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Autore: Kotku    01/05/2016    6 recensioni
INTERATTIVA
La Seconda Guerra Magica è ormai finita da anni, Lord Voldemort è diventato la favola raccontata ai bambini per convincerli a lavarsi i denti.
Questa è l’era dei vizi, del divertimento, dei segreti e delle bugie.
E, beh, chi sa divertirsi meglio degli studenti?
Il Club degli Eredi serve a questo.
Cos’è il Club, vi starete chiedendo, voi ingenui, e di chi i suoi componenti sono gli Eredi.
Beh, immaginate i ragazzi più belli, viziati, ricchi e intelligenti della scuola, festini clandestini e fiumi di Whisky Incendiario, che sono anche coloro i quali sono stati scelti dai Fondatori come destinatari della loro eredità.
Chiunque ad Hogwarts vorrebbe far parte del loro gruppo, vorrebbe scambiare con loro una parola o essere invitato ad una loro festa.
Alcuni tuttavia li odiano.
Invidia.
L’invidia è una brutta bestia, sempre presente.
Anche nel Club, ovviamente. Rivalità e odio non risparmiano neanche quelli dell’alta società.
Eppure, proprio per le cose citate prima, segreti, fama, divertimento, potere, a voi piacerebbe entrare nel Club, vero?
Beh, potete farlo.
Genere: Fantasy, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Albus Severus Potter, Dominique Weasley, James Sirius Potter, Rose Weasley, Scorpius Malfoy | Coppie: James Sirius/Dominique, Rose/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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Catherine era stata fatta accomodare in un'altra sedia, che prima giurava di non aver notato.
Dominique prese parola per prima. A quanto aveva capito Catherine, era la leader del gruppo. - Allora Clary, è ora che ti vengano spiegate un po' di cose -
- Veramente è Catherine -
- Si, insomma, Catherine. - Dominique si sistemò meglio sulla sedia. - Sappi che pochi entrano nel Club senza affrontare una prova, ritieniti fortunata. -
La bionda sembrò non notare l'occhiataccia che le lanciò Louis.
Gli altri componenti del cerchio erano invece piuttosto tranquilli, come se fossero abituati a quel tipo di scene tra i due.
- Ci sono delle prove da affrontare se si vuole entrare a far parte del Club - disse Archie con malizia. - E posso assicurare che sono tutto fuorché facili. -
Anche Catherine si lasciò sfuggire un sorriso.
Le piaceva quell'atmosfera misteriosa, la attraeva come una calamita.
- Comunque, quasi tutti i selezionati ce la fanno. Non scegliamo proprio gli ultimi arrivati. - disse Elske, chr fino a quel momento era stata zitta, ad osservare la nuova arrivata. - Comunque, in caso contrario, la nostra segretezza non è compromessa. Le nostre identità vengono svelate a prova portata a termine. -
Scorpius e Albus, potè notare Catherine, continuavano a confabulare tra di loro.
Il primo aveva un leggero sorriso sulle labbra, e il secondo, se era infastidito, non lo dava a vedere.
- Beh Catherine, devi sapere che il Club esiste da svariati anni, addirittura da prima della Seconda Guerra Magica. - la voce di Louis risuonava piacevole alle orecchie di Catherine. - Si dice che sia stato creato dai Fondatori in persona, per motivi tutt'ora non chiari a molti. -
- E come scegliete i membri? Non che io dubiti delle mie numerose qualità, eh, ma giusto per sapere - in effetti quella domanda frullava nella testa di Catherine da giorni, e l'avere finalmente la risposta la faceva sentire agitata.
Potter fece per aprire la bocca e dire qualcosa, ma Archie lo guardò male, come per ammonirlo.
Louis sorrise. - Beh, in base a ciò che sono. Intelligenti, ricchi, popolari, e che sono sulla Lista -
- Lista? -
- Nulla che ti interessi, per ora - tagliò corto Dominique.
Scorpius sbuffò, evidentemente stufo della situazione creatasi. - Vogliamo spiegare alla Montague perchè la abbiamo fatta partecipare a questa riunione, oppure dobbiamo stare qui a cincischiare tutta la notte? -
- Ti ricordo, Malfoy, che è mio diritto quanto tuo partecipare a questa riunione. - ribattè Catherine.
Se c'era una cosa che non sopportava, era venir trattata come una ragazzina. Da uno come Malfoy, oltretutto.
- Te l'ha detto, amico - rise Archie.
- Scorpius ha ragione, però - intervenne Elske. - Dobbiamo spiegarle la cosa delle prove. -
Detto ciò, bacchetta alla mano, fece apparire un foglio di pergamena gialla, piegato in quattro parti.
Lo stese accuratamente, come se fosse qualcosa di vitale. - Vuoi avere tu l'onore di spiegare, Al? -
Il ragazzo dai capelli corvini annuì. - Ogni anno un membro viene scelto prima degli altri, in questo caso tu, per aiutarci nella scelta dei futuri membri. In poche parole dovrai scegliere le prove che dovranno affrontare -
- Oh - Catherine era sorpresa. - Wow. È per questo che io non faccio nessuna prova? Perchè devo decidere quelle degli altri? -
- Si può dire che la tua prova sia proprio questa - disse Elske.
- Ed è anche la piú divertente, direi - aggiunse Archie.
- Il tuo compito è quindi quello di mettere alla prova i futuri membri del Club, per scoprire se sono adatti. - Albus sospirò. - Francamente non credo che tu ci riuscirai, ma ci sarà comunque qualcuno ad aiutarti -
Catherine non disse nulla, imponendosi di mantenere la calma.
Non aveva intenzione di fare nessuna scenata, non alla prima riunione.
Louis mise una mano sulla spalla di Catherine, per distogliere l'attenzione della ragazza dal diverbio con Albus. - Il primo nuovo membro dell'anno scorso, quello cioè che aveva il tuo compito, ti aiuterà - il ragazzo sorrise. - Che poi sarei io -
- Non dovrai dire quali prove dovranno affrontare i nuovi a nessuno, neanche a noi del Club. - spiegò Dominique. - Se è una sorpresa è più divertente -
- Non penso ci sia altro da aggiungere - disse Scorpius. Si vedeva che evidentemente aveva fretta di andarsene. - Spero per te che tu faccia un buon lavoro, Montague -
- Attento Malfoy, potresti rimanere stupito - ribattè Catherine. - Piuttosto, quanto tempo ho per scegliere le prove? -
- Fino a domani a pranzo, dovranno essere attuate da domani sera - disse Archie. - Se ti serve qualche bicchierino per rimanere sveglia, sai a chi chiedere -


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Victoria non aveva mai visto un luogo più affollato della Sala Grande al mattino.
Il tavolo dei Grifondoro era semivuoto, era decisamente troppo presto perché i compagni di casa della ragazza si svegliassero.
In effetti Vick aveva fatto parecchia fatica ad alzarsi, e ancora di più a buttare giù dal letto, a furia di colpi alla porta, James e Fred.
I due in quel momento le sedevano davanti, entrambi con i capelli ancora scompigliati dal sonno.
In realtà, James sembrava ancora star dormendo, ma anche con gli occhi semichiusi a Victoria sembrava attraente.
Il suo era decisamente un bel problema.
Fred invece, il solito pozzo senza fondo, stava trangugiando del porridge e del succo d'arancia.
L'unico motivo che aveva costretto i tre Grifoni fuori dal letto, era la fin troppo imminente verifica di Storia della Magia che avrebbero avuto alla seconda ora di lezione.
Non che ai tre importasse di Storia della Magia, intendiamoci, ma i genitori dei ragazzi, Ginny Weasley in particolare, erano stati chiari: un altro Troll, e niente più Quidditch, o Tiri Vispi Weasley.
Victoria, dal canto suo, se la cavava abbastanza in Storia della Magia, ma qualcuno doveva pur badare a quello che il Weasley e il Potter facevano.
Fred diede una gomitata a James. - Guarda chi arriva -
Victoria si girò istintivamente, per vedere Elske Falk e Dominique Weasley, aka le due bionde più famose dell'ultimo anno, che varcavano la soglia della Sala.
James strizzò gli occhi, e si passò una mano tra i capelli.
Fred improvvisamente ritrovò la vitalità persa, seguendo le due ragazze con lo sguardo, vedendole prendere posto al tavolo delle Serpi, dietro a quelle dei Grifoni.
- Buongiorno Ellie, Nique - salutò il ragazzo, accompagnandosi con un gesto della mano.
Dominique rivolse un debole sguardo a lui e James, non degnandoli di altra attenzione.
- Weasley - disse invece Elske.
- Ti sei svegliata dalla parte sbagliata del letto anche stamattina? - domandò il Grifondoro.
- Può darsi - rispose lei, per poi cominciare a confabulare con Dominique su solo Godric sapeva cosa.
Fred sorrise soddisfatto. - È praticamente ai miei piedi -
Victoria sorrise. - Dici? -
- Dico -
James intanto sembrava ancora troppo intontito dal sonno per dire qualsiasi cosa.
Era proprio buffo, pensò Victoria, con i suoi capelli castani e spettinati, e la cravatta rossa e oro allacciata a caso sulla camicia spiegazzata.
Era strano come tutta Hogwarts potesse andare dietro ad un ragazzo così.
- Jamie? - disse Fred, improvvisamente.
- Uhm? - mugugnò l'amico.
- Non dovevi chiedere gli appunti a quel tipo, lì, il Corvonero... dai, quello lì, hai capito -
James spalancò gli occhi improvvisamente. - Per Godric, è vero! -
- Appunti? - Victoria alzò un sopracciglio. - Jamie, avresti dovuto studiare, non basarti su dei bigliettini presi un'ora prima del compito -
- È un'impressione mia, Vick, o stai cominciando a parlare come uno dei Corvi? C'è qualcosa che ci nascondi? - scherzò James, dando una gomitata a Fred.
- Non sviare il discorso, Potter - disse Vick. - Chi è quello che ti passa gli appunti? -
- Arcibald Urie, non so se hai presente -
Victoria spostò lo sguardo verso il tavolo dei Corvonero, cercando poi il ragazzo dai capelli castani che corrispondeva al nome che James aveva detto.
- Arcibald Urie? E senza nulla in cambio? Bel colpo, James, te lo riconosco - si complimentò Fred.
James tossicchiò. - Beh, proprio niente niente no... -
Fred e Victoria guardarono l'amico. - Cosa gli hai dato? -
- Forse gli ho dato delle Caramelle per il Sonnellino Improvviso - fece James. - Forse quasi gratis -
- James Sirius Potter. -
- Si, Fred Weasley Junior? -
- Penso che ti convenga correre, se vuoi arrivare vivo all'ora di Storia della Magia - minacciò il Weasley.
- Beh, cercavo un modo per evitare il compito. Se tu me lo servi così su un piatto d'argento... - disse Jamie.
- Corri, Potter -
E James non se lo fece ripetere.
Tra le risate di Victoria, e le occhiate scocciate dei Corvonero che cercavano di ripassare, il Potter scappò attraverso la Sala Grande, seguito da un Fred piuttosto alterato.
Victoria sospirò, e sorrise.
Probabilmente James avrebbe chiesto a lei di prendere gli appunti dal tizio Corvonero, prima della lezione.
Non gli capitava di chiederle favori, in realtà.
E forse era anche meglio.
Insomma, Victoria per James Potter avrebbe fatto qualsiasi cosa.


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Per quanto ad Aghata piacesse Pozioni, le  piacevano tutte le materie, quella lezione era stata veramente noiosa.
L'unica cosa positiva era stata che il solito gruppo di Serpeverde che aveva lezione con lei quel giorno aveva deciso di non far scoppiare nessun calderone, e quindi Aghata aveva potuto preparare la sua pozione nella più completa tranquillità.
Un po' perchè gli studenti erano dispari, e un po' perchè Rose, approfittando dell'assenza di Malfoy, aveva preferito lavorare con Albus infatti, era finita a lavorare con Catherine, che era parecchio distratta quel giorno ma sempre efficiente.
Aghata non avrebbe mai capito, comunque, lo strano rapporto di amicizia tra Rose e Albus.
Se un attimo prima la Weasley si stava scagliando maledizioni con il migliore amico del cugino, un attimo dopo lei e Albus ridevano amabilmente nel corridoio.
Cosa che, poi, stavano facendo anche in quel momento.
Aghata dovette correre per raggiungerli, evitando un paio di Tassorosso del secondo anno che si spintonavano amichevolmente, ostruendole il passaggio.
Si era attardata per chiedere una veloce spiegazione, e li aveva persi di vista.
- Agh - disse Rose. - Pensavo fossi andata già in Sala Comune con Cathy -
Aghata scosse la testa. - In realtà pensavo che Cathy fosse con voi. Comunque no, ero a chiedere un'informazione riguardo all'ultima pozione fatta -
Rose alzò un sopracciglio. - Catherine non potrebb essere qui per ovvi motivi -
Aghata scoccò un'occhiata veloce ad Albus ed annuì impercettibilmente.
Perchè alla sua amica il Serpeverde non piacesse era un mistero. Certo, era leggermente pieno di se e fin troppo taciturno, ma la sua compagnia era piacevole.
- Montague è con il biondino, suppongo - disse Albus, avviandosi su una rampa di scale. - Nostro cugino Louis, per capirci -
Lui era diretto in Sala Grande, dove qualcuno, presumibilmente Scorpius, lo aspettava.
- Come lo sai? - indagò Rose.
Al contrario di Aghata, era una ragazza estremamente curiosa, per non dire impicciona, e voleva sempre essere informata su tutti, a maggior ragione sulle sue amiche.
Albus alzò le spalle. - Lo so -
La conversazione cadde in silenzio.
I tre ragazzi attraversarono i corridoi l'uno accanto all'altro senza dire una parola, cosa che accadeva molto spesso ultimamente.
Scorpius Malfoy era effettivamente davanti alla porta della Sala Grande, facilmente riconoscibile grazie ai suoi capelli biondo platino (la cui autenticità era da sempre tra gli argomenti più discussi di tutta Hogwarts).
Rose non lo guardò neanche, si limitò al salutare Albus con la mano e a tirare dritto.
Aghata al contrario salutò anche il Malfoy, per poi seguire l'amica che si allontanava a passo spedito.
Aghata prendeva raramente le parti di qualcuno, nei litigi e in generale.
Da molti questa cosa veniva scambiata per una debolezza, per una paura di agire e di sbagliare, ma non c'era nulla di più errato.
Aghata era solo un'attenta osservatrice, una spettatrice del teatrino le cui fila venivano tessute dai vari studenti.
La Corvonero conosceva molto, ma tendeva a tenere le sue scoperte per se.
Egoista, direbbero molti.
Tremendamente Serpeverde, direbbero altri.
E forse avrebbero anche ragione, ma Aghata in un certo senso ne andava fiera.
A distoglierla dai suoi pensieri fu però la voce dolce di Rose, che richiamava la sua attenzione.
- James, ti vedo trionfante - esordì la ragazza, rivolta a suo cugino, appena uscito da una classe. - Sei riuscito a prendere un voto più basso di Troll superando tutti i record? -
James si passò una mano tra i capelli, sorridendo. - Non esattamente, cuginetta. Si da il caso che io, James Sirius Potter, abbia fatto un compito pressoghè perfetto -
- Veramente il termine corretto sarebbe "pressochè" - lo corresse Aghata, paziente.
James Potter faceva parte della categoria che amava correggere di più, quella dei palloni gonfiati fissati con il Quidditch.
E ce n'erano così tanti a scuola, era una goduria.
- Umpf, è uguale - borbottò il ragazzo. - Se riesco a prendere almeno un Oltre Ogni Previsione, mi darai almeno dieci galeoni, Rosie. Andata? -
Rose sembrò pensarci su. - Andata -
- Attenta Rose, questa volta potresti perdere sul serio - Victoria Braxton comparve da dietro le spalle di James, con un sorriso in volto.
La ragazza e il Potter, accompagnati da Fred Weasley, erano inseparabili da quando Aghata ne aveva memoria.
La ragazza si era chiesta non poche volte come facesse Victoria a stare con due persone immature come loro, ma non lo aveva mai domandato alla diretta interessata.
- Gli hai fatto copiare? - chiese la Olivander.
Victoria scosse la testa, e James le passò un braccio intorno alle spalle. - È tutta farina del suo sacco, più o meno... -
- Copiato o no, non ho mai perso una scommessa. - disse Rose. - E non penso sarà questo il caso -


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Rain sbuffò, sbattendo per l'ennesima volta quel maledetto re sul tavolo.
- Potrei farti vincere, qualche volta, ma non sarebbe così divertente - sghignazzò Hugo Weasley.
Del ragazzo si potevano dire tante cose, che fosse estremamente paziente o timido, per esempio, o che avesse poco appetito al contrario del resto della sua famiglia.
Comunque Rain quando doveva parlare di lui a qualcuno, cosa che in realtà succedeva abbastaza raramente, non trascurava mai di lodarlo per il suo talento negli Scacchi dei Maghi.
La Grifondoro supponeva che avesse preso quel talento da suo padre, ma fatto stava che il ragazzino avesse battuto chiunque a Hogwarts in quel gioco.
Dal canto suo, Rain, aveva provato a giocarci, senza mai riuscirci veramente.
Le regole le sembravano troppo noiose e complicate da imparare, e di mettersi lì a studiarle non le andava, tanto Hugo avrebbe vinto comunque.
- In Irlanda queste cose non le insegnano, pft - sbuffò ancora la ragazza. - Io lo ho sempre detto che voi inglesi siete troppo fissati -
- Senti da che pulpito viene la predica -
Rain convenne mentalmente e con un cenno del capo che in effetti Hugo non aveva tutti torti.
Non era proprio la persona adatta per parlare di fisse.
Anche se comunque, le sue non lo erano.
Non propriamente.
Erano solo delle parti del suo carattere, lei era una ragazza dalla mente molto aperta.
Rain cominciò a riordinare i pezzi degli scacchi aiutata da Hugo, dopo aver visto che era quasi ora di pranzo.
Aveva avuto un'ora buca, nella quale in realtà avrebbe dovuto esercitarsi in Trasfigurazione, ma con Hugo intorno era stato praticamente impossibile.
E poi, diciamocelo, a parte i Corvonero, nessuno aveva voglia di studiare Trasfigurazione.
Men che meno Hugo, al quale i continui rimproveri della madre sul doversi impegnare di più entravano da un orecchio e uscivano dall'altro.
Rain si aggiustò un ciuffo di capelli dietro l'orecchio. - Sto morendo di fame. Mi sembra di non mangiare da secoli. -
- Tra cinque minuti potrai cominciare a strafogarti di pollo, Sound, non preoccuparti - fece Hugo. - Così magari riuscirai a crescere di un paio di centimetri entro i diciassette anni
- - Parla quello alto un metro e cinquanta -
- Uno e cinquantacinque, per essere precisi - disse Hugo gonfiando il petto.
Rain rise. - Due centimetri in più rispetto a quanto sapessi. Sono i tacchi di tua sorella, o la natura sta finalmente facendo il suo corso? -
- Entrambi -
Rain si alzò poi dal tavolo, aggiustandosi il maglioncino leggero della divisa.
Hugo chiuse la scacchiera, ma restò seduto.
- Non vieni? -
- Non ho fame. Penso resterò a dormire qui per un po', ci vediamo in classe -
Rain lo salutò con la mano, ed uscì dalla Sala Comune dei Grifondoro, con un certo languorino.
In effetti quella mattina aveva mangiato decisamente troppo poco.
Non fece che pochi passi, però, perchè una certa scenetta ai lati del corridoio attirò la sua attenzione.
Dylan stava confabulando con un tizio dalla cravatta verde e argento.
Rain non lo conosceva, sembrava uno del settimo anno, e lei parlava molto di rado con i più grandi.
Tuttavia le pareva che si chiamasse Jude Equalcosa.
La discussione tra il suo amico e Jude Equalcosa pareva animata, ma allo stesso tempo discreta.
In effetti, tra tutti i Grifondoro che erano passati, nessuno sembrava averli notati.
C'era da dire che i Grifoni non erano dei grandi osservatori, certo, però un Serpeverde al loro piano era alquanto curioso da vedere.
Dylan e Jude si scambiarono un'occhiata, per poi andare in direzioni diverse.
Jude prese le scale per salire ad uno dei piani superiori, e salutò un paio di Corvonero che invece le scendevano.
Dylan si diresse invece verso il basso, presumibilmente anche lui per andare a mangiare.
Rain decise di raggiungerlo.
- Chi era quello? -
Dylan sobbalzò.
Evidentemente non si era accorto della presenza della ragazza.
- Per Godric, Rain, la prossima volta fai un po' più di rumore. Come le persone normali, sai? Almeno evito di restarci secco -
Rain sorrise lievemente. - Non hai risposto alla mia domanda, Dylan. Chi era quello? -
- Non ciò che pensi tu, sicuramente - disse il Grifondoro.
- Quindi è uno che fa parte della cerchia di amici dell'altro Dylan? -
- Diciamo di si. - rispose il ragazzo. - Però se dici l'altro Dylan, mi fai sembrare come uno di quei malati mentali da film babbano -
- Non è così? - il tono di Rain era semiserio, mentre puntava gli occhi nocciola su quelli del ragazzo.
Rain sapeva benissimo che Dylan non sapeva sfuggire al suo sguardo, malgrado ci provasse (cosa abbastanza facile, visto che la differenza di altezza tra i due era considerevole, soprattutto mentre scendevano le scale).
- Thompson, ci provi anche con le bambine, adesso? -
Rain si girò di scatto, la voce proveniva dalla cima della rampa di scale che i due stavano scendendo.
Archibald Urie e il suo sorrisetto fastidioso osservavano lei e Dylan.
Rain pensava che un cervello come quello di Arcibald fosse veramente uno spreco, dato ad uno dal carattere così.
Dylan si affrettò a mettere il braccio attorno alle spalle di Rain. - E alcune sono anche meglio di quanto tu possa pensare, Archie -
- Di nuovo, Dylan? - sussurrò la ragazza.
- Ti prego, lo sai com'è - cercò di giustificarsi il ragazzo. - Reggimi il gioco -
Rain sbuffò.
Certo che la conosceva la sua situazione, Dylan era praticamente il suo migliore amico, ma Godric se le dava fastidio.
- Dici che puoi presentarmela? Sai, sicuramente saprei trattarla meglio di te - i passi di Archibald risuonavano pericolosamente vicini a Rain e Dylan.
La Grifondoro capì che non era più territorio per lei.
Una delle "regole" che lei e il suo amico si erano imposti, era quella di non mischiare troppo le due realtà.
Indi per cui, la ragazza scivolò via dall'abbraccio di Dylan, e si fiondò giù per le scale, diretta in Sala Grande.
Lì si sarebbe confusa con quelli del suo anno, e nessuno la avrebbe disturbata.
- Non penso sarebbe il caso, è un po' timida -
- Ho notato -


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Jude era decisamente soddisfatto del suo lavoro.
Quella mattina era riuscito a parlare con un paio di persone che gli avevano saputo dare informazioni alquanto interessanti.
Per sceglierle era andato ad esclusione.
Un Serpeverde non gli avrebbe rivelato nulla senza volere qualcosa in cambio, e lui in quel momento non era in vena di offrire nulla.
Un Corvonero avrebbe sicuramente capito che c'era qualcosa sotto le sue domande, e probabilmente, anche se non era facile farlo, lo avrebbe depistato.
Grifondoro e Tassorosso erano i più facili da convincere, da quel punto di vista.
Tra i Grifoni aveva scelto un certo Dylan Thompson a cui chiedere, un ragazzo alto e dai tratti armoniosi.
O il ragazzo non sapeva veramente nulla, o era bravo a nasconderlo. Jude però era riuscito a scoprire di più sulle abitudini di alcuni amici di Dylan, che era quasi certo fossero nel Club, attraverso delle semplici e innocenti domande.
Con il Tassorosso, un certo Philip, era stato anche più facile. Era uno che andava spesso in giro per Hogwarts senza meta e che parlava con tutti, e visto che non era molto sveglio, era stato il soggetto perfetto a cui fare domande.
Se non altro, la presenza di Dominique Weasley nel Club gli era stata - indirettamente - confermata.
In quel momento Jude stava appunto osservando la bionda, che piluccava della minestra, seduta al suo stesso tavolo.
Sembrava particolarmente ansiosa quella sera, notò, come se aspettasse l'accadere imminente di qualcosa.
Conosceva bene quella sensazione, Jude, quella sottile ansia mista ad eccitazione che si impadroniva di ogni fibra del suo corpo quando aspettava qualcosa con ardore.
E poi, malgrado Dominique avesse la fama di ragazza impenetrabile, chiunque avesse conosciuto un minimo le sue abitudini avrebbe notato il suo toccarsi i capelli quasi compulsivamente quando aspettava qualcosa.
Cosa che, guarda caso, stava succedendo proprio in quel momento.
E Jude aspettava con lei.
Si guardava intorno, cercando di cogliere il minimo guizzo di un nascente litigio, o di una possibile umiliazione.
Notò una Rose Weasley alquanto stranita, ad un certo punto, ma nulla di più.
- Jude, c'è qualcuno che vuole parlarti in Sala Comune -
A parlare era stata Imogen Zabini, una ragazza Serpeverde dai capelli lunghi e corvini, e la pelle abbronzata.
Era una delle persone che a Jude faceva più piacere frequentare, gli piaceva il suo modo di ragionare.
Il ragazzo annuì, e si alzò.
Aveva finito da un pezzo di mangiare, era rimasto seduto solo per osservare l'avvenimento che sarebbe dovuto accadere a breve - e che evidentemente non stava accadendo.
Decise che qualsiasi cosa stesse aspettando Dominique, gliela avrebbero potuta raccontare.
E poi, era curioso di sapere chi volesse parlargli.
Le persone che gli chiedevano favori erano tante, ed era sempre divertente vedere chi fosse il bisognoso di turno.
Jude arrivò alla Sala Comune in fretta.
Però non c'era nessuno ad aspettarlo.
Le poltrone verde scuro intorno al camino erano vuote, come lo erano anche tutti i tavoli e le sedie lì intorno.
Non c'era neanche uno studente lì, le uniche presenze, se così potevano definirsi, erano quelle degli abitanti dei quadri.
Il gueriero a cavallo del quadro all'entrata, per esempio, si stava pavoneggiando passeggiando sulle rive del lago vicino al quale era ritratto.
Era decisamente uno scherzo di cattivo gusto, comunque, Jude non capiva perché Imogen avrebbe dovuto mentirgli.
Stava per ritornare in Sala Grande - nella quale sarebbe potuto esser successo di tutto - a dirgliene quattro, ma poi avvistò qualcosa con la coda dell'occhio.
Un biglietto color crema era in bella vista sul tavolo principale, un dettaglio così esposto che stranamente Jude non era riuscito a notare.
Il ragazzo si avvicinò e lo prese tra le mani.
La grafia con la quale un nome - il suo nome - era scritto era estremamente pulita e ordinata, ma con un sacco di fronzoli inutili.
Jude si guardò intorno con circospezione, per poi aprire delicatamente il biglietto.
Ne venne fuori una specie di invito dall'odore alquanto strano, forse di bruciato.
Gli occhi del Serpeverde scorrevano veloci sulle righe in bella grafia, mentre sul suo volto andava formandosi un sorriso compiaciuto.
Le ultime righe lo turbarono leggermente, parlavano di una certa cosa da fare che si sarebbe evitato, ma il resto... beh, il resto lo aveva lasciato a bocca aperta.
Quello era decisamente il suo giorno fortunato.






A. A. (Angolo Autrice, non Alcolisti Anonimi)

Buonasera maghi e streghe, vi do ufficialmente il permesso di odiarmi e/o venirmi a cercare a casa con i forconi.
So benissimo che non aggiorno che sono secoli, ma abbiate un po' di cuore e comprendete una povera persona stessata dallo studio e senza uno straccio di beta.
Senza indugiare oltre, vi dico che spero il capitolo vi sia piaciuto, ho cercato di metterci dentro tutti i personaggi, ma di non farlo eccessivamente lungo.
Ci sono riuscita?
Forse no, ma non si diceva che l'importante è provarci?
Tanti saluti e tante scuse,
Cathy


Dominique Weasley



Rain Sound



Elske Falk



Aghata Olivander



Victoria Braxton



Rose Weasley



Catherine Montague



James Sirius Potter



Scorpius Malfoy



Jude Verrater



Dylan Thompson



Louis Weasley



Archibald Urie




Albus Severus Potter
   
 
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