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Autore: Nuel    18/04/2016    5 recensioni
James, Albus e Rose tornano a scuola, ma Hogwarts è, come sempre, luogo di misteri oltre che di magia e stregoneria e un nuovo enigma terrà impegnati i fratelli Potter e i loro amici.
◊ Serie: Imago Mundi
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Imago Mundi ϟ'
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Le coincidenze non esistono




Le lezioni ripresero a metà settimana, un giorno soleggiato e tiepido in cui era difficile restarsene tra le spesse mura del castello. Il religioso silenzio della biblioteca era attraversato da risatine improvvise e da mormorii che si zittivano non appena Madama Pince si avvicinava con passo minaccioso, per ricominciare appena l’anziana bibliotecaia si allontanava.
    Albus aveva preparato delle liste e le aveva divise con James, Rose e Martin, così che potessero cercare di dare un volto a quei nomi e cognomi ricopiati dal libro. Ne aveva preparata una anche per Scorpius, nel caso l’amico avesse deciso di dare loro una mano. Scorpius, però, quel primo giorno di scuola, aveva gli allenamenti di Quidditch e non ebbero modo di incontrarlo.
    In verità, non riuscirono a parlare con lui fino al fine settimana, quando James lo raggiunse all’uscita della Sala Grande, dopo pranzo. Scorpius guardò rapidamente in direzione di Flint, come se temesse di essere richiamato e gli diede appuntamento di lì a mezzora, al solito posto.
    I tre Grifondoro e Martin si diressero alla Torre di Astronomia ed attesero l’arrivo del Serpeverde. Albus fremeva dalla curiosità di sapere se l’amico fosse riuscito a scoprire qualcosa, a casa; James, invece, aveva anche altro per la testa: di lì ad un mese si sarebbe tenuta l’ultima partita di ritorno del campionato, di nuovo Grifondoro contro Serpeverde, e l’idea di farla pagare a Flint per come aveva trattato la cugina non gli dispiaceva affatto.
    Fortunatamente, sembrava che Dominique avesse superato il dolore per essere stata lasciata dal capitano verde-argento, ed era tornata a scuola serena e riposata. Per contro, Fred non faceva che chiedere a Louis di Ausia: la ragazza era rincasata per le festività ed era tornata al castello molto meno nervosa, ma con gli occhi cerchiati di rosso, come se avesse passato tutto il tempo a piangere. Scorpius e Lotus sembravano molto preoccupati per lei, ma non avevano nulla da dire a Louis che potesse tranquillizzare Fred.
    Quando Scorpius li raggiunse, aveva l’espressione seria e si guardava alle spalle come se temesse di essere seguito. «Ho parlato con mio padre», esordì con la voce bassa e il capo inclinato verso gli amici; aveva tutta l’aria di dover rivelare loro qualcosa di molto importante, così gli si strinsero intorno. Albus smaniava di sapere quanto il signor Malfoy aveva detto al figlio.
«Il libro è sparito dalla biblioteca del maniero e lui dice che può averlo preso solo il nonno, allora gli ho chiesto se potesse chiedere al nonno di renderglielo perché volevo leggerlo mentre ero a casa...», fece una pausa e guardò gli amici che pendevano dalle sue labbra, «ma nonno Lucius ha accampato delle scuse, ha detto di non sapere dove l’ha messo!».
    «Quindi è come pensavamo noi, il libro è stato messo di proposito nel Reparto Proibito!», esclamò James.
    «Aspettate: non è tutto», disse Scorpius, «papà mi ha raccontato una storia su quel libro: Sir Dee era un famoso alchimista, ma aveva un certo interesse per le arti oscure… raccontò al mio antenato che la pergamena di quel libro era fatta con pelle umana e che l’inchiostro che aveva usato era mescolato al sangue!».
    Rose squittì di paura, aggrappandosi a Martin che, a sua volta, fece un passo indietro, mentre James impallidiva.
    «Ma è solo una storia, no?», chiese Albus, la voce atona e lo sguardo fisso su Scorpius. Solo quando l’amico annuì, Albus si accorse di aver trattenuto il respiro.
    «E ti ha detto anche di cosa parla?», chiese James.
    «Ha fatto di meglio», rispose Scorpius, «Mi ha fatto vedere una copia realizzata da un nostro antenato, ma...».
    «Ma?», lo incalzò Albus, che si sentiva inquieto.
    Scorpius scrollò le spalle. «Era pieno di calcoli, di date e di mappe del cielo, non sono riuscito a capire il senso di quei conti, erano troppo complicati».
    «Albus è riuscito a vedere qualcosa», disse James, il cui entusiasmo sembrava scemato. «E non sono calcoli».
    Scorpius guardò Albus, in attesa di essere messo a parte di quanto aveva scoperto, ma il ragazzo era immerso nei propri pensieri. «Faglielo vedere, Al», lo spronò Rose e allora il minore dei fratelli Potter trasse di tasca la lista che aveva preparato per Scorpius. «Nomi», gli disse.
    Scorpius prese la lista e, con la fronte corrugata, cominciò a leggere. «Chi sono queste persone?», chiese.
    «Non lo sappiamo», gli rispose James, mentre il Serpeverde continuava a leggere.
    «Questo lo conosco!», esclamò Scorpius dopo un po’. «È un conoscente di mio padre, è venuto a fargli visita l’estate scorsa». Sollevò lo sguardo sugli altri come a chiedere cosa ci facesse quel nome tra gli altri.
    «Chi?», gli chiese Albus, sbirciando il foglio e Scorpius indicò un nome scritto verso la fine della pergamena.
    «Artemius Coque», disse Scorpius, «Importa calderoni… può voler dire qualcosa?».
    «Non credo», rispose Albus, «Conosci qualche altro nome della lista?».
    Scorpius scosse il capo, ma disse quello che Albus aveva sperato dicesse: «Posso cercare di informarmi in giro, però».
    Anche gli altri cercarono di scoprire qualcosa sui nomi della lista: nei giorni successivi, Rose lesse ogni giorno La gazzetta del Profeta con particolare attenzione ai nomi e si fece prestare da Dominique le vecchie uscite del Settimanale delle Streghe che non aveva ancora buttato. Martin, invece, decise di passare al setaccio tutti gli autori della biblioteca. Non era un’impresa facile, ma ordinò i nomi della lista in ordine alfabetico e cominciò a spulciare lo schedario vicino alla scrivania di Madama Pince, con la scusa di cercare un libro di cui non ricordava il titolo.
    James avrebbe voluto fare di più, ma più si avvicinava l’ultima partita dell’anno, più il capitano Stretton intensificava gli allenamenti, lasciando sfiancati i giocatori per i due giorni successivi. Mark Stretton era all’ultimo anno e quella sarebbe stata la sua ultima partita come capitano del Grifondoro, oltre che, probabilmente la sua ultima partita in assoluto. La squadra di Grifondoro era terza in classifica, ma una vittoria avrebbe potuto farla salire alla seconda posizione. La squadra di Flint avrebbe comunque vinto il campionato scolastico, ma, quanto meno, per Stretton batterlo proprio nell’ultima partita sarebbe stata una rivincita.
    Albus continuò a controllare ogni sera le pagine del libro: l’idea che fossero fatte di pelle umana lo faceva rabbrividire, ma non poteva fare a meno di sfiorarle con una sorta di reverenza. A volte gli sembrava che da loro emanasse un lieve tepore e il cuore gli batteva più forte.
I nomi iscritti, talvolta, non cambiavano per giorni, poi uno svaniva e il successivo scivolava una riga più in alto, come se tutti fossero in fila all’ufficio postale.
    Due settimane dopo aver parlato con Scorpius, due nomi sparirono simultaneamente: Marilyn e Timothy Blackwood. Sparirono proprio davanti agli occhi di Albus, come se non fossero mai stati lì. Albus si stropicciò gli occhi e chiuse il libro: ormai era tardi ed era meglio dormire.
    Il mattino successivo, Rose lesse con la consueta attenzione il giornale che un gufo le aveva recapitato e, all’improvviso, sobbalzò. Ripiegò il giornale in modo da mettere in evidenza un articolo a tre mezze colonne sulla pagina di cronaca e lo passò ad Albus e James.

 
        “Drammatico incidente:
Marilyn e Timothy Blackwood muoiono nel rogo della loro casa.
Si sospetta un’esplosione di magia involontaria.”

Albus deglutì a fatica e lesse l’articolo per intero, dividendolo col fratello. I coniugi Blackwood erano morti nel rogo della loro casa, in un villaggio del sud dell’Inghilterra. Quando i soccorsi erano arrivati, avevano trovato unicamente il bambino di cinque anni, in lacrime, a diversi metri dalla casa.
    «Albus...», James lo chiamò sottovoce, e Albus scosse il capo. Non credeva nelle coincidenze: quel libro aveva una fama oscura e due persone che vi erano citate erano morte… e lui era l’unico a poterlo leggere. Quel pomeriggio, Albus corse nel suo dormitorio, durante una pausa tra due lezioni, e chiuse il libro dentro il proprio baule. Non voleva più averlo sempre con sé, anzi, la sua presenza gli sembrava ormai minacciosa.
    Prima di sera, Rose aveva informato Martin dell’accaduto, ma poiché nei giorni successivi non trovarono altre corrispondenze tra i nomi della lista e i fatti di cronaca, finirono per pensare ad una mera casualità.
    Albus non lo pensava affatto, ma preferì non farne parola con gli altri. Era la prima volta che si portava dentro un simile peso tutto da solo, ma l’essere l’unico che riusciva a vedere i nomi scritti nel libro gli suggeriva che non ci fosse nessuno a cui avrebbe potuto parlarne.
    Tra gli studenti del secondo anno c’era un certo fermento perché presto si sarebbero dovute scegliere le materie aggiuntive per l’anno successivo e Martin e Rose cominciarono a discutere del futuro, accantonando, per il momento, la lista. Certo era che loro ed anche Albus avrebbero seguito Antiche Rune, Martin disse di voler seguire anche Cura delle Creature Magiche, mentre Albus e Rose si sentivano quasi obbligati a farlo per non deludere il professor Hagrid. La madre di Rose le aveva inviato una lettera suggerendole di prendere in considerazione Aritmanzia, mentre Martin sembrava interessato all’Alchimia.
    Albus pensò distrattamente che avrebbe potuto emulare James e seguire Babbanologia, ma, in realtà, non ne aveva alcuna voglia: continuava a pensare al libro chiuso nel suo baule. A volte gli sembrava quasi che lo stesse chiamando, che gli mancasse.
    Il giorno in cui si tenne la partita Grifondoro contro Serpeverde, Albus era particolarmente di cattivo umore. Era andato al campo da Quidditch assieme agli altri, Corvonero e Tassorosso facevano il tifo per Grifondoro e Albus sapeva che avrebbe dovuto farlo anche lui: James era sceso in campo agguerrito quanto Stretton e Fred. Il loro risentimento era tutto per Flint, che sembrava addirittura inorgoglito da tanto astio nei suoi confronti.
    La partita cominciò con Serpeverde subito all’attacco. Il Boccino zigzagò per un po’ in mezzo ai giocatori, impedendo ai Cercatori di avvicinarlo e poi scomparve verso l’alto, costringendo James e Scorpius a una folle rincorsa. Nel frattempo, i battitori di Serpeverde sembravano essere ovunque, intercettando i Bolidi e cercando di colpire i cacciatori Grifondoro.
    Megan Simon e Bats riuscivano a stento a contenerli e, quando Flint riuscì a entrare in possesso della Pluffa e la lanciò contro la porta del Grifondoro, solo una parata eccezionale di Peakes riuscì ad evitare che il Serpeverde segnasse il primo punto.
    Peakes lanciò la Pluffa in direzione di Roxanne e lei la passò a Fred. Lo speaker commentava entusiasticamente il gioco perfettamente sincronizzato dei fratelli Weasley, ipotizzando che Roxanne avrebbe potuto diventare il nuovo capitano della squadra, l’anno successivo, quando sia Stratton e che Fred si sarebbero diplomati. Era una voce che serpeggiava da un po’ tra i Grifondoro e sembrava che a metterla in giro fosse stato proprio Stretton.
    L’attenzione di Albus, però, era altalenante e dipendente dalle esplosioni di gioia o di disapprovazione del pubblico: quando la folla schiamazzava, lui riemergeva dai pensieri in cui si era perso e cercava freneticamente la Pluffa per capire cosa stesse accadendo.
    Nonostante tutta la determinazione dei Grifondoro, dopo quaranta minuti dall’inizio della partita, Serpeverde era in vantaggio di dieci punti, che divennero venti al cinquantesimo minuto.
    Fred e Stretton avevano segnato due volte a testa, sfondando la difesa della squadra avversaria, ma Flint aveva realizzato metà dei punti della sua squadra da solo, e, per quanto Albus fosse dispiaciuto, doveva ammettere che il capitano avversario fosse un ottimo giocatore, proprio come diceva Scorpius.
    Incredibilmente, Flint non aveva fatto ancora nemmeno un fallo, né ci aveva provato. Il Boccino tornò in vista, passò vicino ad un battitore Serpeverde, che per la sorpresa quasi cadde dalla scopa e poi sfrecciò dietro la porta difesa da Peakes per subito invertire la direzione e rientrare in campo. James e Scorpius lo inseguirono spingendo al massimo le loro scope e protendendo in avanti la mani ogni volta che pareva loro di poterlo prendere, ma la pallina dorata continuava a sfuggire alle loro dita.
    Un paio di volte gli studenti saltarono in piedi, convinti che James fosse riuscito a prenderlo, decretando la vittoria della squadra rosso-oro, ma un baluginio dorato a una decina di metri da lui li aveva mentiti. Intanto Peakes parò un nuovo rigore di un cacciatore Serpeverde, rimettendo la Pluffa in gioco con un lancio lunghissimo, che dette a Stretton la possibilità di accorciare la distanza tra le squadre.
    La partita durava da settantadue minuti quando Roxanne segnò a propria volta, riportando la situazione in parità. La tribune strepitarono di gioia, ma il loro entusiasmo duro molto poco perché Scorpius Malfoy riuscì a prendere il Boccino, ruzzolando a terra, al termine di una picchiata conclusasi con la sua scopa conficcata nel terreno.
    Per qualche momento Scorpius non si mosse e il cuore di Albus balzò in gola. Pensò vorticosamente al libro: non c’era, lì, il nome di Scorpius. Ne era sicuro, non c’era!
    Scorpius sollevò la mano che stringeva il boccino e, dopo che sul campo era sceso un innaturale silenzio, il pubblico tornò a gridare, fischiare, applaudire.
    Albus sorrise di sollievo ed assistette alla discesa di James che si avvicinava a Scorpius, lo aiutava ad alzarsi e lo abbracciava. La partita era conclusa e Serpeverde aveva vinto, ma soprattutto, nessuno era morto.
    Albus comprese che, per un momento, l’ombra del professor Lumacorno si era estesa sopra tutto il campo da Quidditch, ma per fortuna, Scorpius era ammaccato, ma stava bene.
    Augustus Flint scese accanto al cugino e gli rivolse qualche parola, poi diede una pacca amichevole sulla spalla di James, che lo lasciò a bocca aperta, mentre lui e Scorpius tornavano in volo per fare il giro d’onore del campo. Avevano vinto il torneo scolastico e l’ultima partita. Flint avrebbe lasciato Hogwarts come il capitano vincitore, mentre sul viso di Stretton comparvero due scie umide a rigargli le guance.
    

 
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Note:

Siamo nel 2018 e stando al calendario, Pasqua cadrà domenica 1 Aprile. Ho immaginato che gli studenti rientrino a scuola il martedì, per questo le lezioni cominciano il mercoledì.
Non trovato riferimenti circa la durata delle vacanze pasquali, nei libri di HP, così ho arbitrariamente deciso di farle durare quanto da noi. Ladyriddle, però, proprio pochi giorni fa, mi ha fatto notare che le “vacanze di primavera”, in Inghilterra, durano da una a tre settimane, a seconda della scuola.

In merito al libro, ho messo una nota pochi capitoli fa: Il Necronomicon è uno pseudobiblium, la traduzione più comune del titolo è
Libro dei Nomi dei Morti e, secondo una traduzione, era fatto di pelle umana e scritto col sangue. La traduzione inglese di questo libro viene attribuita a Sir Dee, che visse realmente alla corte di Elisabetta I e molti dei suoi scritti scomparvero realmente alla sua morte... in pratica non ho inventato nulla. Ho solo... reinterpretato. ^^

Ringrazio come al solito tutti i lettori di questa storia che sta volgendo al termine, ma particolarmente
uwetta, ledtere e Ladyriddle per aver commentato.
Vi aspetto su FB! ^^

 

 


 
   
 
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