Capitolo 44: La sfortuna è cieca, ma la
sfiga ci vede benissimo!
“E |
cco
quanto mi aveva chiesto, signora!”
“Ah…
finalmente!!”
“Mi
perdoni il ritardo: non era facile trovare una farmacia aperta!”
“Già,
oggi è domenica… va bene, Elizabeth, ti ringrazio!”
La
giovane s’inchinò, prima di ritirarsi. Alla signora Shinomya era dispiaciuto
mandar fuori la fida domestica per mezza città, sia pure accompagnata
dall’autista, ma non se l’era proprio sentita di rivolgersi subito al medico di
famiglia. Molto più saggio - e anche prudente - farlo qualora risultasse
inevitabile. Poteva essere un falso allarme. Un semplice ritardo…
“Sayaka…
Sayaka… vieni qui!”
“Arrivo,
mamma!”
L’aspirante
consorte del più giovane investigatore del Paese si avvicinò titubante alla sua
genitrice e si arrestò davanti a lei, fissandola negli occhi, dopo aver
osservato la confezione che teneva in mano.
“Allora,
Sayaka…” sospirò la signora “…come funziona, te l’ho già spiegato. Perciò fatti
coraggio e leviamoci subito il dubbio, mm?”
“Io…
ecco…” sia il colore del viso che il timbro della voce marcavano il suo palese
imbarazzo.
“Forza,
tesoro… vai!” replicò sua madre, in tono perentorio, pur mostrandole un
rassicurante sorriso materno. Comunque fossero andate le cose, non avrebbe
smesso di proteggere sua figlia.
Rassegnata,
l’ultima erede della Principessa Rosa afferrò allora quella scatolina e si
diresse verso il bagno, cercando di non badare al maledetto tremito che
avvertiva nelle ginocchia.
***
Non
era un tremito quello che invece sentiva nelle gambe la sventurata controparte di
quella dannata faccenda, ma piuttosto un intenso formicolio, che non voleva
saperne di abbandonare ogni centimetro cubo del suo organismo. E pensare che
avrebbe potuto considerarsi il più felice dei viventi, dato che aveva
finalmente centrato anche l’ultimo dei suoi traguardi…
La
sua Seya, la sua Lisa, la sua fantastica avversaria, la sua intrepida eroina,
la sua vezzosissima compagna di classe era finalmente, inequivocabilmente,
sentimentalmente, nonché fisicamente sua!
Ora
che la stava riaccompagnando a casa - erano quasi le otto di sera ed era stata
dura rinunciare ad abbandonarsi a un dolcissimo sonno liberatorio, standosene
teneramente abbracciati in quel pure angusto lettuccio dell’infermeria - capiva
come tutta quell’adrenalina che gli scorreva nei più remoti angoli del corpo,
non permettendo a nessuno dei suoi organici di mantenersi in piedi con continuità,
derivasse inequivocabilmente dalle percezioni che l’infaticabile Chandler
continuava a ricevere dall’organismo femminile affiancato: il contatto del suo
braccio, il profumo dei suoi capelli e quell’affascinante aspetto da giovane donna che adesso ostentava la sua
compagna!
Lisa
Haneoka, l’ex ladra Seya, camminava fieramente a braccetto del suo detective, sorridendo amabilmente ad
ogni passante incrociato (e soprattutto alle coppie) come se volesse presentargli
il suo “bottino” più importante.
“Guardate,
signori” sembrava voler dire “questo è il ragazzo speciale di Seika ed era il
mio rivale. Ma ora non lo è più: adesso è il mio ragazzo, il mio fidanzato e il
mio futuro maritino… e anche il mio partner!!”
Dopo
che i giovani amanti avevano (finalmente) concluso,
Lew
Harper, tuttavia, osservando le facce sgomente di Marowe e Watson (che faceva
ripetutamente no no col ditino) aveva
cortesemente declinato l’invito, adducendo che dovevano occuparsi di alcune
questioni molto importanti: “Avremo modo d’incontraci quando la situazione sarà
più tranquilla, miss Orion…!”
La
direttrice di Lisa non aveva insistito, comprendendo probabilmente tra le righe
ciò che il suo omologo avesse voluto intendere.[1]
“Quanto
manca, ancora, mamma…?”
“Solo
mezzo minuto, cara!” rispose la donna, osservando l’orologio. Mai lasso di
tempo fu più lungo di quello, nella giovane vita di Sayaka Shinomya.
“Ecco,
ci siamo!” annunciò finalmente sua madre, estraendo la fascetta rivelatrice dal
bicchiere con l’orina della figlia. La quale si stupiva, fra l’altro, di
riuscire a mantenersi così calma in quel determinato frangente!
Forse
ci riusciva perché si ostinava a vedere soltanto i lati buoni di entrambe le possibilità: se il test fosse stato negativo,
avrebbe sollevato sé stessa e la sua famiglia da un bel po’ di complicazioni. Se
invece fosse stato…
“Positivo…!”
La
signora Shinomya mise sotto gli occhi della sua rampolla il risultato del test.
Lei osservò quanto appariva sul rivelatore e poi rialzò la testa: “Dunque… io…”
“Tu
diventerai mamma, figlia mia!”
La
giovanetta arrossì, poi abbassò pudicamente gli occhi, portandosi una mano
sulla pancia.
***
Giunti
nuovamente davanti alla villetta degli Haneoka, Lisa si voltò di fronte al suo
ragazzo e gli strinse le mani, col più solare dei suoi sorrisi.
“Grazie
per avermi accompagnato!”
“E
per tutto il resto?” chiese ironicamente Spade.
“Sta’
zitto, spudorato!!” lo riprese Marlowe.
“Non…
non c’è di che!”
Lei
gli accarezzò dolcemente la guancia: “È stato bellissimo, sai?” sussurrò.
Nonostante
la perizia di Tracy, Alan s’impeperonò parecchio: “Da… davvero?”
“Sì…
sei stato così… dolce… così tenero…
davvero fantastico!” gli ribadì, stringendolo in un caldo abbraccio.
Alan
sospirò amaramente: “Ti ringrazio, ma… avrei preferito essere più inesperto. Voglio
dire…”
Lisa
si scostò e lo guadò, severa: “Non m’interessa, te l’ho già detto” scosse
energicamente la testa “io volevo soltanto te!”
“Comunque
devo dirti una cosa” replicò lui, guardandola negli occhi “anche se può
suonarti strano… questa è stata la prima
volta anche per me! Psicologicamente, almeno… perché, della notte scorsa, io
non ricordo praticamente nulla… almeno in confronto a ciò che ho provato con
te! Mi capisci…?”
Lei
meditò per un lungo momento e infine annuì… permettendo a Marlowe di sciogliere
le dita anchilosate: “Sì… credo di sì…!”
“Insomma,
Lisa” disse ancora, cingendole la vita “io voglio che tu sappia questo: se con
Sayaka ho fatto del sesso… con te ho fatto all’amore![2] Mi credi…?”
Dopo
un altro brevissimo momento (ma sempre troppo lungo per Marlowe) la fanciulla
dai capelli ramati gli gettò le braccia al collo. Poi gli prese il viso tra le
mani e depose le sue labbra su quelle del compagno…
Il
contatore del C.R., che già era arrivato a
*Di
questo passo raggiungeremo l’idolatria…!* commentò Tim Murdock, preoccupato.
“Ti
va bene come risposta?”
Lui
ci mise un po’ a riprendere fiato…
“Giornata
piena, eh, signore?!” disse al superiore un assistente cardiaco.
“Già…
sarà meglio dare un’altra controllata alle coronarie. Prenda nota, Stokes!”
Nel
frattempo, dietro una finestra poco distante, un’altra madre di famiglia
osservava quella scena romantica con un sentimento a metà fra la gioia e
l’apprensione.
“Cosa
stai guardando, amore?” le chiese il marito.
“Oh,
nulla… solo due ragazzi che si vogliono bene!”
“Ah,
questi giovani d’oggi” borbottò il signor Genichiro, intento a sperimentare un
nuovo trucco “sempre a coccolarsi in pubblico! Ai nostri tempi, noi eravamo molto più discreti. Vero, cara?”
La
signora Eimi continuava a guardare il figlio dell’uomo che in passato le aveva
dato la caccia, sia pure per un breve periodo,[3]
mentre abbracciava la sua unica figliola, accarezzandole con dolcezza i capelli:
“Non saprei, tesoro. Ma se lo dici tu…”
***
L’instancabile
Rip Kirby faticò a contenere il tremito nella mano del suo assistito, mentre
afferrava il cartoncino che i terminali ottici avevano scorto, infilato nello
sportellino dell’armadietto scolastico. Scritte sopra, c’erano solo poche
parole.
Devo parlati. Ti aspetto in biblioteca. S.
Non
occorreva un grosso sforzo alla Cerebrale di Watson per comprendere che quella
lettera non era l’iniziale della loro ex avversaria! Quel messaggio era troppo succinto
per provenire da miss coda di cavallo,
pertanto non poteva che averlo mandato…
…è
vero: il Coordinatore aveva tassativamente proibito di adoperare ancora quello pseudonimo![4]
Accartocciando
il biglietto nella mano, il nostro amico avvertì diverse fitte tormentargli
il basso ventre, come se fossero
sgradevoli postumi della recente “punizione” di Lisa![5]
*Strano,
però… con tutti i massaggi che la
signora Speedy ci ha fatto di seguito!* rifletté il capo dell’immunitaria,
Parker.
Meccanicamente,
il giovane detective uscì dallo spogliatoio maschile, salvo bloccarsi alla
vista della sua promessa, proveniente da quello femminile.
“L…
Lisa…!” esclamò, mettendo istintivamente in tasca la mano che conteneva il
biglietto.
“Alan,
tutto bene…?!”
“Eh…?
Ah, io… credo di sì!”
“Sei
sicuro?” insistette lei, osservandolo attentamente “Mi sembri turbato!”
“Davvero?”
ribatté lui, cercando di fare lo gnorri “Non ci avevo fatto caso!”
“Ma
che razza di risposta idiota è…?!!” sbottò Marlowe verso Watson.
“La
prima che m’è venuta in mente!” rispose asciutto l’altro.
“Che
imbecille!! Dai, lascia parlare me…!” ribatté allora il collega, cercando di
strappargli il microfono vocale.
“No,
tu sei troppo agitato: finiresti per spiattellare tutto. Stai buono e fidati di
me!”
“Ma
io…”
“Obbedisca,
Marlowe!” s’intromise saggiamente A1.
Grugnendo
un signorsì, il capo della Neuro
cedette, continuando a fissare trepidante il display visivo.
“Mah,
sarà…” commentò la fidanzata, preferendo non dar peso a quella risposta
bislacca “…andiamo a casa insieme?”
“Come…?”
sussultò lui “Ah, ecco… purtroppo avrei una cosa urgente. Ti dispiace se ci
vediamo nel pomeriggio?” da bravo tattico, Watson aveva saggiamente preparato
un’allettante controproposta.
Leggermente
spiazzata da quel contropiede, la giovanetta corrugò le sopracciglia: “Beh,
d’accordo… ma cosa devi fare di così urgente?”
“Ah…
niente di che” la carta appallottolata gli bruciava letteralmente nell’incavo
della mano “non ti preoccupare. A più tardi, allora!”
“Ehi,
aspetta… casa mia o casa tua?”
“Eh?
Ah… vengo io, vengo io! Ci ved…”
“Attento…!!!”
SPLAT…
il povero Alan, ancora mezzo girato, sbatté violentemente nello stipite
dell’ingresso.
“Porca
vacca…!! Ma perché le faranno così strette, queste dannate porte?!!”
Poi,
massaggiandosi il braccio offeso, si defilò lungo il corridoio, con Lisa che lo
guardava, scuotendo sconcertata la testa.
***
Quando
Alan arrivò finalmente in biblioteca, trascinando faticosamente un passo dopo
l’altro (il povero Kirby sudava come un dannato) notò subito la sua pretendente
- ormai era l’unica a detenerne il titolo, dacché Rina s’era ritirata e Lisa
era la sua fidanzata ufficiale - seduta al tavolo di lettura, sopra un libro
che sembrava consultare con grande attenzione.
Al
rumore dei suoi passi la ragazza si voltò, ebbe un leggero sussulto e gli fece
un debole sorriso: “Ciao, tesoro…!”
Il
giovane sussultò a sua volta, le rese un sorrisetto assai tirato e si avvicinò
cautamente: “Volevi parlarmi?” chiese.
Sayaka
annuì, richiuse il libro e lo allontanò verso il lato opposto del tavolo. Poi scostò
la seggiola accanto alla sua: “Accomodati…!”
Preferirei stare in piedi, stava per dire il ragazzo, come a voler mantenere le
distanze. Tuttavia, impensierito dallo sguardo della compagna, che accentuava quel
suo leggero turbamento interiore, acconsentì. D’istinto, stava per mettersi a
braccia conserte piantandole contemporaneamente quel suo caratteristico sguardo
indagatore, che aveva tante volte fatto piegare le ginocchia alla povera
Virginia Breed. Però, fosse la tensione, fosse la stanchezza… fosse quell’aria
da giovane donna che ostentava la sua interlocutrice (maledetto il suo complesso
di Edipo) non gli riuscì di mantenersi freddo.
Si limitò quindi ad appoggiare le mani sulle
ginocchia, mormorandole un neutrale: “Dimmi pure…!”
Gli
occhi della castana lo fissarono a lungo, finché il moretto si sentì prendere
le mani nelle sue e un potente fiotto di adrenalina sbatté a fondo scala la
lancetta del nuovo galvanometro analogico installato dalla Neuro.
“Speriamo
che non parta anche questo…!” commentò Murdock.
“Secondo
il signor Wolfe[6] è uno dei modelli più
robusti!” replicò un collega.
“Alan,
sii sincero: tu cosa provi per me…?”
Un’altra
botta un po’ più forte al povero strumento, seguita da un acceso formicolio nelle
gambe. Il ragazzo si rallegrò di essersi seduto.
“Vuoi…”
deglutì “…vuoi proprio che io sia sincero?”
Lei
assentì, del tutto risoluta. Il suo viso era piuttosto pallido, ma gli occhi
erano limpidi e non c’era alcuna traccia di sudore sulla pelle setosa. Suo
malgrado, il detective dovette ammirare il suo sangue freddo.
“Phil,
siamo nelle sue mani” disse il Coordinatore al capo della Neuro “le dica tutta
la verità, ma cerchi di non ferirla più del necessario!”
“Non
ne avevo l’intenzione, signore” sospirò l’interessato “farò del mio meglio!”
“E
lei stia pronto ad assisterlo, Jimmy!” dispose ancora A1.
“Non
dubiti, capo!” confermò il collega della Cerebrale.
Alan
si passò una mano sulla fronte, poi tornò a guardare la compagna: “Vedi,
Sayaka…” iniziò, lentamente “…tu sei… una ragazza deliziosa: carina,
intelligente… alla mano… e sincera,
soprattutto!”
Lei
rimase in silenzio, sorridendogli teneramente.
“Sai,
io…” continuò lui, volgendo il capo verso la finestra “…ho sempre ammirato la
spontaneità di quelle ragazze che… trovano il coraggio di dichiarasi al tipo
che gli piace… così, senza tanti complimenti! Senza dubbio, è una prova di
maturità…”
“…e
a te piacciono le ragazze… mature!
Vero?”
STOCK…
terza botta alla lancetta del galvanometro…
“Passami
un cacciavite, Teddy!” ordinò Murdock. Avuto l’attrezzo, si premurò di
attenuare leggermente la sensibilità dello strumento.
“Beh…
non posso negarlo” ammise, sorridendo inconsciamente “anzi, ti confesso che… ho
sempre desiderato una ragazza di carattere, con la quale, prima o poi, dividere
la mia vita. Nondimeno…”
La
stretta delle mani di Sayaka s’intensificò: “E allora l’hai trovata, Alan:
voglio essere io quella ragazza!”
Il
vecchio Wolfe dovette dare due deglutizioni.
“E
perché…?” gli chiese allora lui, con voce un po’ arrochita.
“Ma
perché ti amo…!!” ribatté, veemente, la castana.
“E io no!! Ti vuoi decidere a dirglielo??!”
sbottò Watson verso Marlowe.
Costui
accennò di sì con la testa, ma fece simultaneamente un gesto d’attesa con la
mano, rivolgendosi poi al collega della Sensitiva: “Gus, attenua più che puoi
la percezione: il calore di quelle mani è deleterio!”
“Farò
il possibile!” rispose l’altro.
“Gliele
stacco, Phil?” domandò Kirby.
“Sì,
se ci riesci… non troppo bruscamente, però!”
L’ex
concorrente di Rosanna Speedy tentò di sfilare le estremità superiori del suo
assistito dalla grinfie della rivale di Saint Tail… ma invano. Per riuscirci
avrebbe dovuto esercitare un deciso strappone, ma purtroppo il povero Marlowe
non era abbastanza bastardo per ordinarglielo e dovette limitarsi a proseguire,
contando unicamente sulla propria eloquenza.
“Ascolta,
Sayaka” sospirò il giovanotto “scusa se te lo domando, ma… sei veramente sicura
di quello che dici?”
“Assolutamente!”
rispose la fanciulla, senz’alcuna esitazione.
Alan
sospirò stancamente. Ormai la sua fronte era già bagnata: “E… posso chiederti
cosa ci trovi, in me? Dopotutto, anche se piaccio fisicamente a diverse
ragazze, la maggior parte di loro mi considera un vero caratteraccio!”
“Può
darsi. Ma sei anche bello, ardito e generoso. Mi basta!”
Sospirando
di nuovo, lui annuì: “Sei molto cara… e io ti voglio bene, lo sai. Però…”
“Quanto me ne vuoi…?” lo interruppe lei,
improvvisamente, avvicinandosi pericolosamente
col viso…
“Rip,
indietro!!” ordinò subito Marlowe. Il capo della Motoria eseguì, ma non poté
guadagnare che pochi centimetri.
“Io…”
altra deglutizione “…abbastanza” maledetta sincerità e maledetto quel livello relazionale
ancora troppo alto “ma…”
“Allora
è tutto ok, Alan” ribatté Sayaka, liberandogli una mano per fargli una tenera carezza
“se anche adesso non mi ami, ma mi vuoi comunque molto bene, un giorno non
lontano, certamente mi amerai…!”
Lui
chiuse gli occhi, prendendo un bel respiro. Non c’era niente da fare: la
questione non si sarebbe potuta risolvere per via “diplomatica”: occorreva un
affondo, per quanto spiacevole.
“Non
credo, Sayaka “lui scosse deciso la testa “mi rincresce molto, credimi! Ma io
amo un’altra persona… e tu sai anche chi è!”
“Sì,
me l’hai detto” rispose lei, tornandogli a stringere la mano, Poi le sue gianciotte
s’imporporarono, congiuntamente al luccichio degli occhi “però è con me che hai fatto l’amore…!”
Anche
le guance di Alan tornarono a colorarsi per simpatia, ma stavolta l’impudente
fanciulla aveva fornito alla Neuro un appiglio non trascurabile.
“Devo
confessarti una cosa, Sayaka” le disse allora, rivolgendole uno sguardo non
serio quanto avrebbe desiderato, ma meno esitante di prima “mentre stava succedendo,
io… credevo di farlo con lei. Hai
capito bene?”
La
giovanetta avvertì un doloroso spasimo e rimase ammutolita. Certo, in fondo
l’aveva sempre saputo. Però… una piccola parte del suo cuoricino aveva sperato
- aveva voluto credere - che quando Alan si fosse reso conto di avere invece
fatto l’amore con lei, anche i suoi sentimenti si sarebbero adeguati! E invece…
Calde
lacrime cominciarono a scenderle sulle gote, mentre tornavano tristemente
diafane. Non un tremito scosse però le spalle di quella ragazza, che continuò
ad esprimere in silenzio il suo dolore…
Più
commosso di quanto avrebbe creduto, il giovane investigatore dovette deglutire
ancora, per poi cavarsi il fazzoletto di tasca e asciugarle gentilmente quelle
lacrime.
“Non
fare così, ti prego… e non chiedermi l’unica cosa che non posso darti. Tu
meriti un ragazzo che ti ami veramente. Che ami solo te, che non veda altre che
te… e purtroppo, per quanto mi dispiaccia… non posso essere io!”[7]
Desolata
oltre ogni dire, la povera Sayaka abbandonò le mani del suo amato, portandosene
una al ventre… esitò soltanto un attimo, ma poi non si trattenne: “È questo…”
gemette “…che dovrò dire al mio bambino…?”
Dopo
alcuni secondi, il già citato galvanometro adrenalinico scoppiò letteralmente
in mille pezzi, assieme a tutti gli altri quadranti di quella disgraziata
Sezione Emotiva.
***
“Sensitiva
da Cardiaca: accentuare le scariche!! Gus, mi senti…??! Mandateci altre scariche!!”
gridava disperatamente il capo-sezione Tracy nel comunicatore intersezionale.
“Stanno
arrivando, Dick” rispose affannosamente Chandler, agendo sui propri comandi
“faccio quello che posso, ma dalla Neuro ne arrivano di debolissime!”
“Com’è
la temperatura del sangue?” chiese Tracy a un assistente.
“Ancora
sotto i 20 gradi, signore!”
“Aspirare
più ossigeno. Forza, con quel diaframma!!”
“Signore…
signore, mi risponda!! Si riprenda! Coraggio, signore…!” il fedele Murdock dava
leggeri schiaffetti al povero Marlowe, colpito dall’ennesimo svenimento.
“Portatelo
in infermeria” ordinò A1 “Watson, prenda lei la situazione in mano. Dobbiamo
essere certi di avere compreso bene…!”
*Sì,
come se ci fosse altro da capire…!* commentò lui, con amaro sarcasmo.
Appena
l’equipe organica riuscì a ripristinare uno stato appena decente di tutte le
funzioni vitali, il loro assistito poté articolare le seguenti parole,
pronunciate in tono appena percettibile: “Sayaka… che cosa… significa…???”
Per
tutta risposta, la giovanetta si alzò. Lui avrebbe voluto imitarla, ma la
sezione di Kirby non disponeva ancora della forza sufficiente. Lei allora tornò
a prendergli una mano e se la portò all’addome.
Il
povero Alan era già pervaso da fortissimi brividi. Quella mano bruciava… o era
la sua? O era la pancia di Sayaka…?
“Mia
madre mi ha fatto fare un test di gravidanza… era positivo. Congratulazioni, papà…!”
Detto
questo, Sayaka Shinomya, la mancata consorte dell’erede degli Hiwatari[8] si
girò su sé stessa e corse singhiozzando fuori da quella stanza.
Con
uno sforzo sovrumano, Alan riuscì finalmente a levarsi da quella sedia e si
avvicinò, barcollando, alla zona del tavolo che ospitava ancora il volume consultato
prima dalla ragazza. Colto da un vago presentimento, lo raccolse con mano
febbrile per leggerne il titolo…
Elementi di Educazione Sanitaria: 3°
volume: Gravidanza e Maternità
“Oddio…”
sussurrò “…oh, mio Dio…!!!”
Fedele
al suo istinto di maniaco dell’ordine, si avvicinò allo scaffale per rimetterlo
al suo posto, ma la mano gli tremava talmente che il volume gli cadde a terra.
Si chinò quindi a raccoglierlo, ma, mentre si rialzava, si gelò nello scorgere
la figura di Lisa davanti alla porta.
“Da
quanto sei lì…??” gli chiese, con voce flebile.
“Dall’inizio
della vostra conversazione!” precisò lei, in tono neutro.
*E
ti pareva…!!* imprecò Watson.
“E
hai… sentito tutto…?” balbettò Alan.
“Sì…!”
rispose Lisa, con un sibilo.
Il
ragazzo ebbe una fitta al cuore. A sgomentarlo di più era l’atteggiamento,
sinistramente calmo, della ragazza.
“Lisa,
ascolta… non ti preoccupare: io credo che lei… non stia dicendo la verità!”
La
sua fidanzata lo fissò a lungo, quasi volesse penetrargli nel fondo dell’anima:
“Può darsi…” disse, infine “…ma, anche se fosse, è una bugiarda più brava di
te…!”
Poi,
all’improvviso, se ne andò via, imitando l’atteggiamento della rivale.
[1] Ovvero quando fosse stato risolto il problema con Sayaka…
[2] In quell’istante, a un certo ispettore, fischiarono fortemente le orecchie!
[3] Cioè fino a quando la futura mamma di Alan aveva perso la pazienza (v. capitolo 42)… poi Eimi (alias Lucifer) aveva incontrato Genichiro.
[4] Cioè miss velo da sposa. Come? Qual era lo pseudonimo di Rina Takamya? Gli organici di Alan mi hanno pregato di scordarmelo!
[5] Il pugno nello stomaco che gli aveva mollato nel capitolo scorso.
[6] Ovviamente la metabolica si occupa anche della gestione dei pezzi di ricambio.
[7] Chiedo scusa alle sostenitrici di Lisa, ma secondo la mia interpretazione, la frase per quanto mi dispiaccia non è di maniera.
[8] Sempre in riferimento alla versione di Lord Martiya in Le Fiamme del Destino.