Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: alida    05/04/2009    9 recensioni
Harry stava in piedi con lo sguardo fisso nel vuoto. Due occhi verdi troppo vuoti per Piton che li sentì come un pugno nello stomaco. I personaggi appartengono a J.K.Rowling, la storia non ha scopo di lucro. Buona lettura.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Severus Piton
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Harry se ne stava rannicchiato sotto le coperte nel letto dell’infermeria, gli occhi sbarrati dalla paura. Se l’ombra lo avesse raggiunto come avrebbe fatto a difendersi? E se gli elfi non fossero stati abbastanza forti e la barriera fosse caduta? E se la protezione di Madama Chips non fosse bastata? Severus gli aveva detto di fidarsi ma ora in quel lettino gli sembrava che il consiglio del professore non fosse troppo azzeccato.

E del resto anche lui avrebbe dovuto fare qualcosa per sconfiggere la nube perché il signor Rogolos aveva detto che tutti dovevano avere un ruolo, ed Harry non pensava che il suo fosse quello di starsene nascosto nel letto. Perciò si allungò e abbassò le coperte per vedere cosa succedeva attorno a sé.

Naturalmente non vide nulla, in quanto la battaglia si stava combattendo all’esterno della stanza. Si scoprì e scese dal letto, mise le ciabattine ai piedi e fece qualche passo quando un urlo di Madama Chips lo raggiunse: “Signor Potter! Si può sapere cosa fa fuori dal letto? Ma cosa le passa per la testa! Se ne ritorni sotto le coperte e non si muova! Non è il momento di fare lo stupido!”.

Quell’ultima parola colpì Harry nel profondo del suo cuore. Lui non era uno stupido! Severus glielo aveva detto che lui era un bambino intelligente e che chiunque gli dicesse di essere uno stupido era un bugiardo. Madama Chips era una bugiarda! Harry fece finta di tornare a letto ma appena la medimago gli voltò le spalle uscì correndo dall’infermeria e si diresse, tra i richiami dei quadri e degli elfi, all’esterno.

Doveva raggiungere il professor Severus e raccontargli che Madama Chips lo aveva trattato male, forse il professore lo avrebbe difeso! Una volta all’esterno si diresse meccanicamente verso la capanna di Hagrid, l’unico posto, all’esterno del castello, che lui conoscesse. Lì però non ci trovò nessuno.

 

Uscito dalla casetta del guardacaccia vide una luce intensa provenire da non molto lontano e correndo raggiunse il punto d’origine di tale luce. Ciò che vide lo bloccò.  L’ombra nera aveva raggiunto Severus, che perse la bacchetta,  e si avvolgeva attorno al professore con fare sinuoso.  Il professore conosceva bene Voldemort. Era sua abitudine trasmettere calore intenso alle sue vittime prima di ucciderle congelandogli il cuore con l’alito ghiacciato della sua anima.

In quel momento le vittime non potevano muoversi quasi come se fossero bloccate da un Pietrifucus! Il corpo di Severus, inginocchiato sull’erba e sguardo al cielo, aveva raggiunto il giusto punto di calore quando al grido di “Expecto Patronum!” un drago, un bellissimo drago luccicante fece  indietreggiare un ombra grigia e la allontanava da uno stordito Piton.  Appena Hagrid si accorse della presenza di Harry, il suo patronus si dissolse e l’ombra venne intrappolata in un una gigantesca bolla di sapone creata dagli elfi giunti in soccorso.

Se la nube grigia avesse cercato di far scoppiare la bolla, l’umidità generata da questa avrebbe indebolito ancora di più Voldemort. Piton, con l’aiuto di Hagrid si sollevò. “Hagrid, complimenti! Il tuo patronus è stato molto potente!”.

“Sì, professore. Ma speriamo che non mi spediscano ad Azkaban per aver fatto magie con la bacchetta! Ah, a proposito, è la sua. Tenga!” rispose goffamente il guardacaccia. Harry intanto si era avvicinato ai due uomini e stringendosi a loro guardava con timore la bolla di sapone contenente il suo nemico. Anche Severus osservò il suo ex-padrone. C’era un modo per ucciderlo per sempre.

“Harry! Dobbiamo liberare la nube, lo devi fare tu! Io poi la spingerò verso le profondità del Lago nero!”disse il professore.

“Ma se cerca di scappare come lo fermeremo con un altro drago?” chiese tra l’incuriosito e lo spaventato il bambino.

“No” rispose Hagrid “La bacchetta serve al professore per far sprofondare la nube e io non posso, non potrei, insomma non farò altre magie per ora!”.

“Per questo ci siamo noi!” dissero Sir Nicholas e la Dama Grigia “Appena la nube uscirà dalla bolla la attaccheremo così diventerà sempre più debole e sarà più facile sconfiggerla definitivamente”.

“Ma io come posso fare per far scoppiare la bolla? Io non sono un mago vero! Io non so fare le magie! Io non so fare niente! Anche se mi impegno non ci posso riuscire! Sono uno stupido! Lo ha detto anche Madama Chips! Mi dispiace, professor Severus! Mi dispiace!” gridò piangendo Harry.

Severus capiva lo stato d’animo del bambino, era terrorizzato, e per tutta la vita era stato convinto di non essere abbastanza intelligente, buono, di non essere abbastanza in nessuna occasione e negli ultimi giorni sebbene avesse fatto tanti miglioramenti, aveva dovuto affrontare tantissimi problemi e ora si sentiva stanco, molto stanco.

Severus si avvicinò e lo abbracciò con delicatezza, gli tenne il viso fra le mani e gli disse, guardandolo negli occhi: “Ti devi fidare, Harry!”.

“Ma io mi fido di te!” rispose il bambino.

“No, Harry! Devi fidarti di te stesso! Se tu crederai di farcela, ce la farai! Ecco, prendi la mia bacchetta, puntala verso la bolla e urla BOMBARDA! Vedrai che la bolla scoppierà!”.

Harry prese la bacchetta, si asciugò le lacrime con la manica del pigiama, e puntandola verso la bolla, dopo aver dato un’altra occhiata a Severus e Hagrid, urlò: “Bombarda!”.

In un attimo la bolla si scoppiò, Sir Nicholas e la Dama Grigia emanarono una forte luce, la luce di vite ormai spente della profezia della Cooman, e la nube già grigia diventò ancora più chiara. A quel punto Severus riprese in mano la sua bacchetta e lanciò l’incantesimo: “Descendio”. La nube debolissima non poté opporre resistenza e sprofondò nel Lago Nero diventando fanghiglia.

Il lago tremò e ingoiò il male, distruggendolo.

La notte era già trascorsa per buona parte, ma nessuno riuscì a chiudere occhio. Voldemort era stato sconfitto, la profezia della Cooman si era avverata, Regulus aveva dato un grande contributo e tutti si erano comportati in modo responsabile, senza primeggiare, ma fidandosi di se stessi e degli altri. Il senso di forte unione che si respirava nella scuola era di buon auspicio per il futuro.

Tutti si congratularono con i fantasmi che erano riusciti a indebolire la nube, con i quadri, Pixie  e con Gazza che non avevano mai perso di vista il nemico, con gli elfi che avevano creato prima una barriera protettiva e poi una trappola perfetta, con Hagrid che era riuscito a richiamare il suo patronus, con Madama Chips che si sentiva in colpa per esser stata poco delicata con Harry ma che aveva protetto il suo letto in modo encomiabile, con Severus, Minerva e Silente per non aver interferito nelle azioni degli altri ma aver dimostrato piena fiducia.

All’appello mancava solo la professoressa Cooman che sembrava essersi dileguata nel nulla, la cercarono ovunque e la trovarono chiusa nel suo ufficio con la bacchetta in mano aspettando l’arrivo di Voldemort.

“Cibilla, cosa stai facendo?” domandò il preside.

“Sto mantenendo la mia postazione all’interno del castello! Se Colui-che-non-deve-essere-nominato arriverà, troverà pane per i suoi denti!” rispose la donna.

Severus alzò gli occhi al cielo e stringendo a sé Harry, che ormai era crollato dalla stanchezza, si avviò in infermeria per un meritato riposo.

L’indomani mattina, Severus si alzò e andando a farsi una bella doccia, vide che Harry era in un angolino, quasi nascosto, fece per avvicinarsi ma Harry si voltò e lo mandò via. “Strano comportamento” pensò Severus.

L’acqua tiepida scendeva sul corpo magro del pozionista e lo liberava da angosce e preoccupazioni. Dopo qualche minuto uscì dal box-doccia e si asciugò. La cicatrice era ben visibile, si sarebbe ricordato per sempre gli anni terribili della sua infanzia e gli orrori del periodo in cui era stato mangiamorte, ma forse non tutto era perduto.

Harry gli aveva fatto tornare la voglia di amare qualcuno, gli aveva ricordato che sapeva essere una bella persona. Forse Severus Piton non aveva ancora pagato abbastanza per il male compiuto ma forse poteva comunque costruire qualcosa di bello. Prese la bacchetta appoggiata sul lavandino e colpo di magia la cicatrice sparì.

Rientrando nella sala dell’infermeria, vide Harry che gli sorrideva. “Vuoi che me ne vada di nuovo?” chiese permalosamente il professore.

“No” rispose il bambino ridendo “Vieni ti mostro una cosa! Anzi due!”.

Severus si sedette al suo fianco e Harry gli mostrò  una pietra che era la miniatura della stele dei quattro fondatori. "Me l'ha regalata Silente! Dice che me la sono meritata, è un po' come una medaglia!". 

"Ha ragione te la sei guadagnata! Hai creduto in te e sei riuscito a sconfiggere i cattivi! Senza di te non ci saremo mai riusciti. Siamo tutti importanti, anche tu!" rispose Severus.

Poi il bambino gli mostrò un disegno: c’era un prato verde con a destra un castello e a sinistra una casetta piccola. Tra i due edifici un uomo vestito di nero stringeva in braccio un bambino e dava la mano ad un altro bambino molto piccolo.

“Che bello! Mi spieghi cosa rappresenta?” disse Severus.

“Questo è il castello di Hogwarts e questa è la capanna di Hagrid. Questo sei tu e questo in braccio sono io!” spiegò Harry.

“E questo bambino piccolissimo chi è?” chiese incuriosito Piton.

Harry si dondolò  avanti e indietro, non aveva paura ma sentiva dentro sé ancora qualche vecchio timore, sapeva che Severus era buono e perciò disse semplicemente: “Questo è il bambino che stava da solo nella casa dell’altro disegno. L’ho fatto venire con noi!”.

Da quanto tempo era che Severus Piton non sentiva riempirsi gli occhi di lacrime di felicità? Non lo sapeva! Forse non era mai successo! “E’ molto bello! Complimenti!” rispose l’uomo.

Harry lo abbracciò e continuando a sorridergli gli chiese se poteva raccontargli ancora la fiaba del mago e del pentolone salterino. Severus iniziò a raccontare ma non riprese Harry quando questo si incantò a osservare un punto lontano. Era un avvenimento sempre più raro e in quel luogo lontano, Harry,  non si rifugiava più per sfuggire al terribile presente ma per raccontare ad amici immaginari le sue grandi avventure.

--------------------------

Anche questa ff è arrivata alla sua conclusione! Vi ringrazio tanto per avermi sostenuta, accompagnata e talvolta sopportata! 

Ringrazio tutti coloro che hanno letto e recensito!!!

Ringrazio tutti coloro che hanno letto e sono rimasti senza parole!!!

Ringrazio i MAGNIFICI 52! Che hanno inserito la ff tra i preferiti!

Mi è stato chiesto se la storia avrà un seguito: non lo so ancora! Di solito non ne scrivo ma come è capitato per "I mangiamorte di Harry Potter" può darsi che scrivendo un'altra ff decida di collegarla con una precedente. 

Vi voglio bene. Alida

  
Leggi le 9 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: alida