CAPITOLO 5- MARIA
Mise tremando una mano sulla porta
del
laboratorio.
Fece un grosso respiro, ed
entrò.
-Maria!-
La giovane donna era seduta contro
il
muro, sembrava soffrire.
-Signorina....-*
-Sei ferita...-
-Ah... ma sto bene... dimenticami.
Scappa da qualche parte, al sicuro... è pericoloso qui...-
-Dov'è papà?
Ho sentito un suo urlo
dalla mia camera...
-AH! Devo salvare il dottore!-
esclamò
Maria sgranando gli occhi.
Cercò di alzarsi ma
cadde nuovamente
contro il muro.
-Oof...-
-Non puoi andare con questa ferita!-
-Ma...-
-Maria, cos'è successo a
papà?-
-Il dottore è dentro...
Sua moglie,
lei...-
-Sua moglie....? Mia madre? Cosa
stai
dicendo?! Maria!- urlò scuotendo la ragazza.
-Maria..!-
-Cara, sembra sia svenuta...-disse
una
voce elegante.
-Di nuovo tu...- disse Aya rivolta
ad
Ogre, l'uomo d'affari vestito di nero.
-Sembra che tuo padre sia
lì dentro.-
(Non sono sicura della traduzione)
-Disperso nel labirinto
sotterraneo...-
-Cos'ha visto Maria? La mamma
è morta,
giusto...? Cos'è successo? Non dirmi che è la
maledizione...-
-Sei l'unica che può
confermare i tuoi
sospetti, no?-
disse Ogre entrando nella stanza
successiva.
-Che uomo strano...-
Si inginocchiò
nuovamente accanto a
Maria.
-Uh? C'è qualcosa sotto
la sua gonna...-
Era una chiave.
Uscì dal laboratorio e
vide uno spirito
alla sua destra, dai capelli verdi, allontanarsi lentamente.
-Quella persona... sembrava
così
triste...-
Continuò a seguirlo fino
ad arrivare
nell'archivio, la cui porta si spalancò per farla entrare.
Davanti alla stanza che aveva visto
chiusa l'ora prima vide lo spirito che l'aveva guidata che cercava di
aprire la
bocca.
-Um...- sussurrò Aya.
Lo spirito sparì nel
nulla.
-Penso stesse provando a dire
qualcosa...-
Allungò una mano e
spinse la porta.
L'ambiente era rettangolare, e
molto
piccolo. L'arredamento era molto semplice: un letto al centro, un
grezzo tavolo
di legno ad un angolo e una piccolissima liberia all'altro angolo.
Alcune
ragnatele si erano fatte strada sul tetto e le pareti. Aya si
avvicinò alla
liberia e trovò un diario.
-Questo è... il diario
di Maria?-
"Dottore, è passato un
anno dal
giorno in cui mi hai portata in questa villa. Non
dimenticherò mai quel
giorno..."
-Per
favore... cibo...-
Una
ragazzina era distesa sul pavimento di un marciapiede, accanto ad un
secchiello.
Era
ridotta allo stremo, non mangiava da giorni.
-Cibo...-
Un
uomo spuntò da dietro l'angolo. Era alto, castano e portava
gli occhiali.
-Qualcuno...-
sussurrò la ragazza -Cibo...qualcuno...-
L'uomo
si girò e si inginocchiò accanto a lei.
-Una
barbona...?- mormorò. "Potrebbe essere un soggetto perfetto
per qualche
lavoro..."
-E'
pietoso vedere qualcuno così magro... vieni a casa mia, per
favore. Ti darò dei
vestiti e dei pasti deliziosi-
La
ragazzina alzò lo sguardo guardandolo con gratitudine.
Finalmente,
finalmente stava mangiando qualcosa.
Una
volta finito il pasto, l'uomo la accompagnò in una stanza
che sembrava una
cella.
-Rimani
qui per un po'. Racconterò alla mia famiglia di te-
-Famiglia...?-
mormorò la ragazzina con sguardo assente.
-Ho
una moglie e una figlia di sette anni. Sono sicuro che ti daranno il
benvenuto-
affermò l'uomo sistemandosi gli occhiali sul naso.
-Famiglia...-
mormorò ancora una volta la ragazzina.
L'uomo
si voltò e se ne andò.
-Ah...ooh....oogh...-
Un
lamento proveniva dalla brandina.
"E'
una persona come me...?" pensò avvicinandosi al povero
ragazzo ferito.
-Oof...
ugh...-
"Quante
lesioni terribili... deve far male... Forse posso fare qualcosa..."
Rovistò
nello scaffale all'angolo, ma non trovò nulla che faceva al
caso suo.
Intanto
il ragazzino continuava a lamentarsi.
Così
strappo' il suo vestito ricavandone delle bende.
"Questo
vestito non sarà poi granché... ma l'unico altro
vestito che indosso
sono..."
Aveva
bendato per bene il ragazzo, e adesso sedeva sul pavimento, mentre
l'uomo,
tornato con indosso un camice bianco, stava fissando il ragazzo sulla
brandina.
"Sono
sorpreso...stava per morire, ma si è rimesso in sesto
durante la notte...Sembra
che abbia ricevuto un eccellente trattamento."
-Sei
stata tu?-
-...Sì-
-Che
mano... sei molto talentuosa-
-Per
favore, io...-
"Non
posso lasciare andare questa occasione..." pensò l'uomo.
Si
voltò verso la ragazzina che si copriva a disagio.
-Come
ti chiami?-
-Ah...?
Uh...Io... io sono..- abbassò gli occhi -Maria...-
-Maria,
hm? Un nome appropriato- si inginocchiò -Maria, vuoi
diventare la mia
assistente?-
La
ragazzina lo fissò sorpresa.
-Oh...?-
-Non
voglio perderti. Per favore, resta con me-
Maria
sgranò gli occhi.
-Quindi..?
Vuoi affidarti a me per il resto della tua vita?-
Per
la prima volta dopo tempo, Maria sorrise.
-Sì...-
"Ero così
felice...così felice,
perché tu mi hai salvata. Ero sola, ma tu mi hai dato
ciò di cui avevo bisogno.
Mi hai dato amore. Finché sarò necessaria,
rimarrò con te. Come potrei vivere
senza di te... Ti amo, dottore..."
Aya posò il diario tra
gli altri libri.
-...Non ho mai saputo nulla di
Maria,
dopo tutto... Anche Maria ama veramente papà...-
Tornò indietro solo dopo
qualche minuto
di silenzio. Scese nei sotterranei e si fermò a fissare
Maria.
Poi si avvicinò alla
porta, dietro la
quale, secondo Ogre, si trovava suo padre.
Note
*Maria
è solita a chiamare Aya “Mistress”.
Questo
capitolo è più corto degli altri, ma ho preferito
lasciarlo così perché qui si
capisce davvero chi è Maria, insomma è una delle
mie parti preferite.
E
sì, Maria era rimasta in mutande.
*Rovina
momenti: ON*
Comunque,
adesso conoscete la verità su Maria, e nel prossimo
capitoloh andremo
finalmente nei sotterranei veri e propri!
TROPPI
FOTTUTI DIALOGHI CHE FINISCONO/INIZIANO CON
“…”
SONO.TROPPI.PORCA.COIN!