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Autore: Eleanor95    25/04/2016    1 recensioni
Castiel, 35 anni, scapolo. Vive una vita tranquilla, ha un lavoro redditizio e vive in una casa che va oltre le sue aspettative; c'è solo una cosa che gli complica l'esistenza: Dean Winchester, 35 anni, sposato, migliore amico, l'uomo di cui è fottutamente e inesorabilmente innamorato.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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Hola Mishamigos. Lo so, sono pessima, sono passati... quanti? 7 mesi? Vorrei dire che sono stata impegnata, ma in realtà è una scusa inutile. La verità è che mi sono letteralmente bloccata e non sono riuscita a scrivere più nulla su questa fic. Ora sto cercando di sbloccarmi pian piano perché sono decisa a concluderla, e, Dio, DEVO CONCLUDERLA! Perciò eccomi qua! Vi consiglio di rileggere qualche capitolo precedente così magari, a lettura fresca, riuscite a cogliere più particolari. Ringrazio chi vuole ancora credere in questa fanfiction e chi, soprattutto, ha atteso così tanto tempo. Buona lettura!


CAPITOLO 7

Dean aprì gli occhi, quella mattina, e già sapeva che quella sarebbe stata una giornata di merda.

L'ubriacatura della sera prima gli aveva regalato un furioso mal di testa e la luce, che filtrava attraverso le tapparelle della sua finestra, colpiva con la precisione di un cecchino proprio il suo occhio sinistro, causandogli non ben poche imprecazioni.

Guardò la sveglia digitale che aveva sul comodino: Erano le 5.30 e fra mezz'ora essa sarebbe suonata per dar inizio ad un'altra infernale giornata di lavoro. Sbuffò. Di lavorare, ma soprattutto di alzarsi dal letto non ne aveva proprio voglia; avrebbe preferito starsene lì tutto il giorno a rimuginare sui problemi della sua vita, come per esempio quello che dormiva al suo fianco, ronfando e rigirandosi ogni due per tre, occupando gran parte del letto. Rowena, e questo si vergognava anche a pensarlo, era diventata un peso per il suo quieto vivere. La scintilla della passione, che era nata nell'attimo in cui i suoi docili occhi verdi avevano incontrato quelli suoi da gatta, si era spenta nel momento esatto in cui pronunciò il famoso 'Sì' davanti al mondo e davanti a Dio. Credeva che sarebbe stato solo un periodo di confusione, che quella scintilla sarebbe ritornata a risplendere come una volta, credeva che portarla in giro per il mondo avrebbe aiutato a risvegliare il fuoco della passione; ma questo non successe. Il carattere di lei non lo aiutò, perché, dopo il matrimonio, la dolce e sexy Rowena si trasformò nella dominante, isterica e per niente sexy Rowena che non faceva altro che rinfacciargli i suoi problemi con il lavoro, con il mondo e soprattutto con lui stesso.

 

Avrebbe voluto ammazzarsi.

 

La sveglia suonò, perforandogli le orecchie, e sua moglie, come un troll di caverna, uscì dal suo nascondiglio e si avviò verso il bagno, pronta a starci almeno un'ora e mezza per impiatricciarsi la faccia con un'immensa quantità di cremine anti-rughe e altri cosmetici che costano un occhio della testa. Dean, dopo dieci minuti di attesa, si alzò per andare a bussare timidamente alla porta del bagno. ''Tesoro – quel nome suonava strano anche alle sue orecchie – Ci vuoi molto?''

Ovviamente era una domanda stupida la sua e lo capì anche grazie al grugnito infastidito che gli arrivò ovattato da dietro la porta. Quella donna era ancora più intrattabile prima delle 8 di mattina.

Così si arrese e scese al piano di sotto, attivò la macchinetta del caffè e andò nel bagno più vicino alla cucina, che era anche quello che utilizzava di solito, visto che la sua cara mogliettina ci stagionava in quello della camera patronale. Liberò finalmente la vescica e poi si guardò allo specchio: Due profonde occhiaie facevano bella vista sul suo volto e la pelle era diventata di colpo pallida. Lanciò un'occhiata di schifo al suo riflesso. ''Complimenti – si disse ironico- E tanti saluti all'abbronzatura hawaiana che mi ero guadagnato.''

Si infilò nella doccia e cominciò a lavarsi; l'acqua tiepida riuscì a svegliarlo un pochino, ma non fu l'unico a svegliarsi in quel momento. Guardò in basso dove la propria erezione svettava serena e felice tra le sue gambe, ignara dei mali del mondo. ''Perfetto - si maledì stancamente - Fai cilecca quando mi servi, ma entri subito in azione quando non ne ho bisogno?'' domandò, ripensando a tutti i momenti in cui gli si era ammosciato in presenza di Rowena.

Prese in mano la situazione, in tutti i sensi, e iniziò a toccarsi. Chiuse gli occhi, mentre la mente vagava, ripescando tutti i suoi ricordi più erotici. Dalla tettona della segreteria, il pompino che gli fece Meg due anni prima, fino ad arrivare alla scena in cui c'era Margery di Game of thrones completamente nuda; poi la sua mente cominciò ad andare per i fatti propri e, tra questi ricordi, ne subentrò uno che credeva ormai nel dimenticatoio: Era nella sua camera del college e stava guardando un film porno, al suo fianco c'era Castiel. Castiel che si toccava, Castiel che improvvisamente metteva una mano nelle sue mutande, Castiel che lo guardava e si leccava le labbra, Castiel che sussurrava il suo nome, Castiel... Castiel... Castiel. Aprì di colpo gli occhi. Era affannato e gli tremavano le gambe, non si era accorto di essere venuto. Poggiò la testa contro le piastrelle fredde, mentre l'acqua ancora scorreva sulla sua pelle, e non voleva credere a quello che era appena successo.

 

 

Uscì dal bagno in accappatoio e andò in cucina. Il caffè era pronto nella tazza, così lo prese, iniziando a sorseggiarlo distrattamente. Era la stanchezza, pensò, era sicuramente la stanchezza, insieme allo stress che gli facevano questi brutti scherzi. La stanchezza, lo stress e la frustrazione sessuale. Aveva bisogno di scopare, ovvio, ma non di certo con Castiel. Castiel era il suo migliore amico, il suo più caro amico, non il suo amante!

Finì di fretta il caffè, bruciandosi la lingua, e sbatté furiosamente la tazza sul tavolo. Tutta quella miriade di pensieri non facevano altro che peggiorare il suo mal di testa.

 

 

Si avviò verso le scale per salire al piano di sopra, ma improvvisamente venne fermato dal suono del campanello. Guardò il portone con aria interrogativa. Chi mai poteva essere a quell'ora? Pensò a Castiel, ma solo l'idea che fosse lui lo fece rabbrividire. Come avrebbe potuto affrontarlo, dopo quello che aveva fatto? Non poteva di certo dirgli 'Sai Cas, mi sono fatto una sega pensando a te, ti dispiace?', no, no e no! E poi, pensandoci, non poteva essere di certo Castiel, visto che in quel momento stava sicuramente facendo colazione col francese. Il francese. Strinse i pugni rabbiosamente. Maledetto francese!

Il campanello suonò di nuovo, risvegliando Dean dai suoi pensieri, così finalmente si decise ad aprire il portone, e la persona che si trovò davanti non era certamente quella che si aspettava.

''Roman?!'' esordì Dean sorpreso.

Dick Roman, proprietario della Roman's production, si trovava lì, sull'uscio di casa sua, con il suo solito sorriso inquietante con trentamila denti.

''Oh, Dean, ci conosciamo da tanto tempo ormai, chiamami Dick.''

In realtà Dean già lo chiamava così in privato, ma non perché fosse il suo nome.

''Perché sei qui? Non potevi venire in azienda?'' chiese senza troppe cerimonie.

''Presentarmi nel luogo dove lavora la concorrenza? Oh, non lo farei mai.''

''E ti presenti a casa mia?''

''Lo trovo più confortevole. - sorrise ancora – Allora? Non mi fai entrare?''

Dean gli lanciò un'occhiata truce e lo lasciò passare. Roman si fermò sull'ingresso e si guardò intorno, come se fosse in cerca di qualcosa. ''Non vedo la tua dolce consorte, Dean, non è in casa?''

''Ma certo che ci sono, Dick!''

Rowena scese le scale, perfettamente truccata e nel suo elegante tubino nero.

''Ti trovo molto bene, Rowena, deliziosa come sempre.'' la accolse Roman, dandole un bacio a stampo sulla guancia.

C'era una certa complicità tra i due. A Dean questo non piaceva.

''Adulatore come sempre.'' - gli disse ruffiana, per poi lanciare uno sguardo al marito – ''Dean, ma sei ancora in accappatoio?'' lo rimproverò.

Il biondo non le diede ascolto perché era troppo impegnato a guardare male Roman.

''Allora? Cos'hai da dirmi? Fallo in fretta, perché fra mezz'ora dovrei essere a lavoro.''

''Calma, tigre, devo parlarti di cose importanti e credo che ci vorrà un po' di più di mezz'ora.'' gli rispose con una calma inaudita. E fu proprio quella calma ad infastidire ancora di più Dean, che strinse i pugni dalla rabbia. Non era proprio giornata quella.

''Tesoro mio – lo fermò Rowena, da qualsiasi azione volesse compiere – Non devi preoccuparti, ti sostituisco io a lavoro.''

Tesoro? Sostituzione? Da dove proveniva tutta quella gentilezza? Dean si fermò un secondo e valutò la situazione: Non conveniva picchiare a sangue Dick Roman, in quel momento, anche perché lui si era presentato a casa sua pacificamente (ed era proprio quello a farlo incazzare), poi era probabile che lui avesse qualcosa d'importante da dirgli, perciò a questo punto era meglio lasciarlo parlare.

''D'accordo, prendi tu il mio posto, amore – acconsentì, guardando la moglie – E tu seguimi in salotto.''

Rowena uscì di casa, lasciando i due da soli in salotto, a guardarsi a vicenda, come un leone guarda una tigre.

''Avanti parla, Roman.''

''Non mi offri qualcosa?'' gli chiese scherzosamente.

Ma Dean non era proprio in vena di scherzare.

''Ok, ok – si arrese l'altro – Un uccellino mi ha detto che la tua azienda sta attraversando un periodo nero, Dean.''

''Un uccellino?''

''Girano voci. Voci su quanto sia in difficoltà la Winchester & Co.''

''Non credo che sia un tuo problema, Dick.'' disse incazzato, Dean, sottolineando con enfasi il nome alla fine.

''Oh, lo so che non è un mio problema, ma tu sai quanto per me valga la tua azienda, a livello affettivo, Dean.''

Questo Dean lo sapeva, eccome se lo sapeva. Prima che la Winchester & Co passasse nelle proprie mani, Dick Roman, e suo padre prima di lui, lavoravano sotto la protezione di John Winchester. Quando John morì, Dick rimase molto colpito da quella perdita, talmente tanto, che lasciò il suo posto per fondare una nuova casa editrice. Nonostante le preghiere del maggiore dei Winchester, Roman non volle sapere ragioni e nell'azienda non ci ritornò più.

''Perciò capisci quanto io ci tenga a questa situazione?''

Dean annuì.

''E' per questo che voglio aiutarti. – Il biondo rimase sorpreso da quell'affermazione – Voglio proporti una fusione.''

Quelle parole arrivarono come un fulmine a ciel sereno. Dean si alzò senza dire una parola e si avviò verso la cucina, dove si riempì un bicchiere d'acqua che bevve tutto d'un fiato, poi ritornò di nuovo in salotto.

''Cosa?!'' chiese finalmente, dopo essersi seduto di nuovo sulla poltrona.

''Hai capito molto bene, Dean. E poi non devi rispondermi subito, sai?- gli disse, regalandogli un sorriso che era tutto, tranne che rassicurante – Facciamo così, fra una settimana sarò a Sacramento per festeggiare l'anniversario della mia Casa Editrice e mi farebbe molto piacere averti lì, ovviamente puoi portare chi vuoi. Voglio che tu mi dia una risposta definitiva proprio in quell'occasione e, chissà, potrebbe esserci un motivo in più per festeggiare.'' Concluse, facendogli l'occhiolino.

Quelle parole caddero su Dean come macigni e rimase fermo, imbambolato, a pensare alle parole che Dick gli aveva appena detto.

''Valuta bene la situazione, Dean, ti prego. Lo sto facendo per il bene della Winchester & Co.''

''E tu cosa ci guadagneresti, eh?'' riuscì a sputare fuori, Dean.

Dick lo guardò sorpreso. ''Oh no, Dean. In questo caso guadagneremmo entrambi, capisci?''

Il biondo decise che quella chiacchierata poteva concludersi lì, in quel preciso momento. ''Va bene, ci penserò.'' Cercò di liquidarlo. Roman sorrise, rincuorato. ''Ok, allora ci vediamo, Dean. Ci vediamo a Sacramento. Ti manderò l'invito via e-mail.''

E dopo una forte stretta di mano, se ne uscì come se n'era entrato, lasciando Dean con un profondo dubbio da risolvere e una decisione da prendere, e sapeva che solo con un uomo poteva parlarne. Doveva parlare con Castiel.

 

  
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