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Autore: DalamarF16    21/04/2016    3 recensioni
Post stagione 1- Dopo essere riusciti a incastrare Fisk, Matt e Foggy sono diventati molto popolari a Hell's Kitchen e la loro amicizia si è rinsaldata. Il mondo di Daredevil ha ora una rassicurante routine, ma il ritorno di Stick rimescolerà le carte in tavola. Cosa vuole il vecchio ninja da Matt? Matt accetterà di aiutarlo anche a costo di uccidere qualcuno?
Genere: Avventura, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Claire Temple, Foggy Nelson, Karen Page, Matt Murdock, Nuovo personaggio
Note: Movieverse, Traduzione | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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A/N: Eccomi qui e, come al solito... perdonate l'immenso ritardo! Però ci siamo, il capitolo 12 è finalmente finito!
Prima di lasciarvi, come sempre voglio ringraziare tutti coloro che mi hanno recensito... questo fandom è piccolo e ogni recensione davvero mi riempie di gioia!
Grazie anche a chi ha inserito la storia nelle seguite/preferite/da ricordare!
Bando alle ciance... e buon capitolo 12!

Capitolo 12:
DARTS AND GLASS

Non viveva più in un mondo in fiamme. La sua realtà ora era fatta da fitte di dolore e nebbia, che coprivano e offuscavano tutto ciò che lo circondava.
Ricordava una partita a freccette contro la sua schiena, che ora evidentemente si era trasformata in un torneo, perchè c’erano almeno venti persone che lanciavano freccette contemporaneamente, impedendogli perfino di respirare.
Si chiedeva chi cavolo avesse avuto la malsana idea di appendere il tabellone sulla sua schiena. Probabilmente Foggy, ubriaco marcio, o qualcun altro che avevano conosciuto al bar e li aveva convinti che sarebbe stata una grande idea.
-Matt? Sei tra noi?- sentiva ancora la mano di Karen sul suo capo, mentre gli accarezzava i capelli. Era sicuramente la loro segretaria, perchè erano sicuramente una mano e una voce di donna (probabilmente Foggy stava riposando. Per quanto tempo era rimasto incosciente, a proposito?), tuttavia, il suo tocco e la sua voce, seppur familiari, gli sembravano in qualche modo diversi. Probabilmente era solo scombussolato. -Matt?-
Avvertì la preoccupazione nella voce della ragazza, e cercò di risponderle, di dire qualcosa, ma se già respirare era impossibile, parlare era praticamente impossibile. Non riusciva a tirare il fiato.
Ordinò ai propri occhi di aprirsi e mosse lentamente, molto lentamente, la mano per incontrare quella della ragazza. Se si fosse limitato a piccoli movimenti, il bersaglio sarebbe rimasto immobile e i giocatori non si sarebbero arrabbiati, e chissà, magari avrebbero smesso di mettere così tanta forza nei loro lanci.
Come previsto, i giocatori si calmarono e la forza dei lanci diminuì, permettendogli (quasi) di respirare. Sfruttò il momento di relativa calma per concentrarsi sulle mani, quella più vicina, che gli teneva gli stringeva delicamente la sua e l’altra, che scorreva nei suoi capelli.
No, decisamente non era la mano di Karen, ma non era nemmeno quella di Foggy. A dire il vero, il suo calore, la stretta gentile, e quel modo unico di accarezzargli i capelli, sembravano proprio quelli di…
Riascoltò mentalmente la voce, e non riuscì a non andare nel panico quando capì di essersi sbagliato clamorosamente quando l’aveva associata a Karen.
-No, no, no. Matt. Matt, calmati. Calmati.- Claire cercò di calmarlo, spostando la mano dai suoi capelli alla sua guancia per accarezzarla dolcemente, mentre l’altra si allontanò, cercando a tastoni qualcosa che poi gli venne messo tra le braccia. -E’ tutto ok, Matt. Siamo a casa tua. Stringi i guantoni, dai. Stringili. Sai a chi appartenevano. Forza-
Cuoio rovinato, corde ormai sfilacciate e pronte a spezzarsi da un momento all’altro, l’odore familiare. Erano i guantoni di suo padre,e non c’era possibilità che Stick li avesse trovati.
Li strinse forte al petto, quasi piegandosi su sè stesso nel farlo, ignorando il torneo in corso.
Che andassero a fare in culo, la prossima volta avrebbero appeso il tabellone a una parete, se proprio avessero voluto giocare.
La presa sui guantoni lo aiutò finalmente a calmarsi e a concentrarsi. Piano piano rilassò i muscoli, lasciando scemare il dolore.
Riprendendo lucidità, tornarono anche i ricordi, e con loro le parole di Foggy. Giusto, non erano freccette. Erano pezzi di vetro. Molti pezzi di vetro. Nella sua schiena. E doveva ringraziare Stick per questo regalo.
-Matt?- la voce di Claire tornò a parlargli non appena riprese il controllo delle proprie emozioni -Adesso ho bisogno che resti immobile. Devo toglierti i vetri dalla schiena, e ti farà male. Puoi sopportarlo?- Trovò da qualche parte la forza di annuire. Non era sicuro di riuscirci, ma in qualche modo quelle cose andavano tolte, e sicuramente dopo sarebbe stato meglio. Sentì qualcosa di morbido premergli sulla bocca. Un bavaglio. No. No. Iniziò ad agitarsi, gridando per il dolore, cercando di sottrarsi -Matt. Va tutto bene. E’ solo una maglietta. Apri la bocca, forza-
Claire stava di nuovo usando quel tono che lo avrebbe convinto a obbedire a qualunque cosa gli avesse chiesto di fare: onesto, dolce e fermo allo stesso tempo. Obbediente, aprì la bocca e lasciò che la t-shirt gli venisse messa tra i denti. -Stringi forte quando ti fa male, ok? Dovrai stare molto, molto fermo o dovrò anestetizzarti-
No. Tutto ma non l’anestesia. I suoi sensi ci avrebbero messo giorni a tornare alla normalità e fino ad allora chissà cosa avrebbe potuto fare Stick ai suoi amici, soprattutto se Claire si fosse lasciata andare a un altro sfogo come quello che aveva fatto per telefono.
Annuì e cercò di prepararsi al dolore, ma dopo la prima fitta ci fu solo il nulla.
Il nulla non era poi così male, in effetti. Il nulla non faceva male.
***
Scoprirono che Matt non andò oltre l’estrazione della prima scheggia prima di svenire, e l’infermiera non potè fare a meno di sospirare di sollievo.
-E’ davvero la cosa migliore che riesci a fare? Infilargli una maglietta in bocca e sperare che svenga per il dolore?- Karen era seduta sul pavimento, vicino al divano dove i ninja avevano depositato Matt. Quando la donna di colore era uscita dall’armadio, la bionda si era quasi presa un colpo, soprattutto perchè si era subito affrettata a tagliare quello che restava della maglia di Matt e a controllargli le ferite, senza dire una parola e senza lasciarle il tempo di capire cosa stesse succedendo.
In tutto questo, Karen non aveva osato fiatare, troppo confusa e spaventata per riuscire a elaborare una frase completa, soprattutto dopo che l’aveva vista impallidire di fronte allo scempio che era uscito una volta tolta definitivamente la maglietta nera. Ad ogni modo, la ragazza aveva riguadagnato presto il sangue freddo e, nonostante fosse privo di sensi, iniziò a parlargli a bassa voce mentre iniziava a lavorare. Adesso, però, la rabbia che covava dentro da quando si era ricongiunta con i propri datori di lavoro aveva preso il sopravvento.
-Rifiuta di prendere qualunque medicina- fu la calma (e quasi distratta) risposta, data senza staccare gli occhi da Matt, mentre le sue mani si muovevano lentamente sulla sua schiena alla ricerca di piccole schegge invisibili ad occhio nudo, dando al ragazzo un po’ di pausa tra una di quelle grandi e l’altra. -Mordere qualcosa non solo eviterà che i vicini chiamino il 911, ma esorcizzerà il dolore, aiutandolo a restare fermo- continuò poi, sempre senza guardarla -perciò sì, è tutto quello che posso fare per aiutarlo. Sei Karen?-
-E tu chi sei? La puttanella di Stick?- Karen non riuscì a trattenere la propria aggressività, anche se probabilmente questo suo atteggiamento l’avrebbe portata a cacciarsi in un mare di guai, ma con Foggy ostaggio di quel pazzo e Matt ridotto così non riusciva proprio a controllarsi.
Probabilmente, se non fosse stata così sconvolta, avrebbe notato che una collaboratrice di Stick non avrebbe avuto bisogno di nascondersi in un armadio, ma non era decisamente nelle condizioni di notare certi dettagli.
La donna, che finalmente riconobbe come colei che aveva assistito Elena e Foggy la notte delle esplosioni, non le rispose, troppo concentrata a togliere un grosso pezzo di vetro dalla scapola di Matt. Cinque o sei altri frammenti erano già stati estratti, e ora erano appoggiati in un piatto che aveva trovato della credenza della cucina. Guardandoli, Karen non potè che darle ragione: probabilmente era davvero un bene che fosse svenuto al primo, o il dolore sarebbe stato insopportabile. La bionda all’improvviso trattenne il fiato: Daredevil o meno, Matt al momento era completamente inerme nelle mani di quella donna, e ora temeva che la sua impertinenza provocasse una vendetta, ma l’infermiera sembrò non averla nemmeno notata, e rimase professionale, cercando di fargli il meno male possibile.
-Questa era l’ultima- annunciò dopo aver estratto altri tre pezzi e aver medicato e bendato il resto delle ferite, asciugandosi il sudore dalla fronte usando la manica della camicia di Matt che stava indossando.
-Allora? Sei quella che Stick chiama quando rischia di uccidere il suo miglior soldato?- ora che il suo capo non era più sotto trattamento, non riuscì proprio a contenere il proprio sdegno.
-Foggy non ti ha detto nulla?- Che cosa c’entrava ora Foggy?
-Foggy si è offerto come ostaggio per lasciare a Matt il tempo di riprendersi- La donna sospirò, prima di voltarsi verso di lei, ma solo dopo aver preso dolcemente la mano di Matt nella propria.
-Non lavoro per Stick, ok?- rispose, stanchezza ed esasperazione trapelarono dalla sua voce -Non l’ho nemmeno mai incontrato. Sono solo la ragazza fortunata che ha trovato un cieco moribondo nel suo cassonetto nell’unica serata libera che aveva, ok? E, comunque, mi chiamo Claire-
Nonostante la situazione, il modo in cui si era descritta non riuscì a non strapparle un sorriso, senza contare che era stata gentile con lei, nonostante il suo comportamento da stronza.
-Io di solito nel cassonetto ci trovo dei ratti giganti - le sorrise -A te non è andata poi così male-

***
Claire non riuscì a non ricambiare il sorriso, nonostante fosse esausta e volesse più di ogni altra cosa infilarsi a letto e dormire per almeno un mese di fila. Si alzò, pensando che Karen non aveva tutti i torti, e coprì Matt con una delle sue coperte super-morbide.
Erano passate solo due ore, due dannatissime ore, da quando Matt e Foggy avevano lasciato l’appartamento per tornare da Stick, e quel mostro in pochissimo tempo era riuscito ad arrivare a un passo dall’ucciderlo. Foggy aveva avuto ragione.
Ma non poteva pensarci ora, Matt era al sicuro, aveva bisogno di riposare, e lei doveva occuparsi anche di Karen. All’apparenza, non era stata nemmeno sfiorata, ma non sempre le ferite lasciano segni visibili, giusto?
Con un cenno della mano, la invitò a seguirla nella piccola cucina di Matt per lasciarlo riposare (anche se dubitava che si sarebbe svegliato tanto presto) e preparò un tè per entrambe.
-Cos’è successo?- le chiese tendendole la tazza fumante, da cui proveniva il profumo di un infuso di frutti rossi.
-Non lo so. Ho sentito il rumore di qualcosa che si rompeva, e poi Foggy urlare. Dopo un po’, i ninja di Stick sono entrati nella mia cella, con Matt in queste condizioni. Foggy è rimasto per un po’ in silenzio, poi ha fatto un patto con Stick. Io e Matt saremmo venuti qui, e lui sarebbe rimasto come garanzia. Matt ha una settimana per riprendersi e tornare a fare quello che faceva prima con quello squilibrato.
Mentre l’ascoltava, Claire stava giochicchiando distrattamente con uno dei pezzi di vetro ancora insanguinati che aveva estratto dal corpo di Matt. Per la prima volta, a quelle parole, li guardò attentamente, e non ci mise molto a riconoscere che fosse una delle fibre di vetro di solito utilizzate per le finestre, di quelle che aiutavano ad attutire i rumori provenienti dall’esterno e cercavano di minimizzare le perdite energetiche. Sussultò e lo rimise nel piatto, prestando la massima attenzione alla bionda di fronte a lei. Si rese conto che, troppo presa da Matt, l’aveva completamente trascurata.
-Stai bene?- le chiese subito -Sei ferita?
-Eh?- sembrava quasi sorpresa,come se fosse anche lei talmente preoccupata per il loro amico da non aver fatto caso a sè stessa. -No… no. Sto bene. Sono solo dei graffi. Come sta Matt?
-Starè bene…- ed era la verità. Per un qualche miracolo non erano state intaccate parti vitali -Beh, ovviamente se non darà di matto quando si sveglierà e scoprirà quello che ha fatto Foggy- specificò -Gli ho dato anche qualcosa per la febbre, e sto seriamente prendendo in considerazione l’idea di tenerlo sotto sedativi per il resto della settimana se non se ne sta buono.
Karen le sorrise, ma Claire notò comunque il leggero tremore nelle mani della ragazza, che era probabilmente sia arrabbiata che spaventata a morte. Claire sapeva esattamente come si sentiva.  -Allora…- le chiese rompendo il silenzio -Sai chi è? Matt, intendo.
-Adesso lo so- fu la risposta -E non ho idea di come faccia. Però… mi ha comunque salvato la vita.
-Non sei… arrabbiata?.
-Con lui… e con Foggy. Ma farò i conti con loro quando tutto questo sarà finito. Non sono un mostro, e non c’è gusto nel prendere a calci in culo uno mezzo morto.
Claire non riuscì a trattenere una risata. Karen le piaceva; era forte e divertente. Non esattamente il tipo di ragazza da “aiuto sono una principessa in pericolo, vi prego, salvatemi”- Sambrava proprio il genere di persona di cui Matt avrebbe potuto innamorarsi, persò sorseggiando il proprio te.
E perchè stava pensando una cosa del genere, ora?
-Lo terrai davvero sedato per una settimana?- Karen interruppe i suoi pensieri -E’ ferito, se ne starà buono comunque.
Claire rise ancora, senza riuscire a trattenersi, ma solo perchè ridere era comunque meglio che pensare a quanto sarebbe stata dura tenere Matt su quel divano dopo avergli detto che il suo migliore amico era nelle mani di Stick. -Che c’è di così divertente?
Giusto. Karen di Matt aveva visto l’avvocato e la persona sempre gentile e pacata che era quando non si divertiva a picchiare i malviventi sotto una maschera. Probabilmente aveva anche visto quanto potesse essere caparbio nel suo lavoro, ma di certo non l’aveva visto in questo genere di situazioni.
-La notte che l’ho incontrato- spiegò, lasciando che le labbra le si incurvassero in un sorriso nostalgico al ricordo -gli era collassato un polmone. Dopo un’ora era di nuovo sulle strade a combattere dei russi che avevano rapito un ragazzino. Ora parliamo di Foggy, per cui no, credimi, sarà tutto tranne che tranquillo.
Karen si voltò verso il divano, e Claire ne seguì lo sguardo, mentre la rabbia tornava a salirle in corpo. Matt era ancora privo di sensi, la bocca ancora dischiusa dopo che aveva sfilato la maglietta, la schiena, nascosta da una coperta morbida, piena di punti e bende che proteggevano le ferite. Se le sue ipotesi erano giuste, Stick lo aveva con molta probabilità lanciato giù da una finestra e dopo, a giudicare dai lividi che stavano comparendo, doveva anche averlo riempito di botte, e probabilmente Matt non aveva nemmeno cercato di difendersi, per mancanza di forze o, forse, per non rischiare ripercussioni sui suoi amici. Chiuse le mani a pugno e si ficcò le unghie nella carne, respirando lentamente per calmarsi.
-Fo… Fog… - la voce di Matt a malapena definibile come un sussurro, tanto che l’unica cosa che la convinse di averla sentita davvero fu il fatto che Karen era impallidita. Il ragazzo era perfettamente immobile, con gli occhi chiusi, e per un attimo Claire non fu certa che fosse sveglio. Si avvicinò cautamente, fermando Karen con un cenno della mano quando la segretaria accennò a seguirla. Non sapeva quale sarebbe stata la reazione di Matt a un eventuale contatto fisico, e al momento non poteva proprio permettersi un secondo paziente. -Fog… a… aiuto.
-Matt?- Claire sussurrò il suo nome senza però avvicinarsi troppo al divano. Non ci teneva a venire colpita -Matt? Sei sveglio?- Riusciva a malapena a sentire la propria voce, ma non dubitava che a lui sarebbero arrivate forti e chiare. Matt aprì gli occhi.
-Cla… non… r… riesco… a… muov…
Ok, questo non era un buon segno. Era uno di quei segnali abbastanza allarmanti da spaventarla e farle perdere la calma, soprattutto perchè si trovava di fronte a mister “non mi ferma nemmeno un polmone collassato”. Fece mente locale (non che avesse poi bisogno di concentrarsi molto, la mappa delle schegge nella sua schiena le si era stampata in testa, e probabilmente sarebbe tornata a tormentarla la notte) e ricordò che alcuni pezzi, i più grandi, erano penetrati in profondità nella carne, e si chiese, per la prima volta e maledicendosi per non averlo fatto prima, se non avessero causato una qualche emorragia interna o danneggiato qualche organo.
-Karen- mormorò, sforzandosi al massimo di mantenere un tono di voce calmo, non voleva agitare nè Matt nè la ragazza. -Stai pronta a chiamare il 911 non appena te lo dico, ok? Componi il numero e tieni il dito pronto a schiacciare l’inoltro di chiamata.
-No…. Amb… anza.
Claire ignorò l’implorazione.
-Cornetto, adesso ascoltami bene, ok? Mi stai ascoltando?- Un impercettibile cenno con la testa. La stava ascoltando. -Ora sentirai qualcosa di freddo e metallico sulla pelle. E’ uno stetoscopio, lo usero per auscultare gli organi interni. Cercherò di essere delicata, ma probabilmente ti farà un po’ male dove sei ferito. Se sento qualcosa che non sia la tua normale respirazione, ti portiamo in ospedale. Non posso curarti se devo aprirti per drenare un’emorragia. Siamo d’accordo?-
-D’a….o-
Claire sospirò di sollievo. Quel che restava del suo buon senso (perchè gran parte evidentemente aveva fatto le valigie e se ne era andato la notte che la sua vita aveva incrociato quella di Matt Murdock)  la stava implorando di portarlo immediatamente in ospedale, ma si riteneva fortunata che avesse accettato quel patto. In una giornata migliore (o peggiore?) non sarebbe riuscita a ottenere una risposta diversa da un secco “no”, quindi mise a tacere la sua coscienza e si costrinse a considerarla una vittoria e tornò al lavoro. Come promesso, cercò di appoggiare a malapena l’estremità metallica dello strumento sulla pelle nuda del ragazzo, a cui sfuggì comunque un gemito di dolore.
Ignorò la fitta al cuore che la colpì e spostò il tondo in corrispondenza degli organi principali: cuore, polmoni, bronchi, fegato e milza, rimanendo su ognuno un tempo maggiore di quello che normalmente era necessario per cuore e polmoni, ma c’era un motivo se avevano inventato le ecografie per individuare certi tipi di problemi.
Sfortunatamente, un ecografo non passava proprio inosservato se veniva fatto sparire da un ospedale, e costava decisamente più di uno stetoscopio.
Non avvertì nessun rumore anomalo, e non sapeva se essere contenta o meno.
Nel dubbio, imprecò.
E imprecò di nuovo, questa volta direttamente contro Matt, quando in risposta le sue labbra di sollevarono leggermente in una smorfia esultante. Aveva vinto. Di nuovo. L’insulto lo fece sorridere di nuovo, e non potè fare a meno di ricambiare, questa volta, passandogli dolcemente le dita tra i capelli sudati in segno di conforto.
-Ac...a-
-Acqua?- gli chiese Claire. Era difficile capire esattamente quello che stesse dicendo, ma non poteva chiedergli di fare più di così. Senza antidolorifici in corpo, con lo shock della caduta e lo stress dell’intera situazione, l’eloquenza era una delle ultime cose a cui Matt doveva pensare. Un cenno della testa le disse che aveva indovinato. Si alzò dalla posizione accovacciata in cui era solo per trovarsi accanto Karen, pronta con un bicchiere e una cannuccia che aveva pescato da chissà dove nella dispensa di Matt. La biondina le porse entrambe le cose, poi fece un passo indietro, lasciandole campo libero per lavorare. Claire questa volta si mise più comoda, mettendosi in ginocchio sulla tappeto. -Matt, apri la bocca-
Se non altro, sapeva quando era il caso di obbedire. Peccato se ne ricordasse solo quando era in punto di morte. Gli infilò piano la cannuccia, lasciandogli il tempo di capire cosa fosse e richiudere quelle labbra. -Succhia- gli ordinò -lentamente-
-Grazie- sussurrò quando il bicchiere fu vuoto, ed era a malapena un sussurro, come quando si era svegliato, ma questa volta era una vera e propria parola, quindi probabilmente doveva solo dargli il tempo di riposare e calmarsi.
-Riposa- gli sussurrò quindi -Ne hai bisogno-
Non ebbe bisogno di ripeterglielo, non era nemmeno sicura che l’avesse sentita pronunciare l’intera frase, tanto velocemente tornò nell’incoscienza. Si voltò di nuovo verso Karen, che era ancora molto pallida, con gli occhi spalancati dallo shock e dalla paura. Si avvicinò e la prese gentilmente per un braccio, guidandola lentamente verso la sedia più vicina; la sentiva tremare leggermente.
-Karen? Stai bene?-
-Come puoi… sopportarlo?- le rispose la segretaria, sforzandosi di mantenere ferma la propria voce, stringendo le braccia attorno al proprio petto. -E’... terribile. Non… sembra… nemmeno...lui-
-Karen. Ascoltami, ok? Starà bene, te lo prometto. Deve solo riposare e calmarsi-
-Non riesce nemmeno a parlare!-
-E’ spaventato, Karen, e dolorante. Dagli un pochino di tempo, ok? Fai una cosa, mettiti a letto e dormi almeno un pochino anche tu. Sei esausta. Resto io con lui-
-Non posso… io…- la biondina non riuscì a finire la frase. La voce le si ruppe in gola e lacrime cominciarono a scendere sulle sue guance, il corpo scosso dai singhiozzi.
Claire se lo aspettava, e non ne fu troppo preoccupata. Quella ragazza era davvero forte, ma l’ultima settimana era stata dura per lei: era stata rapita, ricattata, e, ciliegina sulla torta, aveva scoperto che il suo capo, un ragazzo mite, educato e cieco, era il vigilante mascherato che le aveva salvato la vita; e adesso la stessa persona era stesa su un divano, incapace di muoversi o formare una frase completa. Il collasso era inevitabile.
Claire la fece di nuovo alzare e la accompagnò nella stanza di Matt, chiudendo la porta dietro di loro per evitare che Matt si svegliasse. Non sapendo bene che altro fare, la abbracciò stretta, sperando che si calmasse. Karen, ovviamente, la respinse e Claire non insistette più di tanto. La aiutò a stendersi a letto, facendole appoggiare la testa su uno dei morbidi cuscini di Matt. La biondina vi nascose il volto e l’infermiera le rimase accanto, ascoltandone i singhiozzi. Alla fine Karen riuscì a ricomporsi, e si voltò a guardarla.
-Mi… mi dispiace-
-No, tranquilla. Va tutto bene- Claire si allontanò per un attimo, ma solo per prenderle un bicchiere d’acqua e un paio di pastiglie -Bevi. Ti aiuteranno a dormire e a rilassarti-
-Non posso prenderle…- obiettò -Matt…-
-Karen, ascoltami. Matt è il peggiore incubo di ogni infermiera- ma il sorriso che le salì spontaneo al volto tradì il fatto che la cosa era ben lontana dall’infastidirla davvero -Domani dovremo dirgli che il suo migliore amico, senza alcuna capacità se non quella di cacciarsi nei peggiori guai per proteggerlo, si è offerto come ostaggio per dargli la possibilità di farsi curare. Ecco, questo lo renderà, se possibile, pure peggio di un incubo e toccherà a noi due sorvergliarlo a vista per evitare che si fiondi da Stick a farsi uccidere per liberarlo. Quindi, ti prego, ho davvero bisogno che ti riposi. Non posso farcela da sola. Quindi, ti prego, Karen, se non vuoi vedermi impazzire, dormi un po’...-
Karen sospirò, ma bevve e poi tornò a stendersi.
-E’ Matt. Non può essere così terribile…- sorrise chiudendo gli occhi.
-Lo scoprirai domani. Ora, dormi-
***
Foggy.
Matt si svegliò di soprassalto, mettendosi seduto sul divano.
La testa gli pulsava e la sua schiena mandava scariche di dolore per il movimento improvviso, ma riuscì comunque a sedersi, soffocando un gemto di dolore per non svegliare Claire. Il dolore scemò abbastanza velocemente, segno che si trovava sotto antidolorifici, ma non sentiva la testa pesante e i suoi sensi non erano ovattati come dopo un’anestesia,
Percepiva chiaramente l’infermiera che dormiva accanto a lui, accoccolata sul tappeto ma con la testa e le braccia poggiate sulla seduta del divano. Cercò di muoversi il meno possibile, ma era già troppo tardi: il suo battito cardiaco aumentò leggermente e il respiro si fece meno profondo. Pochi secondi dopo alzò la testa.
-Scusa- sussurrò, tenendo la voce bassa per non svegliare Karen, che invece dormiva ancora beatamente nel suo letto. Claire gli sorrise in risposta e gli scostò una ciocca di capelli dalla fronte. Si concese un sorriso rilassato in risposta, appena prima di notare che in lei c’era una strana tensione e… un attimo.
Incluso lui, sentiva solo tre battiti cardiaci. Per quale cavolo di motivo non sentiva quello di Foggy? E che ci facevano nel suo appartamento? Cosa era successo? -Claire?- chiese, non riuscendo a sopprimere completamente la nota di panico che si era impossessata di lui in risposta all’assenza del suo migliore amico. Lasciò il resto della domanda sospesa nell’aria tra loro. Era anche l’uomo senza paura, ma in questo momento non riusciva a trovare il coraggio che gli serviva a completare la domanda e, allo stesso modo, che Claire sapesse quello che stava per chiedere e non fosse ansiosa di rispondergli, e questo non aiutava di certo la sua paranoia. Eppure doveva farlo. Non poteva non sapere. -Dov’è… Foggy?-
Il silenzio che ne seguì fu abbastanza da mandarlo quasi in panico.
Fu probabilmente la sua improvvisa tensione a convincere la ragazza a rispondergli, finalmente.
-Matt- lo pregò -promettimi che non farai niente di stupido. Promettimi che non tornerai subito da Stick, che aspetterai finchè non ti sarai rimesso-
Ok, ora era ufficialmente in panico.
-Cosa è successo, Claire?- chiese, con una nota di acciaio nella voce. Se Stick aveva fatto del male a Foggy...
La sentì prendere un lungo, profondo, respiro prima di parlare.
-Foggy è vivo, e sta bene- iniziò, e Matt rilascio finalmente il fiato che non sapeva di aver trattenuto fino a quel momento. Foggy era vivo e stava bene. Ok. Annuì.
Più rilassata, Claire lo aggiornò su quello che era successo e che Karen le aveva raccontato. Matt ascoltò tutto in silenzio con gli occhi chiusi, lasciando che ogni parola penetrasse dentro di lui. Sentì la mano di lei spingerlo a stendersi, ma oppose resistenza e alla fine Claire smise di insistere. Non poteva riposare, non quando tutto ciò a cui riusciva a pensare era Foggy. Foggy che si era sacrificato per lui, Foggy che detestava Daredevil, Foggy che era una delle persone più pacifiche che conoscesse al mondo (tranne quando un certo vigilante lo faceva arrabbiare), Foggy che aveva sempre il sorriso stampato in faccia ed era sempre pronto ad aiutare. Foggy, che adesso era nelle mani di Stick, da solo.
-Matt?- la voce di Claire esitò, preoccupata.
Scacciò con un gesto rabbioso le lacrime che gli erano salite agli occhi.
-Voglio parlare con Stick- la voce gli uscì roca, ma ferma.
In realtà “voglio parlare con Stick” non copriva nemmeno lontanamente quello che avrebbe voluto fare. Avrebbe voluto tornare indietro immediatamente, liberare Foggy e, forse, riempirlo di botte per aver messo la propria vita in pericolo (Disse quello che pestava delinquenti vestito da diavolo…) e poi, forse, abbracciarlo come mai aveva fatto prima, perchè mai nessuno finora aveva rischiato tanto per lui. Ma Claire (e Foggy) avevano ragione: non sarebbe sopravvissuto a un altro volo come quello, senza contare che riusciva a malapena a muoversi, quindi sarebbe stato praticamente inutile, ed essere inutile intorno a Stick equivaleva a diventare un bersaglio su cui il vecchio sfogava la propria rabbia. Tuttavia, chiamare Stick era un primo passo: sentiva un bisogno quasi fisico di sentire con le proprie orecchie che Foggy stesse bene e Stick avrebbe mantenuto la parola data
-Domani mattina, Matt. Te lo prometto- Claire cercò di nuovo di spingerlo giù -Ora, per favore, prova a rilassarti e a dormire, ok?-
Stava di nuovo usando quel tono, e Matt non potè fare altro che obbedire come un bravo bambino. Odiava quando parlava in quel modo. E odiava quell’adorabile sorriso soddisfatto che sentiva che stava nascendo sulla sua bocca, e che avrebbe dato qualunque cosa per vedere, anche solo per un secondo.
-Posso avere dell’acqua, per favore?- le chiese e quando tornò, stava cercando di nuovo di alzarsi.
-Quale parte non era chiara di “prova a rilassarti e dormire”?-
-Cercavo solo di andare a controllare Karen. Sta bene?-
-Siediti- Claire lo spinse gentilmente sul divano e gli piazzò il bicchiere tra le mani con una decisione che gli fece capire che forse non era il caso di obiettare. Era un avvocato, dopotutto, sapeva riconoscere una causa persa. -Sta bene- riprende quando fu certa che non avrebbe cercato di alzarsi di nuovo. -Le ho dato qualcosa per aiutarla a dormire. Ah, e ha anche detto che quando tutto sarà finito prenderà a calci il tuo grazioso culetto e quello di Foggy. Sembrava abbastanza seria, se vuoi la mia opinione-
Matt non trattenne un sorriso. Non aveva nessun dubbio riguardo la serietà della ragazza, ed era anche sollevato: se pensava a prenderli a calci, allora stava bene.
-Anche tu dovresti dormire- le disse, percependo quanto fosse stanca con una fitta di senso di colpa. La stanchezza di Claire era solo l’ultima cosa sulla lista delle cose che i suoi amici, la sua famiglia, stavano passando per colpa sua. Prima Karen era stata presa in ostaggio, ora Foggy, Claire era stata trascinata via dalla sua nuova vita e adesso a malapena riusciva a tenere gli occhi aperti e lui era conciato come uno straccio e non c’era alcuna possibilità che potesse fare qualcosa per aiutare anche solo uno di loro.
-Matt. Smetti di pensare- Con un singolo, fluido movimento, Claire si sedette accanto a lui e gli passò un braccio attorno alle spalle. -Non è stata colpa tua. Ci siamo tutti infilati in questo casino perchè ti vogliamo bene e teniamo a te, e non vogliamo vederti morto o, peggio, trasformato in un killer o uno di quei ninja, ok? Non ci hai costretto tu. E’ stata una nostra scelta- Come faceva a sapere quello che stava pensando? Era davvero un tale libro aperto per lei? -Stai di nuovo facendo quella faccia, quella che dichiara al mondo che sei il Diavolo e nessuno dovrebbe starti vicino- Ok, forse lo era.
-Claire…-
-Matt, ha ragione- la voce di Karen li fece sobbalzare entrambi. Non l’aveva proprio sentita svegliarsi o muoversi fino a raggiungere il salotto. Sentì i suoi passi leggeri avvicinarsi mentre la sua forma infuocava si sedeva vicino al lui, dall’altro lato rispetto a Claire. -Te l’ho già detto, e te lo ripeto ora: non sei solo, Matt. E non sei un Diavolo… mi hai salvato la vita ed evitato una condanna per omicidio, ricordi?-
-E hai salvato me dai russi- le fece eco l’infermiera.
-Sì, che ti hanno rapita per arrivare a me, perchè sapevano che mi avevi aiutato-
***
Ci risiamo.
Matt era caduto di nuovo in uno dei suoi loop mentai in cui si riteneva responsabile per tutti i mali del mondo, incluse le guerre sante, il nazi-fascismo, la bomba atomica e la mela mangiata da Eva. Claire aveva iniziato ad associare questi periodi a un ciclo mestruale, perchè lasciavano il ragazzo silenzioso, irritabile e, soprattutto, irritante e, cosa peggiore, tornavano a intervalli più o meno regolari. Quando succedeva, non c’erano parole o azioni che potessero convincerlo del contrario, perchè finire mezzo morto nei cassonetti non era una prova sufficiente che stesse già facendo anche più di quanto fosse possibile per tenere al sicuro quante più persone poteva. L’infermiera sospirò, preparandosi mentalmente a una lunga notte, quando Karen interruppe i suoi pensieri.
-Si’, in effetti fai schifo-
Claire non fu l’unica a sobbalzare. Matt si voltò di scatto verso la biondina, lo sguardo sorpreso di chi ha appena ricevuto un colpo in faccia che subito si trasformava in senso di colpa. Claire fece per intervenire, ma poi qualcosa nell’espressione di Karen le suggerì di aspettare e vedere dove sarebbe andata a parare. Sperava solo che non finisse troppo male. Claire rivolse lo sguardo verso Matt… e il suo cuore perse qualche battito.
Karen era rimasta in silenzio, mentre Matt… Oh, mio Dio. Sembrava… completamente sconvolto e perso, totalmente è incredibilmente tenero, con gli occhi spalancati e umidi, sull’orlo delle lacrime. Stava trattenendo il respiro, cercando di prepararsi a qualunque altra cosa Karen gli avrebbe detto. Claire la guardò di nuovo, e vide che stava digitando qualcosa sul telefono, dove Matt non avrebbe potuto leggere nemmeno con i suoi supersensi. Karen voltò il telefono verso di lei. “Reggimi il gioco” prima di parlare di nuovo -Lo prendo come un insulto. Claire?”
Che diavolo voleva dire? Decise in mezzo secondo.
-Concordo- disse, convinta. Era quasi sicura che Matt non era nelle condizioni di percepire qualcosa dal suo battito cardiaco.
-C...Cosa?- Matt pose la domanda nel tono più timido che Claire potesse immaginare, a stento in grado di evitare di scoppiare in lacrime. Era una vista che spezzava il cuore.
Ti prego, Karen, se è uno scherzo chiudilo, qui. Ti prego.
-Sei da solo,- riprese la parola la segretaria -in casa tua, con due donne stupende a prendersi cura di te… dovresti assolutamente essere un fottuto diavolo!-
L’allusione era così evidente che Matt divenne all’improvviso più rosso del suo costume. Come cavolo faceva ad essere ancora più tenero di prima? Claire scoppiò a ridere di fronte al suo imbarazzo, sicuramente frutto della sua educazione cattolica, e fu sollevata quando vide il suo viso accendersi in una risata leggera, i suoi muscoli rilassarsi mentre la tristezza veniva, almeno in parte, spazzata via dallo scherzo.
Fu anche sopresa quando si rese conto che il ragazzo non era stato l’unico ad aver bisogno di farsi una risata, anche lei si sentiva decisamente meglio, e anche Karen aveva ripreso colore. Aveva appena salvato la giornata.
Tornò alla realtà quando le ferite di Matt si fecero sentire, trasformando la sua risata in una tosse dolorosa e soffocata. Claire fu subito pronta a sorreggerlo e a farlo stendere, ma quando si calmò stava ancora sorridendo, quindi probabilmente non stava poi così male.
-Vi odio, ragazze-
-Bene- replicò Claire -Allora dormi, così non dovrai vederci-
-Claire, sai che sono cieco, vero?-
-Dormi, cornetto- gli ordinò dandogli un bacio leggero sulla fronte.
-Anche tu, Claire- ed era serio. Annuì senza protestare. Era esausta.
-Promesso, Cornetto. Il tuo tappeto è caldo e comodo-
-Aspetta- intervenne Karen all’improvviso -Matt ha un letto matrimoniale, perchè non vieni a dormire? C’è abbastanza spazio per noi due-
Claire ci pensò un attimo sopra, poi concluse che sarebbe comunque riuscita a sentire se Matt avesse avuto bisogno del suo aiuto, per cui annuì.
-Posso unirmi a voi?- Matt colse la palla al balzo. Fu ricompensato dall’attacco simultaneo con i cuscini da parte delle ragazze -Ahi! Ehi, sono ferito!-
-Buonanotte, Matthew-

A/N: Grazier per essere arrivati fin qui! Fatemi sapere cosa ne pensate!





   
 
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