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Autore: John Spangler    19/04/2016    1 recensioni
Dopo aver lasciato la piccola città di Cocoyashi, Nami Watanabe e sua madre si trasferiscono nella metropoli di Loguetown, una delle perle della California meridionale, per iniziare una nuova vita. Tra amori, drammi e problemi vari, le loro vicende si intrecceranno con quelle degli altri abitanti di Loguetown, mentre intanto il boss mafioso Crocodile conduce nell'ombra i suoi loschi affari, con la collaborazione del Joker. Come andrà a finire? Lo scoprirete solo leggendo questa storia.
Genere: Angst, Commedia, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Yuri | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti
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- Questa storia fa parte della serie 'A Thousand Pieces'
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Capitolo 6: Manovre di avvicinamento

 

30 Novembre 2015

Loguetown, California, USA

Palestra Shimoshiki

 

-...148...149...ngh...150!- Zoro smise di fare le flessioni e si tolse il grosso peso metallico che aveva sulla schiena. L'oggetto, che pesava una decina di chili, cadde a terra con un tonfo sordo.

 

- E bravo Zoro, hai di nuovo battuto il tuo record.- disse Bellamy, seduto su una panca ad osservare il suo amico. A differenza di quest'ultimo, che indossava una tuta rossa ormai zuppa di sudore e maleodorante, Bellamy aveva addosso i suoi vestiti normali ed era pulito. Aveva appena finito di lavarsi dopo aver concluso la sua solita sessione di esercizi vari, ed era rimasto lì per far compagnia a Zoro.

 

Il poliziotto dai capelli verdi si asciugò il sudore della fronte col dorso della mano e si mise in piedi, ansimando.- La prossima volta...arriverò a 300.-

 

- 300? Sei sicuro?-

 

- Fidati, ce la farò.-

 

- Se lo dici tu...- Il biondo diede un'occhiata all'orologio sul muro.- Hmm...senti, io mi avvio. Tu che fai?-

 

- Resto qui ancora un pò. Voglio esercitarmi col sacco.-

 

- Ancora? Ma sei qui da più di due ore! Non sei stanco?-

 

- Un pò, ma posso sopportarlo.-

 

- Zoro, prima o poi tutto questo finirà per ucciderti. Va bene tenersi in forma, ma così esageri.-

 

- Mi fa piacere vederti preoccupato per la mia salute, Iena. Non sapevo che ci tenessi così tanto.-

 

L'altro poliziotto sghignazzò.- Se ti succedesse qualcosa, poi io e gli altri chi piglieremmo per il culo? Comunque, se vuoi continuare a massacrarti, fai pure. Ci vediamo domani al distretto.- Zoro gli rispose con un cenno della testa. Bellamy si allontanò fischiettando.

 

Zoro prese un respiro profondo, chiuse gli occhi e si avvicinò al sacco pieno di segatura che veniva solitamente usato come bersaglio per i pugni degli atleti. Aprì gli occhi di scatto, mosse leggermente le braccia all'indietro e iniziò a tempestare di colpi il povero sacco. Non essendoci nessun altro al momento in palestra, i pugni echeggiarono nel silenzio come colpi di mitragliatrice, anche per via della velocità. All'improvviso Zoro interruppe la gragnola di pugni e mollò un calcio all'oggetto, poi un altro e un altro ancora. Andò avanti così per circa un minuto, per poi fermarsi e sorridere soddisfatto.- Ora ci siamo.-

 

Quasi tutti i giorni, dopo aver finito il turno al distretto, Zoro si recava in palestra per allenarsi. Rimaneva sempre un pò di più degli altri, in modo da poter usare bene tutti gli attrezzi. Inoltre, una volta alla settimana partecipava al corso di arti marziali tenuto dal proprietario della palestra. Ed era quello il suo vero interesse.

 

Zoro era un appassionato di arti marziali, fin da quando, molti prima, aveva assistito a un incontro di Drakul Mihawk, un ungherese che attualmente deteneva il titolo di campione del mondo. Era rimasto ipnotizzato dalle movenze dell'uomo, che era subito diventato il suo idolo. Da allora, aveva dedicato quasi tutto il suo tempo libero ad imparare le varie discipline esistenti. Il suo sogno era diventare forte quanto Mihawk, e magari anche riuscire a batterlo, se mai si fossero incontrati (Molti pensavano che quella di Zoro fosse un'ossessione più che un sogno, ma nessuno si azzardava a dirglielo in faccia. Avevano troppa paura della sua reazione).

 

Fece schioccare le nocche delle mani e si stiracchiò per bene. Ora che ci faceva caso, iniziava a sentire un pò di stanchezza (Una delle peculiarità di Zoro era la sua resistenza sovrumana alla fatica). Per quel giorno si era allenato abbastanza. Si sarebbe prima fatto una bella doccia e poi sarebbe tornato a casa a gustarsi una bottiglia di sakè o due (Un'altra era l'elevata capacità di sopportazione degli alcolici) davanti a un buon film, oppure sarebbe uscito coi suoi amici.

 

- Ehilà, Zoro.-

 

Il poliziotto si girò e si accorse della presenza di Tashigi. La sua collega indossava una tuta gialla con delle strisce nere, e sembrava appena arrivata.- Tashigi...come mai qui?-

 

- Avevo voglia di esercitarmi un pò con mio padre.- Tashigi era figlia del proprietario della palestra, e spesso approfittava della struttura per allenarsi. A volte sostituiva suo padre nel corso di arti marziali, con grande gioia degli allievi (Oltre ad essere bella da vedere, era anche molto meno severa).

 

- E lui dov'è?- Notò anche che non aveva gli occhiali, e pensò che dovesse esserseli tolti per l'allenamento. Si chiese come facesse senza, poi gli venne in mente che era solo un pò astigmatica. Nulla che la rendesse cieca come una talpa, quindi.

 

- Sarà qui tra poco. Tu, piuttosto, che fai?-

 

- Niente, ho finito gli allenamenti e stavo per andarmene.-

 

Tashigi diede un'occhiata ai muscoli di Zoro, messi in evidenza grazie al fatto che la maglia della tuta gli si era appiccicata addosso per via del sudore, e si morse un labbro.- Senti...prima di andartene, ti andrebbe di provare due mosse con me?-

 

Zoro inclinò leggermente la testa.- Non potremmo fare un'altra volta? Comincio a sentirmi stanco.-

 

- Eddai, solo un paio di mosse, che vuoi che sia?- Si mise una mano su un fianco e sorrise.- Non avrai mica paura di me?-

 

- Paura?-

 

- Di perdere. Sì, dev'essere così. Hai paura di perdere contro una donna.-

 

Roronoa digrignò i denti. Tutto si poteva dire di lui, ma non che avesse paura di una donna. Fissò la sua collega con uno sguardo di fuoco.- Va bene, ma vediamo di fare in fretta.- 

 

Tashigi abbandonò il sorriso e divenne improvvisamente molto più seria. Piegò leggermente le gambe, e partì alla carica. Si muoveva con una tale velocità che Zoro ebbe a malapena il tempo di assumere una posizione difensiva, per poi essere colpito in pieno petto da un pugno della ragazza. Barcollò un attimo e strabuzzò gli occhi, più per la sorpresa che per la forza del colpo.

 

- Che diavolo...-

 

- Ho lavorato molto sulla mia velocità, Zoro.- giunse la voce di Tashigi da dietro di lui, con una sfumatura vagamente inquietante.- Ma non solo. Guarda un pò qua.- Prima che potesse reagire, la ragazza lo colpì alla base della schiena con una forza tale da farlo cadere a terra di faccia. Zoro ruggì e fece per girarsi, ma Tashigi gli saltò addosso e lo tenne fermo col suo corpo.

 

- E ho anche imparato come sfruttare al meglio la mia massa corporea.- Era vero. Per quanto Zoro si sforzasse, non riusciva a scrollarsi di dosso Tashigi. E dire che era molto più leggera di lui!

 

Zoro soffocò un'imprecazione.- Va bene, lo ammetto. Mi hai sorpreso. Ora però vuoi toglierti di lì?-

 

- E perchè? Si sta comodi, qui sulla tua schiena. E poi...- Si abbassò quel tanto che bastava da avvicinarsi all'orecchio di Zoro.-...finchè ti sto sopra, sei completamente immobile. Perchè non dovrei approfittarne?- sussurrò con una voce sensuale che avrebbe fatto intuire a chiunque le sue intenzioni.

 

A chiunque, tranne che a Zoro. Infatti, il ragazzo stava pensando a chissà quale strana mossa Tashigi avesse intenzione di tirare fuori, forse qualcosa che aveva a che fare con le gambe o con la schiena. Non pensò neanche vagamente al sesso, neanche quando iniziò ad avvertire un principio di erezione dovuto alla pressione dei seni della ragazza sulla schiena. Non che fosse gay, o chissà che altro. Era semplicemente parecchio ottuso.

 

- Che intenzioni hai?- chiese, aspettandosi il peggio.

 

- Beh, ad esempio potrei...-

 

-...potresti alzarti e lasciar andare quel poveretto prima di rompergli accidentalmente qualche osso.- disse improvvisamente una voce maschile, con appena una punta di rimprovero.

 

Tashigi alzò la testa e si trovò davanti suo padre, Koshiro. Per poco non le venne un colpo. Nella frenesia del momento, si era completamente dimenticata di lui. Scese immediatamente da sopra Zoro e guardò imbarazzata suo padre.- M-mi sono fatta trascinare dall'entusiasmo, Oto-san. Stavamo...-

 

-...stavamo solo provando un paio di mosse, Sensei.- disse Zoro rialzandosi.- Sua figlia è riuscita ad atterrarmi.-

 

- Mmh...capisco. Vuoi rimanere ancora un pò, Zoro?-

 

- No, grazie, mi sono allenato abbastanza per oggi.-

 

- Come vuoi, ci vediamo la prossima volta allora.-

 

- Arrivederci, Sensei. Tashigi.- Zoro rivolse un cenno di saluto alla ragazza e si allontanò.

 

Subito dopo, Koshiro volse lo sguardo verso sua figlia.- Stai ancora cercando di sedurlo, vero?-

 

Tashigi arrossì un pochino.- Sì, Oto-san.-

 

- E lui non ha ancora reagito?-

 

- No, Oto-san. A volte ho l'impressione che neanche si accorga di me.-

 

- Forse dovresti desistere. In fondo, ci sono tanti altri giovanotti in...-

 

- Mai!- esclamò improvvisamente Tashigi con una determinazione che spaventò Koshiro. Strinse un pugno e socchiuse gli occhi.- Lo giuro su tutto quello che c'è di più sacro, Oto-san. Dovessi metterci cento anni, alla fine quell'uomo sarà mio!- E per sottolineare la sua affermazione, pensò bene di dare un pugno al sacco che stava prima usando Zoro. Purtroppo, ci mise troppa forza, tanto che lo spaccò in due e la segatura finì tutta sul pavimento.

 

- Ops...- Tashigi aveva voglia di sprofondare.

 

Koshiro scosse la testa e sospirò. Quando sua figlia si metteva in testa una cosa, perdeva completamente il lume della ragione. Sarebbe stata capace di distruggere tutto ciò che aveva davanti pur di raggiungere il suo obiettivo. Dio abbia pietà di chi si metterà tra lei e Zoro, pensò chinandosi e iniziando a raccogliere i resti del sacco.

 

***

 

In un supermarket qualunque

 

Il cassiere del supermarket prese delle monetine dalla cassa e le diede alla cliente.- Ecco il suo resto, signora. Vuole che chiami un commesso per aiutarla con le buste?-

 

- No grazie, faccio da sola.- rispose la donna mettendosi gli spiccioli in tasca.

 

- Come vuole, signora. Buona giornata e grazie per aver fatto la spesa da noi.-

 

Bellemere rispose con un cenno del capo, prese le buste e si avviò verso l'uscita.

 

- Forse avrei dovuto farmi aiutare.- mormorò tra sè e sè la donna, facendo attenzione a dove metteva i piedi. Le buste della spesa erano talmente piene di roba da ostruirle parzialmente la visuale, e rischiava di andare a sbattere contro qualcuno.

 

E fu proprio questo che accadde. Appena ebbe varcato la soglia del negozio, fece per svoltare l'angolo e si scontrò con un muro di mattoni umano. Sia lei che il contenuto delle buste caddero a terra, e a giudicare dalle imprecazioni che sentiva, doveva essere successa la stessa cosa anche a quell'altra persona, chiunque egli fosse.

 

- E che cazzo! Stia un pò attenta, signora!-

 

Bellemere non ebbe difficoltà a riconoscere la voce.- C-clint?-

 

Era proprio Clint Callahan, alias Smoker. Il poliziotto si rialzò massaggiandosi la schiena e fissandola di sbieco. Come l'ultima volta che si erano incontrati, non sembrava molto felice di vederla.- Di nuovo tu.-

 

Kyoko Watanabe si aspettò per un attimo che Smoker l'avrebbe aiutata a rialzarsi, ma non ricevendo alcuna mano tesa, lo fece da sola. Le faceva male la schiena, ma fortunatamente non era niente di grave. Sorrise imbarazzata.- Smoker...che sorpresa. Cosa fai qui?-

 

- Che te ne importa?-

 

- Niente, io...chiedevo soltanto.-

 

Smoker grugnì.- Ero venuto a comprare dei sigari. Questo supermarket è l'unico posto in città dove riesco a trovarli a un prezzo decente.-

 

- Non sigarette? Sai, ricordo che al liceo ne fumavi in continuazione.-

 

- Merito di mia moglie. Mi ha convinto a smettere con le sigarette e a limitarmi a un sigaro di tanto in tanto.-

 

Moglie? Questa non me l'aspettavo, pensò la donna.- Oh, sei...sei sposato? Non lo sapevo.-

 

- Vedovo.- rispose Smoker con un tono più cupo del solito.

 

- Oh.- Bellemere non sapeva cosa dire. Decise di cambiare argomento.- Senti, stavo pensando...visto che ci siamo ritrovati dopo tanti anni, che ne diresti se...insomma, se qualche volta ci incontrassimo per fare due chiacchiere?-

 

Il poliziotto aggrottò le sopracciglia.- Cosa ti fa credere che io abbia voglia di passare del tempo con te?-

 

- Beh...non so, non hai voglia di parlare dei vecchi tempi? Di...-

 

- Stammi bene a sentire, stupida femmina.- Smoker le si avvicinò minaccioso e le puntò contro un dito.- Il fatto che tu adesso viva nella mia stessa città non mi riempie di gioia, ma posso tollerarlo. Posso anche sopportare il fatto di vederti in giro. Ma non pensare neanche per un attimo che io voglia passare del tempo con te, o anche solo parlarti. Con quello che è successo tra di noi, non voglio neanche pensarti! Sei uscita dalla mia vita, e non vi rientrerai mai più! Se cercherai un'altra volta di parlarmi, giuro che non risponderò più delle mie azioni.- Al che si girò e si diresse verso l'entrata del supermarket, calpestando nel mentre un paio di barattoli usciti dalle buste di Bellemere.

 

La donna rimase a guardare la schiena del suo ex che si allontanava, per poi sparire oltre le porte scorrevoli del negozio. Rimase immobile con le braccia lungo i fianchi, negli occhi una tristezza mista a rimorso e senso di colpa. Una lacrima le rigò la guancia sinistra. Alla fine si riprese e si chinò per raccogliere i suoi acquisti.

 

Non può andare avanti così, pensò. Devo parlare con Clint. Devo mettere a posto le cose. Devo...devo costringerlo ad ascoltarmi. Sì, farò così.

 

Finì di rimettere gli oggetti nelle buste di carta e si avviò verso l'Impala parcheggiata poco più avanti (Senza scontrarsi con qualcun altro, fortunatamente).

 

***

 

Fuori da un cinema in centro

 

Nami e Bibi uscirono dal cinema ridacchiando. Ognuna delle due aveva in mano un grosso bicchiere di Coca-Cola con una cannuccia da cui sorseggiavano di tanto in tanto, Bibi praticamente in silenzio, Nami molto rumorosamente.

 

- Cavolo, che film. Abbiamo fatto bene a vederlo. Devo proprio ringraziarti, Nami.- disse l'egiziana.

 

- E di che?- rispose la rossa.- Mi sono semplicemente limitata a scegliere un titolo da un elenco.-

 

- E' vero, ma resta comunque un'ottima scelta. La trama era avvincente, e gli effetti speciali ancora meglio. E la tua amica è stata bravissima.-

 

Erano andate a vedere un film intitolato "La principessa dei fantasmi", il nuovo capitolo della serie Thriller Bark, una saga a metà tra l'horror e il comico. La serie era iniziata da poco, ma aveva subito acquisito un'enorme popolarità in tutti gli Stati Uniti, e stava anche per essere esportata all'estero. Ma la particolarità del film che avevano appena visto le due ragazze, era che aveva come protagonista una vecchia conoscenza di Nami: Perona Addams, sua compagna di classe alle elementari e alle medie, e che ad un certo punto si era trasferita altrove con la sua famiglia. Per un bel pò, Nami non aveva saputo più nulla di lei, ma di recente aveva scoperto che si era messa a fare l'attrice. Aveva iniziato con qualche particina di poco conto in alcune serie TV, tra cui Game of Thrones e Supernatural. Il ruolo interpretato ne "La principessa dei fantasmi" rappresentava il suo esordio sul grande schermo. Nami era rimasta sorpresa nel leggere il nome della sua vecchia compagna di scuola nel cast, e quello era stato il secondo motivo che l'aveva spinta a scegliere quel film (L'altro era che lei era una grande fan di Thriller Bark. Aveva visto tutti gli altri film, alcuni anche più di una volta).

 

- A dire la verità, non siamo mai state grandi amiche. Sai, lei era...beh, diciamo solo che era un pò stronza. In questi anni non mi è mancata per niente. Però ero curiosa di vederla recitare in un film importante.-

 

- Beh, sia come sia, resta il fatto che è un'ottima attrice. E come si muove! Hai visto come ha decapitato quello zombie gigante dopo essergli saltata sulle spalle?-

 

- Già, e quell'altra scena dove scopre che quello nel suo orsacchiotto era in realtà il fantasma della sua peggiore nemica? Sono morta dal ridere!-

 

Le ragazze scoppiarono a ridere, poi presero un ultimo sorso dai bicchieri e li gettarono in un cestino dell'immondizia.

 

- Adesso dove andiamo?- chiese Bibi.

 

- Non saprei, tu dove...- Nami si interruppe, sentendo una vibrazione proveniente dalla tasca dei jeans. Vi infilò una mano ed estrasse il suo smartphone.- Oh, è Nojiko. Chissà che vuole.- Premette l'icona di accettazione della chiamata.

 

- Ehi, cuginetta, dove sei?- giunse la voce di Nojiko dall'altro capo.

 

- In giro con Bibi, siamo appena uscite dal cinema.-

 

- Bene, ho una notizia che ti potrebbe interessare. Più tardi, al Marineford, c'è un live di Apoo e gli Scratchmen, e zio Kidd mi ha fatto avere dei biglietti gratis. Ti va di venire?.-

 

Apoo e gli Scratchmen erano un celebre gruppo reggae, un genere musicale che Nami adorava. Perciò, colse al volo l'occasione.- E me lo chiedi pure? Certo che mi va!-

 

- Benissimo. Viene anche Bibi?-

 

- Aspetta che glielo chiedo.- Si girò verso la sua amica.- Bibi, a te piace la musica reggae?-

 

- Reggae? Uhm...a essere sincera, credo di non averla mai ascoltata. Perchè?-

 

- Nojiko ha avuto dei biglietti gratis per il live di un gruppo reggae, e voleva sapere se ci va di venire.-

 

L'egiziana ci pensò su un attimo e poi rispose.- Ma sì, perchè no?-

 

- Bene.- La rossa tornò a parlare con sua cugina.- Ha detto di sì.-

 

- Fantastico, allora ci vediamo tutte davanti al Red Force. Il tempo di darmi una sistemata e poi andiamo. Ciao ciao!- La comunicazione si interruppe. Nami si rimise il telefono in tasca.

 

- Hai già ascoltato qualcosa di quel gruppo?- chiese Bibi.

 

- Oh sì, tutte le loro canzoni. Vedrai, ti piaceranno sicuramente.- rispose entusiasta Nami.

 

- Va bene, mi fido.- L'egiziana sorrise, subito ricambiata dall'americana.- Credi che debba cambiarmi?-

 

- Ma no, vai benissimo così.-

 

- Meno male. Allora chiamo Igaram e gli dico di venirci a prendere.-

 

Bibi prese il cellulare e telefonò a Igaram. Quest'ultimo, essendo nelle vicinanze, non ci mise molto ad arrivare, e accompagnò le due ragazze al Red Force.

 

 

NOTA DELL'AUTORE: Ricordate quando ho detto che ci sarebbero stati 30 capitoli? Beh, non sarà più così. Di recente ho dato un'occhiata agli appunti, e mi sono accorto che c'erano diverse cose che non andavano, così mi sono messo al lavoro e ho rifatto tutto daccapo. Ora ce ne saranno 27, di capitoli.

 

E a proposito di questo capitolo, sicuramente vi starete chiedendo "Ma come, Koshiro è il padre di Tashigi? E Kuina?" Tranquilli, verrà tutto spiegato a tempo debito.

 

Alla prossima, cari lettori! E fatemi sapere cosa ne pensate.

  
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