Era circa
mezzanotte e Rychemond stava compiendo la sua abituale passeggiata serale
diretto ai cassonetti della spazzatura sulla Sunfolk Street. Sì,
può sembrare strano, ma alcuni maghi come lui, amavano buttarli
nei cestini, i rifiuti, invece che evanescerli. E in effetti, era un po'
in tarda serata, per meglio dire. Ma lui era fatto così: ripudiava
il caos, la folla, la gente e le sue chiacchiere, stupide e pregiudicative.
Gossip e pettegolezzi, certezze inesistenti unicamente
proprie allo spirito estraneo e marginale. Stava percorrendo Via La chàos,
una delle strade storicamente più famose di Diagon Alley, dove
il mago francese Martin La chàos, quando ancora in quella zona
si elevava un semplice sterrato, aveva sacrificato la sua vita per abbattere
il Magister Proibito Zaknafein. Uno dei momenti più mirabolanti
della storia. La strada, da quel momento in poi, si era civilizzata con
una velocità impressionate, edificandola e innalzando case, strutture
e negozi ai suoi lati. Osservò la statua di Martin La chàos,
scolpita sul marmo e luminosa al chiarore della luna, dominante su tutta
la strada e attorniata da schiere di fiori di ogni colore, o quasi. Imboccò
una piccola stradina laterale in cui, ai lati, solo un palmo di mano lo
separava dai muri, accedendo a uno stretto viottolo dove, con un'altra
persona, sarebbero stati appena scomodi. Dava sul retro del giardino di
una delle villette dei tanti maghi ricchi -e corrotti, pensò aridamente-
del Ministero. Nei finesettimana, nelle ferie e durante l'estate, si trasferivano
nelle loro villette. Quella sembrava particolarmente importante. Vari
peschi erano cresciuti in tutti gli angoli del giardino che assumevano
una squadrata forma esagonale. L'erba era precisamente e finemente tagliata
e presentava molti fiori, simbolo non solo della magia ma anche della
Primavera fiorente, sparsi sul prato come zucchero su un biscotto. Circumnavigò
oltre gli angoli, imboccando una stradina sul profilo della casa, che
ora osservava curioso, alta con almeno tre piani, incluso il piano terra,
ma esclusi la mansarda, la piscina sul tetto che riconosceva data la protezione
di vetro magico e la sporgenza metallica della scaletta, e la cantina,
dove di solito, in quelle villette, e lo sapeva per esperienza personale,
si trovavano locali molto simili ai solarium babbani per l'abbronzatura,
piscine al coperto, vasche di idromassaggio, proiettori di pellicole o
aree per il fitness e il body-building. Osservò appena lievemente
affascinato le terrazze larghe e spioventi affacciarsi dall'area più
alta. Fece una smorfia. Ecco a cosa servivano i soldi del Ministero. Anche
lui era un membro del Ministero della Magia, e anche piuttosto importante.
Alcuni anni fa, fu lui a evitare -o meglio, interrompere, seppur al giorno
d'oggi creda in risultati parziali- la grande crisi che stava per scoppiare
-o forse era già scoppiata-. Era il più importante mediatore
tra il Mondo Magico e il mondo dei babbani nel Ministero della Magia londinese.
Una volta era ritenuto il migliore del suo campo, ma adesso stava avvenendo
qualcosa di strano. A dire il vero, stava avvenendo già da un po'
di tempo. Non era uno stupido, e se n'era accorto. I strani discorsi alle
"assemble satrape" -così chiamate da Malfoy, come a rievocare
le riunioni delle assemble con le satrapie, dell'impero Persiano-, della
sua esclusione da esse tempo dopo, della sua esclusione anche dalle notizie
più banali. Si era scoperto solo nell'ultimo anno una persona arrogante,
presuntuosa ed egoista. Inconsciamente, credeva di essere un genio, uno
dei migliori maghi europei, un incredibile diplomatico; la sua vita, fino
a quegli anni, era stata solo successi. Successi sulla carriera, sull'onore,
sullo sport, sui suoi settori amatoriali e con la donna che qualche anno
fa era diventata sua moglie, Hylari. Poi tutto era decaduto. Si sentiva
privo di emozioni verso il suo rapporto e verso lo stesso matrimonio con
Hylari. Era caduto in una crisi di nervi come i bambini, vedendo la gente
che lo ignorava, i suoi diritti preclusi; era come ammattito, e la moglie,
in lacrime, non riusciva più a reggerlo. Lei era andata dalla sorella,
a Merlynsh, per un po' di tempo. Anche lui aveva cambiato aria: Diagon
Alley, un rozzo appartamento in affitto già da alcuni mesi. Per
lui i soldi non erano un problema. Svoltò l'angolo e si ritrovò
su una lunga strada lussuosa illuminata da lanterne sospese a tre metri
dal suolo, che gettavano coni di luci diverse -filtranti, offuscate, disturbate,
colorate- sulla strada. Tutt'attorno, su essa, una lunga fila di ville
e villette. Osservò la bella villa squadrata attornò a cui
aveva girato e si avvicino alla sontuosa cassetta delle lettere, curioso
di sapere a chi appartenesse. Turbolente nella sua testa, si affacciavano
scene, inquadrature, memorie e pensieri che gliela offuscarono. Fu per
quello, forse, che non aveva sentito un passo dietro di lui? Osservò
la cassetta della posta, chinandosi appena a lato del grosso e largo cancello
di ferro in merlature e cardine d'oro che percorreva l'ingresso della
stradina principale della villetta da capo a capo del muro. Un tuono gli
attraversò la mente, come se non lo ritenesse possibile. Con la
bocca socchiusa, poi aperta, sentì che le cose che non quadravano
con lui quella sera si erano incrociate a Diagon Alley, mentre sulla cassetta
della posta leggeva il nome "Robert Grindelwald". Come
se avesse risposto in anticipo, il suo corpo era già a metà
di un'angolatura graduata per voltarsi su se stesso, quando una voce,
pigra ma vigorosa allo stesso tempo, come se, anche contro la sua volontà,
non riusciva a reprimere il potere, parlò: "E così
mi hai smascherato, Rych. Davvero una brutta sfortuna, ora che il 'gabbano'
che para il culo dei babbani, il rinnegato del Ministero della Magia,
ha scoperto chi risiede in quella... come definirla... modesta dimora?"
Rychemond, ancor prima di aver osservato la figura, "incespicò"
su 'gabbano'. Si trattava di un termine popolare particolarmente
offensivo che sostituiva alla 'b' di 'babbano' la 'g' di 'garage'. 'Gabbano'
significava 'colui che proteggeva i babbani' o 'parava loro il culo' secondo
una definizione più aggiornata, come un garage protegge i suoi
contenuti. Voltatosi del tutto, lo vide, e il suo cuore gli saltò
alla gola, bloccandogliela, partito a cento e più battiti al secondo.
Una gocchia di sudore percorse il suo visto, calante dalla tempia sinistra.
Davanti a lui, una sagoma avvolta in un largo e comodo mantello di un
verde oliva spento che la nascondeva del tutto, con un cappuccio calato
sul viso, da cui si potevano solo notare un paio di bagliori a forma di
mezzaluna che riflettevano la luce e da cui usciva una lunga ma un po'
ispida barba argentea, un uomo lo guardava. Rych lo osservò e si
immaginò il suo solito sorriso pacato, che in tanti anni poche
volte gli aveva visto perdere. Si sforzò di parlare nuovamente,
cercando di non mostrare note di paura nella sua voce "E così
adesso sei di nuovo Grindelwald, eh, vecchio mio?" cercò di
dirlo in tono burbero, ma la tonalità tremava appena, e una seconda
goccia di sudore solcò il suo viso "Vero... Silente?"
Si immaginò il sorriso espandersi sotto il cappuccio "Giochiamo
proprio duro, allora, caro il mio birboncello?" disse in modo tanto
sereno e sicuro da innervosire Rychemond.
"Perchè rinnegato? Cos'è questa novità?"
domandò lui all'uomo dalla lunga barba argentea, con tono freddo,
quasi spontaneo.
"Interessante" vide il capo dell'uomo "Essere rinnegati
è forse una delle cose più brutte del mondo, anche se ti
unisce al tuo Io, ti fa diventare più solidale, ne esci con più
autostima e sicurezza. Già... ricordi? Decisione & Determinazione.
Accoppiata vincente" e ancora una volta, immaginò il viso
sorridente allargarsi. Lui attese. La domanda non aveva ancora ricevuto
risposta. Così, dopo una serie di secondi, l'uomo dalla barba continuò:
"E' ovvio che tu non sappia i motivi, caro Rychemond. Sarebbe alquanto
scomodo che tu li sapessi. Il Ministero non voleva certo lasciarti divulgare
le cose non divulgabili e rovinare l'operato e i piani che hanno in progetto.
Questa sera ero qui che ti aspettavo. Sapevo saresti passato di qui. Dovevo
attenderti, per un compito ben preciso..." e non servì che
specificasse quale, perchè se il Ministero davvero gli stava nascondendo
qualcosa, Rychemond sapeva che poteva esserci solo una conclusione "...ucciderti"
terminò, come aveva immaginato. "Ebbene, Silente" ringhìo
lui, scossò da un torpore e un'adrenalina che da anni non si sentiva
in corpo, pronto ad affrontarlo "mi vuoi uccidere? Temo ti sarà
impossibile. Certo, sei un mago di grande potere, ma non sei l'unico.
Ora ti mostrerò quanto un satrapo sa fare." Rimboccò
le mani e allungò una lunga bacchetta di uno stucco argenteo con
dei germogli sui lati, in alto. Da tanto tempo non si sentiva così
vivo. Stava per sfogarsi, per togliersi un peso dalle spalle. Alzò
la bacchetta senza dare tempo al suo avversario di fare lo stesso: con
Silente c'era sempre poco da scherzare. Oltre a quello che era prima e
la sua situazione attuale, doveva essere morto... e non lo era. Scosse
la bacchetta con un vigore non suo e gridò, così forte che
sembrò un impeto di vento: "Caligomthus!" uno schiocco,
poi una leggera nebbiolina argentea, e poi dalla bacchetta scaturì
un dardo incandescente senza riserve, che trapassò l'aria, illuminandola,
puntando a un Silente che aveva avuto il tempo di fare pochissimi movimenti.
In un momento dopo, però, Rychemond, spalancò la bocca.
La stessa aura di potere che Silente aveva sempre, forse dal principio,
posseduto, si espanse, facendogli sembrare come al solito di essere sul
ciglio di un vulcano. Lo vide alzare le braccia, il mantello scosso al
vento della sua energia. Il cappuccio sfilò, mostrando un viso
segnato dalla vecchiaia tipica ma che sembrava essere forte come quello
di un soldato. Sulla fronte, al centro, poco più in su dello spazio
tra le sopracciglia luccicanti, uno strano simbolo luminoso "E tu
vedrai il potere di un Magister!" gridò. Rych vide solo le
braccia illuminarsi di una forte luce blu oceano, che poi si propagò,
inghiottendo il dardo. Un lungo raggio blu nautico scattò da un
punto imprecisato. Il suo obiettivo non era esplodere, ma portare. Stava
riportando indietro il dardo, così in fretta che Rychemond non
ebbe neanche il tempo di capirlo appieno. Il suo stesso dardo lo colpì
alla tempia sinistra, dopo aver curvato, e trapassò il crano fino
a uscire dalla nuca. Cadde a terra, preceduto e seguito da una cascata
di sangue. Gli occhi vuoti, col tipico flash rapido della perdita della
vita, osservavano il cielo stellato sopra di sé, dove un percorso
di stelle più opache era impreciso lassù. Silente si avvicinò
al corpo privo di vita di Rychemond, il piede destro si avvicinò
alla guancia e la scosse appena. Non c'erano dubbi. Neanche il più
strampalato. C'era riuscito, lo aveva ucciso.
"Interessante" commentò Harrylia massangiandosi il mento
con vago interesse "La grande cacciatrice di taglie, Hermelya,
o forse, Hermione Granger, ricorda ancora il nome di una delle persone
che ingannò" in onore di quello che credeva verso di lei,
aveva marcato con particolare amarezza le parole "cacciatrice di
taglie". Hermione, a quanto pare, se ne accorse "Stai cercando
di attacare briga ancora prima di sentirmi parlare?" chiese, in tono
stizzito, anche se pareva più un'affermazione.
"Allora forza, continua" disse disinteressato. Sapeva che non
lo avrebbe fatto. E infatti, lei esclamò "No, ora voglio proprio
sapere cos'è questa storia. Ne avevamo già parlato, mi pare."
"Sì, all'incirca quattro... o cinque anni fa... da quando
non ci vediamo, insomma" "E non ti avevo forse spiegato, a pro
di fatti, la scelta motivata che feci?"
Harry fece uno scatto così veloce e silenzioso che Hermione ritrovò
il suo naso a pochissimi centimetri dal suo. Gli occhi verdi di lui arsero
intensamente, e parlò con voce profonda "Quello sì.
E' il dopo che non mi convince. E forse, neanche il prima" e tornò
a sedersi, calmo come prima "Va bene, cacciatrice di taglie. Forse
non una scelta ragionevole. Ritengo che il passato influisca, ma non che
debba interferire con i propri ideali e la propria via. Non sei stata
corretta... sei stata un demone... a fare... quello che hai fatto."
"Siamo demoni simili, allora" lo incalzò lei "ti
sento spesso chiamare 'demone', 'mostruosità datata' o simile.
Hanno così paura di chiamarti per nome e per sigle come 'tu-sai-chi'
e simili, che ti hanno assegnato altri appellativi. Per un attimo, lei
vide nuovamente gli occhi di lui ardere nell'oscurità, ma poi essi
si spensero.
"Interessante" ripetè lui "Dunque siamo entrambi
cattivi bambini. Solo che te sei diversa, Hermione..." si interruppe
un attimo. Il nome, che aveva pronunciato per sbaglio, lo turbò,
poi continuò "tu sei una macchia scura, qualcosa che nemmeno
a me piace."
"Allora, dimmi" incalzò lei nuovamente, guardandolo con
un sorriso malizioso e con occhi più stretti, uno sguardo seducente
"come mai sei ricomparso senza motivo dopo quattro anni? Come mai
sei ricomparso dove mi trovavo io? E come mai mi hai salvata?"
Lui rispose rapido "Sono informazioni riservate."
"Se proprio vuoi saperlo" lei si portò sulle ginocchia
e si appoggiò in avanti, mostrando nuovamente il solco tra i seni,
parlandogli a pochi pollici dal suo viso "io credo che tu abbia deciso
di tornare indietro. E credo che tu mi volessi rivedere. E non solo me,
ho ragione di credere."
"Centro sbagliato" rispose amaro lui. Era sempre stato un pagliaccio
a mentire, e Hermione capì perciò che doveva essere davvero
sbagliato. Non era quello il motivo. Ma prima che ribattesse, Harry continuò,
alzandosi: "Dimmi solo cosa vuoi. Perchè mi trovo qui? C'è
senz'altro un motivo."
Si voltò e la squadrò. Lei si sedette, fascinosa e stupenda.
Un'ammaliatrice di uomini e creature simili che si spacciavano per essi
"Sei cresciuto, eh, Harry? Una volta non eri così arguto"
sorrise in modo più ampio "Ebbene sì, c'è un
motivo. Una collaborazione" osservò il volto di lui deformarsi
al pensiero "ma credo non avrai problemi a farlo. Non sono proprio
le stesse cose che faccio io. E' qualcosa di grave, se è come lo
immagino. Ma credo di più. Credo ci sia sotto qualcosa di ancora
più mostruoso."
"Ossia? Evita i mezzi termini. Ho poco tempo."
"Ossia... béh, come cominciare... béh, diciamo che
probabilmente è qualcosa come la supremazia di una data casta sociale,
e la devastazione di tutti coloro all'insotto di essa."
"Ah..." disse Harry, deluso. Si aspettava qualcosa di ben più
interessante "in parole povere, i Purosangue con le loro manie che
nuovamente compiono qualche bravata facendo credere allo sterminio dei
babbanofili e dei mezzosangue?"
"Sbagliato su tutta la linea" rispose lei, inarcando un sopracciglio
"Prima di tutto, è una data casta. Un'associazione, un gruppo,
una cooperazione, anche di sangue diverso. Secondo, non è una bravata.
Se ho capito bene e visto giusto, è il Ministero stesso ad attuare
questa cosa. Infine, il primo obiettivo mi sembra sia lo sterminio dei
babbani, e in seguito dei babbanofili e dei mezzosangue non utili al loro
team di ricostruzione di un mondo unicamente puro. Vogliono uccidere quasi
tutta la popolazione terrestre per la creazione di una razza dominante
che non avverrà mai, e se avverrà. sarà un... un..."
"Un." marcò Harry "Il Ministero? E' ancora quello
schifo di sempre?" "Più di prima" assentì
lei "Draco Malfoy, da ministro, ne sta facendo la sua macchina di
distruzione. E non solo lui. Ascoltami, c'è anche altra gente che
sa di questa cosa... loro hanno i mezzi e poteri... possono farcela. Se
vuoi aiutarci, con te al nostro fianco, col tuo potere, le tue conoscenze
e la tua esperienza, avremo molte più probabilità. Prendere
o lasciare."
Lui esitò, trattenendo il respiro. La osservò nei suoi bellissimi
occhi verdi-celestino. Quel temperamento e quelle parole le aveva ricordato
la vecchia Hermione. Solo ora sembrò accorgersi della sua splendente
bellezza.
La mattina seguente erano ancora lì, al chiarore dell'Alba, i cui
lunghi veli erano stesi sul suolo e rilucenti sul letto del fiume. Hermione
stava remando e osservando contemporaneamente un foglio su cui erano abbozzati
dei disegni di cui Harry non comprese esattamente il significato. "Per
curiosità" disse, sdraiato a metà del ponte della piccola
barca a vela "dov'è che stiamo andando?"
"Stiamo scendendo fino alla foce del Golondel, sulla costa. Raggiungeremo
la base della Ribellione." rispose lei distrattamente, senza voltarsi.
"Ehi-ehi-ehi! Un momento! Ma allora non sei solo tu a conoscenza
di quanto accade e non solo tu ti sei opposta?" lui si rizzò
appena.
"No" rispose lei con tono deciso "C'è anche altra
gente. Forse non ti sarà piacevole: alcuni sono tue vecchie conoscienze.
Sembra che non ti piacciano... le vecchie conoscenze..." e
finalmente si voltò parzialmente, osservandolo gelida col suo occhio
destro.
"Non ti trovo nella posizione di farmi la pratica" rispose lui,
e i suoi occhi arsero di una luce sinistra "Ribellione, eh? E' così
che vi siete chiamati?"
"Non proprio" ribattè lei, voltandosi "Un paio di
azioni di spionaggio sono state sventate. Il Ministero sa che qualcuno
o qualcosa a sua volta sa e vuole bloccarli. Ci ha dato
l'appellativo di 'Ribellione'... il caro signor Malfoy."
"Il vecchio idiota" ricordò, deliziato, e un brivido
gelido e oscuro attraversò dolcemente il suo stomaco "non
vedo l'ora di mandarlo all'altro mondo." sentenziò con un
ghigno.
"Certa gente non merita di sopravvivere" disse Hermione con
tono crudele. Esitò, incerta se aggiungere 'noi compresi', ma poi
Harry parlò di nuovo.
"Di quali vecchie conoscenze parlavi prima?" chiese svogliato.
Hermione ghignò dolcemente a sua volta, schernendolo "Penso
sarà meglio lasciarti il fattore sorpresa."
"Uhm..." lui chiuse gli occhi. Quando li riaprì, alzò
stancamente una mano "Siamo seguiti" disse senza sorpresa, preparandosi
a portarsi al nascondiglio, da qualche parte.
"Nessun problema" la voce di Hermione lo bloccò "E'
un messaggio. Lo avevo percepito. Devo riceverlo"
Harry non pretese altro. Hemione aveva perso -a suo parere- molte delle
qualità che avevano un tempo, ma le restavano ancora tutte le altre
per affermare di poter aver ragione quando non ci sono pericoli. Soprattutto
in questo caso.
E pocò più tardi videro un grosso falco scuro, apparentemente
affaticato, con una grossa busta tra le zampe, volare velocissimo in cielo
e, addocchiati, planare pacatamente per aria, scendendo come se fosse
composta di più strati, fino ad arrivare alla loro barca.
"Falco Viaggiatore..." contemplò Harry "Deve essere
qualcosa di urgente o di importante... o di tutt'e due. I Falchi Viaggiatori
costano, ma sono forse i volatili più veloci ed efficienti.."
"Ti ringrazio per la spiegazione, Harrylia. Non ne ero a conoscenza"
rispose con tono ironico appena pungente. Lui ebbe un piccolo sorrisetto,
e la guardò in silenzio strappare la busta.
Hermione fece correre i suoi occhi su e giù per le righe. Era di
Colin! Il suo caro amico Colin! Era un pezzo che non lo rivedeva, e se
ne pentiva. Era la persona con cui al mondo stava meglio. Aveva preso
confidenza con lui al sesto anno di Hogwarts. Se lo ricordò così
affuocato che gli pareva fosse quasi una registrazione che ogni giorno
riportava alla mente, per non dimenticare, per tenerla lucida. Appena
appannata, una visione si rischiarò nella sua mente...
Dolci ricordi... Hogwarts, Ottobre 1996. Sesto anno ad Hogwarts per la
classe di Grifondoro di cui faceva parte anche lei, Hermione.
Era un fresco sabato di Ottobre. Tutta, ma proprio TUTTA la scuola, con
tutto il corpo degli insegnanti e anche Silente, era radunata allo stadio
di Quidditch per la prima partita dell'anno. Grifondoro contro Tassorosso.
Il cielo era nuvoloso, ma non pioveva. Tuttavia, il terreno era ancora
umido e grondante di pozzanghere sparse qua e là. Residui della
notte piovosa. Entrambe le squadre erano rimaste col fiato sospeso durante
l'oscura parte del dì in cui grosse goccie si dibattevano contro
i vetri del castello. Oggi, malgrado il terreno fosse fangoso e impiastriccevole,
e il campo un vero colabrodo, le formazioni erano decisamente più
rilassate.
Lei si trovava su uno degli spalti più bassi di Grifondoro, anch'ella
con la sciarpa della casata, confusa in mezzo alle folta macchia giallo-rossa
che cantava, saltava, gridava. Lei, invece, era tranquilla, seduta osservando
il campo d'innanzi a sé dove solo ora le squadre entravano. Era
lì, da sola, a osservare i suoi migliori amici entrare in campo.
Ora erano tutti in squadra, e le partite se le godeva da sola... osservò
la squadra di Grifondoro che marciava faticosamente per il campo molle
ma con le espressioni disinvolte. Davanti, un giovane sedicenne che stringeva
con forza il suo manico di scopa nella mano destra. Aveva dei folti capelli
neri che erano cresciuti in quel tempo, e che ricadevano appena sul viso,
dandogli un primo tocco di mistero. Tra essi, appena rilucente, filtrava
la cicatrice a saetta. I suoi occhi verdi ardevano in attesa di mettersi
alla prova, dietro un paio di occhiali stranamente dal riflesso piatto.
Doveva aver usato l'incantesimo che gli aveva insegnato tre anni prima.
Sul suo petto, una grossa 'C' bronzea. Dall'alto, la voce del cronista:
"Il capitano... HARRY POTTER!"
Lei ignorò superando con lo sguardo i due battitori e si fermò
con un ragazzo che di anni pareva averne due più di Harry: era
molto più alto, la corporatura più robusta e il viso più,
in un qualche modo, cresciuto. Anche lui si era lasciato crescere i capelli,
che ora erano composti in una chioma rossa che gli arrivava fino al basamento
del collo. Alle mani aveva due spessi guanti di stoffa scura "Il
portiere... RONALD WEASLEY!"
E poi, ignorando altri due giocatori, osservò l'ultima della fila,
Ginny Weasley. Era la più bassa alla pari con un'altra ragazza
del suo stesso anno, anch'essa cacciatrice. I capelli erano stati un po'
spuntati durante l'estate ma da essi scendevano numerose treccine graziose.
I suoi occhi, con un aspetto sonnolente, erano stretti ma lunghi e profondi
"La cacciatrici... EMMA SPIELSON... GINNY WEASLEY..." Hermione
spostò lo sguardò su un'altra giocatrice. La terza cacciatrice.
Aveva la stessa età di Ginny ed era alta quanto quest'ultima. Aveva
lunghi capelli di un biondo dorato, di quella tipologia seducente e sexy
che fa impazzire gli uomini. Al contrario di Ginny, gli occhi erano più
grossi, apertissimi e vispi, di un colore celeste ghiaccio, animati da
un ardente lume blu "... e ANDY CARAMELL!" lei rimase a osservare
Andy. Proprio la figlia del Ministro. A quanto pare, dopo essersi accertato
che Hogwarts non fosse un vero covo di pazzi, in segno di fiducia aveva
permesso alla figlia di sostenere i provini per essere cacciatrice. Certamente,
nessuno si sarebbe mai aspettato che la figlia di Cornelius Caramell avesse
un tale talento, atletico e di volo. Aveva sbalordito tutti, ed era stata
nominata dirigente delle cacciatrici. Una del genere te la immagini con
spessi occhiali e pupille ristrette nella lettura di tomi giuridici per
lavori ministeriali, con un aspetto trascurato e all'antica, e senza grande
attività fisica... non una delle ragazze ritenute più attraenti
di tutta la scuola, scattante e con occhi furbi, atletica e così
brava nei suoi compiti. Sembrava che anche a scuola andasse bene. Hermione
aveva saputo che aveva preso una E in Incantesimi e aveva una media di
O in Trasfigurazione e Erbologia.
"Guarda" sentì dire un ragazzino del primo anno vicino
a lei a un altro del primo anno "Il primo... è Harry Potter!
E accanto il suo miglior amico, Ronald Weasley! Si dice che siano dei
veri miti! Con Potter hanno vinto la coppa tre anni fa, e senza Weasley
un anno fa se la sarebbero scordata!" "Dici che siano davvero
così bravi?"
Stavolta intervenne Hermione, di sorpresa. Non voleva che la sua solitudine
la rendesse triste. I suoi amici erano là, e lei era felice che
anche loro avessero delle soddisfazioni "Certo che lo sono! Io lo
so bene... li conosco, sono amici miei".
Quasi ad aver scattato un pulsante di avvio, sentì delle risatine
vicino al suo orecchio sinistro. Lei si voltò. Un paio di gradini
più in su, Lavanda sussurrava a voce alta: "Già...
i suoi amici". Hermione strabuzzò gli occhi. Lavanda non le
era mai piaciuta. Era certa che il massimo che sapesse fare era non impegnarsi
a scuola e in nessuna attività che non comprendesse il ridacchiare
sonoramente per stupidaggini, piagnucolare quando non ce n'era bisogno,
credere ingenuamente anche alle cose più ridicole e porre i problemi
più assurdi. In particolare, fin da metà del quinto anno
a quella parte, non gli era piacciuta perchè cominciava a prendere,
detto in modo, un atteggiamento di puttana "Scusa?" chiese lei
a Lavanda. Accanto, anche Calì ridacchiava. Lei era un po' diversa
forse, ma in fondo non si differenziavano poi tanto.
"Oh... scusa Hermione.." fece lei con l'aria finta di una pentita,
ma di chi si sta preparando a colpire col qualcosa di brutto "E'
solo che... pensavo... che begli amici hai. Solo un paio, entrambi maschi.
Stai sempre con loro. Che c'è, vuoi diventare un maschiaccio? Eclissarti
dal tuo sesso? Sai stare solo con gli uomini?"
Hermione sentì la sciocchezza, e quasi non vi badò, ma trovò
giusto replicare. Ma ancora prima che potesse farlo, al suo fianco arrivò
un ragazzo all'incirca della sua altezza, che pareva però appena
meno robusto, con occhi color nocciola e capelli color topo. Colin Canon
parlò come se credesse che lei si trovasse in difficoltà
"Che c'è di male? Credo che al massimo dobbiate essere voi
due a essere preoccupate! Sempre da sole, sempre ad adocchiare ragazzi,
ma mai ad avvicinarvi eh? In fondo... chi vi vorrebbe? Non posso biasimarvi."
disse, e lo disse tutto d'un fiato. Pareva averci riflettuto su un po'.
Forse da qualche parte aveva un libretto dalle milleuno frasi da usare
per tutti i casi. Ad ogni modo, l'effetto che voleva essere eroico fu
comunque ben apprezzato quando i volti di Lavanda e Calì divennero
sempre più rossì come se li avessero immersi nell'acqua
bollente, in maniera ridicola. "Come osi, n-nanetto! Tu e la tua
famiglia babbana dovreste estinguervi..! A quel paese, il lattaio!"
Hermione aprì appena le labbra. Aveva sentito bene? Era un momento
di rabbia o aveva capito bene? Lavanda era anch'ella fissata sul sangue?
Colin ribattè "Il lattaio è certamente un lavoro di
grande prestigio, se lo paragoniamo al tuo... in cui, peraltro, non credo
avrai molti clienti..."
"CO-COSA!" strillò lei, saltando dritta in piedi e facendo
appena svolazzare la mini-gonna. In effetti, Hermione non seppe se Colin
aveva capito quale grande insulto lei gli avesse tirato, ma darle della
puttana era comunque meno in quanto lei gli aveva appena detto. Lavanda
scese di un gradino, gli occhi furiosi con appena un paio di lacrima.
Mollò un ceffone sulla guancia sinistra di lui, lasciandogli impressa
l'impronta rossa della mano, poi girò sui tacchi e uscì
dallo stadio, con Calì alle calcagna.
"Maledizione!" disse Hermione, avvicinandosi a Colin che si
strofinava la guancia con i polpastrelli della mano sinistra, appena boccheggiante
per lo schiaffo infuocato. Lei gli tolse la mano con la guancia. Sentì
un calore condividersi. I suoi occhi ispezionarono l'impronta rossa, ora
più confusa "Non ti saresti dovuto immischiare. Con certa
gente non ne vale la pena... e loro, in compenso, ti distruggeranno per
tutto l'anno!"
"Dovrei avere paura di loro col vero pericolo che c'è in giro?"
replicò lui serio. Socchiuse involontariamente gli occhi, mentre
la mano di Hermione passava sulla sua guancia. Lei non parve accorgersene.
Era impegnata con l'uso dell'imposizione delle mani. Quando mai le sarebbe
ricapitata un'altra occasione del genere per far pratica? "Alludi
a... lui, vero?"
"Sì" replicò Colin "Voldemort. E senza Lord.
Ritengo che una persona tale non meriti titoli... sempre che si possa
chiamare persona."
Lei lo guardò e non riuscì a non sorridere. Quasi istintivamente,
gli porse la mano destra "Hermione Granger" lui la afferrò
con la sua. Era più magra e fresca; ma trasmetteva una sensazione
strana, come se fosse pura "Colin Canon".
Hermione tornò con le mani sulla guancia dopo quasi un minuto,
i suoi palmi si illuminarono fiocamente, e la luce accarezzò la
macchia rossastra, che svanì col dolore e il bruciore. "M-ma"
lui si portò la mano sinistra nel punto dove prima era ancora visibile
la manata "sei una fata!" esclamò, ammirato. Lei non
potè fare a meno di sorridere, compiaciuta "Ma no. Si tratta
di imposizione della mani. Una delle materie del corso da M.A.G.O....
novità di questo anno, credo. Molto utile." si voltarono all'improvviso.
Si erano appena accorti che le squadre si erano già messe in volo.
La pluffa era saettata veloce tra i Tassorosso ma era stata prontamente
intercettata da Ginny.
"BRAVA, GINNY!" urlò Hermione dalla sua posizione "BRAVISSIMA!"
la imitò Colin, poi si rivolse Hermione "Ginny è la
migliore del nostro anno. E' simpatica, gentile, affidabile... e guarda
lì, anche una vera giocatrice del Quidditch! Peccato che si sprechi
con certa gente..."
"Uh? Certa gente?" Hermione lo guardò curiosa "Che
vuoi dire?" "Niente niente" si affrettò a rispondere
lui, ma lei vide che due grosse chiazze rosse si erano formate in viso,
e le spuntò un sorriso furbetto sul volto "Non dirmi che...
hai una cotta per Ginny?"
"SSSSHT!" lui sobbalzò alle sue parole "Non dirlo
così forte!" intimò a Hermione, che aveva parlato con
un tono con cui solo lui avrebbe potuto sentirlo in quella folla schiamazzante
"E poi... pòh... cotta... una semplice debolezza più
legata..."
In quel momento, Ginny sterzò all'ultimo sulla fascia destra, eludendo
un cacciatore. Un secondo cacciatore si gettò prontamente verso
di lei da dietro il compagno, ma la ragazza si capovolse facendo perno
sulla scopa e, a testa in giù, scagliò la pluffa al centro.
Intervenne Andy Caramell, con i capelli baluginanti e aleggianti al vento,
dorati. Piazzò un poderoso schiaffò alla palla rossa con
la seggina della scopa... segnando!
E mentre metà della scuola andava in delirio per lei e la acclamava,
Hermione si accorse che solo due persone facevano lo stesso al momento
per Ginny: accanto a lui, Colin, che cercava contermporaneamente di camuffarsi
mentre la acclamava senza salvi, e sopra di lei Neville, ancor più
ridicolamente.
"Come sta Harry?" chiese qualche decine di istanti dopo Colin,
una volta che si fu calmato. La prese un po' alla sprovvista. "Sai,
è da quando è cominciato l'anno che cerco di parlargli,
ma lo vedo cambiato... sembra più affaticato, come se avesse il
peso del mondo sulle spalle. E si vede raramente, e mai disponibile. Neppure
lo vedo più a fare i compiti nel ritrovo..."
"E'... è molto impegnato..." lei riportò lo sguardo
su quell'attraente giovane che ora scendeva in picchiata come un razzo,
dopo aver superato il cercatore di Tassorosso. Quell'argomento gli aveva
fatto tornare in mente le sue parole sulla profezia, e quella strana atmosfera
che emanava ogni tanto. Harry stava diventando strano... molto, troppo
strano. Un improvviso boato solcò tutto lo stadio. A pochissimi
minuti dall'inizio della partita, Harry aveva già dimostrando il
suo talento afferrando il boccino d'oro dopo una picchiata radente, e
salvandosi per un istante dalle grinfie dei due bolide scagliati verso
di lui, nel punto dove c'era il boccino "VINTO! GRIFONDORO HA VINTO
PER 180-0! CHE RISULTATO, SIGNORI!"
Lei spostò lo sguardo su una lunga schiera di studenti di Serpeverde
-almeno una ventina- disposti davanti alla loro curva, tutti con una spilla
che li attestava per la squadra di Serpeverde. Da un po' di tempo in qua,
da quando Malfoy era stato nominato capitano della squadra, questa era
profondamente cambiata. Oltre ai sette normali giocatori, poteva vantare
ben tredici riserve e la squadra aveva a disposizione sette rilucenti
manici di scopa Nimbus DeHor, la nuova serie uscita un anno prima, nonchè
una spilla di attestazione ad essa. Hermione si era sempre chiesta con
quali soldi Malfoy facesse quelle cose, dal momento che il padre era stato
condannato ad Azkaban, e alla fine era giunta alla conclusione che i soldi
del padre erano gestiti dalla madre, che lo soddisfava in ogni sua richiesta
pur di non farlo sentire male per suo padre.
Come la fine della partita era stata fischiata, Malfoy si era alzato con
espressione estremamente piatta, aveva girato sui tacchi con lentezza
altrettanto estrema ed era uscito, con la squadra al seguito.
"E' stato un mito!" si sgolava Colin dagli spalti, le mani alla
sua macchina fotografica "Sei il migliore, Harry!" gli gridò
mentre lui scendeva. Hermione lo osservò. Tra il rimbombo dello
stadio, miracolosamente, lui sembrò aver sentito Colin. Aveva voltato
lentamente il capo e lo aveva guardato. Senza sorridere, aveva alzato
la mano destra stretta a pugno, col pollice innalzato e lo sguardo fiero.
Poi si girò per salutare la squadra avversaria...
"Ehi, Hermion... Hermelya, sei ancora tra i vivi?"
Una voce, quasi sepolcrale, la riscosse. Riaprì gli occhi, accorgendosi
di avere una vista appena annebbiata "C-certo..." disse, ma
non col tono che avrebbe desiderato. Tossicchiò e parlò
ancora "Mi stavo solo accertando che nessuno ci seguisse"
Lui ghignò, e lei vide tutta la sua freddezza in quel ghigno "Non
solo sei lenta" disse con lentezza, col tono di uno che sta per sferrare
un attacco mortale "ma neppure ti sei accorta che ci stanno davvero
seguendo" "COSA?!" gridò lei "CHI?"
"Sembrano un paio di persone... ma una è strana, diversa.
Penso non sia un umano, quanto più una creatura fatata... un elfo
domestico, magari."
"E sei certo che seguano proprio noi?" chiese lei "Sarebbe
un brutto colpo. Potrebbero risalire alla base."
Lui sembrava estremamente divertito. Era ovvio che non prendeva molto
le cose sul serio "Direi di sì... dal momento che oltre a
seguire la nostra scia, lo fa davvero in fretta, avvicinandosi in diagonale
sempre più verso di noi. E' ovvio che ci vuole raggiungere."
"Ora dov'è?" Lui si strofinò il naso, e le rispose,
alzando gli occhi sul corso del fiume "A una ventina di secondi da
noi."
Ma prima ancora che Hermione potesse allarmarsi, prendere la bacchetta
o fare qualunque altra cosa, un rumore attrasse le loro orecchie, costringendoli
a voltarsi in fretta, per vedere quella che appariva come un'asta lunga
all'incirca tre metri, appuntita e molto resistente, solcare l'aria da
una distanza sorprendente, innalzarsi a formare un arco e abbassarsi con
una velocità davvero notevole. Hermione sentì un braccio
robusto e sicuro cingerle la vita. Harry l'aveva afferrata con uno scatto
degno del suo nome ed era saltato con velocità estrema sulla testa
della donna di legno sulla prua. Appena in tempo: l'incredibile asta trafisse
esattamente il punto dove fino a poco fa si trovava Hermione, con tale
forza da far saettare nei dintorni schegge di legno e tranciare l'asse
della barca per un buon pezzo. Fortunatamente, non del tutto.
Harry lasciò la sua presa sulla vita di lei, permettendole finalmente
di recuparare la sua bacchetta magica. Vide i suoi lunghi e magnifici
capelli ondeggiare appena per aria e risplendere alla luce, con un fare
sexy e allo stesso tempo energico. Il suo sguardo saettò mentre
osservava la sponda come se dietro gli occhi si stesse combattendo una
battaglia. Harry sfoderò la sua lunga bacchetta color nero pece,
puntandola nella direzione da cui percepiva la provenienza. Un rumore
di zoccoli. Qualcosa cominciò a scattare nella sua testa. E poi
eccolo, il loro caro inseguitore, il lanciatore dell'asta.
A cavallo di un piccolo ma dall'aria molto veloce -a giudicare dal polverone
lasciatosi alle spalle- pony grigio, c'era un uomo in un'armatura dall'aria
robusta. Dall'elmo che copriva solo parzialmente il suo volto, riconosceva
una lunga barba bruna e dei grossi occhi marcati di scuro. Era più
basso di Harry, che si immaginò da in piedi gli sarebbe arrivato
al petto. Sulla schiena brandiva un contenitore cilindrico con alcune
aste come quella di prima che non sembravano sbilanciarlo e nella fodera
alla sua sinistra, un lungo e grosso spadone. Ripeteva in continuazione
"Aha!" con grinta, spronando il suo pony. Per Harry fu quasi
impossibile non riconoscerlo. "Sir Cadogan?!" urlò a
quel strano cavaliere. Hermione si voltò a guardarlo con gli occhi
sgranati "Sir Cadogan? Quel pazzo furioso del quadro nella scalinata
ad Hogwarts?" "Sì" rispose lui "Credo proprio
di sì".
"IN CARNE ED OSSA, VIL FELLONE E SUA SGUALDRINA!" tuonò
con forza la sua voce, mentre arrestava il pony proprio sul limitare della
sponda, su un'asse a loro corrispondente. Hermione si infervorò
all'istante, interrompendo la sua domanda a Harry "E come... COSA?!
IO SGUALDRINA? Pezzo di bastardo, non sai con chi hai a che fare!"
Harry la vide appena, sorpreso, mentre alzava la bacchetta con una rapidità
impressionante, e le labbra che si muovevano appena, e poi la punta che
si illuminava fino a farne uscire un forte flash arancione. Una lunga
fiammata velocissima saettò verso il cavaliere. Questo sfoderò
il grosso spadone argenteo infoderato, puntandolo verso la fiamma. Il
suo corpo tremò appena mentre trasmetteva il suo potere alla lama.
Da essa ci fu solo un forte fendente d'aria che colpì trasversalmente
la fiammata, dividendola in due. Entrambe schizzarono in direzioni differenti,
e poi su in cielo "Nemmeno la sua regal vista è cosciente
di me, sgualdrina popolare" e il viso di Sir Cadogan si piegò
in un sorriso crudele. Harry sentiva che non c'era niente di buono in
quella storia. Sir Cadogan, per quanto animato fosse, era sempre stato
il soggetto di un quadro e non aveva mai visto un quadro materializzarsi
concretamente. Inoltre, nei suoi quadri l'aveva sempre visto mingherlino,
stupido, tutt'altro che potente, preciso e veloce. Era successo qualcosa
che sapeva assai di marcio. Afferrò di nuovo Hermione per la vita
e eseguì un salto olimpionico, raggiungendo la riva giusto in tempo.
Con un altro fendente, Sir Cadogan aveva abbattuto la barca. Harry mosse
appena la bacchetta, facendo volare gli oggetti presenti su essa in un
riparo sicuro tra due alberi sull'altra riva. Il cavaliere usurfruì
di quel momento. Erano distanti all'incirca cinque metri. Estrasse una
delle aste da tre metri e, con due balzi, la raggiunse con una parte di
ella. Lui saltò per schivare un attacco di quell'asta e si chinò
per evitarne un altro. Hermione si divincolò, liberandosi dalla
sua presa e, stretta la bacchetta, mormorò digrignando i denti:
"Adhibo!" e l'albero accanto a Sir Cadogan crollò, precisamente
sulla sua schiena, facendolo cadere a terra col peso di quest'ultimo sopra.
Harry era sicuro che non avesse sentito nulla, ma almeno potevano contare
di aver guadagnato un po' di tempo. Puntò la bacchetta contro l'albero,
ma prima formulò una domanda: "Cosa è successo, Sir
Cadogan?" lui sputacchiò, e cominciò a rialzarsi sollevando
l'albero apparentemente senza alcuna fatica "Succedere? Solo fortune,
Harrylia. Finalmente posso combattere per nobili principi sul serio, e
non in semplici quadri. Peripezie, duelli mortali e congiure... musica
per le mie orecchie! E finalmente, me ne è stata data l'opportunità!
E io ho l'ho accettata!" pronunciò con vigore quelle parole.
Strinse il tronco e lo scagliò verso di loro. Hermione si era già
preparata, ma lui fece un cenno e lei si fece da parte. Harry alzò
il piede sinistro. Con un buon frastuono, l'albero si bloccò all'incontrò
con esso. Harry non era stato spostato di nemmeno un millimetro. E, con
la velocità della luce, prima che il tronco cadesse a terra, si
gettò a terra lui, tenendosi dietro coi gomiti e innalzando l'albero
con il dorso dei piedi. Imprimette energia e calciò con entrambi,
facendolo volare nell'aria, si rialzò di scatto, senza difficoltà,
senza fatica. "Chi ti ha dato l'opportunità?" chiese,
mentre alzava la bacchetta per aria.
Sir Cadogan corrugò la fronte, osservandolo malevole "Il Ministero
della Magia" Harry sentì qualcosa contrarsi nel suo stomaco
"Ma perchè? Sei convolto nella strage sanguinea?" l'altro
annuì "E' solo una questione di scelte. Godrò, avendo
il merito che mi spetta, il mio vero potere, vedendo crollare gli ignobili
esseri indegni di questo mondo per ricrearne uno vero, vivo." "BRUTTO
BASTARDO!" ululò Hermione, puntandogli la bacchetta contro.
Harry sentì il tronco che stava ricadendo, ormai a quattro metri
dal suolo, e gridò "Incendio! Exilium tronco!" in un'istante,
il tronco si infiammò e sfreccio velocissimo contro Sir Cadogan.
Se davvero aveva preso quella decisione, sarebbe morto. Ma Sir Cadogan
piantò in diagonale la sua asta nella terra, impugnò la
spada e recitò una formula lunga. L'asta si piegò e trattenne
il tronco per un secondo e mezzo circa, giusto il tempo che gli serviva.
Il cavaliere scattò, compiendo un balzo e arrivando sul tronco.
Infilzò questo con la spada ma questa, invece di penetrare, lo
fece schizzare verso l'alto... o meglio, per la posizione che aveva preso,
in avanti. La portò al suo fianco e cercò di colpire Harrylia,
ma questi, con altrettanta velocità, aveva già compiuto
un balzo, superato il braccio armato e raggiunto con una sonora pedata
il suo volto che sembrava scolpito su pietra. Lo ricacciò con forza
verso il tronco, che investì. Lo sentì ululare di dolore
dentro le fiamme, uscendone quasi cinque secondi dopo. Il volto era ustionato.
"Sei veloce, eh? Bene, allora..." si slacciò i sostegni
dell'armatura "questa non serve più" la stacco, facendone
capere prima il pettorale che lo proteggeva dalla vita al collo, poi quella
lungo le braccia, e infine lungo le gambe. Un grosso mantello giallo limone
si generò attorno a lui, che sfilò il cappuccio, togliendosi
l'elmo e dimostrando la lunga capigliatura bruna a treccine. Harry lo
guardò sorpreso "Sei un Magister?" lo vide ghignare "Magister
Medioevale" e si scagliò di nuovo contro di lui.
"Hermione" disse Harry, rivolgendosi all'attraente donna dietro
di lui "Lascialo a me. Ci penso io." e si voltò, correndo
verso l'avversario. Hermione lo osservò, col cuore in gola. L'aveva
chiamata Hermione.
"Sei morto! Dragonsword tactics!" il suo spadone cominciò
a vibrare, e lo mosse con improvvisa sveltezza. Harry la guardò
concentrato. Incantesimo elusivo. Vedeva una spada triplicata. Ma non
era un problema. Era facile capire quale fosse.
Sir Cadogan mollò un potente fendente alla sua spalla destra e
lui si curvò inaspettatamente, cogliendolo di sorpresa. La sua
mano destra volava a impugnare lo spadone nel punto più ristretto,
e anche la sinistra. L'avversario cercò di riportarla a sé,
ma gli era impossibile. Alcune scintille di energia seguirono le braccia
sforzate di Harry. Ci fu un sonoro clangore, un crash che sembrò
tendere e mozzare i timpani, quando lui distrusse lo spadone. Sir Cadogan
lo guardò, a metà tra l'irato e il boccheggiante. Aveva
lasciato le ultime aste con l'armatura. Avanzò con un pugno diritto
destro verso il suo viso. Errore. Harry lo afferrò con entrambe
le mani, bloccandolo e alzandosi facendo fulcro della forza sul braccio
di lui. Roteò, stampando una serie di calci alternati di destra
e sinistra sul petto, e poi una forte pedata sul cuore, tutto in pochi
istanti. Quandò lo lasci, lui cadde all'indietro, il corpo segnato
da chiazze molto scure dove era stato colpito. Cercò di rialzarsi,
ma Harry lo bloccò, la bacchetta puntata alla sua gola.
"Prima che ti uccida, dimmi, che cosa è successo? Quali sono
i piani?"
Lo vide ghignare beffardo "Piani, Harrylia? Cos'è, ne approfitti
per uccidere anche tu? Te e la tua puttana di compagnia siete esperti
in questo campo, vero?" Harry premette con maggior vigore la bacchetta
su di lui "Urgh... siamo dei duri, eh? E va bene... sei proprio vuoi
saperlo, sono stati scelti dei Magister per reggere un progetto molto
più ambizioso" Harry lo osservò con interesse "Che
progetto?" ma il suo ghigno beffardo fu subito motivato. Il pony
grigio lo colpì alle spalle, cercando di scagliarlo contro una
serie di alberi, ma lui si drizzò verticalmente e si stoppò
a pochi passi da quelli. Il suo sguardo saettava.
"Il tuo pony non mi piace affatto" puntò la bacchetta
sul pony imbizzarrito, e bisbigliò delle parole. Un potente dardo
scuro sfrecciò verso il destriero, trafiggendolo alla testa da
parte a parte, con un lunghissimo spruzzo sanguinoso. In un ultimo ululato
di dolore, il pony si accasciò su se stesso, a terra, per poi bloccarsi,
senza vita.
"Nooooooo! Sisty!" gridò Sir Cadogan trafitto dal dolore.
Alzò lo sguardo su Harrylia. Aveva occhi lucidi ma perfidi come
un demone irato. Scattò in piedi e portò le braccia al cielo
"Possano i miei poteri concedermi l'invocazione di una sana regolata
per un'azione meschina e vergognosa!" poi saltò, e fu ricoperto
da due fasci di luce. Quando ricadde, sbattè violentemente i piedi,
e vide la luce sparire. Improvvisamente, un paio di istanti dopo, il luogo
è animato da una potente vibrazione, che agita il corso del fiume
e gli elementi circostanti "Un terremoto!" esclamò Harry,
sorridendo senza motivo "Cosa credi possa farmi?" l'avversario
lo guardò e si leccò una goccia di sudore vicino al labbro
"Lo vedrai... ORA!" E fu come se una potente scarica elettrica
lo avesse colpito, penetrando le corpo, colpendo e trafiggendo ossa e
muscoli. Li sentì contrarre e distendere, ripiegare e stringere.
Cadde sulle ginocchia, colpito da quel dolore mortale.
"Il mio Sisty si è sacrificato non invano! Ha dato la mia
vita per me! Ecco la mia vendetta!" e rise, osservando Harry combattuto
sul terreno.
Ma lui non aveva affatto perso. Non ancora. Anzi, era tutto diverso. Sapeva
da dove proveniva una parte del dolore. Le due cicatrici incrociate bruciavano.
Lui si concentrò nell'incantesimo che lo stava uccidendo, e gridò,
sentendole sforzare. Un potente fascio di luce rossa incandescente fuoriuscì
da quella, e colpì Sir Cadogan. O meglio, attraversò il
suo corpo. Il rivale all'inizio fu quasi sul punto di ridere. Ma poi scoprì
che il terremoto si era placato, che i suoi muscoli non rispondevano più
come prima e che non sentiva la forza nel suo corpo. Gli occhi si sgranavano
per il terrore, mentre osservava un affaticato Harry rialzarsi e osservarlo
"Trafitto da maledizione" disse, e quello bastò. "NO!"
gridò Sir Cadogan, e poi un lungo ululato di dolore. Il suo corpo
si stava scomponendo "TU... HAI RESISTITO... E QUELLA ROBA... NON
SEI UMANO!" Harry osservò il corpo del cavaliere accartocciarsi
e scomporsi in modo disgustoso, per poi diventare solo polvere, né
più né meno. Nel silenzio generale e attonito di Hermione,
lui sussurrò: "Già, probabilmente".
Non era umano... se lo era detto e chiesto ogni istante della sua
permanenza a Hogwarts. Col volto chino sulle ginocchia davanti a lui,
osservava una cartina della costa che Hermelya gli aveva dato. Lei era
occupata a dirigere la barca che con un po' di esperienza trasfiguratoria
era riuscita a rimettere in piedi. Stavano sfociando nel mare proprio
in quel momento. Umano... o non umano? Due dita della mano destra
arrivarono ad accarezzare le due cicatrici incrociate sulla fronte. Non
umano.
Fine terzo capitolo
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