Hola! Dopo qualche
problemino con la mia password, sono riuscita ad aggiornare
la mia fic… buon divertimento, IAIA.
p.s. pdstella, nn
preoccuparti: quando avrò finito con questa, posterò anke
l’altra storia… bacio
Cap. 2
La mattina dopo Hermione si svegliò. Era confusa e aveva
tante voci che le gridavano in testa. Che cos’era successo?
Aveva fatto un sogno? D’un tratto si ricordò di
Viktor. La lettera! Dov’era la lettera? Frugò sotto il
letto, e sulla scrivania, e nei libri… niente. Possibile che
fosse stato solo un…
Un miagolio stonato attirò la sua attenzione. Sdraiato sul
tappeto c’era Grattastinchi, il suo gatto, che si lisciava il folto pelo fulvo
contro l’armadio. Tra le zampe stringeva la lettera di Viktor.
-
Grattastinchi!
Dammi quella lettera!
Il gatto, per nulla intimorito, continuò il suo lavoro.
-
Dai,
Grattastinchi, da bravo, dammi quella lettera, su… –
ripeté lei con fare gentile.
-
Per tutta
risposta, Grattastinchi cominciò a mordicchiare un angolo del foglio.
-
Stupido gatto…
Hermione si gettò su di lui, ingaggiando un feroce corpo a corpo per il possesso della lettera. Alla fine lei ebbe la
meglio, anche se si ritrovò con il pigiama squartato e un bel graffio sul
braccio.
-
Ora capisco
perché Ron non ti sopporta… – sospirò abbattuta.
Comunque la lettera era salva, a parte qualche brandello qua e là,
ed era questa la cosa importante. Non era stato un sogno! Cominciò a saltellare
qua e là per la camera, davanti agli occhi di Grattastinchi, che se ne andò con aria rassegnata. Dopo essersi ricomposta,
Hermione scese in cucina per la colazione.
Davanti a una tazza di latte con
cereali senza zucchero (i suoi genitori erano dentisti), Hermione si mise a
leggere
-
Hermione! Cos’hai fatto al braccio? – chiese sua madre, tutta allarmata.
-
Eh? Oh, niente, mamma, solo un piccolo scontro con Grattastinchi… –
Hermione lanciò un’occhiataccia delle sue al gatto, che cambiò stanza e si
rifugiò sotto il divano.
-
Comunque è da disinfettare – replicò lei, frugando nell’armadietto
dei medicinali.
-
Susan, è solo
un graffietto… – intervenne suo padre, che leggeva un
giornale dei Babbani.
-
Solo un graffietto??? Ti ricordi che cosa è successo l’ultima volta che era
solo un graffietto?
-
Ehm… sì,
effettivamente è sempre meglio prendere delle precauzioni…
Disinfetta pure, tesoro…
-
Per fortuna
eravamo a Diagon Alley e il
signor Weasley ti ha subito riattaccato il dito… Quel gatto a volte è un vero demonio…
Guardò prima Hermione, poi suo marito, poi ancora Hermione…
Alla fine scoppiarono a ridere tutti insieme e
andarono avanti così per cinque minuti, fino a quando la signora Granger si
accorse di tutta l’acqua che stava uscendo dal bollitore e corse a spegnere il
gas.
“Bene, sono di ottimo umore. E’ l’occasione giusta per chiederglielo…” pensò Hermione.
-
Ehm… volevo
chiedervi… – cominciò, ma in quell’istante squillò il telefono, la signora
Granger si precipitò nella stanza accanto per rispondere, inciampando in
Grattastinchi che, con un grido acuto corse fuori in giardino. Nello stesso
tempo suo padre schizzò via dalla tavola.
-
Accidenti,
sono in ritardo! Devo correre allo studio! Ciao Hermione,
ciao Sue! – e sparì.
Hermione restò sola in cucina, con la tazza del latte che
tremava ancora e la bocca aperta.
-
Fantastico,
veramente fantastico…
Quella sera, a cena, l’atmosfera era più calma.
Grattastinchi se ne stava nella sua cesta, più tranquillo che mai. Hermione
mangiava in silenzio, aspettando il momento opportuno.
Attese a lungo che sua madre finisse una conversazione sul
servizio postale inglese e attaccò.
-
Volevo
chiedervi, ehm… se questo mese posso andare qualche giorno da un mio amico… in
Bulgaria…
E’ fatta, pensò, aspettando ansiosa la risposta.
“…Beh? Questa risposta?”
I suoi genitori rimasero in silenzio guardandola per un po’.
Poi suo padre parlò.
- Beh… Sì, perché
no?
- Samuel Granger!!
Stai forse dicendo che nostra figlia può partire per il mondo come le pare e
piace insieme a qualcuno che neanche conosciamo??
Il padre di Hermione si fece piccolo piccolo nella sua sedia.
-
A-Andiamo,
Susan, Hermione ormai è grande, è tempo che faccia le
sue scelte, no?
-
Le sue scelte?? Come puoi parlare così, è solo una bambina!!
-
Io non sono una bambina… – s’intromise timidamente Hermione, senza
però ottenere effetto.
-
Ah, sì? E dimmi, Susan, non eri tu la bambina che in seconda media
tentò di fuggire di casa per andare a Broadway e
sfondare in teatro? – suo padre si stava facendo sentire adesso.
-
Era un’altra
storia… – disse sua madre arrossendo – e… e poi anche tu cercasti di scappare,
in quinta elementare… e con Patty Cole, per giunta!
-
Io però non
arrivai ad imbarcarmi clandestinamente su un aereo di linea…
Hermione era sconvolta. Stava venendo a sapere più cose sui
suoi genitori di quante ne avesse ma i sentite in
tutta la sua vita. La cosa cominciava anche a farsi divertente.
Dopo qualche minuto i due si fermarono, ansanti,
evidentemente a corto di argomenti.
Di colpo si voltarono tutti e due
verso di lei ed esclamarono:
-
E chi sarebbe
questo tuo amico???
Terrorizzata da quello che
avrebbero potuto farle se non avesse detto la verità, Hermione raccontò che era
uno studente di Durmstrang, e che lo aveva conosciuto a scuola l’anno prima in
occasione del Torneo Tremaghi. Evitò accuratamente tutti i dettagli riguardanti
il Ballo del Ceppo e la lettera.
-
E’ un mio
amico e mi ha chiesto di andarlo a trovare per farmi vedere com’è il posto… –
Ahia, pensò, questa non la bevono…
Infatti i due si guardarono con un sorrisetto malizioso, di chi ha
già capito la situazione.
-
Ti ricordi,
Susy, quando c’incontravamo di nascosto al parco per non farci vedere da tua
madre…
-
E le passeggiate al chiaro di luna, e le canzoni… – sospirò
lei con aria sognante.
Si abbracciarono e si misero a ballare sulle note di una
canzone inesistente, volteggiando fra le sedie.
Hermione si defilò in camera sua, seguita
da Grattastinchi (disgustato), prendendo quella strana situazione per un sì.
Come aprì la porta della camera scorse
per un attimo il gufo nero di Viktor con una lettera tra le zampe, prima che
Grattastinchi gli saltasse addosso soffiando.
-
Grattastinchi,
no! – Hermione cercò di fermarlo, inutilmente. Il gufo ululò forte e scappò
dalla finestra scomparendo nel buio.
-
Oh, no… e se
si fosse trattato di qualcosa di importante? Non potrò
mai saperlo per colpa di questo… – osservò
Grattastinchi che stava mangiucchiando qualcosa… la lettera!
Hermione lo prese e lo strizzò
forte. La lettera diceva:
Verrò a
prenderti il 10 di qvesto mese. Vai a stazione di
Londra per le 17.
Sono felice
che tu vieni.
A presto.
Viktor