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Autore: Mihay    18/04/2016    2 recensioni
KurooxTsukki AU!College
Enjoy!
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Kei Tsukishima, Tetsurou Kuroo
Note: AU, Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno
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Gli avvenimenti dei giorni precedenti erano stati coperti con un cupo silenzio da parte di Kei. L’aveva capito che le donne non erano parte del suo interesse.
Ma Kuroo…Kuroo lo era?
Gli era difficile affrontare una tale situazione. Non sapeva in generale come funzionasse una relazione. Era tutto nuovo per lui e non sapeva in che modo porsi a Kuroo.
Era in panico perché non sapeva nemmeno gestire i propri sentimenti, figuriamoci quelli di qualcun altro.
Così aveva preferito il silenzio. Kuroo non ne risentiva, sapeva com’era e decise di dargli i suoi tempi e i suoi spazi.
Intanto il tempo passava e lentamente il silenzio di Kei iniziò a rompersi.
Faticosamente, ma iniziò a rompersi.
Cercò di riorganizzarsi prima la normalità. Cercò di stabilizzare il rapporto con Kuroo a partire da zero.
Non era pronto.
Aveva bisogno di tempo. Ma tempo non significava indifferenza nei confronti del suo coinquilino. Doveva prima chiarire con se stesso e solo successivamente avrebbe deciso il da farsi.
Il rapporto dei due non ne risentì molto. L’unica differenza stava in una maggiore consapevolezza dei sentimenti di entrambi.
Il distacco precedente, il lungo silenzio di Kei, non avevano portato alla creazione di una crepa. Kei non aveva permesso che la crepa si espandesse.
Ne aveva preso atto. Ne aveva preso atto e lentamente si era messo ad aggiustarla.
Non solo Kei.
Una relazione, da vocabolario, consiste nell’interazione tra due entità.
Due.
Kuroo aveva cercato di dare al compagno le sicurezze che andava cercando. Alla fine, gli aveva parlato della sua prima relazione nei dettagli, come Kei voleva.
Ciò che soprese Kei fu in realtà che non era nulla che andasse fuori dagli schemi.
Si amavano. Si amavano e condividevano il loro amore. Non c’era nulla di anormale.
Si diede dello stupido nel constatare qualcosa di così semplice soltanto ora.
Lasciarono correre i fatti.
Kuroo non osò mai far qualcosa che potesse andare contro la volontà di Kei, quest’ultimo sapeva e apprezzava.
Il silenzio. Il famoso silenzio di due individui che si capiscono. Questo particolare tipo di silenzio non è vuoto. Non è assenza. Questi silenzi, sono più pieni di qualsiasi altro discorso. Di qualsiasi altra dimostrazione.
Loro lo sanno. Lo sanno senza doverselo dire.
L’innamoramento di per sé è un attimo. Basta un niente per innamorarsi. Ci si innamora di un volto, di una parola, di un sospiro. Ma quando decidi di portarlo avanti. Quando non ti fermi allo sterile sentimento. Quando decidi di crescerlo.
L’innamoramento è crescita.
E’ crescita continua e cambiamento.
Kuroo e Kei non smisero mai di crescere. Non smisero mai di perdere quel fervido interesse reciproco. Continuavano, determinati, nei loro lavori. Diversi quanto loro ma uniti nello stesso modo.
Sono questi i momenti, in cui la vita torna.
In cui la vita rivela i propri piani.
In cui ti lascia intravedere, soltanto ora, quale era il suo progetto.
 
Tsukishima Kei era al primo anno di college e studiava archeologia.
Amava le cose vecchie e abbandonate.
Kuroo Tetsurou era al terzo anno di college e studiava restauro archeologico.
Amava riportare in vita le cose perdute.
Tsukishima Kei si era fossilizzato.
Era diventato egli stesso una reliquia. Immutabile. Fisso. Intrappolato in un sicuro passato.
Kuroo Tetsurou aveva i mezzi per lasciare che Kei potesse finalmente rinascere.
Rinascere dalle proprie ceneri.
Frantumarsi. Rompersi non per distruggersi. Ma per ricostruirsi ancora.
 
Ottobre 2017
La brezza estiva era solo un lontano ricordo. L’estate, quest’anno, se l’era data a gambe levate.
La pioggia occupava il palcoscenico mondiale. C’era posto solo per lei oggi.
Il grigiore e i battiti lenti e monotoni della pioggia non erano mai stati un problema, anzi.
L’odore di caffè inondava la piccola camera del dormitorio.
Notti in bianco per studiare non erano una novità al college.
Kei e Kuroo spillavano, evidenziavano, leggevano, mentre fuori il mondo tuonava.
La calma plateale di quel piccolo angulus faceva da contrasto a quel mondo che, prepotentemente, cercava di disturbare quella quiete, invano.
Il tempo. Era passato un anno da quando entrambi si erano incontrati. Non si erano semplicemente incontrati. Non era stato solo un incontro il loro.
Certe cose non possono essere banalizzate con un semplice incontro.
Loro si erano uniti. Nella più lenta danza cosmica, loro si erano uniti.
Pezzo per pezzo. Passo passo. Lenti e silenziosi, si erano uniti.
Non si erano mai detti ti amo, mai una volta. Kei era ancora riluttante anche nel chiamarlo per nome, Kuroo.
Ma lo amava. A modo suo, che era un modo decisamente bizzarro, lo amava.
Se mai qualcuno gli avesse chiesto cosa amava di Kuroo, lui avrebbe risposto niente. Non c’era qualcosa che amava di Kuroo. Kuroo era un puzzle di centinaia di cose, aspetti, pensieri, comportamenti. Kuroo non era poche cose da amare. Lo si doveva amare nella sua interezza.
Lui amava Kuroo. Non qualcosa di Kuroo.
Fu quella giornata.
Quella grigia e uggiosa giornata. Kei decise che era quello il momento.
A distanza di un anno, bisognava ringraziarla, la vita.
Per aver permesso quel che era stato. Ringraziarla, mostrandogli che erano così che le cose dovevano andare.
Che non aveva sbagliato. La vita non sbaglia mai.
Non proferì parola. Non fece nessun discorso.
Lo chiamò, gli accarezzò il volto, delicatamente.
Non scorderà mai quella scena, lo sa.
Il volto di Kuroo, stanco, addormentato e sfinito. Gli occhiali leggermente inclinati.
Nonostante la stanchezza, non appena gli occhi color ambra di Kei gli si avvicinarono, il suo sguardo si accese. Era vispo. Né la mancanza di sonno, né lo studio, né lo stress, potevano indebolire il suo desiderio di avere Kei.
Di averlo per sé, sempre.
Aveva atteso pazientemente. Fu una di quella attese dolci. Non quelle che speri finiscano subito. Se l’era goduta, quell’attesa. Era stata così furtiva, così giusta.
Le delicate mani di Kei si posarono sul suo volto. Amava quelle mani. Erano sottili e fragili. Come Kei. Le avrebbe volute tenere incollate alle sue. Per proteggerlo. Per paura che stando troppo tempo da sole si sarebbero potute ferire.
Fu lento. Quel gesto fu lentissimo. Ogni movimento era scandito dal tocco di una goccia di pioggia contro la finestra.
Il mondo si rendeva partecipe di quel che stava accadendo.
Avvicinò le sue labbra a quelle di Kuroo.
Mai fu un bacio così atteso. Così dolce. Lento.
Kuroo lasciò precipitare tutto ciò che aveva tra le mani.
Libri, penne, quaderni. Non c’era posto per loro in quel momento.
Avvicinò Kei a sè, lentamente.
Quella lenta unione avvenuta pezzo per pezzo si stava completando. Oramai erano una sola cosa.
L’amore, è quel miracolo capace di far diventare due cose, una sola. (Hegel)
Lentamente si diressero sul letto. Un piccolo letto di un dormitorio. Forse troppo stretto per entrambi, non importava. Non c’era spazio nemmeno per le distanza tra di loro.
Il momento in cui decisero di unirsi fu silenzioso.
I movimenti erano decisi. Come se, nei loro sogni e nelle loro fantasie recondite, l’avessero già vissuto centinaia di volte.
La pelle. Poter sentire la propria pelle l’una contro l’altra.
Il respiro condiviso. Le carezze, i baci, la lentezza di ogni movimento.
Si assaporava ogni insignificante cambiamento. Tutto era tesoro in quel momento.
Dillo.
Ansimava Kei. Era la sua prima volta. La prima volta che qualcuno lo facesse sentire così fuori di sé, così libero.
Dillo, Kei.
Non aveva più smesso di chiamarlo per nome, Kuroo.
Gli piaceva. No, non il nome. O meglio si, anche quello. Gli piaceva il sussulto che Kei aveva ogni volta che lo sentiva pronunciare da lui.
Tetsurou.
Fu leggero come un sospiro, ma lo disse. Kuroo non perse nemmeno un istante.
L’espressione. L’espressione che ebbe nel pronunciare il suo nome.
Sei mio, Tetsurou.
Inaspettatamente, Kei andò oltre ciò che potesse mai aspettarsi. Voleva che lo sapesse. Voleva a tutti i costi che lo sapesse. Era suo. Di nessun altro. Non voleva condividerlo con nessun altro. Voleva che quelle espressioni, quei sorrisi, quel momento, fossero solo i loro.
Nessun altro doveva rubare le espressioni di Kuroo.
Quelle espressioni.
Le ricorda ancora quelle espressioni. Sembrava di poterle assaporare per quanto fossero forti.
Soltanto mio.
 
 

 
AAAh, mi auguro che vi sia piaciuta. L'ho scritta di getto. Del tipo che l'ho iniziata ieri notte e stamattina mi sono svegliata con l'intento di continuarla. Spero di non essere stata troppo dispersiva e di esservi riuscita a trasmettere quel che volevo sentissero i due personaggi.
Forse è stata un po' troppo breve, per un attimo ho pensato di dilungarla e magari farci un altro capitolo, ma sono dell'idea che sia meglio una storia breve, ma concentrata che una lunga e dispersiva.
Grazie a tutti per la lettura!
 
   
 
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