Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Neverland98    18/04/2016    2 recensioni
Una versione riscritta de L'attacco dei Giganti, in cui tutti i personaggi principali sono del sesso opposto. Ai coraggiosi che avranno il coraggio di leggere questa storia, buona lettura! ;)
Genere: Avventura, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!, Violenza
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A te, tra 2000 anni
- Parte II -
 
 
 
Ho tradito la sua fiducia, lo so.  Ce l'avrà a morte con me, in questo momento. Non mi importa. Ho fatto la cosa giusta. Se il prezzo da pagare per proteggerla è il suo odio, va bene così. Non importa.
Ho già perso troppi familiari. Meglio saperli vivi e arrabbiati che inghiottiti dalle tenebre per l'eternità.
"Helen vuole entrare nel Corpo di Ricerca."
Ecco cosa ho detto. La verità. Un segreto. Una confidenza.
Non ho potuto evitarlo. Dopo lo scontro di questa mattina con il signor Hannes, le mie speranze di riuscire a dissuaderla sono sfumate nel nulla. E' fatta così, Helen. Sembra che più ostacoli le si palesino sul cammino, più abbia voglia di percorrerlo.
La ammiro. E' forte e determinata e non le importa nulla di quello che pensano gli altri. E' onesta con se stessa. Sa quello che vuole.
Helen non stava più nella pelle, oggi, quando le campane hanno suonato per annunciare il rientro dei soldati del Corpo di Ricerca.
Mi ha trascinato in mezzo alla folla, arrampicandosi per riuscire a vedere qualcosa oltre le tante teste schierate ai lati della strada.
Eppure, la gioia nei suoi occhi è andata lentamente scemando, trasformandosi in delusione man mano che quegli "eroi" si mostravano per quello che davvero erano. Esseri umani. Esseri umani intrappolati in un mondo crudele.
Un mondo in cui ad una madre non è concesso riavere il corpo del proprio figlio ed è costretta ad accontentarsi di un braccio, di un arto.
Un mondo in cui gli esseri umani non sono che formiche sotto la lente implacabile di mostri dalle origini sconosciute.
Il dissenso tra la folla era palpabile. Perchè sprecare tanti soldi per finanziare delle imprese suicide?
Era quello che si domandavano tutti.
Tranne Helen.
Non mi sono accorto in tempo delle sue intenzioni. Quando ha colpito con un ramo secco uno degli uomini che si lamentavano.
Se non altro, sono riuscito a trascinarla via prima che finisse per prenderle di santa ragione.
Io, dal canto mio, vorrei solo trascorrere una vita tranquilla, quella che ai miei genitori è stata brutalmente strappata. Helen non può capire cosa si prova nel vedere la tua famiglia, le persone che ami, morire davanti ai tuoi occhi. Il senso di impotenza. La frustrazione. La rabbia.
Helen può fare affidamento su due genitori splendidi, che le vogliono bene dal profondo dell'anima. Per questo so di aver fatto bene a rivelare i suoi progetti per il futuro. Sua madre, Carla, è stata subito dalla mia. E' una donna in gamba, e Helen nutre un profondo rispetto verso di lei. Se facciamo fronte comune, forse riusciremo ancora ad evitare a Helen una morte atroce.
Mi ha stupito la reazione di suo padre.
Ero convinto che lo zio ci avrebbe spalleggiato, invece è sembrato comprendere il desiderio di sua figlia.
Le ha persino promesso di mostrarle i segreti che nasconde nello scantinato. Ad ogni modo, ora è lontano.
 
 
 
***
 
 
 
Mi fa male la testa. Ho la mascella indolenzita. L'ultimo pugno è stato più forte del solito. Devo proprio averle fatte arrabbiare. Stringo i denti e mi sforzo di ricacciare indietro le lacrime.
La più grossa delle tre è talmente forte da riuscire a sollevarmi facilmente, afferrandomi  per la maglietta.
Si sente un "tud" sordo, quando con la schiena colpisco il muro dietro di me.
Non so come andrà a finire, stavolta.
- Che problema hai, eretica?- mi domanda quella grossa, a pochi centimetri dal mio viso. Sembra divertita, eppure c'è qualcosa di ebete nella sua espressione. E' ridicolo che io lo pensi, considerata la mia situazione, ma quasi provo pena per lei. Non deve essere facile vivere senza un cervello funzionante.
- Se non ti piace prenderle, dalle anche tu!- insiste. Le sue due amiche sghignazzano.
Mi faccio forza, le lacrime mi appannano la vista.-Co... Col cavolo!- balbetto.-Non intendo scendere al vostro livello! -
Mi preparo psicologicamente alla perdita di qualche dente, ma, con mia grande sorpresa, mi accorgo che le mie parole hanno avuto il loro effetto.
- Scusa?- nonostante il tono minaccioso, non riesce a nascondere un lieve tremore.
La loro inaspettata reazione mi dà coraggio.- Voi sapete che sto dicendo la verità. Ecco perchè mi state picchiando invece di rispondermi come si deve.
La faccia di quella grossa è praticamente appiccicata alla mia. Non è abbastanza intelligente da nascondere la propria incertezza.
-E'... è così! Voi mi state dando ragione, non è vero?!- urlo.
-Chiudi la bocca, razza di stupida!-
Nella mia mente, ogni cosa rallenta. Vedo distintamente i movimenti che compie il suo braccio mentre si alza, mentre la mano si chiude a pugno e si dirige verso i miei denti. Istintivamente, chiudo gli occhi.
E' un riflesso incondizionato di tutti glie esseri umani di fronte al pericolo.
Come se non vedendolo, potesse scomparire.
E' una cosa infantile, ma è quello che il genere umano continua a fare da cento anni a questa parte.
Ha eretto mura invalicabili, si è rintanato.
Se i giganti non si vedono, allora non esistono.
Ma, d'altro canto, se il mondo all'esterno non si vede, allora non esiste.
-Fermi!-
Non ci credo. Ho il cuore che mi martella nel petto. Ormai stavo già pregustando il sapore del sangue, quando la sento.
La riconoscerei tra mille. E' la voce della mia migliore amica.
- Cosa pensate di fare?!- strilla Helen, correndo verso di noi. Le tre ragazzone si girano verso di lei, sorridendo beffarde.
Effettivamente, lo confesso, il fatto che Mika non sia ancora apparso dietro di lei mi preoccupa notevolmente.
-E' Helen!- esclama quella che fino a pochi secondi fa mi teneva sospesa a mezz'aria. -Stavolta è qui per il nostro sangue, quella piccola bastarda!-
Si voltano verso di lei e stringono i pugni, pronte a colpire. Non finirà bene.
Ma poi lo vedo, e dentro di me non posso fare a meno di sentirmi estremamente sollevata.
Quando lo vedono loro, invece, hanno una reazione un po' diversa.
- Ha portato anche Mika, siamo fritte!- esclamano, sudando freddo. Senza pensarci due volte, totalmente dimentiche della mia esistenza, decidono di tagliare la corda e scompaiono in fondo alla strada.
Mi accascio, il mio cuore inizia finalmente a rallentare. Ora che l'adrenalina sta svanendo, però, il dolore si fa più vivido.
- Oh, ma guardali- esclama Helen, che nel frattempo mi ha raggiunta.- E' bastata la mia sola vista per farle fuggire. Razza di vigliacche.-
- Non è proprio così.- obietto, con un filo di voce. -A dire il vero, sono fuggiti quando hanno visto MIka.- cerco di mettermi in piedi, usando il muro come sostegno.
-Ehi! Va tutto bene, Marina?- la voce della mia amica è cambiata di colpo. La preoccupazione ha preso il posto della rabbia. Mi allunga una mano per aiutarmi a rialzarmi.
La guardo, indecisa.
E' un gesto semplice, fatto con le migliori intenzioni, ma stavolta non mi va. E' davvero questo che voglio essere?, mi domando. Per tutta la vita, sarò un peso per i miei amici?
-C...ce la faccio da sola.- stringo i denti, mi spingo contro il muro e, faticosamente, riesco ad issarmi sulle gambe.
 
 
***
 
 
 
Siamo seduti sul prato. Vicino al fiume che attraversa il distretto, tagliandolo a metà. Non c'è nessuno da queste parti, è uno dei motivi per cui ci veniamo spesso.
Ci piace stare alla larga dalla folla il più possibile.
Marina ci sta raccontando del suo ultimo scontro con le bullette del quartiere.
-E così ho detto loro...- fa un respiro profondo, quasi sconsolato.-...che l'umanità dovrebbe uscire, un giorno. E poi mi hanno picchiata, chiamandomi eretica.-
Sbuffo. E' davvero seccante.-Uffa. Perchè tutti ti guardano così se dici di voler uscire?- il sassolino che ho tirato rimbalza sul pelo dell'acqua un paio di volte, prima di affondare.
-Beh, perchè nei cento anni passati tra le mura, la vita è stata molto pacifica.- mi risponde Marina. Mantiene lo sguardo basso, all'ombra della frangia folta.
E' l'espressione che assume ogni volta che il suo cervello è all'opera, ogni volta che si concentra. Ha le sopracciglia che quasi si toccano tra loro,  e fissa lo sguardo su un punto distante. - La gente ha paura che in questo modo si finisca per invitare qualcuno di "loro" ad entrare in città.-
Ha le gambe poggiate al petto e le braccia incrociate sulle ginocchia.
Questa volta la sua voce tradisce risentimento.-Il governo ha decretato che manifestare qualsiasi forma di interesse per il mondo esterno è taboo.-
Affondo i palmi delle mani nell'erba.-Il re se la sta solo facendo sotto.-
-Hai ragione.- concorda la mia amica.- Ma è davvero questa l'unica ragione?- aggiunge, con fare assorto come qualche istante fa.
Solo che questa volta il suo sguardo è fisso all'orizzonte, sul cielo che si tinge di arancio e vermiglio con l'avvicinarsi del tramonto.
-Sono le nostre vite che mettiamo in gioco.- puntualizzo, tra i denti. -Sono cavoli nostri.-
-Non credo proprio.-
E' la prima volta che interviene da quando siamo qui. Fino ad ora, Mika se n'era rimasto in silenzio, chiuso nel suo guscio.
-Scordatelo.- il suo tono è perentorio.
Io e Marina ci giriamo verso di lui, entrambe troppo sorprese per dire qualsiasi cosa.
- Non accadrà.- sentenzia infine Mika, con la sua voce profonda.
Improvvisamente mi torna in mente quello che è successo poche ore fa. Mi sento fremere di rabbia. Non sopporto il modo in cui Mika si senta così in diritto di intromettersi nelle mie scelte.
-Il che mi ricorda- lo guardo con astio.-a che diavolo pensavi quando hai detto quelle cose ai nostri genitori?!- sbotto.
Marina sgrana gli occhi, confusa.
-Non ho mai detto che avrei cooperato.- replica Mika, senza scomporsi. A volte ho quasi l'impressione che mi guardi con sufficienza. Si sente davvero così superiore a me? Accidenti.
-Allora... com'è andata?- si intromette Marina, conciliante. E curiosa.
- Ecco...- al pensiero della discussione con mia madre, mi si stringe il cuore. Anche se quella di entrare nei Corpi di Ricerca è una decisione che spetta solo a me, non posso fare a meno di desiderare l'appoggio di entrambi i miei genitori.-Non erano esattamente felici e contenti...- sospiro.
-...Posso immaginare...-
Le sue parole mi colpiscono come un pugno. -Cosa?- sbotto.-Hai intenzione di unirti anche tu al coro e dirmi di fermarmi?!-
-Beh...è pericoloso.- osserva Marina.-Ma ti capisco. Nemmeno io riesco a comprendere coloro che credono di vivere al sicuro all'interno di queste mura. Certo, hanno resistito cento anni, tuttavia non abbiamo alcuna garanzia che non possa succedere oggi, eppure...-
Marina non fa in tempo a completare la frase.
Un rumore tremendo. Come un'esplosione, fa tremare la terra. In lontananza, riesco a malapena a distinguere i colori brillanti di un fulmine che si abbatte.
Mi accorgo che persino Mika è impallidito.
-Cos'è stato?- balbetta Marina, bianca come un lenzuolo, una volta in piedi.
- Quello era un terremoto?- suggerisco, ancora con la pelle d'oca. -Andiamo a vedere!-
Sto per scattare, quando mi accorgo che Marina ci ha dato le spalle e ha già iniziato a correre.-Marina, cosa cavolo stai...?-
Sembra non sentirmi. Oltrepassa rapidamente la stradina e svolta l'angolo. Dopodichè, però, si blocca. Sembra una statua. Ha la bocca spalancata e lo sguardo atterrito. Le braccia che penzolano lungo i fianchi.
-Ehi! Riesci a vedere qualcos?- urlo, il cuore mi martella nel petto. Corro per raggiungerla, Mika è dietro di me.
Il tempo sembra essersi fermato. La folla è immobile. Si potrebbe sentire il rumore di uno spillo che cade a terra. I nostri sguardi, gli sguardi di tutti, sono rapiti dalla nube nera all'orizzonte, oltre le mura. Un fumo densissimo, proprio dove ricordo di aver visto cadere il fulmine.
E poi, compare.
Una mano.
Una mano enorme. Cinque dita fumanti, un intrico di muscoli scarlatti e carne scoperta. Si avvinghiano alle mura, provocando crepe profonde.
- Non può essere...!!- riconosco la voce di Marina, accanto a me, ma non riesco a muovermi. I suoni mi giungono ovattati, come se stessi sognando. -Que... quelle mura sono... alte quasi cinquanta metri...- la mia amica non riesce a capacitarsene, come tutti, del resto. Il suo cervello brillante e razionale cerca di trovare una spiegazione, posso quasi sentirlo lavorare.
Il fumo si fa più denso, la nube più spessa.
E' uno di "loro".
Ed ecco che compare. Accanto alla mano.
Una testa. Un complesso intreccio di carne scoperta, due file di denti perfetti, infallibili. Gli occhi piccoli e penetranti.
Un gigante.

Quel giorno, l'umanità ricordò.

E poi, accade l'impensabile. Un rumore terribile, assordante. La terra trema, un vento implacabile si sprigiona quando, con una ginocchiata, il Gigante crea una breccia nelle Mura.

La paura...

Quello che segue, sono istanti di confusione e panico più totali. Tutto ciò che poggia sul suolo si solleva, e nel giro di un istante è spazzato via. Case, carri, persone.

... Di una vita sotto il loro dominio...

Urla e strepiti riecheggiano ovunque. Il terrore non è più solo un ente astratto, ma qualcosa di concreto. Quasi mi sembra di vederlo.

L'umiliazione di vivere come uccelli in gabbia.
 
 
 
Angolo autrice:
Ehilà!
Rieccomi con il nuovo capitolo, che ne pensate? Ho cercato di seguire fedelmente il manga, quindi vorrei davvero sapere cosa ve ne pare.
Un bacione grandissimo a tutti!
 
 
   
 
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