Anime & Manga > Lisa e Seya
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Autore: Andy Grim    07/04/2009    2 recensioni
Mi ero ripromesso di non pubblicare questa storia finché non ne avessi ultimato la pubblicazione su MANGANET... ma leggendo la recensione di Kitthex sulla mia one-shot "Le dimissioni di Asuka Junior" (ispirata a questa stessa serie) è scattato qualcosa che mi ha spinto ad esaudire il suo desiderio di leggere qualcos'altro di mio e dunque rieccomi qui! Può darsi che Kitthex non bramasse affatto di leggere un secondo racconto su Saint Tail e ancora meno una storia come questa! Ho già pubblicato su EFP un lavoro analogo basato su Lamù e non so se abbia incontrato molto successo (ho avuto solo 12 recensioni abbastanza lusinghiere, ma un numero di letture in calando nella sequenza dei capitoli). Per carità, il lettore è giudice e mi rendo anche conto che si tratta di un genere forse troppo originale (ho infatti già deciso di NON pubblicare altre demenzialità di questo tipo)! Chi preferisse qualcosa di più "normale", può entrare nella sezione su Candy Candy e leggersi "Un compagno per Flanny Hamilton". Per ora non vi è altro, ma spero, nel prossimo futuro, di potervi offrire altre opere (le idee non mi mancano, lo sbuzzo un po' di più)! Riguardo alla storia qui presente, si propone di illustrare le lotte interne del co-protagonista di KST nella sua perpetua caccia alla coduta ladruncola di Seika, nonché le continue schermaglie amorose con le rivali in amore di quest'ultima. Ai lettori che fossero contemporaneamente dei fan di Uruseiatsura e di Kaitou Saint Tail potrebbe interessare il confronto diretto fra le equipes organiche di due esemplari umani (Ataru Moroboshi e Alan Daiki Asuka) che più diversi di così non avrebbero potuto essere. Buon divertimento... o almeno me lo auguro!
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 44: La sfortuna è cieca, ma la sfiga ci vede benissimo

Capitolo 44: La sfortuna è cieca, ma la sfiga ci vede benissimo!

 

“E

cco quanto mi aveva chiesto, signora!”

“Ah… finalmente!!”

“Mi perdoni il ritardo: non era facile trovare una farmacia aperta!”

“Già, oggi è domenica… va bene, Elizabeth, ti ringrazio!”

La giovane s’inchinò, prima di ritirarsi. Alla signora Shinomya era dispiaciuto mandar fuori la fida domestica per mezza città, sia pure accompagnata dall’autista, ma non se l’era proprio sentita di rivolgersi subito al medico di famiglia. Molto più saggio - e anche prudente - farlo qualora risultasse inevitabile. Poteva essere un falso allarme. Un semplice ritardo…

“Sayaka… Sayaka… vieni qui!”

“Arrivo, mamma!”

L’aspirante consorte del più giovane investigatore del Paese si avvicinò titubante alla sua genitrice e si arrestò davanti a lei, fissandola negli occhi, dopo aver osservato la confezione che teneva in mano.

“Allora, Sayaka…” sospirò la signora “…come funziona, te l’ho già spiegato. Perciò fatti coraggio e leviamoci subito il dubbio, mm?”

“Io… ecco…” sia il colore del viso che il timbro della voce marcavano il suo palese imbarazzo.

“Forza, tesoro… vai!” replicò sua madre, in tono perentorio, pur mostrandole un rassicurante sorriso materno. Comunque fossero andate le cose, non avrebbe smesso di proteggere sua figlia.

Rassegnata, l’ultima erede della Principessa Rosa afferrò allora quella scatolina e si diresse verso il bagno, cercando di non badare al maledetto tremito che avvertiva nelle ginocchia.

***

Non era un tremito quello che invece sentiva nelle gambe la sventurata controparte di quella dannata faccenda, ma piuttosto un intenso formicolio, che non voleva saperne di abbandonare ogni centimetro cubo del suo organismo. E pensare che avrebbe potuto considerarsi il più felice dei viventi, dato che aveva finalmente centrato anche l’ultimo dei suoi traguardi…

La sua Seya, la sua Lisa, la sua fantastica avversaria, la sua intrepida eroina, la sua vezzosissima compagna di classe era finalmente, inequivocabilmente, sentimentalmente, nonché fisicamente sua!

Ora che la stava riaccompagnando a casa - erano quasi le otto di sera ed era stata dura rinunciare ad abbandonarsi a un dolcissimo sonno liberatorio, standosene teneramente abbracciati in quel pure angusto lettuccio dell’infermeria - capiva come tutta quell’adrenalina che gli scorreva nei più remoti angoli del corpo, non permettendo a nessuno dei suoi organici di mantenersi in piedi con continuità, derivasse inequivocabilmente dalle percezioni che l’infaticabile Chandler continuava a ricevere dall’organismo femminile affiancato: il contatto del suo braccio, il profumo dei suoi capelli e quell’affascinante aspetto da giovane donna che adesso ostentava la sua compagna!

Lisa Haneoka, l’ex ladra Seya, camminava fieramente a braccetto del suo detective, sorridendo amabilmente ad ogni passante incrociato (e soprattutto alle coppie) come se volesse presentargli il suo “bottino” più importante.

“Guardate, signori” sembrava voler dire “questo è il ragazzo speciale di Seika ed era il mio rivale. Ma ora non lo è più: adesso è il mio ragazzo, il mio fidanzato e il mio futuro maritino… e anche il mio partner!!”

Dopo che i giovani amanti avevano (finalmente) concluso, la Coordinatrice haneokiana aveva voluto congratularsi personalmente col suo omologo asukiano, spingendosi anche ad invitare i componenti del suo Consiglio ad un brindisi presso la loro sede… approfittando chiaramente del momento in cui i due organismi si trovavano ancora connessi!

Lew Harper, tuttavia, osservando le facce sgomente di Marowe e Watson (che faceva ripetutamente no no col ditino) aveva cortesemente declinato l’invito, adducendo che dovevano occuparsi di alcune questioni molto importanti: “Avremo modo d’incontraci quando la situazione sarà più tranquilla, miss Orion…!”

La direttrice di Lisa non aveva insistito, comprendendo probabilmente tra le righe ciò che il suo omologo avesse voluto intendere.[1]

 

***

“Quanto manca, ancora, mamma…?”

“Solo mezzo minuto, cara!” rispose la donna, osservando l’orologio. Mai lasso di tempo fu più lungo di quello, nella giovane vita di Sayaka Shinomya.

“Ecco, ci siamo!” annunciò finalmente sua madre, estraendo la fascetta rivelatrice dal bicchiere con l’orina della figlia. La quale si stupiva, fra l’altro, di riuscire a mantenersi così calma in quel determinato frangente!

Forse ci riusciva perché si ostinava a vedere soltanto i lati buoni di entrambe le possibilità: se il test fosse stato negativo, avrebbe sollevato sé stessa e la sua famiglia da un bel po’ di complicazioni. Se invece fosse stato…

“Positivo…!”

La signora Shinomya mise sotto gli occhi della sua rampolla il risultato del test. Lei osservò quanto appariva sul rivelatore e poi rialzò la testa: “Dunque… io…”

“Tu diventerai mamma, figlia mia!”

La giovanetta arrossì, poi abbassò pudicamente gli occhi, portandosi una mano sulla pancia.

 

***

Giunti nuovamente davanti alla villetta degli Haneoka, Lisa si voltò di fronte al suo ragazzo e gli strinse le mani, col più solare dei suoi sorrisi.

“Grazie per avermi accompagnato!”

“E per tutto il resto?” chiese ironicamente Spade.

“Sta’ zitto, spudorato!!” lo riprese Marlowe.

“Non… non c’è di che!”

Lei gli accarezzò dolcemente la guancia: “È stato bellissimo, sai?” sussurrò.

Nonostante la perizia di Tracy, Alan s’impeperonò parecchio: “Da… davvero?”

“Sì… sei stato così… dolce… così tenero… davvero fantastico!” gli ribadì, stringendolo in un caldo abbraccio.

Alan sospirò amaramente: “Ti ringrazio, ma… avrei preferito essere più inesperto. Voglio dire…”

Lisa si scostò e lo guadò, severa: “Non m’interessa, te l’ho già detto” scosse energicamente la testa “io volevo soltanto te!”

“Comunque devo dirti una cosa” replicò lui, guardandola negli occhi “anche se può suonarti strano… questa è stata la prima volta anche per me! Psicologicamente, almeno… perché, della notte scorsa, io non ricordo praticamente nulla… almeno in confronto a ciò che ho provato con te! Mi capisci…?”

Lei meditò per un lungo momento e infine annuì… permettendo a Marlowe di sciogliere le dita anchilosate: “Sì… credo di sì…!”

“Insomma, Lisa” disse ancora, cingendole la vita “io voglio che tu sappia questo: se con Sayaka ho fatto del sesso  con te ho fatto all’amore![2] Mi credi…?”

Dopo un altro brevissimo momento (ma sempre troppo lungo per Marlowe) la fanciulla dai capelli ramati gli gettò le braccia al collo. Poi gli prese il viso tra le mani e depose le sue labbra su quelle del compagno…

Il contatore del C.R., che già era arrivato a 3640 in seguito all’amplesso riparatore (che aveva fornito un contributo di 694 punti), si arrestò alla quota stratosferica di 3870!

*Di questo passo raggiungeremo l’idolatria…!* commentò Tim Murdock, preoccupato.

“Ti va bene come risposta?”

Lui ci mise un po’ a riprendere fiato…

“Giornata piena, eh, signore?!” disse al superiore un assistente cardiaco.

“Già… sarà meglio dare un’altra controllata alle coronarie. Prenda nota, Stokes!”

Nel frattempo, dietro una finestra poco distante, un’altra madre di famiglia osservava quella scena romantica con un sentimento a metà fra la gioia e l’apprensione.

“Cosa stai guardando, amore?” le chiese il marito.

“Oh, nulla… solo due ragazzi che si vogliono bene!”

“Ah, questi giovani d’oggi” borbottò il signor Genichiro, intento a sperimentare un nuovo trucco “sempre a coccolarsi in pubblico! Ai nostri tempi, noi eravamo molto più discreti. Vero, cara?”

La signora Eimi continuava a guardare il figlio dell’uomo che in passato le aveva dato la caccia, sia pure per un breve periodo,[3] mentre abbracciava la sua unica figliola, accarezzandole con dolcezza i capelli: “Non saprei, tesoro. Ma se lo dici tu…”

***

L’instancabile Rip Kirby faticò a contenere il tremito nella mano del suo assistito, mentre afferrava il cartoncino che i terminali ottici avevano scorto, infilato nello sportellino dell’armadietto scolastico. Scritte sopra, c’erano solo poche parole.

Devo parlati. Ti aspetto in biblioteca.  S.

Non occorreva un grosso sforzo alla Cerebrale di Watson per comprendere che quella lettera non era l’iniziale della loro ex avversaria! Quel messaggio era troppo succinto per provenire da miss coda di cavallo, pertanto non poteva che averlo mandato…

…è vero: il Coordinatore aveva tassativamente proibito di adoperare ancora quello pseudonimo![4]

Accartocciando il biglietto nella mano, il nostro amico avvertì diverse fitte tormentargli il  basso ventre, come se fossero sgradevoli postumi della recente “punizione” di Lisa![5]

*Strano, però… con tutti i massaggi che la signora Speedy ci ha fatto di seguito!* rifletté il capo dell’immunitaria, Parker.

Meccanicamente, il giovane detective uscì dallo spogliatoio maschile, salvo bloccarsi alla vista della sua promessa, proveniente da quello femminile.

“L… Lisa…!” esclamò, mettendo istintivamente in tasca la mano che conteneva il biglietto.

“Alan, tutto bene…?!”

“Eh…? Ah, io… credo di sì!”

“Sei sicuro?” insistette lei, osservandolo attentamente “Mi sembri turbato!”

“Davvero?” ribatté lui, cercando di fare lo gnorri “Non ci avevo fatto caso!”

“Ma che razza di risposta idiota è…?!!” sbottò Marlowe verso Watson.

“La prima che m’è venuta in mente!” rispose asciutto l’altro.

“Che imbecille!! Dai, lascia parlare me…!” ribatté allora il collega, cercando di strappargli il microfono vocale.

“No, tu sei troppo agitato: finiresti per spiattellare tutto. Stai buono e fidati di me!”

“Ma io…”

“Obbedisca, Marlowe!” s’intromise saggiamente A1.

Grugnendo un signorsì, il capo della Neuro cedette, continuando a fissare trepidante il display visivo.

“Mah, sarà…” commentò la fidanzata, preferendo non dar peso a quella risposta bislacca “…andiamo a casa insieme?”

“Come…?” sussultò lui “Ah, ecco… purtroppo avrei una cosa urgente. Ti dispiace se ci vediamo nel pomeriggio?” da bravo tattico, Watson aveva saggiamente preparato un’allettante controproposta.

Leggermente spiazzata da quel contropiede, la giovanetta corrugò le sopracciglia: “Beh, d’accordo… ma cosa devi fare di così urgente?”

“Ah… niente di che” la carta appallottolata gli bruciava letteralmente nell’incavo della mano “non ti preoccupare. A più tardi, allora!”

“Ehi, aspetta… casa mia o casa tua?”

“Eh? Ah… vengo io, vengo io! Ci ved…”

“Attento…!!!”

SPLAT… il povero Alan, ancora mezzo girato, sbatté violentemente nello stipite dell’ingresso.

“Porca vacca…!! Ma perché le faranno così strette, queste dannate porte?!!”

Poi, massaggiandosi il braccio offeso, si defilò lungo il corridoio, con Lisa che lo guardava, scuotendo sconcertata la testa.

 

***

Quando Alan arrivò finalmente in biblioteca, trascinando faticosamente un passo dopo l’altro (il povero Kirby sudava come un dannato) notò subito la sua pretendente - ormai era l’unica a detenerne il titolo, dacché Rina s’era ritirata e Lisa era la sua fidanzata ufficiale - seduta al tavolo di lettura, sopra un libro che sembrava consultare con grande attenzione.

Al rumore dei suoi passi la ragazza si voltò, ebbe un leggero sussulto e gli fece un debole sorriso: “Ciao, tesoro…!”

Il giovane sussultò a sua volta, le rese un sorrisetto assai tirato e si avvicinò cautamente: “Volevi parlarmi?” chiese.

Sayaka annuì, richiuse il libro e lo allontanò verso il lato opposto del tavolo. Poi scostò la seggiola accanto alla sua: “Accomodati…!”

Preferirei stare in piedi, stava per dire il ragazzo, come a voler mantenere le distanze. Tuttavia, impensierito dallo sguardo della compagna, che accentuava quel suo leggero turbamento interiore, acconsentì. D’istinto, stava per mettersi a braccia conserte piantandole contemporaneamente quel suo caratteristico sguardo indagatore, che aveva tante volte fatto piegare le ginocchia alla povera Virginia Breed. Però, fosse la tensione, fosse la stanchezza… fosse quell’aria da giovane donna che ostentava la sua interlocutrice (maledetto il suo complesso di Edipo) non gli riuscì di mantenersi freddo.

Si  limitò quindi ad appoggiare le mani sulle ginocchia, mormorandole un neutrale: “Dimmi pure…!”

Gli occhi della castana lo fissarono a lungo, finché il moretto si sentì prendere le mani nelle sue e un potente fiotto di adrenalina sbatté a fondo scala la lancetta del nuovo galvanometro analogico installato dalla Neuro.

“Speriamo che non parta anche questo…!” commentò Murdock.

“Secondo il signor Wolfe[6] è uno dei modelli più robusti!” replicò un collega.

“Alan, sii sincero: tu cosa provi per me…?”

Un’altra botta un po’ più forte al povero strumento, seguita da un acceso formicolio nelle gambe. Il ragazzo si rallegrò di essersi seduto.

“Vuoi…” deglutì “…vuoi proprio che io sia sincero?”

Lei assentì, del tutto risoluta. Il suo viso era piuttosto pallido, ma gli occhi erano limpidi e non c’era alcuna traccia di sudore sulla pelle setosa. Suo malgrado, il detective dovette ammirare il suo sangue freddo.

“Phil, siamo nelle sue mani” disse il Coordinatore al capo della Neuro “le dica tutta la verità, ma cerchi di non ferirla più del necessario!”

“Non ne avevo l’intenzione, signore” sospirò l’interessato “farò del mio meglio!”

“E lei stia pronto ad assisterlo, Jimmy!” dispose ancora A1.

“Non dubiti, capo!” confermò il collega della Cerebrale.

Alan si passò una mano sulla fronte, poi tornò a guardare la compagna: “Vedi, Sayaka…” iniziò, lentamente “…tu sei… una ragazza deliziosa: carina, intelligente… alla mano… e sincera, soprattutto!”

Lei rimase in silenzio, sorridendogli teneramente.

“Sai, io…” continuò lui, volgendo il capo verso la finestra “…ho sempre ammirato la spontaneità di quelle ragazze che… trovano il coraggio di dichiarasi al tipo che gli piace… così, senza tanti complimenti! Senza dubbio, è una prova di maturità…”

“…e a te piacciono le ragazze… mature! Vero?”

STOCK… terza botta alla lancetta del galvanometro…

“Passami un cacciavite, Teddy!” ordinò Murdock. Avuto l’attrezzo, si premurò di attenuare leggermente la sensibilità dello strumento.

“Beh… non posso negarlo” ammise, sorridendo inconsciamente “anzi, ti confesso che… ho sempre desiderato una ragazza di carattere, con la quale, prima o poi, dividere la mia vita. Nondimeno…”

La stretta delle mani di Sayaka s’intensificò: “E allora l’hai trovata, Alan: voglio essere io quella ragazza!”

Il vecchio Wolfe dovette dare due deglutizioni.

“E perché…?” gli chiese allora lui, con voce un po’ arrochita.

“Ma perché ti amo…!!” ribatté, veemente, la castana.

E io no!! Ti vuoi decidere a dirglielo??!” sbottò Watson verso Marlowe.

Costui accennò di sì con la testa, ma fece simultaneamente un gesto d’attesa con la mano, rivolgendosi poi al collega della Sensitiva: “Gus, attenua più che puoi la percezione: il calore di quelle mani è deleterio!”

“Farò il possibile!” rispose l’altro.

“Gliele stacco, Phil?” domandò Kirby.

“Sì, se ci riesci… non troppo bruscamente, però!”

L’ex concorrente di Rosanna Speedy tentò di sfilare le estremità superiori del suo assistito dalla grinfie della rivale di Saint Tail… ma invano. Per riuscirci avrebbe dovuto esercitare un deciso strappone, ma purtroppo il povero Marlowe non era abbastanza bastardo per ordinarglielo e dovette limitarsi a proseguire, contando unicamente sulla propria eloquenza.

“Ascolta, Sayaka” sospirò il giovanotto “scusa se te lo domando, ma… sei veramente sicura di quello che dici?”

“Assolutamente!” rispose la fanciulla, senz’alcuna esitazione.

Alan sospirò stancamente. Ormai la sua fronte era già bagnata: “E… posso chiederti cosa ci trovi, in me? Dopotutto, anche se piaccio fisicamente a diverse ragazze, la maggior parte di loro mi considera un vero caratteraccio!”

“Può darsi. Ma sei anche bello, ardito e generoso. Mi basta!”

Sospirando di nuovo, lui annuì: “Sei molto cara… e io ti voglio bene, lo sai. Però…”

Quanto me ne vuoi…?” lo interruppe lei, improvvisamente, avvicinandosi pericolosamente  col viso…

“Rip, indietro!!” ordinò subito Marlowe. Il capo della Motoria eseguì, ma non poté guadagnare che pochi centimetri.

“Io…” altra deglutizione “…abbastanza” maledetta sincerità e maledetto quel livello relazionale ancora troppo alto “ma…”

“Allora è tutto ok, Alan” ribatté Sayaka, liberandogli una mano per fargli una tenera carezza “se anche adesso non mi ami, ma mi vuoi comunque molto bene, un giorno non lontano, certamente mi amerai…!”

Lui chiuse gli occhi, prendendo un bel respiro. Non c’era niente da fare: la questione non si sarebbe potuta risolvere per via “diplomatica”: occorreva un affondo, per quanto spiacevole.

“Non credo, Sayaka “lui scosse deciso la testa “mi rincresce molto, credimi! Ma io amo un’altra persona… e tu sai anche chi è!”

“Sì, me l’hai detto” rispose lei, tornandogli a stringere la mano, Poi le sue gianciotte s’imporporarono, congiuntamente al luccichio degli occhi “però è con me che hai fatto l’amore…!”

Anche le guance di Alan tornarono a colorarsi per simpatia, ma stavolta l’impudente fanciulla aveva fornito alla Neuro un appiglio non trascurabile.

“Devo confessarti una cosa, Sayaka” le disse allora, rivolgendole uno sguardo non serio quanto avrebbe desiderato, ma meno esitante di prima “mentre stava succedendo, io… credevo di farlo con lei. Hai capito bene?”

La giovanetta avvertì un doloroso spasimo e rimase ammutolita. Certo, in fondo l’aveva sempre saputo. Però… una piccola parte del suo cuoricino aveva sperato - aveva voluto credere - che quando Alan si fosse reso conto di avere invece fatto l’amore con lei, anche i suoi sentimenti si sarebbero adeguati! E invece…

Calde lacrime cominciarono a scenderle sulle gote, mentre tornavano tristemente diafane. Non un tremito scosse però le spalle di quella ragazza, che continuò ad esprimere in silenzio il suo dolore…

Più commosso di quanto avrebbe creduto, il giovane investigatore dovette deglutire ancora, per poi cavarsi il fazzoletto di tasca e asciugarle gentilmente quelle lacrime.

“Non fare così, ti prego… e non chiedermi l’unica cosa che non posso darti. Tu meriti un ragazzo che ti ami veramente. Che ami solo te, che non veda altre che te… e purtroppo, per quanto mi dispiaccia… non posso essere io!”[7]

Desolata oltre ogni dire, la povera Sayaka abbandonò le mani del suo amato, portandosene una al ventre… esitò soltanto un attimo, ma poi non si trattenne: “È questo…” gemette “…che dovrò dire al mio bambino…?”

Dopo alcuni secondi, il già citato galvanometro adrenalinico scoppiò letteralmente in mille pezzi, assieme a tutti gli altri quadranti di quella disgraziata Sezione Emotiva.

 

***

“Sensitiva da Cardiaca: accentuare le scariche!! Gus, mi senti…??! Mandateci altre scariche!!” gridava disperatamente il capo-sezione Tracy nel comunicatore intersezionale.

“Stanno arrivando, Dick” rispose affannosamente Chandler, agendo sui propri comandi “faccio quello che posso, ma dalla Neuro ne arrivano di debolissime!”

“Com’è la temperatura del sangue?” chiese Tracy a un assistente.

“Ancora sotto i 20 gradi, signore!”

“Aspirare più ossigeno. Forza, con quel diaframma!!”

“Signore… signore, mi risponda!! Si riprenda! Coraggio, signore…!” il fedele Murdock dava leggeri schiaffetti al povero Marlowe, colpito dall’ennesimo svenimento.

“Portatelo in infermeria” ordinò A1 “Watson, prenda lei la situazione in mano. Dobbiamo essere certi di avere compreso bene…!”

*Sì, come se ci fosse altro da capire…!* commentò lui, con amaro sarcasmo.

Appena l’equipe organica riuscì a ripristinare uno stato appena decente di tutte le funzioni vitali, il loro assistito poté articolare le seguenti parole, pronunciate in tono appena percettibile: “Sayaka… che cosa… significa…???”

Per tutta risposta, la giovanetta si alzò. Lui avrebbe voluto imitarla, ma la sezione di Kirby non disponeva ancora della forza sufficiente. Lei allora tornò a prendergli una mano e se la portò all’addome.

Il povero Alan era già pervaso da fortissimi brividi. Quella mano bruciava… o era la sua? O era la pancia di Sayaka…?

“Mia madre mi ha fatto fare un test di gravidanza… era positivo. Congratulazioni, papà…!”

Detto questo, Sayaka Shinomya, la mancata consorte dell’erede degli Hiwatari[8] si girò su sé stessa e corse singhiozzando fuori da quella stanza.

Con uno sforzo sovrumano, Alan riuscì finalmente a levarsi da quella sedia e si avvicinò, barcollando, alla zona del tavolo che ospitava ancora il volume consultato prima dalla ragazza. Colto da un vago presentimento, lo raccolse con mano febbrile per leggerne il titolo…

 

Elementi di Educazione Sanitaria: 3° volume: Gravidanza e Maternità

 

“Oddio…” sussurrò “…oh, mio Dio…!!!”

Fedele al suo istinto di maniaco dell’ordine, si avvicinò allo scaffale per rimetterlo al suo posto, ma la mano gli tremava talmente che il volume gli cadde a terra. Si chinò quindi a raccoglierlo, ma, mentre si rialzava, si gelò nello scorgere la figura di Lisa davanti alla porta.

“Da quanto sei lì…??” gli chiese, con voce flebile.

“Dall’inizio della vostra conversazione!” precisò lei, in tono neutro.

*E ti pareva…!!* imprecò Watson.

“E hai… sentito tutto…?” balbettò Alan.

“Sì…!” rispose Lisa, con un sibilo.

Il ragazzo ebbe una fitta al cuore. A sgomentarlo di più era l’atteggiamento, sinistramente calmo, della ragazza.

“Lisa, ascolta… non ti preoccupare: io credo che lei… non stia dicendo la verità!”

La sua fidanzata lo fissò a lungo, quasi volesse penetrargli nel fondo dell’anima: “Può darsi…” disse, infine “…ma, anche se fosse, è una bugiarda più brava di te…!”

Poi, all’improvviso, se ne andò via, imitando l’atteggiamento della rivale.

 



[1] Ovvero quando fosse stato risolto il problema con Sayaka…

[2] In quell’istante, a un certo ispettore, fischiarono fortemente le orecchie!

[3] Cioè fino a quando la futura mamma di Alan aveva perso la pazienza (v. capitolo 42)… poi Eimi (alias Lucifer) aveva incontrato Genichiro.

[4] Cioè miss velo da sposa. Come? Qual era lo pseudonimo di Rina Takamya? Gli organici di Alan mi hanno pregato di scordarmelo!

[5] Il pugno nello stomaco che gli aveva mollato nel capitolo scorso.

[6] Ovviamente la metabolica si occupa anche della gestione dei pezzi di ricambio.

[7] Chiedo scusa alle sostenitrici di Lisa, ma secondo la mia interpretazione, la frase per quanto mi dispiaccia non è di maniera.

[8] Sempre in riferimento alla versione di Lord Martiya in Le Fiamme del Destino.

  
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