Aria
Sfinita per gli sforzi di liberarmi da quella rete e per la mancanza dell’acqua perdo i sensi.
Non ricordo altro che buio.
So che mi ritrovo in una vasca trasportata da alcuni uomini.
Lui non mi sta troppo vicino ma non è nemmeno mai tanto lontano da non vedermi.
Perdo il suo volto fra quello di mille uomini che ai miei occhi paiono tutti uguali.
Tutti uguali tranne lui.
Ci fermiamo per una pausa.
La mia cassa e a terra.
E io inizio a non sentirmi bene.
Sento un strano dolore alla gola, nei polmoni, fin dentro ogni fibra di me.
Poso la mano sul vetro in agonia e lo vedo.
E lui mi fissa e in un istante capisce quello che io non ho ancora intuito.
Mi manca l’aria.
C’è un po’ di trambusto, ma d’un tratto respiro di nuovo.
Nella cassa passa l’aria.
Cerco i suoi occhi, cerco di fargli capire che gli sono grata di essersi battuto per la mia vita, ma si allontana e io mi sento sprofondare, mancare l’aria.
Ma ora l’aria passa.
Non è l’aria che mi manca.
È qualcos’altro, qualcosa a cui non so dare un nome.
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Secondo capitolo di questo esperimento che mi sta prendendo un sacco!!