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Autore: ThestralDawn    21/04/2016    1 recensioni
Severus Piton è sopravvissuto all'attacco di Nagini e è assunto la carica di preside ad Hogwarts. Tra gli studenti di cui si deve occupare ci sono suo figlio, Albus Potter e una nuova studentessa venuta da lontano, con un passato oscuro alle spalle. I tre Serpeverde, al di là delle nuove amicizie e vecchi rancori, dovranno affrontare qualcosa che metterà a repentaglio l'intero mondo magico.
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.."Le forze mi stanno abbandonando, poso lo sguardo sul mio braccio, qualcosa di nero ora ha invaso la mia visuale. Sembra chiedermi aiuto, sembra voler uscire dalla ferita. Non so se quello che vedo è reale o frutto degli spasmi ma qualcosa di enorme e nero sta prendendo vita sul mio braccio: è un teschio, dalla cui bocca esce un serpente come una lunga lingua. Il mio cuore batte all'impazzata e penso possa uscirmi fuori dal petto in questo istante. I miei occhi restano incatenati alla vista del serpente, un istinto che non ho mai provato mi rassicura, non mi accadrà nulla di male finché lui è con me".
Genere: Drammatico, Mistero, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Albus Severus Potter, Nuovo personaggio, Severus Piton | Coppie: Hermione/Severus
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
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Eccoci al Settimo capitolo! Come potrete notare, i punti di vista non saranno sempre alternati secondo uno schema rigido ma funzionali allo svolgimento della storia. 
Che ne pensate di questo nuovo personaggio? Un fantomatico ragazzo di nome Adrien nonchè figlio di Piton, che ne dite? 
Attendiamo vostri commenti. Buona Lettura!



Mi domando se il cappello parlante stia perdendo qualche colpo, negli ultimi anni sembra smistare a Serpeverde solo incompetenti e studenti che non hanno un minimo di spina dorsale, a partire dalla ragazza che ha appena lasciato la biblioteca. Avrei potuto lasciarla in pace se solo non si fosse messa a fissarmi, come volendo qualcosa da me; era Serpeverde ma dal suo comportamento non l’avrei mai detto, magari Tassorosso, in grado solo di abbassare la testa pur sapendo di non essere colpevoli e andandosene con la coda tra le gambe, sicuri che in un dibattito o duello perderebbero. Perdenti in partenza. Sbuffo. Questa scuola sembra cadere sempre più in basso.

Mi rimetto a scrivere il compito di babbanologia, vergognoso ma necessario. Davvero non so cosa potrebbe esserci di peggio. Mi fermo un attimo e ripenso alla ragazza davanti a me. Possibile che non mi abbia riconosciuto? Certamente non penso di assomigliare cosi tanto a mio padre da essere riconosciuto al primo sguardo ma non credo nemmeno di avere un viso da associare al nome Jeremia. Scuoto la testa, sto facendo dei pensieri inutili, quando invece potrei finire questo rotolo di pergamena e liberarmi dall’impiccio di quest’inutile materia. Mi rimetto a scrivere ma ho perso il filo del discorso, non so più cosa volevo dire.
“Maledizione!” Spingo la pergamena lontano da me ma accidentalmente questa urta la china che cade interamente sul rotolo di carta e il libro da cui prendevo spunto. “Merda!” Salvo il salvabile: il libro non sembra essersi macchiato più di tanto eccetto la copertina ma non è un problema; la pergamena è da buttare e riscrivere, completamente illeggibile. Evoco uno straccio, se Madama Pince mi vede mentre maneggio dell’acqua posso dire addio alla scuola e a qualsiasi futuro io mi sia prefissato. È una vecchia pazza ma non le sfugge niente. Tolgo l’inchiostro sul mio lato del tavolo per poi passarlo anche sulla parte rimanente; se devo ritornarci è meglio tenerlo pulito.

Solo ora mi accorgo che sul tavolo c’è un libro che non mi appartiene, che non ho portato io qui. Dev’essere della ragazza insolente. Leggo la copertina Ferite prenatali: cause e rimedi. Non l’ho mai sentito e non mi è mai servito. Sbuffo, non mi va di rimetterlo a posto, men che meno portarlo a quella tizia. Poteva tranquillamente venirselo a riprendere se le serviva davvero, perciò poiché questo non è successo, sono certo che metterlo in una sezione sbagliata non le causerà alcun fastidio. Mi affaccio al primo scaffale disponibile, sorrido amabilmente e lo inserisco in una sezione a caso. Sono fiero di me, anche oggi non ho compiuto un’azione meritevole. Faccio per ritornare al mio tavolo ma qualcosa per terra attira la mia attenzione, un foglio ripiegato, che prima non c’era. Mi guardo in giro, per poi posare gli occhi sul libro che ho appena messo via. Dev’essere senz’altro caduto da lì. Raccolgo il foglio, lo apro e leggo.

È una lista, ci sono dei nomi di pozioni o ungenti, simboli arcaici, segni algoritmici, indicazioni di fasi lunari; sono complessi, alcuni non li ho mai sentiti nominare. Diversi elementi sono cancellati ma comunque leggibili. Mi guardo di nuovo intorno, non c’è nessuno, nessuno interessato a quella lista. Sono quasi certo che appartenga alla ragazza che ho incontrato prima, anche se non mi sembra così intelligente da poter interessarsi a questioni così complesse. Non comprendo diverse parole su questo foglio ma voglio sapere cosa significano, a cosa corrispondono.

Senza rendermi conto sono finito nella sezione Pozioni. Uno degli elementi di questa lista Fix Etfacturam mi sembra un unguento o qualcosa di simile eppure un presentimento mi dice di cercare tra le pozioni. Il mio corpo sembra muoversi da solo verso la sezione Pozioni Nordiche. Di sfuggita noto un libro che non dovrebbe trovarsi qui, come se qualcuno avesse avuto la mia stessa idea di non mettere i libri nel loro scaffale di appartenenza. Lo prendo in mano, una pagina ha un lembo piegato. Leggo ciò che c’è scritto, ora quella lista ha il mio pieno interesse.
“Ma che diavolo..?”.
 
Sorpasso l’infermeria e mi dirigo verso i dormitori. Ho saltato la lezione di divinazione, non credo che quell’incompetente della Cooman farà troppi problemi.
Stringo il foglio che tengo nella tasca destra, ho raccolto sufficienti informazioni per capire che quella moretta ha un serio problema con il sangue, una ferita, un’escoriazione magari o un’infezione che non è in grado di curare. Non lo so ancora di preciso però la faccenda è seria, se va avanti così, nel giro di alcuni mesi la Gazzetta del Profeta non pubblicherà più articoli sul mio conto ma su una misteriosa morte a Hogwarts.

Entro in Sala Comune, un profumo di pulito mi invade le narici. Cerco con gli occhi la fonte di quell’odore fastidioso e scorgo il professor Rayland, vestito di tutto punto come suo solito, seduto in poltrona accanto al camino acceso. Sta parlando con qualcuno ma la persona difronte a lui mi da le spalle e non riesco a vederla; sicuramente uno studente deve aver trasgredito le regole, non mi spiego altri motivi per cui il Professore dovrebbe introdursi in Sala Comune, cosa che accade raramente. Di solito convoca gli studenti nel suo studio, probabilmente la questione è grave. Poco mi interessa, se una matricola è stata così stupida da intavolare un combattimento e poi farsi scoprire non si merita altro che una punizione, gli servirà di lezione per la prossima volta. Deve imparare le basi prima di tutto: mai farsi vedere, perché se nessuno ti vede, beh allora non è mai successo.

“Ehi Adrien, cos’hai combinato ora?” Mi volto verso Derrik, mio compagno di banco in.. praticamente ogni corso.
“Cosa vuoi dire?” Non sopporto non sapere le cose.
“Be, se Rayland è qui per parlare con Potter, devi esserci sicuramente di mezzo tu. Hai chiesto al paparino di toglierlo di mezzo? Non è da te”. Aggrotto la fronte. Rayland sta parlando con Potter? Scosto di lato il mio amico per vedere in faccia quell’inetto di Potter, allora anche lui commette errori.

Sono lontano dalla conversazione, però il tono delle loro voci è chiaro: il direttore Serpeverde non lo sta affatto riprendendo. Sembra spiegargli qualcosa in merito ad un testo, un testo che Potter tiene in mano e sta avidamente sfogliando, con un’espressione estasiata. Ma che diamine sta succedendo? Cerco di avvicinarmi alle due poltrone ma Derrik blocca il mio cammino mettendomi una mano sulla spalla.
“Lascia perdere, stavo solo scherzando”. Mi scosto dalla sua presa, voglio sapere cosa c’è di tanto emozionante in quel libro. Rayland volta la testa e mi nota. Sembra a disagio. Si congeda velocemente da Potter e lascia la Sala Comune, dopo aver salutato me e Derrik con un cenno del capo. Rivolgo la mia attenzione al posto accanto alla poltrona vuota lasciata da Direttore.

Potter si alza lentamente  e senza far caso a nessuno si dirige verso i dormitori. Rilasso le spalle, al momento sono costretto a rimanere all’asciutto di informazioni, non mi abbasso a parlare con quell’inetto. Qualcosa però attira la mia attenzione, il libro che tiene in mano, il libro che tiene in mano l’ho già visto, moltissime volte, sul comodino di mio padre nella sua stanza da letto.
“Il libro del Principe. No”. Sussurro. Sono sconvolto, non capisco come sia possibile. Faccio un passo indietro. Quel testo è prezioso, interessante, ricolmo di incantesimi e pozioni che nessuno ha mai osato creare. Quel testo è di mio padre, quel teso è mio, di diritto!

Stringo i pugni, non permetterò che un insulso nano come lui si appropri delle mie cose.
“TU, FERMATI ORA! Dammi quel libro! Ora ti sei messo a rubare? Non ti basta essere figlio del prescelto, ora vuoi anche prenderti le cose di mio padre?” Mi avvicino a lui ma Derrik mi ferma, appoggiandomi una mano sul petto. Lo guardo con odio, non so se schiantare prima lui o il nano.
“Informati prima di aprire la bocca a vanvera, Adrien. È stato tuo padre a donarmi questo testo; forse ha intuito chi era il più degno. Trai tu le conclusioni”.

Qualcosa si agita nel mio petto: rabbia, ira, frustrazione repressa. Mi libero dalla stretta e sfodero la bacchetta. Gli farò rimpiangere ciò che ha detto.
“Stupeficium!” Un’intensa luce rossa scaturisce dalla mia bacchetta ma non è sufficiente, quell’abominio riesce a difendersi.
“Troppa paura per attaccare, sgorbio? Pensavo che tuo padre ti avesse insegnato qualcosa.. Ah no, è vero. Tuo padre non istruirebbe mai un Serpeverde”. Si agita, diverse espressioni si alternano sul suo viso. Le parole sembrano ferirlo più degli attacchi, basta sapere dove colpire ma a me non bastano. La mia bacchetta freme, sono pronto per l’attacco.
“Che cosa sta succedendo qua? Piton, Potter, mettete via quelle bacchette”. Mi volto lentamente verso Gualtier, prefetto Serpeverde.
“Se non ti dispiace, preferirei continuare invece”.
“Io non sono della stessa opinione”. Potter osa aprire bocca e dannazione, ora faccio crollare queste quattro mura che lo circondano.
“Tu non hai voce in capitolo. Stai zitto e fermo!” Non sembra aver inteso le mie parole perché si volta e riprende la strada per i dormitori. Piccolo ingrato.
“Bombar..”

Dolore, sento un forte dolore alla testa. Qualcuno mi ha spinto a terra, vedo solo nero e sento un persistente odore di moquette. Ho la guancia a stretto contatto con il pavimento; il mio corpo sta ancora fremendo per l’insolenza di Potter, voglio fargli male. Un istinto primordiale risale dal mio petto e raggiunge il cuore; voglio sferrare un pugno, non importa a chi, ora voglio solo un combattimento. Ringhio, devo sembrare un ossesso in questo momento. Cerco di divincolarmi dal peso che mi attanagli a terra.
“Stai fermo Piton, ora ti porto dal preside. Lì potrai dimenarti quanto vuoi”.
  
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