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Autore: luuucc_21    27/04/2016    0 recensioni
Aline è una ragazza rotta. Aline ha la lingua lunga. Aline non segue le regole. Aline non si vuole mostrare, ma vuole scomparire. Aline è un adolescente. La protagonista verrà catapultata in un contesto del tutto diverso, dovrà districarsi in situazioni nuove, cercherà di tenere nascosto il suo passato. Benvenuto a chi sa ascoltare i problemi di una ragazza che si mimetizza con le nuvole.
Genere: Comico, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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La sua mano che percorre la mia schiena. Il suo sguardo. Le sue labbra che premono dietro al mio orecchio. I suoi sussurri. Il sangue. Il vuoto.
Mi alzo dal letto come una molla, con i coniati che stavano salendo l'esofago. Corro subito in bagno, ma loro mi raggiungono troppo in fretta e vomito si riversa sulla moquette bianca. Sto tremando e ne sono consapevole. Entro in bagno proprio mentre un'altra ondata di vomito mi assale feroce. Il sapore acre mi invade la bocca e rimango piegata sul gabinetto fino a quando le mie gambe non decidono di essere abbastanza forti per sorreggermi. Mi specchio.
Nell'immagine davanti a me appare una ragazzina di circa quattordici anni che, terrorizzata, sgrana gli occhi. Le cade un arnese dalle mani tremanti. Subito il panico prende possesso del mio corpo e si dilania senza pietà infettando tutte le mie membra. Sembra di aver appena preso una pallonata nello stomaco. Sento le sue dita percorrermi la schiena. Sento il suo alito sulla mia faccia. Urlo, ma un urlo muto, quasi supplichevole, che chiede pietà. Ormai le lacrime mi bagnano il volto, rendendo la visuale molto più distante ed irreale.
La paura mi attraversa come un fulmine. Le mie braccia si muovono senza che io le comandi, strappano la maglia. Le mie mani graffiano la pelle cercando di far uscire tutto quel male che è in me, di mandarlo via. La pelle inizia a lacerarsi, le unghie a spezzarsi ed io comincio a non avere più fiato. Un urlo straziante esce dalle mie labbra. Il sangue scorre tra i miei seni, ma non me ne curo. Le unghie affondano ancora una volta nella carne fresca prima che le mie gambe cedano. Mi accascio a terra e piango lacrime amare, amare quanto la consapevolezza di ciò che feci. Sento la sua voce. Rimango in posizione supina fino a quando non mi accorgo che un rivolo d'acqua sta scendendo silenziosamente dal lavandino, bagnandomi i capelli e la leggera maglia stracciata che indosso.
Cerco di alzarmi per chiudere il rubinetto. Mi guardo ancora in quello schifoso specchio che riesce a farmi ricordare.
"Aline, Aline, Aline, Aline..." ripeto il mio nome fino a quando questo non perde senso diventando semplicemente un ammasso di sillabe formate da un ammasso di consonanti e vocali. Così smetto di ricordarmi chi sono. Così smetto di essere me e divento solo un ammasso di cellule e di cromosomi. Sospiro quando capisco che la crisi è finita. Solo ora noto che Lindsey non è in camera, avrà passato le notte con uno dei tanti ragazzi dell'ultimo anno superficiali, che la degnano un minimo di attenzione. Cerco di ripulire velocemente la moquette dalla macchia verdastra di vomito, senza successo. Inventerò qualcosa per giustificarla. Le ferite si stanno coagulando. Rimuovo l'eccesso di sangue dal mio petto. Le 4.55. So già di non riuscire a prendere sonno.
Apro il terrazzo e mi accendo una sigaretta, l'unico antidoto che riesce a calmarmi. Sento il fumo entrare in circolo nei miei polmoni e lo vedo dissolversi nell'aria. Il cielo è completamente buio questa notte e riesco ad sentire le mie preoccupazioni spegnersi.
 
 
"Insomma, non ti sembra sbagliato? Cos'ha fatto di male la mucca per meritare di essere uccisa e macellata?! Poi non pensi ai poveri vitellini? Non potranno più giocare spensierati nell'erba dopo che l'uomo, uccidendoli, li priverà della vita. Chissà che dolore devono provare le madri..." "Tanto il giorno dopo vengono uccise pure loro, quindi il dolore è breve" Cassandra mi guarda stupita. Inchioda, incrocia le mani sui petto e mi mette il broncio. " Sei maledettamente superficiale e bruta!" Roteo gli occhi e la incito a sbrigarsi se vuole presentarsi in orario per Inglese. "Senza cuore" sbuffa riprendendo il passo.
La professoressa di inglese è una dea. Tutti i ragazzi hanno una cotta per lei, o se non l'hanno, avranno avuta. Ha i capelli di un angelo e i lineamenti nordici le fanno somigliare ad una ninfa. Il corpo snello e slanciato è avvolto in un leggero vestito color azzurro pastello. Forse è per questo che non vola una mosca durante la sua lezione. "Allora ragazzi, oggi introduciamo Shakespeare" annuncia con voce flautata. Tutti si mostrano interessati. Adoro Shaekespeare. Romantico ma tragico. Come la vita.
La lezione passa veloce ed in un batter d'occhio sono già le 15.00. Esco dal padiglione delle lezioni da sola. Cassandra deve tenere un discorso nel club degli animalisti o qualcosa del genere chiamato: "SALVIAMO GLI ORSI POLARI: lo scioglimento dei ghiacciai ci sta uccidendo!" Martha, una ragazza vegana che sembra allevare tre specie diverse di api in stanza e DJ, un ragazzo bassino e brufoloso, che ama i Narvali, sono gli unici che partecipano periodicamente a questi insensati incontri. Mi sono rifiutata categoricamente di partecipare, evitando così di sentir parlare per due ore dell'effetto serra.
Prendo un vialetto che conduce il Padiglione alla strada principale, da dove si districano tutte le varie stradine sterrate secondarie. La strada principale (o Brandon Street) porta alla zona negozi. Dal negozio di scarpe esce una fila esagerata, forse a causa di un nuovo paio di scarpe décolleté in svendita.
Entro nel solito bar, piena della speranza di non trovare Peter, il tipo rompipalle dell'altro giorno. Il bar sta chiudendo. Entro e trovo al bancone un ragazzo con una sigaretta accesa tra le labbra, impegnato ad aspirare la nicotina che questa produce. Appena mi vede, si affretta a spegnerla sul bancone e mi offre uno sguardo carico di preoccupazione: "Ti prego, non dire nulla a Peter, sono di prova e non voglio subito perdere il lavoro" mi supplica. Adoro vedere le persone che mi supplicano. Sorrido. "Il tragitto dal bancone alla porta è troppo lungo per te?" Ribatto. "Fuori fa caldo e qui c'è l'aria condizionata" dice indicando una scatola di plastica appesa proprio sopra di lui. Sembra dei tempi del Dopoguerra, sono stupita che funzioni.
Mi siedo al bancone e ordino un caffè nero. Si mette subito all'opera. "Zucchero?" chiede. Ormai il vero senso di un fottutissimo caffè nero è andato perduto in America. Lo guardo roteando gli occhi e gli spiego: "Nero significa SENZA latte e SENZA zucchero OK?" Mi guarda alzando le sopracciglia. "Hey, ti trovo un po' stressata" dice lui avvicinandosi. I suoi capelli color caramello riflettono i raggi del sole, che fanno sembrare gli occhi color nocciola più verdi del necessario. Ha l'alito che odora di tabacco.
Mi allontano in imbarazzo. "Vuoi una sigaretta?" mi chiede con aria preoccupata. Cazzo, questo tipo mi sta facendo le radiografie. Neanche mi conoscesse. "Ho le mie" sussurro aspra. Il tipo alza un sopracciglio e mi offre una Marlboro Rossa. Allettante. Lo scruto un po'. Sembra un tipo apposto, non come quel Peter. Con un gesto veloce prendo la sigaretta e mi tasto le tasche dei jeans alla ricerca di un accendino. Fottutissimo accendino. "Tieni" dice porgendomi il suo. Fin troppo gentile. Accendo la sigaretta, fottendomene del fatto che non potrei fumare in un ambiente chiuso. "Come ti chiami?" mi chiede sorridendo. No. Non gli dirò il mio nome. Non vedo a cosa può tornargli utile. Ma, contando il fatto che mi ha offerto una sigaretta, forse potrei ricambiare così il favore. "Aline" dico atona. Il tipo sorride. Sbuffo. Perchè le persone devono sorridere senza un preciso motivo. Io faccio solamente le cose utili, non capisco l'utilità di quelle futili. "Allora sei tu la ragazza di cui mi ha parlato Peter" dice guardandomi. "Cosa?!" dico riprendendomi dai miei pensieri. Punta gli occhi su di me ed esordisce: "Già. Sembra che tu sia già prenotata" Mi salgono i brividi. Spengo la sigaretta al bancone, rivolgendo al tipo uno sguardo di disprezzo. Prendo la borsa e i libri e mi alzo dallo sgabello. Lui mi guarda interrogativo. "Sarà meglio se dici al tuo capo pervertito di tenere le mani apposto" Dico andandomene. Neppure una conversazione in pace. Quanto odio questa scuola. "Comunque io sono Jamie..." Lo mando vistosemente a fare in culo ed esco di corsa dal bar.
 
 
 

Angolo Dell'Autrice

Bene, allora, questo il capitolo dove possiamo scoprire più cose della protagonista. Come possiamo notare, la ragazza viene assalita dai flashback, in preda ad una crisi. Per la prima volta, si mostra debole. Questa parte è una parte che mi sta molto a cuore, avendola vissuta, non così intensa come racconto, non nello stesso contesto, ma l'ho vissuta. Poi Aline incontra un tipo fin troppo amichevole, fin troppo gentile, che alla fine si scopre chiamarsi Jamie. Poi Peter.... beh, lo scoprirete solo andando avanti! Quindi, ora vi saluto!  Byeee!
   
 
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