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Autore: Karuro95    30/04/2016    1 recensioni
Vi siete mai sentiti come se vi mancasse qualcosa dopo aver finito il settimo libro di Harry Potter? Come se mancasse una parte di voi? Ecco, io si. Per questo, mi sto mettendo d'impegno per cercare di continuare la storia partendo dalla fine dell'epilogo di questa meravigliosa saga. La storia racconterà la vita di Albus Potter ad Hogwarts insieme al suo amico Scorpius Malfoy e sua cugina Rose Weasley.
Genere: Fantasy, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, Crack Pairing | Personaggi: Albus Severus Potter, Scorpius Malfoy | Coppie: Albus Severus Potter/Scorpius Malfoy
Note: Otherverse | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Nuova generazione
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Il viaggio di ritorno sull’Hogwarts Express trascorse tranquillo. La sera, dopo cena, Albus e Scorpius si trattennero nella sala comune dei Serpeverde finché i loro compagni di Casa non se ne andarono tutti a dormire. Dovettero aspettare fino alla mezzanotte, l’ora in cui una coppia di ragazzi del settimo anno si ritirò nei dormitori, ma alla fine erano riusciti ad ottenere un po’ di tempo da soli.
«Mi sei mancato, lo sai?» Scorpius era disteso prono sul tappeto verde smeraldo assieme ad Al, il camino acceso emanava loro calore.
«Vorrei ben vedere» rispose il ragazzo con tono di superiorità, ma non riuscì a rimanere serio per molto e scoppiò a ridere. «Anche tu mi sei mancato».
Il giovane Malfoy si girò rivolgendo lo sguardo al soffitto, «Queste vacanze sono stata una noia mortale, mi hanno ricordato come vivevo prima di venire qui»
«Come vivevi prima di venire qua?»
«Da solo...» Albus potè notare una nota di tristezza in quella risposta. «Non è come qui. Ad Hogwarts dove vai e vai ci sono sempre risate, pianti, voci... a casa mia c’è solo il silenzio che regna sovrano»
«A volte il silenzio fa bene» cercò di tirarlo su di morale. «Pensa che a casa mia non sono riuscito a dormire per via dei miei cugini, e il giorno dopo avevo due occhiaie che facevo invidia ai panda!».
Scorpius scoppiò a ridere così forte che il giovane Potter gli dovette mettere una mano sulla bocca per attutirne il volume.
«Zitto» gli sussurrò nell’orecchio, «vuoi forse svegliare tutto il castello?»
La risata di Scorpius si affievolì ed Albus gli tolse la mano dal viso.
«Come avrei voluto passare la vigilia con la tua famiglia, almeno potevo conoscere il tuo sosia versione panda»
«Beh, è molto probabile che domani mattina lo conoscerai»
«Sei stanco? Vuoi andare a letto?» Scorpius fece per alzarsi, ma Albus lo bloccò e si appoggiò con la testa sulle sue spalle.
«Non ancora, no».
I due ragazzi rimasero coricati sul pavimento della Sala Comune qualche ora, le mani intrecciate l’uno all’altro e gli sguardi rivolti verso le fiamme del camino che ballavano allegre.
 
Il giorno dopo cominciò come una normalissima giornata di Hogwarts: colazione, posta, lezioni, pranzo. Fu nel pomeriggio che qualcosa cambiò. Albus stava tornando dalla capanna di Hagrid, dove aveva passato un piacevolissimo pomeriggio insieme a James e Rose. Il ragazzo aveva cercato di convincere Scorpius ad unirsi a loro, ma era stato inutile. Il giovane Malfoy sosteneva che quello era un momento che passava insieme a suo fratello e sua cugina, mentre loro due potevano stare insieme quando volevano. Davanti all’ingresso del castello, Albus sbattè contro un adulto. All’inizio gli sembrò il professor Paciock, poi notò la chioma di capelli bionda e l’evidente somiglianza con Scorpius.
«Oh, mi scusi signor Malfoy» disse mentre inchinava leggermente la testa in segno di rispetto, «ero distratto e non l’ho notata»
«Tu sei il figlio di Potter, giusto?» gli occhi grigi di Malfoy puntavano il giovane ragazzo, i quali lo intimidirono ancora di più.
«S-sì».
Draco si avvicinò di più, la testa china su Albus. «Sta’ lontano da mio figlio!» strinse di più la mano chiusa a pugno, ed Albus notò che teneva stretto un foglio di pergamena stropicciato.
Dall’estremità che usciva dalla mano, seppur rovinata, si potevano leggere le parole “Caro  Al,”
«Cos’è quell...» il ragazzo non ebbe il tempo di finire la frase che fu interrotto da Draco.
«Niente che ti possa interessare, adesso sparisci!»
«Wow, certo che è proprio un simpaticone tuo suocero» gli disse James mentre si allontanavano.
«Non è mio suocero... ma concordo con te»
 
Una volta arrivati alla base delle scale, Albus salutò James e sua cugina per proseguire verso i sotteranei, mentre gli altri due salirono per andare rispettivamente nella torre di Grifondoro e in quella di Corvonero.
Albus arrivò davanti al muro che portava alla sua Sala Comune, ma non ebbe nemmeno il tempo di pronunciare la parola d’ordine che questi si aprì da solo. Dal suo interno ne uscì Scorpius.
«Oh, ciao Al!» disse, «com’è andata da Hagrid?»
«Tutto a posto, ma dove stai andando?»
«Sono stato convocato nell’ufficio della professoressa McGranitt, non so perché».
Purtroppo Albus aveva un’idea ben chiara sul perché: Draco.
«Senti, Scorp... non è che per caso mi hai scritto una lettera che non mi hai inviato?»
Gli occhi del ragazzo si ingrandirono dallo stupore per quella domanda improvvisa. «Co-come fai a saperlo? L’hai trovata? L’hai letta? Non puoi averla trovata, non me la sono portata appresso!»
«Hey hey, calma!» Albus gli mise le mani sopra le spalle per tranquillizzare Scorpius. «È solo che ho incontrato tuo padre poco fa, e non gli stavo molto simpatico. Cioè, più del solito, voglio dire» e gli raccontò della breve conversazione con il padre e del pezzo di pergamena che gli aveva visto in mano.
«Oh no! No no no! Non può essere...» l’ansia aveva completamente avvolto Scorpius. «Mi padre lo sa. Sa di noi!»
«Ok, ora rilassati. Magari non è niente. Forse il fatto che tuo padre sia qui e che tu sia stato chiamato nell’ufficio della preside sono eventi separati» Al sapeva che quella frase era falsa, ma doveva cercare di calmare Scorpius prima di tutto.
«Ok, devo andare dalla professoressa McGranitt... conoscendola, se la facessi aspettare ancora si presenterebbe qui»
«Buona fortuna» Albus lo abbracciò e poi rimase davanti al muro fin quando Scorpius non sparì dalla sua vista. Quando fece per entrare nella Sala Comune dei Serpeverde, trovò il muro di nuovo chiuso.
«Tanngrisnir».
 
Il giovane Potter aspettò almeno un’ora disteso sul divano della Sala Comune che tornasse Scorpius. Al suo ritorno, il ragazzo corse direttamente nei dormitori, tanto che Albus all’inizio nemmeno capì di chi si trattasse.
Quando entrò nel dormitorio del primo anno, trovò il ragazzo seduto sul letto con la testa nascosta dalle gambe.
«Hey, che è successo? Tutto bene?» Al si sedette vicino a Scorpius. Anche se aveva ancora la testa abbassata, Albus poteva benissimo sentire i singhiozzi tipi del pianto.
Con una mano gli accarezzava piano la schiena cercando di calmarlo. «Non fare così. Raccontami tutto...»
Scorpius sollevò la testa e lo guardò, gli occhi erano gonfi di lacrime e rossi. «Mio padre... lui mi... mi fa andare via da Hogwarts» le parole gli si bloccavano in gola, e il pianto non gli rendeva affatto più facile parlare.
«Cosa? Non può farlo! E i tuoi studi?»
«Ha già inviato la domanda d’iscrizione per Durmstrang»
Albus era sconvolto. Non sapeva cosa dire, così rimase in silenzio accanto a Scorpius, che continuò a piangere.
«Non voglio che finisca così tra noi»
«No, non finirà così. Chiaro?» Albus aveva la sensazione di aver bevuto un mix di emozioni, sentiva la rabbia e la tristezza contorcersi in lui. «Ci sentiremo ancora tutti i giorni. E troveremo una soluzione a tutto questo, te lo prometto».
Scorpius gli butto le braccia intorno al collo e nascose il viso tra il suo collo e la spalla. Albus ricambiò l’abbraccio stringendolo di più a sé mentre si sentiva morire dentro, ma non si permise di piangere. Sapeva che se fosse crollato anche lui non c’era più speranza, e proprio la speranza era l’unica cosa che serviva a Scorpius... e anche a lui, alla fine dei fatti. Così non pianse.
Rimasero stretti in quell’abbraccio per qualche minuto, finché Scorpius poi non si alzò ed iniziò a sistemare il baule.
«Mio padre mi sta aspettando all’ingresso, ha detto che se non mi ci presento verrà a prendermi con la forza» Albus non potè fare a meno di notare che la voce di Scorpius si era spenta, come fosse una registrazione priva di alcuna emozione.
«Non ti scoraggiare, ok? Non è finita qui».
Mentre il ragazzo finiva di mettere le ultime cose all’interno del baule, entrarono nel dormitorio i loro compagni di Casa.
«Che sta succedendo?» chiese Phil, «perché stai andando via?»
«Mio... mio padre mi ha iscritto alla Durmstrang e vuole che me ne vada da qui stasera stessa»
«Cosa? Ma perché?» Chandler posò la ciambella addentata sul comodino e si rivolse a Scorpius.
«È una storia lunga» con quella frase Malfoy fece intendere che non aveva intenzione di continuare oltre il discorso.
Dopo aver salutato tutti, Scorpius si diresse verso l’uscita del castello affiancato da Albus.
 
«Ce ne hai messo di tempo!» esclamò Draco alla vista del figlio.
«Scusa, padre» Scorpius non aveva il coraggio di guardarlo in faccia, mentre Albus non aveva paura nel mostrargli il suo sguardo più disgustato.
«Andiamo» il tono del padre non lasciava spazio ad altre alternative. Scorpius abbracciò Al un’ultima volta e lo salutò.
Albus rimase fermo davanti all’entrata come una statua. Ad ogni passo in più che i Malfoy facevano verso l’uscita provocava in lui una fitta di dolore paragonabile alla maledizione Cruciatus.
 
*
 
Erano passati due mesi da quando Scorpius se n’era andato, e ormai la primavera stava per prendere il posto dell’inverno. Le giornate iniziarono a riscaldarsi e i prati a rinverdirsi. Dalla finestra della biblioteca, Albus poteva vedere i suoi compagni di scuola divertirsi e rilassarsi in quella domenica pomeriggio.
Ormai passava le sue giornate in quel luogo, non tanto per poter studiare ma quanto per il fatto che non poteva parlare con nessuno, a meno che non si volesse rischiare di attirare a sé l’ira di Madama Pince.
«Eccoti qui!» esclamò Rose.
«Shh, non si parla in biblioteca. Tu dovresti saperlo» Albus parlò così piano che anche lui stesso fece fatica a sentirsi.
«Ma so anche che tu sei qui per evitare l’argomento» rispose la cugina con un tono di voce più basso. «Oppure mi sto sbagliando e ti interessa davvero apprendere le conoscenze basilari sulle rune antiche».
Albus calò o sguardo sul libro aperto davanti a lui. Non sapeva nemmeno di cosa parlasse, l’aveva preso tanto per giustificare la sua presenza lì. «Mi sto preparando per l’argomento»
«Al primo anno non si fa Antiche Rune»
«Per quello ho detto che mi sto preparando» Al sottolineò con chiarezza quest’ultima parola, «così a terzo anno sono già pronto sull’argomento»
«Non ti credere nessuno» Rose gli chiuse il libro e glielo tolse da davanti.
Albus se lo riprese e lo riaprì in una pagina a caso, «Sei libera di credere ciò che vuoi, ma lasciami in pace»
«E va bene» sbottò lei, «ma sappi che prima ti trovavi almeno cento pagine avanti» gli disse lei avvicinandosi al suo orecchio.
«Infatti adesso sto ripassando ciò che ho letto prima» Al si sorprese della sua capacità di rispondere così velocemente.
«Sei impossibile» disse infine Rose prima di uscira dalla biblioteca seccata.
 
All’orario di chiusura della biblioteca, che purtroppo era sempre troppo presto, Albus iniziò a scendere le scale. Arrivato al piano terra si imbattè in Nicholas Finch-Fletchley e quella che era il suo braccio destro, Beth.
«Oh, ma guarda un po’ chi c’è qui!» disse Nicholas con un sorrisetto che innervosiva il ragazzo. «E il tuo fidanzatino dov’è? In effetti è da un po’ che non lo vedo. Cos’è, si è fatto schifo da solo e si è rintanato in qualche buca nel terreno oppure ti ha semplicemente mollato?».
Quello era troppo. Albus si scaraventò sopra Nicholas con tutta la forza che aveva e lo buttò a terra. Si mise a cavalcioni sopra di lui per evitare che scappasse via ed iniziò a prenderlo a pugni con una forza che gli era estranea.
Qualcuno prese il ragazzo dalle spalle cercando di staccarlo dal povero Tassorosso. «Al, fermati... basta!» era la voce di suo fratello.
«Levati James! Non ho finito!» nonostante James era più grande e forte di lui, Albus ebbe la meglio e tornò a picchiare brutalmente il ragazzo. Sangue iniziò ad uscire dalle narici di Nicholas e dopo un colpo ben assestato, uno dei suoi denti si staccò per cadere a terra con un tintinnio. Il ragazzo si dimenava, ma non riusciva nemmeno a prendere la bacchetta dala tasca.
«Adesso basta!» una violenta forza fece volare via Albus, che sbattè contro il muro freddo di pietra. Quando alzò lo sguardo, potè vedere lo sguardo severo della McGranitt fisso su di lui. «Trenta punti in meno a Serpeverde» poi continuò, «Potter, con me. Adesso!»
 
L’ufficio della professoressa McGranitt era una stanza circolare piena di libri. Alle pareti, Albus potè vedere i quadri di tutti i precedenti presidi di Hogwarts. Alcuni mancavano, molto probabilmente erano a sbrigare faccende da qualche altra parte, in qualche altro quadro.
Il ritratto di Albus Silente lo guardava in silenzio. Non appena il ragazzo se ne accorse, il vecchio preside gli sorrise e lo salutò con un cenno della mano.
«Dunque, Potter» la McGranitt fece il giro della scrivania e si sedette. «Vuoi dirmi che cosa è successo?».
Al si sedette di fronte alla professoressa, ma non alzò lo sguardo. «Mi ha provocato»
«Oh, ma quello è solo l’ultimo dei problemi. I tuoi professori sono venuti a dirmi che marini molte lezioni, e quelle volte che ci vai non presti attenzione. Non hai svolto nessuno dei compiti che ti sono stati assegnati»
«Non è un bel periodo per me, professoressa McGranitt».
La preside sospirò. Albus alzò lo sguardo e notò uno sguardo di compassione.
«Lo avevo intuito, Albus. I tuoi amici sono venuti a portarmi le loro preoccupazioni nei tuoi confronti, ma sappi che non posso chiudere un occhio su tutta questa faccenda. Dovrò contattare i tuoi genitori e metterli al corrente»
«Lo capisco» rispose il ragazzo, «ora posso andare?»
«Sì, puoi andare».
Il piccolo Potter uscì dalla stanza e scese le scale a chiocciola.
 
*
 
Harry Potter non conosceva la zona di Londra in cui si era addentrato. Mentre cercava l’indirizzo nella testa riecheggiavano le parole della lettera della professora McGranitt.
Sono sinceramente preoccupata per tuo Albus, Harry, dicevano.
L’ex-Grifondoro non riusciva a credere che suo figlio stesse passando un così brutto periodo e non glielo avesse detto. Nelle lettere che riceveva settimanalmente il tono era quello allegro di sempre. Nemmeno James gli aveva raccontato qualcosa, ma dal figlio maggiore era una cosa normale non ricevere lettere regolarmente e quelle volte che gli scriveva ripeteva sempre le stesse cose.
Dopo la lettera della preside, Harry inviò un gufo ad Hogwarts per suo figlio James. Sapeva che mandarlo ad Albus era inutile: se finora non gli aveva detto, non gli avrebbe comunque raccontato la verità. Così si fece raccontare tutta la storia, e adesso si ritrovava di fronte ad una casa con la porta di un nero così profondo che poteva sembrare uno stipite senza porta, che dirigeva verso una stanza senza luce nel pieno della notte.
Bussò e poco dopo un volto femminile gli aprì.
«Salve» disse, «Astoria? Io sono Harry Potter. Ci siamo conosciuti alla stazione»
«Ma certo! Che ci fai da queste parti?» la gentilezza di quella donna era enorme.
«Volevo parlare con Draco, se era in casa»
«Al momento è fuori a sbrigare delle faccende, ma tornerà a minuti» rispose Astoria. «Prego, accomodati»
«Grazie».
L’interno della casa di Malfoy era esattamente come Harry se lo immaginava. C’erano pochissimi mobili, tutti di ebano intagliato a mano e lucidato. La poca luce che entrava dalle finestre doveva passare attraverso a delle spesse tende, il che rendeva l’ambiente più cupo del normale.
Astoria fece accomodare Harry sul divano e poi tirò via la tenda permettendo alla luce di invadere la stanza.
«Allora,» inziò la donna mentre si sedeva sulla poltra di fianco al divano, «di che cosa volevi parlare con Draco?»
«Del trasferimento di vostro figlio a Durmstrang»
«Che cosa?!» dal tono sorpreso di Astoria, Harry capì che Draco gliel’aveva tenuto nascosto.
La donna si fece raccontare tutto quello che era successo, così Harry gli raccontò di come suo marito dopo il ritorno ad Hogwarts dei ragazzi fosse andato a prenderlo per portarlo a Durmstrang per evitare che intrapendesse rapporti con mio figlio, i quali stavano diventando più intimi.
Questo era tutto quello che Harry sapeva, tutto quello che suo figlio James gli aveva scritto nella lettera.
«Non ci posso credere che Draco abbia fatto una cosa simile» Astoria era sconvolta, «e soprattutto che mi abbia tenuto all’oscuro di tutto»
«Sinceramente non volevo immischiarmi» disse Harry, «ma siccome questa faccenda incide anche su mio figlio ero obbligato a farlo»
«Tu hai fatto benissimo» lo rassicurò.
In quel momento sentirono la porta principale aprirsi. «Tesoro, sono tornato»
Draco Malfoy entrò in salone e si bloccò alla vista del suo vecchio compagno di scuola. «Che ci fa lui qui?»
«Ho un paio di domande migliori» Astoria si alzò per avvicinarsi al marito, «Come hai potuto mandare nostro figlio a Durmstrang? Per quale motivo io lo scopro solo dopo DUE mesi? Che cosa ti è passato per la testa?» la donna iniziò a picchiare Draco sul braccio che si ritrasse per sfuggire alla sua furia.
«Astoria, cara...» iniziò Draco mentre  cercava di evitare le sue manate, «L’ho fatto per lui! Quel giovane Potter lo stava rovinando»
«TI AVEVO DETTO DI LASCIAR PERDERE LA FACCENDA!» non controllava più la sua voce, «E TU LO MANDI IN UN’ALTRA REGIONE SOLO PERCHÉ SI ERA INNAMORATO
Harry capì di essere di troppo in quella stanza, ma non poteva nemmeno interrompere la discussione per andarsene via, così rimase seduto in silenzio mentre Astoria Greengrass-Malfoy tirava fuori i peggiori insulti che Harry avesse mai sentito.
 
*
 
Albus aveva marinato le lezioni, di nuovo. Aveva aspettato che la Sala Comune rimanesse vuota per poi tornarci. Andò verso i dormitori e dal cassetto del suo comodino tirò fuori le lettere di Scorpius.
Si sentivano in continuazione, Albus cercava sempre di non fargli capire quanto se la stava passando male e dalle lettere che riceveva in risposta capì che anche Scorpius faceva lo stesso.
Si sedette sul divano verde smeraldo con le lettere in mano e mentre le rileggeva scoppiò a piangere.
«Hey, attento a non piangere sopra la lettera! Quella parte l’ho scritta proprio bene» quella voce familiare... non poteva essere!
Albus si girò di scatto e vide Scorpius appoggiato sullo schienale del divano, che lo guardava con quei suoi occhi grigi e gli sorrideva.
«Scorpius! Che ci fai qui?» il ragazzo si asciugò gli occhi sulla tunica della divisa e guardò meglio, come per assicurarsi di non aver avuto un’allucinazione.
Il giovane Malfoy si sedette accanto a lui. «Sono stato iscritto di nuovo ad Hogwarts. Mia madre ha litigato di brutto con mio padre. Da quello che mi è stato detto, lei non sapeva della sua decisione così dopo aver parlato con tuo padre era davvero molto arrabbiata...»
Albus si avvicinò al ragazzo e interruppe il suo discorso baciandolo. Scorpius ricambiò il bacio.
«Se ti mancavo così tanto potevi scrivermelo, magari trovavo un modo per scappare da quel mini-castello» disse Scorpius sorridendo, il viso che arrossiva lentamente. «Dai, adesso andiamo. Io ho un po’ di lezioni da recuperare, e tu pure. Da oggi basta saltare le lezioni»
«Un giorno in più o in meno non fa la differenza, no?» rispose Albus, e i due ragazzi si baciarono un’altra volta.
 
*
 
La stazione 9¾ di King’s Cross era affollata al ritorno tanto quanto all’andata. Ron Weasley era accanto a sua moglie Hermione e il suo migliore amico Harry – sposato con sua sorella Ginny – tutti e quattro stavano cercando i rispettivi figli in mezzo a tutto quel caos.
«Ecco James!» esclamò Ginny, «e poco dietro lui c’è Albus».
Ron si girò verso la direzione indicata dalla sorella e li vide. Suo nipote Albus era mano nella mano con il figlio di Malfoy.
«Quindi fammi capire una cosa» disse mentre si avvicinava ad Harry, «Tuo figlio e Draco Junior adesso stanno... insieme?»
«Si chiama Scorpius» rispose l’amico, «comunque sì»
Ron scoppiò a ridere così forte che Hermione dovette dargli una gomitata sul fianco per farlo smettere, «Ma che ti prende?» gli chiese lei.
«Niente, sono solo felice che non si sia messo con Rose»
«Lo sai che Albus è comunque tuo nipote e che quindi ti capiterà di vedere Draco più spesso?»
«Tu sì che sai come distruggere i bei momenti» esclamò Ron.
«Ah, lì c’è Rose» disse Hermione come se non avesse sentito cosa gli avesse detto suo marito.
Ron notò che sua figlia camminava fianco a fianco con un ragazzo. «E quello chi è?»
«Phil!» rispose Albus una volta che aveva raggiunto la sua famiglia insieme a James, «È un mio compagno di Casa»
«Cosa? Ma che diamine! Che cosa ci trovate di bello nel verde e argento, voi nuove generazioni?»
Questa volta fu Hermione a ridere.
 
Una volta che anche Rose gli raggiunse, se ne andarono tutti verso le macchine. Nel parcheggio, Albus vide Scorpius con i suoi genitori qualche metro più in là. Lo chiamò e lo salutò vigorosamente con una mano. Sul treno di ritorno, erano rimasti d’accordo per vedersi anche durante l’estate, così da non dover aspettare fino a Settembre. Adesso che tutto si era risolto per il meglio, e che nonostante le ripetute assenze sia lui che Scorpius erano riusciti a passare gli esami di fine anno, Albus non aveva più dubbi: quella sarebbe stata un’estate magnifica!
 
 
 
 
 
 
~Angolo dell’autore~
 
Ok, penso di aver battuto ogni record di lentezza AHAHAHAHAH Ma alla fine sono tornato u.u Sono passati quasi tre anni dal mio ultimo aggiornamento, e poi ho perso i dati d’accesso (infatti mi sono creato un altro account... ora ne ho due LOL). Non so quanti ancora leggeranno questo mio ultimo capitolo, ma era una storia che dovevo concludere. Non mi piace lasciare le cose a metà, ma ho un problema con la chiusura (so’ strano, lo so) non riesco mai a finire le mie storie (se non dopo taaanto tempo, e questa ne è un esempio ahahahah infatti solitamente mi dedico alle one shot u.u
Spero che, a chi leggerà quest’ultimo capitolo, gli piaccia :)
  
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