Attenzione:
Buonsalve people of the internet, spero che stasera abbiate fatto i sociali e che quindi siate fuori a divertirvi e a spassarvela e non qui a leggere questa storia che, boh, non so con quale coraggio sto pubblicando. Perché dico questo? Perché, ladies and gentlemen, questa qui sotto è una PeterPan!AU, plot che ho estrapolato dall'account @ficprompts gestito da @ingestita su twitter. Non è il mio genere di storia, ci ho impiegato qualcosa come un mese e mezzo a scriverla perchè nel bel mezzo della stesura ho avuto un blocco micidiale dal quale avevo paura di non uscirne più, ma ehy dopotutto sono qui, no? Quindi fate i bravi e siate misericordiosi con me se è un vero e proprio schifo.
Oltre, ovviamente, a ringraziare Sara per il plot -il quale è davvero bellissimo e io ho sul serio paura di averlo rovinato-, facciamo un enorme applauso a @xxUrania per averlo betato!
E nulla, al contrario delle altre storie, non mi troverete sotto perché non ho il coraggio di farmi sentire ancora. Ciò che voglio augurarvi è una buona fortuna e, ovviamente, non esitate a dirmi la vostra /sia brutta che bella, mi va bene/ attraverso una recensione, oppure su twitter o ask.fm se siete troppo pigri per farne una.
Adesso vi lascio a questa storia, e ci vediamo il mese prossimo (su twitter ho già preannunciato la stesura di una nuova artists!larry, ma ora concentratevi su questa).
Un bezo. 💋
Buonsalve people of the internet, spero che stasera abbiate fatto i sociali e che quindi siate fuori a divertirvi e a spassarvela e non qui a leggere questa storia che, boh, non so con quale coraggio sto pubblicando. Perché dico questo? Perché, ladies and gentlemen, questa qui sotto è una PeterPan!AU, plot che ho estrapolato dall'account @ficprompts gestito da @ingestita su twitter. Non è il mio genere di storia, ci ho impiegato qualcosa come un mese e mezzo a scriverla perchè nel bel mezzo della stesura ho avuto un blocco micidiale dal quale avevo paura di non uscirne più, ma ehy dopotutto sono qui, no? Quindi fate i bravi e siate misericordiosi con me se è un vero e proprio schifo.
Oltre, ovviamente, a ringraziare Sara per il plot -il quale è davvero bellissimo e io ho sul serio paura di averlo rovinato-, facciamo un enorme applauso a @xxUrania per averlo betato!
E nulla, al contrario delle altre storie, non mi troverete sotto perché non ho il coraggio di farmi sentire ancora. Ciò che voglio augurarvi è una buona fortuna e, ovviamente, non esitate a dirmi la vostra /sia brutta che bella, mi va bene/ attraverso una recensione, oppure su twitter o ask.fm se siete troppo pigri per farne una.
Adesso vi lascio a questa storia, e ci vediamo il mese prossimo (su twitter ho già preannunciato la stesura di una nuova artists!larry, ma ora concentratevi su questa).
Un bezo. 💋
Le
urla non smettono di cessare. Ci prova, ci prova davvero ad ignorarle e
a non sentirle, ma è difficile. Il rumore di quello che deve
essere un vaso rotto lo fa sobbalzare, e per poco non gli cade la biro
dalle mani. Perché deve essere tutto così
complicato? Perché non può semplicemente scappare
e andare via?
Una lacrima riga la sua guancia paffuta e rosea mentre si appresta con velocità a finire di scrivere la lettera, una richiesta d’aiuto a colui che dovrebbe venire a salvarlo, a portarlo nell’isola che non c’è dove non ci sono adulti che litigano tra loro e rumori di vasi rotti. Quelle gocce salate bagnano il foglio, lo rendono umido e alcune parole si sbiadiscono, ma Harry è piuttosto sicuro che Peter Pan in un modo o nell’altro sarà in grado di leggerle.
Una lacrima riga la sua guancia paffuta e rosea mentre si appresta con velocità a finire di scrivere la lettera, una richiesta d’aiuto a colui che dovrebbe venire a salvarlo, a portarlo nell’isola che non c’è dove non ci sono adulti che litigano tra loro e rumori di vasi rotti. Quelle gocce salate bagnano il foglio, lo rendono umido e alcune parole si sbiadiscono, ma Harry è piuttosto sicuro che Peter Pan in un modo o nell’altro sarà in grado di leggerle.
Piega
la lettera a metà, poi, e la infila nella busta bianca
intestata al ragazzo che non cresce mai. La sigilla con la lingua, poi
l’appoggia sul cornicione della finestra nella sua camera da
letto.
Abbassa lo sguardo, vede suo padre salire sull’auto con in mano una valigia e guidare lontano da lui, da Gemma e dalla sua mamma.
Abbassa lo sguardo, vede suo padre salire sull’auto con in mano una valigia e guidare lontano da lui, da Gemma e dalla sua mamma.
Un
singhiozzo lo coglie alla sprovvista, si morde il labbro
perché vorrebbe essere forte ma semplicemente non
può evitarlo. Ha solamente sette anni, dopotutto. E secondo
il libro che nonna Pearl gli ha regalato a natale, Peter Pan
è l’unico che può salvarlo. Non legge
altro da settimane, continua a sperare di ricevere una sua visita, di
venir estrapolato dalla realtà così da poter
volare grazie alla polvere fatata in un mondo lontano e pacifico, dove
nessun orologio enorme gli rintocca nelle orecchie e nessun adulto gli
ordina che cosa fare, cosa dire, come comportarsi. Gli stessi adulti
che poco fa gli hanno ordinato di salire in camera sua
perché Harry, sei troppo piccolo per capire queste
cose.
Harry non capisce, non capirà mai.
Harry non capisce, non capirà mai.
«Ti
prego, Peter Pan. Ti prego» sussurra, e la lettera, per
magia, comincia a svolazzare nell’aria, a vagare
nel vento e lui spera davvero che arriverà al ragazzo che
considera il suo salvatore, un giorno.
Lo spera davvero, perché Harry non vuole più stare in quella casa.
Lo spera davvero, perché Harry non vuole più stare in quella casa.
La
lettera vola, quelle parole brillano nella notte, e sale in alto,
sempre di più, diretta verso la seconda stella a destra, e
poi dritta fino al mattino. È lì che deve andare,
è lì che ha intenzione di
andare. Eppure è successo che, nel mentre il foglio
percorreva il suo destino, un soffio di vento di qualcuno che non
voleva che Harry venisse a conoscenza di Peter Pan, devia la sua rotta,
portandola a sinistra.
E così Harry aspetta, aspetta e aspetta.
E così Harry aspetta, aspetta e aspetta.
Gli
anni da sette diventano otto, poi nove e infine dieci. Tutte le notti
guarda fuori dalla finestra nella speranza di vedere quel ragazzo che
non vuole crescere venire da lui a rapirlo, a portarlo via
perché le cose in casa sua continuano a peggiorare.
E quando Harry a dodici anni smette di affacciarsi e sperare, una fata muore.
E quando Harry a dodici anni smette di affacciarsi e sperare, una fata muore.
5
anni dopo
Louis
odia, odia la sua ombra. Davvero, è
quasi più testarda di lui a volte. Non sopporta quando la
cucitura, o qualunque cosa abbia sotto ai piedi che gli permette di
starle attaccata, si ammolla o si stacca, addirittura, e questa scappa
via, vola, corre come se lui la tenesse in trappola. E Louis odia
quando questa sparisce, forse lo odia ancora di
più di quando le persone lo chiamano Peter. A lui il nome
Peter non piace, da bimbo ribelle qual è si fa chiamare
Louis, alla francese, perché quello di vivere in Francia
è uno dei suoi più grandi sogni. Beh,
più o meno. L’isola che non
c’è gli basta, deve ammetterlo, ma comunque gli
farebbe piacere possedere una casa che dà la sua visuale
alla torre Eiffel. E poi incontrerebbe altre persone di nome
Louis… adesso che ci pensa, se ne sta bene dentro al suo
albero, dove è l’unico a chiamarsi in quel modo.
E dal suo albero è dovuto uscire per forza quella sera perché la sua ombra è scappata. E dannazione, non ha idea di dove sia finita.
E dal suo albero è dovuto uscire per forza quella sera perché la sua ombra è scappata. E dannazione, non ha idea di dove sia finita.
Trilli
si è ritrovata costretta a seguirlo perché la sua
polvere magica è indispensabile, e poi lei e la sua ombra
hanno un certo feeling che Louis tutt’oggi non concepisce.
Non è venuto molte volte sulla terra, e le uniche volte in
cui ha lasciato l’isola è stato quando, come
sempre, la sua ombra è volata a Londra. Perciò,
non è un mistero sapere dove poterla cercare.
Pure il sesto senso di Trilli dice che potrebbe trovarsi da quelle parti, perciò scendono in picchiata, il vento talmente forte che a momenti il cappellino verde gli vola via.
Pure il sesto senso di Trilli dice che potrebbe trovarsi da quelle parti, perciò scendono in picchiata, il vento talmente forte che a momenti il cappellino verde gli vola via.
Louis
si guarda attorno, comincia a mordicchiarsi il labbro perché
non vede tracce della sua ombra da nessuna parte. Non ha paura di non
ritrovarla proprio, sa che questa torna immancabilmente da lui, sempre.
Solo che ha fretta di tornare nell’isola che non
c’è perché il capo degli indiani ce
l’ha con lui ultimamente e ha davvero paura che possa fare
qualcosa contro di lui, o peggio, contro i bimbi sperduti.
Sarebbe terribile sapere che li ha rapiti o messi al rogo solo
perché lui adesso si trova sulla terra a cercare la sua
ombra che… oh.
Sorride, si prende il cappello con un gesto delle mani e lo lancia in aria, lasciandosi scappare un grido di gioia. Eccola là, la sua ombra. È proprio incastrata nella lancetta del Big Ben che segna i minuti. Si sta dimenando, vorrebbe andarsene, ma a quanto pare deve essere proprio bloccata.
Sorride, si prende il cappello con un gesto delle mani e lo lancia in aria, lasciandosi scappare un grido di gioia. Eccola là, la sua ombra. È proprio incastrata nella lancetta del Big Ben che segna i minuti. Si sta dimenando, vorrebbe andarsene, ma a quanto pare deve essere proprio bloccata.
Louis
piomba sull’orologio facendolo addirittura suonare.
L’ombra, a vederlo, comincia a dimenarsi.
«Dove pensavi di andare?!» domanda con un sopracciglio alzato. Percepisce Trilli poggiarsi sulla sua spalla prima di allungare la mano e afferrare l’ombra da una gamba.
«Dove pensavi di andare?!» domanda con un sopracciglio alzato. Percepisce Trilli poggiarsi sulla sua spalla prima di allungare la mano e afferrare l’ombra da una gamba.
La
fatina poi sparge un po’ di polvere magica sul piede di
Louis, il quale riunisce il suo con quello dell’ombra. Ecco
qua, ora è tutto apposto. Ora può tornarsene a
casa.
Fa per saltare e quindi volare verso la seconda stella a destra, la quale è la più luminosa di tutto il cielo. Trilli però lo blocca.
Fa per saltare e quindi volare verso la seconda stella a destra, la quale è la più luminosa di tutto il cielo. Trilli però lo blocca.
Louis
alza un sopracciglio quando la piccina comincia a suonare, a indicargli
un punto indefinito dell’orologio.
Ride sommessamente, prende la fatina e la poggia sulla lancia del Big Ben. «Cosa c’è Trilli?»
Ride sommessamente, prende la fatina e la poggia sulla lancia del Big Ben. «Cosa c’è Trilli?»
Questa
suona tre volte, gli indica un punto indefinito dietro di lui e Louis,
dopo aver boccheggiato appena, si volta. Sì, Trilli ha
ragione. Proprio lì, incastrato nel numero 7,
c’è un foglio che continua a muoversi a causa
dell’andamento del vento.
«Che cos’è?» si chiede poi, e si avvicina ancora di più, così da osservarlo meglio.
«Che cos’è?» si chiede poi, e si avvicina ancora di più, così da osservarlo meglio.
Trilli
lo imita, osserva quel pezzo di carta scettica e risoluta, si gratta la
cute bionda e fa spallucce, non capendo cosa sia.
Louis lo disincastra, passa quelle dita su quelle lettere scritte nero su bianco che a malapena conosce.
Louis lo disincastra, passa quelle dita su quelle lettere scritte nero su bianco che a malapena conosce.
Sbuffa,
perché non crede di essere in grado di leggere quel
messaggio. Osserva Trilli e glielo porge, sospirando. «Non ho
idea di cosa ci sia scritto» spiega, al che la fatina si
avvicina e si concentra nel messaggio, il viso gli diventa tutto rosso
nel mentre cerca di decifrare quelle parole.
Poi ci soffia sopra, spargendo quel foglio di tanta polvere magica, la quale, assorbendosi, mette in rilievo il significato di quelle parole in un linguaggio comprensibile solo alle fate e ai bambini come Louis.
Poi ci soffia sopra, spargendo quel foglio di tanta polvere magica, la quale, assorbendosi, mette in rilievo il significato di quelle parole in un linguaggio comprensibile solo alle fate e ai bambini come Louis.
Il
ragazzo alza le sopracciglia nel leggerlo.
Caro Peter Pan, ho lasciato la mia finestra aperta. Per favore, vieni a rapirmi. Harry .
«Tu sai chi è questo Harry?» domanda a Trilli, la quale scuote la testa.
Fa spallucce poi, trilla appena come per dire che non è importante e che quella lettera è vecchissima, quindi Harrychiunquesia non ha più bisogno di loro. Spicca il volo allora, con l’intenzione di volare di nuovo verso l’isola che non c’è.
Caro Peter Pan, ho lasciato la mia finestra aperta. Per favore, vieni a rapirmi. Harry
«Tu sai chi è questo Harry?» domanda a Trilli, la quale scuote la testa.
Fa spallucce poi, trilla appena come per dire che non è importante e che quella lettera è vecchissima, quindi Harrychiunquesia non ha più bisogno di loro. Spicca il volo allora, con l’intenzione di volare di nuovo verso l’isola che non c’è.
Louis
però la blocca dalle ali, spingendola a fare retromarcia.
Scuote la testa, si morde il labbro nel rileggere il messaggio.
«No, Trilli, dobbiamo andare da lui» spiega,
infilandosi il biglietto in tasca e spiccando il volo, alla ricerca di
questo bambino misterioso che, nonostante tutto, crede in lui.
***
Harry
entra in casa con uno sbuffo ilare tra le labbra, Nick dietro di lui
che continua a lamentarsi di cosa ha e non ha fatto. Davvero, è
ridicolo. Si guarda attorno, giusto per assicurarsi che sua
madre non sia in casa.
«Non significa niente?!» esclama istericamente, spingendolo a indietreggiare un po’. «Se un ragazzo ti chiama tesoro per te non significa niente?!»
«Non significa niente?!» esclama istericamente, spingendolo a indietreggiare un po’. «Se un ragazzo ti chiama tesoro per te non significa niente?!»
Harry
alza gli occhi al cielo. Si gratta appena il ponte del naso
perché deve cercare di mantenere la calma, la situazione
è già tragica di per sé, e non ha
bisogno di Nick e le sue paranoie come aggiunta a quella matassa di
guai e condanne che formano la sua vita.
«Jason è solo un amico.»
«Jason è solo un amico.»
«Che
ti chiama amore, certo» sbuffa Nick,
passandosi poi una mano sul viso. Poi lo guarda, quegli occhi
penetranti che fino a qualche mese fa rappresentavano il suo oceano,
quello che, a quanto si dice, si vede all’interno degli occhi
della persona che si ama. Ma adesso, che cosa vede?
«Non dovevi leggere i miei messaggi, dovresti fidarti di me.»
«Non dovevi leggere i miei messaggi, dovresti fidarti di me.»
«Dovrei,
Harry?» chiede allora, la voce spezzata verso la fine.
«Tu, tu ti fideresti di te
stesso?»
Non risponde perché la risposta non andrebbe a suo favore. Si morde il labbro, boccheggia appena e quando Nick si volta ed esce dalla casa, non prova neanche a fermarlo.
Non risponde perché la risposta non andrebbe a suo favore. Si morde il labbro, boccheggia appena e quando Nick si volta ed esce dalla casa, non prova neanche a fermarlo.
Sta
ascoltando la musica, canzoni tristi e deprimenti perché ha
litigato per la milionesima volta con Nick e non ne capisce neanche il
motivo. È un gergo giovanile, no? Chiamarsi amore
tra adolescenti. Tutte le sue compagne di classe lo fanno tra di loro,
perché lui non può? Dio,
è frustrante.
Lana Del Rey sta cantando nelle sue orecchie quando la porta si spalanca. Alza un sopracciglio nel vedere sua madre entrarvi dentro e guardarsi intorno come a cercare qualcosa,per poi sbuffare sonoramente così da farsi sentire da Harry che, di riflesso, si sfila le cuffiette.
Lana Del Rey sta cantando nelle sue orecchie quando la porta si spalanca. Alza un sopracciglio nel vedere sua madre entrarvi dentro e guardarsi intorno come a cercare qualcosa,per poi sbuffare sonoramente così da farsi sentire da Harry che, di riflesso, si sfila le cuffiette.
«Non
dovevi essere al lavoro?»
«Sono tornata prima» spiega questa, passandosi una mano tra i capelli lisci e neri. Sembra stanca e affannata, c’è qualcosa che la preoccupa. «Mi ha chiamato l’ospedale» spiega poi, avvicinandosi al letto dove Harry è sdraiato.
«Sono tornata prima» spiega questa, passandosi una mano tra i capelli lisci e neri. Sembra stanca e affannata, c’è qualcosa che la preoccupa. «Mi ha chiamato l’ospedale» spiega poi, avvicinandosi al letto dove Harry è sdraiato.
Questo
si porta le ginocchia al petto, spegne l’iPod così
da dare la massima attenzione a sua madre, la quale si siede accanto a
lui.
«Non dirmelo.»
«Non dirmelo.»
«Non
è morta, Harry» spiega, la voce spezzata.
«Ma sta molto male» conclude, le labbra strette in
una morsa, come se volessero trattenere i singhiozzi.
Cosa significa? Harry non capisce, non vuole capire, non ci riesce. Non ha senso tutto quello, e non è giusto. Gli viene da piangere,ma non lo fa perché sua madre è davanti a lui e non gli sembra il caso. Perché in quella giornata ci sono così tante notizie negative?
Cosa significa? Harry non capisce, non vuole capire, non ci riesce. Non ha senso tutto quello, e non è giusto. Gli viene da piangere,ma non lo fa perché sua madre è davanti a lui e non gli sembra il caso. Perché in quella giornata ci sono così tante notizie negative?
Anne,
la madre, gli stringe la mano per neanche dieci secondi,
poiché Harry si scansa, alzandosi in piedi. Non vuole che lo
guardi, non vuole neanche che lo tocchi. Si massaggia la cute, pensando
a cosa fare, non ha di certo intenzione di rimanersene lì,
quel pomeriggio. Non quando la persona più importante della
sua vita si trova in fin di vita all’ospedale.
Perciò «Vado a trovarla» informa la madre, la quale annuisce risoluta, senza battere ciglio.
Perciò «Vado a trovarla» informa la madre, la quale annuisce risoluta, senza battere ciglio.
Harry
si aspettava che dicesse qualcosa come vengo con te
o andrà tutto bene. Forse non glielo
vuole dire perché sa che non è così.
Non vuole illuderlo, come ha già fatto tantissime altre
volte: quando a sette anni gli disse che suo padre sarebbe tornato a
casa, a otto che era stato babbo natale a portargli i regali, a dodici
che lo avrebbe accompagnato a vedere una partita di calcio allo stadio.
Perché non lo fa ancora? Perché non lo illude,
dal momento che è la cosa che sa fare meglio?
Afferra il cappotto ed esce da quella casa, sbattendosi la porta alle spalle. Fuori fa freddo, alza gli occhi al cielo e pensa davvero che finirà per nevicare. Non gli piace l’inverno, d’inverno è stato quando i suoi hanno divorziato, d’inverno è stato quando sua nonna si è ammalata. D’inverno è stato quando ha ricevuto quel libro, e sempre d’inverno è stato quando l’ha aspettato. Ma lui non si è più fatto vedere, e Harry non capisce perché ci pensa ancora.
Afferra il cappotto ed esce da quella casa, sbattendosi la porta alle spalle. Fuori fa freddo, alza gli occhi al cielo e pensa davvero che finirà per nevicare. Non gli piace l’inverno, d’inverno è stato quando i suoi hanno divorziato, d’inverno è stato quando sua nonna si è ammalata. D’inverno è stato quando ha ricevuto quel libro, e sempre d’inverno è stato quando l’ha aspettato. Ma lui non si è più fatto vedere, e Harry non capisce perché ci pensa ancora.
L’ospedale
è il posto che odia più di tutti. Sa
già la stanza, viene a trovarla spesso e potrebbe
raggiungerla ad occhi chiusi. Questo è un privilegio che
avrebbe preferito non avere, comunque. Ogni qual volta entra nella
stanza 15, per lui è un colpo al cuore. Vederla sdraiata sul
letto poi, è ancora più doloroso.
Una flebo alla sua sinistra gli inietta un liquido trasparente, sulla mensola in parte ci sono delle pillole e un budino al cioccolato già vuoto e consumato. Poi, a destra, sul comodino c’è quel libro. Lo evita con lo sguardo, sua nonna è come ossessionata da Peter Pan. Avanza piano piano all’interno della stanza, la donna sentendo la presenza di qualcuno alza lo sguardo, sorride quando riconosce il viso del nipote e smette finalmente di guardare quel programma culinario che Harry precedentemente non aveva notato.
Una flebo alla sua sinistra gli inietta un liquido trasparente, sulla mensola in parte ci sono delle pillole e un budino al cioccolato già vuoto e consumato. Poi, a destra, sul comodino c’è quel libro. Lo evita con lo sguardo, sua nonna è come ossessionata da Peter Pan. Avanza piano piano all’interno della stanza, la donna sentendo la presenza di qualcuno alza lo sguardo, sorride quando riconosce il viso del nipote e smette finalmente di guardare quel programma culinario che Harry precedentemente non aveva notato.
«Il
mio bellissimo ragazzo» dice Pearl, battendo piano la mano
sul letto accanto a lei così da farlo sedere. Harry
ubbidisce, stringe la mano della donna e le sorride perché
lei gli dice sempre che, ogni qual volta sorride, la sua vita aumenta
di qualche anno. Harry sorriderebbe per tutta la vita se questa
supposizione fosse reale. Ma non lo è, perché di
sorrisi ne ha fatti tanti, eppure lei sta morendo.
«Come stai, nonna?» gli dice, chinandosi appena per lasciarle un dolce bacio sulla guancia.
«Come stai, nonna?» gli dice, chinandosi appena per lasciarle un dolce bacio sulla guancia.
Questa
fa spallucce, è così piccola e magra,
è cambiata tanto nel giro di pochissimo tempo. Ha un magone
alla gola nel guardarla, sta soffrendo tantissimo e lui non
può fare niente per aiutarla.
«Mi sento come un leone nel giorno di caccia!» esclama arzilla, la voce che dice una cosa sconcordante a quella del suo corpo. Dentro è forte, molto forte. Fuori sembra fatta di carta.
«Mi sento come un leone nel giorno di caccia!» esclama arzilla, la voce che dice una cosa sconcordante a quella del suo corpo. Dentro è forte, molto forte. Fuori sembra fatta di carta.
Harry
ride di gusto, le dà qualche pacca sulla gamba impartendole
affetto e forza. «Era proprio quello che volevo sentirti
dire» gli confessa, per poi abbassare lo sguardo.
La donna ridacchia appena, scioglie l’intreccio tra le loro mani e si sporge verso il comodino, afferrando quel libro. Lo porge a Harry, gli sorride conciliante e una fossetta le compare sulla guancia. È proprio una questione genetica allora.
La donna ridacchia appena, scioglie l’intreccio tra le loro mani e si sporge verso il comodino, afferrando quel libro. Lo porge a Harry, gli sorride conciliante e una fossetta le compare sulla guancia. È proprio una questione genetica allora.
«Vuoi
che ti racconti ancora una volta la storia di Peter Pan,
Harry?» gli chiede amorevole, il sorriso di chi si aspetta
una risposta affermativa, di chi ripone speranze nelle persone
sbagliate.
Harry si morde il labbro, detesta negare qualcosa a sua nonna, odia quando gli chiede o gli parla di Peter Pan, perché non importa quanto spesso glielo dirà: la malattia che la affligge la porterà sempre a dimenticare ogni cosa.
Harry si morde il labbro, detesta negare qualcosa a sua nonna, odia quando gli chiede o gli parla di Peter Pan, perché non importa quanto spesso glielo dirà: la malattia che la affligge la porterà sempre a dimenticare ogni cosa.
«Ragazza
mia, lo sai che non mi piace Peter Pan» gli sussurra,
prendendole il libro dalle mani e poggiandoglielo sul comodino, lo
sguardo triste e afflitto di Pearl addosso. Si sente a disagio, come se
con quegli occhi azzurri lo stesse spogliando.
Mugola qualcosa, tossisce appena. «Oh se Peter ti sentisse, quante risate si farebbe!» esclama con il tono di chi sa ogni cosa. Harry fa spallucce e sorride, glielo dice ogni volta. Sa quelle battute a memoria, ormai. «Credi nelle fate?» gli domanda poi, il sopracciglio alzato e la mano di nuovo su quel libro. Lo sfoglia, è come se stesse cercando un punto preciso.
Mugola qualcosa, tossisce appena. «Oh se Peter ti sentisse, quante risate si farebbe!» esclama con il tono di chi sa ogni cosa. Harry fa spallucce e sorride, glielo dice ogni volta. Sa quelle battute a memoria, ormai. «Credi nelle fate?» gli domanda poi, il sopracciglio alzato e la mano di nuovo su quel libro. Lo sfoglia, è come se stesse cercando un punto preciso.
Harry
scuote la testa e «No, non penso di crederci» dice,
massaggiandosi il collo.
Pearl lo osserva per quelli che paiono anni, poi riporta lo sguardo corrugato su quelle pagine, legge ogni riga prima di «Ecco!» esclamare. Si schiarisce la gola, alza il mento come se si stesse prestando a recitare un verso di Shakespeare. «Ogni volta che un bimbo dice: 'Io non credo alle fate', c'è una fatina che da qualche parte cade a terra morta» dice infine, riportando gli occhi su Harry. Questo gesto lo fa sentire in colpa, come se avesse davvero ucciso una fata. Ridicolo. «Allora?» accentua Pearl, aspettandosi, quasi pretendendo, una reazione da parte del nipote.
Pearl lo osserva per quelli che paiono anni, poi riporta lo sguardo corrugato su quelle pagine, legge ogni riga prima di «Ecco!» esclamare. Si schiarisce la gola, alza il mento come se si stesse prestando a recitare un verso di Shakespeare. «Ogni volta che un bimbo dice: 'Io non credo alle fate', c'è una fatina che da qualche parte cade a terra morta» dice infine, riportando gli occhi su Harry. Questo gesto lo fa sentire in colpa, come se avesse davvero ucciso una fata. Ridicolo. «Allora?» accentua Pearl, aspettandosi, quasi pretendendo, una reazione da parte del nipote.
Quest’ultimo
si morde l’interno guancia, sospira pesantemente prima di
«Okay, okay, ci credo».
Pearl gli sorride compiaciuta. «Se ci credi, batti le mani!»
Pearl gli sorride compiaciuta. «Se ci credi, batti le mani!»
Harry
sente delle lacrime pungergli gli occhi, non per la conversazione in
sé, ma per la fede che sua nonna, alla bellezza di 84 anni,
mostra nei confronti di un personaggio immaginario che non è
mai esistito e mai esisterà. Non capisce come faccia, non lo
capisce proprio. Ciò nonostante, comincia a battere le mani,
perché proprio non riesce a dire di no alla sua bellissima
ragazza –è così che si chiamano, lei e
Harry. Hanno cominciato da quando quest’ultimo le ha
confessato che lei sarà per sempre l’unica ragazza
della sua vita-.
Pearl gli stringe la mano contenta. «Forse sei riuscita a salvarla in tempo» gli sussurra, per poi osservare la finestra. È aperta, come ogni volta. Non importa se fa freddo, non importa se la temperatura di Dicembre non favorisce la sua malattia; lei si ostina a tenerla aperta, e guai a chi gliela chiude!
Pearl gli stringe la mano contenta. «Forse sei riuscita a salvarla in tempo» gli sussurra, per poi osservare la finestra. È aperta, come ogni volta. Non importa se fa freddo, non importa se la temperatura di Dicembre non favorisce la sua malattia; lei si ostina a tenerla aperta, e guai a chi gliela chiude!
«Come
mai ci credi così tanto?» gli domanda allora
Harry, forse perché vuole davvero saperne il motivo, o forse
perché, dall’ultimo esame, ogni visita potrebbe
essere l’ultima.
Pearl gli sorride, china la testa di lato, quel tic che nel bene o nel male gli ha trasmesso. «Perché l’ho conosciuto» spiega, gli occhi che le brillano, un sorriso enorme sul volto. «Sono stata nell’isola che non c’è, ho fatto il bagno con le sirene, ho danzato con gli indiani, ho perfino combattuto contro Capitan Uncino, sai?» gli spiega, la testa come se fosse da tutt’altra parte.
Pearl gli sorride, china la testa di lato, quel tic che nel bene o nel male gli ha trasmesso. «Perché l’ho conosciuto» spiega, gli occhi che le brillano, un sorriso enorme sul volto. «Sono stata nell’isola che non c’è, ho fatto il bagno con le sirene, ho danzato con gli indiani, ho perfino combattuto contro Capitan Uncino, sai?» gli spiega, la testa come se fosse da tutt’altra parte.
Harry
sospira, ascolta quella storia come un adulto farebbe con un bambino.
Dice che lo ascolta, gli fa credere che gli sta prestando attenzione,
ma in realtà nella sua mente non fa altro che pensare a
quanto innocente e piccolo ancora sia. Harry si odia perché
è troppo adulto per avere 17 anni. Non è normale,
non è neanche giusto che la pensi in questo modo. Non
può evitarlo, però. Non può e basta.
«Lo sto aspettando. Fra poco mi porterà di nuovo nell’isola che non c’è» spiega, lo sguardo rivolto fuori dalla finestra, il respiro leggero e tranquillo. «Ieri mi è parso di vedere la sua ombra, da qualche parte» continua. «È qui, Harry. È qui».
«Lo sto aspettando. Fra poco mi porterà di nuovo nell’isola che non c’è» spiega, lo sguardo rivolto fuori dalla finestra, il respiro leggero e tranquillo. «Ieri mi è parso di vedere la sua ombra, da qualche parte» continua. «È qui, Harry. È qui».
Un
singhiozzo fuoriesce dalle sue labbra, e questo suono sibilato cattura
l’attenzione di nonna Pearl, la quale gli prende le mani tra
le sue e «Piccolo mio, perché fai
così?» gli domanda, forse perché non
capisce, non se ne rende conto.
Harry scuote la testa e accentua un sorriso.
Harry scuote la testa e accentua un sorriso.
Pearl
allora ridacchia appena per poi sporgersi verso il comodino e tirare
fuori un pacchetto regalo, che Harry in principio non aveva notato.
«Che cos’è?»
«Che cos’è?»
«Un
regalo. Mi ricorda il tuo tatuaggio e ho incaricato lo zio John di
comprarlo» gli spiega la nonna.
Harry apre il pacco, estraendo così un braccialetto con sopra attaccata una piccola ancora di ferro, proprio come quella che ha tatuata nel polso, la stessa che lui ha dedicato proprio a sua nonna.
Harry apre il pacco, estraendo così un braccialetto con sopra attaccata una piccola ancora di ferro, proprio come quella che ha tatuata nel polso, la stessa che lui ha dedicato proprio a sua nonna.
«È
bellissima, grazie» sussurra, lasciandogli poi un altro bacio
sulla guancia.
Ogni
tanto si guarda il bracciale, e non sa perché ma sente sua
nonna davvero molto vicina ora che lo indossa. Nonostante
ciò, Harry non vorrebbe pensarci durante il tragitto che
compie tornando a casa, ma purtroppo è proprio quello che
fa. Parlare con sua nonna di Peter Pan non giova affatto alla sua
salute mentale, perché si sente come se stesse negando a se
stesso la realtà, un fatto veritiero che non accetta
semplicemente per orgoglio. È che non può farlo.
Sua nonna non lo sa, nessuno lo sa, ma Harry l’ha aspettato,
Peter Pan. Lo ha fatto davvero, gli ha scritto un messaggio, ricorda
quelle poche parole perché gli si sono stampate nella mente
da quanto le sentiva. Eppure, lui si è fatto vedere? Lui
è arrivato dalla sua finestra aperta per rapirlo e portarlo
nell’isola che non c’è? No, ecco la
verità.
Perciò non esiste, perché se esistesse davvero, ora Harry farebbe parte dei bimbi sperduti perché Wendy proprio non la capisce. L’Harry bambino non la capisce, quello adulto e serio invece sì. O forse, si obbliga a credere che sia davvero così.
Perciò non esiste, perché se esistesse davvero, ora Harry farebbe parte dei bimbi sperduti perché Wendy proprio non la capisce. L’Harry bambino non la capisce, quello adulto e serio invece sì. O forse, si obbliga a credere che sia davvero così.
Arrivato
a casa, trova sua madre sulla porta, il cappotto addosso, il viso
truccato a dovere e le scarpe con il tacco. La squadra da cima a fondo
prima di chiederle dove sta andando.
La donna sospira, e Harry capisce.
La donna sospira, e Harry capisce.
Alza
gli occhi al cielo, quasi non vuole sentirla.
«Esco con Robin» sussurra, cercando di portare la conversazione su un piano pacifico e tranquillo. Ma con Harry non può pretendere la comprensione quando lo informa che sta per uscire con un altro uomo. Non può perché non è razionale, non è leale. Harry sbaglia, perché continua a sperare che un giorno lei e suo padre possano tornare insieme, anche se sa che non accadrà mai. Però, Anne dovrebbe avere più tatto ogni tanto.
«Esco con Robin» sussurra, cercando di portare la conversazione su un piano pacifico e tranquillo. Ma con Harry non può pretendere la comprensione quando lo informa che sta per uscire con un altro uomo. Non può perché non è razionale, non è leale. Harry sbaglia, perché continua a sperare che un giorno lei e suo padre possano tornare insieme, anche se sa che non accadrà mai. Però, Anne dovrebbe avere più tatto ogni tanto.
È
un maestro nel mettere le situazioni sul piano personale e
sentimentale, tutti gli dicono che dovrebbe fare l’avvocato o
lo psicologo per questo motivo.
«Hai appena saputo che tua madre sta morendo ed esci con Robert?»
«Hai appena saputo che tua madre sta morendo ed esci con Robert?»
«Si
chiama Robin…»
«È lo stesso!» esclama furioso, portandosi le mani tra i capelli.
«È lo stesso!» esclama furioso, portandosi le mani tra i capelli.
È
davvero assurdo. Pearl, sua nonna, la sua persona preferita in
assoluto, sta per andarsene. Una volta tornato a casa si aspettava di
ricevere conforto da sua madre, dalla figlia, perché, anche
se il rapporto tra Harry e Pearl è inimitabile e
incomparabile a quello che la donna ha con gli altri, sempre sua figlia
resta. E invece no, questa ha preferito uscire con l’ennesimo
uomo che finirà per deluderla come altri dieci prima di lui,
compreso suo padre. E Harry non la capisce, davvero. Vorrebbe urlare,
piangerle in faccia, farle capire che non è così
che ci si deve comportare. Eppure non lo fa, perché non ne
vale la pena.
«Va bene, divertiti con Robin» sputa, voltandosi diretto in camera sua. «Ah e nonna ti saluta, sempre se ti interessa saperlo» conclude, ignorando l’urlo scontroso di sua madre a quell’attacco perché è troppo debole per combattere.
«Va bene, divertiti con Robin» sputa, voltandosi diretto in camera sua. «Ah e nonna ti saluta, sempre se ti interessa saperlo» conclude, ignorando l’urlo scontroso di sua madre a quell’attacco perché è troppo debole per combattere.
***
«Sht,
fa’ silenzio Trilli» sussurra Louis una volta sul
cornicione della finestra. Osserva la stanza da fuori, nella penombra
si accerta che non ci siano adulti o, peggio, cani.
Quando realizza che in quella stanza non c’è
nessuno -se non il fatidico Harry- la apre appena. È davvero
una fortuna che non fosse chiusa, è inverno e di solito
d’inverno le finestre sono chiuse… o no? Louis non
lo sa, non esiste l’inverno nell’isola che non
c’è.
Si sporge all’interno della stanza, la osserva con occhio critico e curioso. Trilli dietro di lui non si fa due problemi ad entrare, e svolazza in giro cercando di captare più particolari possibili. Louis alza gli occhi al cielo e sbuffa, perché non ha senso temporeggiare. Quella deve senz’altro essere la stanza di Harry, è la magia che glielo ha detto. Perciò entra del tutto, saltando per terra. Si mette a gattoni, la moquette tra le dita e quell’odore di caldo e fuoco che da sempre invidia agli umani. Nel mentre Trilli osserva la sua immagine riflessa nello specchio, si spruzza addosso quello che deve senz’altro essere profumo da uomini e indossa i numerosi anelli nel cofanetto stile braccialetto, Louis si preoccupa di osservare il corpo addormentato del ragazzo, il quale dorme con la fronte corrugata e le labbra semi aperte.
Si sporge all’interno della stanza, la osserva con occhio critico e curioso. Trilli dietro di lui non si fa due problemi ad entrare, e svolazza in giro cercando di captare più particolari possibili. Louis alza gli occhi al cielo e sbuffa, perché non ha senso temporeggiare. Quella deve senz’altro essere la stanza di Harry, è la magia che glielo ha detto. Perciò entra del tutto, saltando per terra. Si mette a gattoni, la moquette tra le dita e quell’odore di caldo e fuoco che da sempre invidia agli umani. Nel mentre Trilli osserva la sua immagine riflessa nello specchio, si spruzza addosso quello che deve senz’altro essere profumo da uomini e indossa i numerosi anelli nel cofanetto stile braccialetto, Louis si preoccupa di osservare il corpo addormentato del ragazzo, il quale dorme con la fronte corrugata e le labbra semi aperte.
Si
gratta la cute, non vuole svegliarlo, ma allo stesso tempo vuole fargli
capire che è arrivato a rapirlo, finalmente.
Si alza in piedi, richiama a sé Trilli, la quale ubbidisce senza riluttanza poiché quei gioielli non sono adatti a una fatina di quel livello come lei. Le chiede di avvicinarsi, si sfila il cappello e questa entra dentro perché sa che Louis vuole dirle un segreto, una cosa che merita di essere sentita solo da loro due.
Si alza in piedi, richiama a sé Trilli, la quale ubbidisce senza riluttanza poiché quei gioielli non sono adatti a una fatina di quel livello come lei. Le chiede di avvicinarsi, si sfila il cappello e questa entra dentro perché sa che Louis vuole dirle un segreto, una cosa che merita di essere sentita solo da loro due.
«Dobbiamo
portarlo via» sussurra nel cappello, e Trilli risponde con un
paio di suoni. Sembra agitata. Louis alza gli occhi al cielo.
«Lo ha scritto lui, è quello che vuole»
gli spiega, per poi riosservare il ragazzo che nel mentre ha cambiato
posizione. Trilli è imbronciata, gli dice che è
meglio svegliarlo perché quello lì
che adesso dorme in quella sottospecie di letto enorme non sembra affatto
un bambino.
«Da quando abbiamo limiti di età? Basta che non sia un adulto, il resto non è importante» spiega alla fatina, la quale sospira e si arrende, perché chi meglio di lei conosce la testardaggine di Peter Pan?
«Da quando abbiamo limiti di età? Basta che non sia un adulto, il resto non è importante» spiega alla fatina, la quale sospira e si arrende, perché chi meglio di lei conosce la testardaggine di Peter Pan?
Fuoriesce
dal cappello, Louis scatta in aria e questa gli si appoggia sulla mano.
Fatto questo, comincia a scuoterla sul corpo di Harry, il quale
comincia ad alzarsi, a salire sempre più in alto
trascinandosi dietro la coperta. Non fa in tempo a raggiungere il
soffitto comunque, che ripiomba sul letto, e per poco non si sveglia!
«Accidenti» sussurra Louis, grattandosi i capelli e corrugando le sopracciglia. «Perché non vola?»
«Accidenti» sussurra Louis, grattandosi i capelli e corrugando le sopracciglia. «Perché non vola?»
Trilli
sembra pensarci, arriccia le labbra prima di alzare la testa con uno
scatto, felice di aver capito qual è il problema.
«Oh, hai ragione» sussurra Louis, massaggiandosi il mento. «Se Harry non pensa a cose belle, non può volare. Starà sognando qualcosa di brutto» constata, riosservando il ragazzo che sembra in procinto di aprire gli occhi. Devono darsi una mossa. «Non puoi usare la polvere di fata per fargli sognare cose belle?» chiede allora, lo sguardo speranzoso e il labbruccio di fuori.
«Oh, hai ragione» sussurra Louis, massaggiandosi il mento. «Se Harry non pensa a cose belle, non può volare. Starà sognando qualcosa di brutto» constata, riosservando il ragazzo che sembra in procinto di aprire gli occhi. Devono darsi una mossa. «Non puoi usare la polvere di fata per fargli sognare cose belle?» chiede allora, lo sguardo speranzoso e il labbruccio di fuori.
Trilli
sbuffa, si incrocia le braccia al petto e temporeggia appena. Sembra
quasi le piaccia vedere Louis pregarla, implorarla di fare qualcosa.
Divertente, davvero. Dopo un po’ però annuisce, e,
posandosi sulla testa di Harry, la quale è piena di riccioli
morbidi e setosi, soffia su di essa così che una scia di
polvere lo copri completamente. Nel momento esatto in cui il primo
granello si poggia sulla sua pelle, Harry comincia a volare.
Louis sorride a Trilli e la ringrazia, prima di afferrare Harry per una mano e trascinarlo fuori dalla finestra. Nessuno li vede, nessuno si accorge di questo rapimento che lo stesso Harry, anni fa, sperava che accadesse.
Louis sorride a Trilli e la ringrazia, prima di afferrare Harry per una mano e trascinarlo fuori dalla finestra. Nessuno li vede, nessuno si accorge di questo rapimento che lo stesso Harry, anni fa, sperava che accadesse.
Forse
qualcuno avrà anche visto tre figure circondate da scie
gialle e brillanti volare dritte verso la seconda stella a destra.
Nessuno però si sarebbe mai immaginato che in questo magico evento c’entrasse proprio Peter Pan.
Nessuno però si sarebbe mai immaginato che in questo magico evento c’entrasse proprio Peter Pan.
***
Si
muove appena, è una bella sensazione quella che sente sul
viso, ma non capisce come mai gli risulta così estranea ed
esterna. Tecnicamente, quello dovrebbe essere il suo cuscino. Allora
perché è setoloso e odora di… bosco?
Harry apre gli occhi, li sbatte un paio di volte perché è piuttosto sicuro che quella non è la sua camera da letto. È uno spazio piccolo, alle pareti ci sono appese quelle che sembrerebbero armi se non fosse per la loro palese fragilità. Quasi come se fossero giocattoli. Si mette seduto, si passa una mano sugli occhi. Dove si trova? Perché non è in camera sua? Si trova almeno a Londra?
Harry apre gli occhi, li sbatte un paio di volte perché è piuttosto sicuro che quella non è la sua camera da letto. È uno spazio piccolo, alle pareti ci sono appese quelle che sembrerebbero armi se non fosse per la loro palese fragilità. Quasi come se fossero giocattoli. Si mette seduto, si passa una mano sugli occhi. Dove si trova? Perché non è in camera sua? Si trova almeno a Londra?
«Ciao!»
Harry salta in aria e si volta di scatto, portandosi una mano sul cuore quando vede un ragazzo seduto a gambe incrociate su una poltrona, un cappello verde in testa, gli occhi di un azzurro brillante che lo continuano a fissare come se si trovassero in un museo e Harry fosse un’opera d’arte. E poi tra le labbra ha quella che sembrerebbe essere una pipa. Infatti, quel ragazzo la prende tra le mani e la allontana dalla bocca, buttando fuori una nuvola di fumo che, con il senno di poi, Harry non riconosce come tabacco. È quasi piacevole.
Harry salta in aria e si volta di scatto, portandosi una mano sul cuore quando vede un ragazzo seduto a gambe incrociate su una poltrona, un cappello verde in testa, gli occhi di un azzurro brillante che lo continuano a fissare come se si trovassero in un museo e Harry fosse un’opera d’arte. E poi tra le labbra ha quella che sembrerebbe essere una pipa. Infatti, quel ragazzo la prende tra le mani e la allontana dalla bocca, buttando fuori una nuvola di fumo che, con il senno di poi, Harry non riconosce come tabacco. È quasi piacevole.
«Ho
detto ciao!» ripete quel ragazzo, adesso ha un sopracciglio
alzato perché Harry non l’ha salutato quando lui
chiaramente lo ha fatto. È buona educazione ricambiare i
saluti, di solito. Harry è troppo stordito per capire dove
si trova o cosa diavolo stia succedendo, figurati se è in
grado di ricambiare il saluto di quel ragazzino che, gli prenda un
colpo, sembra proprio Peter Pan.
«C-Ciao» balbetta, mettendosi seduto composto sul letto che, adesso lo può vedere chiaramente, è rivestito da pellicce e fieno. Ecco da dove veniva quel buon odore.
«C-Ciao» balbetta, mettendosi seduto composto sul letto che, adesso lo può vedere chiaramente, è rivestito da pellicce e fieno. Ecco da dove veniva quel buon odore.
«Tu
sei Harry, giusto?» chiede il ragazzo, saltando
giù dalla sedia. Ha un sorriso sulle labbra davvero
bellissimo, quasi rassicurante.
Harry non può fare a meno di annuire nel vedere, piano piano, quel piccolo uomo -davvero molto piccolo- avvicinarsi a lui per poi sederglisi accanto, quella pipa in bocca che, a momenti, è più grande di lui.
Harry non può fare a meno di annuire nel vedere, piano piano, quel piccolo uomo -davvero molto piccolo- avvicinarsi a lui per poi sederglisi accanto, quella pipa in bocca che, a momenti, è più grande di lui.
«Come
fai a sapere il mio nome? Chi sei?» domanda allora, sentendo
già un principio di mal di testa colpirlo alle tempie.
Il ragazzo alza un sopracciglio e si morde un labbro, per poi grattarsi la cute color del miele. «A quale domanda vuoi che risponda per prima?» chiede di rimando, nessun imbarazzo tra quelle parole.
Il ragazzo alza un sopracciglio e si morde un labbro, per poi grattarsi la cute color del miele. «A quale domanda vuoi che risponda per prima?» chiede di rimando, nessun imbarazzo tra quelle parole.
Harry
boccheggia, si schiarisce la gola. Gli sembra di avere a che fare con
un bambino. Beh, non lo è? Ora che lo guarda meglio, i
lineamenti del viso sono troppo tondi e morbidi per essere quelli di un
adolescente. Nessun accenno di peluria sul mento, la pelle candida e
leggermente rosea sulle guance, probabilmente quei denti sono ancora da
latte
«Alla seconda» risponde, scuotendo piano la testa.
«Alla seconda» risponde, scuotendo piano la testa.
Questo
china la testa di lato, prende una boccata da quella pipa e inebria il
fumo davanti a Harry, nessuna malizia in quel gesto, solo ignoranza e
innocenza.
«Qual è la seconda domanda?»
«Qual è la seconda domanda?»
Trattiene
un’imprecazione, si guarda attorno nella speranza di notare
all’istante un qualcosa che gli faccia capire che
è tutto uno scherzo. O un sogno. Probabilmente sta sognando
e, dalla conversazione avuta con nonna Pearl, non si stupisce affatto
che si tratti di Peter Pan.
«Chi sei?» domanda nuovamente Harry, facendo il possibile per mantenere la calma. Vorrebbe strozzarsi, picchiare la testa contro un’asse di legno fino a perdere conoscenza. Parla con questo tipetto da neanche cinque minuti e già si sente esausto.
«Chi sei?» domanda nuovamente Harry, facendo il possibile per mantenere la calma. Vorrebbe strozzarsi, picchiare la testa contro un’asse di legno fino a perdere conoscenza. Parla con questo tipetto da neanche cinque minuti e già si sente esausto.
Il
ragazzo si illumina e «Sono Peter Pan, il solo e
unico!» risponde, Harry giura di vedere dei riflettori
sbucargli fuori da dietro la schiena al pronunciare quelle parole. Si
mordicchia il labbro,poi, sfila la pipa dalle labbra.
«Però non mi piace il mio nome, è
orribile. Adoro il nome Louis, quindi mi chiamo Louis e tu devi
chiamarmi Louis. Se mi chiamerai mai Peter, io non ti
risponderò!» gli spiega quasi con orgoglio, per
poi saltare giù dal letto. «Ora, vorrai sapere la
risposta alla prima domanda» constata da solo, senza che
Harry debba dire altro.
Apre bocca, fa per ripetergliela ma Pet-ehm voleva dire Louis lo blocca, come se avesse letto nella mente le sue intenzioni. Fa una corsetta fino all’altra parte della stanza, apre quella che deve essere una tenda fatta di Dio solo sa quale materiale. Harry rimane in quel letto da solo per non più di due minuti, poiché Louis risbuca fuori all’istante con in mano un foglio che, alla sua vista, non è nuovo.
Apre bocca, fa per ripetergliela ma Pet-ehm voleva dire Louis lo blocca, come se avesse letto nella mente le sue intenzioni. Fa una corsetta fino all’altra parte della stanza, apre quella che deve essere una tenda fatta di Dio solo sa quale materiale. Harry rimane in quel letto da solo per non più di due minuti, poiché Louis risbuca fuori all’istante con in mano un foglio che, alla sua vista, non è nuovo.
«Ho
ricevuto la tua lettera» spiega facendo spallucce, e la apre.
È un foglio sporco, rovinato e spezzettato in alcuni punti. È ricoperto da una polverina dorata, la quale impedisce a Harry di leggerne il contenuto. Louis sembra capire quei segni, quelle parole che la scia di polvere crea, e si schiarisce la gola, pronto a recitarla.
È un foglio sporco, rovinato e spezzettato in alcuni punti. È ricoperto da una polverina dorata, la quale impedisce a Harry di leggerne il contenuto. Louis sembra capire quei segni, quelle parole che la scia di polvere crea, e si schiarisce la gola, pronto a recitarla.
«Caro
Peter Pan, ho lasciato la mia finestra aperta. Per favore vieni a
rapirmi. Harry» dice, gli occhi sognanti e
orgogliosi nel sapere che, anche nella Terra, ha ammiratori segreti.
Nella testa di Harry, invece, il caos. Una marea di flashback lo investe, porta la sua mente a ricordarsi di quella sera, alle urla e agli schiamazzi dei suoi genitori in salotto, a lui, in ginocchio sul piccolo davanzale della finestra, il foglietto sotto al naso e la biro impugnata nella mano. Si ricorda delle lacrime, dei singhiozzi, del desiderio di scappare. Quella lettera era stata il suo grido d’aiuto, il suo atto di fede nei confronti di quel bambino che ora ha davanti, il quale tiene la lettera in mano con un’espressione di vittoria in volto.
Nella testa di Harry, invece, il caos. Una marea di flashback lo investe, porta la sua mente a ricordarsi di quella sera, alle urla e agli schiamazzi dei suoi genitori in salotto, a lui, in ginocchio sul piccolo davanzale della finestra, il foglietto sotto al naso e la biro impugnata nella mano. Si ricorda delle lacrime, dei singhiozzi, del desiderio di scappare. Quella lettera era stata il suo grido d’aiuto, il suo atto di fede nei confronti di quel bambino che ora ha davanti, il quale tiene la lettera in mano con un’espressione di vittoria in volto.
Tutta
la rabbia e la delusione repressa in quegli anni comincia a sfociare
nell’esatto momento in cui realizza, le sopracciglia arcuate
e il viso che diventa sempre più rosso e caldo. Serra i
pugni e respira velocemente così da reprimere
l’istinto di saltare addosso a Louis e ammazzarlo di botte.
Questo a quanto pare deve aver notato la sua collera, in quanto muta
l’espressione da felice a confusa, e si avvicina piano piano
a lui, passi lenti e cadenzati come se Harry scottasse e lui,
avvicinandosi, corresse il rischio di bruciarsi.
«Perché sei diventato tutto rosso?» gli domanda, allungando un braccio verso il suo viso.
«Perché sei diventato tutto rosso?» gli domanda, allungando un braccio verso il suo viso.
Il
dito indice in avanti, il desiderio di toccare ciò che non
andrebbe toccato, caratteristica persistente di tutti i bambini. Harry
se la ricorda molto bene, ce l’aveva anche lui.
Si scansa prima che Louis possa fare la sua mossa, si alza in piedi e gli ruba la lettera dalle mani. Adesso che non è più seduto si rende davvero conto di quanto piccolo sia quel posto. È costretto a chinarsi sulla schiena perché non ci sta nell’aera della stanza, e Louis sotto di lui che gli arriva malamente alle spalle. Per lui quel posto è perfetto.
Si scansa prima che Louis possa fare la sua mossa, si alza in piedi e gli ruba la lettera dalle mani. Adesso che non è più seduto si rende davvero conto di quanto piccolo sia quel posto. È costretto a chinarsi sulla schiena perché non ci sta nell’aera della stanza, e Louis sotto di lui che gli arriva malamente alle spalle. Per lui quel posto è perfetto.
Afferra
quel foglio e lo apre, poi ci soffia sopra facendo così
volare via quella polvere magica. Questa cade al suolo, Louis sussurra
qualcosa in merito al gesto che ha fatto ma che Harry non capisce
perché troppo concentrato a leggere quelle parole.
Dannazione, allora è vero. Le tocca, le riscrive con i polpastrelli e altri flashback gli tornano alla mente. Quante sono state le notti in cui lo ha aspettato fuori da quella finestra? Quante sono state le volte in cui ha desiderato piombasse nella sua vita, che lo rapisse proprio come successe a Wendy? Perché lui no e lei sì?
Dannazione, allora è vero. Le tocca, le riscrive con i polpastrelli e altri flashback gli tornano alla mente. Quante sono state le notti in cui lo ha aspettato fuori da quella finestra? Quante sono state le volte in cui ha desiderato piombasse nella sua vita, che lo rapisse proprio come successe a Wendy? Perché lui no e lei sì?
Si
lascia cadere sulla poltrona di Louis quando realizza ogni cosa. Il
ragazzino, approfittando di questa momentanea debolezza di Harry, gli
ruba la lettera dalle mani, ficcandosela in tasca.
«Maleducato!» lo sgrida, mettendo il broncio.
«Maleducato!» lo sgrida, mettendo il broncio.
Harry
alza gli occhi su di lui, lo incenerisce con lo sguardo, lo porta a
rannicchiarsi su se stesso e a sedersi sul letto, confuso per quella
reazione inaspettata.
Fa un paio di respiri profondi, deve mantenere la calma. «Perché mi hai portato qui?» chiede allora, lo sguardo perso nel vuoto mentre cerca di contare i battiti del suo cuore.
Fa un paio di respiri profondi, deve mantenere la calma. «Perché mi hai portato qui?» chiede allora, lo sguardo perso nel vuoto mentre cerca di contare i battiti del suo cuore.
Louis
si schiarisce la gola, si gratta appena la testa. «Mi hai
chiesto tu di farlo, di rapirti».
«Ho scritto questo messaggio cinque fott-» sospira, si passa una mano tra i capelli. È un bambino, dannazione, deve ricordarselo. «Cinque dannatissimi anni fa» conclude, riportando gli occhi su quelli azzurri di Louis, il quale adesso sembra davvero confuso.
«Ho scritto questo messaggio cinque fott-» sospira, si passa una mano tra i capelli. È un bambino, dannazione, deve ricordarselo. «Cinque dannatissimi anni fa» conclude, riportando gli occhi su quelli azzurri di Louis, il quale adesso sembra davvero confuso.
Dopo
quelli che sembrano pochi secondi fa spallucce e il sorriso gli ritorna
sulle labbra. «Cosa importa?» chiede allora, la
risata ilare di chi pensa che il mondo in realtà sia un
posto bellissimo, una sorta di paese dei balocchi.
Harry alza gli occhi al cielo, pensando che Louis vive nell’isola che non c’è, e quello sì che è un posto bellissimo. Lui sognava così tanto di andarci da bambino, e questo pensiero lo fa arrabbiare ancora di più.
Harry alza gli occhi al cielo, pensando che Louis vive nell’isola che non c’è, e quello sì che è un posto bellissimo. Lui sognava così tanto di andarci da bambino, e questo pensiero lo fa arrabbiare ancora di più.
«Cosa
importa?!» domanda a sua volta, mordendosi
l’interno guancia. «Importa che sei arrivato tardi,
Louis» sibila, sporgendosi in avanti
così da guardarlo meglio in faccia.
Il ragazzino deglutisce, gli occhi sono limpidi e cristallini, Harry è in grado di leggerci dentro ogni cosa.
Il ragazzino deglutisce, gli occhi sono limpidi e cristallini, Harry è in grado di leggerci dentro ogni cosa.
«Tardi?
Non esiste tardi o presto, Harry» gli spiega poi,
conciliante. Si alza in piedi, comincia a saltellare ovunque, salta sui
mobiletti, sul divano, sui tappeti. Gli viene il mal di testa nel
guardarlo, possibile che pensi solo a giocare?
«Sì che esiste, nella Terra esiste» spiega Harry scattando in piedi e picchiando così la testa al soffitto.
«Sì che esiste, nella Terra esiste» spiega Harry scattando in piedi e picchiando così la testa al soffitto.
Louis
scoppia a ridere, si porta le mani sulla pancia e cade a terra,
dimenandosi sul pavimento. «Quanto sei buffo!»
esclama poco dopo, la risata ancora persistente sulle labbra.
Harry si massaggia la parte lesa con una mano, ha ancora una smorfia di fastidio sul viso, ma non è totalmente dovuta al dolore fisico. Gli dà fastidio che Louis non lo stia ascoltando, gli dà fastidio che stia pensando solo a giocare e non alle cose serie, non al fatto che si sta prendendo gioco di Harry e che l’ha deluso, tanto tempo fa.
Harry si massaggia la parte lesa con una mano, ha ancora una smorfia di fastidio sul viso, ma non è totalmente dovuta al dolore fisico. Gli dà fastidio che Louis non lo stia ascoltando, gli dà fastidio che stia pensando solo a giocare e non alle cose serie, non al fatto che si sta prendendo gioco di Harry e che l’ha deluso, tanto tempo fa.
«Smettila
di muoverti e di saltare!» gli urla dietro, battendo un piede
al suolo. Louis non lo ascolta, continua a ridere e a toccare ogni
cosa, dalla più semplice manovella di legno a quelle
sottospecie di finestre che mostrano come un acquario marino al loro
esterno. Gli manca il respiro quando si accorge che non
c’è del vetro che blocca l’acqua.
Deve sicuramente star sognando. E, essendo il suo sogno, è lui a decidere no? Sospira, ignora le grida e gli schiamazzi di Louis e si dà un pizzicotto sul braccio, reprimendo una smorfia di dolore. Quando apre gli occhi e si ritrova ancora in quella non-realtà, impreca a denti stretti.
Deve sicuramente star sognando. E, essendo il suo sogno, è lui a decidere no? Sospira, ignora le grida e gli schiamazzi di Louis e si dà un pizzicotto sul braccio, reprimendo una smorfia di dolore. Quando apre gli occhi e si ritrova ancora in quella non-realtà, impreca a denti stretti.
«Louis!»
lo richiama, il bambino lo guarda appena senza smettere di ridere e
scherzare. «Perché fai così?!»
«Perché sei mio ospite, e quando abbiamo ospiti è sempre festa!»
«Perché sei mio ospite, e quando abbiamo ospiti è sempre festa!»
«Abbiamo?»
chiede, continuando a fare domande solo perché, quando ne
pone una, Louis si ricompone e cerca di essere educato,
ma non troppo.
Questo annuisce con forza, un sorriso smagliante sul volto. «Sì, io, i bimbi sperduti e Trilli» spiega, gesticolando forse un po’ troppo. Oh, giusto, i bimbi sperduti. Come ha fatto a dimenticarseli? Lui voleva diventare un bimbo sperduto. «Ora non ci sono, ma saranno felici di sapere che abbiamo ospiti, non ne riceviamo uno da secoli!»
Questo annuisce con forza, un sorriso smagliante sul volto. «Sì, io, i bimbi sperduti e Trilli» spiega, gesticolando forse un po’ troppo. Oh, giusto, i bimbi sperduti. Come ha fatto a dimenticarseli? Lui voleva diventare un bimbo sperduto. «Ora non ci sono, ma saranno felici di sapere che abbiamo ospiti, non ne riceviamo uno da secoli!»
«Lo
sai vero che gli ospiti non si rapiscono?»
Louis boccheggia, salta sul letto con un saltino e comincia a rimbalzare su quei tessuti morbidi. «Ah no?» domanda, davvero curioso.
Louis boccheggia, salta sul letto con un saltino e comincia a rimbalzare su quei tessuti morbidi. «Ah no?» domanda, davvero curioso.
Harry
scuote la testa, incrocia le braccia al petto. «No, e tu mi
hai rapito, quindi non sono tuo ospite» spiega, sperando che
nella testa di Louis quel discorso abbia senso. Nella sua, di testa,
niente ha più senso da un bel po’, ormai.
Il bimbo sembra non capire, sembra quasi rallenti l’andatura dei salti e «Quindi sei un bimbo sperduto?»
Il bimbo sembra non capire, sembra quasi rallenti l’andatura dei salti e «Quindi sei un bimbo sperduto?»
Harry
mugola un verso di disappunto, si passa una mano tra i capelli.
«No, io sono una tua vittima, mi hai catturato. Adesso devi
lasciarmi andare, il gioco è finito, okay?»
Louis continua a saltellare, ride sommessamente quando «Non posso farlo, me lo hai chiesto tu di rapirti».
Louis continua a saltellare, ride sommessamente quando «Non posso farlo, me lo hai chiesto tu di rapirti».
«Ora
non voglio più essere rapito» spiega Harry,
cominciando ad innervosirsi.
«Ma il biglietto diceva…»
«Ma il biglietto diceva…»
«Il
biglietto è vecchio, l’ho scritto cinque anni fa,
cinque anni fa dovevi rapirmi, non ora» sibila, portando
così Louis a bloccarsi.
«Perché no? Ci divertiremo insieme, ti porterò a fare il giro dell’isola, conoscerai le sirene, capitan uncino, le fate e-»
«Perché no? Ci divertiremo insieme, ti porterò a fare il giro dell’isola, conoscerai le sirene, capitan uncino, le fate e-»
«Dannazione
Louis, le fate non esistono!»
Louis boccheggia, sembra quasi abbia la vista appannata e il corpo scosso da flebili tremiti. Serra le labbra in una riga dritta, le sopracciglia arcuate, lo sguardo imbronciato e arrabbiato. Solo in quel momento Harry si rende conto di ciò che ha detto. Quell’espressione, così simile a quella di nonna Pearl. Non si può dire che le fate non esistono, perché altrimenti…
Louis boccheggia, sembra quasi abbia la vista appannata e il corpo scosso da flebili tremiti. Serra le labbra in una riga dritta, le sopracciglia arcuate, lo sguardo imbronciato e arrabbiato. Solo in quel momento Harry si rende conto di ciò che ha detto. Quell’espressione, così simile a quella di nonna Pearl. Non si può dire che le fate non esistono, perché altrimenti…
«Hai
ucciso una fata, Harry» sibila Louis, saltando giù
dal letto.
Sembra quasi voglia piangere quando poggia la pipa sul mobiletto di legno e comincia a salire le scale, lasciandosi dietro Harry.
Sembra quasi voglia piangere quando poggia la pipa sul mobiletto di legno e comincia a salire le scale, lasciandosi dietro Harry.
Questo
alza gli occhi al cielo, fa qualche passo verso di lui.
«Louis!Louis dove stai andando?» gli chiede quando
ormai non lo vede più.
Questo rispunta fuori, solo in quel momento Harry si rende conto che non sta toccando terra. «Vado a controllare che Trilli stia bene» sibila, sparendo nuovamente.
Questo rispunta fuori, solo in quel momento Harry si rende conto che non sta toccando terra. «Vado a controllare che Trilli stia bene» sibila, sparendo nuovamente.
Harry
si passa una mano sul viso, mugola imbronciato e si risiede sul letto,
le dita tra i capelli e lo sguardo fisso ancora sulle sue All Stars.
Non sta succedendo davvero, è tutto uno scherzo,
è tutto uno…
Sente dei passi scendere velocemente le scale, poi Louis è di nuovo difronte a lui con in mano una piccola gabbietta. All’interno, Harry vede una luce. È sottile, è luminosa e quasi abbagliante.
Sente dei passi scendere velocemente le scale, poi Louis è di nuovo difronte a lui con in mano una piccola gabbietta. All’interno, Harry vede una luce. È sottile, è luminosa e quasi abbagliante.
Si
alza in piedi, si avvicina per osservarla meglio e Louis non lo blocca
dal fare questo. Assottiglia lo sguardo e finalmente mette a fuoco:
è una donna piccolissima, i capelli biondi raccolti in uno
chignon, il vestitino verde e le ali abbassate. Se ne sta rannicchiata
su se stessa, sembra quasi raffreddata, la luce va e viene quando alza
lo sguardo su di lui e lo fissa.
Harry boccheggia nel vedere chiaramente Trilli davanti ai suoi occhi. Louis ha un sopracciglio alzato, le labbra strette in un broncio.
Harry boccheggia nel vedere chiaramente Trilli davanti ai suoi occhi. Louis ha un sopracciglio alzato, le labbra strette in un broncio.
«Hai
visto cosa hai fatto?» gli domanda, la voce arrabbiata e
quasi delusa.
È Harry quello che dovrebbe essere arrabbiato, è Harry quello deluso. Non lui.
È Harry quello che dovrebbe essere arrabbiato, è Harry quello deluso. Non lui.
Non
risponde, continua ad osservare quella fatina che sembra quasi in fin
di vita.
«Dì immediatamente che credi nelle fate!» gli comanda, avvicinandogli la gabbietta al viso.
«Dì immediatamente che credi nelle fate!» gli comanda, avvicinandogli la gabbietta al viso.
Harry
di riflesso si scansa e scuote la testa. «Perché
dovrei farlo se non ci credo?»
Louis alza gli occhi al cielo, sembra infastidito. «Perché altrimenti lei morirà» spiega in un sussurro, come se non volesse far sentire a Trilli quale sarà il suo destino se Harry non si deciderà a collaborare.
Louis alza gli occhi al cielo, sembra infastidito. «Perché altrimenti lei morirà» spiega in un sussurro, come se non volesse far sentire a Trilli quale sarà il suo destino se Harry non si deciderà a collaborare.
Harry
sbuffa, distoglie lo sguardo da quella scena. È il suo
sogno, è lui che decide e comanda.
Niente di tutto questo è vero, né Louis,
né Trilli, né il fatto che si trova
nell’isola che non c’è. È
tutto frutto della sua mente che, dopo la conversazione con sua nonna,
è andata persa. Ecco qual è la spiegazione
plausibile. Fra poco si sveglierà, deve solo pazientare.
«Muoviti!» gli urla contro Louis, facendolo rabbrividire.
«Muoviti!» gli urla contro Louis, facendolo rabbrividire.
Harry
fa spallucce, riporta lo sguardo su Trilli e si sente quasi in colpa
nel vederla in quello stato. Tanto è un sogno, non
morirà davvero. O forse sì?
«Ti consegno agli Indiani se non dici all’istante che le fate esistono!» gli urla contro Louis, un tono raggelante che lo fa rabbrividire.
«Ti consegno agli Indiani se non dici all’istante che le fate esistono!» gli urla contro Louis, un tono raggelante che lo fa rabbrividire.
Sbuffa,
alza gli occhi al cielo. «Va bene, le fate esistono
davvero» recita.
Sbuffa nel vedere lo sguardo compiaciuto di Louis. Solo che Trilli non ha riacquistato potere e lucentezza, sembra quasi più debole di prima. Harry arcua le sopracciglia, segue i movimenti confusi di Louis che «Non capisco» sussurra, grattandosi la cute.
Sbuffa nel vedere lo sguardo compiaciuto di Louis. Solo che Trilli non ha riacquistato potere e lucentezza, sembra quasi più debole di prima. Harry arcua le sopracciglia, segue i movimenti confusi di Louis che «Non capisco» sussurra, grattandosi la cute.
Harry
si schiarisce la gola e «Cosa?» domanda, anche se
sa a cosa si riferisce.
Questo alza lo sguardo incontrando il suo. Si morde il labbro, i suoi occhi sono quasi tristi. «Hai detto che ci credi, perché non si riprende?» sussurra, un dito a grattare la parte alta della cute.
Questo alza lo sguardo incontrando il suo. Si morde il labbro, i suoi occhi sono quasi tristi. «Hai detto che ci credi, perché non si riprende?» sussurra, un dito a grattare la parte alta della cute.
Harry
sospira, incrocia le gambe e «Perché non ci credo
davvero, Louis» gli spiega e wow, lui che
spiega qualcosa a Peter Pan? Possibile che non lo sappia?
Louis lo fissa, sembra arrabbiato. «Perché non credi nelle fate?» gli sussurra, ha paura che Trilli possa averlo sentito.
Louis lo fissa, sembra arrabbiato. «Perché non credi nelle fate?» gli sussurra, ha paura che Trilli possa averlo sentito.
«Perché
quando ci credevo, tu non c’eri» gli spiega, il
dolore e la delusione sono palpabili nella sua voce, ma come aveva
immaginato, non scalfiscono minimamente la corazza di Louis.
Questo sospira, si alza in piedi e si dirige verso le scale. «Porto Trilli lontana da te, fino a quando non crederai nelle fate, non può starti vicina» spiega, cominciando a salire le scale.
Questo sospira, si alza in piedi e si dirige verso le scale. «Porto Trilli lontana da te, fino a quando non crederai nelle fate, non può starti vicina» spiega, cominciando a salire le scale.
Harry
annuisce, si mordicchia il labbro. «Mi riporterai a casa,
Louis?»
Il ragazzino si blocca sulle scale, lo osserva per anni, forse secoli interi, e poi scuote la testa. «Ti porterò a casa solo quando ricrederai ancora nelle fate» risponde, sparendo poi in superficie.
Il ragazzino si blocca sulle scale, lo osserva per anni, forse secoli interi, e poi scuote la testa. «Ti porterò a casa solo quando ricrederai ancora nelle fate» risponde, sparendo poi in superficie.
Harry
sbuffa, si porta una mano sul viso nel realizzare che lui, a casa, non
ci tornerà mai più.
Quando
apre di nuovo gli occhi, si ritrova davanti a sé un viso.
È paffuto e pallido, e ha grandi occhi azzurri. I capelli
sono biondi, ma si vedono a malapena per colpa di quello che
sembrerebbe essere un travestimento da volpe. Harry strabuzza gli
occhi, indietreggia appena e gli viene un colpo al cuore quando capisce
di essere circondato da bambini come
quest’ultimo. Deglutisce, boccheggia appena perché
non sa cosa dire.
Quello travestito da volpe si rivolge a quello travestito da lupo: «Non avevo mai visto un bambino così grande» gli confessa, grattandosi poi il capo.
Quello travestito da volpe si rivolge a quello travestito da lupo: «Non avevo mai visto un bambino così grande» gli confessa, grattandosi poi il capo.
Quello
travestito da lupo, il quale ha grandi occhi neri e capelli corvini,
annuisce trovandosi d’accordo con lui. «Forse non
è un bambino» gli spiega, voltandosi poi verso un
altro bambino, travestito stavolta da orsacchiotto.
Questo arriccia le labbra e lo osserva, gli occhi che sembrano due quadratini di cioccolato al latte lo fanno sentire a disagio.
Questo arriccia le labbra e lo osserva, gli occhi che sembrano due quadratini di cioccolato al latte lo fanno sentire a disagio.
«Se
non fosse un bambino, non sarebbe qui» spiega, alzando poi il
mento verso l’alto perché la sua spiegazione
è l’unica plausibile.
Il bambino vestito da lupo e quello da volpe alzano gli occhi al cielo, sembrano scocciati dalla sua presunzione.
Il bambino vestito da lupo e quello da volpe alzano gli occhi al cielo, sembrano scocciati dalla sua presunzione.
«E
poi» dice una voce femminile travestita da puzzola
«se non fosse un bambino, Lou non lo avrebbe mai fatto
entrare nel nostro albero» conferma, andando incontro al
pensiero del bimbo travestito da orsacchiotto.
Harry intanto ha mal di testa. Si porta le mani tra i capelli e poi si stropiccia gli occhi, cercando di ricordarsi tutto quello che sta succedendo. Soprattutto, dove si trova.
Harry intanto ha mal di testa. Si porta le mani tra i capelli e poi si stropiccia gli occhi, cercando di ricordarsi tutto quello che sta succedendo. Soprattutto, dove si trova.
Si
guarda attorno e un magone gli sale al petto nel realizzare che quello
di ieri non era stato affatto un sogno. È tutto successo
davvero. Forse, forse questa non è altro che la
continuazione del suo sogno. È possibile? Spera di
sì, perché quei bimbi travestiti lo stanno
importunando con i loro sguardi curiosi.
Si schiarisce la gola, non sa cosa fare.
Si schiarisce la gola, non sa cosa fare.
Uno
di quei bambini che prima non ha parlato si avvicina a lui e gli infila
una mano tra i capelli, davvero curioso.
«Sono morbidi!» esclama, e così tutti i bambini gli infilano una mano tra i capelli, glieli tirano e gli accarezzano la cute come se fosse un oggetto che merita la massima attenzione.
«Sono morbidi!» esclama, e così tutti i bambini gli infilano una mano tra i capelli, glieli tirano e gli accarezzano la cute come se fosse un oggetto che merita la massima attenzione.
Tutto
questo comincia a dargli sui nervi, sta per urlare e dire che devono
assolutamente allontanarsi da lui quando qualcosa in superficie si apre
e fa entrare un fascio di luce che illumina l’intera stanza.
I bambini, avendo notato questo particolare, si allontanano di scatto dai capelli di Harry perché attratti da un qualcosa di ancora più grande. O forse è meglio dire qualcuno.
I bambini, avendo notato questo particolare, si allontanano di scatto dai capelli di Harry perché attratti da un qualcosa di ancora più grande. O forse è meglio dire qualcuno.
«Louis!»
urlano in coro, prima di salire di corsa le scale e fiondarsi su quel
ragazzino che avrà sì e no un paio
d’anni in più di loro. Non che Harry sappia la sua
età, a quanto si dice nessuno la sa.
Questo sorride loro, li accarezza e «Buongiorno bimbi sperduti, avete dormito bene?» domanda, la voce più bassa e profonda di quella del giorno prima.
Questo sorride loro, li accarezza e «Buongiorno bimbi sperduti, avete dormito bene?» domanda, la voce più bassa e profonda di quella del giorno prima.
I
bambini annuiscono e «C’è qualcuno sul
tuo letto, Lou» sussurrano al suo orecchio, ma senza volerlo
praticamente lo urlano, poiché Harry sente ogni cosa.
Louis alza lo sguardo e sorride nel vedere Harry che si guarda attorno confuso. Poi annuisce, accarezza ogni tanto qualche manto peloso e «Oh vi siete già conosciuti?» domanda, più a Harry che ai bambini.
Louis alza lo sguardo e sorride nel vedere Harry che si guarda attorno confuso. Poi annuisce, accarezza ogni tanto qualche manto peloso e «Oh vi siete già conosciuti?» domanda, più a Harry che ai bambini.
I
bimbi non dicono nulla se non un «è
silenzioso» che fa ridere Louis sommessamente. Questo si
libera dalle grinfie di quei bambini e vola –sì,
vola letteralmente- da Harry, il quale boccheggia appena
perché non credeva fosse possibile.
«Dormito bene?» gli domanda, sedendosi a gambe incrociate su quel letto, proprio difronte a lui.
«Dormito bene?» gli domanda, sedendosi a gambe incrociate su quel letto, proprio difronte a lui.
Harry
si mordicchia appena il labbro, si guarda attorno e poi decide di
annuire perché alla fine è la verità.
Louis gli sorride, è felice di vederlo di buon umore –o meglio, di un umore più fattibile rispetto a quello della sera prima-.
Louis gli sorride, è felice di vederlo di buon umore –o meglio, di un umore più fattibile rispetto a quello della sera prima-.
«Oggi
dobbiamo fare tantissime cose, ti consiglio di prepararti!»
gli dice, per poi scattare in piedi e «Forza,
andiamo!» esclamare, facendo esultare i bimbi sperduti che,
da punti diversi della casa, spariscono nel nulla.
Harry si schiarisce la gola, scatta in piedi non sapendo cosa fare perché, beh, è rimasto solo. Si guarda appena attorno, opta per l’uscire di lì prendendo le scale, ovviamente. È troppo grande per qualunque altra via d’uscita.
Harry si schiarisce la gola, scatta in piedi non sapendo cosa fare perché, beh, è rimasto solo. Si guarda appena attorno, opta per l’uscire di lì prendendo le scale, ovviamente. È troppo grande per qualunque altra via d’uscita.
Una
volta fuori, con un po’ di fatica, la prima cosa che vede
è Louis con Trilli in parte. Sembra essersi ripresa, sembra
tornata nel pieno delle forze. Ovviamente, lo era prima che il suo
sguardo si posasse su Harry. Questa allora cade a terra, si porta una
mano sul petto e Harry istintivamente fa un passo indietro. Louis si
china su di lei, la appoggia sulla sua mano, poi osserva il ragazzo che
si sente quasi colpevole.
Mugola qualcosa, per poi «Non può starti vicino» sussurrare, grattandosi la cute.
Mugola qualcosa, per poi «Non può starti vicino» sussurrare, grattandosi la cute.
Sembra
pensare a una soluzione, a un modo per non farla stare male ma allo
stesso tempo non cacciare Harry dall’isola. Perché
vuole così tanto che creda nelle fate? Perché non
lo rispedisce a Londra e si dimentica di lui e della sua stupida
lettera?
Una lampadina sembra accendersi sopra la sua testa, e Harry arcua le sopracciglia quando fischia con le dita contro i bambini sperduti che in quel momento si stavano inseguendo tra loro.
Una lampadina sembra accendersi sopra la sua testa, e Harry arcua le sopracciglia quando fischia con le dita contro i bambini sperduti che in quel momento si stavano inseguendo tra loro.
Questi
bloccano all’istante il loro passatempo e «Che
c’è, Lou?» domandano in coro alcuni, i
più distratti, invece, continuano a giocare senza prestare
la minima attenzione a Louis.
«Portate Trilli da Capitan Hook, non può stare con noi».
«Portate Trilli da Capitan Hook, non può stare con noi».
Capitan
Hook? Louis detto Peter Pan vuole portare Trilli da Capitan Hook?
I bimbi sperduti annuiscono all’unisono e poi, quello travestito da lupo, corre da loro, prendendo Trilli e mettendosela nel cappellino. Poi corrono via, senza neanche salutare, sparendo nella foresta.
I bimbi sperduti annuiscono all’unisono e poi, quello travestito da lupo, corre da loro, prendendo Trilli e mettendosela nel cappellino. Poi corrono via, senza neanche salutare, sparendo nella foresta.
È
quando Louis riporta il suo sguardo su Harry che questo glielo domanda.
«Capitan Hook?»
«Sì, grande uomo» dice Louis, prendendo a camminare diretto non si sa dove.
«Sì, grande uomo» dice Louis, prendendo a camminare diretto non si sa dove.
Harry
lo segue nel mezzo del bosco, si deve chinare molte volte per evitare
di essere colpito da rami di alberi, e deve saltare altrettante volte
per non cadere a terra. Sembra un percorso ad ostacoli che Louis sa a
memoria dal momento che neanche guarda dove mette i piedi.
Annuisce poi e «Sì, diciamo che le cose nell’isola che non c’è sono un tantino cambiate da come le conoscono sulla terra» spiega, abbassando un ramo per passargli sotto, e se Harry non fosse stato abbastanza attento, gli sarebbe finito in faccia.
Annuisce poi e «Sì, diciamo che le cose nell’isola che non c’è sono un tantino cambiate da come le conoscono sulla terra» spiega, abbassando un ramo per passargli sotto, e se Harry non fosse stato abbastanza attento, gli sarebbe finito in faccia.
«Cosa
intendi dire?» domanda allora, la mente confusa e il corpo
più leggero nel vedere che il bosco è quasi
finito.
Louis sogghigna, sospira vittorioso quando fuoriesce dalle sterpaglie e «Capitan Uncino non è come lo dipingete voi. È un brav’uomo ed è mio amico. Il problema è un altro, ma non pensiamoci ora, okay?» gli dice, per poi prendere la rincorsa e saltare.
Louis sogghigna, sospira vittorioso quando fuoriesce dalle sterpaglie e «Capitan Uncino non è come lo dipingete voi. È un brav’uomo ed è mio amico. Il problema è un altro, ma non pensiamoci ora, okay?» gli dice, per poi prendere la rincorsa e saltare.
Harry
si accorge solo in quel momento che, oltre il bosco, non
c’è più niente se non un burrone alto
non sa quanti metri. Louis sta voltando, fluttua nell’aria e
fa diverse capovolte e giri della morte prima di accorgersi che Harry
si trova ancora sulla terra ferma.
«Giusto, quanto sono sbadato!» esclama, andando sopra di Harry e infilandosi una mano in tasca. Tira fuori da essa una boccettina contenente del materiale brillantinato, la apre e questa si lascia andare in tanti piccolissimi luccichii che fanno starnutire Harry. A Louis sembra non importare.
«Giusto, quanto sono sbadato!» esclama, andando sopra di Harry e infilandosi una mano in tasca. Tira fuori da essa una boccettina contenente del materiale brillantinato, la apre e questa si lascia andare in tanti piccolissimi luccichii che fanno starnutire Harry. A Louis sembra non importare.
Ne
versa un po’ sopra di Harry, questa gli cade sui capelli e
sul corpo, ed è una sensazione fastidiosa ma allo stesso
tempo bellissima.
«Che cos’è?»
«Che cos’è?»
«La
polvere di fata» spiega Louis, sorridendogli per poi arrivare
alla sua pari.
Harry lo guarda stranito, si lascia prendere da un altro starnuto per poi «Perché me l’hai messa addosso?» chiede, quasi oltraggiato.
Harry lo guarda stranito, si lascia prendere da un altro starnuto per poi «Perché me l’hai messa addosso?» chiede, quasi oltraggiato.
Louis
ride e «Come pensi di volare senza la polvere di
fata?» domanda come se fosse la cosa più ovvia del
mondo.
Harry arcua le sopracciglia e scuote spasmodicamente la testa, lasciando che qualche brillantino cada al suolo. «No, io non posso volare».
Harry arcua le sopracciglia e scuote spasmodicamente la testa, lasciando che qualche brillantino cada al suolo. «No, io non posso volare».
«Nel
momento stesso in cui dubiti di poter volare, cessi anche di essere in
grado di farlo» dice Louis, incrociandosi le braccia al petto
per poi incitare Harry a darsi una mossa. «Forza! Non puoi
rimanere lì per sempre, devi volare per andare in posti
nuovi» gli spiega, svolazzando un po’ prima a
destra e poi a sinistra.
Harry si morde il labbro e «Come posso riuscirci allora?»
Harry si morde il labbro e «Come posso riuscirci allora?»
Louis
arriccia le labbra per poi saltare in aria, avendo trovato la
soluzione. «Devi pensare a pensieri felici, poi fai un bel
salto e voilà» esclama,
fluttuandogli attorno.
Harry si schiarisce la gola. Pensieri felici, uh? Lui, obbiettivamente, ce li ha pensieri felici? Ci prova, si concentra perché vuole farlo, vuole dare una possibilità a quell’ometto anche se è ancora convinto di trovarsi in un sogno. Pensa a qualcosa che lo fa stare bene. Nick lo fa stare bene, ma da quel pomeriggio in cui hanno litigato, ha paura di aver rovinato ogni cosa, quindi non sono pensieri felici. Poi, sua madre… beh, è in conflitto con lei dall’esatto momento in cui ha deciso di dimenticare ogni cosa, il passato, i bei momenti passati quando lui era piccolo; Harry lo sa che sta solamente andando avanti, solo che lui non è ancora pronto per farlo e si sente tradito perché sua madre non lo sta aspettando, sta iniziando una nuova vita da sola quando lui è ancora ancorato al passato. E poi c’è nonna Pearl, quella grandiosa donna che è la sua preferita in assoluto, quella che gli dà sempre la forza di lottare e di andare avanti. Si dimentica per un istante del fatto che sta morendo, che lo sta abbandonando, e pensa alle infinite notti passate ad ascoltarla mentre gli parlava di Peter Pan, pensa alle sue storie, ai suoi occhi azzurri che luccicano anche solo al nominare quel nome. Osserva il bracciale, e questo forse gli dà ancor più potere che neanche la polvere di fata stessa.
Harry si schiarisce la gola. Pensieri felici, uh? Lui, obbiettivamente, ce li ha pensieri felici? Ci prova, si concentra perché vuole farlo, vuole dare una possibilità a quell’ometto anche se è ancora convinto di trovarsi in un sogno. Pensa a qualcosa che lo fa stare bene. Nick lo fa stare bene, ma da quel pomeriggio in cui hanno litigato, ha paura di aver rovinato ogni cosa, quindi non sono pensieri felici. Poi, sua madre… beh, è in conflitto con lei dall’esatto momento in cui ha deciso di dimenticare ogni cosa, il passato, i bei momenti passati quando lui era piccolo; Harry lo sa che sta solamente andando avanti, solo che lui non è ancora pronto per farlo e si sente tradito perché sua madre non lo sta aspettando, sta iniziando una nuova vita da sola quando lui è ancora ancorato al passato. E poi c’è nonna Pearl, quella grandiosa donna che è la sua preferita in assoluto, quella che gli dà sempre la forza di lottare e di andare avanti. Si dimentica per un istante del fatto che sta morendo, che lo sta abbandonando, e pensa alle infinite notti passate ad ascoltarla mentre gli parlava di Peter Pan, pensa alle sue storie, ai suoi occhi azzurri che luccicano anche solo al nominare quel nome. Osserva il bracciale, e questo forse gli dà ancor più potere che neanche la polvere di fata stessa.
E
allora, senza neanche rendersene conto, i suoi piedi non sono
più ancorati al suolo, il suo corpo è sempre
più leggero e la sua mente popolata da pensieri gentili che
lo portano a sorridere.
È quando Louis comincia a battere le mani che finalmente realizza di star volando.
È quando Louis comincia a battere le mani che finalmente realizza di star volando.
«Oh
porca-»
«Harry, stai volando!» esclama Louis entusiasta, per poi prenderlo per mano e «forza, andiamo!» esclamare, stringendogli le dita tra le sue e strascinarlo alla scoperta di quella terra che Harry ha sempre desiderato di poter visitare. E per una volta, si sente libero, si sente in pace con tutti quando sotto di lui c’è un ruscello e i pesciolini al suo interno lo salutano, si sente in pace quando si specchia in quell’acqua, quando vede le rane saltare sulle ninfee colorate, o le farfalle e gli uccellini svolazzargli attorno.
«Harry, stai volando!» esclama Louis entusiasta, per poi prenderlo per mano e «forza, andiamo!» esclamare, stringendogli le dita tra le sue e strascinarlo alla scoperta di quella terra che Harry ha sempre desiderato di poter visitare. E per una volta, si sente libero, si sente in pace con tutti quando sotto di lui c’è un ruscello e i pesciolini al suo interno lo salutano, si sente in pace quando si specchia in quell’acqua, quando vede le rane saltare sulle ninfee colorate, o le farfalle e gli uccellini svolazzargli attorno.
Si
permette di ridere e di essere contento, soddisfatto, felice come mai
non lo era mai stato prima.
E con Louis accanto, si sente al sicuro.
E con Louis accanto, si sente al sicuro.
***
La
nave pirata non dista molto dalla loro casa nell’albero.
Trilli si trova nel cappello, ha il fiato affannato perché
sta correndo da diversi minuti senza sosta. Ormai dovrebbe esserci
abituato, no? Liam lo oltrepassa con una corsa perché
è risaputo che tra i bimbi sperduti è quello
più veloce. Il costume da Orso inganna parecchio, in
realtà. Questo non si può dire di lui. Il lupo,
oltre ad essere il suo animale preferito, è anche quello che
lo rappresenta di più, con i suoi modi di fare astuti ma
allo stesso tempo eleganti, inganna e attrae a sé le persone
per poi distruggerle. Insomma, nel senso buono della parola
–sempre che questo esista-. A Zayn non piace distruggere,
è l’architettare imboscate e trappole nei
confronti dei nemici che caratterizza il suo animo da lupo selvaggio.
In ogni caso, ora la sua missione è mettere al sicuro Trilli, ed è proprio quello che farà.
In ogni caso, ora la sua missione è mettere al sicuro Trilli, ed è proprio quello che farà.
«Ragazzi,
dov’è Louis?» dice Hook, il cappello
enorme adagiato su quei boccoli neri impedisce la visuale dei suoi
occhi azzurri e repentini.
Sta affilando l’uncino argentato, ordinando le sciabole e le spade e nel mentre sorseggia una tazza di tea con la mano buona. Zayn sente Niall sospirare accanto a lui, si piega sulle sue stesse ginocchia e riprende fiato perché tra tutti lui è quello più lento.
Sta affilando l’uncino argentato, ordinando le sciabole e le spade e nel mentre sorseggia una tazza di tea con la mano buona. Zayn sente Niall sospirare accanto a lui, si piega sulle sue stesse ginocchia e riprende fiato perché tra tutti lui è quello più lento.
«Non
c’è, è andato a mostrare a Harry
l’isola» spiega, il viso arrossato e gli occhi di
un azzurro acceso. Pure il suo, di manto, inganna: chi penserebbe mai a
uno come Niall nelle vesti di una scaltra e saggia volpe?
«Harry?» domanda Hook, alzando finalmente lo sguardo su quei tre bimbi. È confuso, ovviamente non ha idea di chi sia e sta certamente aspettando spiegazioni.
«Harry?» domanda Hook, alzando finalmente lo sguardo su quei tre bimbi. È confuso, ovviamente non ha idea di chi sia e sta certamente aspettando spiegazioni.
Zayn
si mette le mani nel cappello ed estrae Trilli, mostrandogliela. La
fatina ora sembra star meglio, ma è come se fosse
raffreddata in quanto ha il nasino rosso. Hook strabuzza gli occhi nel
vederla in quelle condizioni, si avvicina per osservarla meglio, la
veste rossa che striscia sul pavimento a mo’ di mantello
accompagnata dal ticchettio dei suoi stivali.
«Che le prende?»
«Che le prende?»
«Questo
Harry non crede nelle fate» gli risponde Zayn, facendo
spallucce. «Deve starle lontano, altrimenti
morirà.»
«Perché mai Louis porterebbe un essere umano che non crede nelle fate in quest’isola?» domanda allora, sembra confuso mentre prende Trilli tra le sue grinfie. Questa si aggrappa all’uncino, stanca ma felice di essere uscita dalla traiettoria di sicurezza da Harry.
«Perché mai Louis porterebbe un essere umano che non crede nelle fate in quest’isola?» domanda allora, sembra confuso mentre prende Trilli tra le sue grinfie. Questa si aggrappa all’uncino, stanca ma felice di essere uscita dalla traiettoria di sicurezza da Harry.
I
tre bambini si guardano, si chiedono quale sia la risposta alla domanda
di Hook, ma nessuno riesce a trovarne una soddisfacente.
È Liam a parlare. «Ha detto che vuole farlo ricredere, è per questo che gli sta mostrando l’isola».
È Liam a parlare. «Ha detto che vuole farlo ricredere, è per questo che gli sta mostrando l’isola».
«Ah
capisco» sussurra Hook, per poi voltarsi ed entrare nella sua
stanza. I tre bimbi lo seguono, lo sguardo rivolto verso il basso
perché raramente è possibile entrare nella sua
stanza. «Credo abbia sbagliato tempo» aggiunge poi,
poggiando Trilli su un letto di coperte caldo e morbido,
così da permetterle di riposare. Questa si adagia su esso,
si copre fin sopra la testa e comincia a dormire con il sorriso.
«Cosa intendi?» domanda Zayn allora, la voce tremante e leggermente spaventata a causa dell’espressione che Hook ha attuato.
«Cosa intendi?» domanda Zayn allora, la voce tremante e leggermente spaventata a causa dell’espressione che Hook ha attuato.
Questo
si fa largo verso di loro, dirigendosi verso la mappa
dell’isola. I tre bimbi lo seguono, in silenzio. Osservano le
mosse di Hook, come il suo uncino cade quasi sconfitto su quella mappa,
a come indica coloro che sono ormai i loro nemici.
«Falco Nero sta cercando Louis ormai da giorni» spiega, indicando la tenda e il covo degli indiani, il quale non è più loro alleato già da tempo. «Lo sta cercando e penso voglia ucciderlo» continua rattristito, la voce fattasi sempre più bassa e tenebrosa.
«Falco Nero sta cercando Louis ormai da giorni» spiega, indicando la tenda e il covo degli indiani, il quale non è più loro alleato già da tempo. «Lo sta cercando e penso voglia ucciderlo» continua rattristito, la voce fattasi sempre più bassa e tenebrosa.
Niall
rabbrividisce visibilmente, sembra farsi sempre più piccolo
nel suo costume da Volpe. «Perché vuole
farlo?» domanda allora lanciando uno sguardo fugace a Zayn e
Liam, i quali si stanno probabilmente chiedendo la stessa cosa.
Hook sospira, chiude la mappa con un tonfo, lasciandosi cadere nella sua poltrona rossa. «Perché ha rifiutato di sposare Giglio Tigrato, ecco perché!» esclama, grattandosi la cute con la punta dell’uncino. «Non capisco perché l’abbia fatto, Giglio Tigrato è una bellissima ragazza. Se avesse accettato, ora non ci troveremmo in questa sottospecie di guerra» sospira, osservando Zayn perché è lui il migliore amico di Louis, è lui che sa ogni cosa e che lo capisce.
Hook sospira, chiude la mappa con un tonfo, lasciandosi cadere nella sua poltrona rossa. «Perché ha rifiutato di sposare Giglio Tigrato, ecco perché!» esclama, grattandosi la cute con la punta dell’uncino. «Non capisco perché l’abbia fatto, Giglio Tigrato è una bellissima ragazza. Se avesse accettato, ora non ci troveremmo in questa sottospecie di guerra» sospira, osservando Zayn perché è lui il migliore amico di Louis, è lui che sa ogni cosa e che lo capisce.
Si
schiarisce la gola, ha l’interno guancia stretto tra i denti
perché neanche lui è sicuro di quello che sta
succedendo a Louis. «Credo sia perché sposandosi
diventerebbe grande» sussurra, incerto.
Hook alza gli occhi al cielo, sbuffa sonoramente prima di «Sciocchezze» sbraitare, sfilandosi il cappello e rivelando del capelli lunghi e neri, di un color ebano. «Peter Pan non può crescere, anche se lo volesse» spiega, così da attirare gli sguardi di quei tre bambini. «Comunque sì, è da Louis un ragionamento simile. Il problema però rimane, ho sentito degli urli stamattina. Le truppe di Falco Nero lo stanno già cercando» spiega, la voce strascicata e tenebrosa, come se stesse raccontando una storia di paura.
Hook alza gli occhi al cielo, sbuffa sonoramente prima di «Sciocchezze» sbraitare, sfilandosi il cappello e rivelando del capelli lunghi e neri, di un color ebano. «Peter Pan non può crescere, anche se lo volesse» spiega, così da attirare gli sguardi di quei tre bambini. «Comunque sì, è da Louis un ragionamento simile. Il problema però rimane, ho sentito degli urli stamattina. Le truppe di Falco Nero lo stanno già cercando» spiega, la voce strascicata e tenebrosa, come se stesse raccontando una storia di paura.
Liam
rabbrividisce, si mordicchia il labbro incerto. «Che possiamo
fare?» domanda allora, e Hook si alza in piedi, si avvicina a
Trilli che intanto sta dormendo beatamente, e la copre con una
gabbietta, in modo che non possa scappare.
«Non ne ho idea, l’importante è non avvicinarsi alla tribù degli indiani. Dite a Louis di rimanere nella casa nell’albero, o di venire qui dal momento che gli indiani hanno paura di me» spiega, un velo d’orgoglio sulla voce. Si schiarisce la gola poi, si volta verso i bimbi sperduti che si mettono retti in piedi, consapevoli del fatto che Capitan Hook sta per dar loro un ordine che dovrà essere assolutamente rispettato.
«Non ne ho idea, l’importante è non avvicinarsi alla tribù degli indiani. Dite a Louis di rimanere nella casa nell’albero, o di venire qui dal momento che gli indiani hanno paura di me» spiega, un velo d’orgoglio sulla voce. Si schiarisce la gola poi, si volta verso i bimbi sperduti che si mettono retti in piedi, consapevoli del fatto che Capitan Hook sta per dar loro un ordine che dovrà essere assolutamente rispettato.
«Dite
a Louis di fare attenzione con questo Harry. Non credendo nelle fate,
non crede nemmeno di essere nella realtà, qui. Potrebbe
essere un pericolo.»
«Quindi, cosa possiamo fare noi?» domanda Zayn cauto.
«Quindi, cosa possiamo fare noi?» domanda Zayn cauto.
Hook
si schiarisce la gola, lo guarda dritto negli occhi e lo fa tremare
dentro.
«Dovete convincere Louis a riportarlo sulla terra» sussurra, l’uncino brilla sotto ai loro occhi. «E dovete farlo ora.»
«Dovete convincere Louis a riportarlo sulla terra» sussurra, l’uncino brilla sotto ai loro occhi. «E dovete farlo ora.»
***
Stanno
camminando in quello che sembrerebbe un campo di fieno, il profumo
delle spighe inebria le sue narici e non si sentiva così in
pace con il mondo da tantissimo tempo. Mondo, quale mondo? Si trova
sull’isola che non c’è, anche se ancora
non riesce bene a realizzarlo. Diciamo che Harry crede ancora di star
sognando, ed è felice perché questo sembra
proprio essere un bel sogno. E non pensa che quello accanto a lui
è davvero Peter Pan in carne e ossa; è
semplicemente Louis, e gli va benissimo così.
Il ragazzo che non vuole diventare grande svolazza sopra di lui, a volte arriva talmente in alto che tocca le nuvole. Ne prende un pugno e lo porta da Harry, il quale sorpreso la prende tra le mani.
Il ragazzo che non vuole diventare grande svolazza sopra di lui, a volte arriva talmente in alto che tocca le nuvole. Ne prende un pugno e lo porta da Harry, il quale sorpreso la prende tra le mani.
«Sto
davvero toccando una nuvola?» domanda sbalordito, e Louis
annuisce, ritornando con i piedi per terra. Quell’insieme di
vapore morbido si squaglia poco dopo, ma Harry non ne fa certo un
dramma. Piuttosto si concentra sui movimenti sicuri e decisi di Louis,
a quanto sembra essere più piccolo con quel cappellino verde
sulla testa e quella tutina a fasciargli il corpo.
Pensa sia davvero adorabile, ed è felice di star passando del tempo con lui. Anche se, detto con tutta sincerità, il fatto che nel bel mezzo del campo ci siano orsi e leoni non lo tranquillizza affatto. Cerca di non darci tanto peso, comunque.
Pensa sia davvero adorabile, ed è felice di star passando del tempo con lui. Anche se, detto con tutta sincerità, il fatto che nel bel mezzo del campo ci siano orsi e leoni non lo tranquillizza affatto. Cerca di non darci tanto peso, comunque.
Non
sa dove stanno andando, non sa dove sono diretti. E Louis se ne sta in
silenzio, come se davvero non avesse nulla da dire. Forse vuole che sia
Harry a parlare, che sia lui a fare domande o a curiosare in merito a
quell’isola misteriosa. Il punto è che Harry sa
già ogni cosa, ha letto il libro così tante volte
e, non vuole ammetterlo, ma era il fan numero uno di Peter Pan. Era,
perché ormai è troppo grande per credere ancora
in Peter Pan. Questo è il motivo per cui crede di star
sognando.
Per la prima volta, non vuole svegliarsi.
Per la prima volta, non vuole svegliarsi.
«Perché
volevi che ti rapissi?» domanda Louis dopo un po’,
portando le mani dietro la schiena e camminando a testa bassa. Ogni
tanto saltella, ma comunque sembra che stia prestando davvero
attenzione a ciò che Harry sta per dirgli.
Questo fa spallucce, non sa neanche se Louis capirà il vero problema, in ogni caso ci vuole provare, glielo vuole dire. «I miei genitori stavano divorziando» spiega, un sapore amaro si appropria delle sue labbra al ricordo di quella parentesi della sua vita; una parentesi che, alla fine, era diventata un capitolo intero.
Questo fa spallucce, non sa neanche se Louis capirà il vero problema, in ogni caso ci vuole provare, glielo vuole dire. «I miei genitori stavano divorziando» spiega, un sapore amaro si appropria delle sue labbra al ricordo di quella parentesi della sua vita; una parentesi che, alla fine, era diventata un capitolo intero.
Louis
si mordicchia il labbro e «I genitori sono la mamma e il
papà, giusto? Le persone che ti amano più di
tutti» chiede, e Harry annuisce, sussurrando un flebile già
anche se di questo fatto non ne è mai stato tanto sicuro.
«Cosa vuol dire divorziare?»
chiede ancora Louis, la voce di chi ha paura di dire o fare una cosa
sbagliata. Harry mentirebbe se dicesse che non si è stupito
di ciò.
«Significa annullare il matrimonio e permettere ad entrambi di rifarsi una vita con un’altra persona» spiega, raccogliendo ogni tanto qualche spiga. Comincia a sfilacciarne una, tanto per tenere le dita occupate. Non gli piace parlare di queste cose, non gli piace ricordare. Louis se ne sta in silenzio, sembra quasi voglia parlare ma non sia sicuro di ciò che chiederà. Harry gli sorride come a volerlo rassicurare, cerca di fargli capire che ormai quella ferita si è rimarginata, che adesso sta bene e che non gli importa più se sua madre e suo padre non si amano. Davvero.
«Significa annullare il matrimonio e permettere ad entrambi di rifarsi una vita con un’altra persona» spiega, raccogliendo ogni tanto qualche spiga. Comincia a sfilacciarne una, tanto per tenere le dita occupate. Non gli piace parlare di queste cose, non gli piace ricordare. Louis se ne sta in silenzio, sembra quasi voglia parlare ma non sia sicuro di ciò che chiederà. Harry gli sorride come a volerlo rassicurare, cerca di fargli capire che ormai quella ferita si è rimarginata, che adesso sta bene e che non gli importa più se sua madre e suo padre non si amano. Davvero.
«E
tu?» domanda allora Louis, per poi alzarsi in volo per
raggiungere un paio di rocce proprio lì accanto. Cammina su
di esse, mentre Harry gli parla da sotto.
Questo arcua le sopracciglia e «Io cosa?» domanda, confuso.
Questo arcua le sopracciglia e «Io cosa?» domanda, confuso.
«Pensavo
che sulla terra i bambini vivessero con i propri genitori»
sussurra, sembra acquistare più sicurezza quando Harry
annuisce con il capo. «Quindi, se la tua mamma e il tuo
papà hanno divorziato», dice,
accentuando quella nuova parola, «tu che fine hai
fatto?»
Harry si passa una mano tra i capelli, le infinite giornate passate in un tribunale gli ritornano alla mente con tante diapositive diverse, ognuna delle quali gli fa salire un magone nel petto.
Harry si passa una mano tra i capelli, le infinite giornate passate in un tribunale gli ritornano alla mente con tante diapositive diverse, ognuna delle quali gli fa salire un magone nel petto.
Deglutisce,
cerca di mandarlo via, ma non ci riesce.
Sospira e «Vivo con mia madre, però posso vedere mio padre per un weekend ogni due settimane» spiega, facendo spallucce. Cerca di cacciare via quel peso enorme che ha al petto, ci prova e si convince che ci è riuscito, che ha vinto lui. Quanto vorrebbe averne la certezza.
Sospira e «Vivo con mia madre, però posso vedere mio padre per un weekend ogni due settimane» spiega, facendo spallucce. Cerca di cacciare via quel peso enorme che ha al petto, ci prova e si convince che ci è riuscito, che ha vinto lui. Quanto vorrebbe averne la certezza.
«Io
non ce l’ho una mamma o un papà. Non credo di
averli mai avuti» dice Louis, saltando da una roccia
all’altra. «Vivo qui da sempre, i miei fratelli
sono i bimbi sperduti, le sirene le mie sorelle e Capitan Hook il mio
papà» spiega, perdendosi per un po’ ad
osservare il vuoto. Poi riporta lo sguardo su di Harry, gli sorride
amorevolmente e «Tu puoi essere la mia mamma!»
esclama, sentendosi realizzato di aver completato l’albero
genealogico della sua famiglia.
Harry si lascia prendere da una risata, ridacchia appena per poi scuotere la testa e «Non credo di poterlo fare, Lou» spiega.
Harry si lascia prendere da una risata, ridacchia appena per poi scuotere la testa e «Non credo di poterlo fare, Lou» spiega.
Louis
arriccia le labbra e «Perché?» domanda
leggermente deluso.
Harry fa spallucce e «Beh, perché io ho ancora bisogno della mia, di mamma. Non posso essere la mamma di qualcuno se io per primo ho bisogno della mia» risponde, afferrando poi l’ennesima spiga. Il campo sembra star per finire, non riesce comunque a capire cosa c’è oltre esso.
Harry fa spallucce e «Beh, perché io ho ancora bisogno della mia, di mamma. Non posso essere la mamma di qualcuno se io per primo ho bisogno della mia» risponde, afferrando poi l’ennesima spiga. Il campo sembra star per finire, non riesce comunque a capire cosa c’è oltre esso.
Louis
annuisce, sembra aver capito. «Va bene» sussurra,
sembra leggermente triste, come ricoperto da un velo di platina che lo
eclissa dall’esterno. Quel velo scompare
nell’esatto momento in cui il campo di grano finisce e ormai
gli orsi e i leoni sono metri addietro.
Sorride, fa una piccola corsetta verso quello che sembrerebbe una laguna. Si sporge in avanti, Harry si prende un colpo perché ha paura che cada di sotto. Si dà mentalmente dello stupido quando si ricorda che Louis può volare.
Sorride, fa una piccola corsetta verso quello che sembrerebbe una laguna. Si sporge in avanti, Harry si prende un colpo perché ha paura che cada di sotto. Si dà mentalmente dello stupido quando si ricorda che Louis può volare.
Quest’ultimo
si volta verso di lui, gli fa cenno di sbrigarsi a raggiungerlo.
«Forza! Ti devo presentare le mie sorelle»
dice, per poi spiccare il volo e cadere giù in picchiata.
Harry si affretta a seguirlo, si blocca nel momento del salto e crede sia una pazzia buttarsi nel vuoto. Si guarda attorno, poi osserva il basso e vede Louis già sullo scoglio che lo osserva, lo incita a buttarsi. Harry si morde il labbro perché ha paura: e se la polvere di fata ha perso il suo effetto? Se si butta e si flagella su uno scoglio?
Harry si affretta a seguirlo, si blocca nel momento del salto e crede sia una pazzia buttarsi nel vuoto. Si guarda attorno, poi osserva il basso e vede Louis già sullo scoglio che lo osserva, lo incita a buttarsi. Harry si morde il labbro perché ha paura: e se la polvere di fata ha perso il suo effetto? Se si butta e si flagella su uno scoglio?
Tanto
è solo un sogno continua a ripetersi, ma anche nei
sogni si ha paura. Sospira, si passa una mano tra i capelli e maledice
Louis perché non doveva lasciarlo da solo.
Prende un respiro profondo prima allungare un piede verso il precipizio e saltare.
Prende un respiro profondo prima allungare un piede verso il precipizio e saltare.
Il
cuore gli sale in gola, ha gli occhi chiusi e dalle sue labbra non esce
un singolo suono. È come se fosse bloccato, come quando, a
14 anni, è salito per la prima volta su una montagna russa.
Aveva avuto talmente tanta paura che giurò non ci sarebbe
mai più salito. Solo che lì non si trova su una
montagna russa, non si trova seduto su un macchinario sicuro e saldo,
dove il rischio di farsi male è dell’1%.
E realizza solo in quel momento che non sta volando, ma precipitando.
E realizza solo in quel momento che non sta volando, ma precipitando.
Muove
con frenesia le braccia, le rocce sotto di lui si fanno sempre
più vicine.
Perché non si sveglia? Perché continua a cadere e perché lo ha fatto? Doveva rimanersene lassù, adesso morirà, morirà!
Perché non si sveglia? Perché continua a cadere e perché lo ha fatto? Doveva rimanersene lassù, adesso morirà, morirà!
Chiude
gli occhi, pensa a sua madre, a sua nonna, persino a Nick. Aspetta il
colpo con un’attesa agognante, è pronto, adesso si
schianterà, è questione di secondi.
All’improvviso, qualcuno lo afferra, riportandolo in alto. Ha il cuore che gli va a mille, gli occhi pieni di lacrime perché stava per morire, stava per morire per colpa di Louis che, adesso, lo ha appena salvato.
All’improvviso, qualcuno lo afferra, riportandolo in alto. Ha il cuore che gli va a mille, gli occhi pieni di lacrime perché stava per morire, stava per morire per colpa di Louis che, adesso, lo ha appena salvato.
Quando
apre gli occhi, si ritrova davanti al suo viso, quegli occhi azzurri
che sembrano quasi divertiti quando «Ricorda, per volare devi
pensare a cose belle» gli dice, per poi scuotere la testa e
adagiarlo su uno scoglio.
Harry si aggrappa ad esso, è ancora scosso da ciò che è appena successo e non è sicuro di voler vedere il volo che ha fatto. Quanti metri saranno? 30? 50? Forse anche 80…
Harry si aggrappa ad esso, è ancora scosso da ciò che è appena successo e non è sicuro di voler vedere il volo che ha fatto. Quanti metri saranno? 30? 50? Forse anche 80…
«Ti
sei fatto male, dolcezza?»
«Hai fatto un volo…»
«Hai fatto un volo…»
«Quanto
sei tenero, non piangere, non è successo nulla.»
Si volta, curioso di vedere da dove provengono quelle voci. Strabuzza gli occhi nel vedere quelle che a tutti gli effetti sembrano proprio sirene. Indietreggia appena di riflesso, per poco non cade dentro l’acqua, la quale scorre docile sotto di lui. Non si era nemmeno accorto di essere nel bel mezzo del mare.
Si volta, curioso di vedere da dove provengono quelle voci. Strabuzza gli occhi nel vedere quelle che a tutti gli effetti sembrano proprio sirene. Indietreggia appena di riflesso, per poco non cade dentro l’acqua, la quale scorre docile sotto di lui. Non si era nemmeno accorto di essere nel bel mezzo del mare.
Una
graziosa ragazza dai capelli rossi e lunghissimi si avvicina a lui, si
sporge in avanti e poggia i gomiti sullo scoglio, così da
poterlo osservare meglio.
«Ciao bellezza» dice, inclinando appena la testa e sorridendogli, facendo ondulare quei capelli incredibilmente asciutti, nonostante poco fa fossero stati a contatto con l’acqua.
«Ciao bellezza» dice, inclinando appena la testa e sorridendogli, facendo ondulare quei capelli incredibilmente asciutti, nonostante poco fa fossero stati a contatto con l’acqua.
Harry
boccheggia, osserva Louis che intanto, divertito, fluttua
nell’aria con le gambe incrociate, godendosi la scena.
«Come ti chiami? Io sono Halsey» sussurra, accarezzandogli poi la mano che è ancora ancorata allo scoglio.
«Come ti chiami? Io sono Halsey» sussurra, accarezzandogli poi la mano che è ancora ancorata allo scoglio.
«Io
sono Taylor» dice un’altra, mettendosi di fianco ad
Halsey con quei capelli biondissimi e una conchiglia fungente da
molletta. Ha le labbra rossissime e gli occhi azzurri, i quali sono
molto diversi da quelli di Louis che ora si trova di fianco a lui.
«Signorine, lui si chiama Harry» lo presenta, incrociandosi le braccia al petto e poggiandogli una mano sui capelli, scuotendoli appena.
«Signorine, lui si chiama Harry» lo presenta, incrociandosi le braccia al petto e poggiandogli una mano sui capelli, scuotendoli appena.
Harry
mugola contrario, ma non riesce a cacciarlo via.
«Era ora che ti decidessi a portare qualche ragazzo, Louis» dice una terza sirena, che adesso si trova dietro di loro. Ha i capelli neri, gli occhi scuri e la pelle bianca quanto una perla. Muove la coda su e giù e Harry può benissimo notare che è di un colore rosa quasi fucsia. Percepisce Louis alzare gli occhi al cielo prima di «Piacere Harry, sono Kylie» dire quasi in un sussurro.
«Era ora che ti decidessi a portare qualche ragazzo, Louis» dice una terza sirena, che adesso si trova dietro di loro. Ha i capelli neri, gli occhi scuri e la pelle bianca quanto una perla. Muove la coda su e giù e Harry può benissimo notare che è di un colore rosa quasi fucsia. Percepisce Louis alzare gli occhi al cielo prima di «Piacere Harry, sono Kylie» dire quasi in un sussurro.
Harry
sorride a tutte e tre le sirene, in ogni caso non pronuncia alcuna
parola. Anche perché queste non sembrano intenzionate a
volerlo ascoltare. Sono troppo occupate a toccargli i capelli e le
braccia, le quali, una volta tirate su le maniche, scoprono diversi
tatuaggi che tutti e quattro –perfino Louis- sembrano amare.
«Questa è una sirena!» esclama Taylor, sfiorandogli quel tatuaggio che si trova proprio all’altezza del braccio.
«Questa è una sirena!» esclama Taylor, sfiorandogli quel tatuaggio che si trova proprio all’altezza del braccio.
Harry
annuisce, lo fissa per un po’ anche se gli sguardi delle tre
presenti lo fanno sentire leggermente a disagio.
«Sono io, vero? Ha i capelli neri come i miei» dice Kylie, sembra orgogliosa di questa cosa e snobba le sue amiche con un movimento di testa che fa sorridere Harry.
«Sono io, vero? Ha i capelli neri come i miei» dice Kylie, sembra orgogliosa di questa cosa e snobba le sue amiche con un movimento di testa che fa sorridere Harry.
Halsey
e Taylor non sembrano contente di questo perchè
«No, non è vero!» esclamano
all’unisono.
«Visto? Ha i miei stessi occhi» dice Taylor, sbattendo le ciglia difronte a Harry, il quale indietreggia di scatto così da trovarsi tra le braccia di Halsey che «No, ha la mia coda, vedete? Sono chiaramente io» pronuncia autoritaria, stringendoselo contro.
«Visto? Ha i miei stessi occhi» dice Taylor, sbattendo le ciglia difronte a Harry, il quale indietreggia di scatto così da trovarsi tra le braccia di Halsey che «No, ha la mia coda, vedete? Sono chiaramente io» pronuncia autoritaria, stringendoselo contro.
«Ragazze,
lasciatelo stare» dice Louis, e Harry lo sente parecchio
scocciato, quasi geloso delle attenzioni che quelle
tre gli stanno prestando.
Kylie prende Harry per mano poi, indietreggia sempre di più così da finire nuovamente in acqua. «Vieni giù con me, dai» gli sussurra, e quegli occhi castani lo stregano, impedendogli così di ragionare.
Kylie prende Harry per mano poi, indietreggia sempre di più così da finire nuovamente in acqua. «Vieni giù con me, dai» gli sussurra, e quegli occhi castani lo stregano, impedendogli così di ragionare.
Sussurra
un leggero «Non credo sia una buona idea» che
però non sente nemmeno lui. Segue quel viso fin sotto la
superficie dell’acqua, fa per immergersi ma non fa in tempo a
toccare quel mare che Louis lo afferra dalle spalle, portandolo
nuovamente seduto su quello scoglio.
«Ora basta, andate via!» esclama, cacciandole tutte e tre, le quali si rituffano in mare con un broncio sul viso.
«Ora basta, andate via!» esclama, cacciandole tutte e tre, le quali si rituffano in mare con un broncio sul viso.
Harry
sbatte velocemente le palpebre prima di realizzare ciò che
è successo: quella sirena lo aveva stregato, e se fosse
andato sott’acqua probabilmente sarebbe affogato. Quindi,
Louis gli ha salvato la vita, per la seconda volta in un giorno.
Lo osserva mentre questo cerca di sollevarlo in piedi e «Quelle tre sanno essere parecchio ostinate» pronuncia, ancora una smorfia sul viso e le sopracciglia corrugate, quasi come se fosse scocciato dal pensiero che Kylie abbia anche solo provato a portargli via Harry.
Lo osserva mentre questo cerca di sollevarlo in piedi e «Quelle tre sanno essere parecchio ostinate» pronuncia, ancora una smorfia sul viso e le sopracciglia corrugate, quasi come se fosse scocciato dal pensiero che Kylie abbia anche solo provato a portargli via Harry.
Questa
teoria lo fa sorridere.
«Grazie» sussurra prima che Louis lo prenda per mano.
«Grazie» sussurra prima che Louis lo prenda per mano.
Questo
gli sorride, inclina piano la testa di lato e «Per
cosa?»
«Per avermi salvato la vita» spiega, lanciando poi uno sguardo al precipizio. «Due volte» aggiunge, lasciandosi scappare una risata.
«Per avermi salvato la vita» spiega, lanciando poi uno sguardo al precipizio. «Due volte» aggiunge, lasciandosi scappare una risata.
Louis
alza gli occhi al cielo per poi alzarsi in volo, e Harry riesce a
seguirlo perché nella sua mente ci sono solo pensieri
positivi.
«Una cosa da niente» spiega, per poi dirigersi verso l’uscita di quella laguna.
«Una cosa da niente» spiega, per poi dirigersi verso l’uscita di quella laguna.
Harry
scuote la testa perché no, non è affatto una cosa
da niente, ma questo Louis non può davvero capirlo. Rimane a
bocca aperta quando, davanti a loro, si presenta una nave pirata,
quella di Capitan Hook.
Blocca Louis allora, si nasconde dietro lo scoglio perché, anche se prima lo ha incluso nella sua famiglia, ha sempre avuto una paura matta di quell’uomo con un uncino al posto della mano.
Blocca Louis allora, si nasconde dietro lo scoglio perché, anche se prima lo ha incluso nella sua famiglia, ha sempre avuto una paura matta di quell’uomo con un uncino al posto della mano.
«Perché
ti sei fermato?» gli domanda Louis, curioso.
Harry si schiarisce la gola, osserva ancora una volta la nave. «Capitan Hook non è il cattivo della storia, vero? Insomma, prima lo hai definito tuo padre…»
Harry si schiarisce la gola, osserva ancora una volta la nave. «Capitan Hook non è il cattivo della storia, vero? Insomma, prima lo hai definito tuo padre…»
«Già,
non è lui il cattivo» spiega Louis, sorridendogli.
«E chi è allora?» domanda Harry, correndo –volando- dietro a Louis quando questo ha rispiccato il volo.
«E chi è allora?» domanda Harry, correndo –volando- dietro a Louis quando questo ha rispiccato il volo.
Quest’ultimo
fa spallucce, prende Harry per mano quando questo gliela porge e
«Perché deve per forza esserci un
cattivo?» domanda confuso, avvicinandosi sempre di
più alla nave.
«Perché altrimenti non è una vera favola» sussurra il riccio, al che Louis si ferma.
«Perché altrimenti non è una vera favola» sussurra il riccio, al che Louis si ferma.
Arriccia
le labbra nel guardarlo, è come se stesse pensando a quello
che può dire, come se Harry lo avesse lasciato davvero senza
parole. Fa per parlare, lo sta facendo quando qualcosa glielo impedisce.
Harry si volta, non capendo perché Louis si è bloccato. Rabbrividisce quando vede i bimbi sperduti, armati di armi, che sembrano intenzionati ad attaccare.
Harry si volta, non capendo perché Louis si è bloccato. Rabbrividisce quando vede i bimbi sperduti, armati di armi, che sembrano intenzionati ad attaccare.
Ad
attaccare Harry.
Questo vola dietro a Louis, il quale indietreggia di riflesso quando questi avanzano verso di loro.
Questo vola dietro a Louis, il quale indietreggia di riflesso quando questi avanzano verso di loro.
«Che
diavolo state facendo?!» domanda loro, il tono di voce
arrabbiato e furioso come mai era stato prima.
I bambini non sembrano essere scalfiti da questo atteggiamento, anzi impugnano ancor meglio le armi e «Stiamo cercando di proteggerti, Louis» spiegano, gli occhi che saettano fuoco verso di Harry, come se avesse ucciso qualcuno.
I bambini non sembrano essere scalfiti da questo atteggiamento, anzi impugnano ancor meglio le armi e «Stiamo cercando di proteggerti, Louis» spiegano, gli occhi che saettano fuoco verso di Harry, come se avesse ucciso qualcuno.
«Da
chi? Da Harry? Chi vi ha detto questo?» domanda, la voce
infastidita e contrariata.
Zayn abbassa le armi, si gratta malamente la cute e «Capitan Hook dice che Harry potrebbe essere un pericolo per te» spiega, abbassando lo sguardo.
Zayn abbassa le armi, si gratta malamente la cute e «Capitan Hook dice che Harry potrebbe essere un pericolo per te» spiega, abbassando lo sguardo.
«Perché
non crede nelle fate» aggiunge Niall immediatamente,
raggiungendo Zayn con un balzo.
Louis inarca un sopracciglio, Harry lo sente ridere appena, come se quelle fossero solo fesserie. Scuote la testa, fa cenno con una mano di abbassare le armi e i bimbi sperduti acconsentono.
Louis inarca un sopracciglio, Harry lo sente ridere appena, come se quelle fossero solo fesserie. Scuote la testa, fa cenno con una mano di abbassare le armi e i bimbi sperduti acconsentono.
«Harry
non è un pericolo perché non crede nelle fate, e
poi sono sicuro che adesso la sua fiducia sia aumentata, non
è vero Harry?» gli chiede, sorridendogli e
guardandolo negli occhi, al che il ragazzo annuisce deciso, anche se
non ne è propriamente certo.
Diciamo che ci crede perché si trova in un sogno, perché sono frutto della sua immaginazione. Ma nella realtà, nella vita vera, lui crede nelle fate? La risposta a questa domanda non la sa nemmeno lui.
Diciamo che ci crede perché si trova in un sogno, perché sono frutto della sua immaginazione. Ma nella realtà, nella vita vera, lui crede nelle fate? La risposta a questa domanda non la sa nemmeno lui.
«Visto?»
dice Louis ai bimbi sperduti, per poi alzarsi in volo così
da lasciar scoperto Harry. «Adesso dovete chiedergli
scusa» li incita con le braccia incrociate al petto, e i
bimbi buttano le armi a terra, abbassano lo sguardo e
«Scusaci, Harry» dicono in coro, tremendamente
dispiaciuti.
«Non importa» dice allora, sorridendo loro con fare amichevole.
«Non importa» dice allora, sorridendo loro con fare amichevole.
Louis
sorride poi e «Quel vecchio pazzo di Hook dovrebbe smetterla
di mettervi in testa simili sciocchezze!» esclama, prendendo
poi Harry per mano così da incitarlo nuovamente a volare.
«Dice che Falco Nero ti sta cercando, Louis» lo informa allora Liam, lo sguardo sottile e penetrante, repentino, come se il suddetto potesse sbucare fuori da un momento all’altro, traendoli in una trappola organizzata sopra la loro contro Harry.
«Dice che Falco Nero ti sta cercando, Louis» lo informa allora Liam, lo sguardo sottile e penetrante, repentino, come se il suddetto potesse sbucare fuori da un momento all’altro, traendoli in una trappola organizzata sopra la loro contro Harry.
Louis
non sembra minimamente preoccupato riguardo a questo, è come
se non gli importasse. Quindi fa spallucce, si volta verso di Harry e
gli sorride, come a intimargli di non dar peso a quelle parole
perché sono tutte fesserie.
Harry non è sicuro tanto quanto lui, ciò nonostante decide di assecondarlo, e quando Louis spicca il volo dirigendosi verso la nave pirata, non si oppone e lo segue in silenzio, lasciandosi i bambini sperduti, che intanto si guardano confusi, alle spalle.
Harry non è sicuro tanto quanto lui, ciò nonostante decide di assecondarlo, e quando Louis spicca il volo dirigendosi verso la nave pirata, non si oppone e lo segue in silenzio, lasciandosi i bambini sperduti, che intanto si guardano confusi, alle spalle.
***
Le
rocce gli permettono a malapena di capire cosa sta succedendo. Vorrebbe
sporgersi più in avanti, ma non può farlo
perché anche se sembra mezzo matto, Capitan Hook, ha una
gran bella vista, e sicuramente Peter Pan riuscirebbe a raggiungerli
prima che possano dire Augh. Quindi sì,
rimanere nascosti dietro alle rocce è la soluzione migliore.
Aquila Selvaggia gli si avvicina gattonando, si asciuga la fronte impelagata di sudore perché sono giorni che sono alla caccia di Peter Pan, e adesso hanno anche capito perché non lo trovavano.
Aquila Selvaggia gli si avvicina gattonando, si asciuga la fronte impelagata di sudore perché sono giorni che sono alla caccia di Peter Pan, e adesso hanno anche capito perché non lo trovavano.
«Chi
è il riccio?» domanda Aquila Selvaggia portando
così Falco Nero ad osservare con più attenzione
la nave.
Tutta la tribù, dietro di lui, comincia a bisbigliare possibili risposte soddisfacenti a quella domanda, ma forse lui è l’unico a saperlo con certezza.
Tutta la tribù, dietro di lui, comincia a bisbigliare possibili risposte soddisfacenti a quella domanda, ma forse lui è l’unico a saperlo con certezza.
«Sarà
l’ennesimo umano che si è portato dietro dalla
Terra» spiega, arricciando le labbra.
Osserva come il ragazzo si guardi attorno spaesato e confuso, a come sia riluttante quando Louis lo presenta a Hook e questo gli porge la mano, aspettando che la stringa. Lo fa, con fatica, ma lo fa. Louis sorride, sorride più del solito e questo può significare solo una cosa.
Osserva come il ragazzo si guardi attorno spaesato e confuso, a come sia riluttante quando Louis lo presenta a Hook e questo gli porge la mano, aspettando che la stringa. Lo fa, con fatica, ma lo fa. Louis sorride, sorride più del solito e questo può significare solo una cosa.
«Quanto
è grave?» chiede un indiano tra la
tribù, non riesce bene ad identificare chi è
perché è troppo concentrato nella scena.
I suoi occhi vispi vengono attratti dal gruppetto dei bimbi sperduti che si fa strada nella foresta per tornare a casa. Perché non sono con Louis? Perché sembrano abbattuti e demoralizzati?
I suoi occhi vispi vengono attratti dal gruppetto dei bimbi sperduti che si fa strada nella foresta per tornare a casa. Perché non sono con Louis? Perché sembrano abbattuti e demoralizzati?
«Molto
grave» risponde Falco Nero, grattandosi malamente il capo.
Questi enormi cappelli, anche se non sembra, pizzicano da morire.
«Forse però può giocare a nostro
favore» sussurra, notando come la conversazione tra i tre
sulla nave stia piano piano degenerando.
L’umano se ne sta in silenzio, si guarda i piedi con fare evasivo, come se desiderasse trovarsi in qualunque posto tranne che su quella nave. Capitan Hook sta parlando con Louis, agita la mano e sembra alterato quando Louis batte i piedi per terra e scuote la testa indignato. Qualcosa detto dal suo padrino gli ha fatto perdere il sorriso e Falco Nero sorride compiaciuto.
L’umano se ne sta in silenzio, si guarda i piedi con fare evasivo, come se desiderasse trovarsi in qualunque posto tranne che su quella nave. Capitan Hook sta parlando con Louis, agita la mano e sembra alterato quando Louis batte i piedi per terra e scuote la testa indignato. Qualcosa detto dal suo padrino gli ha fatto perdere il sorriso e Falco Nero sorride compiaciuto.
«Seguitemi»
dice poco dopo, cambiando posizione così da essere in grado
di capire meglio cosa stanno dicendo. Arrivati in un punto piuttosto
vicino, sfila il cannocchiale dalla cintura e se lo porta agli occhi.
Hook adesso è seduto, ha una mano che si massaggia il ponte
del naso, come se le spiegazioni di Louis lo stessero disturbando.
L’umano sembra essere sparito, come se si fosse
materializzato nel nulla. Louis invece continua a blaterale, a scuotere
spasmodicamente le braccia. Sembra parecchio arrabbiato.
«Chi di voi è in grado di leggere il labiale?» domanda al suo gruppo.
«Chi di voi è in grado di leggere il labiale?» domanda al suo gruppo.
Nessuno
sembra reagire, ad un certo punto però Sequoia,
l’unica donna che fa parte dell’esercito della loro
tribù, si fa avanti tra la folla e
«Posso?» chiede a Falco Nero, per poi aspettare che
questo gli consegni il cannocchiale.
Il capo è leggermente stupito che proprio Sequoia si sia fatto avanti, ciò nonostante il desiderio ardente di fare fuori Peter Pan e i suoi inutili amici lo spinge ad andare oltre ogni pregiudizio. Porge lo strumento alla ragazza e si fa da parte, incrociandosi le braccia al petto e aspettando qualche secondo.
Il capo è leggermente stupito che proprio Sequoia si sia fatto avanti, ciò nonostante il desiderio ardente di fare fuori Peter Pan e i suoi inutili amici lo spinge ad andare oltre ogni pregiudizio. Porge lo strumento alla ragazza e si fa da parte, incrociandosi le braccia al petto e aspettando qualche secondo.
Sembra
che Louis stia parlando, solo che è di spalle e quindi
è impossibile capire cosa sta dicendo.
Hook gli risponde, da come Sequoia si è fatta avanti, sembra quasi che stia capendo ciò che sta dicendo.
Hook gli risponde, da come Sequoia si è fatta avanti, sembra quasi che stia capendo ciò che sta dicendo.
«Cosa
dice?» domanda Falco Nero, mettendosi vicino alla ragazza.
Questa aspetta qualche secondo prima di allontanarsi il cannocchiale dagli occhi e «Peter Pan dice a Capitan Hook che sa benissimo quello che sta facendo» sussurra, per poi tornare ad osservare la scena la scena. Falco Nero arcua le sopracciglia, sta per dire che cosa intendesse dire Louis, ma Sequoia lo batte sul tempo. «Capitan Hook gli ha appena detto che Harreh non crede nelle fate, quindi sono in pericolo.»
Questa aspetta qualche secondo prima di allontanarsi il cannocchiale dagli occhi e «Peter Pan dice a Capitan Hook che sa benissimo quello che sta facendo» sussurra, per poi tornare ad osservare la scena la scena. Falco Nero arcua le sopracciglia, sta per dire che cosa intendesse dire Louis, ma Sequoia lo batte sul tempo. «Capitan Hook gli ha appena detto che Harreh non crede nelle fate, quindi sono in pericolo.»
«Harreh?»
domanda Falco Nero.
La donna annuisce. «L’umano… Credo sia Harry, ma non ne sono certa. Non ho mai sentito questo nome.»
La donna annuisce. «L’umano… Credo sia Harry, ma non ne sono certa. Non ho mai sentito questo nome.»
«Per
forza, è terrestre!» esclama Aquila Selvaggia,
portandosi una mano tra i capelli.
Falco Nero arriccia le labbra,ed è proprio quando sta per dire che non pensa gli possa tornare molto utile che Sequoia capta l’ennesima frase.
Falco Nero arriccia le labbra,ed è proprio quando sta per dire che non pensa gli possa tornare molto utile che Sequoia capta l’ennesima frase.
«Capitan
Hook dice che questo Harry crede che sia tutto un sogno»
sussurra quasi, come se nemmeno lei fosse così sicura che
tutte quelle parole siano vere. «E Peter è appena
volato via, arrabbiato» conclude, ridando poi il cannocchiale
a Falco Nero.
«Grazie Sequoia» le sorride, al che la donna saltella di nuovo tutta contenta alla sua postazione.
«Grazie Sequoia» le sorride, al che la donna saltella di nuovo tutta contenta alla sua postazione.
È
quando rimette il cannocchiale al suo posto che i suoi occhi saettano
sulla figura di quell’Harry che ora passeggia spaesato in
quella foresta, con la speranza di tornare alla casa
nell’albero.
Quindi non crede nelle fate? Pensa di essere in un sogno? Forse si sbagliava, forse può tornare loro molto utile. E da come Louis è volato via indignato, via da Capitan Hook, al quale è più legato, può significare solo una cosa: per questo Harry potrebbe fare molto.
Quindi non crede nelle fate? Pensa di essere in un sogno? Forse si sbagliava, forse può tornare loro molto utile. E da come Louis è volato via indignato, via da Capitan Hook, al quale è più legato, può significare solo una cosa: per questo Harry potrebbe fare molto.
Quindi,
senza aspettare oltre, richiama la truppa in cerchio così da
poter raccontare a tutti il suo piano. Pochi istanti dopo, Harry si
trova all’interno di un grande sacco color terra, diretto
verso la tribù degli indiani.
Falco Nero pagherebbe oro per poter vedere l’espressione di Louis quando, una volta a casa, scoprirà che il suo nuovo amichetto è stato appena rapito.
Falco Nero pagherebbe oro per poter vedere l’espressione di Louis quando, una volta a casa, scoprirà che il suo nuovo amichetto è stato appena rapito.
***
Appena
apre gli occhi sente un dolore lancinante alla testa che lo spinge a
richiuderli di scatto. Vorrebbe sbagliarsi, ma quella non gli sembra la
casa nell’albero, né tanto meno camera sua. Quindi
si trova ancora nel sogno. Forse è nel sogno del sogno.
Dovrebbe smetterla di guardare certi film, davvero.
È per terra perché gli fa male il fondoschiena, e sente un tantino freddo nonostante la temperatura fuori sia piuttosto alta. Il vento fa spostare ogni tanto le tende che gli coprono la visuale del paesaggio fuori stante, e così può vedere chiaramente un grande falò acceso, fonte del calore che sente.
È per terra perché gli fa male il fondoschiena, e sente un tantino freddo nonostante la temperatura fuori sia piuttosto alta. Il vento fa spostare ogni tanto le tende che gli coprono la visuale del paesaggio fuori stante, e così può vedere chiaramente un grande falò acceso, fonte del calore che sente.
Dove
si trova? Perché è dentro quella tenda?
Fa per alzarsi, ma solo in quel momento si accorge di essere arpionato ad un palo. I polsi sono stretti in una cordicella e questo gli impedisce di muoversi.
Fa per alzarsi, ma solo in quel momento si accorge di essere arpionato ad un palo. I polsi sono stretti in una cordicella e questo gli impedisce di muoversi.
Facendo
due più due, capisce di essere nell’accampamento
degli indiani. Perché l’hanno rapito? Che cosa ha
fatto?
Si dimena, cerca di allentare il nodo ma niente, non ce la fa. E poi, dove diavolo è Louis?
Si dimena, cerca di allentare il nodo ma niente, non ce la fa. E poi, dove diavolo è Louis?
Sta
per gridare aiuto quando una figura possente fa irruzione nella tenda.
Ha le grandi braccia incrociate, un cappello rivestito da piume sulla
testa, una lunga tunica bianca sul corpo possente e massiccio. Fa quasi
paura.
«Perché mi avete preso?» domanda di getto, senza neanche aspettare che il grande capo degli indiani faccia la sua mossa.
«Perché mi avete preso?» domanda di getto, senza neanche aspettare che il grande capo degli indiani faccia la sua mossa.
Questo
si lascia prendere da una piccola risata, lo osserva senza paura e
timore, come un cacciatore stolto osserverebbe un leone in gabbia:
è a conoscenza della sua potenza e forza, ciò
nonostante sa che al momento gli è impossibile reagire,
perciò si prende gioco di lui.
«Per fare la tua conoscenza, Louis ti ha portato ovunque su quest’isola tranne che da noi» spiega l’indiano, e Harry pensa finalmente di realizzare che ha ragione. Perché Louis non l’ha portato in questo posto? Perché non gli ha mostrato l’accampamento, non gli ha permesso di danzare attorno al fuoco o di fumare una di quelle grandi pipe che tanto sognava di fumare da bambino?
«Per fare la tua conoscenza, Louis ti ha portato ovunque su quest’isola tranne che da noi» spiega l’indiano, e Harry pensa finalmente di realizzare che ha ragione. Perché Louis non l’ha portato in questo posto? Perché non gli ha mostrato l’accampamento, non gli ha permesso di danzare attorno al fuoco o di fumare una di quelle grandi pipe che tanto sognava di fumare da bambino?
Si
morde il labbro, non sapendo cosa dire. L’uomo deve aver
notato la sua riluttanza poiché comincia a girargli intorno,
lo sguardo divertito rivolto verso i suoi piedi nudi che camminano su
quel terreno fertile.
«Come ti chiami, ragazzo?» gli domanda allora, il tono amichevole, un demone tentatore.
«Come ti chiami, ragazzo?» gli domanda allora, il tono amichevole, un demone tentatore.
«Harry»
risponde allora, non potendo evitarlo. L’uomo è
fin troppo amichevole per poter essere scontrosi.
«Hai davvero un bel nome» ribatte il capo della tribù, piazzandosi così davanti a lui.
«Hai davvero un bel nome» ribatte il capo della tribù, piazzandosi così davanti a lui.
Harry
si morde l’interno guancia, fa il possibile per allontanarsi
da quel viso, spalmandosi così su quel palo di legno.
«A me non piace, è troppo banale.»
L’uomo sembra rattristirsi a quella risposta, al che si allontana appena come se Harry fosse affetto da una malattia senza cura e nessuno potesse fare niente per aiutarlo.
L’uomo sembra rattristirsi a quella risposta, al che si allontana appena come se Harry fosse affetto da una malattia senza cura e nessuno potesse fare niente per aiutarlo.
«Dov’è
Louis?» decide di chiedere, sperando che l’indiano
gli risponda. Non riceve risposte da fin troppo tempo.
L’uomo si volta, come rinvigorito, e comincia a massaggiarsi il mento, comincia a pensare. «Tu non lo sai? Speravo di sì visto che volevo invitarlo alla nostra festa, questa sera» spiega, voltandosi nuovamente verso di lui.
L’uomo si volta, come rinvigorito, e comincia a massaggiarsi il mento, comincia a pensare. «Tu non lo sai? Speravo di sì visto che volevo invitarlo alla nostra festa, questa sera» spiega, voltandosi nuovamente verso di lui.
Harry
sente puzza di bruciato, non gli piace per niente questa situazione.
«Per questo mi hai rapito? Per una festa?»
«Non ti ho rapito, Harry» puntualizza il capo tribù. «Ti ho semplicemente portato in casa mia.»
«Non ti ho rapito, Harry» puntualizza il capo tribù. «Ti ho semplicemente portato in casa mia.»
«E
allora perché sono legato a questo palo?»
«Qui si usa così» ribatte velocemente, stavolta un po’ più infastidito e nervoso di prima.
«Qui si usa così» ribatte velocemente, stavolta un po’ più infastidito e nervoso di prima.
Il
ragazzo si zittisce, abbassando lo sguardo. Certo, se gli indiani
rapissero gli ospiti per farli partecipare ad una festa, sicuramente
lui lo saprebbe.
«Quindi, dov’è Louis? Scommetto che se lui fosse qui ti sentiresti più a tuo agio» sussurra subdolo, e Harry rabbrividisce.
«Quindi, dov’è Louis? Scommetto che se lui fosse qui ti sentiresti più a tuo agio» sussurra subdolo, e Harry rabbrividisce.
«Non
ho idea di dove sia, mi dispiace» spiega facendo spallucce, e
in realtà è davvero così.
Può essere ovunque, è Peter Pan
dopotutto…
«Beh, di solito dove si trova? Nella nave di Capitan Hook? Nel covo delle sirene? Dove?» chiede nuovamente, il labbro rosso quasi a sfiorare l’orecchio di Harry, il quale indietreggia di scatto.
«Beh, di solito dove si trova? Nella nave di Capitan Hook? Nel covo delle sirene? Dove?» chiede nuovamente, il labbro rosso quasi a sfiorare l’orecchio di Harry, il quale indietreggia di scatto.
«Non
lo so! Ti sembro sua madre? Non lo so!» risponde alterato,
sbuffando inviperito perché, davvero, il tutto comincia a
innervosirlo.
Il capo degli indiani gli sorride appena, si volta poi, sembra quasi sia pronto ad andarsene, a lasciarlo di nuovo solo. Poi però si volta di scatto, lo prende per le spalle e la sua forza è talmente tanta da sollevarlo da terra. Harry geme di dolore perché la schiena gli fa male e quelle dita lo stanno stringendo troppo forte.
Il capo degli indiani gli sorride appena, si volta poi, sembra quasi sia pronto ad andarsene, a lasciarlo di nuovo solo. Poi però si volta di scatto, lo prende per le spalle e la sua forza è talmente tanta da sollevarlo da terra. Harry geme di dolore perché la schiena gli fa male e quelle dita lo stanno stringendo troppo forte.
«Ho
un patto da proporti, Harry» comincia, la voce viscida e
insidiosa. Reprime un singhiozzo. «Dimmi dove può
trovarsi Peter Pan e ti riporterò a casa sulla terra, sano
e salvo.»
Harry si morde il labbro leggermente impaurito da quella reazione, poi però realizza ciò che l’indiano gli ha proposto e «Mi stai chiedendo di venderti Louis per la libertà?» gli domanda, impedendo alla sua voce di tremare.
Harry si morde il labbro leggermente impaurito da quella reazione, poi però realizza ciò che l’indiano gli ha proposto e «Mi stai chiedendo di venderti Louis per la libertà?» gli domanda, impedendo alla sua voce di tremare.
Il
capo allenta appena la presa, si allontana di poco senza comunque
lasciarlo andare. «Queste parole non sono mai uscite dalla
mia bocca» gli fa capire, quegli occhi castani che lo stanno
issando al pavimento, che lo stanno portando sottoterra.
Si morde il labbro con forza fino a sentirlo sanguinare. «Perché dovrei farlo? Cosa volete da lui?» chiede allora, un verso di disappunto fuoriesce dalle labbra dell’indiano, d’altronde l’ha sempre saputo di essere un ragazzo testardo.
Si morde il labbro con forza fino a sentirlo sanguinare. «Perché dovrei farlo? Cosa volete da lui?» chiede allora, un verso di disappunto fuoriesce dalle labbra dell’indiano, d’altronde l’ha sempre saputo di essere un ragazzo testardo.
«Io
e Louis siamo amici, non ho intenzione di storcergli un
capello» spiega, la voce di chi la sa lunga e chi pensa di
averla fatta sotto al naso di Harry.
Quest’ultimo però si lascia prendere da una risata divertita e «Questa frase l’ho già sentita» spiega, e il capo degli indiani al sentire questo comincia ad allontanarsi. «Cosa hai intenzione di fare? Visto che hai dato la tua parola gli spedirai un regalo che in realtà è una bomba?» continua, ricordandosi alla perfezione quella parte della storia. Di come Capitan Hook avesse promesso a Trilli che non avrebbe storto un capello a Peter Pan e, per questo, non fu lui a farlo ma una bomba-regalo che inserì nella sua tana.
Quest’ultimo però si lascia prendere da una risata divertita e «Questa frase l’ho già sentita» spiega, e il capo degli indiani al sentire questo comincia ad allontanarsi. «Cosa hai intenzione di fare? Visto che hai dato la tua parola gli spedirai un regalo che in realtà è una bomba?» continua, ricordandosi alla perfezione quella parte della storia. Di come Capitan Hook avesse promesso a Trilli che non avrebbe storto un capello a Peter Pan e, per questo, non fu lui a farlo ma una bomba-regalo che inserì nella sua tana.
«Non
so di cosa stai parlando» gli spiega il capo degli indiani,
portandosi le mani dietro la schiena.
«Non ti dirò dove si trova Louis, anche se tutto questo è un sogno, non farò mai la spia» sibila convinto e sicuro di sé.
«Non ti dirò dove si trova Louis, anche se tutto questo è un sogno, non farò mai la spia» sibila convinto e sicuro di sé.
L’indiano
annuisce come rassegnato e si china appena verso di lui.
«Okay, forse allora è il caso che ti
liberi» e anche se Harry non capisce perché lo
stia facendo, di certo non si oppone. Forse l’ha scampata
bella, forse è salvo.
Nel momento esatto in cui Falco Nero si china verso di lui, una freccia lo punge nel fianco e Harry non fa in tempo ad evitare che lo colpisca poiché lo nota troppo tardi.
Nel momento esatto in cui Falco Nero si china verso di lui, una freccia lo punge nel fianco e Harry non fa in tempo ad evitare che lo colpisca poiché lo nota troppo tardi.
«Fai
sogni d’oro, piccolo Harry, e non sperare troppo che Peter
Pan venga a salvarti» gli sussurra all’orecchio
quando ormai Harry è caduto in un sonno profondo.
***
Zayn
è la prima volta che vede Louis disperato. Il bambino che
non vuole crescere non ha più un sorriso sulle labbra, le
sue gote non sono di un rosa pastello e la sua voce non è
spensierata e felice come di solito è. Louis è
spaventato, Louis è ansioso, Louis è triste.
Harry è sparito da più di dodici ore
poiché, una volta tornati alla casetta
sull’albero, la trovarono disabitata e priva di ricci e occhi
verdi.
Non sanno cosa fare, Louis sta girando in tondo da almeno un paio d’ore, sempre se nell’isola che non c’è esista la condizione di tempo. Lui sa chi l’ha preso, sa cos’è successo a Harry. L’unica cosa che non sa è come salvarlo.
Non sanno cosa fare, Louis sta girando in tondo da almeno un paio d’ore, sempre se nell’isola che non c’è esista la condizione di tempo. Lui sa chi l’ha preso, sa cos’è successo a Harry. L’unica cosa che non sa è come salvarlo.
I
bimbi sperduti stanno affilando le loro armi, indossano i loro vestiti
migliori e si armeggiano di bastoni e fionde, pronti ad una rivolta
contro la tribù di Falco Nero. Capitan Hook consulta qualche
libro nella speranza di trovare una qualche ricetta per mettere k.o. il
capo degli indiani. Sbuffa quando capisce che non esiste assolutamente
niente di tutto questo, perché tecnicamente non è
lui quello malvagio.
«Possiamo rapire Harry di nascosto, sono sicuro che si trova nella sua tenda» commenta Liam per poi scrocchiarsi le dita delle mani.
«Possiamo rapire Harry di nascosto, sono sicuro che si trova nella sua tenda» commenta Liam per poi scrocchiarsi le dita delle mani.
Niall
rabbrividisce perché è sicuro che il suo amico
sarebbe in grado di stendere chiunque con quelle mani, e non vorrebbe
di certo trovarsi nei panni di Falco Nero. Sta per ribattere qualcosa,
giusto per rendersi partecipe perché anche lui vuole salvare
Harry, ma Capitan Hook lo batte sul tempo.
«Potrebbe trovarsi in un qualche nascondiglio segreto, conoscendo Falco Nero sono sicuro che non si limiterà a tenerlo nascosto nella sua tenda. Forse lo sta già processando.»
«Potrebbe trovarsi in un qualche nascondiglio segreto, conoscendo Falco Nero sono sicuro che non si limiterà a tenerlo nascosto nella sua tenda. Forse lo sta già processando.»
«Non
dirlo neanche!» gli urla contro Louis, scattando in aria.
«Harry è vivo, non è lui che
vuole» spiega per poi dirigersi verso la finestra. Il
paesaggio fuori stante gli mostra l’intera isola, la quale
sembra più cupa e triste che mai a causa della tensione
creatasi tra i suoi abitanti. È come se anche
quest’ultima ne risentisse, è come se anche questa
soffrisse almeno tanto quanto Louis in questo momento. «Falco
Nero vuole me» aggiunge poi, voltandosi e sfilandosi il
cappello. Louis può anche essere un bambino, ma di certo non
è stupido. Sa che l’indiano ha rapito Harry
perché solo così avrebbe avuto Louis, solo
così avrebbe ottenuto ciò che davvero vuole.
Vuole che Peter Pan sposi Giglio Tigrato.
Vuole che Peter Pan sposi Giglio Tigrato.
«Non
vorrai arrenderti spero» biascica Capitan Hook, alzando le
orecchie all’attenti nel momento esatto in cui Louis si
dirige fuori dalla tana in cui sono nascosti.
Questo non gli presta la minima attenzione. Tutto quello che fa è alzarsi in volo, prendere un respiro profondo e volare verso la tribù degli indiani, con l’intento di consegnarsi agli indiani.
Questo non gli presta la minima attenzione. Tutto quello che fa è alzarsi in volo, prendere un respiro profondo e volare verso la tribù degli indiani, con l’intento di consegnarsi agli indiani.
«Louis!»
gli urla dietro Capitan Hook, ma questo ormai è troppo
lontano per poterlo sentire.
I bimbi sperduti raggiungono il pirata fuori dalla casa, i visi affannati e corrugati perché non possono credere nel fatto che Peter Pan si sia davvero arreso. Perché l’ha fatto? Perché non ci prova nemmeno, a lottare?
I bimbi sperduti raggiungono il pirata fuori dalla casa, i visi affannati e corrugati perché non possono credere nel fatto che Peter Pan si sia davvero arreso. Perché l’ha fatto? Perché non ci prova nemmeno, a lottare?
«È
finita, vero? Se Louis si sposa con la figlia di Falco
Nero…»
«…dimostrerà di essere diventato grande» sibilano i bimbi impauriti.
«…dimostrerà di essere diventato grande» sibilano i bimbi impauriti.
Capitan
Hook scuote la testa e si massaggia il ponte del naso prima di voltarsi
e «No, non è quello che
succederà» spiega, accerchiandoli tutti quanti in
modo da poter sussurrare ad ognuno di loro ciò che ha in
mente. «Non succederà perché io ho un
piano.»
***
C’è
molto vento, Harry può chiaramente sentirlo tra i capelli.
Glieli sta arruffando tutti, più di come di solito sono. Ed
è freddo, questo vento, come se si trovasse in cima ad una
montagna dove l’aria è più gelida. Ma
lui non si trova in cima ad una montagna, è quasi certo di
questa sua convinzione.
Ha gli occhi chiusi, non ricorda cosa è successo e dove si trova. C’è puzza di fuoco, ma lo sente distante. Un uccello gli svolazza vicino, e questa volta è impossibile non svegliarsi.
Ha gli occhi chiusi, non ricorda cosa è successo e dove si trova. C’è puzza di fuoco, ma lo sente distante. Un uccello gli svolazza vicino, e questa volta è impossibile non svegliarsi.
Davanti
a lui, un precipizio. Sgrana gli occhi, incredulo di trovarsi in quel
punto che, se non ricorda male, dev’essere proprio il burrone
che precede la tana delle sirene, la stessa dove lui, neanche qualche
giorno prima, stava per perdere la vita se non fosse per Louis.
Louis.
Louis.
È
per lui che si trova in quella situazione. Perché non vuole
rivelare dove si trova. Non che lo sappia, ovviamente, ma questo Falco
Nero non è tenuto a saperlo.
Le mani sono legate dietro ad un palo conficcato nel terreno, non riesce a liberarsi nonostante continui a dimenarsi. Sente delle voci provenire dalle sue spalle, non riesce molto a capire cosa stanno dicendo dal momento che parlano la lingua indiana. Riesce però a distinguere la voce di Falco Nero, il quale dietro di lui comincia a cantare. Non può vederlo, ma può benissimo immaginarselo mentre alza le mani al cielo e invoca chissà quale spirito maligno. Forse sta lanciando una maledizione contro di Harry, forse è arrivata davvero la sua fine.
Le mani sono legate dietro ad un palo conficcato nel terreno, non riesce a liberarsi nonostante continui a dimenarsi. Sente delle voci provenire dalle sue spalle, non riesce molto a capire cosa stanno dicendo dal momento che parlano la lingua indiana. Riesce però a distinguere la voce di Falco Nero, il quale dietro di lui comincia a cantare. Non può vederlo, ma può benissimo immaginarselo mentre alza le mani al cielo e invoca chissà quale spirito maligno. Forse sta lanciando una maledizione contro di Harry, forse è arrivata davvero la sua fine.
Ormai
è ufficiale, non crede più di trovarsi in un
sogno. Crede a tutto questo, crede in Peter Pan che, nonostante
l’abbia cacciato in quel guaio, gli ha permesso di ritornare
bambino, anche solo per pochi giorni. Crede nelle fate, ora, e crede
anche che quell’isola non è solo frutto della sua
immaginazione. Quindi, di conseguenza, dietro di lui
c’è davvero un indiano pronto ad ucciderlo. Le
cose non potrebbero andare peggio.
È risaputo che la scaramanzia è la più sua fedele alleata, poiché nel momento esatto in cui pensa ciò, due grandi uomini fanno due passi verso di lui, bloccandosi poco prima di entrare nella sua visuale. Dall’ombra che emanano sull’erba fresca, Harry riconosce che tra le mani hanno due picconi appuntiti.
È risaputo che la scaramanzia è la più sua fedele alleata, poiché nel momento esatto in cui pensa ciò, due grandi uomini fanno due passi verso di lui, bloccandosi poco prima di entrare nella sua visuale. Dall’ombra che emanano sull’erba fresca, Harry riconosce che tra le mani hanno due picconi appuntiti.
«Hai
ancora un’occasione per dirci dove si trova Peter
Pan» urla quasi Falco Nero, quella voce lo fa rabbrividire.
Si morde l’interno guancia e serra le labbra, impedendosi di lasciar trasparire un suono. Non ha intenzione di aprir bocca, non ha intenzione di fare la spia a quei farabutti. Preferisce la sua morte a quella di Louis.
Si morde l’interno guancia e serra le labbra, impedendosi di lasciar trasparire un suono. Non ha intenzione di aprir bocca, non ha intenzione di fare la spia a quei farabutti. Preferisce la sua morte a quella di Louis.
Falco
Nero ridacchia appena, la sua grande ombra, in riflesso sul terreno,
è quasi raggelante e tenebrosa. «Va bene, se
è questo che vuoi…» e ordina con un
cenno del capo a quei due uomini di proseguire.
Harry arcua le sopracciglia. Che hanno intenzione di fare? La risposta non tarda ad arrivare. I due uomini alzano al cielo i picconi per poi infilzarli con potenza nella terra, la quale trema a causa del colpo.
Harry arcua le sopracciglia. Che hanno intenzione di fare? La risposta non tarda ad arrivare. I due uomini alzano al cielo i picconi per poi infilzarli con potenza nella terra, la quale trema a causa del colpo.
«Uno!»
urla la folla dietro di lui, la quale esclama felice.
Un altro colpo, un «Due» che si innalza di nuovo nell’aria, la terra che trema ancora e poi una lieve crepa che gli passa proprio sotto ai piedi.
Un altro colpo, un «Due» che si innalza di nuovo nell’aria, la terra che trema ancora e poi una lieve crepa che gli passa proprio sotto ai piedi.
È
questo che vogliono fare? Buttarlo di sotto? Comincia a dimenarsi,
cerca di allentare le corde ma non ci riesce, sono troppo strette e
troppo spesse. È in trappola.
«Tre!» urla la folla al terzo colpo, e allora qualche sasso di terra rotola giù, frantumandosi contro gli scogli.
«Tre!» urla la folla al terzo colpo, e allora qualche sasso di terra rotola giù, frantumandosi contro gli scogli.
Sempre
più crepe, sempre meno stabilità, sempre
più voglia di piangere. È così che
doveva finire, quindi? Legato ad un palo che precipiterà per
trenta metri contro gli scogli rocciosi e appuntiti?
Alcune lacrime cominciano a rigargli le guance quando «Quattro!» sente urlare e sempre più crepe si formano sotto di lui.
Alcune lacrime cominciano a rigargli le guance quando «Quattro!» sente urlare e sempre più crepe si formano sotto di lui.
Serra
gli occhi, l’aria è così tranquilla e
calma quando i due uomini si preparano per il quinto, nonché
ultimo colpo, e allora si permette di fare un ultimo pensiero alla sua
vita di prima: a sua madre e al fatto che si sente in colpa per averla
trattata così, a Nick, il quale aveva pienamente ragione e
che quindi faceva bene ad avercela con Harry. Pensa addirittura a suo
padre, l’uomo che lo ha abbandonato, l’uomo che non
è più presente per lui. Eppure sa per certo che
gli mancherà, perché alla fine è suo
padre e anche se non è stato in grado di farlo, gli vuole
bene. E infine pensa a nonna Pearl, al suo corpo disteso nel letto di
quell’ospedale nel mentre fantastica su Peter Pan e le sue
avventure. Avrebbe così tanto voluto dirle che lui ne ha
vissuta una, di avventura, e che aveva ragione su di lui: Peter Pan non
è solo una favola, non è un’illusione e
non è stupido crederci. Avrebbe dovuto darle retta molto
prima, adesso non si troverebbe in questa terribile condizione.
I picconi si stanno abbassando, l’aria gli scompiglia i capelli, può già sentire la salsedine sulla pelle. Ci siamo, è finita, anche per Harry Styles è arrivato l’ultimo capitolo del libro della sua vita.
I picconi si stanno abbassando, l’aria gli scompiglia i capelli, può già sentire la salsedine sulla pelle. Ci siamo, è finita, anche per Harry Styles è arrivato l’ultimo capitolo del libro della sua vita.
E,
nel momento esatto in cui la folla urla «Cinque!»,
accade qualcosa che in un primo momento Harry non capisce.
Qualcuno atterra proprio dietro di lui, bloccandosi esattamente nel punto in cui avrebbero dovuto colpire e spaccare il terreno.
Qualcuno atterra proprio dietro di lui, bloccandosi esattamente nel punto in cui avrebbero dovuto colpire e spaccare il terreno.
Il
sorriso che traspare sulle labbra di Harry quando realizza il
cappellino a punta e la gracile statura di quell’ombra
è talmente grande che per poco non gli si spacca la mascella.
«Basta!» urla Louis, mettendosi tra i sue uomini.
«Basta!» urla Louis, mettendosi tra i sue uomini.
Falco
Nero si fa avanti, le mani incrociate e un sorriso sghembo sul viso.
«Peter Pan, sapevo saresti venuto» sibila, al che
l’intera folla ulula sorpresa. Harry invece vorrebbe solo
piangere di gioia.
«Harry non c’entra niente, è me che volete, lasciatelo libero» spiega, la voce stanca come se non dormisse da giorni. E’ preoccupato, Louis è preoccupato per Harry. Questa consapevolezza lo fa in qualche modo sentire più leggero.
«Harry non c’entra niente, è me che volete, lasciatelo libero» spiega, la voce stanca come se non dormisse da giorni. E’ preoccupato, Louis è preoccupato per Harry. Questa consapevolezza lo fa in qualche modo sentire più leggero.
Falco
Nero sembra pensarci su, come se fosse indeciso tra chi tenere tra i
due. Poi però deve aver deciso mentalmente chi scegliere,
poiché annuisce e ordina ad un uomo di prendere Louis e
legargli i polsi dietro la schiena, così da impedirgli di
muoversi.
Harry non può crederci, davvero. Louis si è arreso a Falco Nero, ha seriamente gettato la spugna per… salvarlo. Comincia a dimenarsi, non riesce a capire perché lo ha fatto.
Harry non può crederci, davvero. Louis si è arreso a Falco Nero, ha seriamente gettato la spugna per… salvarlo. Comincia a dimenarsi, non riesce a capire perché lo ha fatto.
«Louis?!
Lou!» urla, cercando di voltarsi così da poterlo
vedere in faccia.
È una frazione di secondo quella in cui vede il suo viso stanco sorridergli, come se gli dicesse che è tutto okay. E Harry lo capisce che non è così, lo sa perché lui di favole è un intenditore.
È una frazione di secondo quella in cui vede il suo viso stanco sorridergli, come se gli dicesse che è tutto okay. E Harry lo capisce che non è così, lo sa perché lui di favole è un intenditore.
Muove
i polsi, fa per districarsi quando sente un pezzo di corda strapparsi.
Si blocca, non sembra che qualcuno si sia accorto di questo
perché sono tutti troppo impegnati ad osservare Peter Pan
nelle mani del nemico, indifeso e privo di forze.
Muove ancora i polsi, e allora capisce quello che ha spezzato le corde. È il ciondolo di un braccialetto, lo stesso che nonna Pearl gli ha regalato l’ultima volta che si sono visti. L’ancora che c’è sopra a quanto pare è abbastanza appuntita da spezzare quelle corde. Non si perde d’animo, quindi, e comincia a sfregare la punta contro i nodi, nella speranza che si spezzino alla svelta.
Muove ancora i polsi, e allora capisce quello che ha spezzato le corde. È il ciondolo di un braccialetto, lo stesso che nonna Pearl gli ha regalato l’ultima volta che si sono visti. L’ancora che c’è sopra a quanto pare è abbastanza appuntita da spezzare quelle corde. Non si perde d’animo, quindi, e comincia a sfregare la punta contro i nodi, nella speranza che si spezzino alla svelta.
Si
mette la lingua tra i denti dalla concentrazione, ed è
talmente intento a spezzare le corde che non si accorge neanche di
Trilli, la quale adesso si trova davanti a lui. Gli sorride, ed Harry
capisce che è felice di potergli stare finalmente vicino.
Adesso crede in lei, crede nei suoi poteri e sa che può
salvarlo. Gli indica con un cenno della testa il bosco da dove
intravede i bimbi sperduti e Capitan Hook. Non fa in tempo a voltarsi
verso di lei che questa gli soffia addosso la polvere di fata, la quale
lo imbratta completamente.
«Falco Nero, cosa noi fare con umano?» domanda uno dei due uomini con in mano i picconi.
«Falco Nero, cosa noi fare con umano?» domanda uno dei due uomini con in mano i picconi.
Silenzio,
c’è silenzio dietro di lui e sa che hanno tutti lo
sguardo puntato su quel palo. Trilli vola via e lui attende con ansia
il verdetto finale.
Louis scuote la testa, lo prega con lo sguardo affinché lo lasci libero. «È me che vuoi, lascialo libero, non ti serve» lo supplica nella speranza che Falco Nero ceda.
Louis scuote la testa, lo prega con lo sguardo affinché lo lasci libero. «È me che vuoi, lascialo libero, non ti serve» lo supplica nella speranza che Falco Nero ceda.
Questo
lancia uno sguardo ad Harry, sembra quasi incenerire quel tronco con lo
sguardo.
«Hai ragione, lui non mi serve» sibila, al che Louis capisce ogni cosa.
«Hai ragione, lui non mi serve» sibila, al che Louis capisce ogni cosa.
«No…»
«Eseguite!» esclama, e non fa neanche in tempo a voltarsi che i due picconi perforano completamente il terreno.
«Eseguite!» esclama, e non fa neanche in tempo a voltarsi che i due picconi perforano completamente il terreno.
Questo
si crepa completamente, la leggera sporgenza dove vi era il palo
comincia a sgretolarsi fino a spezzarsi. Alla fine non cede, la terra
si spezza e il palo cade in avanti, e con sé anche Harry.
«Harry, no!» urla Louis, gli occhi azzurri bagnati dalle lacrime e la rabbia e la tristezza fino alla punta dei capelli.
«Harry, no!» urla Louis, gli occhi azzurri bagnati dalle lacrime e la rabbia e la tristezza fino alla punta dei capelli.
«Oh
non fare sceneggiate, ha avuto quello che si meritava» sibila
Falco Nero, per poi aumentare la presa sulle braccia di Louis e
spingerlo verso la tenda.
È quando si volta per assecondare Falco Nero, le lacrime agli occhi e la voglia di urlare a soffocarlo, che qualcuno attira la loro attenzione.
È quando si volta per assecondare Falco Nero, le lacrime agli occhi e la voglia di urlare a soffocarlo, che qualcuno attira la loro attenzione.
«Guardate!»
esclama una donna, la quale era presente al processo. Indica verso il
basso, verso il precipizio. Louis non vuole guardare, non ha il
coraggio di farlo.
«Non è possibile.»
«Non è possibile.»
«Ma
come-»
La folla comincia a sporgersi verso la laguna delle sirene e rimane incredula nel vedere che Harry non si trova morto sanguinante su uno scoglio, e non si trova nemmeno in acqua galleggiante e privo di vita.
La folla comincia a sporgersi verso la laguna delle sirene e rimane incredula nel vedere che Harry non si trova morto sanguinante su uno scoglio, e non si trova nemmeno in acqua galleggiante e privo di vita.
Louis
si volta, la guardia che lo tiene legato anche e pure Falco Nero.
«Capo, il ragazzo non c’è!» esclama un servitore.
«Capo, il ragazzo non c’è!» esclama un servitore.
Falco
Nero si stacca da Louis, correndo verso il precipizio così
da poterlo vedere con i suoi stessi occhi. Louis lo vede rimanere
allibito da quella visione, incredulo perché, ne
è sicuro, se Harry fosse precipitato in quella laguna,
sicuramente si sarebbe visto il suo corpo. Invece il mare non avrebbe
potuto essere più calmo.
Louis alza la testa al cielo e rimane a bocca aperta nel vedere Harry, in cima ad un albero con Trilli appoggiata alle spalle. Il riccio gli sorride e gli fa cenno con la mano di agire. È in quel momento che si rende conto che tutti sono troppo impegnati ad osservare la laguna per badare a lui.
Louis alza la testa al cielo e rimane a bocca aperta nel vedere Harry, in cima ad un albero con Trilli appoggiata alle spalle. Il riccio gli sorride e gli fa cenno con la mano di agire. È in quel momento che si rende conto che tutti sono troppo impegnati ad osservare la laguna per badare a lui.
Piano
piano quindi asserra un pugno alle stomaco della guardia, la quale
rimane colpita senza neanche aspettarselo. Una volta libero, qualcuno
se ne accorge e «Peter Pan è riuscito a
scappare!» urla, così da attirare
l’attenzione di Falco Nero, il quale si arzilla per ritornare
al suo obbiettivo principale. Solo che adesso è troppo
tardi, perché Peter Pan è libero.
Nel momento esatto in cui cercano di acchiapparlo, questo si alza in volo così che le due guardie si scontrino tra di loro. Comincia a svolazzare nell’aria, la risata ancora in bocca nel sapere che Harry, nascosto dietro a quell’albero, lo sta osservando vivo e vegeto.
Nel momento esatto in cui cercano di acchiapparlo, questo si alza in volo così che le due guardie si scontrino tra di loro. Comincia a svolazzare nell’aria, la risata ancora in bocca nel sapere che Harry, nascosto dietro a quell’albero, lo sta osservando vivo e vegeto.
«Ma
che-» esclama Falco Nero, osservando allibito quello che
ormai è un suo ex prigioniero.
«Pensavi di potermi sconfiggere, vero? Che povero illuso che sei, Falco» cantilena Louis per poi adagiarsi sulla cima della tenda dove sarebbero dovuti entrare.
«Pensavi di potermi sconfiggere, vero? Che povero illuso che sei, Falco» cantilena Louis per poi adagiarsi sulla cima della tenda dove sarebbero dovuti entrare.
Gli
uomini di Falco Nero tirano fuori le armi allora, e cominciano a
puntarle su Louis. Qualcuno spara anche, ma lui riesce a mancare i
colpi con la sua agilità.
«Non è ancora detto che sei tu il vincente» sibila il capo degli indiani prima di ordinare il fuoco ai suoi servitori.
«Non è ancora detto che sei tu il vincente» sibila il capo degli indiani prima di ordinare il fuoco ai suoi servitori.
È
allora che dalla foresta fuoriescono Capitan Hook e i bimbi sperduti, i
quali stavano aspettando proprio il momento giusto per attaccare e dare
il via alla guerra.
Le truppe degli indiani si battono così contro i pirati di capitan Hook e i bimbi sperduti, i quali sembrano desistere agli attacchi.
Le truppe degli indiani si battono così contro i pirati di capitan Hook e i bimbi sperduti, i quali sembrano desistere agli attacchi.
Louis
atterra sul terreno così da scontrarsi contro Falco Nero,
suo acerrimo nemico. È a lui che spetta di batterlo,
è lui che deve farlo fuori.
Falco Nero gli sorride, tira fuori la sciabola la quale è lunga tanto quanto la sua altezza. Louis fa lo stesso, ma, come da copione, il suo non è altro che un coltellino svizzero lungo quanto un pollice.
Falco Nero gli sorride, tira fuori la sciabola la quale è lunga tanto quanto la sua altezza. Louis fa lo stesso, ma, come da copione, il suo non è altro che un coltellino svizzero lungo quanto un pollice.
L’indiano
scoppia in una fragorosa risata e «Non impari mai?»
domanda, cominciando a muoversi con agilità, a dispetto
della sua stazza, così da colpire Louis.
Quest’ultimo schiva tutti i colpi e alcuni li respinge con il suo coltellino. «Da chi dovrei imparare esattamente? Da te?» gli risponde, per poi chinarsi e mancare un colpo.
Quest’ultimo schiva tutti i colpi e alcuni li respinge con il suo coltellino. «Da chi dovrei imparare esattamente? Da te?» gli risponde, per poi chinarsi e mancare un colpo.
Falco
Nero si fa più avanti, lancia un colpo di sciabola ma Louis
fa un salto, schivandolo in pieno.
«Sì, perché se avessi accettato il matrimonio con Giglio Tigrato adesso non saremmo qui» sussurra, mancando poi un colpo che Louis gli lancia.
«Sì, perché se avessi accettato il matrimonio con Giglio Tigrato adesso non saremmo qui» sussurra, mancando poi un colpo che Louis gli lancia.
Quest’ultimo
alza gli occhi al cielo, colpisce la spada dell’indiano con
un colpo talmente secco che per poco non si spezza a metà.
«Quella del matrimonio è una assurdità, pure Giglio Tigrato lo pensa» sibila, continuando a lottare. Nota con la coda nell’occhio che anche Harry è sceso alle armi ora, e si batte contro quello che deve essere un generale indiato, il quale però sta per fare una brutta fine.
«Quella del matrimonio è una assurdità, pure Giglio Tigrato lo pensa» sibila, continuando a lottare. Nota con la coda nell’occhio che anche Harry è sceso alle armi ora, e si batte contro quello che deve essere un generale indiato, il quale però sta per fare una brutta fine.
Fa
giusto in tempo a riacquistare l’attenzione così
da abbassarsi ed evitare il colpo che Falco Nero gli stava lanciando.
«No, Louis, tu hai solo paura di crescere» sibila, per poi dare un colpo secco alla spada di Louis la quale pare cominci a cedere.
«No, Louis, tu hai solo paura di crescere» sibila, per poi dare un colpo secco alla spada di Louis la quale pare cominci a cedere.
«Non
ho paura» ribatte Louis, la potenza di Falco Nero addosso
mentre la sua forza lo spinge ad indietreggiare sempre di
più verso il burrone, ma loro sono troppo concentrati per
accorgersene.
«Sì invece. Sei un bambino, alla fine, un bambino che non diventerà mai un uomo. Quello che non sai Louis è che prima o poi tutti cresciamo,che ci piaccia oppure no» sibila Falco Nero, il fiato sul collo di Louis, il quale piano piano sta cedendo.
«Sì invece. Sei un bambino, alla fine, un bambino che non diventerà mai un uomo. Quello che non sai Louis è che prima o poi tutti cresciamo,che ci piaccia oppure no» sibila Falco Nero, il fiato sul collo di Louis, il quale piano piano sta cedendo.
«Sai,
è proprio per questo che non voglio diventare un adulto come
voi» ammette Louis continuando ad indietreggiare.
Falco Nero ha un ghigno sul viso perché capisce che il ragazzo sta per cedere. Fa qualche passo ancora, non aspetta altro che la sua spada ceda così da poterlo uccidere. Ciò nonostante arcua le sopracciglia, non capendo ciò che Louis ha appena detto.
Falco Nero ha un ghigno sul viso perché capisce che il ragazzo sta per cedere. Fa qualche passo ancora, non aspetta altro che la sua spada ceda così da poterlo uccidere. Ciò nonostante arcua le sopracciglia, non capendo ciò che Louis ha appena detto.
«Perché?»
domanda allora, e in quel momento Louis si allontana da lui, sorridente
e vittorioso.
«Voi adulti smettete di credere in ogni cosa, anche nella magia. Ed è questo, ciò che vi uccide» risponde, per poi salutare con un gesto della mano Falco Nero il quale, rendendosi conto troppo tardi di non trovarsi più sulla terra ferma ma nel vuoto, gli lancia uno sguardo sconfitto prima di precipitare nello strapiombo.
«Voi adulti smettete di credere in ogni cosa, anche nella magia. Ed è questo, ciò che vi uccide» risponde, per poi salutare con un gesto della mano Falco Nero il quale, rendendosi conto troppo tardi di non trovarsi più sulla terra ferma ma nel vuoto, gli lancia uno sguardo sconfitto prima di precipitare nello strapiombo.
I
servitori di Falco Nero gettano a terra le armi quando capiscono di
essere stati sconfitti, i pirati e i bimbi sperduti invece esultano
vittoriosi. Louis sorride nel vedere Falco Nero, nel bel mezzo del
mare, il quale viene trascinato giù dalle sirene.
«Grazie ragazze!» urla a quest’ultime, al che Kylie gli sorride per poi rituffarsi in mare, contenta di avere una nuova preda per sé.
«Grazie ragazze!» urla a quest’ultime, al che Kylie gli sorride per poi rituffarsi in mare, contenta di avere una nuova preda per sé.
Quando
riporta lo sguardo sulla terra ferma, i suoi occhi incontrano quelli di
Harry, i quali gli sorridono contenti e felici di aver vinto la
battaglia.
Fa per andargli incontro, sta per volare verso di lui quando qualcosa lo ferisce all’altezza della pancia. È un dolore acuto, è molto doloroso e perforante. Si porta la mano all’altezza del petto e capisce solo in quel momento di essere stato ferito da una guardia che aveva approfittato di quel momento di distrazione per finire la battaglia.
Fa per andargli incontro, sta per volare verso di lui quando qualcosa lo ferisce all’altezza della pancia. È un dolore acuto, è molto doloroso e perforante. Si porta la mano all’altezza del petto e capisce solo in quel momento di essere stato ferito da una guardia che aveva approfittato di quel momento di distrazione per finire la battaglia.
Louis
fa in tempo ad osservare lo sguardo spaventato di Harry prima di
perdere i sensi e precipitare anche lui nel vuoto.
Il cuore in gola e l’aria pungente gli impediscono di sentire il dolore al petto, il dolce suono delle onde sembra quasi chiamarlo, spingerlo giù sempre più velocemente. La discesa sembra farsi più lenta ad un certo punto, è come se si fosse abituato a cadere e adesso non sentisse più niente.
Il cuore in gola e l’aria pungente gli impediscono di sentire il dolore al petto, il dolce suono delle onde sembra quasi chiamarlo, spingerlo giù sempre più velocemente. La discesa sembra farsi più lenta ad un certo punto, è come se si fosse abituato a cadere e adesso non sentisse più niente.
Serra
gli occhi, si prepara al colpo finale, all’acqua gelida nel
sangue e le rocce tra le ossa.
Eppure, qualcosa gli impedisce di toccare quel destino macabro e terribile.
Eppure, qualcosa gli impedisce di toccare quel destino macabro e terribile.
Due
grandi braccia lo afferrano appena in tempo e lo sollevano in alto,
portandolo al sicuro da quegli scogli e quelle acque pericolose.
È quando Louis apre gli occhi che si accorge che colui che l’ha salvato è proprio Harry, il quale adesso gli sorride e «Adesso siamo pari» gli sussurra, per poi volare verso la nave di Capitan Hook, al sicuro dagli indiani.
È quando Louis apre gli occhi che si accorge che colui che l’ha salvato è proprio Harry, il quale adesso gli sorride e «Adesso siamo pari» gli sussurra, per poi volare verso la nave di Capitan Hook, al sicuro dagli indiani.
Louis
è incredulo, non riesce a credere che Harry gli abbia
davvero salvato la vita.
«Che c’è?» gli domanda allora questo, non capendo il motivo per cui lo stesse guardando in quel modo.
«Che c’è?» gli domanda allora questo, non capendo il motivo per cui lo stesse guardando in quel modo.
Louis
rimane appena a bocca aperta quando lo adagia sulla terra ferma,
finalmente in salvo e vittoriosi.
«Come hai fatto?» gli domanda allora.
«Come hai fatto?» gli domanda allora.
Harry
gli sorride, si mette le mani in tasca e abbassa lo sguardo, come se si
trovasse in imbarazzo davanti a Louis, messo a nudo.
«Ci ho semplicemente creduto» gli risponde, per poi avvicinarsi a lui e lasciargli un veloce bacio sulla guancia. «Grazie, Louis» gli sussurra poi, e Louis non fa nemmeno in tempo a rispondergli perché Capitan Hook, con la schiera di bimbi sperduti e pirati, fanno irruzione nella nave.
«Ci ho semplicemente creduto» gli risponde, per poi avvicinarsi a lui e lasciargli un veloce bacio sulla guancia. «Grazie, Louis» gli sussurra poi, e Louis non fa nemmeno in tempo a rispondergli perché Capitan Hook, con la schiera di bimbi sperduti e pirati, fanno irruzione nella nave.
«Okay
ragazzi, dove siamo diretti?» domanda Hook, mettendosi al
timone.
Louis osserva Harry allora, e dal suo sguardo capisce ogni cosa. Sa che adesso crede nelle fate, sa che adesso ha riacquistato la fiducia in lui. Però sa anche che quello non è il suo posto, che anche se vorrebbe che restasse per sempre, non può farlo perché Harry, come tutti i bambini e ragazzi che sono venuti prima di lui, in fondo vuole diventare grande. Una cosa è sicura, però: di Harry non si dimenticherà mai, e da come lo guarda e gli stringe la mano, è sicuro che nemmeno il ragazzo dagli occhi verdi lo farà.
Louis osserva Harry allora, e dal suo sguardo capisce ogni cosa. Sa che adesso crede nelle fate, sa che adesso ha riacquistato la fiducia in lui. Però sa anche che quello non è il suo posto, che anche se vorrebbe che restasse per sempre, non può farlo perché Harry, come tutti i bambini e ragazzi che sono venuti prima di lui, in fondo vuole diventare grande. Una cosa è sicura, però: di Harry non si dimenticherà mai, e da come lo guarda e gli stringe la mano, è sicuro che nemmeno il ragazzo dagli occhi verdi lo farà.
Perciò
gli sorride, stringe quelle dita tra le sue. «A Londra,
portaci a Londra.»
***
Quando
Harry apre gli occhi, c’è qualcosa che gli fa
capire che non si trova più nell’Isola Che Non
C’è. Sarà il cuscino morbido, il poster
dei Rolling Stones appeso alla parete, o semplicemente
all’odore che lo circonda, così diverso da quello
di tronco e resina caratteristici della casa nell’albero.
Scatta in piedi, e la prima cosa che nota è la finestra aperta. Quindi è stato tutto un sogno? Niente di quello che ha vissuto è reale?
Scatta in piedi, e la prima cosa che nota è la finestra aperta. Quindi è stato tutto un sogno? Niente di quello che ha vissuto è reale?
Si
osserva il polso e sorride nel vederlo leggermente arrossato e,
soprattutto, di vedere ammaccature sul braccialetto
dell’ancora di Nonna Pearl. No, non è stato
affatto un sogno.
Sorride, scatta fuori dal letto e si precipita giù per le scale, già percependo sua madre intenta a preparare la colazione in cucina.
Sorride, scatta fuori dal letto e si precipita giù per le scale, già percependo sua madre intenta a preparare la colazione in cucina.
Probabilmente
la donna deve averlo sentito arrivare, poiché nel mentre
prepara le uova saltate, «Harry, se non ti vanno le uova
c’è dello yogurt nel frig-» pronuncia,
ma non riesce a finire la frase poiché il ragazzo le si
fionda addosso, abbracciandola. «Wow, come sei caloroso
oggi» esclama la donna, ricambiando un po’ insicura
la stretta.
Harry scoppia a ridere invece, la stringe fortissimo perché le era mancata terribilmente. «Mi dispiace per ieri sera, mamma. È okay se vuoi andare avanti, solo perché io non sono pronto non significa che anche tu non debba esserlo. Mi dispiace» le dice, per poi lasciarle un bacio sulla guancia. «Ti voglio bene» conclude per poi districarsi dall’abbraccio e correre di nuovo su per le scale, con l’intento di prepararsi.
Harry scoppia a ridere invece, la stringe fortissimo perché le era mancata terribilmente. «Mi dispiace per ieri sera, mamma. È okay se vuoi andare avanti, solo perché io non sono pronto non significa che anche tu non debba esserlo. Mi dispiace» le dice, per poi lasciarle un bacio sulla guancia. «Ti voglio bene» conclude per poi districarsi dall’abbraccio e correre di nuovo su per le scale, con l’intento di prepararsi.
«Tesoro
ma non fai colazione?» esclama la donna nel vedere il figlio
così dinamico.
Harry, dopo neanche un paio di minuti, scende di nuovo al piano terra e «Vado a trovare nonna Pearl, torno per pranzo!» esclama, per poi lanciarle un bacio volante e chiudersi la porta alle spalle, diretto all’ospedale.
Harry, dopo neanche un paio di minuti, scende di nuovo al piano terra e «Vado a trovare nonna Pearl, torno per pranzo!» esclama, per poi lanciarle un bacio volante e chiudersi la porta alle spalle, diretto all’ospedale.
Anne,
anche se non ha ancora capito che cosa sia davvero successo a suo
figlio, è felice di questo suo cambiamento, e torna a
cucinare le sue uova con il sorriso sulle labbra.
L’ospedale
è più cupo del solito. Harry comunque non lo nota
perché è troppo impaziente di raccontare
ciò che ha passato a sua nonna. Si dirige verso la stanza
numero 15, neanche bussa prima di entrare, il discorso già
partito dalla sua bocca.
«Nonna Pearl, non sai quello che mi è succes-». Purtroppo, qualcosa gli impedisce di continuare a parlare. Più che altro, è un qualcosa che manca. I suoi occhi non riescono a fare a meno di osservare quel letto, rigorosamente vuoto e pulito.
«Nonna Pearl, non sai quello che mi è succes-». Purtroppo, qualcosa gli impedisce di continuare a parlare. Più che altro, è un qualcosa che manca. I suoi occhi non riescono a fare a meno di osservare quel letto, rigorosamente vuoto e pulito.
Dov’è
sua nonna? Perché non si trova nella stanza? Probabilmente
è andata a farsi un bagno, pensa. O forse è
uscita a passeggiare. Nonostante sia prestissimo e quindi queste teorie
sarebbero da precludere, decide di crederci lo stesso.
Ad un certo punto, qualcuno sullo stipite della porta bussa tre volte, così da attirare la sua attenzione. Harry si volta di scatto, e l’amarezza che assaggia sulla lingua quando scopre che quella non è nonna Pearl ma un’infermiera è indescrivibile.
Ad un certo punto, qualcuno sullo stipite della porta bussa tre volte, così da attirare la sua attenzione. Harry si volta di scatto, e l’amarezza che assaggia sulla lingua quando scopre che quella non è nonna Pearl ma un’infermiera è indescrivibile.
«Sei
un parente di Pearl Cox?» domanda la giovane, al che Harry
annuisce.
«Sono suo nipote. Dov’è?»
«Sono suo nipote. Dov’è?»
«Mi
dispiace ragazzo, sua nonna è deceduta questa notte. Un
medico ha appena finito di parlare con sua madre» confessa
per poi dileguarsi, come se dare notizie di questo tipo fosse una cosa
da poco conto.
Invece il mondo di Harry ha appena fatto una crepa. Rimane in piedi nel bel mezzo di quella stanza per quelli che paiono secoli, incapace di muoversi e di respirare, di parlare, di piangere.
Invece il mondo di Harry ha appena fatto una crepa. Rimane in piedi nel bel mezzo di quella stanza per quelli che paiono secoli, incapace di muoversi e di respirare, di parlare, di piangere.
Comincia
a realizzare la sua morte solo quando, aperta la porta di casa, sua
madre lo stringe a sé in un abbraccio.
Quella stessa notte, tra le sue coperte, si permette di piangere e sperare che qualcuno lo porti via di lì, che lo porti da sua nonna, d’ovunque si trovi in questo momento. Chiude gli occhi e in un battibaleno la vede nell’Isola Che Non C’è a fianco di Peter Pan combattere chissà quale altra battaglia.
Quella stessa notte, tra le sue coperte, si permette di piangere e sperare che qualcuno lo porti via di lì, che lo porti da sua nonna, d’ovunque si trovi in questo momento. Chiude gli occhi e in un battibaleno la vede nell’Isola Che Non C’è a fianco di Peter Pan combattere chissà quale altra battaglia.
Questo
pensiero gli concede di chiudere occhio.
***
«Andiamo
a casa tesoro?»
Harry alza lo sguardo verso sua madre, la quale, vestita di nero, gli sorride amorevolmente, nonostante i suoi occhi stiano lottando per non scoppiare nell’ennesimo pianto di quella mattina. Riporta lo sguardo sulla chiesa, la quale piano piano si sta svuotando, le porte ancora aperte, la bara ancora al suo interno.
Harry alza lo sguardo verso sua madre, la quale, vestita di nero, gli sorride amorevolmente, nonostante i suoi occhi stiano lottando per non scoppiare nell’ennesimo pianto di quella mattina. Riporta lo sguardo sulla chiesa, la quale piano piano si sta svuotando, le porte ancora aperte, la bara ancora al suo interno.
«No,
voglio andare al cimitero» ribatte, la voce piatta e spenta,
perché di piangere ne ha abbastanza e adesso sta facendo il
possibile per trattenersi.
La donna annuisce e gli lascia una carezza sulla guancia, prima di dileguarsi e rifugiarsi tra le braccia di Robin, ma Harry non dà troppo peso a questa cosa. Capisce che per sua madre è stato un duro colpo, e che non ce la fa più a mostrarsi forte per lui. È felice che sappia i suoi limiti e che non debba per forza scoppiare per capire che non ne può più. Lui invece vuole dare un addio vero, a sua nonna. Anche se non crede di esserne in grado.
La donna annuisce e gli lascia una carezza sulla guancia, prima di dileguarsi e rifugiarsi tra le braccia di Robin, ma Harry non dà troppo peso a questa cosa. Capisce che per sua madre è stato un duro colpo, e che non ce la fa più a mostrarsi forte per lui. È felice che sappia i suoi limiti e che non debba per forza scoppiare per capire che non ne può più. Lui invece vuole dare un addio vero, a sua nonna. Anche se non crede di esserne in grado.
Fa
qualche passo verso la chiesa, la maggioranza delle persone si trovano
fuori in attesa della marcia verso il cimitero. Harry invece ha la
tentazione di entrare in quel luogo di culto, chiudersi le porte alle
spalle e rimanere da solo con lei, per l’ultima volta.
Qualcuno ad un tratto gli poggia una mano sulla spalla e, dalla presa ferrea, riconosce subito di chi si tratta. Mentirebbe se dicesse che non si è sentito sollevato nel vedere il volto di Nick al suo fianco, in quel momento. Non riesce a trattenersi quando «Mi dispiace, H» sussurra Nick e lui gli si fionda addosso, bisognoso di un abbraccio. Il ragazzo lo stringe forte, accoglie ogni singola lacrima che Harry gli versa sulla spalla e lo fa perché, anche se hanno litigato, sa che lo ama e sa di amarlo. È questa la cosa più importante.
Qualcuno ad un tratto gli poggia una mano sulla spalla e, dalla presa ferrea, riconosce subito di chi si tratta. Mentirebbe se dicesse che non si è sentito sollevato nel vedere il volto di Nick al suo fianco, in quel momento. Non riesce a trattenersi quando «Mi dispiace, H» sussurra Nick e lui gli si fionda addosso, bisognoso di un abbraccio. Il ragazzo lo stringe forte, accoglie ogni singola lacrima che Harry gli versa sulla spalla e lo fa perché, anche se hanno litigato, sa che lo ama e sa di amarlo. È questa la cosa più importante.
Tira
su con il naso quando si stacca da lui e «Mi dispiace per
l’altro giorno…» comincia, ma Nick lo
blocca già di principio.
«Ne parliamo in un altro momento, adesso vieni qui» sussurra, e se lo stringe addosso, impartendogli coraggio.
«Ne parliamo in un altro momento, adesso vieni qui» sussurra, e se lo stringe addosso, impartendogli coraggio.
Nel
mentre, la bara si sta preparando ad uscire. Tutti lasciano lo spazio
sufficiente così da farla passare avanti.
Un singhiozzo lo coglie alla sprovvista quando la vede, quella grande cassa di legno la quale contiene la sua persona preferita.
Un singhiozzo lo coglie alla sprovvista quando la vede, quella grande cassa di legno la quale contiene la sua persona preferita.
Tra
le braccia di Nick, comincia a seguirla, diretto al cimitero, pronto a
seppellirla, pronto a lasciarla andare.
Sente lo sguardo di tutti addosso, ma a lui non importa proprio. Anzi, si sente sopraffatto da un’ondata di forza quando, ad un tratto, intravvede un’ombra familiare proprio accanto alla bara.
Sente lo sguardo di tutti addosso, ma a lui non importa proprio. Anzi, si sente sopraffatto da un’ondata di forza quando, ad un tratto, intravvede un’ombra familiare proprio accanto alla bara.
Sorride
nel pensare che Louis sia lì, per lui, in quel momento.
Pronto a sostenerlo, pronto a supportarlo, pronto a sentirlo.
Pronto a sostenerlo, pronto a supportarlo, pronto a sentirlo.
L’ombra,
accanto a lui, non se ne sarebbe mai andata.
The End.
The End.