuscita a portare avanti le sue risoluzioni con Sasuke.

Era stata inutile anche quella volta.

Per una ragione a lei poco plausibile, Naruto aveva in qualche modo intuito il suo disagio e si era immediatamente premurato a darle le dovute rassicurazioni, poggiando una mano sulla sua testa, così da attirare la sua attenzione e sorriderle.

«Te l’ho promesso, ricordi? Riporterò Sasuke quello di un tempo.»

Sakura si lasciò andare alle lacrime per l’enorme commozione che la rendeva incapace di rimanere composta in una situazione del genere, dopo il suo animo era stato così pregno di desideri oscuri e di un’enorme tristezza che la stava portando alla completa autodistruzione.

«Grazie...»

A quel punto, a Ino sembrò essenziale battere il pugno su una questione molto importante che riguardava la sua amica d’infanzia.

«La prossima volta, cerca di parlarne con i tuoi amici, anziché tenerti tutto dentro, dannata stupida.»

«Noi ci saremo sempre per te.» aggiunse Hinata.

Sakura ne fu molto più commossa e si lasciò andare a una copiosa quantità di lacrime, poiché sentire tutte quelle parole di affetto e sapere che i suoi amici erano ancora lì con lei, le aveva fatto svanire quel profondo senso di solitudine che l’aveva accompagnata nei mesi precedenti.

Una volta che la situazione divenne molto più tranquilla, il gruppo pensò di prendere in considerazione l’idea di avviarsi verso il villaggio della Foglia, dato che c’erano molte cose di cui discutere con le alte sfere.

Kakashi aveva deciso di mettersi in testa al gruppo. Aveva preso Karin sulle spalle e aveva fatto cenno agli allievi che era il momento di andare.

«Forza, ragazzi. Non possiamo più tardare.»

Shikamaru gli dette man forte.

«Ha proprio ragione. Mio padre sarà ansioso di sapere le ultime novità.»

Prima di avviarsi verso casa, Kakashi si voltò però verso Naruto con un preciso messaggio.

«Naruto, non dimenticarti dei ragazzi.»

Il riferimento era diretto completamente a Rina, Masato e Koichi che erano ancora lì con loro, in attesa degli ordini successivi che il loro insegnante avrebbe impartito.

Naruto allora si avvicinò ai tre ragazzini e li osservò con cura; sapeva benissimo che quel momento sarebbe arrivato prima o poi, ma aveva ancora difficoltà a trovare le parole esatte per dare un doloroso addio a quei tre.

Fu Koichi a precederlo.

«E’ arrivato il momento, non è così, maestro?» chiese lui.

Naruto non rispose, non riusciva ancora a esprimere le parole che voleva trasmettere. Poi però guardò negli occhi tutti e tre e finalmente si accorse della straordinaria determinazione di ognuno di loro.

«Sì, ragazzi. E’ giunto il momento di dirci addio.» disse infine.

Il resto del gruppo era rimasto in silenzio ad ascoltare quel momento toccante fra Naruto e i suoi allievi.

Tutti loro erano profondamente tristi in quei ultimi attimi in cui sarebbero stati assieme, poi ognuno di loro sarebbe andato per la propria strada e avrebbe realizzato i sogni che si prefiggevano.

«Se ne deve andare per forza?» domandò Rina con la voce tremolante.

Naruto sospirò; in principio era sua intenzione portare quei tre al villaggio della Foglia, ma dato che si era fermato per un certo periodo al villaggio della Pioggia, aveva notato che i tre si erano ambientati molto a quel luogo e avevano instaurato solide amicizie con i ninja della loro stessa età.

«Sì, ragazzi. - precisò Naruto. Purtroppo adesso devo tornare al mio villaggio, mentre a voi spetta il compito di proteggere il villaggio che in poco tempo avete imparato ad amare.»

Nessuno di loro aveva dimenticato il giorno in cui si erano incontrati con il ninja di Akatsuki chiamato Naruto Uzumaki. Era successo quattro anni fa, a seguito della distruzione del villaggio dell’Erba a opera di Akatsuki, la quale aveva annientato tutta l’élite ninja di quel villaggio, uccidendo di conseguenza i genitori di Koichi, Masato e Rina, i quali si erano ritrovati all’improvviso orfani e avevano iniziato a rubare per sopravvivere. Un giorno, i tre erano riusciti a gabbare un mercenario ed erano riusciti a rubare tutto il suo armamento con l’intenzione di barattarlo con del cibo, ma il mercenario li aveva raggiunti e, se Naruto non fosse intervenuto quel giorno, loro sarebbero stati uccisi da quel mercenario. Quel giorno, Naruto dette loro la possibilità di scegliere fra una vita di stenti oppure seguirlo, loro scelsero quest’ultima opzione.

Koichi, Masato e Rina non si pentivano assolutamente di quella scelta e per questo, decisero di comportarsi in maniera degna e di rivolgere al loro benefattore un ultimo rispettoso saluto. Nonostante le lacrime, i tre si abbassarono in un profondo inchino per ringraziarlo.

«Grazie di tutto.»

Naruto allora decise di lasciare delle ultime raccomandazioni a tutti loro. Non sapeva se li avrebbe mai più incontrati, perciò voleva che si ricordassero di lui come una brava persona che li aveva salvati dalla miseria non per pietà, ma perché aveva deciso di credere in loro, come nuovi recipienti che portavano avanti la filosofia del maestro Jiraiya.

«Mi raccomando, Masato. Prenditi cura di te stesso e dei tuoi compagni. Sono sicuro che un giorno riuscirai a diventare un grande shinobi.»

Poi toccò alla ragazza.

«Non cambiare mai, Rina. Sei una ragazza energica e gentile, solo cerca di essere meno ansiosa.»

Infine al ragazzino dagli occhiali.

«Koichi. Sai già che cosa voglio dirti, perciò non aggiungerò altro. Riferisci a Konan della mia decisione e aiutatela nella protezione del tesoro della Pioggia.»

Koichi alzò il capo verso il suo maestro e gli annuì.

«Lo farò!»

Era giunto il momento di andarsene via.
Naruto raggiunse i suoi compagni e iniziò ad avviarsi verso il villaggio della Foglia.

I tre ragazzini erano rimasti immobili a osservare il loro benefattore andarsene via. Tutti e tre sapevano che era quello il suo posto, con i ninja della Foglia e loro dovevano rispettare la sua scelta, ringraziarlo e proseguire nella loro vita, con le basi che erano state loro impartite.

«Grazie di tutto, maestro Naruto!!» urlarono Masato e Rina.

Naruto non si voltò verso di loro, ma si limitò ad alzare il braccio per fare cenno di salutarli. In realtà, egli stava piangendo in maniera copiosa e singhiozzante che la sua immagine strideva completamente con quel giovane shinobi dalla potenza sovrumana che aveva combattuto prima contro Sasuke; il pianto infantile di Naruto durò fino a quando il gruppo non si addentrò nella foresta, quando dei tre ragazzini non vi era più la minima traccia.

«E dacci un taglio! Sei imbarazzante!» lo rimproverò Sakura.

«Ma mi mancano!!» si giustificò Naruto sofferente.

Una scena buffa, molto rara e non vissuta da molto tempo dai membri di quella generazione del villaggio della Foglia.

   
 
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