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Autore: Goten    09/04/2009    16 recensioni
Avvertiva ancora la mano stretta nella sua, d'istinto la strinse anche lui, per un breve attimo si fissarono, tutto quello che avevano attorno, sparì all'improvviso.
Bella si sentiva scrutare da quegli occhi così verdi e intensi, per quanto tempo aveva sognato che Edward la guardasse? Che si accorgesse di lei? Tanto tempo...
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Sinceramente mi hanno fatto moltissimo piacere i vostri commenti. ^_^ La storia è diversa da quelle che propongo di solito, anche perché questa è narrata in terza persona e non in prima. Mi auguro che anche questo secondo capitolo vi piaccia. Anche perché il terzo, fino a lunedì non verrà postato ^^. Ringrazio anche le 33 persone che lo hanno messo fra i preferiti, ma il mio ringraziamento più grande va a chi ha commentato. GRAZIE!!

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Capitolo 2


Era arrivato ad un punto veramente cruciale. Sdraiato sul suo comodo letto, Edward stava leggendo pagina quarantuno, Marie era all'ospedale e Anthony le stava dicendo che nessuno le avrebbe mai creduto.

Per un attimo si immaginò Bella al posto di Marie, poi si diede del cretino... ma poi ci ripensò. Perché no? In fondo Marie assomigliava moltissimo a Bella Swan.

Fu così che la protagonista del libro prese le sembianze della sua compagna di classe e quelle di Anthony, le sue.

Alice entrò in quel momento in camera con la scusa di chiedergli dove fosse il suo I pod, scocciatamente, Edward le fece cenno di tacere, afferrò il lettore mp3 e glielo tirò dietro.

<< Non disturbarmi! >> Esclamò sbattendo la porta con un piede.

Ripescò il libro dal suo letto e si mise seduto più comodo alla sua scrivania, tornò a pagina quarantasei, Marie e Anthony era da un mese che non si parlavano e adesso, c'erano tre ragazzi che volevano invitarla al ballo di primavera.

Si sentiva euforico, avrebbe accettato? Oppure no?

Riprese la lettura avidamente.

Oddio, pagina quarantasette era stucchevole per lui, il classico romanzetto da femminucce... Anthony e Marie si fissavano negli occhi, finché il professore domandò qualcosa al vampiro interrompendo il loro contatto visivo.

Si ritrovò a fissare torvo il libro. D'accordo che era visto completamente dal punto di vista della ragazza, ma scrivere cose meno sdolcinate no eh?

Sbuffò leggermente infastidito, ma continuò a leggere. Si sentiva un po un guardone... alla fine, stava sbirciando i sentimenti di una ragazza.

Arrivò finalmente a pagina cinquantaquattro, alla fine, Anthony non aveva resistito e ora stava chiedendo a Marie di uscire con lui.

Edward rise del suo approccio. Come poteva pensare che lei gli dicesse si, se lui continuava a girare attorno al vero motivo? Le aveva addirittura detto che le energie rinnovabili erano anche affar suo!

Atroce! Questo Anthony aveva bisogno di un manuale sulle frasi da dire al momento giusto.

Però, ora che ci faceva caso, anche lui, avrebbe avuto difficoltà ad invitare un tipo come Marie... Sollevò gli occhi dal libro... se avesse invitato Bella, come avrebbe reagito lei?

Arrivò alla fine del capitolo quattro, segnò la pagina e finalmente si buttò sul suo letto, dove, istantaneamente i suoi occhi trovarono la via del riposo.

Mentre a casa Cullen, tutti i suoi abitanti dormivano, a casa Swan, Isabella rimaneva sveglia, il suo nuovo libro la stava prendendo senza precedenti.

Adesso, la sua eroina si trovava a sentire la voce del suo amato Anthony.

Sospirò, ora veniva la parte più difficile, Marie era stanca e non aveva più nulla che la tenesse legata a quella vita a metà.

Bella, sapeva benissimo che Marie doveva dare un taglio netto alla sua vita... le dita corsero veloci sulla tastiera, mentre il destino della sua alter ego prendeva di nuovo una piega inaspettata.

Alle tre, finalmente, Isabella si definì soddisfatta, salvò il suo lavoro, con dolcezza il letto l'accolse generosamente, portandola fra le braccia di Morfeo...

Quella mattina, Edward, reggeva in una mano, la sua tazza di caffè macchiato, e nell'altra il famoso libro nero.

<< Edward, ti prego, puoi smettere di leggere per un attimo? >> Gli domandò sua madre, guardandolo con occhio severo.

<< Scusa. >> Sorrise colpevole, abbassando il libro, ma senza lasciarlo.

<< Ti stavo dicendo che più tardi, io e tuo padre andremo fuori a cena. Tu e Alice sarete a casa da soli. >>

<< Va bene, nessun problema. >>

Esme sospirò uscendo dalla cucina. << Me lo auguro. >>

Appena fu solo, riprese in mano la lettura, era ad un punto che lo stava incuriosendo da matti! Non solo, il vampiro aveva invitato Marie al suo tavolo in caffetteria, stanco di resisterle, ma adesso la stava addirittura portando in braccio in infermeria.

Si ritrovò a sorridere impacciato.

Poi gli venne in mente un particolare; Marie beveva sempre una bottiglietta di limonata... proprio come Bella... si trovò a pensare.

Rise di gusto quando lesse le lamentele di Marie per educazione fisica. Decisamente, quella ragazza era uno spasso!

E ancora lo assalì la voglia di scoprire chi fosse l'autrice.

Quando l'orologio della sala segnò l'ora, Edward chiuse il libro e cercò di concentrarsi... decisamente era poco da lui stare così appresso ad un romanzo, ma quel vampiro, quell'Anthony che era stato creato a sua immagine, gli faceva pensare a come sarebbe potuto essere un suo eventuale rapporto, magari anche solo di amicizia, con Isabella Swan.

In macchina, Alice non smetteva neanche per un attimo di parlare, mentre lui voleva solamente il silenzio per riflettere. Fortunatamente, Jasper venne in suo soccorso appena parcheggiò la macchina, rapì letteralmente sua sorella. Edward glie ne sarebbe stato grato per tutta la vita. Alice era simpatica, ma lui doveva sopportarla tutto il santo giorno!

Si voltò in cerca di qualcosa, o di qualcuno... il cielo era nuvoloso, fortunatamente, quel giorno niente pioggia.

Eccola li, stava arrivando, la camminata lenta e un po' impacciata; Isabella Swan. Aveva come sempre le cuffie del suo lettore mp3 nelle orecchie.

Si trovò a domandarsi che musica ascoltasse... forse, nei capitoli successivi avrebbe scoperto qualcosa di più...

Alla fine della prima ora, la segreteria riferì una favolosa notizia alla classe di Edward, il loro professore di Spagnolo era a casa con la febbre, quindi, avrebbero anticipato Ginnastica. Il sospiro di sollievo fu generale.

Ma per Edward, fu una vera sorpresa, scoprire che avrebbero fatto ginnastica con la classe di Bella.

Le due classi erano divise, ogni tanto lanciava occhiate furtive in quella direzione, rimase stupito nel vedere quanto fosse veramente goffa Isabella.

Aveva addirittura tirato in faccia ad un suo compagno il pallone da basket.

Per un attimo l'immagine di Marie e Bella si fusero in una sola.

<< Hey Edward, che guardi? >> Domandò un suo compagno, vedendolo li impalato con lo sguardo fisso.

<< Niente di importante. >> Rispose irritato per essere stato interrotto.

In quel momento, Bella diede il cambio alla sua compagna.

<< Carina la Swan... >> Commentò il suo amico, Edward si voltò piano verso di lui.

<< Non dirmi che ci hai provato?! >> Esclamò fra il curioso e l'angosciato.

<< Oh si. >> Rispose l'altro. << L'ho invitata al ballo di primavera. >>

Edward si stava rendendo conto che la risposta della ragazza era determinante per lui. << E lei? >>

<< Ha detto di no... dice che sarà a ... >>

<< Seattle quella settimana. >> Terminò per il suo amico che lo guardò con la bocca aperta.

<< Anche tu glie lo hai chiesto?! >>

Edward si affrettò a negare. << No, l'ho sentito dire. >>

Ma il seme del sospetto si era ormai insinuato in lui... Poteva essere davvero Isabella Swan la scrittrice di quel libro?

Molte cose combaciavano, troppe per la verità, eppure, non poteva esserne sicuro.

<< Attenzione! >> esclamò qualcuno, troppo tardi.

La palla colpì in piena faccia Edward.

Quando riprese conoscenza, la prima cosa che vide furono due occhi castani che lo fissavano preoccupati.

<< Edward... Edward mi senti? >>

Quella voce aveva un qualcosa di famigliare e dolce, gli piaceva.

<< Oh Dio... che male... >> Mormorò il ragazzo, alzano la mano per premerla sulla tempia.

<< No. Non muoverti. >> Sussurrò ancora quella voce dolce prendendo con dolcezza la sua mano. << Mi dispiace... >>

Il suo cervello rincominciò a ragionare, si trovava in infermeria e accanto a lui c'era la figlia dell'ispettore Swan; Bella.

<< Scusami davvero, mi dispiace così tanto... >> Continuava a mormorare Bella, mentre con un panno bagnato gli tamponava la botta rossa che aveva sullo zigomo.

Avvertiva ancora la mano stretta nella sua, d'istinto la strinse anche lui, per un breve attimo si fissarono, tutto quello che avevano attorno, sparì all'improvviso.

Bella si sentiva scrutare da quegli occhi così verdi e intensi, per quanto tempo aveva sognato che Edward la guardasse? Che si accorgesse di lei? Tanto tempo...

La porta dell'infermeria si aprì, Alice, fece il suo ingresso seguita dal reso della loro compagnia. Bella abbassò lo sguardo e fece scivolare via la mano.

Alice, Rosalie, Jasper e Emmett si bloccarono nel vederli, avevano intuito di aver interrotto qualcosa...

<< Io, è meglio che vada... >> Mormorò Isabella, rossa, anzi rossissima.

Edward avrebbe tanto voluto dirle; no, rimani. Ma quelle parole rimasero impigliate nella sua gola. Era ancora sconvolto da quegli occhi, così intensi e profondi.

La sua mano avvertì la mancanza del contatto con quella di Bella, quella sensazione di vuoto che ne scaturì lo lasciò interdetto .


Bella non si era mai sentita così sconvolta prima. Altro che le emozioni del suo personaggio, Edward era... non aveva parole per descriverlo.

Mentre camminava per i corridoi, osservò la sua mano. Lui l'aveva stretta nella sua...

Divenne di nuovo rosso gambero.

Aprì la porta a vetri e uscì nel giardino della scuola, il cielo era nuvoloso... sospirò e si sedette su una delle panchine.

Non riusciva a togliersi dalla faccia quel sorriso imbarazzato. Era felice, ma una vocina dentro di se, le stava dicendo di non fidarsi troppo.

Edward era comunque il ragazzo più ambito della scuola... e lei, non era nessuno.

<< Sono una scema... >> Sospirò nuovamente, stringendo la mano a pungo e fissando il bosco poco distante.

Dentro l'edificio risuonò la campanella, annunciava la tanto agognata pausa pranzo, nell'alzarsi dal suo rifugio all'aperto, Bella decise che per quel giorno di emozioni ne aveva avute troppe. Non sarebbe riuscita a guardarlo in faccia in mensa. Velocemente e senza inciampare, tornò nello spogliatoio, si tolse la tuta e rimise i suoi cari jeans con la sua maglietta verde.

I corridoi erano deserti, tutti erano alla caffetteria, sorrise compiaciuta, così nessuno l'avrebbe vista andare in segreteria per annunciare che per oggi tornava a casa.

La docente non aveva fatto molte storie, adesso, lungo la strada che l'avrebbe portata a casa, Isabella, con il suo fedele I pod, camminava tranquilla, mentre i suoi pensieri vagavano ancora sul viso tremendamente affascinante di Edward.

Non poteva di certo immaginare che proprio in quel momento, Edward Cullen era entrato nella mensa della scuola cercandola.

<< Non c'è. >> Gli confermò Alice al suo fianco.

Rosalie arrivò di corsa. << Non c'è in palestra. >>

<< Merda. >> Sussurrò Edward leggermente avvilito.

Sperava davvero di incontrarla, voleva parlarle. Il suo zigomo pulsava ancora per la botta, ma era seriamente intenzionato a cercare Isabella.

<< Forse è in un'altra aula. >> Suggerì Jasper.

<< O forse è tornata a casa. >> Arrivò Emmett.

Edward lo guardo pensieroso, aveva scandagliato sua sorella e i loro amici per cercare Bella, poco dopo che la ragazza aveva lasciato l'infermeria, Edward aveva chiesto, anzi, forse è meglio dire, ordinato a tutti di cercarla.

<< Sento puzza di cotta Eddino. >> Lo aveva sfottuto Emmett, beccandosi un pugno sul braccio.

Seriamente, Edward pensava che con a scusa della pallonata, forse poteva anche accompagnarla a casa, Bella era venuta a piedi... quindi...

Fu in quel momento che gli venne in mente un'idea.

<< Alice, fammi fare una giustificazione. >> Spiegò veloce infilandosi il cappottino grigio

<< Perché? >>

<< Tu fallo e basta. Rose, la porti tu a casa, per favore? Io devo andare. >> Corse via urlando le ultime parole.

<< Che diavolo gli è preso? >> Domandò Jasper allibito.

<< Ah, l'amour! >> Sospirò Alice, tirando con se il suo ragazzo verso un tavolo libero.

Corse fuori nel parcheggio, si fiondò dentro la macchina e a tutta velocità uscì in strada facendo scorrere veloce lo sguardo attorno, poi, la vide... un cascata di capelli scuri con riflessi rossicci.

Camminava tranquilla.

Edward si sentiva agitato, ma voleva conoscere meglio Bella Swan, non avrebbe cambiato idea. Abbassò il finestrino e rallentò la macchina, accostandola. La vide sobbalzare per lo spavento.

<< Ciao. >> Le disse, guardandola attento.

Notò come gli occhi di Bella si fossero allargati sorpresi e di come il rosso porpora avesse imbrattato le sue guance; era adorabile.

<< Ciao... >> Rispose titubante.

<< Posso darti un passaggio? >> Perché si sentiva così agitato?! Non gli era mai successo prima!

<< Oh... ehm... no grazie. >> Riprese a camminare.

<< Bella, sali, vorrei parlarti. >> Ingranò la prima e mosse con delicatezza la macchina in avanti.

Si voltò ancora verso di lui con un cipiglio sul volto. << Mi dispiace per la pallonata, ti ho già chiesto scusa. >>

Edward le sorrise. << No, non è per quello. >>

<< E allora, per cosa? >> Non riusciva a capire.

Non si era mai sentito così in imbarazzo prima. Si passò la mano fra i capelli, spettinandoli. << Non vuoi proprio salire? >>

Bella si umettò le labbra nervosa.

Allungò la mano e aprì la portiera della macchina, il sorriso contento di Edward fu impagabile.

<< Ehm... sai dove abito? >> Domandò cercando di nascondere l'ansia.

<< No, ma prima di portarti a casa, che ne dici di andare a mangiare qualcosa? >> Si immise di nuovo in carreggiata, lasciando che lo sguardo stupito e un po timoroso di Bella lo accarezzasse.

Stettero in silenzio per tutto il percorso, Bella si era resa conto che ormai Forks era parecchio lontana, le luci di Port Angeles li stavano accogliendo.

Edward parcheggiò l'auto davanti ad un locale.

Bella rimase di sasso. Non poteva crederci! Era lo stesso che aveva usato come riferimento la prima volta che Marie e Anthony si incontravano in quella città.

<< Andiamo? >> La riscosse Edward, guardandola confuso.

Annuì frettolosamente.

<< Un tavolo per due, grazie. >> Chiese gentilmente Edward alla cameriera.

Isabella era imbarazzatissima.

La cameriera li guidò verso un tavolo abbastanza appartato. Le sembrava di rivere le scene del su libro!

<< Cosa volete ordinare? >>

Edward la fissò aspettando che parlasse lei per prima.

<< Ehm... un piatto di ravioli ai funghi. >>

<< Anche per me e due coke. >> Aggiunse Edward guardandola soddisfatto.

Mentre aspettavano, Bella cominciò a sgranocchiare dei grissini. << Allora, di cosa volevi parlarmi? >> Era agitatissima, ma cercava in tutti i modi di non dimostrarlo.

<< In particolare, di niente... è solo che, non vedendoti in mensa, ho pensato che te la fossi presa un po troppo per la pallonata. >>

Si strinse nelle spalle. << Scusami ancora... >> Abbassò lo sguardo colpevole.

Edward le sorrise gentile, mostrando i denti perfetti. Il paragone con Anthony non era fattibile. Edward era centomila volte meglio!

I ravioli ai funghi arrivarono, Bella ne infilzò prontamente uno, assaporandolo con gusto.

Per qualche silenzio, il silenzio la fece da padrone, ma Edward, stava solo aspettando di trovare il coraggio di parlare.

<< Bella, tu che cosa fai, di solito intendo? >> Addentò un raviolo, aspettando una sua risposta.

Il volto della ragazza si fece pensieroso. << Ehm... leggo, faccio i compiti, il bucato, sistemo casa... >>

<< Non esci mai? >> Domandò sinceramente curioso.

<< No... >> Prese un piccolo respiro. << A volte esco con Angela... >>

Tornarono a mangiare i ravioli. << Allora, hai trovato un cavaliere per il ballo? >>

Per poco non si strozzò con il raviolo. Bevve un sorso di Coca, lasciando che il fresco della bibita lenisse il bruciore della gola.

Edward la guardò preoccupato, per una semplice domanda Isabella si stava suicidando con un raviolo.

<< Hey, tutto bene? >>

<< Si... >> Annaspò ancora con un colpo di tosse.

Aspettò che rispondesse alla sua domanda...

<< Non vengo al ballo. Sarò a Seattle quel giorno. >> Mormorò con occhi bassi.

Sapeva tanto di bugia, come la Marie del libro, ed infatti, Edward la guardò per qualche secondo senza dire nulla, ma dalla sua espressione si poteva chiaramente capire di non aver bevuto la sua futile scusa. << Si, certo... >>

Il silenzio tornò fra di loro, Isabella si sentiva così esposta. Temeva che Edward avesse parlato con Alice e si fosse riconosciuto nel libro.

Troppe cose stavano accadendo nella esatta sequenza del suo manoscritto.

Ma poi, un altro pensiero si fece avanti prepotente. Se Edward avesse capito di essere la versione reale di Anthony, le avrebbe subito detto qualcosa. No?

<< Sei pensierosa... >> Le fece notare il suo compagno di scuola.

Si ridestò dai suoi pensieri. << Scusa, ma ho tante cose per la testa... >>

Edward le sorrise, facendo aumentare il battito del suo cuore. << Se posso chiedertelo, a cosa pensavi? >>

Bella corrugò la fronte indecisa.

<< E' un pensiero troppo particolare per condividerlo? >>

Prese un piccolo respiro. << No. Mi stavo chiedendo solo, quale città potesse essere diciamo... ehm... adatta per un contesto, gotico ecco. >>

Era tornata color gambero.

<< Qui in America dubito che ci siano. >> Edward infilzò un altro raviolo masticandolo pensieroso. << Però... >> Ingoiò il boccone. << ... l'estate scorsa, io e la mia famiglia, siamo andati a Volterra, in Italia. Forse quella città potrebbe rispecchiare un po' il mistico e il gotico. >>

Adesso l'aveva incuriosita. << Volterra? >> Camuffò bene, il fatto che sapesse della loro vacanza fatta l'estate scorsa.

<< Si, ho delle foto a casa, se vuoi, domani te le porto. >>

<< Davvero?! Oh si! Grazie! >> Esclamò con una luce entusiastica negli occhi.

Così avrebbe finalmente visto qualcosa di più particolare di quella città che non fossero le solite foto di internet.

Continuarono il loro pranzo fra una chiacchiera e l'altra, Isabella non aveva mai parlato così tanto con qualcuno in vita sua, Angela esclusa.

Anche Edward si stupiva molto del proprio comportamento, continuava a porre domande su domande alla sua compagna. Non riusciva a capacitarsi del suo modo di pensare, era completamente diversa dalle solite ragazze della loro età.

Quando uscirono dal locale, trovarono una fine pioggerellina ad attenderli.

Il lamento che Bella fece, arrivò smorzato alle orecchie del suo accompagnatore.

<< Non ti piace la pioggia? >>

La ragazza sospirò. << No, per niente... tutto ciò che è umido e freddo. >> Rabbrividì.

Per una manciata di secondi Edward si trovò a pensare al libro. Anche Marie odiava il freddo e l'umido.

<< Aspettami qui. >> Le disse, correndo sotto la pioggia e ritornando poco dopo con l'auto.

Isabella salì e ripartirono verso casa.

In macchina il silenzio tombale era tornato fra di loro, mentre in breve la musica dei Muse invadeva l'abitacolo.

Avevano tante cose a cui pensare, tante emozioni da catalogare, Bella si accorse di essere ormai vicino a casa, sganciò la cintura di sicurezza e si voltò verso Edward, che con una semplice manovra, aveva accostato la macchina.

<< Bene... ti ringrazio, sei stato molto gentile. >> Gli sorrise impacciata.

<< Domani ti porto le foto, va bene? >> Forse nella sua voce, c'era una vaga speranza di passare altro tempo con lei. Forse...

<< Certo. >> Sorrise prima di uscire e sparire dentro casa.


   
 
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