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Autore: Little Redbird    03/05/2016    4 recensioni
Dannato vampiro. Non si aspettava che arrivasse a riscuotere il debito così presto. Già si pentiva di avergli chiesto in prestito il completo per il matrimonio.
Mini-Long di cinque capitoli, ambientata dopo la 1x12 e che non prende in considerazione la 1x13.
AU - più o meno.
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Raphael Santiago, Simon Lewis
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Suit'
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3. Santiago
 

In meno di cinque minuti, Simon era stato presentato a tutta la famiglia Santiago – o quasi, perché sembrava che qualcuno non fosse ancora arrivato e che qualcun altro non ce l'avrebbe fatta. Aveva sentito i più svariati nomi e gradi di parentela – Pepe, Felipe, Raquel, Elena, Carlos, figli, nipoti, pronipoti, fidanzati di nipoti, mariti di figli, amici di nipoti e amici di famiglia di Raphael – e stava ancora memorizzando i visi, quando la folla di curiosi terminò e gli fu dato un attimo di pace.

Era da tempo che non si trovava in mezzo a tanti umani, con i loro profumi e battiti eccitati, e si sentiva un po' stordito, cosa che non sfuggì all'occhio vigile di Raphael.

“Stai bene?” gli domandò in un sussurro, sospingendolo piano verso un angolo del salotto.

Simon annuì, rilassando i muscoli del viso per aprirsi in un sorriso sincero. “Credevo non finissero più” confidò.

“Mi dispiace” si scusò l'altro e Simon si accigliò. Raphael non si dispiaceva mai, e fargli conoscere la sua famiglia non era di certo qualcosa per cui scusarsi.

“Va bene” lo rassicurò. “Sono simpatici, e sembra mi adorino già.” Gli scoccò un altro sorriso e Raphael distolse lo sguardo.

“C'è qualcun altro che devi conoscere.”

“Il festeggiato” dedusse Simon. Non aveva ancora dato gli auguri a nessuno, contando di seguire Raphael quando l'avrebbe fatto lui.

Il vampiro annuì per confermare le sue deduzioni. “Vieni” disse, precedendolo verso la vetrata che conduceva in giardino.

Lo spazio era in comune per entrambe le famiglie dello stabile, ma Simon sospettava che appartenesse tutto ai Santiago. Luci, lanterne e candele illuminavano l'erba bassa e i tavolini sparsi, qualche palloncino era stato attaccato alla facciata della casa e qualcun altro agli alberi che circondavano il parco. Nell'aria c'era profumo di carne e birra e alcuni dei bambini rincorrevano i cani di famiglia.

Simon si stava ancora guardando intorno quando Raphael gli sfiorò piano il gomito per invitarlo a seguirlo verso un angolo del giardino, dove stavano sedute tre persone anziane. La donna del gruppo balzò in piedi, nonostante l'età e le gambe magrissime che minacciavano di spezzarsi, per abbracciare Raphael. Sembrava una cosa del tutto normale, abbracciare il vampiro più potente di New York.

“Nora” mormorò Raphael e nella sua voce Simon poté sentire una sfumatura tutta nuova: tenerezza.

Si morse il labbro e attese che l'abbraccio si concludesse e lui potesse smettere di sentirsi di troppo.

Quando Nora sollevò il viso dalla spalla di Raphael le sue guance erano umide, e qualcosa nello stomaco di Simon – vuoto e inutile ormai da mesi – si mosse.

“Non sei invecchiata di un giorno” si complimentò Raphael. Ecco un'altra cosa nuova.

“Che pezzo di merda” fu la risposta dell'altra.

Simon trattenne una risata, ma non riuscì ad impedirsi di sorridere.

Persone che abbracciavano e insultavano Raphael? Quello doveva essere il Paradiso.

L'altro vampiro gli lanciò un'occhiata, sicuro – e a ragione – di trovarlo a sghignazzare per l'uscita di Nora.

“Simon” lo salutò questa.

Di certo le notizie viaggiavano veloci in famiglia.

Simon le sorrise e la donna gli si avvicinò per stringergli le mani nelle proprie, calde e rugose.

Quando entrarono in contatto lei lo guardò con occhi addolorati, ma fu soltanto un attimo, prima che gli sorridesse gentile.

“Questa è mia sorella Nora, Simon” la presentò Raphael.

Simon non riuscì a nascondere la sorpresa.

Due dei miei fratelli sono ancora in vita” gli aveva detto.

Istintivamente, lanciò un'occhiata ai due uomini seduti silenziosi davanti a sé. Uno dei due somigliava terribilmente a Nora, ed era sicuro che, se avesse potuto cancellare le sue rughe, la fronte sarebbe stata la stessa di Raphael.

“È, uhm, è un piacere” balbettò a Nora. “La vostra famiglia è splendida” disse, con un sorriso e un po' più di sicurezza.

La donna sorrise. “Mi piace” disse, guardando lui, ma parlando chiaramente con suo fratello.

Raphael distolse lo sguardo, a disagio.

Simon si strinse nelle spalle. Era strano essere approvato come finto fidanzato, ma anche soddisfacente.

“Buon compleanno” disse allora Raphael e suo fratello si alzò per abbracciarlo brevemente.

Era stato un tipo di abbraccio completamente diverso da quello con Nora, e Simon si sentì improvvisamente a disagio sotto lo sguardo dell'uomo.

“Questo è mio fratello, Manuel” lo presentò Raphael. “Il festeggiato” aggiunse per dargli l'opportunità di fare gli auguri senza sembrare stupido.

Simon gli strinse la mano. “Buon compleanno” gli disse. “Mi spiace essere arrivato senza regalo-”

“Oh, non dire stupidaggini” lo interruppe subito Nora. “Sappiamo che è colpa di Rafi.”

Rafi. Lo abbracciavano, lo insultavano e lo chiamavano Rafi. Oh, l'indomani avrebbe avuto così tante cose da raccontare agli altri! Così tante cose con cui punzecchiarlo!

Sorrise sornione, guardando dritto negli occhi di Raphael, che cominciava a pentirsi di averlo portato con sé – e, probabilmente, anche di averlo riportato indietro dal mondo dei morti in primo luogo.

“Lui è mio marito, Victor” disse Nora, quando fu evidente che i due vampiri fossero troppo impegnati in una gara di sguardi.

Simon si riscosse e strinse la mano all'uomo panciuto, che gli sorrise amichevole.

“Spero tu abbia fame” disse ancora Nora. “I miei nipoti hanno preparato cibo per un intero esercito. Preferisci salsiccia o hamburger?”

Simon si accigliò. “Uh, non vorrei offendere, ma in realtà sono vegetariano.”

Raphael alzò gli occhi al cielo, ma le labbra gli si tesero in un sorriso.

“Oh.” Nora sembrava delusa. “Sono sicura che le ragazze troveranno qualcosa.”

Simon sorrise grato.

“Vieni” lo invitò Raphael. Stava ancora sorridendo. “Ti faccio fare un giro nel giardino.”

“Siamo quasi pronti a mangiare” disse Manuel e Simon si rese conto che era la prima volta che parlava. E il suo tono gli metteva soggezione.

Raphael sembrò esitare un istante. “Torneremo in tempo” promise.

Simon lo seguì fin dove finiva l'erbetta e cominciava un fitto gruppo di alberi. Era come se avessero il loro bosco personale.

“La tua famiglia è splendida” gli disse, cercando di tenere il suo passo. “Non riesco proprio a capire da dove sia uscito tu.”

Il suo tentativo di umorismo cadde nel vuoto. Raphael si fermò e si appoggiò al tronco di un albero, incurante della giacca costosa; infilò le mani nelle tasche dei pantaloni e piegò una gamba per tenersi in equilibrio con il piede contro il tronco.

Qualcosa, in quella posizione – o forse semplicemente in lui –, impedì a Simon di distogliere lo sguardo, anche mentre si poggiava a sua volta contro l'albero di fronte.

“Quando vuoi andartene basta dirlo” disse Raphael, la voce di nuovo quella a cui era abituato.

“Possiamo restare, se vuoi” assicurò. “Anche se non sembra tu lo voglia poi tanto” azzardò in un sussurro.

Raphael lo guardò, senza nessuna espressione particolare. “La festa non è ancora iniziata. Non hai idea di quello che ti aspetta.” Fece un mezzo sorriso, assaporando già l'imbarazzo dell'altro.

“Non preoccuparti per me, Rafi” gli fece lui, ridendo poi apertamente per il nomignolo.

Raphael scosse la testa. “Lo sapevo che questa storia mi si sarebbe ritorta contro” sospirò drammatico. “Se ti azzardi a chiamarmi così davanti al clan ti ammazzo definitivamente” minacciò poi.

Simon sorrise. “Vieni ad ogni compleanno?” domandò, curioso di scoprire di più sui Santiago.

“Quando posso” disse. “Non amo troppo le feste.”

“Non l'avrei mai detto” fece sarcastico Simon.

Restarono in silenzio per qualche secondo; dalla casa arrivavano le voci e la musica.

“Tua sorella sembra aver intuito che sono… come te” mormorò.

Raphael posò piano lo sguardo su di lui.

“Sembra starle bene, però” aggiunse Simon. “Anche se non sono sicuro tuo fratello la pensi allo stesso modo.”

Gli occhi di Raphael tornarono alle luci della casa. “Non è quello” disse, altrettanto piano. “Non solo, almeno.”

“Cosa intendi?”

“Non sei tu” chiarì Raphael, la gamba che scivolava piano dal tronco. “Ti ho detto che siamo molto religiosi, no? Non è tanto contento che io sia un vampiro, ma nemmeno che mi piacciano gli uomini. O almeno credo, non me lo ha mai detto in faccia.”

Simon si accigliò. “Non capisco” ammise. “Perché fingere di avere un fidanzato, allora?”

“Per mia sorella. Crede che viva solo e miserabile in un hotel, non importa quante volte le abbia spiegato che è come se avessi una seconda famiglia.”

Simon si piegò sotto il peso di quelle confessioni. Ultimamente Raphael si apriva con lui, ma non sapeva se esserne felice, perché sembrava avere solo cose tristi da raccontare.

“Ti vuole bene” gli disse. “Ti vogliono bene tutti.”

Gli angoli delle labbra di Raphael si sollevarono.

“E tu ne vuoi a loro” aggiunse Simon, ricambiando quel sorriso accennato. “Non avrei mai pensato che ti lasciassi abbracciare da qualcuno.”

“Non mi piace essere toccato.”

“Lo so.”

“Eppure mi tocchi tutto il tempo.”

Simon si morse il labbro e assunse un'espressione colpevole. “Mi dispiace, sono un tipo appiccicoso.”

“Lo so” gli disse lui con un sorriso.

Se avesse potuto, Simon era sicuro che sarebbe arrossito dalla testa ai piedi. Sentiva già il bicchiere di sangue che aveva bevuto prima di uscire scaldargli appena gli zigomi.

“Mi dispiace non poter mangiare carne” si scusò, ripensando all'espressione di Nora.

Raphael fece un accenno di risata, cogliendolo alla sprovvista. “Sei un vampiro, Simon” gli ricordò. “Non avresti potuto nemmeno se avessi voluto.”

Simon scosse le spalle e sorrise.

“In effetti, credo che inizierò a dire che mi stai convincendo a diventare vegetariano. È una buona scusa per evitare di rovinare le giacche con il cibo che mi tocca nascondere” aggiunse, l'eco di quella risata ancora presente nella sua voce.

Simon si morse la lingua, ma non riuscì a trattenersi dal parlare. “Sei diverso quando sei con la tua famiglia” disse di getto.

Raphael distolse lo sguardo. “Immagino sia così per tutti.”

Simon annuì. “Sì, ma non così. Sei quasi… piacevole” disse, palesemente meravigliato.

Raphael roteò gli occhi. “Conto sul 'quasi'” disse.

Toccò a Simon alzare gli occhi al cielo ma, prima che potesse ribattere, una voce, più vicina e squillante delle altre, li interruppe.

Rafiii! Smettetela di sbaciucchiarvi, è tutto pronto!”

Simon fece un sorriso imbarazzato e si sistemò il ciuffo di capelli che puntava in su.

Raphael si coprì il viso con una mano. “Ma cosa ho fatto di male?” mormorò tra sé.

Si allontanò senza degnare l'altro di uno sguardo.

Simon lo seguì. Nora gli piaceva, ma non era sicuro di poter sopravvivere a quei livelli d'imbarazzo.






 


AN:
Avrei dovuto aggiornare venerdì, di norma, ma sono un tipo ansioso e non vedo l'ora di pubblicare tutti i capitoli; e avevo promesso a Donnie di aggiornare quando l'avrebbe fatto lei, quindi eccoci qui ^^
Simon ha conosciuto i due fratelli di Raphael e ha scoperto un po' di cose, come il suo nomignolo :P, come vi è sembrato?
Mancano due capitoli, e sono i miei preferiti.
Oh, l'altra volta ho dimenticato di aggiungere un missing moment di questa storia, che si collega sia a questo capitolo che al prossimo, e riguarda Simon e il suo costante toccare Raphael:
Touch me like you do.
 
Red
   
 
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