Storie originali > Soprannaturale > Angeli e Demoni
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Autore: FreDrachen    26/04/2016    0 recensioni
Cosa potrebbe mai accadere se un Angelo si innamorasse di un Demone? E se il Demone ricambiasse?
Non è impossibile.
A Gabriele e Lilith è successo. E sono disposti a tutto per proteggere il loro amore proibito.
Anche a costo della vita.
Saranno messi a dura prova dagli Inferi e il Paradiso.
Il loro amore riuscirà a scalfire le avversità e perdurare in eterno? O sarà sconfitto condannandoli a un'eterna divisione?
Genere: Dark, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Heaven & Hell'
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Angolino dell'autrice in stra ritardo:

Hola a tutti e scusate per il ritardo colossale ^^" Ma anche voi avete problemi a fare un html decente? :/
Boh, spero che mi sia uscito decente ^^
Faccio l'angolino qui perchè vorrei avvisarvi che nella seconda metà capitolo sarà presente una scena lime(la prima e unica di tutta la storia) che mi serviva per far entrare un personaggio importante per il sequel XD
E detto questo buona lettura e scusate gli eventuali errori di battitura ^^"<3 p.s:alla fine della prima parte del cap:trad dallo spagnolo=piccolo :)



Capitolo 63



Il Secondo Cerchio non si prospettó per niente come se l'era immaginato.
Certo, non che si fosse mai soffermato su quel pensiero, ma di certo non si sarebbe mai aspettato quello che gli si paró di fronte.
Di fronte a lui e alla sua accompagnatrice, si estendeva una piana brulla senza l'ombra di un'anima. Il buio era quasi totale , smorzato dalle fiaccole di Fuoco Infernale presenti costantemente ogni tot metri.
Elena si accorse nel suo spaesamento. «Bé, che c'é? Non é come l'hai immaginato, eh?»gli domandó, come se gli leggesse il pensiero.
«Da cosa l'avresti capito?»le domandó retoricamente Gabe.
Elena fece spallucce. «Dovevi vedere che faccia hai fatto».
Gabe decise di non rispondere sarcasticamente alla Demone. In fondo senza di lei si trovava senza guida, e se l'Inferno fosse sempre stato come quel Cerchio si sarebbe perso di sicuro.
«Dove sono le anime?» Elena, con un cenno della testa, indicó qualcosa soprale loro teste.
«Lassú» . Gabe alzó lo sguardo, e con sgomento si accorse delle anine che fluttuavano a pochi metri da terra. «Ma che...»fece per dire, quand'ecco che un vortice raccolse fra le sue braccia gli spiriti, e li trascinó in alto, li fece cadere da altezze vertiginose, per poi riacciuffarle per continuare il suo supplizio, senza lasciar loro alcuna speranza non solo di riposo, ma nemmeno di una sofferenza minore.  E in tutto quel tempo sentì urla, lamenti, pianti e bestemmie.
Gabe inizialente non capí il vento impetuoso come condanna, ma alla fine intuì il suo significato legato al cosiddetto eros, l'amore, che quando diventa un tormento tra la passione e il dolore, il m'ama o non m'ama, un'ossessione che ti porta a mettere prima di tutto quell'amore insaziabile e voglioso l'acqua per un assetato. E il vento simboleggiava proprio quello, quel turbine di emozioni che ti catturava e ti trasportava senza via di scampo.
Gabe notó che alcune anime, in quel vortice impetuoso, procedevano in fila ordinate.
«Perché quelle procedono discliplinate, diversamente dalle altre?»volle sapere Gabe.
Elena lo fissó sorpresa. «Perdona la domanda Gabriele, ma hai mai letto La Divina Commedia?»
Gabe arrosí, in imbarazzo. «Molti anni fa si. Quando ero ancora vivo».
«Quanto tempo fa?»
«Un bel po' di secoli».
Elena alzó gli occhi al cielo.«Tu che sei innamorato dovresti saperlo, a prescindere se hai letto o meno il libro. Esistono due tipi di amore:il primo é quello impetuoso e confuso, quello che ti trascina con sè brutalmente. Mentre il secondo é quello fedele, discilpinato e controllato che ti porti dentro fino alla morte»spiegó in tono didattico.
Poi velocemente gli indicò Didone, Cleopatra, Elene di Troia, Achille, Paride, Tristano, ed altri di cui Gabe si dimenticó dopo poco.
Mano a mano che Elena parlava, procedettero per la piana.
Gabe scorse all'orizzonte i confini tra il Secondo Cerchio e il Terzo Cerchio.
Non mancava molto.
«Oh guarda chi si vede. Il figlio della sgualdrina»lo beffeggió una voce conosciuta alle sue spalle.
Gabe si girò sorpreso. A pochi metri dal suolo e poco distante dalla sua posizione, fluttuava l'anima di Savannah. Indossava abiti non diversi da quelli abituali:una canotta e una minigonna che coprivano il minimo necessario e ai piedi un paio di tacchi alti, che tanto non le sarebbero serviti a molto.
L'Arcangelo la fissó per un attimo con pietà, per poi riprendersi, e incrociando le braccia al petto.
«Savannah. Immaginavo di trovarti qui»la salutó freddo.
Le stava antipatica quando era viva, e pure anche adesso che la sua anima era stata condannata lì, constató. Savannah gli sorrise.«Sempre tutto d'un pezzo eh? Sciogliti un po', e goditi i piaceri della vita. Come tua madre».
A quelle ultime parole si pieteificó.
Nella sua mente riapparve il volto dolce della madre, Caterina Cortés.
Michael non gli aveva mai rivelato dove si trovasse la sua anima, e al tempo della sua dimanda si era un po' insispettito, ma alla fine aveva lasciato perdere.
«Che cos'hai detto?»mormoró d'un soffio.
«Che dovevi prendere dalla tua mammina, e capire cosa importa davvero nella vita»lo beffeggió crudelmente Savannah.
Avrebbe dovuto rispondere alla frecciatina, ma la mente di Gabe era altorove.
«Dove si trova?»domandó invece.
Savannah sorrise.«E se non te lo dicessi?»
«Lo scopriró leggendoti nella mente. Non sarà piacevole, né per te, né perme»le rispose acidamente Gabe.
Savannah sospirò, come se rispondere alla sua domanda richiedesse chissà che energia.
«L'ultima volta che l'ho vista era nel vortice qualche metro più in là».
E detto questo si allontanó da loro.
Elena, che aveva seguito la conversazione in sulenzio, si avvicinó a Gabe, poggiandogli una mano sulla spalla. «Dobbiamo continuare il nostro cammino Gabriele. Andiamo».
Gabe si sottrasse dalla sua presa.«Prima devo fare una cosa»rispose incamminandosi verso la meta indicatagli da Savannah.
«Stai andando dove sto pensando io?»
Di fronte allo sguardo eloquente e determinato di Gabe, esplose:«Maledizione Gabe, non abbiamo tempo! Piú ne perdiamo, piú si allontana la possibilità di portare via Beth da qui!»
«Non credere che non lo sappia Elena! Ma io...sento il bisogno...di sapere»spiegó a mezza voce. «Devo vedere di persona se Savannah ha mentito o no»aggiunse.
«Ovvio che ha mentito Gabriele. Altrimenti non sarebbe all'Inferno»ribatté Elena ancora arrabbiata.
«Per la verità se le sue parole fossero false sarebbe tra gli ipocriti»la contraddisse Gabe.
Elena batté un piede a terra stizzita. «Per me puó anche essere prigioniera bel Pandemonium per quel che mi riguarda! Ma qui stiamo parlando di Beth! Te l'ho già spiegato come funziona. La concezione del tempo qui nell'Inferno è diversa da quella che percepisci. Hai già perso due giorni per scendere neanche due Cerchi. Non hai il lusso di perderne ancora».
«Lo so Elena»disse Gabe.«Ma ti chiedo solo questo. Non vivró più al pensiero che mia madre sia veramente quie non lo so. Capisci?»
Elena gli si avvicinò, e lo strinse in un abbraccio.«Non sono cosí senza cuore Gabe. Capisco come ti senti». Sospiró.«Fa veloce. Cinque minuti, non di piú»aggiunse.
«E tu come fai a sapere tra quanto saranno cinque minuti?» Elena incroció le braccia al petto.
«Abbiamo il senso del tempo. A differenza di qualcuno»rispose, facendogli poi l'occhiolino.
Gabe le sorrise grato, e si affrettò a raggiungere la meta indicatagli da Savannah. Col caso all'insù, percorse con lo sguardo ogni anima che fluttuava sopra la sua testa, a volte scaraventata via da un vento impetuoso che si riversava nella valle a intervalli regolari. Tutte però trovavano un atmo per gettargli un'occhiata, chi di curiosità, chi di voglia.
Gabe le ignorò una ad una. Non era li per loro.
E fu dopo una folata di vento che la vide.
Era a pochi metri da li, esattamente come la sua mente la ricordava. I capelli neri erano raccolti in una treccia morbida che le arrivava a metà schiena, gli occhi grigi pieni di dolcezza e il corpo minuto.
«Mamma...»mormorò in preda all'emozione.
Pur avendo parlato a voce bassissima, Caterina sentì forte e chiaro quella semplice parola. Si voltò, e fissòGabriele con stupore e gioia a stento trattenuta.
«Pequeño* mio»mormorò prima di fluttuare verso di lui, abbassandosi quel poco che le permettesse di stringere tra le braccia il figlio.


Dalla camera di Amy provenivano mugolii di piacere. Matthew era sopra di lei, due dita dentro per farla arrivare all'orgasmo, mentre on l'altra le accarezzava la pancia con movimenti lenti e studiati.
«Matthew»mormorò in preda al piacere la ragazza.  «Fammi venire…tiprego…»continuò afferrandolo per i capelli e incitandolo a continuare la sua opera.
Matthew allora, recuperò un preservativo, anche se non gli serviva a molto dato che era morto, ma le abitudini erano dure a morire, e si infilò in lei.
Amy trattenne un mugolio di piacere, subito zittito da un bacio passionale di lui. «Spingiti più a fondo...»
E Mattew obbedì.
Ma per quanto si impegnasse, Amy non riusciva a sentirsi appagata.
Eppure non era la prima volta che andavano a letto insieme.
Era da quasi cinque mesi che lo facevano, un record per Amy che cambiava ogni due settimane amante.
Amy si spinse piú in dentro, ma il piacere non ne voleva sapere di venire. Cosí, frustrata, spinse di lato Mattew, alzandosi dal letto. Il ragazzo la fissó spaesato e con un pizzico di paura.
«Amy, cosa ti succede?»
La ragazza passó una mano tra i suoi capelli corvini tagliati similmente a quelli di Emma Marone.
«Cosa mi succede? Hai il coraggio di chiedermi che mi succede?»gli domandó aspramente Amy, avvicinandosi pericolosamente e fermandosi ad un soffio dal viso del ragazzo.
«Succede che tu non mi hai fatta venire e causato il piacere che io mi aspettavo da te».
Si allontanó dandogli le spalle.
«Mi hai deluso Matthew».
Il ragazzo, ancora nudo, scese dal letto e cinse la ragazza in un abbraccio alle sue spalle, per calmarla. Tutti coloro che le avevano fatto un torto erano misteriosamente scomparsi, e lui non voleva fare altrettanto. Quando era in vita considerava le ragazze solo uno strumento per soddisfare i suoi bisogni e piaceri, giochi di cui poi si disfava. Ma Amy era diversa. Lo aveva capito quando aveva incrociato i suoi occhi con quelli neri come il carbone di lei.
Sapeva che Amy lo considerava come un passatempo, eppure non poteva fare a meno di provare qualcosa per lei. La condanna lí nel Secondo Cerchio gli aveva fatto scoprire un sentimento che mai avrebbe pensato di provare.
Poggiò il suo mento sulla spalla di lei.«Mi dispiace di non essere stato all'altezza delle tue aspettative Amy. Non so cosa mi é preso, e mi spiace di non averti dato cio che meriti. Permettimi di riprovarci»cercó di convincerla Mattew con la voce piú umile e amorevole possibile.
Amy si scostó per girarsi verso di lui. La sua espressione era indecifrabile, ma quando lei poggió le labbra sulle sue, pensó di aver ottenuto, per fortuna, il suo perdono.
La ragazza si staccó dopo un bacio intenso e passionale, accarezzando con la mano sinistra il profilo della sua gote, scendendo al mento, per poi posare il suo indice sulle sue labbra.
La mano sinistra? Aveva notato che Amy la teneva sempre fasciata in un guanto nero di velluto. Non aveva mai avuto il coraggio di chiederle il motivo,ma forse avrebbe dovuto.
All'improvviso sentí le forze mancargli, e al tempo stesso sentiva un'attrazione che partiva dalla mano di Amy. Non capiva cosa stesse succedendo, ed avvertiva una sorta di paura.
Amy gli sorrise, ma non il sorriso provocante e sexy che aveva ogni volta che facevano l'amore, bensí uno freddo e maligno.
«Mi hai deluso Matthew»ripeté, seguendo il profilo delle labbra con il dito, scendendo poi sulla gola per poi posarsi all'altezza del cuore, facendo aderire infine l'intera mano. «E per questo meriti una punizione»continuó.
Matthew cercó le parole giuste per farle cambiare idea, ma la sua mente in quel momento era tabula rasa. E fu in quel momento che Amy mormoró:«Yr».
Quello che accadde in quel momento se l'avesse visto dall'esterno gli sarebbe sembrato paradossale. Dalla mano poggiata sul petto avvertí una scossa che si propagò in tutto il corpo, immobilizzandolo. E fu allora che avvertì una sorta di risucchio che partiva dal palmo della ragazza su cui era impresso il marchio della Runa della Morte. Poco a poco l'anima di Mattew fu risucchiata dentro il corpo di Amy, che per tutto il tempo tenne gli occhi chiusi. Li riaprì solo quando non rimase nulla del suo ex amante.
Soddisfatta, e in piene forze, rifece il letto, indossó un abito nero da sera nero che scendevafino alla caviglia che le lasciava la schiena scoperta, ed uscì dalla sua stanza come se nulla fosse successo.
Saltellando per i corridoi neri della tenuta, si affrettò a raggiungere la sala del trono, dove trovò il padre a scoparsi come se nulla fosse una delle anime lì condannate.
Li beccò proprio quando suo padre stava affondando in lei, che mugolava il suo nome.
Amy arricciò il labbro. Anche lei fino a qualche attimo prima era nella stessa situazione, ma farlo così in un luogo dove ti poteva vedere chiunque, era troppo anche per lei.
«Ma papà, un po' di decoro»lo beffeggiò con disgusto, dato che nessuno si era accorto della sua presenza.
Baal si voltò di scatto verso la figlia, con espressione colpevole, riprendendosi in fretta.
«Scusa tesoro. Ma lo sai quanto me che quando hai un certo bisogno…»
Amy alzó gli occhi al cielo. «Non è una scusa papino».
Baal si alzó di scatto, rivestendosi velocemente e scaccióvia in malo modo la sua concubina. Infine si sedette pigramente sul trono.
«Allora, figliola. Di cosa sei venuta a parlarmi?»
Amy sorrise furbescamente.«Non posso essere venuta solo per passare un po' di tempo con il paparino migliore del mondo?»
Baal sorrise.«Cosa sono questi vezzeggiativi? Che hai combinato stavolta?»
Amy si fece seria, ed abbassò lo sguardo. «Ho risucchiato l'anima di Matthew»disse d'un soffio.
Baal aggrottó la fronte.
«Matthew?»domandó perplesso.
«Quello con cui andavo a letto da cinque mesi»precisó Amy impaziente.
L'Originario, a quella precisazione, si illuminó.«Ah, si me lo ricordo. Bè tesoro, è durato molto per i tuoi standard, lo sai?»
Amy alzó lo sguardo.«Non è questo il punto papá, e lo sai. Pensavo solo...»
«Cosa?»
Come poteva dirgli che sperava che per lui valesse qualcosa di piú? Che per lei avesse fatto tutto ciò che lei avrebbe detto?
«Insomma...lui mi ha deluso papà, esattamente come gli altri. Perchè non esiste qualcuno alla mia altezza? Qualcuno che possa appagarmi come merito sempre?»
Baal le sorrise.«É qui il bello figlia mia. Il semplice cambiare partner, diciamo cosí per il nostro appagamento fa tutto parte del gioco. Tu sei il burattinaio e loro le pedine nelle tue mani. E credimi. Nessun semplice umano o dannato che sia, sará mai alla tua altezza, Amy».
Amy distolse lo sguardo. Sul collo, dal lato sinistro, si intravide spiccare, nera come un'ombra, la Runa della Morte.
Baal sospiró.«Amy...» Si bloccó.
Avvertí nel suo cuore una strana sensazione che con dusgusto gli ricordava il Paradiso. Avvertiva qualsiasi cambiamento nel suo Cerchio, e quella strana aurea che sentiva lo insospetiva non poco. «
Papà, qualcosa non va?»domandó preoccupata Amy.
C'era qualcosa di strano, e doveva vederci chiaro.
Abbozzó un sorriso.«Credo non sia nulla di cui dovremo preoccuparci Amy. Ma è meglio se controlli di persona». «Vengo con te»dichiaró prontamente Amy.
«No Amy. Ti preferisco qui, al sicuro».
«Ma tu hai detto che non è nulla di grave...e io voglio solo aiutarti...non esco mai da qui, neppure nel nostro Cerchio...»si lamentó Amy.
Baal le rivolse uno sguardo d'intesa.«Sai benissimo perché non ti faccio uscire da qui. Dato che non conosco la natura di questa minaccia, mi sento piú sicuro che tu stia qui, intesi?»
Amy annuí.«Si».
Baal annui soddisfatto alzandosi dal trono.
Recuperò la sua lancia bipenne rossa e uscì dalla sala, lasciando sola la figlia.
   
 
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