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Autore: Ji_Min    30/04/2016    1 recensioni
Acida foschia. Sapore di sporco. La polvere riflessa dalla luce .
Occhi irritati, i polsi, le caviglie, quel dolore continuo, una sorta di piacere recondito.
Lo scroscio della pioggia, le ruote bagnate sull'asfalto.
La solita mattina,una delle tante. La quiete del caos stressato in sottofondo.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Acida foschia. Sapore di sporco. La polvere riflessa dalla luce .
Occhi irritati, i polsi, le caviglie, quel dolore continuo, una sorta di piacere recondito.
Lo scroscio della pioggia, le ruote bagnate sull'asfalto.

La solita mattina,una delle tante. La quiete del caos stressato in sottofondo.
Un bambino, incurante della frenesia del mondo, saltava nelle pozzanghere sporcando gli stivaletti impermeabili rossi; l'unico colore in tutto quel grigiore abbagliante.
E le signore arricciavano il naso guardando la donna sciatta, con le occhiaie e una coda sfatta, che pregava il figlio di camminare più in fretta.
Gli uomini in smoking, la ventiquattrore nera sterile, salutavano qualche puttana con la speranza che la notte tornasse presto.
Un attimo di fuoco in una vita di amara monotonia che loro stessi hanno creato ma dalla quale ora si sentono intrappolati.
All'angolo della strada, la barista bisbetica osservava indifferente, con i gomiti poggiati sul bancone, il via vai di vite stanche.
E intanto strillava per avere un caffè, che fosse bello forte, e non come quelle schifezze che servivano ai clienti .
Il vecchio barbone sudicio, un pazzo! Rovistava tra la spazzatura, incurante degli sguardi disgustati e colmi di pena e ribrezzo.
Una bottiglietta d'acqua sporca di cenere, carta, plastica, sigarette.
E il vecchio proseguì per la sua strada.

Un furgoncino gli passò davanti, con il rischio placido di provocare un incidente.
Alla guida, un uomo, la barba grigia, grasso, la lattina di birra del discount .
Al suo fianco una donna, il rossetto volgare sui denti macchiati da anni di fumo e alcol.
Nella parte posteriore, ben divisa dalla cabina passeggeri da una lastra metallica, una ragazza.
La pelle chiara racchiusa in un vestito cipria, gli occhi violentati da una pezza di stoffa, e i polsi, le caviglie suicide, strette da corde troppo spesse per quel corpo esile.

Ogni dosso la faceva sobbalzare, e cieca non aveva il senso dello spazio che cupo la circondava stringendo una morsa d'ansia sempre più soffocante intorno al suo spirito.
E la paura cresceva, come un serpente, si insinuava nei luoghi più oscuri del suo essere, viscido.
Quasi a volerle strappare e lacerare ogni ricordo felice.
Aprì un varco all'oscurità che tanto aveva cercato di seppellire.
E in quel tempo di infinita brevità strisciava, imprecando e invocando un dio in cui non ha mai creduto.
E pregava l'immenso, il tutto, l'ignoto.
Ma la speranza è fioca, inghiottita dalle lacrime.

Immobile. Il furgone si fermò. Le porte si aprirono.
Sentiva solo delle voci indistinte, ovattate. Erano lì, così vicine a lei. Qualcuno la prese per entrambe le braccia. La caricò sulle spalle come un sacco di poca importanza.
E camminava, camminava.
E poi, d'un tratto percepì di essere stata messa a sedere. Sentì il respiro sul collo e la benda le scivolò ai suoi piedi.
Una luce soffocante la fece tremare. E un brivido le squartò la schiena.
E anche le corde le vennero tagliate, alla ragazza ormai ebbra di pallore.

Ma ecco, davanti a lei, il mondo. Quello vero, non la costruzione che noi abbiamo di esso . No.
Un mondo che noi non abbiamo mai potuto vedere. Così surreale e misteriosamente reale. I colori, le forme. Un miscuglio su di una tela cubista.
Tutto si distorce, niente è mai stato tanto affascinante.
Si guardò attorno, era sola. Circondata da qualcosa di impossibile. Un desiderio febbrile di toccare il rosso, e il giallo.
Così vivi! Sembrava avessero spirito proprio; l'orizzonte bordeaux in lontananza.
Il tutto dell'universo era lì. Faceva quasi male tutta quella perfezione. Una quiete d'inesauribile bellezza.
E anche la ragazza pian piano cominciava a mescolarsi con quel nirvana che era il nulla del tutto.
Non aveva più una forma definita. Perché le forme appartengono solo agli umani. E lei non lo era oramai. Era qualcosa di più. Un essere spirituale, una musa in uno spazio atemporale.
E non provava più nulla, solo pace, quella che aveva sempre cercato invano.

Era una mattina come tante, i bambini, le donne, gli impiegati, il vecchio barbone ...la polizia.
Arrivata troppo tardi, come fin troppo spesso accade.
Erano sulle traccie di due pericolosi assassini, una coppia sposata che predicava che solo con la morte le vittime, povere anime perdute, avrebbero trovato la pace.
Gli agenti erano riusciti a sfondare le porte dell'appartamento, che avevano scoperto essere la base dei due. Ma all'interno trovarono solo una ragazza dalla pelle ormai violacea, con una siringa ancora attaccata al braccio, e seminuda. Il vestito color cipria era stato strappato in tanti pezzi.

Ma la ragazza pareva quasi sorridere.

 

 

  
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