Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: MmeBovary    08/04/2009    10 recensioni
"Adoro i tulipani bianchi.
Ne ho sempre qualcuno nella mia stanza.
Infilati nei preziosi vasi di cristallo di Rocca che ornano la mia mobilia, appoggiati a
grandi mazzi sul tavolo di mogano con inciso il mio monogramma D.M., oppure semplicemente abbandonati distrattamente da qualche parte a sfiorire in solitudine.
Non posso farci niente, dopo che mi sono beato della loro bellezza per qualche minuto li
dimentico in giro e mi capita di ritrovarli giorni dopo a marcire nella polvere.
Come le ragazze che puntualmente vengono a scaldare le mie lenzuola. Una notte e poi addio."

Ma forse non sarà così per sempre...
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto, Contesto generale/vago
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
LA TULIPE ROUGE


Piccolo avviso: i personaggi di questa fanfic non sono miei, appartengono tutti a J.K. Rowling ed io li uso momentaneamente senza fini di lucro o simili. Eventuali citazioni da altri autori sono poste tra virgolette o segnalate come tali.
Ora godetevi la storia!








Adoro i tulipani bianchi.
Ne ho sempre qualcuno nella mia stanza.
Infilati nei preziosi vasi di cristallo di Rocca che ornano la mia mobilia, appoggiati a grandi mazzi sul tavolo di mogano con inciso il mio monogramma D.M., oppure semplicemente abbandonati distrattamente da qualche parte a sfiorire in solitudine.
Non posso farci niente, dopo che mi sono beato della loro bellezza per qualche minuto li dimentico in giro e mi capita di ritrovarli giorni dopo a marcire nella polvere.
Ora, ad esempio, seduto sul letto, me ne rigiro uno tra le dita, ne inspiro il profumo leggero… ma tra quanto me ne stuferò?
Come le ragazze che puntualmente vengono a scaldare le mie lenzuola. Una notte e poi addio. A volte capita che mi cerchino il giorno dopo, che accennino un timido “Ci vediamo stasera?”, ma una delle mie occhiate di puro ghiaccio basta a frenare le loro misere speranze.
Per me sono come fiori appassiti ormai, non hanno più niente che possa tentarmi.
Io, Draco Malfoy non posso dar loro niente più che la mia indifferenza.
Sempre meglio del mio disprezzo. Quello loro riservo a pochi eletti. A Potter in primis e agli altri membri del suo dannato trio di santi…
Prendo il mio mantello e vado verso la porta. Nell’uscire, il mio sguardo cade su una morbida corolla bianca che si affloscia sul comodino, abbandonata a se stessa.
Ma pensa, l’ho fatto di nuovo…
Passo attraverso la Sala Comune accennando un saluto a Pansy che risponde con un gesto annoiato della mano. Lei è una delle poche che abbia avuto l’onore di infilarsi tra le mie coperte più di un paio di volte, non perché provi qualcosa di particolare per lei, ma solo perché so che non si fa illusioni. Siamo amici ma benissimo che non la amo, dopo ogni volta si riveste e torna in camera sua, non cerca baci, carezze o parole dolci che non potrebbe avere.
Ogni volta mi sembra di fare le prove per la mia vita futura… sarà così il nostro matrimonio? Già, perché le nostre care famiglie avevano già combinato la nostra unione prima ancora che nascessimo; avrebbero potuto quasi battezzarla Parkinson-Malfoy…
Esco dal dormitorio con tutta l’intenzione di andarmi a fumare un paio di sigarette post-cena.
I miei occhi notano un movimento all’estremità del corridoio.
Lei qui? Che insperata occasione di affilare un po’ il mio sarcasmo…
“Granger… come mai quaggiù nei sotterranei? Non temi che respirare la stessa aria di noi Serpeverde possa farti male?”
La Mezzosangue si blocca a metà passo, mi rivolge uno sguardo distratto e procede a diritto scuotendo la testa.
Eh, no. Nessuno mi ignora così bellamente.
La raggiungo con tre falcate e la fermo stringendo le mie dita attorno al suo polso sottile.
La sua pelle è molto più calda della mia… paradossalmente mi dà un brivido. Credo di non averla mai toccata prima…
“Che vuoi Malfoy? Devo andare a parlare con Piton…”
Ovviamente. Ogni sua azione è più o meno direttamente collegata alla scuola e a quegli stupidi voti a cui tiene tanto.
“A quest’ora? Mh… sa tanto di incontro illecito… è così che ti guadagni i tuoi Eccellente?”
Sospira con impazienza e sembra voler ignorare la mia insinuazione.
Ha deciso di farmi arrabbiare?
“Potter da solo non ti soddisfa più?… O hai solo voglia di provare un tipo un po’ più maturo?”
Non ho intenzione di smettere finché non vedrò le sue guance imporporarsi di rabbia e saprò che le ho rovinato la serata. Lo so, sono un bastardo.
Si ribella alla mia stretta ma io non la lascio andare.
Sospira ancora e rinuncia a liberarsi. Guarda verso la fine del corridoio dove la aspetta l’Ufficio del professore e storce la sua meravigliosa bocca rossa in una smorfia annoiata.
“O forse è il fascino di noi Serpeverde quello a cui non sai resistere?” la incalzo.
Ci siamo… il sangue le affiora al volto e una luce di rabbia le accende gli occhi dorati.
Soddisfatto, sciolgo la presa sul suo polso.
Pessima mossa.
Prima che possa rendermene conto quella delicata mano si abbassa sulla mia guancia, lasciando un ampio segno rosso e dolorante.
Non speravo di farla infuriare tanto.
“Sei soddisfatto ora Malfoy?” sibila tra i denti.
Lo ero, prima che osasse colpirmi. Ora devo prendermi la mia rivalsa, non posso certo lasciarla andare via vincitrice.
Mi passo una mano sul volto, massaggiando la parte lesa. Dannata Mezzosangue, sa tirare dei begli schiaffi.
Fa per andarsene ma stavolta sono io a coglierla di sorpresa. Con un gesto rapido la afferro per una spalla e la spingo contro il muro, poi mi piazzo davanti a lei. Il mio corpo scolpito dal Quidditch la inchioda alla pietra.
“Lasciami andare Malfoy…”
Vedo la paura nei suoi occhi, è nascosta da un sottile velo di spavalderia, ma la vedo.
La spingo contro la parete con il mio peso e la blocco piantando le braccia ai lati della sua testa
“Lasciami andare …” scandisce lentamente con il viso a pochi centimetri dal mio.
Prima voglio la mia vendetta.
Sogghigno e potrei giurare che ora leggo persino curiosità in quegli occhi dorati. Ma ancora è la paura a predominare.
Oh, no, non c’è bisogno che si guardi intorno in cerca di aiuto, non le farò fisicamente del male. Non colpisco le donne io. Eppure sono state in tante a dirmi che le ho ferite.
Allo stesso modo ora ferirò lei.
In un secondo brucio le distanze che separavano la mia bocca e la sua. La mia lingua si fa strada tra le sue labbra dischiuse a pronunciare un’ingiuria che non vedrà mai la luce. Le sue mani chiuse a pugno percuotono il mio petto in una debole protesta. Sempre più debole, poi inesistente.
Quando io intrufolo le mie mani oltre la stoffa chiara della sua camicetta ormai lei ha annodato le sue dietro la mia testa e gioca con i miei crini biondi.
Le nostre lingue danzano una danza che non conoscevo. Ho l’impressione che il mio cuore batta all’unisono col suo… Dio come vorrei stringerla tra le mie braccia…
Ehi, aspettate. Questo non va bene.
Mi stacco con un sussulto dal bacio e richiamo disperatamente aria nei polmoni, nella speranza che il mio cervello una volta rifornito di ossigeno riprenda a funzionare.
Che cosa mi è preso? Dovevo solo punirla…
Freddo e distaccato. Freddo e distaccato. Freddo e distaccato, mi ripeto come un mantra.
Lei mi guarda e i suoi occhi castani pieni di dubbi mi fanno sentire nudo e senza difese. Di nuovo sento l’irrazionale istinto di prenderla tra le mie braccia.
No. Freddo e distaccato. Freddo e distaccato. È il solo modo per ferirla.
Un’idea totalmente illogica mi attraversa la mente come un flash: voglio davvero ferirla?
Dannazione. Freddo e distaccato.
Sempre.
Ferisci per non essere ferito.
Le volgo le spalle e me ne vado, lasciandola lì con i suoi dubbi e il suo appuntamento con Piton che sembra aver totalmente dimenticato.
Non appena risalgo in superficie e raggiungo finalmente il loggiato esterno mi accendo una sigaretta. L’aria di fine aprile mi solletica la pelle e la nicotina scivola lentamente nelle mie vene a distendere i miei muscoli, ancora tesi allo spasmo per quel dannato contatto col corpo della Mezzosangue.
Calmati Draco, per la miseria, neanche fosse il tuo primo bacio!
Finisco l’ultima boccata di questa sigaretta e ne accendo a ruota un’altra.
Da sopra la fiamma dell’accendino vedo un’aiuola fiorita arrossire sotto i tenui raggi del tramonto.
Tulipani.
Senza pensarci due volte vado a reciderne uno tra i pochi che ancora non sono sfioriti. Bianco, bello, più grande degli altri. Ha un che di elitario che mi ricorda vagamente me stesso…
Torno verso il loggiato e mi appoggio ad una colonna dando le spalle al giardino. Mi rigiro il fiore tra le dita e i miei occhi ne percorrono le linee semplicissime ma perfette su per il gambo ricurvo verso la delicata curva dei petali ed oltre, fino alla figura sfocata di una Grifondoro che viene verso di me dal corridoio. So già chi è prima ancora di poterla mettere a fuoco.
“Granger… già fatto con Piton? Oppure vuoi optare per un’altra Serpe…”
Si avvicina in silenzio e una parte di me che non riesco a zittire si augura che stia venendo per baciarmi ancora… Il mio corpo si tende involontariamente verso il suo ma lei mi oltrepassa senza una parola. Curvo il collo per vederla raggiungere tranquillamente l’aiuola che già io ho mutilato.
Quando torna da me stringe tra le dita un tulipano rosso sangue.
Sorride mentre me lo offre e come un idiota io lo prendo e resto muto a bocca aperta. Quella corolla purpurea cozza contro l’altra completamente nivea e i loro petali sembrano sfiorarsi in un bacio.
“Che cosa significa Mezzosangue?”
Il Sole quasi crepuscolare scorre sui suoi tratti delicati, accendendoli di rosso.
Non mi ero mai accorta di quanto fosse bella.
“Dipende, Malfoy… cosa significava il tuo bacio?”
Un’enfatica alzata di sopracciglia le comunica il mio sconcerto.
“Era solo una rivincita sul tuo schiaffo…”
Suono stranamente falso. Eppure credevo davvero fosse la verità.
“Allora questo è solo un tulipano.”
I suoi occhi dorati sembrano volermi leggere l’anima mentre parla.
“Solo un tulipano…” le faccio eco.
Voglio abbracciarla…
Basta, sto delirando. Non posso resistere oltre. Ancora una volta le rivolgo le spalle e mi allontano in silenzio. Non è una fuga… solo una ritirata strategica.
Entro nella Sala Comune con l’allegria di un condannato a morte e mi butto sul divino accanto a Pansy, i due tulipani ancora stretti tra le dita.
“Ehi Draco… che hai, ti vedo un po’pallido…”
Mi distendo per riposare la testa sulle sue gambe e lei prende ad accarezzarmi i capelli con aria materna.
Guardo il tulipano rosso in controluce davanti al fuoco. L’immagine della Mezzosangue davanti al tramonto riaffiora prepotentemente tra i miei pensieri.
“Da quando ti piacciono i tulipani rossi?”
Già, da quando? Credevo di essere un tipo da bianco. Puro, come il mio sangue. Ma in fondo non è rosso anche il liquido che pulsa nelle mie nobili vene?
“Problemi di cuore Draco?”
Siamo così simili io e lei che mi capisce al volo. Due rampolli dal destino segnato, intrappolati da catene d’oro ad un destino che non possiamo cambiare.
Oppure sì?
“Pansy… cosa diresti se ti chiedessi di non sposarmi?”
Forse sto facendo la più grande cazzata della mia vita.
Lei inclina la testa, probabilmente già certa della mia totale pazzia.
“Ti sei innamorato?”
Mi sono innamorato?
Mi alzo e le poggio i fiori in grembo in una muta richiesta d’aiuto. Se ora mi dice di non fare idiozie le chiederò scusa e tutto tornerà come prima.
“Va da lei…” sussurra con un sorriso mentre le sue dita delicate spingono il tulipano rosso verso di me.
Bacio il dorso di quella mano candida.
“Grazie…”
Mi alzo dopo aver ripreso i miei fiori e scatto verso l’uscita.
“Draco…”
Volgo i miei occhi grigi, brillanti di una luce nuova, verso la mia compagna.
“… posso sapere chi è la tua tulipe rouge?”
Ma tulipe rouge… il mio tulipano rosso… solo che in francese tulipano è un nome femminile, non ci avevo pensato. Perfetto per indicare una donna. Perfetto per la mia Mezzosangue.
Sorrido.
“Lo saprai presto.”
Esco di nuovo dal dormitorio e nella foga dei miei movimenti un petalo candido si sfalda dal mio fiore. Sarà un caso che io mi senta come se avessi appena rinunciato ad un pezzo di me?
Appena messo piede fuori mi blocco: non ho idea di dove cercarla. Provo da Piton ma l’ufficio è chiuso, provo in biblioteca ma ci sono solo un paio di Tassorosso del secondo anno mezzi addormentati sulle pagine di Storia della Magia, tento anche in Sala Grande ma è ormai tardi per la cena e non si vede più anima viva.
Forse è tornata al suo dormitorio. Bel problema, non so neanche dove sia l’ingresso Grifondoro e poi, mica posso presentarmi lì.
Forse non era destino che la trovassi. Mi rassegno, secondo l’indolente passività che ha sempre caratterizzato la mia vita, e faccio dietrofront verso la mia Sala Comune. Sento le mie vecchie catene dorate stringersi attorno alle mie caviglie da condannato e trascinarmi di nuovo nella fatua pompa di un’esistenza a cui per un’ora neanche mi ero illuso di poter sfuggire.
Una sigaretta però non ci starebbe male per tirarmi su.
Torno al loggiato più vicino. Una luna pallida si è sostituita al Sole della sera. Le torce alle mie spalle diffondono nel loggiato una luce rossastra e tremolante mentre la dea Diana diffonde il suo pallore sulla natura circostante. È un’atmosfera quasi surreale.
Tra il fumo della mia sigaretta, guardo per l’ennesima volta i tulipani che stringo in mano. A forza di correre avanti e indietro li ho massacrati: i loro petali si aprono disordinatamente a mostrare gli stami gialli e il gambo verde chiaro ha preso una piega innaturale.
Peccato, volevo conservarli. Forse ce ne sono altri nell’aiuola; getto via il mozzicone e vado a controllare.
Sì ce ne sono in abbondanza, ma… qualcos’altro attrae la mia attenzione. Questo sì che sarebbe perfetto…
Se solo lei fosse qui… Perché mai il destino capriccioso e spietato sembra volersi accanire su di me?
“Draco?”
Sollevo di scatto la testa e non ci metto più di un istante a trovare la fonte di quell’angelica voce.
La mia Mezzosangue è seduta tra le verbene appena sbocciate dietro degli alti cespugli che la nascondevano alla mia vista. Non le chiedo neanche perché si trovi lì, perché abbia pronunciato il mio nome con una nota di pura speranza nella voce, invece del mio cognome come al solito, perché nei suoi occhi color dell’oro brilli una luce nuova tanto simile a quella che è nata nei miei.
La raggiungo e basta, ed allungo verso di lei un tulipano.
Non uno bianco e neppure uno rosso.
Uno che ho appena raccolto: un tulipano rosa.
Rosso fuso col bianco. Lei ed io, io e lei. Insieme come una sola anima.
Spero solo che capisca…
E lei sorride. Vedo chiaramente le fossette delicate sulle sue guance riempirsi di luce lunare mentre le sue labbra si allargano in un’espressione di gioia.
È intelligente la mia Grifondoro, capisce sempre tutto…
Prende il fiore dalle mie dita e io ne approfitto per intrappolare la sua mano nella mia ed attirarla a me.
I nostri corpi combaciano perfettamente, sembriamo fatti per stare insieme, destinati a completarci; possibile che non me ne fossi mai reso conto?
“Draco, cosa stiamo facendo?” sussurra con il viso nascosto nella mia spalla.
“Secondo te, Mezzosangue?”
Scuote lentamente la testa contro il mio petto.
“Non è possibile… è da pazzi…”
“Sht…”
Le sollevo il mento con le dita e mi ritrovo le sue labbra a due centimetri dalle mie.
Sarò pazzo, sarò sconsiderato, sarò impulsivo, probabilmente quando darò la bella notizia a mio padre sarò anche diseredato, ma per ora non me ne importa assolutamente nulla.
“L’amore è da pazzi, Hermione…” le sussurro sulle labbra dischiuse.
Lei chiude gli occhi e sorride di nuovo. Non potrei mai averne abbastanza di quel suo sorriso…
Lo faccio mio in un bacio leggero che è lei a voler approfondire. La sua lingua si spinge a giocare con la mia, dandomi brividi di piacere.
Sento i capelli drizzarmisi sul collo e un’esplosione di calore allo stomaco.
Sento il rumore del mio cuore impazzito e del mio respiro che si fa più veloce.
Sento l’intenso profumo di cedro della verbena che mi penetra la carne.
Sento il rombo del sangue che mi scivola nelle vene come miele bollente.
E mentre una folata di vento spazza via i petali martoriati dei miei tulipani  e annulla così per sempre ogni differenza tra bianco e rosso, io finalmente stringo la mia Grifondoro tra le braccia e per la prima volta in vita mia posso dire davvero di essere vivo.


Il n’aurait fallu
Qu’un moment de plus
Pour que la mort vienne
Mais une main nue
Alors est venue
Qui a pris la mienne

Qui donc a rendu
Leurs couleurs perdues
Aux jours aux semaines
Sa réalité
Á l’immense été
Des choses humaines

Moi qui frémissais
Toujours je ne sais
De quelle colère
Deux bras ont suffi
Pour faire à ma vie
Un grand collier d’air.
 
[…]

Un tendre jardin
Dans l’herbe où soudain
La verveine pousse
Et mon cœur défunt
Renaît au parfum
Qui fait l’ombre douce.

« Il n’aurait fallu… », Le Roman inachevé,
Louis Aragon (1897-1982)

Non ci sarebbe voluto
che un altro momento
Perché la morte venisse
Ma una mano nuda
Allora è venuta
Che ha preso la mia

Che quindi ha ridato
I loro colori perduti
Ai giorni alle settimane
La sua realtà
All’immensità
Delle cose umane

Io che fremevo
Sempre di non so
Quale collera
Due braccia sono state sufficienti
Per dare alla mia vita
Un grande collare d’aria.

[…]

Un tenero giardino
Nell’erba dove all’improvviso
La verbena cresce
E il mio cuore defunto
Rinasce al profumo
Che rende dolce l’ombra.

“Il n’aurait fallu…", dalla raccolta « Le Roman inachevé »,
Louis Aragon (1897-1982)


The End



§ Spazio autrice: §

Salve a tutti i miei cari lettori!
Ecco a voi la seconda ff che sottopongo al vostro giudizio.
Non è stato facile scrivere dal punto di vista del Principe delle Serpi, ma spero che il risultato sia accettabile... A me l'idea di usare i tulipani come simboli di tutte le differenze che intercorrono tra Draco e Hermione piaceva molto.
Voi che dite?
Sono graditi sia commenti positivi che critiche costruttive!

A presto,
   MmeBovary
  
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: MmeBovary