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Autore: Chiara Nelli    05/05/2016    0 recensioni
A Syverin i ragazzi che hanno compiuto quattordici anni devono intraprendere un viaggio per dimostrare di essere coraggiosi. Solo allora potranno tornare al villaggio.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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È notte fonda. Il carro è in viaggio da circa dodici ore e il rumore delle sue ruote sulla strada sconnessa è quasi inquietante e molto fastidioso alle orecchie dei ragazzi. Con tutto quel frastuono si fatica ad udire il sommesso bubbolare dei gufi sui rami e gli alberi ritorti, dalle folte chiome che coprono la luna, appaiono imponenti e neri per l'oscurità. Stanno viaggiando in un fitto bosco dai sentieri stretti e talvolta, guardando fuori e illuminando con una lanterna, Giselle nota che da un lato la strada termina con un precipizio: un enorme buco nero, privo di vegetazione. Quando il carro curva, la ragazzina è costantemente assalita dal terrore di andarci a finire dentro.

I passeggeri sono cinque e stanno tutti zitti. Il ragazzo dinanzi a lei è biondo, ma Giselle, data l'oscurità, non riesce a cogliere il colore dei suoi occhi. Tiene lo sguardo basso e fissa le travi lignee sulle quali poggia i piedi, le dita delle mani incrociate e la schiena china. Poi il carro si ferma e chiamano il suo nome. -Terence- Il ragazzo si leva pigramente in piedi e scende a fatica tenendosi allo sportello del mezzo. Giselle nota subito che zoppica e che, pur tenendosi, rischia di cadere. Neanche le persone più sfortunate sono esenti dal viaggio. Una volta fuori dal paese, il capo villaggio non ha più la responsabilità sugli abitanti e a lui non importerebbe niente se dovesse succedere loro qualcosa di grave.

Il carro riparte subito dopo e una ragazzina dai lunghi capelli rossi, seduta dinanzi a lei, inizia a parlarle improvvisamente. Il villaggio è piccolo e le due ragazze si sono già viste passeggiando per le sue strade sconnesse. Per Giselle è un sollievo che dopo dodici lunghe ore finalmente qualcuno si decida a proferire parola.

-Hai paura?- Le chiede la ragazzina e Giselle la guarda.

Ha paura? Non lo sa. Prova un misto di emozioni che quasi la stordiscono. La ragazzina le punta contro la lanterna e la scruta con i suoi occhi piccoli, di un colore che Giselle non riesce a definire. -No, non sembri spaventata.- Poi fa una pausa – Mi chiamo Vivian e mi pare di averti già vista a Syverin. Vuoi sentirla una storia? Così, per passare il tempo. Qua non parla nessuno.-

A Giselle non sembra vero, finalmente qualcuno ad animare il viaggio. Annuisce e si lascia scappare un sì entusiastico -Una storia paurosa, di quelle che ti danno adrenalina e che non ti fanno dormire la notte?- Giselle deve aver parlato con voce troppo alta perché il cocchiere fa un verso per zittirla e gli altri si voltano un attimo a guardarla.

Allora abbassa la voce e fissa Vivian in modo deciso -Narrami-

-Nel bosco vivono le tribù- Inizia a raccontare a bassa voce la ragazzina -Le tribù degli esiliati: uomini selvaggi che adorano antichi dei. Con i loro totem evocano dall'aldilà spiriti di assassini e di bestie feroci che la notte si aggirano misteriosamente per il bosco.-

A Giselle viene istintivamente di guardarsi intorno, dove la lanterna non illumina la ragazzina vede solo oscurità e un brivido le corre su per la schiena. Vivian le punta di nuovo la lanterna contro e nota la sua espressione di spavento. -Ecco, adesso hai paura- Dice soddisfatta.

Nonostante inizino a tremarle le gambe, Giselle le chiede di continuare. Vuole sapere di più di queste tribù e dei pericoli che si possono correre nel bosco.

-Loro hanno le Lorix. In realtà non tutte le tribù le possiedono e chi le ha, non le dona così facilmente- Continua la ragazzina -Dovrai assecondarli per ottenere qualcosa da loro. Fa ciò che ti chiedono e non avrai niente da temere, altrimenti saranno guai. Sono capaci anche di uccidere se disobbedirai al codice della tribù, ma entrare a farne parte è fondamentale per trovare una Lorix senza dover fare molta strada.- Se sarai codarda, sarà più difficile per te tornare a casa.

Il carro si ferma di nuovo e il cocchiere questa volta dice il suo nome. Giselle si alza e scende senza una parola. Le tremano le gambe e pensa a sua madre, al suo ultimo gesto d'amore, darebbe ogni cosa pur di trovarsi nella sua casa, piccola ma confortevole rispetto a quel bosco buio e pieno di pericoli. Solo dopo si ricorda di non aver ringraziato la ragazzina per le informazioni e di non averle augurato buona fortuna, quindi solleva un braccio e lo agita per salutarla.

-Grazie.- Esclama, ma il carro è già lontano e Giselle non è sicura che Vivian abbia visto e udito i suoi saluti. Poi una domanda le balena nella mente “Perchè sono esiliati, se hanno le Lorix? Almeno uno di loro sarebbe potuto tornare a casa, perché allora non l'ha fatto?” Ma infondo a lei non importa un granchè, lei desidera solo tornare da sua madre.

Giselle cammina con la lanterna in mano, consapevole che il suo bagliore confortevole prima o poi si spegnerà, lasciandola al buio. Adesso riesce a udire bene i rumori del bosco, sommessi e spaventosi. Il vento scuote le foglie e Giselle ha sempre paura che qualcuno si nasconda tra i cespugli per darle la caccia. Ora è quasi pentita di aver udito quella storia. Il bubbolare dei gufi le dà la sensazione che ci sia sempre qualcuno con gli occhi puntati su di lei. Teme pure il rumore dei suoi passi ed ha paura che nascondano quelli di qualche altro individuo che la segue.

Infatti ad un tratto si ferma, ma il rumore di passi lenti e incerti continua. Il sangue le si gela nelle vene e resta immobile come il tronco di un albero, finché il lieve rumore cessa. Allora, riprende a camminare, ma questa volta più velocemente, fino a quando ode una voce lontana e incomprensibile. Il battito del cuore accelera e Giselle inizia a correre con disperazione.

Si sente osservata, come se qualcuno non smettesse mai di fissarla. 

Quando Giselle si ferma con il fiatone e posa a terra la lanterna, è ansimante e china, con le mani sulle ginocchia. Intorno a lei regna il silenzio più assoluto, nessuno parla ne si muove nella notte.

Si accorge allora di trovarsi in una radura, il vento fa oscillare ogni filo d'erba con un fruscio talmente lieve che Giselle riesce a malapena a udire. All'orizzonte si intravedono le luci delle lanterne di una città fortificata situata su una collina, poi però è un altro bagliore a distrarla dal fissare l'orizzonte. Se ne sta a mezz'aria e si muove velocemente in ogni direzione, poi la ragazzina spostando lo sguardo ne vede un altro ed un altro ancora. Sorpresa, si domanda di cosa si tratti perché a Syverin non aveva mai visto niente del genere.

Pensa subito alle fate e ai folletti e istintivamente cerca di prenderne una tra le mani. Inizialmente il suo tentativo è vano, poi una le si ferma su un dito. La ragazzina la illumina con la lanterna fioca che oramai sta per spegnersi, ma non vede altro che un brutto insetto che le cammina lentamente sulle dita, finché agitata lo fa volare via con un movimento brusco. Passato lo spavento, si scopre affascinata da quelle lucine che le svolazzano intorno e si sente più al sicuro.

Siede sull'erba a gambe conserte e fissa la luna e le stelle nel cielo limpido, resta li, seduta, ma nonostante la stanchezza, il sonno non giunge. È troppo agitata e pensierosa per dormire. Ad un tratto, sente di nuovo quei passi che si fanno sempre più vicini e in preda al panico, si porta una mano alle orecchie per non sentire. Completamente terrorizzata, resta li immobile, fingendo di non esistere.

 

   
 
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