Partecipa alla fanfiction challenge II:
Steve
sgranò gli occhi guardando Natasha entrare in cucina.
Si alzò in piedi facendo cadere la sedia per terra,
sbattendo un paio di volte
le palpebre mentre il rumore risuonava nell’appartamento.
“Cosa
ci fai qui? La polizia sta venendo ad arrestarmi?”
chiese. Natasha si passò la mano tra i boccoli rossi e
socchiuse le labbra
piene e rosso fuoco.
“Rilassati.
Passavo di qui per combinazione”
lo rassicurò. Raggiunse la sedia di Steve e la
raddrizzò. Lui si allontanò dalla tavola, il
battito era irregolare.
“Solo
tu?” chiese. Nat si sedette al suo posto e
accavallò
le gambe.
“Sì
e sono una spia, non mi ha seguito nessuno” lo
rassicurò. Steve sospirò e raggiunse
un’altra sedia.
“Proprio
oggi che Sharon non c’è? Sicuro che non vi siate
messe d’accordo?” chiese. Il suo battito cardiaco
rallentò fino a diventare
regolare.
“No,
è una combinazione” mentì la rossa.
Steve inarcò un
sopracciglio biondo cenere.
“C’è
qualcos’altro che è capitato per
combinazione?” chiese.
Nat si ticchettò l’indice affusolato sul mento.
“La
tua amica non è male se la conosci. Forse un po’
troppo
giovane e inesperta rispetto a me” ribatté. Steve
incrociò le braccia sul petto
muscoloso.
“Nat,
sei una bravissima spia, ma nemmeno tu riesci a
svicolare quando ridacchi sotto i baffi” ribatté.
Romanoff ridacchiò.
“Sarei
bellissima anche con i baffi” sussurrò seducente.
“Stai
decisamente frequentando troppo Stark. Per quale
motivo Sharon ti ha chiamato? Ancora le acque non si sono
calmate” disse Steve,
con tono serio. Nat si massaggiò il collo.
“Mettiamo
per ipotesi che mi abbia detto che tu la notte non
riesci a dormire a causa degli incubi. E, sempre per ipotesi, che
casualmente
io abbia la soluzione” disse. Steve si sporse in avanti,
socchiudendo le
labbra.
“La
soluzione?” domandò. Romanoff annuì.
“Ti
ricordo che ti ho visto dormire. Evidentemente hai
bisogno di un giocattolo nuovo” spiegò. Steve
corrugò la fronte.
“Nat,
non sono un bambino” brontolò. Natasha
tirò fuori un
pupazzo a forma di IronMan.
“Allora
questo non lo vuoi?” chiese. Steve lo prese con
entrambe le mani, le iridi azzurre gli brillarono.
“E’
bellissimo” sussurrò.
“Allora,
lo vuoi?” s’informò la rossa.
“Benvenuto
a casa, Tony” mormorò Steve al giocattolo,
cullandoselo al petto muscoloso coperto dalla magliettina azzurra. Nat
ridacchiò.
“Anche
la scelta del nome suppongo sia casuale”
bisbigliò,
rialzandosi in piedi.