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Autore: Ehyca    20/04/2016    3 recensioni
Minseok non è davvero bravo in cinese, Luhan è lo studente nuovo con dei segreti, Jongdae dà pessimi consigli, ma Kyungsoo no. Sehun apprezzerebbe davvero tanto se Kim Jongin smettesse di interessarsi a lui, Baekhyun e Chanyeol sono davvero sul confine del più-che-solo-amici, e niente, la loro vita si incasina giusto un po'.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Lu Han, Lu Han, Un po' tutti, Xiumin, Xiumin
Note: AU, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Minseok non sentì Luhan per tutto il fine settimana, eccetto per un'unica telefonata di un minuto in cui Luhan chiese timidamente, “Come si dice ‘hetong’ in Coreano?” e Minseok cercò velocemente e rispose con un semplice, “Contratto” e poi il ragazzo Cinese chiese, “Questa... questa non conta come un sessione di studio, giusto?”
Non ci volle molto perché Minseok capisse che quello che intendeva Luhan era, “Questo non significa che ti devo pagare, giusto?” e gli fece stringere lo stomaco.
“No,” disse, deglutendo a fatica. “No, sto solo aiutando un... compagno di scuola.”
“Okay,” rispose Luhan, con voce sottile. “Grazie, Minseok.”
E finì lì.
Minseok non parlò con Luhan per tutto il fine settimana, ma parlò con Kyungsoo, attirandolo fuori con offerte di dolcetti fatti da sua madre. (Era tacita regola tra loro, che se avessero semplicemente chiacchierato senza alcuno scopo, non c'era bisogno di nessuna offerta, ma se fosse servito qualche consiglio, allora l'offerta doveva essere commestibile. Kyungsoo non aveva quasi mai bisogno di consigli. Le offerte di Minseok erano allo 80% cibo.)
“Sono una persona terribile, Kyungsoo,” era la frase che caratterizzava la maggior parte del suo discorso. “Vuole solo qualcuno che lo aiuti a sopravvivere in un paese straniero. Perché sono così cattivo con lui?”
“Dimmelo tu, hyung,” era sempre la risposta calma del più piccolo.
Minseok sbuffò. “Non lo so. È solo che – non ho niente contro di lui, personalmente. Non ha assolutamente niente che non vada. Sono solo infastidito perché devo fare uno sforzo e passare del tempo a fare qualcosa che non voglio fare.”
“Probabilmente lo capisce,” rispose Kyungsoo.
“Sì, forse, ma... ha già così tanti problemi di suo. Ricordi, me l'hai detto tu... che deve essere così spaventato. Ieri, quando gli ho detto che volevo smettere... mi è sembrato terrificato. Come posso abbandonarlo così?”
“Hai un cuore davvero grande, hyung.”
“Sono un pollo.”
Kyungsoo rise leggermente. “È vero,” confermò. “Non riesci a vedere le persone in difficoltà o che soffrono.” Fece una pausa. “Ecco perché sei mio amico.”
“Non dire cose, Soo!” esclamò velocemente Minseok. “Lo sai che non è vero. Mi piace passare il tempo con te. Sei una delle persone più belle che conosco.” Sorrise leggermente. “È per questo, però, che sono ancora amico di Jongdae, quella povera anima. Sarebbe perso senza di me.”
Kyungsoo grugnì dall'altra parte del muro. “Ad essere sinceri, hyung, sei tanto cattivo con Jongdae quanto dici di esserlo con Luhan.”
Minseok rise. “Sa che gli voglio bene, nel profondo.”
“Chi, Jongdae o Luhan?”
Jongdae,” disse velocemente Minseok. “Ovviamente.”
Kyungsoo ridacchiò. “Stavo solo scherzando, hyung. Ma comunque, Luhan... hai detto di essere incastrato con lui?”
Minseok sospirò. “Sembrerebbe di sì. Ho accettato di aiutarlo con i suoi compiti, più il grande progetto che deve fare, e siedo accanto a lui in classe, e sono il suo compagno di laboratorio di scienze, e siede al nostro tavolo a pranzo e... sì, sembra proprio che sia incastrato con lui.”
Kyungsoo rimase in silenzio per un momento, e poi disse, “Sai, hyung…quando Luhan ha detto ‘Non ho nessuno,’ penso dicesse sul serio. Pensa a quanto sarà difficile per lui farsi qualche amico. Anche se il suo coreano è migliore di quanto non lasci intendere... esporsi sarà davvero difficile. Essere il ragazzo nuovo è sempre difficile. Voglio dire, non posso dirlo per esperienza, ma è quello che ho sentito.” Kyungsoo rise amaramente. “Ma davvero, dico sul serio. Oltre ad essere spaesato e confuso, probabilmente è anche molto solo.”
Minseok si morse il labbro incerto. Non era esattamente sicuro dove Kyungsoo volesse andare a parare.
“Quello che voglio dire è…hyung, probabilmente ha bisogno di un amico tanto quanto ha bisogno del tuo aiuto. Sei la prima persona con la quale ha potuto legare da quando è arrivato qui. Ha bisogno di questo legame. Anche se è fastidioso – e sono sicuro che sappia quanto questa situazione possa esserlo – ne ha davvero bisogno.” Kyungsoo prese un profondo respiro. “Penso davvero che dovresti provare ad essergli amico. Sul serio, hyung. Sarà molto più facile passare così tanto tempo con lui se... gli offri una mano amica. E lo apprezzerà tanto.”
A volte, Kyungsoo era sin troppo saggio e nel giusto per essere vero. Minseok sospirò. “Lo so,” disse, con voce sofferente. “Lo so, Kyungsoo. È solo che... non so se siamo compatibili. Dal punto di vista dell'amicizia, dico. Non lo so e basta.”
“Come fai a dirlo?”
Minseok fece una smorfia. “Non so mai cosa dirgli,” spiegò. “Tu e Luhan siete già più a vostro agio di quanto non lo siamo noi. È stupido.”
“Soprattutto considerando che io ho praticamente zero capacità nel socializzare,” aggiunse Kyungsoo, e Minseok rise.
“È vero, però. Di solito sono abbastanza amichevole. Ma Luhan risucchia tutta la mia eloquenza. Non sono mai a mio agio con lui. Penserà che sono un perdente. O solo uno stronzo. Mi chiedo perché mi voglia ancora intorno.”
“Probabilmente il tuo inconscio sta cercando di evitare qualsiasi interazione per la tua riluttanza a fare tutto questo,” affermò Kyungsoo, e Minseok ebbe paura che il discorso stesse prendendo una brutta piega. Fortunatamente, disse solo, “Sono sicuro che se ci provi ti verrà naturale. Ti prego, provaci hyung. Per il bene di entrambi.”
Minseok sospirò pesantemente. “D'accordo,” mormorò. “Cercherò di essere più gentile con lui.”
“Grazie,” disse Kyungsoo, e sembrò leggermente fiero di sé. “E già che ci sei, smettila di rendere difficile la vita a Jongdae.”
“Whoa, whoa, è lui che rende difficile la mia vita. Io sto solo rispondendo ai suoi attacchi. È una cosa reciproca.”
A proposito di Jongdae, venne a fargli visita la domenica, e Minseok non si disturbò a condividere con lui i suoi problemi con Luhan, perché Jongdae dava consigli terribili. Gli chiese, comunque, come stesse andando la sua campagna per vincere il cuore di Kim Junmyeon – oops, il consiglio studentesco. Jongdae gli diede un colpo e disse che stava andando benissimo, grazie tante, e che sarebbe stato meglio che Minseok votasse per lui altrimenti avrebbe ritenuto chiusa la loro amicizia e sarebbe diventato il migliore amico di Kyungsoo. Minseok fece qualche altra battuta sul presidente del consiglio studentesco, Jongdae fece qualche minaccia vuota, e il maggiore riuscì a dimenticarsi del ragazzo cinese che avrebbe dovuto affrontare l'indomani a scuola.
Almeno Jongdae serviva a qualcosa.
(Beh, quello e qualche altra cosa, ma Minseok non lo avrebbe mai ammesso a voce alta.)


Minseok prese seriamente il consiglio di Kyungsoo. Davvero. Potrebbe non essere sempre la scelta migliore accettare il consiglio da un vicino recluso e più piccolo, ma Kyungsoo non lo aveva mai deluso prima, quindi tendeva a fidarsi del più piccolo e agiva di conseguenza.
Eppure quando Luhan arrivò a scuola il giorno seguente e si sedette accanto a Minseok con un sorriso e un mormorato, “Buongiorno,” Minseok non riuscì a fare quello che sapeva Kyungsoo avrebbe voluto facesse. Sapeva che avrebbe dovuto guardare Luhan negli occhi, che avrebbe dovuto salutarlo calorosamente e magari chiedergli come fosse andato il fine settimana, ma quando giunse il momento... non ci riuscì. Non quando guardando il ragazzo si ricordò dei suoi occhi disperati quando aveva pregato Minseok di non abbandonarlo, e del modo in cui la sua voce aveva tremato quando disse che lo avrebbe pagato, solo per tenerlo vicino.
Minseok sì sentì male all'improvviso, e tutto quello che riuscì a dire fu un “Giorno,” in risposta, con gli occhi fissi sul banco.
Luhan probabilmente non voleva nemmeno essere suo amico. Minseok era una persona orribile.
Eppure, a pranzo, quando Minseok era seduto da solo in mensa (perché Jongdae stava stampando i poster per la propria campagna), Luhan gli si avvicinò in silenzio e indicò il posto vuoto accanto a lui, chiedendo, “Posso sedermi qui?”
Minseok si rese conto cheil ragazzo doveva essere davvero disperato se continuava a volersi sedere con lui anche dopo tutto quello che era successo tra loro. E il fatto che Luhan sentisse ancora il bisogno di chiedere se potesse sedersi lì fece stringere ancora di più il petto a Minseok.
“Certo,” disse, riuscendo a fare un sorriso, e Luhan ricambiò grato, sedendosi vicino a lui.
Ci furono un paio di secondi di silenzio, e poi Luhan mormorò, “Prometto di non farti alcuna domanda.”
Questo fece sussultare Minseok, perché gli ricordò quanto fosse stato acido con Luhan si da quando era arrivato. Per quanto la sua presenza potesse causargli stress, odiava il modo in cui Luhan camminasse in punta di piedi attorno a lui. “È tutto okay,” gli assicurò velocemente. “Per quanto riguarda Venerdì, io—” si fermò, e deglutì a fatica. “È tutto okay,” ripeté. “Davvero. Ti aiuterò con qualsiasi cosa ti serva.”
Poteva sentire gli occhi di Luhan su di sé, quindi Minseok sollevò lo sguardo dal proprio pranzo, e vide il ragazzo distogliere gli occhi velocemente, mordendosi il labbro per nascondere un sorriso. La scena fece sentire Minseok un po' meglio.
Questa era la sua occasione, pensò. Questa era la sua occasione per provare a Luhan di non essere davvero uno stronzo patentato. Era la sua occasione per mantenere la promessa fatta a Kyungsoo di provarci almeno.
Solo che, come al solito, Minseok si ritrovò senza sapere cosa dire, e finirono per stare seduti a mangiare in silenzio per un altro, interminabile minuto imbarazzante. C'erano un sacco di cose che Minseok avrebbe potuto dire—“Oh, vedo che hai il pranzo oggi.” “Dove vivi, comunque?” “Allora, riguardo quel grande progetto…”— ma le parole sembravano sempre rimanergli incastrate in gola. Aggrottando le sopracciglia e schiarendosi la voce, Minseok aprì la bocca per dire qualcosa, ma prima che potesse parlare, Luhan chiese, “Chi è quello?”
Minseok sollevò sorpreso lo sguardo dal proprio pranzo e vide Luhan indicare dall'altra parte della stanza. Seguendo il suo dito, il suo sguardo si posò su una figura sola ad un tavolo della mensa – un ragazzo allampanato con la pelle chiara, i capelli castani e un'espressione impassibile sul volto.
“Um,” disse incerto, socchiudendo leggermente gli occhi. “Non lo so. Penso che sia nuovo qui. È uno o due anni più piccolo di noi.”
Luhan posò il mento sulla mano e guardò in silenzio il ragazzo per un momento. Minseok sbatté le palpebre confuso, e poi il cinese mormorò, “Ke ai.”
Minseok non conosceva tanto la lingua, ma sapeva sicuramente cosa significava quello. E tra tutte le cose, più che domandarsi cosa ci trovasse di carino in quell'espressione amara, Minseok si ritrovò a chiedersi cosa questo potesse implicare. Luhan intendeva carino nel senso di 'mi ricorda un cucciolo' o carino nel senso di... qualcos'altro? Luhan trovava i ragazzi carini?
A Luhan piacevano i ragazzi?
Prima che Minseok potesse saltare alle conclusioni, però, Luhan disse, “Sembra solo.”
Scuotendo la testa per allontanare certi pensieri, Minseok disse, “Non l'ho mai visto parlare con qualcuno prima.”
“Probabilmente non si è fatto tanti amici,” concluse Luhan debolmente, con occhi compassionevoli. Poi, ancora più piano, disse, “Come me.”
Per Minseok, che si sentiva già abbastanza in colpa per aver trattato Luhan così male, fu un pugno allo stomaco.
“Dovrei parlare con lui,” disse Luhan all'improvviso, e si alzò in piedi per attraversare la stanza senza guardarsi indietro. Minseok lo guardò in silenzio, con qualcosa che gli attanagliava lo stomaco.
Mentre Minseok lo guardava, Luhan si fermò davanti al ragazzo e gli disse qualcosa, e da quanto poteva vedere, il più piccolo non rispose – guardò solo Luhan in silenzio. Il cinese disse ancora qualcosa, e Minseok sentì lo strano istinto di... di assicurarsi che stesse usando la giusta grammatica, o qualcosa del genere. Lui si era già abituato al tono basso e al forte accento di Luhan. Il povero ragazzo con il quale stava parlando poteva non capire una parola di quello che stava dicendo. Non era compito di Minseok assicurarsi che Luhan potesse comunicare con gli altri?
Non si alzò dalla propria sedia.
Alla fine, Luhan si sedette di fronte al ragazzo, ma era l'unico a parlare. Il più piccolo continuava a fissare il proprio piatto vuoto e di tanto in tanto sollevava lo sguardo su Luhan, con espressione ostile e sgradevole. Minseok si chiese perché Luhan ci stesse pure provando.
Per un momento si domandò se Luhan non ritenesse quel ragazzo una migliore opzione rispetto a sé. Non fu un pensiero piacevole, però.
Con sorpresa di Minseok, Luhan finì per tornare al suo fianco dopo qualche minuto, sembrando imperturbato e non particolarmente scoraggiato. Si sedette accanto a Minseok e mormorò piano. “Il suo nome è Sehun. Oh Sehun.”
Minseok lo guardò con le sopracciglia alzate. “Te l'ha detto lui?”
Luhan scosse la testa. “L'ho letto sull'uniforme.” indicò la piccola targhetta sulla propria giacca. “Non ha detto molto.”
“Non è molto amichevole,” constatò Minseok, punzecchiando il resto del proprio pranzo. Non che io lo sia.
Luhan scrollò semplicemente le spalle e sorrise. “Si aprirà,” disse.
“Continuerai a provare?” chiese Minseok, sorpreso.
Il ragazzo fece un vago suono di assenso. “Sì. Sono molto…” Fece una pausa. “Yiguan.”
Minseok si accigliò. “Analisi?”
Luhan rise. “No, no. Uh…Non mi arrendo facilmente.”
Oh. Il cinese di Minseok era pessimo. “Ah. Persistente.”
Luhan rise ancora e annuì. Minseok pensava ancora che la sua risata fosse insolitamente carina. “Sì. Persistente.”
Minseok annuì stupidamente. Si domandò se fosse per questo che Luhan continuava a sopportare il suo comportamento meno che accogliente. Si chiese se Luhan lo avrebbe lasciato in pace se avesse convinto Oh Sehun ad aprirsi con lui.
Si chiese anche se gli sarebbe andata bene, nel caso fosse successo.


Minseok continuava a ripetersi che avrebbe chiesto a Luhan se avesse bisogno di aiuto per qualcosa, se Jongdae non avesse insistito che Minseok lo aiutasse a scrivere il discorso per la sua campagna dopo la scuola. Si ripeteva che avrebbe fatto uno sforzo per essere più amichevole. Lo avrebbe fatto. Ma anche se Minseok si lamentava di Jongdae più di ogni altra cosa, la sua lealtà rimaneva verso il proprio migliore amico piuttosto che verso il suo... compagno cinese. Ecco perché non lo aveva fatto.
Ma anche mentre ascoltava Jongdae ripetere il proprio discorso circa un centinaio di volte, la sua mente lo portava a Luhan, e a tutte le cose che potevano causargli qualche problema qui in Corea. Anche se la comprensione e il vocabolario di Luhan erano sorprendentemente buoni, aveva spesso difficoltà a capire le cose che lo circondavano. Se nella stanza c'era troppo rumore o il suo interlocutore strascicava troppo le parole o usava un gergo, era spaesato. Se troppe cose gli venivano dette tutte insieme, lo sguardo di Luhan appariva terrificato e abbandonava ogni speranza di capire. Se non poteva fermarsi e chiedere un chiarimento su qualcosa, andava nel panico e confondeva tutto il resto della frase. E non solo quello, Minseok si chiedeva anche se Luhan sapesse tutto. Capiva il sistema della metropolitana? Poteva ordinare da un menù? Sarebbe stato capace di afferrare il sarcasmo, o delle battute o... o un flirt? Luhan poteva prendersi cura di se stesso?
Minseok doveva continuamente ripetersi che Luhan non era un bambino, che poteva capire le cose da solo, che non era una sua responsabilità.
“Minseok. Hey, Minseok-ah.” Ci vollero un paio di secondi prima che Minseok si rendesse conto delle dita che schioccavano davanti al suo naso.
“Cosa? E non chiamarmi così,” disse, sbattendo le palpebre e riscuotendosi dai propri pensieri.
Jongdae rise. “Ho detto ‘hyung’ tipo quattro volte. Non hai risposto. Pensavo fossi andato in catalessi.”
Minseok fece una smorfia. “Stavo cercando di non ascoltare la tua voce irritante.”
“Non mentirmi, Kim Minseok,” rise Jongdae. “Allora, com'è il mio discorso?”
“Sinceramente ho smesso di ascoltare dopo l'ottava volta.”
“Perché, eri troppo impegnato a pensare a qualcos'altro – o dovrei dire qualcun altro?” Jongdae inarcò le sopracciglia in modo suggestivo.
Minseok sbuffò, cercando di ignorare il fatto che le sue guance si fossero arrossate all'accusa. “Sì, Kyungsoo. Probabilmente sarà preoccupato da morire chiedendosi dove sono.”
“Conoscendo Kyungsoo, probabilmente potrebbe morire per questo,” rise Jongdae. “Ma non ti ha mandato alcun messaggio per chiederti se è successo qualcosa, quindi immagino non sia così.”
“Whoa, sentiti un po', Sherlock.”
“In ogni caso,” continuò Jongdae, sollevando un sopracciglio, “la persona a cui mi stavo riferendo non era Kyungsoo, e sono sicuro che lo sapessi.”
Minseok si passò una mano tra i capelli, stanco. “Vai a casa, Jongdae.”
“Avevi quello sguardo negli occhi,” disse Jongdae, sorridendo imperterrito.
“Che sguardo,” Minseok rimase impassibile.
L'amico aggrottò le sopracciglia. “Quello sguardo da ‘Oh il mio povero Luhan, cosa dovrei fare’. Quello che ti viene ogni volta che fingi che non ti interessi se finirà o meno in un canale di scolo. Sei pessimo a nascondere le tue emozioni, hyung. O forse sono io troppo bravo a leggerti.”
L'unica risposta di Minseok fu sollevare gli occhi al cielo e dire, “Non ho uno sguardo.”
“Ma questo è quello che stavi pensando,” concluse Jongdae.
No,” disse deciso Minseok. “Perché dovrebbe importarmi di lui?”
“Lo stai facendo ancora~” canticchiò provocatorio Jongdae.
Minseok grugnì. “Okay, penso di aver finito qui,” disse, alzandosi e controllando l'orologio. “Devo tornare a casa, comunque.”
Jongdae sembrò lasciar perdere – per un volta – e si alzò a sua volta, raccogliendo i propri fogli. “Perché, chi ti aspetta? I tuoi genitori lavorano fino a tardi il lunedì, no?”
“Devo chiedere a Kyungsoo di aiutarmi con una cosa,” rispose Minseok, mettendosi lo zaino in spalla. “E poi devo cenare, sto morendo di fame.”
“Prendi qualcosa da mangiare prima di andare,” suggerì Jongdae, seguendolo.
“Nah,” rifiutò immediatamente. “Lo sai com'è mia mamma con quello che mangio.”
“Oh, giusto,” grugnì Jongdae. “Come ho fatto a dimenticarlo?”
Minseok scrollò le spalle e si affrettò alla porta e sul marciapiede. Avrebbe davvero fatto tardi. “Ci vediamo, okay? Buona fortuna con il tuo discorso. È fantastico, giuro.”
“Grazie, hyung. Ci vediamo.” Jongdae rimase alla porta del café e salutò Minseok che correva verso casa. Odiava correre tanto quanto odiava essere in ritardo. Lo metteva di malumore.
Casa sua non era tanto lontana, fortunatamente, e Minseok la raggiunse giusto in tempo per mettere la testa fuori dal balcone e dire, “Eccomi.”
“Ce l'hai fatta,” la voce di Kyungsoo giunse dall'altra parte del muro. “Per un secondo mi sono preoccupato.”
Minseok rise. “Jongdae mi ha trattenuto,” spiegò.
“Questo non ti ha mai fermato prima.”
Kyungsoo lo conosceva troppo bene. Doveva smetterla di condividere tutti i suoi segreti con il vicino. “Già, mi sono un po' distratto.”
“Facendo cosa?” chiese Kyungsoo, genuinamente curioso.
Minseok scrollò le spalle, anche se l'altro non poteva vederlo. “Solo pensando, immagino.”
Kyungsoo mormorò. “Beh, vai allora,” disse piacevolmente.
“Vado, vado,” disse Minseok, sorridendo. Si voltò per tornare in camera, poi si fermò. “Aspetta, posso chiederti un favore?”
“Certo,” disse Kyungsoo.
“Avresti – avresti una macchina fotografica da prestarmi?”


Minseok rimaneva sempre perplesso come ogni volta che parlava con Luhan, il ragazzo sembrasse comprendere la maggior parte di quello che diceva, ma quando altre persone parlavano con lui, Luhan le guardava come se non capisse una parola. Ora, Minseok era generalmente molto attento quando parlava con lui – usava un vocabolario semplice, scandiva bene le parole, e così via – ma anche quando gli parlava Jongdae, con la sua solita parlantina rapida, Luhan lo seguiva piuttosto bene.
Quindi non aveva senso per Minseok, l'espressione spaesata e confusa di Luhan quando un paio di ragazze lo avvicinarono durante la prima pausa. Tutto ciò che chiesero era dove avesse vissuto in Cina e che tipo di cinese parlasse, cose abbastanza comprensibili, ma Luhan rispose inclinando la testa di lato e accigliandosi leggermente.
“Um…hai capito la nostra domanda?” chiese una delle ragazze, sembrando preoccupata.
Luhan sbatté le palpebre un paio di volte, poi disse qualcosa in rapido cinese che nemmeno Minseok afferrò. Nonostante questo, le ragazze si voltarono verso di lui, e Minseok scrollò le spalle.
“Okay, beh, uh…è stato un piacere parlare con te,” disse la ragazza, e le due amiche tornarono al proprio posto.
Luhan riportò lo sguardo sui propri compiti di scienze senza dire una parola, e dopo qualche momento di silenzio, sussurrò, “Quali erano i mitocondri?”
Minseok lo fissò per pochi secondi, preso alla sprovvista, poi indicò la tabella davanti a lui. “Questi,” disse, puntando una parte della cellula animale.
“Ahhh,” disse Luhan, annuendo. “Xianliti.”
Minseok lo guardò scrivere la parola nella casella vuota. “Perché fingi di non capire?” mormorò all'improvviso.
Luhan lo guardò, chiaramente sorpreso. “Ma davvero non lo sapevo,” disse, sembrando leggermente imbarazzato.
“No, non quello,” spiegò Minseok, facendo un cenno verso i suoi compiti. “Intendo quando le persone parlano con te. È accaduto un paio di volte. Fai sempre finta di non capire quello che dicono, anche se so che non è così.”
“A volte parlano troppo piano,” disse Luhan, distogliendo lo sguardo.
“Stavano parlando forte e chiaro oggi,” insistette lui.
Luhan si morse il labbro per un secondo. Sembrava stanco. “Non sono davvero interessate,” spiegò alla fine. “Non fanno domande perché vogliono conoscermi. Le fanno perché sono nuovo e strano. Pensano sia eccitante.”
“Più che altro pensano tu sia carino,” mormorò sotto voce Minseok.
“Huh?”
Minseok scosse la testa. “E se volessero davvero conoscerti? Esserti amici?” chiese.
Luhan riempì un'altra casella. Le sue lettere erano ancora grandi e infantili. “Allora continueranno a provare,” disse con attenzione. “E mi chiederanno qualcos'altro oltre che come si scrive il loro nome in cinese.”
Minseok sentì una strana fitta al petto, e pensò alla custodia nella propria borsa, che gli era stata passata il giorno precedente da sopra il divisorio. Aprì la bocca per dire qualcosa, ma poi la campanella suonò, e Minseok si morse la lingua. Lo avrebbe fatto dopo. Detto dopo. Lo avrebbe fatto.


Jongdae non aveva alcun incontro per il consiglio degli studenti quel giorno, ma quando raggiunse Minseok al tavolo della mensa, il più grande era ancora solo.
“Dov'è il tuo ragazzo cinese?” chiese Jongdae, guardandosi attorno curioso.
Minseok sollevò lo sguardo dal proprio pranzo, sorpreso. “Cosa? Non è qui ancora?”
Jongdae scrollò le spalle, e Minseok si sentì all'improvviso irragionevolmente preoccupato. Guardò la porta dalla quale di solito entrava Luhan per raggiungerli, quasi aspettandosi che il ragazzo apparisse lì immediatamente. Quando non lo fece, Minseok studiò velocemente la mensa, e i suoi occhi vennero attirati automaticamente da un tavolo vagamente familiare. “Oh,” disse, sbattendo le palpebre.
Luhan era seduto nuovamente di fronte a quel ragazzo – Sehun, giusto? - e sorrideva mentre parlava con l'amico (se così si poteva chiamare). Sehun continuava a non dire niente per non incoraggiare Luhan, da quanto poteva vedere Minseok, ma il ragazzo cinese non sembrava abbattuto dalla mancanza di risposta.
“Oh, eccolo lì,” disse Jongdae, interrompendo Minseok dal suo momento di trance. “Si è fatto un amico.”
“Uh, qualcosa del genere,” disse piano Minseok.
Jongdae rise. “Si sta avvicinando all'altro ragazzo nuovo,” disse. “Che cosa carina.”
Minseok arricciò il naso, e si bloccò velocemente dal dire qualcosa di stupido tipo “Perché dovrebbe farlo quando ha già me.”
Prima che Minseok potesse dire qualcosa, Luhan si alzò e cominciò a camminare verso di loro. I loro occhi si incrociarono e Minseok sbatté le palpebre sorpreso quando Luhan sorrise timido e lo salutò. Senza pensare, Minseok ricambiò il saluto.
Jongdae gli diede una gomitata, e Minseok non si degnò nemmeno di cercare di capire cosa stesse suggerendo l'amico.
“Nessuna fortuna?” chiese Minseok quando Luhan si sedette accanto a lui. Le parole erano pesanti sulla sua lingua, ma riuscì a farle uscire.
Luhan lo guardò, gli occhi spalancati e ancora una volta sorpresi, e Minseok si chiese se fosse davvero così sconcertante che stesse cercando di fare conversazione. “Uh, no, non proprio,” disse il ragazzo. “Non ha ancora detto niente.”
“Cosa gli stavi dicendo?” chiese curioso Jongdae, dando un morso al suo pranzo.
Luhan scrollò le spalle. “Gli stavo solo parlando un po' di me,” rispose. “Dato che non vuole dirmi niente su di sé.”
“Perché così potete essere amici?” chiese Jongdae.
Luhan scrollò ancora le spalle. “Se lui vuole.”
Fece tornare in mente a Minseok la loro conversazione di prima. Non sono davvero interessati. Allora continueranno a provare. Si chiese se Luhan stesse facendo quello che sperava gli altri facessero con lui.
Si domandò se era quello che avrebbe dovuto fare per Luhan.


Per qualche stupida, incomprensibile ragione, ci volle un intero giorno perché Minseok trovasse il... coraggio, o qualcosa del genere, per voltarsi verso il compagno e dire, “Ho qualcosa per te.”
Luhan lo guardò sorpreso. Minseok cominciava a ricevere spesso quello sguardo da parte sua. “Qualcosa?” chiese incredulo.
Minseok si sentì di nuovo improvvisamente nervoso, con i palmi sudati per nessuna ragione. “Uh, già. Hai, um, non hai una macchina fotografica, giusto? Per il tuo progetto?”
Luhan annuì, con gli occhi distraentemente lucidi.
Minseok si schiarì la gola. “Beh, me lo sono ricordato all'improvviso, ieri... e ho chiesto a Kyungsoo, perché ricordavo ne avesse una. E ha detto che puoi usarla, se vuoi. Lui non la usa tanto. Dice che non c'è tanto da fotografare a casa sua.” Rise leggermente. “Comunque, sì. Ce l'ho con me, se vuoi. Possiamo cominciare a fare le foto quando vuoi tu.”
“Noi?” ripeté Luhan, e Minseok quasi sussultò.
“Um…già. Voglio dire, dovrei aiutarti, giusto? E se vuoi essere nella foto, allora deve farla qualcun altro, no?”
Un sorriso cominciò ad aprirsi sul viso di Luhan. “Sì, immagino di sì.”
Minseok si schiarì ancora la gola. “D'accordo. Allora, um, te la posso dare ora.” Si alzò e cominciò a raccogliere velocemente le proprie cose.
Luhan si alzò accanto a lui, ma non toccò i propri compiti per il giorno. “Grazie,” disse piano, e Minseok deglutì a fatica. “Non dovevi farlo per me.”
Minseok si inumidì le labbra e scrollò le spalle, gli occhi fissi sul banco. “Non è... niente,” mormorò. “Non preoccuparti.”
Si fermarono di fronte all'armadietto di Minseok un minuto più tardi, e il ragazzo tirò fuori la fotocamera dal proprio zaino e la passò con cautela a Luhan. “È piuttosto carina,” disse, con gli occhi fissi sull'oggetto per assicurarsi che Luhan non la facesse cadere. “Kyungsoo ha detto che devi starci attento, okay?”
Luhan annuì velocemente, guardando la macchina quasi con rispetto. “Lo farò,” promise. “Dì a Kyungsoo che lo ringrazio, okay?”
Minseok gli assicurò che lo avrebbe fatto. “Allora, um, vuoi andare... oggi, o più tardi? Non ho molto da fare,” disse, grattandosi il collo incerto.
Luhan lo guardò ancora, ma per sua sorpresa, scosse la testa. “Non posso, a dire il vero,” disse Luhan. “Sono impegnato.”
“O-oh,” disse Minseok, preso in contropiede. “Magari domani, allora?”
Luhan fece una smorfia. “Vediamo,” disse lentamente. “Potrei essere impegnato anche domani.”
Minseok voleva chiedere perché – moriva dalla voglia di saperlo – ma non lo fece. “Oh. Okay. Beh... proverò a cercare un altro giorno, allora. Fammi sapere quando sei libero.”
Luhan gli sorrise, e Minseok dovette sbattere le palpebre per la luminosità. “Grazie,” disse con sincerità, e Minseok riuscì a fargli solo un piccolo sorriso in risposta.
Si stava sforzando di essere più gentile e tutto, davvero, ma era difficile quando si ritrovava senza parole così spesso.


Luhan finì per non essere libero il mercoledì dopo la scuola, e poi di nuovo il giovedì, e Minseok si chiese cosa potesse fare il ragazzo tutto quel tempo (dato che per quanto ne sapeva lui, ancora non aveva amici), ma non pensava fosse suo diritto chiedere. Comunque, vedeva il ragazzo a scuola, dato che Luhan era letteralmente accanto a lui tutto il giorno, a meno che Minseok fosse in bagno o Luhan stesse parlando con Oh Sehun (che, a quanto pare, aveva risposto ad alcune delle sue domande con monosillabi, cosa che rese Luhan estremamente entusiasta).
In ogni caso, Minseok pensava di dover essere grato che Luhan non avesse mai tempo per stare con lui dopo la scuola. Dopotutto, questo significava che aveva nuovamente un po' del tempo libero che era stato così preoccupato di perdere. Stranamente, però, non si sentiva sollevato. Ogni volta che stava a casa, a lavorare su progetti scolastici o cose così, si ritrovava a domandarsi perché Luhan continuasse a rifiutare le sue offerte di aiutarlo con lo studio. Forse era davvero tanto impegnato, ma a volte Minseok si chiedeva se Luhan semplicemente non volesse più passare tanto tempo con lui di quanto non ne passasse ora. Forse si era stancato del suo comportamento e del suo essere sempre a disagio. Minseok lo sarebbe stato.
Per qualche ridicola ragione, Minseok si infastidì per questa cosa, diventando irritabile e triste fino a che il venerdì, a fine lezioni, Luhan non si voltò verso di lui e chiese titubante, “Hai tempo oggi?”
La quantità di speranza e sollievo che dilagò nel cuore di Minseok a quella stupida domanda era davvero assurda. “Sì!” esclamò un po' troppo in fretta. Si schiarì la voce. “Voglio dire, sì, ho tempo. Ho tutto il fine settimana per fare i compiti e tutto, quindi... sì.”
Luhan gli sorrise grato. “Se non sei impegnato... penso mi piacerebbe cominciare a fare foto per il mio progetto oggi. È un gran lavoro, quindi sono un po' preoccupato.”
Minseok annuì comprensivo. “Finiremo in tempo, non preoccuparti,” disse. Sbatté le palpebre sorpreso quando si rese conto con quanta facilità fosse uscito quel 'finiemo'. Non 'finirai'. Non lo stava spingendo su Luhan, così come avrebbe voluto fare la settimana precedente. Lo avrebbero fatto insieme.
“Ho portato dei vestiti per cambiarmi,” disse piano Luhan, risvegliando Minseok dai suoi pensieri. Gli tornò vagamente in mente che gli aveva insegnato lui stesso la parola 'cambiarsi' il loro primo giorno insieme. Il ragazzo indicò la propria borsa. “Non voglio indossare la divisa nelle mie foto.”
Minseok annuì. “Ha senso,” disse. “Vuoi cambiarti ora, prima di andare?”
Luhan annuì. “Devo solo prendere i compiti da fare nel fine settimana,” disse, e cominciò a prendere i libri dal banco. Gli occhi di Minseok si spalancarono quando i libri cominciarono ad impilarsi. “Io, uh…ho lasciato che si accumulassero,” disse piano, incespicando un po' con le parole. “Un po'.”
Minseok non sapeva se insegnare il verbo 'procrastinare' a Luhan o se dargli una pacca incoraggiante sulla schiena. Invece, non fece niente. Si ritrovò semplicemente a dire, “Possiamo, uh, lavorarci. Sai, nel fine settimana. Se vuoi.” Distolse lo sguardo dal compagno e si concentrò nel recuperare i propri libri.
Ci fu un breve silenzio, e poi una piccola voce disse, “Sarebbe carino.”
Minseok sorrise tra sé e sé.


Di tutti i posti in cui Minseok si aspettava Luhan lo portasse per la prima sessione di foto, l'aeroporto non era uno di quelli. Però, aveva senso, se ci pensava. Il progetto doveva essere circa la sua nuova vita in Corea, e l'aeroporto era la prima cosa che il ragazzo aveva visto appena atterrato. Era giusto cominciare da lì.
Ora vestito con dei bermuda casual e una vecchia maglietta a righe, e con indosso un grande zaino pieno zeppo di cerniere, Luhan poteva confondersi decisamente con la folla, a parte le valigie. Minseok, d'altra parte, dava nell'occhio con la sua divisa scolastica e con in mano una costosa fotocamera. Si mosse a disagio, guardando Luhan da dietro. Il ragazzo era sempre molto ordinato ed elegante con la sua uniforme, ma ora, vestito normalmente, sembrava... cordiale, in un certo senso. Amichevole, e a suo agio. Minseok si chiese se anche lui stesse così bene con indosso i vestiti di tutti i giorni.
Luhan si voltò all'improvviso, e Minseok trasalì leggermente per la sorpresa. Il ragazzo sorrise gentilmente. “Io, um, avrei un'idea, più o meno. Per come dovrebbero essere le foto.” Minseok annuì incoraggiante. “Vorrei che venisse scattata da dietro, solo la mia schiena, con l'aeroporto attorno a me…” Fece una pausa, poi indicò un cartello lì vicino. “Ecco, davanti alla sezioni dei voli internazionali. Ho pensato che... forse... tipo, le persone potrebbero essere…” Cercò la parola giusta, poi imbarazzato mosse vagamente le mani, simulando movimento. “Mohu.”
Minseok lo fissò per un momento, poi rise all'improvviso. “Sfocate?” chiese.
Luhan sorrise un po' timidamente e scrollò le spalle, con le guance rosa.
“Penso di aver capito cosa intendi,” disse rassicurante Minseok. “Ma... non sono sicuro di come farlo.”
“Nemmeno io,” ammise Luhan con vergogna.
In un secondo, Minseok tirò fuori il proprio cellulare, ancora sorridendo. “C'è il Wi-Fi in questo aeroporto, giusto? Lo cerco.”
Era più facile a dirsi che a farsi, a quanto pare. Luhan era praticamente appiccicato al fianco di Minseok, sbirciando il suo cellulare mentre controllavano diversi blog di fotografia e siti di how-to. Era abbastanza difficile fare qualsiasi cosa con Luhan così vicino, con i suoi capelli che di tanto in tanto gli sfioravano la tempia o la fronte, lo spazio tra loro così ridotto che Minseok poteva sentire il calore corporeo irradiare dalla sua pelle. Alla fine, però, Minseok riuscì a mettere insieme qualche informazione e cominciò ad armeggiare con la fotocamera di Kyungsoo, cercando di capire le impostazioni e di cambiarle senza rompere niente.
Ci vollero secoli di prove ed errori, sospiri di frustrazione e smorfie di repulsione, ma alla fine riuscirono a fare qualche foto decente. Luhan rimase con la schiena rivolta a Minseok, le mani che afferravano le spalline del suo zaino e il mento alto, mentre guardava dritto davanti a sé, come se si stesse preparando per il suo viaggio. Le luci erano un po' troppo forti, e le persone spesso camminavano davanti all'obbiettivo senza rendersi conto di star rovinando foto che sarebbero potute essere buone, ma alla fine Minseok guardò le anteprime degli scatti nel piccolo schermo e poté ritenersi soddisfatto. Non erano niente di spettacolare, ma nemmeno terribili, e quando Luhan le vide, si illuminò eccitato.
“Sono perfette,” disse senza fiato, afferrando senza pensarci il polso di Minseok. Le luci rendevano i capelli di Luhan quasi dorati, le sue guance rosse e il suo sorriso brillante.
Minseok pensò, per un breve secondo, che anche con dei vestiti casual e sotto le forti luci dell'aeroporto, Luhan fosse raggiante.
(Ed era una cosa piuttosto strana da pensare, quindi Minseok ripose il pensiero da parte.)
“Ci scriverò una didascalia sotto,” disse Luhan, con il viso ancora troppo vicino a quello di Minseok. I loro sguardi si incontrarono sopra la fotocamera. “Penso scriverò…‘Il vento era forte il giorno in cui sono volato qui. Mi sentivo come se mi stesse soffiando verso la Corea. Qui è dove il mio viaggio ha inizio. Nell'aria.’”
Minseok deglutì a fatica e annuì. “Perfetto,” disse, a voce stranamente bassa, e non era sicuro se stesse parlando della grammatica, della didascalia, o... di qualcos'altro.
Sperava si riferisse alla grammatica.

  
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