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Autore: EmmaStarr    08/05/2016    3 recensioni
Se solo avesse potuto parlare, avrebbe gridato a quel minorato mentale di smetterla di trattarlo come se fosse il suo animaletto da compagnia, avrebbe ordinato di essere riportato dalla sua ciurma, avrebbe insultato Trafalgar in ogni lingua conosciuta e lo avrebbe obbligato a procurarsi una nave degna di questo nome. Avrebbe parlato per il semplice gusto di parlare, e di essere ascoltato.
Ma non poteva: ogni cosa che cercava di dire si traduceva in miseri guaiti o sordi ringhi che non potevano essere in alcun modo interpretati.
E tutti continuavano a crederlo morto.

* * *
Eustass Kidd non è certo il tipo che si lascia sconfiggere facilmente. Ma una nuova e terribile minaccia cala sulla sua vita all'improvviso, e in seguito all'incontro con un misterioso pirata viene trasformato in cane. Come reagirà un certo Chirurgo della Morte alla notizia della dipartita del suo amante? E se giusto quella sera Penguin e Sachi avessero accolto a bordo della nave uno scorbutico cane rosso fuoco?
* **
{KiddLaw} {Angst, drammatico}
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altro Personaggio, Eustass Kidd, Trafalgar Law | Coppie: Eustass Kidd/Trafalgar Law
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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-Capitolo 9-

 



Era vivo. Era vivo. Era vivo.

Law non riusciva a crederci, aveva il terrore di svegliarsi di botto e di scoprire che era tutto solo un sogno. In quel momento, però, non riusciva a non sentirsi immensamente e stupidamente felice: Kidd era lì, era vivo, dannazione, era vivo! Gli era mancato così tanto, in ogni singolo istante, tanto da fare male. Gli era mancato sfotterlo e ridere di lui, prenderlo in giro e farlo uscire di testa, sedurlo e confonderlo in ogni maniera possibile. Gli era mancato così tanto che ora, sapendo che era vivo, non riusciva a capire come diavolo avesse fatto a resistere per quasi un mese senza impazzire.

Sì, doveva ammetterlo: si era divertito da matti a tormentarlo, prima. Parlare così apertamente male di lui -e dei suoi capelli, addirittura- era un modo sicuro per farlo uscire di testa al cento percento. D'altronde, cos'avrebbe dovuto dire? Come introdurre la questione in maniera che non fosse un shock? Inoltre, Kidd aveva avuto il privilegio di osservarlo crollare pezzo dopo pezzo dopo la sua presunta morte, il che -Law rabbrividì al pensiero- gli avrebbe dato infiniti spunti per prenderlo in giro a vita. “Ah, quindi stavi così male credendomi morto?” “Non credevo di farti quest'effetto, buono a sapersi!” “Ma non eri tu che dicevi che se fossi schiattato sarebbe stata una soddisfazione?” Insomma, finché poteva un po' di divertimento gli era concesso, no?

Eppure non riusciva proprio a concentrarsi su questi dettagli: in quel momento, sdraiato nel suo letto con Kidd sopra di lui, i suoi occhi d'ambra a pochi millimetri dal suo viso... Era quasi surreale. Come aveva fatto a non accorgersene prima? Ecco perché quel modo di ringhiare gli era sempre sembrato così familiare. Ma soprattutto, ecco perché gli faceva così male guardarlo troppo a lungo negli occhi: quella strana sensazione non era frutto della sua mente bacata, erano davvero gli occhi di Kidd.

Quasi senza rendersene conto, Law sollevò la mano destra e la affondò nella folta pelliccia del cane. Assaporò per un istante quella sensazione, spiazzato: aveva la stessa consistenza dei suoi capelli. Se solo avesse dato retta a Penguin e Sachi e l'avesse accarezzato anche solo una volta, era sicuro che se ne sarebbe accorto subito.

Sorprendentemente, il cane parve gradire il gesto: infatti si strofinò contro quella mano senza esitare neanche un istante, il che diede a Law un'idea. Piano piano iniziò a grattare delicatamente il collo di Kidd, poi alzò anche l'altro braccio e impiegò entrambe le mani per grattargli la schiena. Negli occhi improvvisamente consapevoli del cane Law lesse un lampo di preoccupazione, ma fu più veloce e, alzandosi di scatto, lo spinse di peso sul pavimento, poi prese a grattargli senza pietà la pancia. «Non riusciamo ad opporci all'istinto canino, quindi, eh?» commentò deliziato, proseguendo imperterrito. Aveva osservato Penguin e Sachi abbastanza a lungo per sapere come fare a farlo andare fuori di testa. Rise di gusto nell'osservare i vani sforzi di Kidd a cercare di rimanere serio, mentre brividi di piacere lo scuotevano in tutto il corpo. «Questo dev'essere imbarazzante» ridacchiò Law, continuando impietoso. «Non vedo l'ora di raccontarlo a Killer-ya.»

Fu in quel momento che la porta si spalancò. «Capitano, volevamo sapere se-» iniziò Bepo, poi sbarrò gli occhi con aria terrorizzata quando capì a cosa aveva appena assistito. Nei suoi occhi, osservò Law, balenava la paura che potesse ucciderlo in quanto scomodo testimone.

«Sì?» chiese Law, continuando a grattare la pancia di Kidd.

Bepo si fece piccolo piccolo contro la porta. «V-va... tutto bene?» pigolò alla fine.

Law smise a malincuore di infliggere la sua tortura a Kidd e sospirò. «Sì, tutto a posto. Il cane ha un paio di costole incrinate e qualche ferita superficiale, ma niente di serio, ho appena finito di controllare» mentì spudoratamente, quasi sfidando Bepo a contraddirlo. «Posso fasciarlo in cinque minuti.»

«I-io intendevo... N-noi ci chiedevamo se avessi intenzione di farti curare, Capitano» balbettò Bepo a voce ancora più bassa.

Law sospirò. Era sicuro di non essere messo molto bene, ma non era niente che non potesse sistemarsi nel giro di mezz'oretta. «Andiamo in sala operatoria» stabilì, mentre il cane lo seguiva senza staccare lo sguardo oltraggiato da lui. «Ah,e, Bepo...» aggiunse Law senza guardarlo. «Quello che hai visto non esce da questa stanza» chiarì, scoccandogli un'occhiata in grado di far rabbrividire un morto.

Bepo deglutì, terrorizzato, e si prodigò ad annuire vigorosamente. «C-certo che no, ovviamente!» strillò prima di scappare via a gambe levate.

Law sorrise soddisfatto, poi puntò lo sguardo sul cane. «Vuoi che informi Killer-ya e gli altri della situazione?»

Il cane lo fissò con gli occhi sgranati, poi annuì vigorosamente, lasciandosi scappare un gemito per via delle costole. Probabilmente Law avrebbe anche dovuto pensarci prima, rifletté mentre annuiva in risposta: sapeva quanto Kidd fosse legato alla sua ciurma, dopotutto. «Dobbiamo vederci tra poco per fare il punto della situazione, ti porto dietro» stabilì. Poi gli parve di cogliere qualcosa nei suoi occhi e ghignò. «Oh, vorresti ringraziarmi?» domandò, deliziato. Kidd ringhiò, ma davvero, quegli occhi non avrebbero mai avuto segreti per Law. Se solo se ne fosse accorto. «Non c'è di che, Eustass-ya» disse, solenne, prima di voltarsi e iniziare a camminare spedito, la tesa del cappello abbassata sugli occhi. Perché anche Kidd, per quanto detestasse ammetterlo, era sempre stato bravo a cogliere le espressioni dei suoi occhi. E non poteva assolutamente farsi vedere da lui adesso: altrimenti, chissà cosa avrebbe pensato.

 

* * *

 

«Eccoci, siamo arrivati!» salutò la voce di Killer. Kidd rizzò le orecchie, eccitato: finalmente. Finalmente avrebbe potuto far sapere a tutti che era ancora vivo, avrebbe potuto cancellare dal viso dei suoi compagni quell'espressione vuota che non spariva mai dal loro viso.

All'inizio aveva avuto paura che a Trafalgar nemmeno venisse in mente di informare la sua ciurma, ma alla fine si era rivelato più sveglio di quello che pensava.

Nel vedere i suoi uomini non poté frenare un moto di orgoglio: eccola, la sua ciurma, i pirati più pericolosi della Rotta Maggiore. Ancora in piedi senza il loro capitano, ancora a testa alta nonostante tutto. All'improvviso, però, lo colse un pensiero orrendo: come avrebbe potuto presentarsi davanti a loro in quelle condizioni? Lo assalì un'ondata di vergogna: non poteva sopportare i loro sguardi imbarazzati mentre si chinavano a grattargli la schiena, o peggio, ad accarezzargli la testa! Trafalgar li stava facendo accomodare tutti, ma c'era ancora tempo: Kidd gli si avvicinò e ringhiò piano, catturando la sua attenzione. «Che vuoi?» sbottò a mezza voce, facendogli cenno di allontanarsi. Kidd però ringhiò un po' più forte, accennando con la testa alla porta della stanza.

Trafalgar allora sospirò e si scusò con la ciurma di Kidd prima di uscire, sbattendosi la porta dietro di sé. «Allora, che problema c'è?» domandò, le mani sui fianchi, impaziente.

Kidd guaì piano, dedicandogli un'occhiataccia. Si aspettava forse che gli potesse rispondere? Un po' di intuito, dannazione!

«Tu sai che io non capisco quello che dici, vero?» sospirò Law, passandosi una mano sulla fronte. «Bene. Hai fame?» Kidd ringhiò con aria omicida. Seriamente? «No, d'accordo, non c'è bisogno di fare tanto lo scontroso, sai?» fece Trafalgar alzando un sopracciglio. «Ti fa male qualcosa? Devo controllare?» Ti piacerebbe mettermi le mani addosso, eh, stronzo? Pensò Kidd, scuotendo decisamente il capo. Poi, visto che la faccenda sembrava protrarsi per le lunghe, alluse col capo alla porta chiusa dietro di loro: dopodiché scosse violentemente il capo, cercando di trasmettergli il messaggio con lo sguardo. Law corrugò la fronte per un istante, poi il suo viso si distese in un ghigno che non faceva presagire niente di buono. «Oh, davvero? È questo?» chiese, accucciandosi alla sua altezza e prendendogli il muso con la mano. «Ci vergogniamo a farci vedere in questo corpo così carino?» Kidd si divincolò con aria indignata mentre Trafalgar non si curava nemmeno di mascherare una risata sadica, tirandosi di nuovo in piedi. «Ho indovinato?»

Kidd abbassò lo sguardo, furente di rabbia. Beh, in un certo senso era così, ma non esattamente. La sua idea era più... Insomma, la vera riunione sarebbe avvenuta una volta riottenuto il suo corpo, ecco. Non avrebbe avuto senso rovinare quel momento con un'impacciato gruppo di uomini adulti intorno a un cane.

Law sospirò, sempre senza smettere di sorridere. «Quanta fatica che mi fai fare... Ma guarda che me le sto segnando tutte: quando riavrai il tuo corpo ho in mente un bel po' di maniere per farmi ripagare» aggiunse, malizioso. Il modo in cui aveva detto “quando” e non “se”, con tutta la sicurezza e la tranquillità del mondo, confuse Kidd abbastanza da fargli dimenticare di fulminarlo con lo sguardo, il che rese il ghigno di Trafalgar ancora più ampio. «Va bene, ci penso io a spiegargli tutto. Tu resta qui» ordinò, e rientrò nella sala sbattendo la porta dietro di sé.

 

* * *

 

«Tutto bene?» domandò subito Killer, appena fu rientrato.

Law annuì, sedendosi al tavolo che stava in mezzo alla stanza. Gli altri tre erano già seduti di fronte a lui. «Allora, come probabilmente sapete oggi abbiamo sfondato il portone nord e abbiamo sconfitto l'esercito principale di ibridi» attaccò Law, spiccio. «Voi avete affrontato il resto dell'esercito sulla barca, dico bene?»

«E l'abbiamo anche affondata» ghignò Heat, soddisfatto. «Avevano lasciato un corpo di guardia francamente ridicolo. Invece voi avete affrontato il grosso dell'esercito, vero? Com'è stato?»

«Assurdo, non diresti mai che degli animali possano comportarsi così» commentò Killer, le mani unite davanti alla bocca. «Sembra che abbiano davvero una volontà propria.»

«Questo perché una volta erano umani» sorrise leggermente Law, tranquillo.

Wire sgranò gli occhi. «Cosa?»

«Me l'ha detto Moore mentre credeva di essere in vantaggio» sogghignò Law, portandosi le mani dietro la testa e guardando in alto. «Oh, l'ha presa alla lontana: visto che aveva per così dire il coltello dalla parte del manico, ha pensato di deliziarmi col resoconto dell'assassinio di Eustass Captain Kidd» rivelò con estrema calma, tra le esclamazioni strozzate degli altri.

«Quel bastardo!» sputò Heat.

«Precisamente» convenne Law. «Allora mi ha spiegato che col suo frutto del mare ha il potere di tramutare le persone in animali, e voleva fare lo stesso con Eustass-ya: quindi ha preso un cadavere qualsiasi e l'ha carbonizzato per farci credere che fosse lui, e si è portato via il vostro capitano trasformato in cane. Un bel cane rosso. Poi però Eustass-ya si è dimostrato poco collaborativo, quindi l'ha lasciato sull'isola di Aro, subito dopo avergli scaricato in corpo un'ingente quantità di piombo» concluse serafico.

«Senti un po', come osi parlare in questo tono di...» iniziò Wire, alzandosi in piedi, ma Killer lo trattenne con un braccio.

«V-voi siete passati da Aro, prima di venire a Binks» balbettò, alzandosi a sua volta. «Me l'hanno detto Penguin e Sachi. Hanno detto che è lì che avete trovato il vostro...» si lasciò cadere seduto sulla sedia, mentre sul volto degli altri due apparivano le stesse identiche espressioni di consapevolezza. «... cane» esalò alla fine Killer, sconvolto.

Law annuì, un sorriso malizioso a riempirgli il viso. «Era messo davvero male. Non capivo come mai qualcuno avesse potuto accanirsi tanto contro un animale. Ho dovuto asportare completamente una gamba anteriore, il che significa che quando riotterrà il suo corpo, Eustass-ya sarà senza un braccio, ma... meglio di niente, giusto?» ammiccò.

Ci fu un attimo di silenzio, poi i tre iniziarono a gridare, saltare di gioia e abbracciarsi l'un l'altro, asciugandosi rudemente gli occhi e battendosi vigorose pacche sulle spalle. «È vivo, è vivo!» gridavano, e Law non riuscì a trattenere un moto di autentica felicità. Fino ad allora gli era quasi sembrato di vivere in un sogno, e che si sarebbe potuto svegliare da un momento all'altro realizzando che Kidd era ancora morto, che non era vero niente. Invece, in quel momento, la consapevolezza esatta di quello che era appena successo lo investì in pieno. Kidd era vivo. Era vivo. Lo avrebbe riavuto.

Improvvisamente, i tre smisero di urlare e di abbracciarsi e si avvicinarono a Law. Presero un respiro profondo e si inchinarono profondamente davanti a lui. «Grazie per aver salvato il nostro capitano!» esclamò Wire.

«E per averlo tenuto con voi tutto questo tempo!» continuò Heat a gran voce.

«La ciurma dei Pirati di Kidd vi è debitrice» proclamò solenne Killer, «e non lo dimenticheremo mai.»

Law rimase abbastanza sorpreso, ma si riprese in fretta. «È stato un piacere» concesse, abbozzando un sorriso. «Immagino che capirete che, nelle sue condizioni, preferisca non farsi vedere adesso. La vostra strappalacrime riunione è solo rimandata, state tranquilli.» Ci fu un mormorio di assenso, e Law intuì che per loro sarebbe stato imbarazzante quanto per il loro capitano vedersi in quel frangente. Era stato meglio così. Si schiarì la voce per continuare. «Conosco una persona dal potere simile a quello di Moore: si chiama Sugar, è una seguace di Doflamingo. Il suo potere consiste nel trasformare le persone in giocattoli. Il punto è: come si inverte il processo?» Si assicurò che lo stessero tutti ascoltando attentamente e proseguì. «Basta far perdere i sensi al possessore del frutto del diavolo per ritrasformare tutte le vittime in esseri umani. E intendo tutte. Questo significa che, nel caso riuscissimo a tramortire Moore abbastanza da farlo svenire, ci ritroveremmo comunque un'accozzaglia di feccia della peggior specie da affrontare. Sempre che non siano abbastanza svegli da riconoscere i loro salvatori. In sostanza, ho bisogno che stiate tutti nella sala principale insieme alla mia ciurma. Troverete quello che rimane dell'esercito ibrido di Moore e i suoi sottoposti più pericolosi: uno spadaccino, due Zoo-Zoo. Pensate di farcela?»

Killer annuì immediatamente. «Di' alla tua ciurma di concentrarsi sugli ibridi rimasti, noi ci occuperemo di loro. Tu andrai da Moore?»

«Ci andremo io e Eustass-ya» lo corresse Law.

Gli altri annuirono. «Non preoccuparti di noi, pensate solo a sconfiggere quel bastardo!» gridò Wire, alzando i pugni al cielo. «Deve pagare, hai capito?»

Law sfoderò un macabro sorriso. «Ci puoi scommettere.» Fece una pausa e riprese. «In ogni caso non posso garantirvi che riuscirò a spostare il combattimento con Moore lontano da voi. State attenti alle sue mani: gli basterebbe toccarvi per trasformarvi in animali. Il suo potere è ancora ad uno stato primordiale, per cui può farlo funzionare una volta al mese. Anche con Sugar era così, all'inizio, poi si è impratichita ed ora riesce a farlo quando preferisce. In ogni caso domani sarà un mese che ha trasformato Kidd, quindi dobbiamo prepararci all'eventualità che tenti di trasformare anche noi. Fate attenzione» concluse prima di alzarsi. «Ci troviamo all'alba davanti al cancello principale» aggiunse prima di uscire.

Quando aprì la porta notò subito la scomparsa di Kidd: dov'era finito? Law avrebbe scommesso che sarebbe rimasto con l'orecchio incollato alla porta. La risposta arrivò qualche istante più tardi, quando Law riconobbe la voce allegra di Penguin e Sachi oltre il corridoio. «E non sta bene origliare, sai? Oltretutto, il Capitano ormai avrà quasi finito e non è il caso che ti veda, sai com'è fatto. Anche se prima ti ha voluto a tutti i costi portare in sala operatoria da solo, e quando abbiamo chiesto a Bepo cos'era successo è letteralmente scappato via... Oh, Capitano!» lo salutò Sachi, sventolando la mano. «Finito? Tutto a posto?»

Law annuì, divertito. «Sì, tranquillo. Dove lo portate?» domandò, alludendo col capo alla figura di Kidd, saldamente trattenuto da entrambi per la collottola.

«Oggi è lunedì, quindi dobbiamo fargli il bagno!» esclamò Sachi, radioso.

Law colse lo sguardo indignato e furibondo di Kidd e dovette mettere una mano davanti alla bocca per nascondere una risata. «Mi spiace, a loro non glielo dico» sussurrò, malizioso. Il cane ringhiò profondamente, sfoderando la peggiore delle sue occhiatacce, e gli abbaiò addosso, l'espressione tradita e furiosa.

«Cosa?» chiese Penguin, inclinando la testa.

«Niente, niente. Divertitevi!» li salutò Law prima di dirigersi verso la sua cabina sogghignando sotto i baffi. Kidd gliel'avrebbe fatta pagare, certo, ma per il momento... niente da fare, era troppo divertente!

 










Angolo autrice:
Rieccomi qua! Perdonatemi per il capitolo di transizione: non succede un granché, ma per lo meno Killer e gli altri ora sanno che Kidd sta bene! ^^ Poverini, mi dispiaceva troppo per loro. Quindi ormai in due o tre capitoli dovremmo cavarcela, direi. Grazie a tutti quelli che leggono, recensiscono e tutto il resto, ci sentiamo settimana prossima!
Emma
  
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