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Autore: la luna nera    21/04/2016    5 recensioni
Un tempo esisteva un regno minuscolo e pacifico, affacciato sul gelido mare artico. Il Cuore di Ghiaccio, antico amuleto la cui origine si perde nella notte dei tempi, garantì pace e prosperità fino al giorno in cui il giovane erede al trono compì il gesto che avrebbe cancellato ogni cosa, compresa la sua memoria.
Una lunga avventura lo attende e lo fa vagare senza una meta ben precisa per le fredde lande gelate alla ricerca del suo sconosciuto passato. E il destino lo porta nel piccolo villaggio di Beflavik dove qualcosa sembra esserci veramente......
Genere: Avventura, Mistero, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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OMBRE SULLA LUCE
 
 

 
 
Il vento stava pian paino aumentando di intensità e il cielo si stava coprendo di nuovo, tutti segnali che facevano presagire un imminente ritorno di Galdramardur. Burian non si fece impressionare neanche un po’ da tutto questo, anzi, era ciò che voleva. Si era portato poco fuori Beflavik ed aveva con sé il Cuore di Ghiaccio e il Pugnale di Bloch, avanzava verso l’altopiano di Slottbergen a testa alta e con passo sicuro, non aveva paura di affrontare quel maledetto che gli aveva portato via Ranja e tutta la sua vita. Si voltò indietro per un istante gettando uno sguardo sul villaggio che lo aveva accolto, non voleva che accadesse niente a quelle persone innocenti che già avevano corso un grande rischio quando, durante la Festa del Sole di Mezzanotte, il nemico si era fatto vivo. Anche per loro si sarebbe battuto con coraggio.
Posò il piede sull’altopiano mentre il vento soffiava sempre più minaccioso, sembrava volesse spingerlo a tornare sui suoi passi; certo, l’avrebbe fatto a patto che Ranja fosse stata con lui.
“Ben arrivato principe di Badeneisten.”
Quel saluto pronunciato da una voce oscura gli fece comprendere che Galdramardur era lì.
“Sei stato molto imprudente a presentarti qui da solo, dov’è il vecchio? Dove lo hai lasciato?”
“Non sono cose che ti riguardano.” Ancora non lo vedeva, ne udiva solo la voce. “E tu? Sei così vigliacco da non avere il coraggio di mostrarti? Perché te ne stai nell’ombra?” Portò una mano sull’impugnatura del Pugnale di Bloch che teneva alla cintura per trovarvi il coraggio.
“Io avrei paura di mostrarmi?” L’aria risuonò di una sinistra risata, a pochi metri di distanza dal ragazzo iniziarono ad addensarsi cupe nuvole sospinte dal gelido vento che si concentrarono in un turbine dal quale si materializzò. “Contento di vedermi?”
Eccolo finalmente, ora lo vedeva con indosso quella lunga tunica nera, la faccia cerulea su cui brillavano due occhi di fuoco, le mani dalle dita ossute paragonabili a quelle di uno scheletro.
“Hai paura, principe?”
Ingoiò il nodo che gli stava quasi impedendo di respirare.
“Se ancora non ne hai, preparati.” La sua bocca si piegò in un sorriso. “Ho una sorpresa per te, in fondo non sei qui per me, sbaglio?” Allargò le braccia e fece emergere Ranja dal mantello.
La vista della sua amata che presentava una faccia praticamente uguale ad una maschera spenta e inespressiva gli gelò il sangue. “Ranja…. Amore mio, che ti ha fatto…”
“La tua promessa sposa è davvero una ragazza determinata e interessante, i miei complimenti.” Le accarezzò i lunghi capelli.
“Non ti azzardare a toccarla, maledetto!” Si scagliò contro di lui sfoderando il Pugnale di Bloch, ma fu respinto con violenza da un incantesimo scaturito da un velocissimo gesto della sua mano destra. Impattò sul suolo semi gelato dal quale emergevano rocce appuntite che gli provocarono piccole ferite, non si curò del dolore e tentò di rialzarsi facendosi forza, continuando a stringere il Pugnale nella mano.
“Non ho voglia di battermi con te, sarebbe una lotta impari.” Ricongiunse le mani e spinse Ranja davanti alla sua persona. “Non hai i mezzi né la forza per affrontarmi, posso schiacciarti come un verme come e quando voglio.”
“Questo lo dici tu!” Si mise di nuovo in assetto di attacco, ma esattamente come prima si ritrovò steso al suolo in una frazione di secondo. Tentò di rimettersi in piedi nonostante l’acuirsi del dolore provocatogli da nuove ferite sul suo corpo, ma questa volta non vi riuscì poiché Galdramardur gli piombò addosso stringendogli le sue dita scheletriche attorno al collo. Non si fece sopraffare, puntò il piede sul ventre del nemico e spinse con tutta la forza che aveva in corpo. Si liberò rotolando via rapidamente e gettò uno sguardo su Ranja che era rimasta immobile come una statua, schivò con agilità quasi tutti i colpi di incantesimo che gli scagliava contro, non faceva caso alle nuove ferite e alle dolorosissime contusioni che avvertiva su tutto il corpo, si batté con enorme valore fino a che non si trovò con le spalle ad una parete di ghiaccio. Prese il Pugnale di Bloch portandoselo all’altezza del petto, pronto a colpire. Galdramardur si fermò a pochi passi da lui: conosceva quell’arma e la temeva poiché era ben consapevole che il più lieve dei colpi inferti con quel Pugnale gli sarebbe potuto risultare fatale.
“Voglio proporti un patto, hai visto che non puoi niente contro la mia magia.” Burian non rispose, ogni suo muscolo tremava per il dolore e per la paura.
“Io ti restituisco la ragazza e tu in cambio mi dai il Cuore di Ghiaccio.”
Restò interdetto per una manciata di secondi stentando a credere di aver udito veramente quel ricatto. Riflettendo con attenzione sulle parole udite, comprese che forse non tutto era perduto, doveva solo tentare di giocare d’astuzia e coglierlo di sorpresa. “Che vigliacco sei… Tu hai paura di quest’arma, non è così? Altrimenti non saresti mai  sceso a  compromessi, ammettilo!”
“Pochi discorsi! Ti ho fatto una proposta ed esigo che tu mi risponda alla svelta!”
“Vuoi una risposta?” Piegò le labbra in un sorriso. “Eccola!” Senza pensarci due volte lo attaccò col Pugnale di Bloch ferendolo leggermente sul braccio sinistro. Quello, colto totalmente alla sprovvista dall’audacia e dalla repentinità dell’azione, indietreggiò maledicendolo. “Vedi che non sono uno sprovveduto? Il Cuore di Ghiaccio appartiene alla mia famiglia da generazioni ed è mio preciso dovere proteggerlo. E in quanto a Ranja…” gettò uno sguardo sulla ragazza “…tornerà a casa con me, puoi starne certo!”
Non batté ciglio, si era immobilizzato a pochi metri da lui fissandolo con rabbia. Teneva una mano sulla lieve ferita infertagli da Burian il quale, senza mai perderlo di vista e con il Pugnale stretto in mano, si avvicinò alla sua adorata Ranja, l’afferrò per un braccio trascinandola ai margini dell’altopiano di Slottbergen. Si alzò di nuovo il vento, prima relativamente leggero, poi sempre più intenso, si generarono delle nubi che avvolsero Galdramardur.
Poi scomparve e proprio in quel frangente Ranja cadde a terra priva di sensi.
Burian non riusciva a capacitarsi dell’accaduto: aveva battuto il nemico con l’ausilio del prodigioso Pugnale e, cosa ancora più importante, aveva liberato la sua amata. Sbuffò liberandosi della tensione che teneva in corpo, ancora le sue gambe tremavano e si guardò un’ultima volta attorno per sincerarsi che il nemico se n’era andato sul serio. Lì assieme a lui restava solo Ranja priva di sensi, la prese in braccio dopo aver riposto l’arma nel fodero e si incamminò verso Beflavik.
 
La gioia di Dilia non appena vide Burian sopravanzare con Ranja fra le braccia esplose in un pianto liberatorio, a poca distanza c’era Theon il cui sguardo brillava di orgoglio nel constatare quanto il suo signore fosse stato prode e valoroso. La ragazza fu messa a letto, fra l’altro non aveva ancora ripreso i sensi e questo fece pensare che fosse rimasta vittima di un oscuro incantesimo. Il Gran Sacerdote si sedette presso di lei stringendo fra le mani il suo bastone concentrandosi profondamente. Dopo alcuni minuti di meditazione chiese a Burian di essere messo al corrente di quanto accaduto fra lui e Galdramardur e di come fosse riuscito a trarre in salvo la ragazza; ascoltò con attenzione il racconto del giovane manifestandogli poi alcune perplessità.
“Devo confessarti, mio principe, che non sono affatto tranquillo. Quel figuro non si fa sconfiggere così facilmente.”
“E dunque? Vuol forse insinuare che non sono stato bravo?” Prese il Pugnale di Bloch. “L’ho colpito con questo e l’ho ferito al braccio bloccandolo e rendendolo inoffensivo esattamente come mi aspettavo dall’uso dell’arma. Non le pare positivo tutto questo?”
Theon mugugnò. “Non metto in dubbio le tue azioni e conosco molto bene l’enorme potere del Pugnale, ad  ogni modo non posso fare a meno di manifestarti le mie perplessità. Non mi fraintendere, riportare qui la ragazza è senz’altro un punto a nostro favore e riconosco che sei stato davvero in gamba, però….”
“Però?” Lo incalzò.
“Non mi sento tranquillo. Galdramardur non ha ancora ottenuto ciò che desidera e non getterà certo la spugna per una lieve ferita.”
“E’ vero, ad ogni modo Ranja è di nuovo accanto a me.” Accarezzò la fronte della ragazza addormentata. “Con lei al mio fianco ce la farò.”
“Mhm.” Il vecchio sacerdote mugugnò e si chiuse in un silenzio di molti minuti alla fine dei quali si alzò in piedi. “Allontanati, mio signore, devo recitare alcune preghiere per lei.” Toccò la fronte della ragazza con la punta del bastone mentre dalla sua bocca uscivano parole incomprensibili, una luce biancastra inondò la stanza. Poi tutto tacque e tornò all’apparente normalità.
“Lasciatela riposare adesso e non appena si sarà svegliata vedremo se e quali conseguenze Ranja si porta addosso a causa del rapimento.”
 
La ragazza dormì profondamente per quasi dieci ore consecutive, dalla sua stanza non uscì il minimo rumore ma questo non fu sufficiente a ridonare la tranquillità a Burian e Theon. Il ragazzo continuava imperterrito a sfogliare le pagine del Libro di Badeneisten leggendo e rileggendo ogni parola per scovarvi qualsiasi cosa di utile per affrontare la battaglia finale, sapeva infatti che quel piccolo scontro dal quale era uscito vincitore era solo un assaggio di ciò che avrebbe dovuto affrontare. Si sentiva stanco e stressato, passava continuamente davanti alla stanza da letto di Ranja nella remota speranza di veder aprire quella porta, vederla uscire sorridente e corrergli incontro per baciarlo ed abbracciarlo come quella sera. Non si sentiva invece alcun rumore, evidentemente stava ancora riposando. Theon era preoccupato per lo stato psicologico del suo signore e ritenne opportuno farlo pensare ad altro, seppur per qualche ora. Lo invitò a rilassarsi un po’ per recuperare le forze, magari dormendo o facendosi un bagno caldo, se Ranja si fosse svegliata, glielo avrebbe fatto sapere immediatamente. Non troppo convinto, il ragazzo decise di seguire il consiglio del sacerdote, preparò una vasca con acqua bella calda nella sua camera, si liberò degli abiti e vi si immerse sperando di distendere i muscoli e liberare la mente da tutti i pensieri negativi che da troppo tempo vi stazionavano. Chiuse gli occhi reclinando la testa all’indietro e si lasciò andare.
Erano passati forse trenta minuti da quando si era assopito, sentì aprire la porta e dei passi piuttosto leggeri in avvicinamento che gli fecero pensare a Theon, ma quando due mani piuttosto fredde gli cinsero il torace da dietro e avvertì un bacio piuttosto focoso sul collo, capì che non era lui. Aprì gli occhi voltandosi di scatto e vedendo ciò che desiderava più di ogni altra cosa.
“Ranja… amore mio… Finalmente ti sei svegliata.” I suoi occhi increduli iniziavano a bagnarsi di lacrime, da quanto attendeva quel momento!
“Sei stato bravissimo ad affrontare quello stregone, sapevo che non mi avresti abbandonata fra le sue grinfie.”
“Non lo avrei mai fatto.” Le accarezzò il volto e poi la baciò come desiderava fare da giorni. “Quanto mi sei mancata, amore mio….”
“Mi sei mancato anche tu, ho seriamente temuto di non poterti rivedere mai più.”
“Theon e Dilia sanno che ti sei svegliata?”
“No, ho preferito venire subito a cercare te, amore mio.”
E di nuovo si lasciarono vincere dalla voglia di abbracciarsi e di baciarsi. Ranja accarezzava quei capelli biondi leggermente umidi, affondandovi le dita per poi passare a massaggiargli il collo e le spalle. C’era un qualcosa di nuovo in quei gesti, un qualcosa che a Burian non dispiaceva più di tanto ma che non rientrava nel modo di fare della sua ragazza. Era pur vero che la loro relazione era recentissima e ben pochi erano stati i momenti trascorsi fra baci e dolci effusioni, tuttavia c’era qualche stranezza che non riusciva a comprendere.
Si staccò da lei, solo allora si rese conto che indossava una leggera veste bianca senza maniche e piuttosto trasparente, nel suo sguardo mancava l’innocenza e la luce che ricordava.
“Che c’è? Perché  ti sei fermato?”
“Ranja…. Sei sicura di sentirti bene?”
“Certo, perché me lo chiedi?”
“Mi sembri strana….”
Gli accarezzò di nuovo il viso. “Forse ti sembro strana perché non riesco a smettere di baciarti? Cos’è, non ti piaccio più?”
“Oh no! Non è questo.” Esitò un attimo per trovare le parole più adatte. “E’ solo che…. Tu non sei mai partita ….come posso dire… così all’attacco. Mi sembri piuttosto focosa.”
Sorrise con una punta di malizia. “Mi sei mancato da morire e voglio recuperare alla svelta tutto il tempo perso.” Detto questo si alzò in piedi ed entrò nella vasca in cui stava Burian ed andò a sedersi sulle sue ginocchia. Il ragazzo restò quasi interdetto dall’audace gesto, tanto più che quella candida veste, andandosi ad inumidire, gli permise di vedere quel poco che ancora era rimasto nascosto.  Divenne rosa, poi rosso, poi viola in faccia mentre nell’aria si propagò la risata della ragazza. “Che fai, mio principe? Sei in imbarazzo nel vedermi così? Non sono di tuo gradimento?” Si alzò mentre passava le mani sul suo corpo evidenziando ulteriormente i seni visibilmente eccitati, sollevò il lembo della gonna scoprendosi le gambe ed invitandolo ad accarezzare la sua pelle con voce calda e suadente.
“Ranja, non provocarmi oltre, per favore.”
“Perché?” Lo baciò con foga.
“Io… non voglio spingermi troppo in là.”
Lo fissò e nei suoi occhi lui vide qualcosa che non doveva esserci. “Durante i miei giorni di prigionia non ho fatto altro che pensare a te e a come sarebbe stato bello amarci. Ora che sono tornata fra le tue braccia non desidero altro.”
L’abbracciò. “Anch’io non vedo l’ora, ma purtroppo non possiamo.”
“Perché?” Portò la mano sull’inguine del ragazzo. “A me sembra che qualcuno qua sotto non attenda altro.”
Lui, che respirava sempre con maggior fatica, tolse la mano di lì con rapidità. “Non possiamo fare l’amore perché questo comprometterebbe il ritorno di Badeneisten: il Cuore di Ghiaccio potrebbe perdere gran parte dei suoi poteri in quanto io e te non siamo stati ancora uniti in matrimonio e questo è un passaggio fondamentale nella lotta contro Galdramardur. L’ho capito leggendo altri dettagli nel Libro ed ho capito pure il motivo del nostro fidanzamento affrettato: io e te ci sposeremo prima possibile donando al Cuore di Ghiaccio la possibilità di rinnovare il suo potere, di renderlo più grande e sconfiggere Galdramardur.”
“Ah! Ancora con questa stupida storia! Possibile che per te non esista altro che il tuo regno e quel nemico da sconfiggere?!”
“Che discorsi fai? Non hai ancora capito come stanno le cose?”
La ragazza scosse la testa. “Non me ne importa nulla di tutto ciò, a me importa solo di noi due! Queste sono tutte stupidaggini.”
“Non sono stupidaggini.”
“Per me si e non mi importa di cosa sta scritto su quel Libro, io ti voglio Burian e ti avrò ad ogni costo.”
Gli saltò addosso senza dargli il tempo di controbattere, lui tentava di liberarsi da quella stretta focosa e passionale, Ranja lo baciava dappertutto e se da una parte il suo corpo si stava eccitando come non mai, dall’altra quel briciolo di razionalità che a fatica tentava di resistere gli urlava di allontanare la ragazza. Quella non era lei! Theon aveva ragione nel sospettare la presenza di un incantesimo del nemico! Doveva a tutti costi uscire  dalla sua camera, trovare il vecchio sacerdote e dare l’allarme. Spinse la ragazza con forza, si alzò, se la ritrovò addosso così repentinamente da farli cadere entrambi a terra, la vasca si rovesciò e l’acqua si sparse sul pavimento rendendolo scivoloso.
“Ranja, fermati, ti prego! Dobbiamo andare da Theon perché faccia qualcosa e ti liberi dall’incantesimo!”
“Ah, ma quale incantesimo!”
“Tu non sei Ranja!”
“Certo che lo sono, non mi riconosci più?” E intanto continuava a baciarlo dappertutto.
Per l’ennesima volta si divincolò liberandosi da quell’abbraccio insano e, scivolando, inavvertitamente urtò la sedia su cui stavano i suoi abiti: il Cuore di Ghiaccio cadde rotolando sul pavimento. La ragazza lo vide, con l’agilità e la velocità di un felino lo afferrò e fuggì all’esterno attraverso la finestra.
 





 
Ciao a tutti!
 
Come qualcuno di voi sa, negli ultimi dieci giorni non ho avuto il tempo materiale per andare avanti e non vi nascondo la mia “sofferenza” nel dover per forza rinunciare a scrivere. Ho recuperato negli ultimi due giorni e quello che avete appena terminato di leggere ne è il risultato. Spero apprezziate, l’ho pubblicato forse con un po’ troppa fretta perché non volevo farvi attendere oltre…. Altrimenti potrei perdere pure voi pochi ma adorati lettori e recensori.
Vi ringrazio immensamente per la vostra presenza.
 
Spero di tornare in tempi più ragionevoli.
 
Un abbraccio
La Luna Nera

 
  
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