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Autore: Sandra Sammito    04/05/2016    4 recensioni
Da quando Stiles è stato paralizzato da quattro ragazzi sconosciuti, vive in un mondo parallelo, in cui lui si chiama Dylan O'Brien e in cui i suoi amici, in realtà, fanno parte di una serie TV chiamata Teen Wolf. Riuscirà a tornare alla vera normalità in cui viveva?
Tratto dal primo capitolo:
«Scott, io non capisco cosa stia…»
«Tyler.»
«Dannazione! Perché “Tyler”?»
«Perché è il mio nome? Tyler Garcia Posey?»
AVVERTENZA: Potrebbe esserci la presenza di SPOILER!
Genere: Comico, Fantasy, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Un po' tutti
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
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11. QUESTIONE DI FIDUCIA
 
Nella roulotte di Dylan, Stiles se ne stava seduto su una sedia, con lo sguardo perso nel vuoto e la mente lontana miglia e miglia dalla terra. Ripensava a Beacon Hills e al come fosse riuscito a ritornarci per pochissimo tempo la notte precedente. Camminava solamente sotto il chiaro di luna, ripensando alla sua città. Forse era questa la risposta, doveva solo pensarci profondamente e sforzare tutto se stesso affinché il suo desiderio venisse esaudito. Ma pur provandoci e riprovandoci, non accadde più nulla di simile e si rabbuiò. “Ho perso la mia occasione” pensò, “non avrò mai più questa possibilità”.
Intanto che Stiles rimuginava sui suoi problemi, Britt ne riservava altri. Leggeva un libro sul letto, ma a tutto era concentrata tranne che alla storia, perché spesso alzava gli occhi azzurri dalle pagine e spiava Stiles dal bordo del libro. Ma Stiles non la degnò di considerazione, né parve aver voglia di parlarle. Era immerso nei suoi tristi pensieri e Britt alimentò una rabbia dentro di sé, che a breve l’avrebbe indotta a scoppiare.
«Hai scoperto qualcosa, detective Conan?» domandò Britt, sarcasticamente.
«Sì. Come pensavo è stata rapita sicuramente.»
«Da cosa l’hai dedotto?»
«Ha ricevuto un messaggio, ieri sera, firmato con il mio nome, in cui “le chiedevo” di incontrarci in un posto nascosto per parlarle. E il posto è esattamente quello in cui abbiamo trovato il suo cellulare.»
«Ma… Perché mai Shelley dovrebbe essere rapita? E da chi soprattutto? Non ha fatto nulla di sbagliato, credo. Sì, è una ragazza esuberante, che facilmente potrebbe cacciarsi nei guai, ma arrivare a rapirla per chissà quali scopi… Non lo so, Dylan, è strano.»
Sapendo che non avrebbe potuto darle la risposta di cui lui, in parte, era a conoscenza, decise di mentirle. «Sai? Al giorno d’oggi alla gente non importa se le hai fatto un torto o meno. Se si mettono nella testa di “punire” qualcuno, anche per qualcosa che non ha fatto, lo fanno senza rimorsi. Nel caso di Shelley… be’, chiunque l’abbia rapita, l’avrà fatto senza una motivazione valida. E magari tra qualche giorno arriverà una minaccia da parte del rapitore, che chiede che so… cinquanta mila dollari in contanti alla famiglia di Shelley, in cambio della sua libertà. È un’attrice, a volte queste cose possono capitare.»
«Potrebbe anche essere, ma ci sono tanti attori più famosi e conosciuti, che valgono il doppio di quell’ipotetica cifra. Perché proprio Shelley?»
Stiles fece spallucce, ma la loro discussione fu interrotta da due bussi alla porta. Quando Stiles andò ad aprire, Tyler Posey s’intrufolò nella roulotte più veloce di una saetta. Per un attimo diede l’impressione che stesse scappando da qualcosa o da qualcuno, e che cercasse disperatamente un nascondiglio.
«Sco… Ehm… Tyler. Dobbiamo a qualcosa questa tua irruzione?» domandò Stiles, richiudendo la porta e osservando il ragazzo con circospezione.
«Sì» rispose Tyler, sollevando il suo cellulare in direzione di Stiles. Poi cominciò a dire: «Ed eccoci nella roulotte di Dylan O’Brien. Ehi Dylan, sorridi. Sembri un po’ depresso. E…», girò il cellulare in direzione di Britt. «… sorpresa sorpresina: BRITT ROBERTSON! Woah! Sempre più bella. Ciao Britt» e agitò la mano in segno di saluto. E finalmente interruppe quello che doveva essere un filmato.  
«Hai registrato un video?» chiese Stiles, esterrefatto.
«Certo.»
«Perché?»
«Uhm… Perché mi andava. Snapchat mi diverte!» esclamò Tyler, con un sorriso emozionato.
«Shelley è scomparsa e tu vai in giro a fare video. Non ti senti un po’ ridicolo?» chiese Stiles, questa volta disgustato.
«Puah! Scomparsa… Sarà andata a intanarsi con qualche bel maschiaccio senza dirlo a nessuno.»
«È questo che credi? Come la metti con il suo cellulare?»
«Il suo cellulare?» chiese Tyler, perplesso, ma sempre con lo sguardo attento sul suo telefonino.
«Sì. È stato ritrovato e non è con lei» rispose Britt, ancora seduta sul letto, usando due dita come segnalibro.
«Questo non lo sapevo» ammise il ragazzo, accigliandosi.
«Eh, certo. Stavi sicuramente girando qualche video stupido per una stupida applicazione sul cellulare, invece di preoccuparti dei fatti reali» lo rimbrottò Stiles.
«Ehi, come ti stai scaldando tanto amico! Ho solo perso gli ultimi aggiornamenti. E poi non credevo che tenessi così tanto a Shelley. È per lo scherzo di Stiles Stilinski
«Per lo scherzo di che?» domandò repentinamente Britt, incuriosita.
Stiles sgranò gli occhi, serrando le labbra a tal punto da farle sparire. Tyler scoppiò in una sommessa risata e si grattò la punta del naso con un ghigno malizioso.
«Britt non lo sa?» chiese.
«Non so cosa? Dylan!» gracchiò Britt, alzandosi dal letto e avvicinandosi velocemente ai due ragazzi. «Allora?» chiese ancora, quando vide che tra Tyler e Stiles ci fu un netto scambio di sguardi.
«Ah, ma niente di che, Britt. Dylan ha solo messo in scena uno scherzo in cui si spaccia per Stiles Stilinski e ci sono cascate delle persone, tra cui Holland e sì, anche Shelley» svelò Tyler, palesemente smanioso di fare un dispetto all’amico.
«È così, Dylan?» chiese Britt, sorpresa e turbata.
«Ehm… Okay, sì, lo ammetto» si arrese Stiles, sbuffando.
«Ma per quale motivo lo fai? E poi… Insomma, come diavolo hanno avuto il coraggio Holland e Shelley di credere a un’assurdità simile? Se lo avessi detto a me, col cavolo che ti avrei creduto» ammise Britt.
«Tranquilla. Voleva abbindolare anche me, ma non ci è riuscito perché sono molto intelligente» si millantò Tyler. «Però lo aiuto a portare avanti la scena da bravo complice, anche se anch’io non ho ancora capito il motivo per cui lo fa.»
«Lo faccio perché… Lo sapete come sono fatto, adoro gli scherzi» mentì Stiles a denti stretti.
«Be’ adesso dovresti farla finita e ammettere che era uno scherzo e che sei un cretino. A ventiquattro anni fai ancora queste cose. Oh su, andiamo!» bofonchiò Britt, tornando a letto.
“Bene. Adesso ho pure ventiquattro anni!” esclamò Stiles tra sé e sé.
«Scusate. Adesso tolgo il disturbo. Arrivederci» disse Tyler, congedandosi. Stiles riuscì, però, a gettargli un’orrenda occhiata mentre andava via, come se stesse dicendo: «Te la farò pagare».
«Io devo andare da un parte. Torno subito» concluse Stiles, lasciando anch’egli la roulotte.
 
Dietro le cucine – luogo in cui Shelley doveva essere stata rapita e in cui fu rinvenuto il suo cellulare – Stiles non trovò altro che sterpaglie e foglie secche, con l’aggiunta di qualche residuo di immondizia. Cercando e ricercando in mezzo a quel pandemonio, non trovò nulla, non erano visibili neanche delle impronte di scarpe perché il terreno era massiccio.
“Dove sei Shelley?” si chiese Stiles, guardando al di là delle sterpaglie, dove il terreno si perdeva in un’immensa prateria arida.
«Sei di nuovo qui?» chiese una voce alle sue spalle. Stiles sobbalzò e si voltò di scatto.
«Holland, ti prego. Già è la seconda volta in tutta la mattina che mi fai spaventare. Comunque sì, sono di nuovo qui. Non posso starmene con le mani in mano» disse Stiles.
«Ho origliato i discorsi tra Russell e la polizia.»
«E…»
«Come al solito, la polizia ha detto che farà tutto il possibile per indagare sull’accaduto e ritrovare Shelley. Che altro può dire o fare? L’unico indizio che poteva confermare l’ipotesi di rapimento si è dissolto quando hai cancellato il messaggio dal suo cellulare. Dal messaggio avrebbero potuto risalire al mittente e…»
«Sì, perché già la firma Stiles non bastava per sospettare su di me.»
«Tu per loro e per tutti sei Dylan.»
«Holland, chi altro conosci con il nome Stiles? Potrebbero pensare che abbia firmato con il nome del personaggio che Dylan interpreta, come un messaggio in codice o…»
«Stiles, si vede che provieni da un altro mondo» dichiarò Holland, allontanandosi.
«E comunque ormai è fatta. Capiranno a prescindere che sia scomparsa per rapimento… Forse…» esitò Stiles, seguendo l’attrice.
 
Erano le otto di sera e il pomeriggio si trascinò incredibilmente veloce. Le riprese furono sospese per l’intera giornata, ma tutti rimasero in pensiero per la collega scomparsa e di cui non si avevano ancora tracce. Nella roulotte, Stiles e Britt erano seduti sul divano a guardare la televisione per concedersi una distrazione. Ma entrambi avevano la testa da un’altra parte. Stiles aveva il cervello sintonizzato sul canale Beacon Hills e la malinconica assenza, mentre Britt pensava al suo ragazzo e di tanto in tanto si avvicinava a lui per dargli qualche affettuoso bacio.
«Stai ancora pensando a Shelley?» chiese Britt, accorgendosi del sovrappensiero di Stiles.
«No. Cioè sì. Forse. Veramente sto pensando a tante cose.»
«Riguardo a…?»
Stiles s’interruppe un attimo, certo che fosse arrivato il momento di mettere da parte i possibili sensi di colpa e vuotare il sacco a Britt, una volta per tutte. Doveva sapere, anche se non gli avrebbe creduto. «Britt, io devo…»
La porta della roulotte si spalancò e i due sussultarono, invasi da adrenalina. Nel luogo irruppe Holland, con un’espressione sbigottita e il fiatone.
«HOLLAND! Di nuovo con le comparse di soppiatto? Vuoi farmi venire un infarto oggi?» sbraitò Stiles, boccheggiando.
«Hanno trovato la giacchetta di Shelley» annunciò Holland.
«Davvero? Dove?» chiese Britt.
«Non lontano da qui. Ma non è questo il problema.»
«E qual è? Diavolo Holland, non farci stare sulle spine!» mugugnò Stiles, con l’ansia avvinghiata allo stomaco.
«La giacchetta era tutta strappata, come se l’avesse assalita… Un lupo» dichiarò Holland, quasi si sforzasse a credere che effettivamente la scomparsa dell’amica potesse avere un nesso con la situazione di Stiles.
«Lo sapevo» mormorò Stiles, sommessamente.
«Stiles, devi venire e dire a tutti cosa sta succedendo. Forse non ti crederanno, ma è pur sempre meglio tentare» lo pregò Holland.
Prima che Stiles potesse rispondere, Britt sogghignò e si alzò dal divano. «Holland. Non c’è bisogno» disse.
«Scusa Stiles. Probabilmente non l’avevi ancora detto a Britt, ma adesso ci serve il tuo aiuto» si scusò Holland, fiduciosa.
Stiles si portò una mano tra i capelli, consapevole di cosa sarebbe accaduto nei prossimi secondi.
«Holland. Il nostro Dylan è riuscito a farti il lavaggio del cervello con questo scherzo. Mi dispiace, ma adesso è meglio porre fine a questa burla» dichiarò Britt.
«Scherzo?» chiese Holland, confusa. «Stiles?»
«Sì, Holland. La storia di Stiles Stilinski è tutto uno scherzo di Dylan. E se non me l’avesse detto Tyler, probabilmente neanche ne sarei venuta a conoscenza.»  
Holland rimase a bocca aperta per una manciata di secondi. Stiles, invece, si alzò e cercò di rimediare.
«Aspetta, Holland. Posso spiegarti. Non è uno scherzo, sono veramente Stiles. È solo che non l’avevo ancora detto a Britt, e Tyler…»
«Come ho fatto a essere così stupida? Ti ho creduto e ti ho pure aiutato! Dylan, stavolta hai veramente esagerato» affermò Holland, con la frustrazione negli occhi e nascondendosi con le mani, come per vergogna.
«Oh, ti prego Holland! Fammi spiegare. È così come ti ho detto. Credimi!» la scongiurò Stiles.
«Fottiti Dylan» lo apostrofò Holland, e uscì dalla roulotte sbattendo la porta.
«È stato meglio così, Dylan. Lo scherzo è bello quando dura poco» espresse Britt, mordendosi un labbro.
«Hai rovinato tutto. E non era uno scherzo. Io sono veramente Stiles, non il tuo prezioso Dylan» gridò Stiles, uscendo dalla roulotte per inseguire Holland. Ma Britt fece la stessa cosa e lo fermò per il polso.
«DYLAN. Adesso finiscila, okay? Stai esagerando e mi dispiace solo che di mezzo ci vada a finire la nostra relazione»
All’esterno della roulotte, come ogni sera, l’assenza di gente rendeva tutto molto sinistro, aggiunto alla penombra.
«Non m’importa della nostra relazione, perché non è con me che tu sei fidanzata. Il tuo ragazzo è Dylan e non sono io. Mi dispiace di essere arrivato a questo punto, non volevo che tu soffrissi, ma non ce la faccio più. Sono stanco. E voglio tornare a casa.»
«Dylan, non capisco, sul serio. Che ti sta succedendo? Aiutami a capire.»
«Devi solo credermi e fidarti di me. Io sono Stiles, sono stato trasportato in questo mondo e, da stamattina, ho anche compreso che nel mio universo, a Beacon Hills, in questo momento ci sta il tuo ragazzo, Dylan, che a quest’ora non vede l’ora di tornare alla sua realtà tanto quanto me.»
«Ma è illogico. Qui non siamo nel mondo di Teen Wolf, in cui esiste la magia. Siamo nel mondo reale, i cui problemi non si risolvono con uno schiocco di dita o con una bacchetta magica, ma con il sacrificio fisico e intellettivo. Dylan…» disse Britt, prendendo la mano del ragazzo. «Io ti amo. Non voglio perderti per uno scherzo. Anzi, a questo punto non so più cosa sia. Non voglio neanche pensare che tu sia impazzito veramente.». Britt accarezzò il braccio di Stiles, fino a portargli la mano sul viso levigato. «Ti prego.»
«Ehi, vuoi smetterla di palparlo?» disse una terza voce. Stiles la riconobbe subito e il suo corpo si mosse nella direzione della fonte del suono quasi autonomamente.
«Shelley? Sei tornata? Sei viva?». Britt era felice di rivedere la sua amica, come anche Stiles. «Ti stavamo cercando tutti» disse ancora Britt, facendo per avvicinarsi alla ragazza per stringerla a sé.
«Shelley?» domandò la ragazza. «Io non sono Shelley.»
Britt gettò un’occhiata fulminea su Stiles e, aggrottando la fronte, chiese: «Scusa, allora chi sei?»
Stiles stava quasi per gongolare, ma non poteva ancora crederci, finché non l’avrebbe udito con le proprie orecchie.
«Io sono Malia.» 

 
ANGOLO DELL'AUTRICE
E Shelley adesso è Malia ma... Chissà se sia veramente lei o
sia uno scherzo? Ma in fondo è tutta "Questione di fiducia".
Spero di pubblicare presto il prossimo capitolo e di non farvi attendere molto.
Grazie per la lettura.
Sandra Sammito
   
 
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