Ehm... ciao,
finalmente sono riuscita a registrarmi... qst ff l'avevo pubblicata su ff.it
prima ke chiudesse... spero ke vi piaccia... see ya
Cap. 1
Hermione Granger era sdraiata sul suo letto e fissava il
cielo dalla finestra distrattamente. Finalmente la luna si era decisa a fare capolino tra le nubi che coprivano
quel cielo d’agosto, e sembrava portare un po’ di sereno dopo tre giorni di
temporale. Sulla scrivania i libri erano accatastati un po’ disordinatamente,
ed era più di dieci giorni che non ne sfogliava uno. Un record.
Hermione sospirava. Tra meno di una settimana sarebbe già
stata ora di tornare a Hogwarts. L’estate era passata così in fretta che
ricordava l’ultimo giorno di scuola come fosse ieri. Non che non le piacesse
Hogwarts, anzi probabilmente le piaceva la scuola più di tutti i Grifondoro
messi insieme. Ma come poteva tornare a scuola dopo quell’estate? Quell’estate
che aveva cambiato la sua vita. A pensarci bene, era proprio a Hogwarts che
doveva tutto quello che le era successo. A partire dall’anno prima, un nome
nuovo si era fatto largo nella sua mente e nel suo cuore, un nome che superava
di gran lunga i vari goblin e streghe studiati in quegli anni di scuola;
superava quasi anche i nomi dei suoi due migliori amici, Ron Weasley ed Harry
Potter. Il nome di Viktor Krum.
Da quel giorno nel parco di Hogwarts, l’ultimo saluto prima
che ripartisse per Durmstrang, Hermione pensava che non l’avrebbe mai più
rivisto, se non negli inserti sportivi della Gazzetta del Profeta. Certo, si diceva, un campione di quidditch
come lui chissà quante ne avrà di ragazzine che gli sbavano addosso, senza
bisogno di venirle a cercare a Londra… Eppure, come la guardava in biblioteca…
Che stupida era stata a credere che… E affogava i suoi dubbi nei libri di
scuola.
Una sera però, mentre si rigirava nel letto cercando di
prendere sonno (cosa che non le riusciva facilmente da almeno due settimane) si
accorse di qualcosa che batteva sul vetro della finestra, e cercava di entrare.
Si avvicinò per vedere meglio che cosa fosse e riconobbe nell’oscurità un gufo,
nero come il cielo che gli stava intorno, che portava una lettera tra le zampe.
Hermione aprì subito la finestra e lo fece entrare. Il gufo si appoggiò sulla
pila di libri perennemente aperti sulla scrivania sbattendo le grandi ali e
facendo un verso profondo e lasciando cadere la lettera sul letto. Per fortuna
che Grattastinchi, il suo gatto, stava ronfando in salotto, chissà che macello
avrebbe combinato alla vista di quell’uccello. Hermione accarezzò dolcemente la
testa dell’animale. Da chi sarà stato mandato? Era un bellissimo gufo. Harry?
Impossibile, avrebbe usato Edvige, la sua civetta. Ron? A meno che non si
trattasse di Leo, molto, molto cresciuto a forza di Biscottini Gufici, questo
volatile non era suo. Hogwarts, forse. Poteva darsi.
Incuriosita, Hermione prese la lettera. Sulla busta, a
lettere piccole e striminzite c’era scritto:
Hermione
Granger
48 Daughty St.
Londra
Hermione la aprì. dentro c’era una lettera scritta con la
stessa, fitta calligrafia della busta. Hermione rimase col fiato sospeso per un
attimo. La lettera diceva:
Cara Hermione,
scusa se non
ti ha scritto per qveste ultime settimane. Io è stato molto impegnato con
qvalificationi prossima Coppa Nationale di qvidditch, andati in ritiro in posto
secreto che mio allenatore non vuole che io dice.
Io penso tanto
a te, fino da ultimo giorno a Hogvarts. Era stato molto bello quando io era là
con te, io ricorda ancora. Volevo chiedere se venivi a trovare me, qvi in
Bulgaria, qvesta estate. Tu ricorda? Io chiesto te il mese scorso. Tu puoi
venire qvi da me quando vuoi, miei genitori già detto di sì. Così io ti fa
vedere mia casa e miei posti e io può stare ancora un po’ con te.
Rispondi più
presto che puoi.
Un bacio
Viktor
Hermione si sedette sul letto e respirò forte. Aprì e
chiuse gli occhi due o tre volte. Rilesse la lettera, molto lentamente. Si
alzò. Camminò fino alla porta. Si fermò. Tornò indietro. Rilesse la lettera di
nuovo. Non riusciva a crederci. No, forse stava solo sognando. Oppure era uno
scherzo, sì era sicuramente uno scherzo di Fred e George Weasley. Ma allora
perché non saltava fuori da qualche angolo di carta un pollo di gomma, come era
nel loro stile? E perché le batteva il cuore così forte?
No, non è possibile, lui non si ricorda neanche di me...
“Io penso
tanto a te, fino da ultimo giorno a Hogvarts.”
Eppure sembrava così… sua, quella scrittura, la firma, aveva
fatto un autografo a Ron, era uguale… Le pareva quasi di vederlo, tra le righe,
con quel suo fare così semplice e dolce, e con quegli occhi scurissimi. Le
sembrava di rivivere i giorni passati insieme a Hogwarts, le lunghe passeggiate
in riva al lago, le chiacchierate in biblioteca… E come dimenticare il Ballo
del Ceppo? Avevano ballato insieme tutta la sera, sotto gli occhi sbalorditi (e
forse anche un po’ gelosi) di Ron ed Harry e di tutti gli altri studenti della
scuola. Ricordava come l’aveva invitata al Ballo, sempre lì, in biblioteca, con
quello sguardo profondo, ma anche timido. E pensare che la prima volta che
l’aveva visto ad Hogwarts le era sembrato uno dei soliti divi dello sport,
circondato da ragazzine urlanti, che lo osannavano solo perché era famoso.
Invece, conoscendolo, era un ragazzo molto gentile e carino, forse un po’ solo
nel suo mondo fatto di fama e gloria. Essere il più giovane cercatore bulgaro
di tutti i tempi non era una cosa facile, le aveva detto. “Sono tutti intorno,
sembra che vostri giornalisti ti schiacciano, vogliono notizie, intervista… Io
ama leggere libri, stare solo, o… stare con te…”
Sentiva che era lui, ma non riusciva a crederlo, le sembrava
un sogno, un film…
D’un tratto, così senza pensarci, si sedette alla scrivania,
prese un foglio di pergamena e cominciò a scrivere.
Caro Viktor,
è davvero
bellissimo risentirti. Mi piacerebbe molto venirti a trovare, se non disturbo,
ovviamente, so quanto sei impegnato con gli allenamenti di quidditch; penso che
i miei genitori mi lascino venire. Io sono libera per tutto luglio, pensi che
possa andar bene una settimana di queste?
Ciao, a presto
tua
Hermione
Hermione succhiò un attimo la punta della penna, guardando
la luna che in quel momento si stagliava da sola nel cielo. Poi aggiunse una
frase e mise la risposta in una busta, che affidò al grande uccello nero.
Questo sbatté le ali un paio di volte e volò via, velocissimo, nella notte.
Poi Hermione si mise finalmente a dormire, con la lettera di
Viktor tra le mani, come se in quel momento potesse davvero essere vicina a
lui, e abbracciarlo forte.
Dopo qualche minuto si addormentò, felice come non lo era da
molto tempo.
“P.S.: Mi sei mancato tanto.”