Era
una fredda giornata di Dicembre.La sveglia
segnava già le sette ed un quarto e suonava ormai da mezzora.
Rachele
si alzò in ritardo come al suo solito, inciampando nelle coperte mentre
scendeva dal letto ancora mezza stordita. Si infilò i primi vestiti che trovò
nel grande armadio a muro situato proprio di fronte alla grande finestra dalla
quale filtrava un pallido sole mattutino. Oggi il suo abbigliamento consisteva
in un paio di vecchi jeans blu e una felpa nera, che metteva in risalto i suoi
grandi e profondi occhi neri come la notte. Rachele era una ragazzina di 16
anni, non molto alta, con dei lunghi e ribelli capelli
castano scuro; in lei non c’era niente che non andasse bene, tranne il
fatto che fosse estremamente goffa, infatti non amava lo sport e cercava di
evitare qualsiasi azione che la mettesse in risalto fra i suoi compagni di
scuola. Quel giorno era il suo compleanno ma la ragazzina lo avrebbe passato da
sola a casa perché i genitori erano molto impegnati con il lavoro.
Era
venerdì e lei doveva andare a scuola. Sua madre le gridava di muoversi mentre
preparava la colazione dalla piccola cucina situata al piano inferiore.
La
giovane corse giù per le scale che portavano dalla sua camera in salotto e, mentre
afferrava due fette biscottate con la marmellata, si infilò il suo cappottino
viola e la vivace sciarpa multicolore per proteggersi dal freddo. Poi corse
fuori dalla porta afferrando lo zainetto rosso ed evitando di rompersi il collo
cadendo giù dai quattro gradini che portavano al giardino, diretta a scuola per
incontrare la sua amica Mary.
Percorse
le grigie e pallide strade illuminate appena dalla tenue luce che filtrava
dalla nebbiolina mattutina e dai lampioni ancora accesi, calpestando la rugiada
posata sui marciapiedi.
Rachele
stava per arrivare all’ampio ed imponente edificio che ospitava la scuola, una
vecchia costruzione costruita agli inizi degli anni settanta, formata da una
serie di figure geometriche e di grandi finestre.
Ma
mentre attraversava la strada, una macchina di grande cilindrata sbucò a forte
velocità da un semaforo rosso. La stava per investire quando, l’adolescente
spiccò un incredibile salto e atterro dietro la macchina, che ripartì sgommando
sull’asfalto. Il suo cuore in quel momento aveva iniziato a battere
all’impazzata e nella sua mente si era fatto tutto sfuocato e confuso, e fra le
molte immagini e sensazioni che passarono velocemente davanti alla sua
vista, vide due meravigliosi occhi grigi che sfumavano nel giallo. Erano
incantevoli, allungati e con delle folte ciglia assomiglianti a quelli di un
gatto.
Non
sapeva come avesse fatto, e ne rimane molto sorpresa. Quello era un numero da
acrobata non certo da lei, che era così goffa e imbranata; non era mai nemmeno
riuscita a saltare la cavallina nell’ora di educazione fisica, come era
riuscita allora a saltare per quasi tre metri senza nemmeno cadere in malo
modo? E poi quei occhi………… occhi che non potevano appartenere ad una persona
umana, troppo belli per essere veri! Tutti
questi pensieri le turbinavano nella testa ad una velocità incredibile, che non
si accorse dell’amica che si stava avvicinando correndo per vedere cosa era
successo. Si riscosse trasalendo solo quando Mary le tocco il braccio e le
chiese se era tutto a posto. La ragazza rispose di si con un cenno e un grande
ma poco sentito sorriso che ebbe l’effetto di rassicurare la compagna di
scuola. Insieme poi si incamminarono verso la lezione della prima ora. Rachele
mandava ogni tanto lo sguardo alla strada ma della persona con quei
meravigliosi occhi non vi era traccia. Che fossero stati solo una sua
invenzione?