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Autore: FairySweet    24/04/2016    2 recensioni
L'aveva lasciata andare o almeno ci aveva provato. Non poteva restare ancorato ai suoi occhi, non poteva vivere dei suoi ricordi perché altrimenti si sarebbe perso nel mare vuoto delle lacrime.
Ora però, in quel dipinto ancora mezzo vuoto, prendeva vita un volto d'angelo che costringeva il respiro a rallentare ...
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Nuovo Personaggio, Oscar François de Jarjayes
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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                                                                                       Negli occhi di una Fata












Aprì gli occhi di colpo infastidito dalle urla acute dei falchi, sentiva le corde strette attorno alle mani bruciare come fuoco vivo.
Scavavano solchi nella pelle, nel cuore.
Seduto su quella sedia, immobile nel silenzio da due giorni ormai non riusciva nemmeno a credere che la fata vista nel bosco potesse essere il ricordo spietato che custodiva nel petto.
C'era un uomo seduto a pochi metri da lui, giocava con il pugnale picchiettandone la lama sul legno “Chi siete?” lo sentì ridere “Non lo sapete?” domandò poi continuando a giocare “Il mio signore mi ha mandato a cercarvi” “Dov'è mia moglie!” “Nella stanza qui accanto” “Voglio vederla” “L'unica cosa che vedrai è il volto del mio signore e quello della sua sposa” “La sua sposa è diventata un'assassina!” “Se fossi in te sceglierei con cura le parole” si alzò dalla sedia avvicinandosi di qualche passo “Perché quell'assassina di cui parli è l'unica in grado di salvarti. È per merito suo se ancora respiri” “Elise è morta!” avrebbe voluto urlare, alzarsi e prendere a pugni quel volto irriverente ma non riusciva nemmeno a respirare, si sentiva male e non era tanto il dolore fisico a costringerlo lì ma quello dei pensieri “Ieri notte Tyr ha fatto ritorno ...” riprese l'uomo “ … portava con sé un messaggio” sfilò dalla tasca una piccola pergamena arrotolata avvicinandola al suo volto “Le parole che custodisce sono la tua salvezza e quella di tua moglie. La mia signora ha scelto la tua vita e l'ha fatto senza dire nulla al proprio sposo” gli occhi si fusero ai suoi e il respiro accelerò “Sono stato mandato per ucciderti è vero. Desiderio del duca è vederti appeso senza più una stilla di vita ma la duchessa ...” si fermò qualche secondo sorridendo “ … lei conserva la bontà d'animo che ti permette di respirare ancora giovane straniero” “Che bontà vedi in tutto questo?” “Non ho mai vissuto nella giustizia ma so per certo che una donna come lei, in quello sguardo custodisce molto più che semplice vendetta perché c'è nobiltà nei suoi gesti e nei suoi pensieri” la porta si aprì e il suo ricordo prese forma davanti agli occhi.
Aveva i capelli raccolti in una meravigliosa treccia che scendeva sulla spalla sinistra.
La luce tremula delle candele sfiorò l'oro e la perfezione di quegli intrecci diventò improvvisamente visibile.
Non era un'unica treccia ma tante unite assieme in giri e nodi che mai aveva visto, l'incarnato chiaro appena sfumato di rosa sulle guance e un sorriso quasi invisibile sulle labbra.
Gli abiti eleganti erano spariti, niente nastri di raso o preziose collane, al loro posto era apparso un abito maschile cucito apposta per lei ma perfino così, la delicatezza del suo corpo splendeva davanti agli occhi di tutti.
Sul braccio destro proprio sopra al polso gli artigli di un falco stringevano con forza il cuoio del guanto “Altezza reale” “Sai leggere Ulek?” l'altro sorrise chinando leggermente il capo “Non era questo il mio ordine!” “Vi chiedo perdono ma vostro marito aveva ...” “Quello che riguarda mio marito non sempre riguarda me. Non ho fatto viaggiare Heimdallr per gioco! Ora fuori di qui!” l'altro annuì muovendosi veloce nell'ombra.
Ci mise qualche secondo a comprendere che quella davanti a lui era una donna vera e non solo un sogno.
Il rumore della porta chiusa li avvolse nel silenzio, la vide sorridere mentre con la mano libera accarezzava le piume lucide dell'animale “Du var bra Heimdallr” sganciò la fibbia del mantello liberando la spalla sinistra “Du är värdig av guden som företräder” poi gli occhi azzurri della giovane si fusero ai suoi e il sorriso scomparve.
Si muoveva verso di lui come se in realtà stesse camminando tra gli alberi innevati e non in una squallida stanza piena di spifferi.
Non le importava molto del luogo né le interessava la sporcizia sui muri “Eri tu nel bosco?” domandò d'improvviso “Eri tu che spiavi i miei passi” “Non so più chi sei” “Io so chi sei tu” il falco volò via aggrappandosi allo schienale della sedia “Conosco il tuo nome” sfilò il guanto sospirando.
La mano scomparve sotto al tessuto pesante dell'abito mentre gli occhi così pieni di cielo lo costringevano ad annaspare perché quando la ritrasse, vide intrecciato alle dita un laccio di cuoio che imprigionava un trottola di legno piccola e graziosa.
“Ricordi?” domandò tremante, Helena non rispose, si inginocchiò davanti a lui sciogliendo i nodi delle corde.
Una dopo l'altra le funi caddero al suolo liberando i polsi di Andrè.
Sentì l'aria fresca sulla pelle arrossata e quelle carezze leggere che scomparvero nel nulla “Perché?” domandò la giovane rialzandosi “Perché il mio bambino?” “L'ho preso io” si affrettò ad aggiungere ma lei sorrise stringendosi appena nelle spalle “Mi credi davvero una sciocca?” “Ti prego, ti prego voglio solo prendere mia moglie e andare via da qui” “Credevo volessi parlare con me. Marie non ha fatto altro che ripeterlo nelle ultime ore” “Sta bene?” domandò preoccupato ma lei indietreggiò di colpo allontanandosi ancora una volta “Quando sei diventata così!” non voleva urlare, non ora perché aveva la possibilità di dire addio al passato ma non riusciva nemmeno a pensare.
“Ho pregato, Dio solo sa quanto ho pregato per rivederti! Quando tuo padre mi scrisse che eri morta ho smesso di respirare, sono morto con te e ora sei qui, davanti ai miei occhi e fatico a riconoscerti” “Eppure, assomiglio alla stessa donna che amavi” era rabbia che leggeva nella sua voce, una rabbia profonda che non riusciva a comprendere “La stessa che giocava con questa trottola o che si sdraiava nell'erba a spiare il cielo. Non assomiglio forse alla bambina ostinata che aspettava per ore il ritorno di suo padre? Che spiava il giardino chiedendosi se esistesse un altro mondo oltre a quello?” “Ricordi davvero il mio volto?” la giovane annuì mordendosi appena le labbra, lo stesso gesto tanto dolce che era inciso a fuoco nella memoria.
Era accaduto raramente in passato, ma a volte, quando il fiero colonnello abbandonava la divisa, la piccola donna che viveva in lei manifestava ogni dubbio proprio come faceva ora davanti ai suoi occhi “Oscar tu ...” “Helena” puntualizzò giocherellando con il guanto “Solo mio padre ha il permesso di chiamarmi così e ormai non lo fa nemmeno più” “Perché!” “Perché ho fatto una scelta!” esclamò piantando gli occhi nei suoi “Ho scelto cosa essere, ho scelto quello che lui mi ha negato e ho trovato l'amore” “Avevi già l'amore!” urlò afferrandola per un polso “Avevi il mio amore, avevi la mia vita!” strinse più forte la mano attorno alla sua tirandola leggermente in avanti “Da quanto ricordi?” “Ha importanza?” “Da quanto ricordi?” sentì il gelo del suo sguardo entrare nell'anima “Da sempre” la presa si allentò e il polso esile scivolò via da lui “Ho sentito quei proiettili entrarmi nella carne, li ho sentiti bruciare la mia pelle. Ricordo l'odore del sangue, ricordo il suono del mio corpo sulla pietra” rise di sé stessa nascondendo le mani dietro alla schiena “Sembravo un vaso di terracotta che si frantuma in mille pezzi. Tu sei stato il mio ultimo pensiero, ti ho detto addio ma poi ho riaperto gli occhi. Un'altra possibilità per dirti le cose che non ti avevo mai detto e tu non c'eri” “Tuo padre mi ha impedito perfino di vederti!” “Mio padre mi ha restituito la vita!” urlò la giovane spingendolo leggermente indietro “Pensi che sia stato tutto semplice Andrè?” il suono del suo nome arrivò come una pugnalata in pieno petto.
Lei ricordava, ricordava ogni cosa e ora, era lì di fronte a lui con quegli occhi così pieni di rabbia, così belli.
Aveva il respiro accelerato, le mani strette così forte da rendere le nocche simili a perle, non indietreggiava, non scappava, non l'aveva mai fatto e di certo non si sarebbe sottratta a quel confronto “Il mondo che mi ha costruito attorno mi ha protetto, non sapevo cosa fare, chi essere o perché. Avevo bisogno di tempo per comprendere me stessa e ...” “Comprendere? Che altro avevi da comprendere! Eri perfetta, eri tutto quello che un uomo può desiderare Oscar e ora ti sei trasformata in una regina di ghiaccio dal cuore di pietra!” “Ti ho cercato” “Cosa?” sorrise accarezzando l'animale accanto a lei “Ti ho cercato tante volte Andrè. L'ho fatto di nascosto, ho mentito a mio padre inventando sciocche scuse ma quando finalmente ti ho trovato ...” si fermò qualche secondo riprendendo fiato “ … ho capito che non avevi bisogno di un fantasma. Eri felice, avevi una ragazza al tuo fianco e una vita. Non potevo distruggere quello che avevi creato, non di nuovo” “Ti prego dimmi che questo è solo un brutto sogno” rise nervoso stringendosi la testa tra le mani “Tu mi hai torturato in silenzio per sei anni Oscar! Ho perso il mio cuore con te!” “È questo?” domandò Helena “Hai perso il cuore con me?” “Potevi scrivermi, potevi bussare alla mia porta e parlarmi perché Oscar, avrei affrontato il mondo per restarti accanto” “Eri sposato!” dei colpi sulla porta poi il volto di Ulek.
Si avvicinò ad Helena pronunciando poche parole, la vide annuire, muovere leggermente la mano ancora coperta “Heimdallr komma, det är dags att vila” il falco volò sul suo braccio costringendola a sorridere “Den är vårdas” Ulek chinò il capo prendendo l'animale e in silenzio com'era apparso se ne andò lasciandoli ancora una volta al silenzio.
“Heimdallr fu il primo regalo di mio marito. Un falco dal becco scuro e gli occhi dorati” mormorò sfiorando con le dita il bordo della sedia “Lo chiamai Heimdallr come il dio padre degli uomini liberi e nobili” “Da quando credi in queste sciocchezze?” ma le sue parole le scivolarono addosso senza intaccare la leggerezza della voce “Egli ha il potere di vedere ciò che al cuore non è chiaro ...” si avvicinò al giovane cercando i suoi occhi “ … egli ha il potere di udire ciò che le parole non dicono ...” si avvicinò a lui sollevando la mano e con dolcezza, la posò sul petto accarezzando quel battito accelerato “… egli ascolta i pianti silenziosi dell'anima che sfuggono a noi” “Perché fai così” era una supplica, una supplica violenta che gli spezzava la voce perché era troppo vicina, troppo bella, troppo diversa “Ti ho detto addio ormai molti anni fa” “Oscar...” “Io ho un marito che mi ama, ho un figlio che mi è stato strappato dalle braccia eppure sono qui a proteggere la tua vita” “Perché?” “Perché non sei mai stato un gioco per me” sentiva il peso leggero della sua mano, il dolce calore che le apparteneva e che perfino oltre la stoffa era in grado di toccare.
L'avrebbe abbracciata, se ne avesse avuto la forza l'avrebbe stretta tra le braccia ma era terrorizzato dal muovere anche solo un dito perché era certo che se l'avesse fatto, lei sarebbe sparita nella nebbia proprio come i sogni dolorosi che per anni l'avevano imprigionato “Eri felice Andrè, lei ti rendeva felice” “Hai scelto per tutti e due. Non avevi il diritto di farlo” “Hai ragione, forse sarei dovuta venire da te e dirti: lo sai che in realtà respiro!” “Ti sei presa gioco di me, tuo padre si è preso gioco di me e dei miei sentimenti! Non sono come lui Oscar, ho un cuore e non posso sopportare il tuo sarcasmo né la tua perché l'ho fatto per sei anni. Sai cosa vuol dire seppellire un amore? Hai idea dello sforzo che ho fatto per tenerti in fondo al cuore?” “Era più semplice dimenticare, la soluzione più sicura per entrambi” “Più sicura?” ribatté gelido allontanandosi da lei “È accaduto per caso” si voltò di nuovo verso cercando in quella piccola rivelazione qualche risposta “Stavo cavalcando, sapevo di aver sbagliato strada, mio padre ripeteva continuamente che non avrei dovuto corre in quel modo. César galoppava veloce come il vento e all'improvviso ...” un dolcissimo sorriso le sfiorò le labbra rendendola ancora più bella “ … mi sono trovata davanti un uomo dallo sguardo di ghiaccio. Era immobile accanto alla sua carrozza, parlava, urlava forse ma ricordo il suo sorriso. Si voltò verso di me e mi chiese la strada per la reggia. Lo ritenni solo uno sciocco incidente, una cosa di poco conto” rise divertita da quel ricordo tanto innocente.
“Pochi giorni dopo, lo trovai seduto nello studio di mio padre. Era il figlio di un granduca, l'erede di una stirpe gloriosa che veniva dal nord ma questo non bastò a convincermi. Ho rifiutato la sua corte, l'ho evitato come si evita un brutto sogno ma con dolcezza, lentamente, il suo viso è diventato parte della mia vita e mi sono accorta che quell'uomo venuto da lontano non era lì per matrimoni vantaggiosi o per giochi di potere. Era lì per me, per conoscere il cuore di donna che batteva veloce nel mio petto” parlava del passato con una semplicità disarmante senza rendersi conto che davanti a lei, c'era un uomo distrutto capace solo di respirare.
“Non aveva intenzione di cambiarmi né di costringermi ad essere qualcosa di diverso. Ogni ora che passavo assieme a lui affievoliva il dolore che mi ero imposta di rispettare e quando ha chiesto la mia mano, ho detto addio al passato e l'ho seguito. Forse sono stata egoista all'inizio, credevo che Nils avrebbe curato le ferite del mio cuore e invece è riuscito a mostrarmi che ero in grado di amare di nuovo, che se tu potevi dimenticare allora potevo farlo anche io ” “No ti sbagli” mormorò tremante abbandonandosi di nuovo sulla sedia “Non ti ho mai dimenticato” “Ho pregato con tutto il cuore affinché lei ti rendesse felice. Ho pregato affinché ti donasse amore” “E su cosa basi il tuo matrimonio, sulla menzogna?” “E tu? Su cosa basi il tuo matrimonio, sulla finzione?” domandò tagliente posando le mani sullo schienale della sedia di fronte a lui “Quando Marie mi ha guardata negli occhi parlandomi di quanto fosse semplice e bella la vita con suo marito, ho capito che non le avevi mai raccontato nulla del nostro passato. Volevo fermare quel gioco sciocco prima che fosse troppo tardi ma sei venuto da me, sapevo che avrebbe fatto male ad entrambi parlare di nuovo e sono partita” “Sei scappata” “Sono partita perché ne avevamo bisogno entrambi ma Marie mi ha seguito, si è fatta prendere a servizio da mio marito e quando si è accorta che il mio cuore ricordava, ha rapito il mio bambino!” “Era spaventata, non capiva nemmeno la gravità del suo gesto e più di una volta ha cercato un modo per riportarlo da te” “Non sei bravo a mentire, non lo eri da piccolo e non lo sei nemmeno ora” lasciò cadere il mantello sulla sedia liberando la dolce sensualità di un corpo creato per splendere e non per nascondersi “Hai per caso idea delle conseguenze che ha scatenato? Della rabbia che ha sciolto in mio marito? Sono morte persone innocenti per colpa sua” “Non sarebbe mai dovuto accadere, se Oscar fosse davvero Oscar nessuno avrebbe perso la vita!” “Alle vostre spalle c'è una scia di sangue che non sarebbe mai apparsa se quella sciocca non avesse toccato mio figlio!” urlò picchiando con forza il pugno sul tavolo mezzo scheggiato “Sono una granduchessa svedese, mio figlio è l'erede di una famiglia antica e potente e tua moglie non si è nemmeno preoccupata della sua salute! L'ha trascinato nel freddo e nel vento con l'unico scopo di portarlo da te!” “L'ho tenuto al caldo e l'ho curato e ora ...” “Tu la giustifichi” sussurrò stupita “Comprendo il motivo del suo comportamento” “È mio figlio!” urlò spingendo violentemente il tavolino di lato.
In quello sguardo pieno di ghiaccio, in quella rabbia trattenuta a forza dal tremore delle mani viveva una forza vibrante dono della natura, della maternità e di quella nuova vita che l'aveva salvata “Il mio bambino Andrè! Io gli ho dato la vita, ho sofferto per sentire il suo pianto e l'ho amato fin dal suo primo vagito e ora una sciocca venuta dalla Francia, si arroga il diritto di portarmelo via per vedermi soffrire, per pareggiare i conti con un passato che non ti lascia in pace” la voce del duca esplose violenta oltre la porta chiusa.
Ulek tentava di calmarlo ma più ci provava e più otteneva l'effetto opposto, Helena sorrise indietreggiando di un passo poi il rumore violento della porta e quell'uomo arrabbiato di fronte a lei “Stai bene?” domandò preoccupato sfiorandole il volto, un debolissimo si uscì dalle labbra rallentando per qualche attimo la corsa del suo cuore “Non dovresti essere qui” “Lo sai perché lo faccio” “Lo so ma non mi aiuta vederti sconvolta” strinse la mano di sua moglie baciandola poi con sguardo tagliente, si voltò verso l'uomo “Datemi un motivo, uno solo per cui non dovrei uccidervi” “Non ho spiegazioni né scuse, prendete pure la mia vita se lo desiderate ma lasciate andare mia moglie” si mosse veloce verso di lui ma la mano di Helena saldamente ancorata alla sua lo costrinse ad indietreggiare “No amore mio, ora basta con il sangue” sussurrò abbracciandolo “Hai mantenuto la tua promessa, il nostro bambino è salvo. Basta con il sangue” Nils chiuse gli occhi qualche secondo cercando di ritrovare la razionalità che sempre, fin da bambino, l'aveva guidato.
Strinse più forte la mano attorno ai fianchi della giovane tornando a respirare “Ringraziatela” sussurrò gelido “Ringraziate Helena perché è per volere suo che siete ancora vivi!” prese il mantello dalla sedia coprendola agli occhi di un uomo ormai sfinito “Tornerete a Läckö con noi e vedrete con i vostri occhi il risultato della follia che avete commesso!” “Non ho paura di voi né delle vostre minacce, non è solo con una spada che si può uccidere un uomo” lo sguardo si fuse a quello della ragazza e in quell'attimo milioni di parole esplosero violente nei suoi occhi “Se è desiderio di mia moglie allora verrete liberati ma non prima di aver scontato la vostra pena!” passò un braccio attorno alle spalle della sua sposa e senza più prestargli attenzione uscì dalla camera chiudendo quell'uomo e le sue domande oltre il confine sicuro della distanza.



 
  
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