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Autore: WereWolfves    13/04/2016    1 recensioni
Lesly ha solo sette anni quando, in una notte insonne, scende le scale per prendere un bicchiere d'acqua e sente qualcuno grattare alla porta d'ingresso, invocando aiuto con delle flebili parole appena udibili nel silenzio della notte. Ha solo sette anni quando, spinta dalla curiosità e dal bisogno di capire da chi provenga quella voce , apre la porta ritrovando ai suoi piedi un ragazzo sdraiato scompostamente e ricoperto di sangue. Ha solo sette anni quando incrocia quegli occhi, neri come la pece e profondi come gli abissi più oscuri, che inizieranno a perseguitarla in ogni suo più piccolo gesto. Ha solo nove anni quando vede quel ragazzo andare via portando con sé una parte del suo cuore, per per poi scomparire nelle profondità del bosco innevato d'inverno.
Ha solo dieci anni quando le viene data una regola importante da non violare: Non entrare mai nel bosco...
Genere: Fantasy, Romantico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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La lezione di letteratura iniziò portando Leslie in un altro mondo, in cui si rinchiudeva di solito per sfuggire ai demoni del presente, poiché gli angeli del passato erano scomparsi senza lasciare traccia.

La lezione di letteratura inglese del giorno era su Jane Eyre, un libro amato dalla ragazza che segnava l'inizio della sua nuova vita in un realtà fatta di segreti e verità omesse in cui si era ritrovata a stare, alla ricerca di sé e di ciò che era prima.

Il professore con le sue parole ricche di passione cercava di catturare i ragazzi, che per lo più stavano disinteressati ad ascoltare una lezione che li aveva momentaneamente distratti dalla loro vita di tutti giorni. La ragazza dai capelli chiari come la neve invece sembrava viaggiare grazie alle parole scritte con l'inchiostro su quelle pagine, chiedendosi nella sua mente come la sua eroina fosse riuscita a sopravvivere davanti alla verità che si celava nascosta dentro la dimora di Thornfield Hall e che l'amore della sua vita celava con tanta avidità; ma Jane le aveva insegnato che talvolta siamo cechi davanti alle scoperte più visibili e che la verità prima di renderti libera ti travolge come una tempesta, a cui sopravvivi solo se sei abbastanza forte per farlo.

E così Leslie lasciò passare un'ora, persa tra le sue domande, alla ricerca di risposte che nessuno le avrebbe dato.

Al suono della campanella raccattò le sue cose e uscì dall'aula di fretta, per raggiungere Nick che l'aspettava per tornare a casa. Voleva evitare la solita confusione che andava a ostruire i corridoi senza lasciare spazi per muoversi.

Si mise a dosso la giacca nera calda e spingendo con forza la maniglia uscì dall'edificio vecchio, inoltrandosi nel freddo; i suoi occhi saettavano alla ricerca della macchina nera che la aspettava.

Si affrettò a scendere gli scalini, prima che i ragazzi dietro di lei per la fretta la spingessero facendola cadere, come già altre volte era successo.

Aprì lo sportello della macchina parcheggiata nel punto più vicino alla scuola che la attendeva e aprì di scatto lo sportello gettandosi quasi dentro.

"Dio, sto gelando" sbottò Leslie, andando subito ad accendere il riscaldamento e a strofinare le mani lungo le spalle.

"Hai davvero così tanto freddo?" chiese Nick che iniziò a guidare portandoli fuori dalla scuola "Solitamente non ti fai così tanti problemi."

La ragazza sospirò "Penso che il non dormire e gli incubi mi stiano rendendo abbastanza instabile."

"Possibile" si limitò a dire il ragazzo, guardandola con la coda dell'occhio preoccupato "Sei sicura che non vuoi pranzare fuori? Ti porterai a mangiare quel panino che tanto ti piace da Todd's quello all'angolo di casa mia."

Lei sbuffò e gli diede un pizzicotto facendolo sussultare "Non mi tentare! Vorrei, ma se vuoi portarmi in quel posto strano stasera , cosa a cui tieni molto da quello che ho capito, allora non ci conviene disturbare troppo mia nonna."

"Potresti anche dire il mostro" sussurrò il ragazzo cercando di non farsi sentire, ma nonostante Leslie fosse riuscita a capire fece finta di niente.

"Eccoci arrivati al tuo castello mia signora, il drago ti attende" il viso angelo del ragazzo dark si voltò verso di lei e le fece l'occhiolino.

La ragazza prese un respiro profondo e abbozzando un sorriso lo salutò prima di uscire dalla macchina.

La piccola casa vittoriana si innalzava tra le altre, prendendo tutta l'attenzione su di sé per l'imponenza e la diversità rispetto alle strutture moderne che la circondavano; si alzava bianca in un paesaggio tra macchie rosse e arancioni.

La ragazza salì sconsolata i gradini e bussò alla porta; non le era permesso avere un mazzo proprio perché avrebbe potuto fare ciò che voleva senza essere controllata e per sua nonna sarebbe stato inconcepibile. Doveva vederla con i suoi occhi quando usciva e quando tornava, per controllare che fosse tutto a posto.

Dietro quelle parole dette con semplicità c'era molto di più, c'era una realtà nascosta.

Una donna sulla settantina si erigeva composta in tutta la sua altezza, con i capelli bianchi legati in uno chignon alta, le rughe che andavano a solcare quel volto vissuto che possedeva uno sguardo cupo attento e vigile, impenetrabile alla ragazza.

"Sei arrivata prima del solito" constatò l'anziana donna senza scostarsi per farla entrare, rimanendo piantata davanti all'uscio per avere una risposta "Hai saltato le lezioni?" chiese con tono accusatorio.

Tutto questo giro di parole per cinque minuti di anticipo, pensò la ragazza stanca.

"Mi ha accompagnato Nick a casa con la macchina" le rispose Leslie, sperando di potersi andare a rintanare in fretta nella sua stanza, tagliando fuori il resto.

L'anziana alzò un sopracciglio, non convinta delle parole della nipote "Quindi non avrai problemi se chiamerò a scuola per accertarmene vero?"

Ormai la giovane non era più ferita dalla sua diffidenza nei suoi confronti, come non rimaneva più colpita dalle sue regole rigidi e dalle sue battute fatte a posta per farla sbagliare in ogni momento.

Lo sguardo giovane intrappolato in quel corpo vissuto, la scrutò con attenzione alla ricerca di un possibile sussultò che potesse mandare in fallo la verità così semplice pronunciata dalla ragazza; quando non trovò altro che il suo sguardo spento e la stanchezza che faceva incurvare le spalle di Leslie, si spostò per farla entrare.

Lei senza pronunciare alcuna parola si avviò verso le scale, evitando la donna come si evitano le paure che da piccoli ci fanno rintanare sotto le coperte; ed era quello a cui pensava Leslie ogni volta che entrava in casa, un posto in cui potersi rifugiare da quello sguardo accusatorio e da quella presenza gelida.

Sorpassò le varie stanze prima di arrivare di fronte all'ultima e entrare.

La ragazza buttò la cartella per terra per poi andarsi a sdraiare sul letto stanca e soppressa da una sensazione di vuoto incessante che le premeva il petto.

La stanza aveva le pareti di un azzurro pastello chiaro, ad occupare lo spazio stavano solo un comodino un letto a due piazza e il luogo dove la ragazza passava la maggior parte del suo tempo, dando sfogo a se stessa sopra un foglio con immagini o parole che non riusciva ad esprimere.

Riprendendo il fiato dopo il contatto tanto ravvicinato con la nonna, Leslie si alzò e tirò fuori dalla cartella il disegno fatto durante le lezioni. Rimase seduta a terra per lungo tempo, guardando trasportata quell'abbozzo di una grande finestra da cui un ragazzo ammirava le profondità del bosco.

Ricordati sempre Leslie...che esiste...

La ragazza dai capelli bianchi spalancò gli occhi guardandosi intorno, mentre una mano andava affannosa a stringere i capelli e un dolore sconosciuto pareva premerle contro la testa.

Hai espresso un desiderio?...prima o poi si avvererà...

La voce dolce e delicata si insinuava leggera nella mente di Leslie; una parte di lei pareva disperata davanti al ricordo di quelle parole una parte sollevata e queste due emozioni contrastanti fecero sgorgare fiumi di lacrime sulle guance della ragazze mentre dalle sue labbra fuoriuscivano parole sconnesse, intervallate da sussulti che la scuotevano.

La ragazza andò a premere con forza le mani sulle orecchie, sperando di non sentire di mandare tutto via con un semplice gesto.

Vai prima tu...ti raggiungo tra poco...

"No" sussurrò la ragazza "Perché..." si morse le labbra con forza.

Immagini  andavano a scontrarsi a quella voce melodiosa nella mente di lei, facendola impazzire portandola in una realtà diversa e lontana che aveva un ché di familiare, che la trascinavano sempre più giù...

Un pomeriggio coperto da mille nuvole occupava il panorama rendendolo cupo. Una bambina dai capelli rossi muoveva i propri  piedi sicuri verso un vialetto innevato che l'avrebbe condotta verso un luogo che lei pensava essere sicuro. A pochi passi  da una casa il panorama cambiava sempre più, mentre alta nel cielo si alzava una luna rossa macchiando la neve candida e una voce si  imponeva forte urlando disperata, mentre una più piccola entrata in quel mondo di dolore si spegnava per sempre, davanti al rosso di quelle pareti prima bianche..

Leslie si alzò tremante poggiando una mano sul letto per  darsi la spinta necessaria a sollevarsi da terra,  arrancò disperata alla ricerca delle pillole sopra il comodino.

Queste faranno scomparire tutti i mostri la voce della nonna si stagliava in quell'orrore che  si parava davanti gli occhi della ragazza come realtà.

Afferrò con gesti insicuri l'astuccio contenente le pillole, e con mani tremanti ne prese una in fretta e furia e la ingerì per poi lasciarsi cadere sul letto con affanno, spaventata.

Rannicchiata su se stessa da sola con i suoi incubi, Leslie aspettava che tutto scomparisse lasciandola cadere bel silenzio.

Non smettere mai di credere...

La ragazza dai capelli chiari come la neve si addormentò cullata da quella voce e dagli incubi che si facevano sempre più strada nella sua mente, mentre due occhi profondi come gli abissi la tiravano verso un sonno sempre più profondo.

***

Leslie sbatté più volte le palpebre, svegliata da un rumore fastidioso.

Ormai nessuna luce filtrava dalla stanza, lasciando la ragazza immersa nel buio a seguire quella suoneria fastidiosa; andò ad accendere la luce e individuata la provenienza di quel suono, prese il cellulare tra le mani e rispose.

"Sarà la decima volta che ti chiamo!" sbottò alta la voce di Nick.

La ragazza si passò la mano sul volto ancora non del tutto sveglia "Che ore sono?" mugugnò indifferente alle lamentale del ragazzo all'altro capo del telefono.

"Sono le sette!"

"Merda, scusami!" di colpo sveglia Leslie si sbrigò ad afferrare dei vestiti dall'armadio e a cambiarsi.

"Hai cinque minuti se non vuoi che entri" la minacciò.

"Non ti azzardare Nick!" gli urlò al telefono.

La visione di sua nonna che iniziava ad interrogare l'amico le faceva rivoltare lo stomaco.

"Scherzavo" cercò di placarla lui "Non entrerei mai , avrei paura di cadere impreparato tra le fauci della tua educatrice."

Lascio cadere il telefono sul letto e dopo essersi spogliata si infilò un paio di jeans neri e una maglietta a mani lunghe di un azzurro chiaro, poi si infilo le sneakers nere e una felpa pesante che decise di lasciare aperta.

Si avvicinò alla scrivania dove aveva appoggiato un piccolo zaino che portava per ogni evenienza quando Nick decideva di portarla in posti strani; conteneva una parte dei suoi risparmi e piccole cose di ogni genere che si sarebbero potute rivelare utili, come una torcia.

Soffermò lo sguardo sui fogli posti sul tavolo in maniera disordinata e quando i suoi occhi in mezzo alla confusione individuarono disegni simili a quelli del ragazzo poggiato sulla finestra sfuggì dalla stanza, pensando che al suo ritorno e dopo qualche consiglio da parte di Nick avrebbe deciso cosa pensarne al riguardo, nella speranza di non ricadere un'altra volta negli incubi.

Quando Leslie scese sotto fece capolino in cucina trovando sua nonna intenta preparare la cena.

"Nonna sto uscendo con Nick, torno entro le dieci."

La signora anziana non la degnò nemmeno di uno sguardo continuando a cucinare come se non l'avesse sentita, lasciando la ragazza sconfortata e piena di domande che aveva deciso da ormai molto tempo di non porre.

   
 
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